REPUBBLICA DEL 11 GIUGNO 2019 pag. 43
L’analisi
I minibot per uscire dall’euro
di Roberto Perotti
Roberto Perotti (Milano, 1961) è un economista italiano, professore ordinario di economia politica presso l’Università Bocconi di Milano.
Sui minibot c’è molta confusione, ma una cosa è certa: nonostante le smentite, per i vertici della Lega essi sono uno strumento per facilitare il fine ultimo, l’uscita dall’euro.
Per capirlo, bisogna partire dall’inizio. Lo Stato ha un debito pubblico in Bot a un anno di 100 euro. Questo è il debito pubblico ai fini del trattato di Maastricht, quello che leggiamo tutti i giorni sui giornali. Inoltre, lo stato ha anche un debito commerciale con un fornitore, per 50 euro. Anche questa è una passività dello Stato, ma a differenza dei Bot non è contabilizzato nel debito pubblico ai fini di Maastricht.
Inoltre, non sempre viene pagato a scadenza. Per ovviare a quest’ultimo problema, lo Stato dice alla ditta X: «In pagamento del debito commerciale ti do un minibot del valore di 50 euro». La mozione approvata dalla Camera è straordinariamente oscura al proposito, ma i minibot sarebbero probabilmente dei titoli senza scadenza e senza interessi, utilizzabili da chi li possiede per pagare le tasse.
Supponiamo che la ditta X debba tasse per 65 euro: paga solo 15 euro, il resto lo paga con i minibot che ha ricevuto dallo Stato. Sembrerebbe un rigore a porta vuota, l’uovo di Colombo, oltre che una fantastica macchina da voti: i minibot danno da mangiare ai 60 milioni di figli di Salvini.
Ma c’è un problema. Accettando il pagamento in minibot, lo Stato sta rinunciando a 50 euro di tasse, che gli servivano per pagare stipendi, sanità, pensioni. Ha due alternative (e questa è matematica, non un’opinione). Si finanzia in deficit, cioè emettendo 50 euro di Bot: il debito pubblico ai fini di Maastricht sale così a 150 euro, con buona pace di chi sostiene che l’emissione di minibot non fa aumentare il debito pubblico ufficiale. Oppure deve aumentare le tasse di 50 euro: gli imprenditori che hanno ricevuto i minibot hanno 50 euro in più, ma qualcun altro ha esattamente 50 euro in meno.
Questo nessuno lo dice.
Ma non è solo ipocrisia. Supponiamo che, invece di utilizzare i minibot per pagare le tasse, la ditta X li usi per pagare i suoi fornitori. Questi potrebbero accettarli per pagare le tasse, oppure perché pensano di poterli usare a loro volta per pagare i propri fornitori o per comprare un chilo di pane. È difficilissimo che questo accada: perché mai un fornitore dovrebbe accettare minibot, che non è sicuro di potere riutilizzare a sua volta, quando può esigere euro e andare sul sicuro? Ma se per miracolo si instaurasse questo meccanismo di fiducia a catena, i minibot diverrebbero un mezzo di pagamento accettato per le transazioni tra attori economici: sarebbero una quasi-moneta (quasi perché per esempio non potrebbero essere accettati dall’amministrazione pubblica, eccetto per pagamento di tasse).
Qui è importante sgombrare il campo da un equivoco, generato da una errata interpretazione delle parole di Draghi.
Non ci sarebbe niente di illegale in questo: in Italia l’euro è l’unico mezzo di pagamento a “corso legale”, cioè che si è obbligati ad accettare in pagamento di un debito. Se lo Stato italiano insistesse per dichiarare i minibot mezzo di pagamento a corso legale, sarebbe fuori dell’eurozona. Ma i privati sono liberi di accettare un mezzo di pagamento diverso dall’euro: moltissimi negozi accettano pagamenti con carte di credito, ma non sono obbligati.
I fautori dei minibot credono dunque di aver scoperto un altro uovo di Colombo: come stampare moneta in barba alla Banca centrale europea. Essi sono convinti che il nostro problema principale sia la Bce, che stampa poca moneta per indebolire la nostra economia a favore di quella tedesca. Peccato che dal 2011 al 2019 la base monetaria (la moneta prodotta dalla Bce) sia passata da mille a oltre tremila miliardi di euro, un tasso di aumento senza precedenti in tempi recenti.
I minibot dunque causano un aumento del debito pubblico o delle tasse; non sono moneta, e se lo diventassero non servirebbe. Inoltre dal 2013 ad ora c’è stato un costante e tangibile progresso nel ridurre i tempi di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, e sarebbe molto più saggio, nell’interesse stesso delle aziende, proseguire con misure concrete su questo cammino che ha dimostrato di funzionare, invece che rivoluzionare tutto e ricominciare da capo con un provvedimento che è, nel caso migliore, puramente di facciata.
A cosa servono dunque i minibot? I più avveduti tra i loro fautori sanno benissimo che essi non risolveranno i problemi dell’Italia, ma serviranno ad uno scopo ben diverso: “preparare il terreno” a un’uscita dall’euro. Qui si capisce perché nella mozione approvata dal Parlamento sia stata infilata la condizione apparentemente innocua che i minibot debbano essere «di piccolo taglio». Quando mai si è visto un debito dello Stato verso un fornitore di 5 o 10 euro? Il motivo è molto sottile: oggi facciamo circolare dei pezzi di carta rigorosamente in italiano con le effigi di Michelangelo e Verdi: ammesso che siano di piccolo taglio e quindi li vedano in tanti, la gente si abitua psicologicamente a qualcosa di molto simile a una moneta italiana.
Come tutti i movimenti estremisti che vanno al governo, inizialmente l’ordine di scuderia è “moderare i toni”, “apparire governativi”. E come sempre gli avversari si fanno ingannare dalla “trasformazione moderata” degli estremisti.
Ma è un errore: vasti strati della classe dirigente della Lega, inclusi molti assai ascoltati da Salvini, sono ferocemente, violentemente, irrimediabilmente anti-euro ed anti-Europa (il tutto condito in moltissimi casi, e per quanto possa sembrare incredibile al giorno d’oggi, con dosi da cavallo di teorie del complotto pluto-giudaico-massoniche). Non illudiamoci e non facciamoci ingannare: questo è il loro scopo ultimo, e questo stanno perseguendo; tanto più se, come è ormai certo, faranno prima o poi un governo con Fratelli d’Italia.
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