IL MANIFESTO 12 ottobre 2025
https://ilmanifesto.it/al-via-il-modello-neofeudale-di-jared-kushner
Al via il modello neofeudale di Jared Kushner
Trump Power. L’accordo tra Israele e Hamas, in corso di attuazione è stato accolto con sincero entusiasmo in tutto il mondo, tanto da far assaporare per la prima volta all’amministrazione Trump qualcosa di prossimo a un consenso globale

Jared Kushner – Kevin Lamarque/CNP via ZUMA Press Wire
https://www.festivalfilosofia.it/protagonisti/Massimo-De-Carolis&anno=2025
L’accordo tra Israele e Hamas, in corso di attuazione è stato accolto con sincero entusiasmo in tutto il mondo, tanto da far assaporare per la prima volta all’amministrazione Trump qualcosa di prossimo a un consenso globale. Al sollievo per la fine della carneficina e la probabile liberazione di ostaggi e detenuti si sono intrecciate però fin da principio le incertezze e le perplessità sul futuro. Ad alimentare i dubbi è la vaghezza dell’accordo sui prossimi passaggi in calendario: dalla cessione del potere a un’amministrazione provvisoria a guida americana fino ai programmi di ricostruzione, dominati dal progetto di una “riviera di Gaza” disegnata su misura per la speculazione immobiliare.
La vaghezza non è solo il riflesso dei tanti problemi irrisolti e del precario equilibrio tra le forze in campo. Dipende anche da un tratto specifico che rende l’attuale accordo del tutto eterogeneo rispetto agli standard della diplomazia moderna, tanto da farne l’avvisaglia di un sistema di relazioni internazionali ancora in gestazione, carico di incertezze e di pericoli.
Il tratto in questione è la definitiva simbiosi tra l’autorità pubblica e gli interessi privati, la politica e gli affari, il potere e il denaro. Due dimensioni che, ovviamente, non sono state mai del tutto separate, se non nelle teorie più astratte della politica e del diritto. Ma che non hanno mai raggiunto un punto di fusione così completo come nelle negoziazioni che hanno portato all’accordo di Sharm el-Sheikh.
Nessuno forse incarna una tale fusione meglio di Jaquestared Kushner, il genero di Trump che, pur non rivestendo alcuna carica ufficiale nell’attuale amministrazione, è stato uno dei principali architetti dell’accordo. Sembra sia stato lui a ottenere il consenso di Turchia e Qatar, gli unici in grado di esercitare una pressione su Hamas. Ed è a lui che si devono, fin da principio, le due intuizioni diplomatico-affaristiche che hanno scandito sotterraneamente il destino di Gaza fin da prima del 7 ottobre del 2023: il progetto di uno sfruttamento intensivo della Striscia come potenziale “miniera immobiliare” e, prima ancora, gli accordi di Abramo, che avrebbero dovuto normalizzare i rapporti commerciali tra Israele e le monarchie del Golfo, neutralizzando sia la questione palestinese sia le ambizioni egemoniche dell’Iran.
Kushner non è solo un immobiliarista, come lo sono del resto anche Steve Witkoff e lo stesso Trump. È anche il fondatore e leader di una società finanziaria privata, la Affinity Partners, il cui maggior azionista è il Fondo Pubblico di Investimento dell’Arabia Saudita, che ha investito più di due miliardi nell’azienda fin dalla sua fondazione nel 2021.
Obiettivo del gruppo è investire in società di hi-tech americane e, soprattutto, israeliane. E, per l’appunto, il fondo detiene attualmente quote significative di due società israeliane di cui non è stata resa pubblica l’identità, venendo così a costituire il maggior investimento mai realizzato dai sauditi in Israele.
Una scelta che, a quanto si dice, ha incontrato non poche resistenze fra i gestori del fondo saudita, superate solo dall’intervento diretto del principe Mohamed Bin Salman, di cui Kushner era stato del resto il più esplicito difensore ai tempi del primo mandato di Trump, tanto da sollevare obiezioni e critiche nell’opinione pubblica e nell’apparato federale. Critiche ormai relegate nel passato, visto che Affinity Partners e Fondo saudita hanno da poco messo a segno insieme l’acquisizione del colosso americano di videogiochi Electronic Arts per una cifra superiore ai cinquanta miliardi, ricorrendo su vasta scala al leveraged buyout, il sistema di acquisto a credito spesso al centro delle più spregiudicate operazioni di finanza predatoria.
In un gioco delle parti così intricato, è praticamente impossibile distinguere l’interesse dei governi da quello dei privati. D’altra parte, è una sorpresa sicuramente positiva che una simbiosi tanto torbida possa persino generare un accordo di pace, sia pure fragile e precario.
La domanda che resta in sospeso è quanto valga, in una simile fusione, l’interesse delle persone che a Gaza ci abitano e hanno intenzione di restarci.
Meno di un anno fa, in un colloquio all’Università di Harvard, lo stesso Kushner ha dato una risposta indiretta e poco incoraggiante all’interrogativo, riconoscendo che il suo scopo era «portare via la gente e ripulire tutto».
Può darsi che da allora i negoziati abbiano attutito e migliorato le prospettive. Lo speriamo tutti, ovviamente, ma non è consigliabile nutrire troppe illusioni. Il dato di fatto è che la simbiosi tra politica e affari ha luogo di regola a scapito della società civile, comprimendo i diritti e imponendo a popolazioni intere il ruolo oscuro di lavoratori fantasma, massa amorfa al servizio dei nuovi monopolisti della ricchezza e del potere.
Potrebbe accadere domani a Gaza e, in futuro, in ogni altro angolo del pianeta. A meno che non cresca una resistenza globale tanto forte e decisa da imporre una diversa evoluzione delle cose. È perciò che la grande mobilitazione degli ultimi giorni non deve assolutamente assopirsi ed è, anzi, oggi più urgente che mai.
ULTIMO LIBRO DEL PROF. MASSIMO DE CAROLIS

Rifeudalizzazione. La mutazione che sta disintegrando le democrazie occidentali
In questo libro, Massimo De Carolis indaga le diverse sfaccettature di una simile mutazione, inseguendone le radici più profonde fino al cuore della modernizzazione occidentale. Emerge così in piena luce il rischio reale di una disintegrazione del sistema-mondo ma, allo stesso tempo, diventano riconoscibili le forze alternative capaci di porre un freno alla catastrofe.
«Il quadro che traccia De Carolis non è quello di un’apocalittica a tinte fosche. I nuovi poteri di stampo neofeudale, infatti, lavorano continuamente al rafforzamento di sé stessi e del proprio controllo sulle scelte altrui, ma proprio per questo non sono in grado, come ormai sta emergendo chiaramente, di garantire una solidità complessiva della comunità sociale.» – Stefano Petrucciani, Alias – il manifesto
«Crescita delle disuguaglianze, lobbying, enormi oligopoli finanziari e tecnologici… rifeudalizzazione di rapporti sociali talmente asimmetrici da costringere i soggetti a continui atti di subordinazione, dipendenze personali meno evidenti ma non meno costrittive di quelle moderne, sono sotto gli occhi di tutti.» – Daniele Giglioli, la Lettura
«De Carolis lavora su un terreno che Michel Foucault definiva ‘ontologia del presente’: individuare, da un lato, quello che è da sempre proprio dell’uomo per ragioni biologiche e, dall’altro, ciò che appartiene alla contingenza del presente, ai problemi che abbiamo davanti.» – Marco Belpoliti, La Stampa
Lo spettro di una rifeudalizzazione della società si aggira per l’Europa da decenni. Circola fin dal secondo dopoguerra nelle frange meno ortodosse tanto del liberalismo quanto del marxismo, per segnalare un pericolo che la cultura dominante si è invece ostinata a ignorare. Il pericolo è che l’autorità pubblica possa fondersi con gli interessi privati più potenti al punto tale da riportare a nuova vita le disuguaglianze estreme, il dispotismo e i privilegi che la civiltà moderna credeva di essersi lasciata alle spalle una volta “distrutto completamente il regime feudale”, come avevano orgogliosamente annunciato nel 1789 i rivoluzionari riuniti in assemblea.
Oggi, a ridosso di una crisi istituzionale di inusitata ampiezza globale, la prospettiva di una rifeudalizzazione delle dinamiche sociali figura sempre meno come una generica minaccia, per assumere sempre di più le sembianze di un fatto compiuto. Il denaro e il potere tendono a concentrarsi in pochissime mani e la loro simbiosi svuota dall’interno la democrazia, il mercato e lo stato di diritto. Il dominio del mondo è conteso tra forze emergenti che non fanno alcuna distinzione tra privato e pubblico, economia e politica. E nel clima di insicurezza cronica generato dal loro scontro, alla popolazione civile non resta quasi altra scelta che la servitù volontaria all’una o all’altra forza per ottenere protezione e benefici più apparenti che reali. Il modello di relazione basato sull’accordo tra pari cede così il posto a quello costruito sul vincolo di vassallaggio.


Interessantissime queste ipotesi, purtroppo molto vicine alla realtà.