minima&moralia pubblicato 10 Maggio 2016
segue da : https://www.minimaetmoralia.it/wp/?s=ricordando+ettore+scola
«Io sono molto pigro, perciò il lavoro che ho amato di più è stato lo sceneggiatore. È stato Vittorio Gassman a farmi fare il regista, un mestiere da bugiardo, devi fingere di sapere tutto, ognuno della troupe ha una domanda e vuole la risposta da te. Come se il regista fosse un oracolo, ma anche l’oracolo di Delfi era approssimativo, al povero Edipo disse “vai a letto con tua madre ma lei non lo saprà, ammazzi tuo padre ma tu non sai chi è tuo padre”, si barcamenava. Per faticare meno avevo la complicità e l’amicizia con gli sceneggiatori, le maestranze, gli attori, con tutti. Poi ho avuto il privilegio di conoscere persone migliori di me, Amidei, De Sica, Fellini, che ho potuto emulare, copiare. Il segreto è essere un po’ ladri. Ho rubato da tutti».
Così Ettore Scola, morto lo scorso 19 gennaio, in una delle sue ultime interviste. Era nato il 10 maggio 1931 a Trevico, vicino Avellino, oggi avrebbe compiuto 85 anni.
Ricordando Ettore Scola
Questo pezzo è uscito su La Gazzetta del Mezzogiorno di Oscar Iarussi Ettore Scola o del comunismo ironico. L’ossimoro dice la singolarità del regista, fra i maggiori europei del secondo Novecento, tuttavia guardingo dal lasciarsi monumentare tant’è che poco più di due anni fa era a Venezia con un nuovo film, Che strano chiamarsi Federico!, […]
video, 5 minuti ca
Ettore Scola (Trevico, 10 maggio 1931 – Roma, 19 gennaio 2016) è stato un regista cinematografico e sceneggiatore italiano. Noto soprattutto per aver diretto film come C’eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e cattivi (1976), Una giornata particolare (1977), La terrazza (1980) e La famiglia (1987).
*** Trevico è un piccolo comune di 803 abitanti – dati genn. 2025- ” ci andremo “
SEGUE DA :
ANSA,IT / PHOTOGALLERY -19 GENNAIO 2016
Ettore Scola, una storia per immagini
Ha raccontato l’Italia da ‘La terrazza’ a ‘La famiglia’
Con Ettore Scola muore uno degli ultimi maestri del cinema italiano che ha vissuto in tutte le declinazioni: prima sceneggiatore, poi regista, anche se nasce giornalista. Nato a Trevico (Avellino) il 10 maggio 1931 inizia a collaborare con la rivista umoristica Marc’Aurelio, dove gravitavano personaggi come Federico Fellini, Furio Scarpelli e Steno.
Poi negli anni ’50 comincia a scrivere sceneggiature con Age e Scarpelli, per film come Un americano a Roma (1954), La grande guerra (1959) e Crimen (1960). La regia per lui arriva nel 1964 con il film ‘Se permettete parliamo di donne’ con Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni. Ci saranno poi ‘Il commissario Pepe’ (1969) con Tognazzi nei panni di un inedito commissario di polizia poco violento e per niente rozzo e ‘Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca’ (1970), storia popolare firmata dallo stesso Scola insieme ad Age & Scarpelli, divertente, brillante, piena di ritmo fino all’amaro finale.
TRAILER, 1974 – C’ERAVAMO TANTO AMATI
Tra i suoi film più importanti, nel 1974, ‘C’eravamo tanto amati’, le vicende di tre amici Vittorio Gassman (suo attore feticcio), Nino Manfredi e Stefano Satta Flores, tutti alla fine innamorati di Luciana (Stefania Sandrelli).
TRAILER. video, 2.58 BRUTTI SPORCHI E CATTIVI
TRAILER – UNA GIORNATA PARTICOLARE– 2.min e qualcosa
Tra i suoi altri capolavori ‘Brutti, sporchi e cattivi’ (1976) e ‘Una giornata particolare’ (1977) con gli indimenticabili Sophia Loren e Marcello Mastroianni alle prese con un amore impossibile all’ombra del fascismo.
TRAILER LA TERRAZZA-1980
Il 1980 è l’anno de ‘La terrazza’, crisi e bilanci di un gruppo di intellettuali idealisti. Ottanta anni di storia (1906-1986)
*****
TRAILER LA FAMIGLIA- 1987–min.4.30
racconta invece ‘La famiglia’ (1987) sempre con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Fanny Ardant.
CHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO FELLINI / FILM DOCU-2/ 2013
video, 2.05
Ultimo suo film nel 2013 il documentario dedicato a Fellini ‘Che strano chiamarsi Federico’. Scola, da sempre impegnato nel sociale, ha, tra l’altro, fatto parte del governo ombra del Pci nel 1989 con delega ai Beni Culturali. (ANSA).
Nel 1983
foto da : https://it.wikipedia.org/wiki/File:Ettore_Scola_(1983)_(cropped).jpg
Il viaggio di Capitan Fracassa è un film del 1990, diretto da Ettore Scola, interpretato da Massimo Troisi e scritto da Ettore Scola, Silvia Scola, Vincenzo Cerami e Fulvio Ottaviano. Ispirato al celebre romanzo di Théophile Gautier, Il Capitan Fracassa, il film fu presentato al 41º Festival internazionale del cinema di Berlino dove sfiorò l’Orso d’oro.
Una scena del film Il viaggio di Capitan Fracassa (1990)
Batman.94
Interpreti e personaggi
- Massimo Troisi: Pulcinella
- Ornella Muti: Serafine
- Emmanuelle Béart: Isabella
- Ciccio Ingrassia: Pietro
- Vincent Pérez: il Barone di Sigognac
- Jean-François Perrier: il Capitan Matamoro
- Tosca D’Aquino: Zerbina
- Lauretta Masiero: Lady Leonarde
- Toni Ucci: Il Tiranno
- Massimo Wertmüller: Leandro
- Giuseppe Cederna: l’intendente di Sanità
- Remo Girone: il Duca di Vallombrosa
- Marco Messeri: Il Marchese di Bruyères
- Mariangela Giordano: La Marchesina di Bruyères
- Claudio Amendola: Agostino, il brigante
- Naike Rivelli: venditrice di amuleti
- Renato Nicolini: il conte
GRAZIE ALL’INTERVENTO DI MARCO, SIAMO IN GRADO, DI QUESTO FILM, DI OFFRIRVI IL TRAILER
UN SECONDO TRAILER PIU’ LUNGO :1.28 mn.
Trama
Durante una tempesta, una sgangherata compagnia teatrale itinerante, per ripararsi dalla pioggia, chiede ospitalità bussando al portone del castello dei Sigognac, in Guascogna; all’interno del maniero, quasi completamente spoglio, gli attori troveranno solamente un cane, un ragazzino viziato e timoroso, il Barone di Sigognac, e il suo vecchio servo Pietro. Quest’ultimo, fatti accomodare i teatranti per la notte, racconta loro del perché di tale indigenza: i defunti genitori del giovane Barone, quand’erano in vita sperperarono tutto il patrimonio di famiglia, lasciando il ragazzo orfano e povero; l’unico servitore a non averlo abbandonato è lui, che lo ha sempre accudito con affetto. Pietro chiede un favore ai teatranti: essendo loro in viaggio per Parigi, dovranno condurre il giovane Barone dallo zio, grande amico del Re a cui salvò la vita in battaglia molti anni prima; in questo modo, il ragazzo potrebbe vivere di nuovo nel lusso e sarebbe così salvato da un futuro miserabile. Come ricompensa, sicuramente la compagnia avrà l’onore di potersi esibire davanti alla corte reale: tale prospettiva appare molto allettante per tutti gli attori, che decidono di accettare la proposta di Pietro e di accollarsi il giovane Barone. All’indomani, prima della partenza, Pulcinella, attore e tuttofare della compagnia, riceve in segreto dal vecchio Pietro 100 scudi d’oro, tutti i suoi risparmi, perché durante il viaggio vegli sul ragazzo, che è ingenuo e non conosce niente del mondo.
Inizia così l’avventura del giovane ed inesperto Barone e della compagnia teatrale, nella quale il ragazzo scopre prima l’amore (rispettivamente prima con la bella e matura Serafine e poi per la giovane Isabella) e poi la passione per la recitazione; il ragazzo, infatti, finirà per prendere il posto di Matamoro, macilento attore zio di Isabella deceduto per stenti, dando vita all’esilarante personaggio di Capitan Fracassa. La sua storia d’amore, invece, sarà alquanto sfortunata: entrato in conflitto con un facoltoso Duca invaghitosi di Isabella, si scontrerà in duello contro il nobile, rimanendo gravemente ferito; a malincuore, Isabella si offrirà al Duca a patto che esso risparmi la vita del suo innamorato. Ritrovato da Pulcinella, il ragazzo rimarrà per ben quattro giorni in bilico tra la vita e la morte; mentre Serafine (che si scopre innamorata di lui) lo veglia instancabilmente sperando in un miracolo, a salvarlo sarà il buon Pulcinella, il quale userà i 100 scudi donatigli da Pietro per chiamare un illustre cerusico in grado di salvare la vita al Barone. Grazie all’intervento del medico, il Barone guarisce e, ispirato, scrive una nuova commedia, basata sulla versione romanzata della propria vita fino al momento del suo ferimento, portando nuova linfa alla vecchia compagnia. Tre mesi dopo, durante le prove generali, gli attori vengono raggiunti da Isabella; la ragazza, divenuta un’elegante gentildonna ospite del Duca, fa capire al giovane Barone che la sua infatuazione verso di lui è finita ed ora sente di amare il Duca; dopo che la ragazza se ne va con il nobile, la compagnia teatrale riprende il viaggio verso Parigi. Nel finale, che si svolge fuori dalle mura del castello di Parigi, dove gli attori recitano non per il Re ma per il popolo, si assiste ad un nuovo, ultimo atto della commedia scritta dal Barone, in cui si capisce che cos’è successo: il Re, non riconoscendo la versione raccontata dal vecchio servo Pietro, non ha accolto a corte il ragazzo, a cui non è rimasto altro che rimanere con la compagnia come attore.
Produzione
In origine il film avrebbe dovuto esser girato per gran parte in esterni, ma l’amore del regista per la concentrazione degli spazi, sospinse il progetto verso un allestimento scenografico in studio[2][3]. Così l’intera pellicola fu girata nel teatro numero 5 di Cinecittà, quello usato molte volte da Federico Fellini per le sue pellicole.
Con questa pellicola Scola tornò all’amata formula del racconto picaresco, che segue le disavventure e gli incontri vissute da un ristretto numero di personaggi nel corso di un rocambolesco itinerario. Le scenografie del film davano l’impressione di un “teatro nel teatro” con gli esterni con sfondi dipinti e gli interni tipici delle ambientazioni teatrali[3]. Più di ottanta grandi unità vennero costruite e disposti fuori scena. Luciano Ricceri ricordò che, per una sequenza poi esclusa in fase di montaggio, venne ricostruito anche il porto di La Rochelle.
Per vestire i guitti girovaghi protagonisti, il regista richiese la collaborazione di una costumista con la quale non aveva mai lavorato prima d’allora e che, a sua volta, non aveva mai messo mano ad un film, la napoletana Odette Nicoletti, storica collaboratrice del musicologo e regista Roberto De Simone.
La sceneggiatura della pellicola venne scritta da Vincenzo Cerami, Fulvio Ottaviano, Silvia Scola, figlia del regista[2]. La sceneggiatura aveva trasformato il libro di Gautier in un romanzo di formazione, puntando tutto sull’innamoramento per il teatro del giovane e squattrinato barone Sigognac. Protagonista di questa educazione sentimentale, che nobilitava un giovane più o meno incolto, era Vincent Pérez, uno dei tre grandi nomi francesi di un cast misto, che annoverava anche Emmanuelle Béart e Jean-François Perrier. Scola riservò il personaggio di Pulcinella a Massimo Troisi. Con questo ruolo si concluse la loro collaborazione, iniziata con Splendor e proseguita con Che ora è?, entrambi del 1989.
L’interpretazione di Troisi assume un ruolo rilevante proprio per la sua formazione teatrale ma anche perché intorno a questo personaggio si svolge tutta la narrazione: lui è il narratore, lui scioglie il finale con la salvezza di Sigognac, e così via. Quindi, anche se Troisi non è il personaggio principale, nella realtà è il personaggio che opera al di sopra degli altri.
Critica
Puntando su una atmosfera favolistica ed una cornice d’intorno molto vivida, Scola costruì un film convincente, enigma in bilico tra realtà e finzione scenica. Il Pulcinella di Troisi risultò essere uno dei personaggi più scolpiti e compiuti dell’attore partenopeo
Riconoscimenti
- 1991 – David di Donatello
- miglior fotografia a Luciano Tovoli
- miglior scenografia a Paolo Biagetti e Luciano Ricceri
- Candidatura per il migliore musicista a Armando Trovajoli
- Candidatura per il migliore costumista a Odette Nicoletti
- 1991 – Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema di Agrigento
- Efebo d’oro
- 1991 – Ciak d’oro
- Migliori costumi a Odette Nicoletti
Ho visto qualche film di Scola. Ricordo in particolare “C’eravamo tanto amati”, che raccontava, attraverso la storia di alcuni amici, le vicende politiche italiane del secondo dopoguerra, tra speranza e disillusione.