Alberto Giacometti. Apple on the Sideboard. 1937
una mela sulla credenza, 1937
olio su tela
27X 27 cm
https://www.moma.org/collection/works/275466
testo dal Moma dopo l’immagine sopra /link
“L’arte mi interessa moltissimo, ma la verità mi interessa infinitamente di più.”
Alberto Giacometti
“Non potrei immaginare un’infanzia e una giovinezza più felici di quelle che ho vissuto con mio padre e con tutta la famiglia”: il padre, Giovanni Giacometti, il primo a dpingere e diventare un famoso pittore; la moglie, Anetta Giacometti-Stampa e i figli : Alberto, Diego, Bruno, Giovanni, Ottilia, Annetta. Non è presente : un cugino di Giovanni, Augusto Giacometti, fu un altro grande pittore.- Ne parla, di Augusto, ma anche di Giovanni Giacometti – il grande LAURETO RODONI – NEL LINK
https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-admin/post.php?post=452283&action=edit&message=1
AUTORITRATTO
https://ecoinformazioni.com/2020/06/28/arte-giacometti-in-mostra-a-chiasso/
Alberto Giacometti è nato in Svizzera, in Val Bregaglia, nel 1901 ( 1- nota al fondo ), e ha avuto la fortuna di conoscere l’arte sin da piccolo: il padre era pittore postimpressionista e il padrino era Cuno Amiet, pioniere dell’arte moderna in Svizzera. Ha cominciato presto a copiare le immagini dei libri d’arte della biblioteca paterna e i paesaggi che circondavano il paesino in cui viveva, Stampa, in una valle svizzera a nord del lago di Como. Attento alla storia dell’arte sin da giovane usava il disegno come strumento per conoscere le opere dei grandi. Si è interessato anche all’arte egizia, precolombiana e africana, i cui richiami sono evidenti in molte opere. Poi i viaggi con il padre nelle città d’arte italiane. Infine Parigi dove, tra il 1922 e il 1925, ha frequentato una scuola di scultura tenuta da Émile-Antoine Bourdelle, allievo di Rodin. La conoscenza di Brancusi e l’influenza cubista, il simbolismo e il surrealismo: tanti sono gli artisti, scultori, pittori, scrittori che ha conosciuto e frequentato. Personalità e stili diversi sono stati la sua esperienza artistica e di vita e hanno reso la sua arte particolare, sintetica, con soggetti appena modellati, con forme elementari, appiattite e allungate. “La ricerca lo porta a una perdita dei particolari, delle discontinuità, nonché a un appiattimento dei volumi” *, come nelle sculture quasi astratte in cui, abbandonato lo studio dal vero, la figura umana diventa una rappresentazione della sessualità.
da : zapgina.wordpress.com -24 gennaio 2020– link sotto
Nell’inverno del 1947, Alberto Giacometti scrisse una lettera a Pierre Matisse, un gallerista di New York che stava organizzando una mostra delle sue opere. “Ecco l’elenco delle sculture che ti avevo promesso”, iniziava la lettera, “ma non potevo farlo senza includere, seppur molto brevemente, una certa catena di eventi”.
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La “catena di eventi” inizia con la giovinezza dell’artista in Svizzera nei primi anni del Novecento, prosegue con la sua ricerca di nuove forme di espressione artistica negli anni Venti e Trenta, e si conclude nel 1947 con le figure scolpite da Giacometti , fragili e solitarie, che i suoi contemporanei definirono icone dell’Europa del dopoguerra. “È quasi dove sono oggi”, concludeva nella sua lettera, “no, dove ero ancora ieri”.
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Prima di “oggi”, prima di “ieri”, Giacometti aveva studiato disegno, pittura e scultura presso le scuole d’arte di Ginevra e Parigi, anni che in seguito avrebbe liquidato come il “periodo dell’accademia”.
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Insoddisfatto delle rappresentazioni realistiche del corpo umano, si rivolse a forme enigmatiche – modellate in gesso e fuse in bronzo – che traevano ispirazione dal suo impegno sia con il Cubismo che con l’ arte non occidentale .
“La Coppia”, 1927, gesso e tracce di matita.
Collezione Fondation Giacometti, Parigi
© Alberto Giacometti/by SIAE in Italy, 2014
Una di queste opere, La Coppia (1927), evoca la stilizzazione delle maschere africane e oceaniche, nonché le composizioni astratte e geometriche di Pablo Picasso e Georges Braque .
DONNA CUCCHIAIO- 1926-27
Un’altra opera simile, Donna Cucchiaio (1926-27), ricorda i mestoli di legno di grandi dimensioni scolpiti dagli artisti Dan in Costa d’Avorio e Liberia.
ARTISTI DAN IN COSTA D’AVORIO E LIBERIA
h. 23 cm
Dan (Costa d’Avorio), regione di Man al confine con la Liberia
Dan – Costa D’avorio/liberia
Misure: 24.0 x 8.0 x 14.0 cm
https://www.capitoliumart.com/
Finalmente, Giacometti stava producendo sculture che corrispondevano a quella che definiva la sua “visione della realtà”.
Espose queste sculture a Parigi, dove si stabilì in un piccolo studio essenziale nel 1926. “Tutto qui è prodigiosamente vivo”,
Nell’atelier parigino di Alberto Giacometti- ” «L’atelier di Giacometti era un luogo magico. Certo, è impossibile ricostruirlo, ma ho cercato lo stesso di mettere l’artista al centro dell’esposizione, per dare l’impressione di vederlo all’opera», afferma Véronique Wiesiger, direttrice della Fondazione Alberto e Annette Giacometti e curatrice della mostra – Parigi 2007 / 11 febbraio 2008
MICHEL LEIRIS – ( Parigi, 1901- Saint-Hilaire, 1990 )- scrittore ed etnografo
foto da The Spectato– AUTORE DI CARABATTOLE, EINAUDI, 1998
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ha entusiasmato l’autore ed etnografo Michel Leiris dopo una visita a questo studio. Secondo Leiris, Giacometti condivideva interessi estetici e tecniche con i surrealisti , un gruppo di artisti e scrittori che cercavano di sovvertire le costrizioni della vita moderna attivando il subconscio. Come loro, era ossessionato da sogni, ricordi e impressioni misteriosi; come loro, era attratto da oggetti enigmatici e processi creativi spontanei. Giacometti, sosteneva Leiris, aveva messo da parte le statue solenni e imponenti tipiche della scultura tradizionale europea. Invece di monumenti, ha continuato Leiris, Giacometti ha prodotto “veri e propri feticci”.
oggetti, come Testa che guarda (1928-29), staccati dall’ambiente circostante e dotati di desiderio.
All’inizio degli anni ’30, Giacometti era diventato un surrealista convinto. Nel 1933, annunciò i suoi legami con il movimento su Minotaure , una rivista co-diretta dal leader surrealista André Breton .
“Per molti anni ho eseguito solo sculture che si sono presentate alla mia mente completamente completate”, ha spiegato Giacometti. “Mi sono limitato a riprodurle nello spazio senza cambiare nulla, senza chiedermi cosa potessero significare”.
IL PALAZZO ALLE 4 DEL MATTINO ( 1932 )
Moma
forse qui si vede un po’ meglio… anche se non è il Moma
da : https://www.singulart.com/blog/it/2024/08/10/il-palazzo-alle-4-del-mattino-di-alberto-giacometti/
Un esempio, scrisse, fu Il palazzo alle 4 del mattino (1932), una struttura dall’aspetto fragile con contenuti inaspettati: uno scheletro di uccello, una lastra di vetro e una colonna vertebrale, tutti sospesi; una figura femminile in piedi davanti a tre pannelli; e un’ellisse verticale, anch’essa sostenuta da un pannello, con una sfera alla base.
Homme et femme , 1928-1929
Boule suspendue, 1930
immagine da Artribune
1932
LA FEMME EGORGEE
La donna sgozzata
Così viene presentata nella scheda museale: “L’aggressività con cui è trattata la figura umana in queste visioni di brutale assalto erotico rivela graficamente il loro contenuto. La donna vista con orrore e bramosia, sia come vittima, sia come carnefice della sessualità maschile, ha spesso la forma di un crostaceo o insetto. Donna sgozzata è un’immagine particolarmente malvagia: il corpo è spaccato, sventrato, arcuato in un parossismo di sesso e morte. Le parti anatomiche sono trasformate in forme astratte schematiche. Il ricordo della violenza è raggelato nella rigidità cadaverica. Il tormento psicologico e la sadica misoginia che trasmette questa scultura in modo sorprendente con la serenità di altre opere contemporanee di Giacometti, quali la Donna che cammina”.
( : Il tempo di Giacometti da Chagall a Kandinsky, mostra a Verona, Palazzo della Gran Guardia- a cura di Marco Goldin –16 novembre 2019 – 5 aprile 2020 )
In Minotauro ( la rivista ) , Giacometti collegò questi oggetti a persone ed eventi specifici della sua vita, molti dei quali inquietanti. La scultura, suggerì, era un autoritratto surrealista.
L’oggetto invisibile, 1934– è quello che ” non ” tiene ” nelle mani
Il cubo, 1934-1935
Eppure i surrealisti, una comunità notoriamente litigiosa, espulsero Giacometti nel 1935 per aver lavorato ancora una volta con dei modelli, come aveva fatto alla scuola d’arte. Allo stesso tempo, continuò a lavorare a memoria.
Il risultato fu una serie di piccole figure umane , iniziata verso la fine della seconda guerra mondiale, che gli assicurò la fama in Europa e negli Stati Uniti. Esili, ruvide e solitarie, queste figure trasmettono le difficoltà e l’alienazione della guerra e delle sue conseguenze.
Uno dei loro numerosi sostenitori fu il filosofo francese Jean-Paul Sartre, che attribuì a Giacometti il merito di aver introdotto una “rivoluzione copernicana” nella scultura contemporanea. “Scelse di scolpire l’apparenza situata”, scrisse Sartre nel 1948, e così facendo “raggiunse l’assoluto”.
Nel corso del tempo, Giacometti aumentò le dimensioni delle sue figure , allungandone al contempo busti e arti. “Con mia sorpresa”, scrisse nella sua lettera del 1947 a Pierre Matisse, “raggiunsero una certa somiglianza solo quando erano alti e snelli”.
FONDAZIONE ALBERTO GIACOMETTI – ZURIGO
https://arthive.com/it/albertogiacometti/works/377409~Carro#google_vignette
Una “somiglianza” di grandi dimensioni, scarna e solitaria, si erge su due ruote imponenti in Il Carro , del 1950. Più o meno nello stesso periodo, l’artista si rivolse alla carta e alla tela per ritrarre figure in piccoli recinti disordinati. Spesso usava sua madre , Annetta, suo fratello, Diego, e sua moglie, Annette , come modelli.
Che si trattasse di scultura, pittura, disegno o incisione, la “somiglianza” – perseguita attraverso l’osservazione e il ricordo – sarebbe rimasta l’obiettivo di Giacometti per il resto della sua carriera.
Il gatto, 1951, Il cane, 1951
IL CANE, 1951 — DAL MOMA
Gruppo di tre uomini, 1948-49
Grande testa – Donna in piedi – Uomo che cammina
1959-1960
1959-69 Uomo che cammina
Nota: la citazione iniziale è di Klemm, Christian e Alberto Giacometti. Alberto Giacometti: Mostra; Kunsthaus Zürich, 18 maggio – 2 settembre 2001; Museum of Modern Art, New York, 11 ottobre 2001 – 8 gennaio 2002, a cura di Kunsthaus Zürich e Museum of Modern Art, Museum of Modern Art, 2001.
Annemarie Iker, studiosa indipendente, 2024
NOTE ( i numerini a fianco delle parole )
- Alberto Giacometti a Pierre Matisse, 1947, in Alberto Giacometti , a cura di Peter Selz (New York: The Museum of Modern Art, 1965), 14.
- ivi, 28
- ivi, 22
- ivi, 18
- Michel Leiris, “Alberto Giacometti”, trad. di James Clifford, Sulfur 16 (1986 [1929]): 39.
- ivi.
- Alberto Giacometti citato in Anne Umland, “Giacometti and Surrealism,” in Alberto Giacometti , a cura di Christian Klemm (New York: The Museum of Modern Art, 2001), 24.
- Jean-Paul Sartre citato in Alex Potts, The Sculptural Imagination: Figurative, Modernist, Minimalist (New Haven: Yale University Press, 2001), 124.
- Giacometti a Matisse, in Alberto Giacometti , 28.
nota 1-
BORGONOVO, VAL BREGAGLIA – dove nasce l’autore
Vista del gruppo montuoso da Soglio (in primo piano): gruppo delle Sciore (a sx), il pizzo Cengalo (cn-sx) ed il pizzo Badile (al cx)
Alpi del Bernina (nelle Alpi Retiche occidentali)
Cima più elevataMonte Disgrazia (3 678 m s.l.m.)
Monte Disgrazia
foto sopra da : https://it.wikipedia.org/wiki/Monti_della_Val_Bregaglia#/media/File:Disgrazia_dal_linzone.jpg
Borgonovo– Meteo Consult
Borgonovo da :
https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/vicosoprano-borgonovo-soglio-castasegna-110520011/photo-71202763
per chi volesse —Alberto Giacometti in 10 punti
Affascinanti queste figure di Giacometti: non saprei dirne il perché, ma mi piacciono molto.