Foto dal suo Facebook – link sotto
https://www.facebook.com/paolo.galanti.792
“A molti individui o popoli – scriveva Levi nella Prefazione alla prima edizione del ’47 di ” Se questo è un uomo “ – può accadere di ritenere più o meno consapevolmente che ‘ogni straniero è nemico’. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come un’infezione latente”. E quando questa persuasione inespressa diventa pensiero lucido e convinzione determinata – concludeva il chimico ebreo – “allora, al termine della catena, sta il lager”.
Autore –Primo Levi
Editore – De Silva
Collana –Biblioteca Leone Ginzburg
Anno di pubblicazione –1947
Nella Prefazione del ‘72, Levi ammoniva il lettore a non sentirsi troppo al sicuro per il fatto che “oggi queste cose ormai non accadono più”: “No, non esistono oggi in nessun luogo camere a gas né forni crematori, ma ci sono campi di concentramento in Grecia, in Unione Sovietica, in Vietnam, in Brasile. Esistono, quasi in ogni Paese, carceri, istituti minorili, ospedali psichiatrici, in cui, come ad Auschwitz, l’uomo perde il suo nome e il suo volto, la dignità e la speranza…”. E, citando Brecht, affermava dolorosamente: “La matrice che ha partorito questo mostro è ancora feconda”
Sì, è proprio così, purtroppo.