Gad Lerner Facebook — Roberto Gressi intervista Gad Lerner sul Corriere del 4 maggio ’25 sul libro di Antonio Padellaro ” Antifascisti immaginari “, Paper First 2025 + altro + video sul col. Montezemolo

 

 

 

INTERVISTA RIPORTATA DA :

Gad Lerner Facebook  – link

 

 

 

” FACCE DA VENTOTENE ” ( Travaglio ) ?  CHE ERRORE MINIMIZZARE IL PERICOLO DELLE DESTRE NAZIONALISTE

 

Condivido una mia intervista al Corriere della Sera pubblicata domenica 4 maggio 2025 a firma di Roberto Gressi. Il libro di Antonio Padellaro da cui prendo qui le distanze si intitola “Antifascisti immaginari”, edito da Paperfirst.

 

Antonio Padellaro, nel suo libro, mette alla berlina gli «antifascisti immaginari», e dice che tu che lo critichi, Gad Lerner, o non lo hai letto o non lo hai capito.

«Antonio resta un amico, ci siamo già sentiti e, come chiede lui, ci confronteremo guardandoci negli occhi. Ma il dissenso è netto e non da ora: già due anni fa lui chiedeva agli antifascisti di prendersi un alka seltzer, un antiacido».

Di che cosa lo accusi?

«Di non vedere quanto sia facile piegarsi a nuove forme di autoritarismo. Gli italiani si abituarono al fascismo e il regime durò vent’anni. Li apra, gli occhi. In Wisconsin una giudice viene arrestata per aver protetto un immigrato. Netanyahu caccia il direttore dello Shin Bet, scatenando la protesta popolare. In Turchia Erdogan incarcera il sindaco di Istanbul, per impedirgli di vincere le elezioni. Nell’Ungheria di Orban si vietano le manifestazioni Lgbtq+. E Putin poi… Paesi una volta democratici arretrano, il fascismo chiedeva il giuramento ai professori, ora Trump attacca le università non omologate alla linea del governo e le priva dei finanziamenti».

Ma l’attacco è al piagnisteo delle dolenti «facce da Ventotene».

«Me li immagino Padellaro e Marco Travaglio che ne parlano tra loro, si danno di gomito e sghignazzano per la battuta. Mario Monti ha scritto sul Corriere della Sera: «Quel che avviene in America oggi, se non prendiamo le distanze, può essere più pericoloso di quel che è avvenuto in Italia fra il 1922 e il 1943». Il suo è un allarme reale o è anche lui una faccia da Ventotene?».

Nel libro però si criticano gli «al lupo al lupo» che rievocano lo spettro della marcia su Roma.

«Le democrazie scricchiolano, non si risponde a questo pericolo con una goliardia da tarda età, fuori tempo massimo. Antonio coglie un punto, esiste anche una retorica che rischia di banalizzare la Resistenza, ma non si affronta il problema con lo sberleffo del suo pamphlet. E tanto meno con la denigrazione della democrazia, con la quale la destra è cresciuta e che a destra declinano con «non ha vinto la Resistenza ma gli alleati», oppure con «ci furono atrocità da tutte e due le parti». È una mistificazione della storia. Antonio, tu ci sei stato a via Tasso, hai visto che cosa vuol dire essere torturati e la barbarie della rappresaglia, e ti sei commosso».

 

Nel mirino del libro però ci sono i «professionisti» dell’antifascismo.

«Bah. Mi ha colpito un passaggio della prefazione di Travaglio al libro di Antonio. Cito: «Oggi l’uomo forte non indossa più l’orbace o la camicia nera: veste la grisaglia del tecnico». E indica come pericolosi autocrati i due «Supermario», Monti e Draghi. Ma davvero? Ma dai! Certo, poi è importante l’autorevolezza con la quale si richiama la necessità della memoria. Sergio Mattarella non si stanca mai di esserne un esempio».

 

Freddezza a sinistra sulla commemorazione delle Foibe.

«Chino il capo di fronte a quella tragedia. Ma non mi sfugge che la destra abbia voluto quella celebrazione, anche come collocazione temporale, per paragonarla strumentalmente alla Shoah».

 

C’è anche una frangia dell’antifascismo che sfocia nell’antisemitismo.

«Credo sia un errore importare il conflitto del Medio Oriente ai cortei del 25 aprile. Ma la storia ci dice ben altro sul fascismo. Mesi prima che la Brigata ebraica sbarcasse a Taranto, c’erano già 800 ebrei italiani che combattevano il nazifascismo, a cominciare dai fratelli Rosselli».

 

Non salvi nulla del libro di Padellaro?

«È vero che pretendere da Meloni di dichiararsi antifascista equivarrebbe a chiederle di mentire. Non sarebbe sincera, è un fatto. Per il resto il suo libro mi sembra dedicato e rinchiuso nel nostro piccolo cortile, quello artefatto dei talk show. Mente fuori ci sono i tuoni, i fulmini, gli allarmi, le bufere».

 

Provocazione o rivendicazione che fosse, quella di Giorgia Meloni sul manifesto di Ventotene, la reazione della sinistra non è stata un po’ goffa?

«Altra banalizzazione. Io ricordo bene la reazione in Aula di Federico Fornaro, dura, indignata e poi commossa fino alle lacrime. Ha detto: «Meloni si inginocchi davanti alla memoria di chi ha scritto il manifesto di Ventotene». Fu su quell’isola che Spinelli, Rossi e Colorni, confinati lì dal fascismo, gettarono le basi per un’Europa federale, contro i nazionalismi che avevano prodotto due guerre mondiali».

 

Fuori dai denti, perché hai lasciato il Fatto quotidiano?

«Ci sono stato cinque anni. Riconosco a quel giornale grande indipendenza, dà notizie scomode, mai mi ha censurato. Ma trovavo non più sopportabile l’indulgenza verso Trump, Putin e le destre nazionaliste. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua».

Roberto Gressi

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antonio padellaro dal Facebook di Lerner

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dal nostro blog con il commento di Donatella

ANTONIO PADELLARO, ANTIFASCISTI IMMAGINARI, PAPERFIRST 2025 -pp. 96 — Prefazione di MARCO TRAVAGLIO

 

 

 

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Media– video, 2.39

“Antifascisti immaginari”, Antonio Padellaro presenta il suo nuovo libro: in libreria e in edicola con il Fatto

IL FATTO QUOTIDIANO — VIDEO  2,39–18 aprile 2025

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/18/antifascisti-immaginari-antonio-padellaro-nuovo-libro/7955372/

 

 

 

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+++  notaWIKIPEDIA – LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo - Wikipedia

Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo (Roma26 maggio 1901 – Roma24 marzo 1944) è stato un ufficiale italiano, comandante del Fronte Militare Clandestino, martire alle Fosse Ardeatine e Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

 

Montezemolo fece parte della delegazione italiana che trattò direttamente col feldmaresciallo tedesco le condizioni del cessate-il-fuoco nella capitale il 10 settembre 1943 sulla via Tuscolana seguito ai sanguinosi scontri ingaggiati spontaneamente da militari e civili per tentare di impedire l’occupazione tedesca di Roma. Calvi nominò Montezemolo a capo dell’Ufficio affari civili del Comando della Città Aperta, incarico nel quale durerà pochi giorni, perché si rifiutò di prestare giuramento alla RSI.

Infatti già il 23 settembre le forze germaniche – prendendo a pretesto un’aggressione compiuta da alcuni militi italiani della guarnigione della Città Aperta ai danni di loro uomini – rompono gli indugi e si impossessano dei comandi della Città Aperta: irrompendo nel Ministero della Guerra, arrestano Calvi, mentre Montezemolo – d’accordo col suo superiore – riuscì a fuggire, vestendo abiti civili e passando dai sotterranei del ministero, per darsi alla clandestinità.

 

Montezemolo decise di celarsi sotto il nome di “ingegner Giacomo Cataratto” poi cambiato in “professor Giuseppe Martini”. L’8 ottobre viene avvicinato da emissari del Regio Governo che gli ordinano di prendere contatto diretto con Brindisi. Già il 10 ottobre 1943 riesce a ristabilire il contatto radio con Brindisi, e da lì ottiene l’incarico di comandare il Fronte Militare Clandestino, che avrebbe dovuto organizzare e coordinare le formazioni partigiane romane con diramazioni in tutta Italia.

Il Fronte Militare Clandestino, già creato dal Generale Giacomo Carboni, era composto da Ufficiali, Sottufficiali e Soldati (e soprattutto Carabinieri) come lui rimasti fedeli al giuramento verso la Corona.

I comandi alleati conferiranno in seguito a Montezemolo anche l’incarico di curare per conto del XV Gruppo d’Armate i collegamenti con il neonato CLNAI, nel Nord-Italia.

In clandestinità, con la collaborazione di pochi fidatissimi uomini (fra cui il suo capo di Stato Maggiore Ugo de Carolis), Montezemolo si sposta continuamente, evitando accuratamente di fornire al controspionaggio e alla polizia tedesca e fascista elementi che potessero coinvolgere i suoi familiari, tanto per proteggerli quanto per evitare che – se catturati – potessero essere usati come ostaggi per ricattarlo

 

Il 10 dicembre 1943, come comandante riconosciuto dal governo Badoglio a Bari, dirama a tutti i raggruppamenti militari nell’Italia occupata dai nazifascisti la circolare 333/op, nella quale vengono indicati gli obbiettivi dell’organizzazione clandestina e le direttive per la condotta della guerriglia per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo e il suo inserimento tra le nazioni democratiche.

Parola d’ordine della sua organizzazione militare era “guerra al tedesco et tenuta ordine pubblico”, e le direttive erano “organizzare segretamente la forza per assumere al momento opportuno l’ordine pubblico in Roma a favore del governo di Sua Maestà il Re“.

La sua organizzazione diventava così direttamente concorrente ai GAP, e – in caso di arrivo delle truppe alleate o improvvisa ritirata di quelle dell’Asse, i suoi uomini e in particolare i Regi Carabinieri avrebbero dovuto garantire l’occupazione dei nodi strategici (radio e ministeri) prima che eventuali bande partigiane non monarchiche potessero appropriarsene

Montezemolo vieta di compiere attentati dinamitardi e omicidi contro i tedeschi: “nelle grandi città – scrive infatti il Colonnello – la gravità delle conseguenti rappresaglie impedisce di condurre molto attivamente la guerriglia”. La nota – che fa parte di un ordine d’operazioni intitolato “Direttive per l’organizzazione e la condotta della guerriglia”, prosegue: “Vi assume preminente importanza la propaganda atta a mantenere nelle popolazioni spirito ostile ed ostruzionistico verso il tedesco, propaganda che è compito essenzialmente dei partiti; e l’organizzazione della tutela dell’ordine pubblico, compito militare sia in previsione del momento della liberazione, sia per l’eventualità che il collasso germanico induca l’occupante ad abbandonare improvvisamente il territorio italiano”

Quando cominciano le persecuzioni naziste contro gli ebrei della capitale, Montezemolo si adopera per far trovare documenti falsi e salvacondotti alle migliaia di ebrei sfuggiti al “sacco” condotto dalle SS contro la comunità israelitica di Roma.

Montezemolo si adopera alacremente per coordinarsi con gli altri elementi del CLN romano e in particolare con Giorgio Amendola, del PCI, con il quale pianifica anche le operazioni militari successive allo sbarco di Anzio, operazioni che non avranno inizio per l’incapacità alleata di marciare risolutamente sulla capitale. Il Fronte Militare Clandestino era comunque stato determinante per fornire ai Gruppi di Azione Patriottica esplosivi, dati e informazioni fondamentali per gli attacchi contro le linee ferroviarie usate dai tedeschi per rifornire le truppe sulla Linea Gustav. Secondo Roggero, lo sforzo di coordinazione con tutte le forze politiche antifasciste presenti a Roma all’indomani dello sbarco di Anzio sarebbe stato determinato anche dal “timore di una insurrezione pilotata dai soli comunisti”.

Nonostante la collaborazione fra Fronte Militare e CLN, secondo Giorgio Bocca “Montezemolo e i suoi sono fuori, a volte contro il movimento unitario, non ne condividono la politica, tentano una concorrenza di tipo decisamente reazionario. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo è un ufficiale virtuoso e capace. In vita e in morte lui e i suoi più stretti collaboratori sono degni di ammirazione. Ma il giudizio storico sul movimento, il giudizio dei fatti, è negativo: esso è un freno alla Resistenza nazionale, un motivo di confusione e paralisi”.

Anche Corrias  sostiene che “le dicotomie fra i due schieramenti non tardarono a manifestarsi”, essendo obbiettivo del FMC quello di raccogliere informazioni e garantire l’ordine pubblico in caso di ritirata tedesca, mentre per “le altre componenti militari della Resistenza, nella quasi totalità espressione della militanza di sinistra (…) l’obbiettivo andava ben oltre la consegna della città al Governo Badoglio”.

 

Le ipotesi sulla cattura

 

 

Alcune insistono sulla possibilità che Montezemolo sia stato lasciato catturare dal governo di Brindisi. I suoi buoni rapporti – nonostante la sua dichiarata fede di “anticomunista sfegatato” – con i dirigenti comunisti potrebbero essere stati all’origine dell’invio da Brindisi come superiore, il 10 gennaio 1944, del generale Quirino Armellini – fedelissimo di Pietro Badoglio…

Secondo un carteggio tra l’avvocato Tullio Mango e il suo assistito Herbert Kappler, scoperto da Sabrina Sgueglia e pubblicato dal libro “Partigiano Montezemolo” di Mario Avagliano, l’uomo che aveva dato ai nazisti l’informazione decisiva per giungere alla cattura di Montezemolo fu Enzo Selvaggi, anche lui esponente monarchico della Resistenza, fondatore e direttore del giornale «Italia Nuova». In base a un appunto “stilato, verosimilmente, dopo un colloquio di persona con l’ex capo delle SS di Roma” dall’avvocato Mango, risulta che Kappler “cercava Montezemolo, assolutamente irrintracciabile. Arrestato Enzo Selvaggi, fu interrogato dalle SS per quattro ore e ottenne la libertà rivelando che il giorno successivo Montezemolo si sarebbe recato a pranzo da De Grenet”.

 

Armellini inviò una comunicazione a Brindisi chiedendo che Montezemolo fosse scambiato con qualche prigioniero tedesco di pari importanza, ma Badoglio non dette seguito alla richiesta.


 

videografia :

  • Emiliano Crialesi, “Montezemolo, il Colonnello della Resistenza” – Documentario DVD – 52 min. – Pandarosso produzioni – 2013

 

TRAILER DEL DOCUMENTARIO : ” MONTEZEMOLO, IL COLONELLO DELLA RESISTENZA–

video, 6.41

++qualche piccolo pezzo non si sente.

 

Bibliografia

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1 risposta a Gad Lerner Facebook — Roberto Gressi intervista Gad Lerner sul Corriere del 4 maggio ’25 sul libro di Antonio Padellaro ” Antifascisti immaginari “, Paper First 2025 + altro + video sul col. Montezemolo

  1. DONATELLA scrive:

    Capisco che certe discussioni , come la critica al libro di Padellaro da parte di Gad Lerner, siano legittime e inevitabili. Mi viene anche da dire che in momenti come quelli che stiamo vivendo l’argomento principale è cosa fare di fronte ad un crescente autoritarismo e fascismo che si è già installato, rozzo e senza troppe sottigliezze, in Italia e nel mondo.

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