ANSA.IT — 22 MARZO 2025– 18.33 — GORIZIA – Riapre dopo il restauro il Parco Coronini Cronberg a Gorizia. L’oasi storica di fine ‘800 è legame profondo con la storia’ + immagini di Gorizia + nota bella

 

 

 

Villa Cornini Cronberg –
foto Wikipedia

 

 

 

parte posteriore, particolare piscina
Masticatopolino – Opera propria

https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Palazzo_Coronini_Cronberg_(Gorizia)?uselang=it#/media/File:Palazzo_Coronini_Cronberg,_parte_posteriore,_particolare_piscina.jpg

 

 

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ANSA.IT — 22 MARZO 2025– 18.33 

https://www.ansa.it/canale_viaggi/regione/friuliveneziagiulia/2025/03/22/riapre-dopo-il-restauro-il-parco-coronini-cronberg-a-gorizia_6fdc9d36-3c18-4448-8264-2eb3c8007820.html

 

 

Riapre dopo il restauro il Parco Coronini Cronberg a Gorizia

L’oasi storica di fine ‘800 è ‘legame profondo con la storia’

 

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

GORIZIA, 22 marzo 2025, 18:33

Redazione ANSA

 

Riapre il 22 marzo al pubblico il Parco Coronini Cronberg, oasi storica nel cuore di Gorizia, realizzata a fine ‘800 sotto la guida del conte Alfredo Coronini.

Il parco, che si sviluppa su una superficie di cinque ettari con diversi livelli altimetrici, è stato sottoposto a una serie di interventi di restauro e riqualificazione, finanziati con un contributo di 1,7 milioni ottenuto tramite partecipazione a un bando Pnrr.

Nell’area il verde si alterna a sculture, scalinate, terrazze, pergolati, fontane e specchi d’acqua: un insieme ispirato a quello che Massimiliano d’Asburgo aveva creato nella sua residenza di Miramare. Il progetto e i lavori – informa la Fondazione Coronini Cronberg – hanno consentito di recuperare le originarie caratteristiche del giardino mediterraneo e paesaggistico. Allo stesso tempo si è provveduto al restauro di sentieri, manufatti architettonici, scarpate e muri di contenimento e all’implementazione di sentieri illuminazione e segnaletica. Previsti nuovi strumenti e percorsi interattivi

“Questa villa e questo parco non sono solo dei beni culturali, ma luoghi che incarnano un legame profondo con la storia. Ogni intervento di valorizzazione è un investimento per le future generazioni, perché conservare significa tramandare”, ha detto il presidente della Fondazione e sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna.

“Una volta che si spegneranno le luci della Capitale europea della cultura, qualcosa rimarrà. Ecco, questo parco come testimonianza dell’intera storia di Gorizia”, ha affermato l’assessore regionale al Demanio, Sebastiano Callari. “Non si tratta soltanto di restituire un polmone verde alla città ma soprattutto di restituire un luogo di cultura. Un luogo che ha rappresentato e continuerà a rappresentare lo spirito profondo di Gorizia”.

 

 

segue da :

FONDAZIONE PALAZZO CORONINI/ KORNBERG. Onlus
https://www.coronini.it/it/40/il-parco

 

 

Il palazzo Coronini Cronberg è una dimora storica risalente alla fine del XVI secolo, divenuta per volontà del suo ultimo proprietario, il conte Guglielmo Coronini Cronberg (1905-1990), sede della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg onlus che gestisce un museo aperto al pubblico. Il percorso museale si snoda all’interno del Palazzo lungo quindici sale interamente arredate con mobili, suppellettili e opere d’arte databili dal XVI al XIX secolo, che conservano la disposizione voluta e ideata dallo stesso conte Guglielmo.

 

 

segue foto e testo da Wikipedia

 

Coronini-54

Il Parco si estende per 46.000 m². È caratterizzato dalla presenza quasi esclusiva di specie arboree ed arbustive sempreverdi, molte delle quali euromediterranee. Il conte Alfredo Coronini Cronberg (1846-1920), il quale ispirato dai grandi giardini che aveva ammirato durante i suoi viaggi in Italia e all’estero, intorno al 1870 decise di sistemare ed ampliare l’area verde circostante il palazzo.

L’iniziativa di Alfredo coincideva con un ampio programma di riqualificazione urbanistica che coinvolgeva l’intera città conosciuta come la Nizza austriaca. Gorizia era riconosciuta come luogo di villeggiatura dal clima particolarmente salubre e temperato.

 

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L’entrata del Parco-
questa foto e il testo sopra

 

 

 

 

 

 

Pinuccia Ronca

 

 

sopra : sono di Wikipedia

 

 

segue dalla Fondazione : https://www.coronini.it/it/40/il-parco

 

 

 

immagini del parco

 

Le ricchissime collezioni lasciate dal conte Guglielmo Coronini Cronberg comprendono alcuni veri e propri capolavori: dipinti, sculture, mobili, gioielli e altri preziosi oggetti d’arte decorativa che testimoniano l’evoluzione del gusto nei secoli passati e il raffinato collezionismo della famiglia Coronini.

 

 

ALCUNE OPERE DAL SITO – link sopra

 

 

 

 

Il corteo reale a Piedigrotta visto da Ponente e da Levante

 

 

 

 

Il corteo reale a Piedigrotta visto da Ponente e da Levante
Autore / produzione
Antonio Joli
Provenienza / periodo
1760 circa
Materiale / tecnica
Olio su tela

 

 

 

 

 

De ludo scachorum
Autore / produzione
Luca Pacioli
Provenienza / periodo
fine XV-inizio XVI secolo
Materiale / tecnica
manoscritto su carta
Dimensioni
15,2 x 11 (cm)

 

L’opera più preziosa appartenente alla Biblioteca Coronini Cronberg è senza dubbio un raro manoscritto rinascimentale sul gioco degli scacchi. Pur essendo documentato nelle collezioni Coronini già negli anni Cinquanta del Novecento, solo nel 2006 nel piccolo volume finemente rilegato in pelle, è stato riconosciuto l’autografo del grande matematico rinascimentale Luca Pacioli (1445c.-1517c.), intitolato De ludo schaccorum, detto Schifanoia.

Matematico tra i più insigni del suo tempo, Luca Pacioli (1445-1517), originario di Borgo San Sepolcro fu in contatto con noti artisti come Piero della Francesca e Leonardo da Vinci con il quale a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, si instaurò un rapporto di profonda amicizia e di reciproca collaborazione. Per tale ragione fin dal momento del ritrovamento del manoscritto da più parti è stato ipotizzato che anche i disegni contenuti nel codice potessero essere opera del grande artista. Finora nessuna delle ipotesi e delle argomentazioni presentate in proposito sono parse fondate.

 

 

 

Spilla

Spilla

 

 

 

 

 

Salomone e la regina di Saba, Santa Gertrude di Nivelles

 

 

 

 

Re David riceve l’acqua dei pozzi di Betlemme, Sant’Adriano di Nicomedia

 

Autore / produzione
Pittore della scuola di Anversa
Provenienza / periodo
1520-1530 circa
Materiale / tecnica
olio su tavola

 

Le due tavolette, dipinte su entrambi i lati, costituivano gli sportelli laterali di un piccolo trittico che nel pannello centrale non pervenuto, presentava probabilmente un’Adorazione dei Magi. Questo tema, di cui i due episodi biblici dei pannelli erano considerati una prefigurazione, era infatti molto popolare nella città mercantile di Anversa, dove nei primi decenni del Cinquecento un gruppo di artisti, rimasti per la maggior parte anonimi, svilupparono un particolare stile pittorico, denominato “manierismo di Anversa”, caratterizzato da affollate composizioni, da figure in pose eleganti e artificiose vestite di elaborati abiti di gusto esotico, dall’uso di colori accesi e cangianti, da una bizzarra commistione, nelle architetture, di elementi tardo-gotici e di motivi rinascimentali.

 

 

 

 

GORIZIA

 

La città è stata designata capitale europea della cultura per il 2025 insieme a Nova Gorica e a Chemnitz.

Wolfgang Sauber - Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0

foto e testo sotto da :  Treccani

 

Città della Venezia Giulia, situata allo sbocco dell’Isonzo. Dal 1509 fu dominio degli Asburgo e sotto l’amministrazione austriaca la città crebbe d’importanza. Dopo il 1815 partecipò al movimento di liberazione nazionale e fu centro attivissimo dell’irredentismo italiano tra il 1866 (poiché restò esclusa dai confini del nuovo regno d’Italia) e il 1918, quando fu annessa all’Italia. Dopo l’8 sett. 1943, il territorio di G. fu teatro di una strenua resistenza all’invasione nazista (battaglia di G.) e per un breve periodo (1943-45) la città fu posta sotto l’amministrazione militare tedesca. Con l’arrivo dei partigiani iugoslavi (1945) nel territorio di G. iniziarono le repressioni; migliaia furono gli arrestati e i dispersi sia tra gli italiani che tra coloro che si opponevano al regime comunista di Tito. Dopo la Seconda guerra mondiale, per il trattato di pace (1947) con la Iugoslavia, l’83,4% della provincia di G. fu ceduto alla Slovenia, mentre la maggior parte dell’area urbana di G. rimase in territorio italiano; al di là della frontiera, dal 1947, si è formato il centro di Nova Gorica. Con l’ingresso della Slovenia nell’UE (2007) è stata abbattuta la rete di confine che divideva la città in due parti.

 

 

mappa del FRIULI- VENEZIA GIULIA – PINTEREST

 

 

ALTRE IMMAGINI DELLA CITTA’ DI GORIZIA 

 

 

Gorizia, IT

 

 

European Capital of Culture 2025 - Gorizia

” Va. Senza confini “, scritta per essere una delle tre capirali europee 2025

 

 

Ruttars' Vineyards in the north-eastern Italian region called Colliovigneti intotno alla città

 

 

high angle view of agricultural field,san floriano del collio,province of gorizia,italy - gorizia foto e immagini stock

 

 

 

View from the castle to the town, Gorizia, Friuli-Venezia Giulia, Italy

vista dal Castello di Gorizia

 

 

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Il fiume Isonzo che attraversa Gorizia.
T137 – Opera propria

 

 

 

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Ingresso a Nova Gorica dal valico di Casa Rossa provenendo da Gorizia prima della fine dei controlli confinari tra la Slovenia e l’Italia.
User:Dantadd – Opera propria

 

 

 

Gorizia – Veduta

una bella veduta di Gorizia
Viator slovenicus – Opera propria

 

 

alcune foto sopra sono di :

https://it.wikipedia.org/wiki/Gorizia#/media/File:Isonzo_a_Gorizia_(2).jpg

 

nota bella :

 

 

 

LA STESSA PIU’ GRANDE

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Cate sherpa – Opera propria

 

La Rosa di Gorizia è una varietà locale di radicchio (Cichorium intybus della sottospecie sativum) tipica della zona di Gorizia in Friuli-Venezia Giulia. È riconosciuto tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali Friulani e Giuliani e come presidio Slow Food.

La varietà della Rosa di Gorizia dal gusto più delicato è detta “Canarino” ed è ottenuta probabilmente da un incrocio con la cicoria bionda di Trieste. Il Canarino è dotato di un fogliame di colore giallo e un gusto ancora più dolce.

https://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_di_Gorizia

 

 

 

 

 

 

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APPELLO DI ” LA CITTA’ FUTURA ” PER UNA GRANDE MANIFESTAZIONE A ROMA IL 5 APRILE convocata dai 5 STELLE : ” Trasformiamo la piazza del 5 aprile in un movimento di massa contro la guerra e le politiche dell’Europa “.

 

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

 

 

 

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LA CITTA’ FUTURA — 23 MARZO 2025

https://www.lacittafutura.it/appelli/firma-anche-tu-l-appello-contro-la-guerra,-trasformiamo-la-piazza-del-5-aprile-in-un-movimento-di-massa

++ NEL LINK SOPRA CI SONO UNA SERIE DI VIGNETTE DIVERTENTI

 

 

Firma anche tu l’appello contro la guerra, trasformiamo la piazza del 5 aprile in un movimento di massa.
Contro la guerra, contro le politiche dell’Europa. Che la piazza del 5 aprile lanci un movimento di massa.
 
 di Redazione
23/03/2025

  Appelli

 
link ALL’ APPELLO :    FIRMA ANCHE TU !

 

Negli ultimi tre anni, noi firmatari di questo Appello, come innumerevoli altri cittadini e cittadine, abbiamo vissuto in un clima paranoico dominato da russofobia, razzismo, islamofobia, bellicismo. La guerra in Ucraina ha prodotto, per volontà delle classi dirigenti europee, una spaventosa impennata dei prezzi, senza il corrispettivo di aumento di salari, stipendi e pensioni.

Il balzo in alto dei costi delle materie prime è stato causato dalle folli politiche anti-russe degli Stati europei. Ma nonostante un gigantesco dispendio di fondi, per armare l’esercito dell’Ucraina, e per sostenerne l’economia già fallita, la guerra ha solo prodotto centinaia di migliaia di morti, su entrambi i fronti, portando alla facilmente prevedibile sconfitta di Kiev, e la perdita di territorio a favore della Russia.

Volgendo lo sguardo a Sud, gli accadimenti in Palestina hanno rivelato tutta la ferocia di cui è capace questo Occidente in crisi, economica e di egemonia, assetato di sangue e di profitto tanto da sacrificare persino le più basilari norme dei diritti umani.

Di fronte a questo colossale fallimento della azione e della ideologia occidentale, la classe dirigente europea e italiana ci propone un piano di riarmo a tappe accelerate che saremo costretti a pagare con un ulteriore smantellamento dello stato sociale, una nuova riduzione dei salari e l’accettazione della guerra come un fatto “normale”, ivi compresa la guerra atomica.
 
In questa situazione di estremo pericolo, e di fronte allo strapotere mediatico dei signori della guerra, ogni iniziativa che si ponga decisamente contro il riarmo ed in difesa dei diritti sociali, politici e civili va sostenuta e moltiplicata. La piazza romana del prossimo 5 aprile, convocata dal Movimento Cinque Stelle, non può essere vista come una semplice iniziativa, seppur lodevole, di un partito. L’opposizione alle politiche belliciste, affamatrici delle popolazioni e pericolosamente promotrici di una vera e propria “guerra dei mondi”, è ben più estesa della platea costituita dai militanti di quel partito. Le politiche di guerra (all’insegna dell’insopportabile, quanto pericoloso “si vis pacem, para bellum”) mettono a repentaglio la sopravvivenza dell’intero Pianeta, considerando gli armamenti nucleari disponibili in Russia, Usa e in minor misura, in altri Paesi che fatalmente sarebbero coinvolti in un conflitto mondiale, perché la guerra alla Federazione Russa caldeggiata da von der Leyen e complici, a questo ci sta conducendo.

Inoltre, queste politiche belliciste danneggiano pesantemente la nostra condizione materiale e la nostra libertà di espressione. I primi a farne le spese saranno i nostri figli e nipoti che non avranno la possibilità di fruire di strutture e servizi scolastici degni, di un servizio sanitario adeguato, e degli stessi diritti civili che il governo Meloni sta drasticamente riducendo, mirando ad azzerarli. La guerra nasconde la verità e uccide i diritti.  Per tutte queste ragioni, noi proponenti di questo Appello, affermiamo che, al di sopra delle differenze di impostazione, sia necessario e anzi urgente trasformare una manifestazione indetta da un singolo partito in una mobilitazione di massa. Perciò invitiamo tutti coloro (lavoratori, impiegati, pensionati, studenti, inoccupati) che condividono le nostre preoccupazioni, le organizzazioni sindacali e politiche, il mondo associazionistico, che hanno a cuore le sorti dell’Italia, dell’Europa e del mondo a trasformare la piazza romana del 5 aprile in una manifestazione corale, che sia il lancio di un movimento di massa contro il delirio guerrafondaio solleticato da giornalisti irresponsabili e intellettuali stanchi, ansiosi di protagonismo.

 

PRIME FIRME

Angelo    D’Orsi    Storico
Elena    Basile    Ambasciatrice scrittrice editorialista
Francesca Fornario    Autrice satirica
Alexander    Hobel    Docente di Storia contemporanea
Gabriele    Germani    Autore – OttolinaTv/Multipopolare
Vadim    Bottoni    Analista economico
Giuseppe    Aragno    Docente in pensione. Storico.
Alexandro    Sabetti    Giornalista
Francesco    Cori    Insegnante assemblea generale roma col flcgil scuola
Enrico    Calamai    Militante diritti umani
Guido    Masotti    Insegnante, RSU FLC CGIL
Corrado    Morgia    Docente in pensione
Sira Francesca    De Vanna    Editrice
Marco     Beccari    Assemblea generale roma e Lazio flcgil
Antonio    Castronovi    Pensionato
Giulio    Di Donato    Precario
Paolo    Mauriello    Avvocato
Pasquale    Vecchiarelli    impiegato- assemblea generale roma est – RSU CGIL
Alessandro    Valentini    Giornalista
Selena    Di Francescantonio    Impiegata -CGIL
Clara    Statello    Autrice
Ciro    Brescia    Educatore di strada
Adriano    Ascoli    Operatore sociale
Umberto Antonio Donato    Carbone    Pensionato
Emanuela    Chiappini    Quadro , CGIL
Isabella    Temperelli    Pensionata
Stefano    Portelli    Ricercatore
Stefano    Paterna    Giornalista
Gianfranco    Fornoni    Pensionato
Mario Eustachio    De Bellis    Insegnante in pensione
Romeo    Bufalo    Docente universitario in pensione
Massimo    Marcolin    pensionato
Cristina    Rinaldi    Ex prof universita’
Maria Daisy    Rapanelli    Insegnante
Francesco    Maranta    Portavoce Forum Diritti e Salute
Ascanio    Bernardeschi    Pensionato
Nino    Zucaro    Pubblicista
Renato    Caputo    Docente
nicoletta    nava    Artista
Stefano    Tenenti    Pensionato
Fiorima    Antonini    Insegnante
Rosanna    Livesu    Insegnante
Paola    Gemignani    Pensionata
Michela    Becchis    Prof Uni
Angelo    Caputo    Docente
Ferdinando    Gueli    Funzionario pubblico
Corrado    Morgia    docente in pensione
Sandra    Simonetti    Pensionata
Enrica    Origo    attrice
Giulio    Chinappi    Insegnante
Giorgio    Barberis    Docente universitario
Piergiorgio    Bianchi    Pensionato
Raffaella    Brunetti Buraggi    casalinga
Francesco Zito    Roma    Pensionato
Francesca    Chiarotto    Ricercatrice
Massimo    Zucchetti    Scientist at MIT (US)
Marco    Morosini    Impiegato
Chiara    Piliego    Medico
Daniele    Bigi    Ricercatore
Cecilia    Salacone    Educatrice
Paolo    Ferrero    Pensionato
Elio    Romano    Medico
Danilo    Ruggieri    Libraio
Fabrizio    Marchi    Direttore L’Interferenza
Luca Massimo    Climati    Agricoltore . Comitatobart.11 Etruria meridionale
Beniamino    Caputo    Biologo
Enrico    Monaco    Paese Reale
Loris Caruso        Paese Reale
Francesco    Campolongo    Paese Reale
Camilla    De simone    Paese Reale
Gianfranco    Gandolfo    Insegnante
Claudio    Simbolotti    Ferroviere
Alberta    Panigutti    Inoccupata
Vittorio    Turco    Docente
Renato    Rapino    Docente di sostegno
Giuseppina    Piras    Psicoterapeuta
Francesco Paolo    Caputo    docente
Maria Andreina    Parogni    Docente
Laura    Galli    Impiegata
Francesco    Calliero    Insegnante
Cosimo    Puliti    Pensionato
Elisabetta    Caroti    insegnante
Marta    Mari    Docente
Alessandro    Pinato    Pensionato
Donatella    Iscobelli    Insegnante
Valeria    Tozzi    Docente
Giuseppina    Micucci    Pensionata – Collettivo Palestina Roma Trullo

 

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LA 7 — PIAZZA PULITA – 20 marzo 2025 — intero : 3 ore ca- – se ti interessa vedere alcune cose e altre no, vedi se ti serve lo schemino sotto– non perdere :: *** l’intervista a Renata Colorni ( Milano, 1939 ), ha 85 anni.

 

— apri qui

https://www.la7.it/piazzapulita/rivedila7/piazzapulita-21-03-2025-587336

 

programma come visto da noi

inizio : IL CAPOVOLGIMENTO DELLA REALTA’

QUATTRO ESEMPI DI GIORGIA MELONI // E LA REALTA’

++ riprende quello che ha detto la presidente su Ventotene
per riprodurre il dibattito parlamentare

 

+++  min. 16.19  INTERVISTA  A RENATA COLORNI 

figlia di  Eugenio Colorni  ( 1909- 30 maggio 1944 )

MORTE — Il 28 maggio del 1944, pochi giorni prima della liberazione della capitale, venne fermato in via Livorno, a poca distanza da piazza Bologna, da una pattuglia di militi fascisti della famigerata banda Koch: tentò di fuggire, ma fu raggiunto e ferito gravemente da tre colpi di pistola. Trasportato all’Ospedale San Giovanni, morì il 30 maggio, a soli 35 anni, sotto la falsa identità di Franco Tanzi.
Nel 1946 gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

 

 

 

2021

RENATA COLORNI –(Milano7 novembre 1939) è una traduttrice italiana.

Figlia di Ursula Hirschmann (sorella dell’economista Albert O. Hirschman), dalla quale impara il tedesco, e dell’antifascista Eugenio Colorni, uno degli ideatori e firmatari del Manifesto di Ventotene, ebbe come guida intellettuale proprio Altiero Spinelli, che divenne secondo marito della madre. Sua sorella, l’economista Eva Colorni, è stata moglie, fino alla morte nel 1985, dell’economista Amartya Senpremio Nobel per l’economia nel 1998. Ha un’altra sorella (Silvia Colorni) e tre sorellastre minori, Diana, Barbara e Sara Spinelli

da : https://it.wikipedia.org/wiki/Renata_Colorni

 

URSULA HIRSCHMANN– foto Gariwo

 

 

 

Ventotene Island Dealing With Tourism And Covid-19

Ventotene

 

 

Demonstration for Europe

foto dalla manifestazione a Roma 15 marzo 2025

 

 

L'homme politique antifascite italien Altiero Spinelli - Italie

Altiero Spinelli (Roma31 agosto 1907 – Roma23 maggio 1986)

 

a chi fosse interessato, consiglio di iniziare da Wikipedia, per avere una prima infarinatura di questa grande e contraddittoria figura ( per dire ” un umano grande ”  ):

https://it.wikipedia.org/wiki/Altiero_Spinelli

 

 

 

Ernesto Rossi, l’analisi contro il capitalismo inquinato

Ernesto Rossi (Caserta25 agosto 1897 – Roma9 febbraio 1967) è stato un politicogiornalistaantifascista ed economista italiano.

Operò nell’ambito del Partito d’Azione e del successivo Partito Radicale. Insieme con Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni è uno dei principali esponenti italiani del federalismo europeo. Il Manifesto di Ventotene (di cui condivise la stesura con Spinelli e che fu pubblicato e curato da Colorni) è considerato la sua opera più importante e il suo testamento morale.

https://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Rossi

 

 

****    fine immagini e note 

 

 

 

AL MIN. 21.00  TRASMESSO  BENIGNI SUL CANALE 1 – ” IL SOGNO “-(1 min) ascolto  – 5 milioni di persone

 

  • min. 22.00  Michele Serra
  • min. 40.00 intervista allo scrittore americano Jonathan Safran Foer  ( Washinton, 1977 )

min. 42.00 — intervista all‘insegnante della Columbia University Alexander Stille

55. 00  segue : Elly Schlein — presidente del PD  +

CENTRI DI ALBANIA  ( prima troupe ad entrare nei centri )- finisce Elly Schlein

 

1h 26 min.     ALESSANDRO ORSINI / TONIA MASTROBUONI ( Repubblica, da Berlino )

 

Cisnetto 2

Alessandro Orsini ( Napoli, 1975 ), direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, professore associato nel dipartimento di Scienze politiche della Luiss dove insegna ” Sociologia generale e sociologia del terrorismo ” ( altro nel link della Luiss:
https://docenti.luiss.it/sociologia-orsini/curriculum/ )

 

 

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X Gli Scarabocchi di Maicol & Mirko — bella, un po’ secca

 

 

 

prima pagina de Il Manifesto di oggi 22 marzo 2025

link X 

https://x.com/GliScarabocchi/status/1903342687555637525/photo/1

 

 

 

 

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IL GIARDINO DI NINFA RIAPERTO IN PRIMAVERA ++ ANTONIO VIVALDI (Venezia, 1678 – Vienna, 1741 ) LARGO ( ” la pioggia che cade lenta sul terreno ghiacciato “ ) CONCERTO N. 4 IN FA MINORE -” L’INVERNO ” – 1725

 

 

 

link del Giardino di Ninfa dove potete prenotare e avere informazioni

https://www.giardinodininfa.eu/

 

Gita di un giorno da Roma al Giardino di Ninfa e Sermoneta con ingresso 2025

 

foto sopra — https://www.viator.com/it-IT/tours/Rome/NINFA-GARDEN-AND-SERMONETA/d511-21468P1

 

 

 

 

per chi volesse un accompagnamento musicale:

ITZHAK PERLMAN –

LARGO DAL CONCERTO ” INVERNO ” DI ANTONIO VIVALDI 1725

 

 

 

 

Giardino di Ninfa (Foto Instagram)

/www.fanpage.it/ – foto Instagram

 

 

Il Giardino di Ninfa: natura nel Lazio - Italia.it

Italy

 

GIARDINO DI NINFA: PARTE IL SOGGIORNO LETTERARIO DELLA SCUOLA HOLDEN - Latina TU

LATINA TU

 

 

dove si trova l’Oasi di Ninfa

 

 

La visita al Giardino di Ninfa si può prenotare al sito www.giardinodininfa.eu.

 

 

 

 

 

ANSA.IT — 21 marzo 2025   -18.02
https://www.ansa.it/canale_viaggi/regione/lazio/2023/12/02/giardino-di-ninfa-apertura-straordinaria-l-8-dicembre_415a3ae3-f385-4a94-87bf-3245a9f476dc.html

 

 

 

Giardino di Ninfa, apertura il 21 marzo

 

Il giardino di Ninfa è un monumento naturale della Repubblica Italiana situato nel territorio del comune di Cisterna di Latina ( Cisterna ), al confine con Norma e Sermoneta. Si tratta di un tipico giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medioevale di Ninfa, di cui oggi rimangono soltanto diversi ruderi, alcuni dei quali restaurati durante la creazione del giardino.

 

segue la storia con quella  del Papato nel link
https://it.wikipedia.org/wiki/Giardino_di_Ninfa

 

Mappa della provincia di Latina: comuni con annunci di case ...

cartina della provincia di Latina

 

 

 

Giardino di Ninfa, aperture 2020: date e orariRoma Today

 

Occasione eccezionale per ammirare l’ oasi naturalistica

 

ANSACheck

 

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Non più inverno, non del tutto primavera

 

Riapre il Giardino di Ninfa: ecco il nuovo calendario per prenotarsi - la Repubblica

Repubblica Roma

 

In questo periodo dell’ anno il Giardino di Ninfa, considerato tra i più belli al mondo, vive in un tempo che sembra sospeso.

 

Visite integrate al Giardino di Ninfa, Sezze e Cisterna

Latina Today

 

 

I responsabili della meravigliosa oasi naturalistica a poche decine di chilometri da Latina hanno così aperto  – in un momento che regala colori, profumi e suggestioni, tutti da scoprire.

 

hotcore.info

 

 

/www.fanpage.it/

 

 

Il fiabesco Giardino di Ninfa | Dove Viaggi

LATINA TU

 

 

***   Per chi volesse, potrebbe visitare :

il Castello Caetani, nella vicina Sermoneta:

 

 

CASTELLO CAETANI: Tutto quello che c'è da sapere (2025)

foto TRIPAVISOR– castello Caetani a Sermoneta

 

 

 

 

glimpse of the staircase in the center of Sermoneta, a medieval village in the province of Latina, Lazio, Italy

 

Località italiane – Sermoneta

 

La città medievale di Sermoneta

La città medioevale di Sermoneta

 

 

 

segue da : https://www.nexustravel.it/it/tour/italia/giornaliere/ninfasermoneta

 

GIARDINI NINFA E SERMONETA

 

 

 

 

 

 

 

 

IAT Latina Turismo

IAT LATINA TURISMO

 

 

 

 

Giardino di Ninfa, perché è uno dei luoghi più romantici al Mondo

 

 

 

 

 

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Se ne avete voglia e tempo, vale sentirli — magari con una pausa– tutti e due– + qualche immagine di Smirne ( oggi : IZMIR )

 

 

il calcio comincia al 27 ° minuto- a chi non interessa il calcio, il tg dura ca mezz’ora !

 

 

min. 11,70 manifesto di FdI- pagamento dei sindaci della manifestazione di Roma; video girato in Ucraina; Istanbul e Smirne – Gaza e Israele- guerra dei dazi- bloccato il maggiore areoporto britannico…

 

 

 

 

Turchia, esplosione autobomba a Smirne vicino al tribunale - Ilmetropolitano.it

Il Metropolitano.it

 

 

 

QUALCHE IMMAGINE DI SMIRNE  OGGI IZMIR DA:

TITOLO : L’ANTICA CITTA’ DI SMIRNE

https://www.smyrnaagorasi.com/it/lantica-citta-di-smirne/

 

 

 

La fondazione di Smirne sulle pendici del monte Pagus (Kadifekale/Fortezza di Velluto) viene relazionata con Alessandro Magno che fece una spedizione sull’Impero Persiano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’agorà di Smirne si trova proprio al centro della città chiamata oggi Izmir

 

 

Pagus (Kadifekale)

 

Smirne era composta da due centri di cui uno su monte Pagus ch’era acropoli circondato dalle mura e l’altro la città portuale. Sul pendio che collegava le due parti trovavano posto i vari edifici pubblici che anch’essi erano circondati da mura.

 

 

Nelle fonti antiche Kadifekale viene definito come Fortezza di Pagus, acropoli dell’Antica Smirne ed il centro del sistema di difesa della città e contemporaneamente anche il centro spirituale e sacro. La collina dell’acropoli di Smirne dominava su tutto il golfo di Izmir dal lato mare e dal lao terra dominava la valle di Yesildere e la pianura di Bornova.

 

Le mura che circondano Kadifekale sono state erette tra la fine del 4° secolo A.C. e 3° secolo.

Le mura di Kadifekale sono state impiegate anche nel periodo romano. Nel 13o secolo D.C., nel periodo bizantino, siano le mura che le torri vennero rinforzati e sono stati aggiunti nuovi torri e nuove mura.

Kadifekale enne conquistato dai turchi nel 14 o secolo. Kadifekale venne restaurato nel 15o secolo nel periodo di Fatih Sultan Mehmet (il Conquistatore) e nel 1671 quando Evliya Celebi venne a Kadifekale narrò “all’interno della fortezza ci sono solo vigneti ed orti, il caravanserraglio, bagni turchi, il mercatino e la moschea sono distrutti, ci vivono soltanto una trentina di giannizzeri assieme alle loro famiglie nelle case coperte di tegole”. Quando si arrivò a metà del 18o secolo perse tutte le funzioni e venne abbandonata del tutto.

Al giorno d’oggi grazie agli interventi di restauro in diverse epoche le mura dell’ala ovest sono tuttora in buone condizioni, mentre al sud, est ed al nord sono in buona parte crollate.

 

 

 

IL TEATRO

 

 

È noto che il teatro di Smirne è stato costruito nel 2o secolo A.C. nella vallata tra l’Agorà ed Acropoli e che nel periodo romano nel teatro oltre alle recite si tenevano anche le funzioni religiose ed attività politiche, culturali e sociali.

Gli ultimi scavi mettono in luce che dopo la prima costruzione gli interventi edili più importanti sono stati eseguiti nell’epoca dell’Imperatore Traiano (98-117 D.C.) e dell’Imperatore Adriano (117-138 D.C.). in questo periodo hanno innalzato a due piani la struttura del palcoscenico dietro alla proscena (parte anteriore della scena). Si suppone che la forma definitiva del teatro sia realizzata con gli interventi eseguiti dopo il grosso terremoto del 178 D.C.

L’area del teatro antico sta venendo alla luce soprattutto con la demolizione delle case nel 2014.

 

 

DUE IMMAGINI SULL’IZMIR MODERNA

 

80.706 Izmir Stock Photos, High-Res Pictures, and Images - Getty Images

 

 

80.241 Izmir Turkey Stock Photos, High-Res Pictures, and Images - Getty Images

 

 

 

80.241 Izmir Turkey Stock Photos, High-Res Pictures, and Images - Getty Images

 

 

 

80.241 Izmir Turkey Stock Photos, High-Res Pictures, and Images - Getty Images

 

ALTRE IMMAGINI NEL LINK- https://www.gettyimages.it/immagine/izmir

 

 

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video, 2.5 — TG 5 / 12 luglio 2019 — LUCIANO CANFORA : STALIN E ISRAELE + LEONID MLECIN, Perché Stalin creò Israele, Teti Editore, 2a edizione + altro + video con Moni Ovadia

 

 

 

 

pubblicato da GIOVANNI MANNELLI sia il video che il testo che segue:

link di Giovanni Mannelli: https://www.youtube.com/@Giovannisenzaterra

 

L’impronta di Stalin di Moni Ovadia ( stralcio ) 

«L’antisemitismo è la più pericolosa eredità del cannibalismo». Se facessi scommesse chiedendo alla stragrande maggioranza degli italiani, giornalisti e intellettuali compresi, d’indovinare a chi attribuire questa frase, guadagnerei delle fortune. La frase è stata scritta da Yossip Vissarionovich Dzugazvili, ai più noto come Stalin. Per non essere tedioso non sottopporrò a quiz queste altre dichiarazioni: «L’Urss era l’unica potenza a sostenere la nostra causa» e «non sappiamo se avremmo potuto resistere senza le loro armi». La prima frase è di Abba Eban, uno dei padri del Sionismo, che fu premier e ministro degli esteri dello Stato d’Israele, la seconda di Golda Meir.

 

scriti di Luciano Canfora, Enrico Mentana, Moni Ovadia

 

Mi sono servito di queste citazioni per proporre alcune riflessioni su un libro di recente uscita publicato dall‘editore Teti con lo sconcertante titolo: Perché Stalin creò Israele. L’autore del saggio è Leonid Mlecin, uno dei più prestigiosi giornalisti televisivi russi, conduttore di un importante talk show storico. Mlecin, sulla base di nuovi documenti emersi con l’apertura degli archivi sovietici, giunge a una conclusione inequivocabile come spiega Enrico Mentana nella sua bella introduzione: «Non ci fosse stata l’Urss di Stalin – proprio lui, Koba il terribile – la nazione israeliana non sarebbe mai nata. Fu una semplificazione, certo, ma chi potrebbe mai metterla in discussione?». Il concetto viene ribadito anche nella prefazione di Luciano Canfora che spiega come Israele nacque soprattutto grazie all’appoggio sovietico e sconfisse Egitto e Giordania (armati dagli inglesi) grazie alle armi inviate su diretto ordine di Stalin attraverso la Cecoslovacchia, per aggirare l’embargo alla fornitura di armi ai combattenti ebrei della Palestina, embargo dichiarato e sostenuto dagli inglesi con l’appoggio degli Usa. Che in quegli anni erano precipitati nel maccarthismo con la caccia alle streghe che fu anche una violenta campagna antisemita. Allora nell’estabilishment ultraconservatore statunitense vigeva l’equazione ebreo/sionista =comunista.(…)

 

a cura di Luciano Canfora
prefazione di Luciano Canfora
introduzione di Enrico Mentana
postfazione di Moni Ovadia
pagine: 246
prezzo: 18,00 €

 

 

logo collana Historos

Collana diretta da

LUCIANO CANFORA

 

L’AUTORE: Leonid Mlečin è giornalista e storico. Ha collaborato con diverse riviste prima come reporter e poi come vicedirettore. È autore e conduttore di trasmissioni televisive di informazione, attualità e politica. Attento osservatore del panorama internazionale, è autore di saggi e romanzi gialli tradotti in diverse lingue. Tra i suoi libri citiamo: Yevgeny Primakov. The story of one’s careerCold War: politics, generals, intelligence officersWhy Stalin killed TrotskyLenin. Seduction Russia.

 

 

giudizi veloci:

 

[…] Pur essendo un libro basato su documenti desecretati dagli archivi sovietici è un libro scritto con un tono narrativo, romanzesco. Corrado Augias –Le Storie – Rai Tre

Molti ebrei parteciparono attivamente alle purghe staliniane e occuparono posti chiave nel famigerato sistema dei Gulag. –Moni Ovadia

Leonid Mlečin svela i meccanismi che portano i sovietici a sponsorizzare il voto favorevole alla divisione della Palestina– Paolo Rastelli  –Corriere della Sera

video, 6.53 — intervista a Moni Ovadia – sul libro di Leonid Mlečin

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Giovanni Ioppolo ( 1932 – 1999) racconta : ” Egitto: così salvai i monumenti di File ” . ARCHEOLOGIAVIVA.IT- n. 58 – luglio/agosto 1996 / pp. 42-57 / link sotto +++ altro + al fondo- due video belli

 

 

 

DAVID ROBERTS,  1838 — L’isola di File come appariva ai viaggiatori europei nel’Ottocento. Il tempio di Iside in primo piano, poco distante il Chiosco di Traiano

 

 

 

ARCHEOLOGIAVIVA.IT  – link sotto

https://www.archeologiaviva.it/5409/egitto-cosi-salvai-i-monumenti-di-file/

 

 

 

 

File:David Roberts - Philae.jpg - Wikipedia

DAVID ROBERTS, 1838

 

 

 

Egitto: così salvai i monumenti di File.

I grandi interventi per l’archeologia

 

 

 

 

Giovanni Ioppolo al tavolo da disegno, 1997

1997

di Giovanni Ioppolo ( 1932 – 1999 ), supervisore per quello che competeva alle ditte italiane 

 

Sono passati vent’anni e pochi ricordano la grandiosa operazione grazie a cui il santuario di Iside a File venne trasportato dall’isola originaria sulla vicina Agilkia per essere sottratto alle acque del Nilo. Fu un successo della sensibilità internazionale ma anche delle maestranze italiane ed egiziane che sotto la direzione dell’architetto Giovanni Ioppolo smontarono restaurarono e ricostruirono l’intero complesso monumentale

 

 

 

 

 

Slika:David Roberts Hypaethral Temple Philae.jpg - Wikipedija, prosta enciklopedija

DAVID ROBERTS, 1838

 

 

 

 

Il turista che risale il Nilo e da Luxor giunge ad Assuan per visitare il Santuario di Iside viene puntualmente informato dalle guide sulla colossale opera di spostamento di questo complesso cultuale, ma solo in parte può immaginare le difficoltà e l’impegno occorsi per documentare e smontare i monumenti dall’isola di File, restaurarli e ricostruirli in seguito sulla vicina isola di Agilkia.

 

 

Roberts (David, RA)

Vista sotto il Gran Portico, Philæ,

FG Luna,  1847.

DAVID ROBERTS, 1838

 

La costruzione della prima diga di Assuan nel 1902 aveva, infatti, gravemente compromesso l’isola e i suoi templi: il Santuario di File, visibile per poco più di un mese all’anno, era costantemente sommerso dalle acque con conseguente grave danno all’insieme delle costruzioni e perdita del cromatismo delle pareti decorate. Già tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento gli inglesi H. G. Lyons e John Ball eseguirono lavori di restauro e protezione delle varie strutture per limitare i danni causati dall’azione delle acque.

 

 

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tempio di Isidea Philae da sud-ovest –
Roland Unger, 1998

 

Nel 1964, l’iniziativa di costruire un secondo sbarramento (la cosiddetta Grande Diga di Assuan) sette chilometri più a sud dell’isola di File portò alla programmata perdita dei fertili territori nubiani e al rischio di lasciare per sempre all’oblìo l’intero patrimonio storico di monumenti presenti da millenni lungo le sponde del Nilo.

Il problema trovò una soluzione grazie alle iniziative personali di Madame De Roche Noblecourt (all’epoca direttrice della sezione egiziana del Louvre) che riuscì a far varare il Programma per il salvataggio dei monumenti della Nubia. Il contributo economico dei paesi membri dell’Unesco permise di salvare numerose testimonianze dell’esteso territorio nubiano compreso tra Assuan e Abu Simbel (più di 400 km).

 

 

l’isola di Agilka con il tempio ricostruito di Iside
Olaf Tausch – Opera propria

 

 

 

 

Tuttavia, l’isola di File con tutti i suoi millenari monumenti rimase esclusa da questa prima fase dei lavori a causa del completamento dell’Alta Diga dedicata a Nasser e rimase sommersa quasi completamente dall’invaso creatosi tra il vecchio e il nuovo sbarramento. L’importanza del complesso monumentale, già noto come Perla del Nilo, mèta di studiosi e turisti, ammirato nelle bellissime stampe del Roberts e ricordato per la struggente descrizione fatta da Pierre Loti nella sua opera letteraria Mort de Phile, portò a un ulteriore impegno dei paesi membri dell’Unesco che bandirono una gara internazionale per un progetto finalizzato al salvataggio dei monumenti di File.

 

 

Prevalse la soluzione offerta da un consorzio di progettisti egiziani, che proponeva lo smontaggio delle novantacinque strutture monumentali presenti nell’isola e la loro ricostruzione in una sede più elevata di 12,40 m, da ricavare con lo spianamento del vicino isolotto di AgilkiaL’appalto per l’esecuzione dei lavori fu affidato dall’Unesco nel 1974, tramite il Ministero egiziano della cultura, a due ditte italiane, la Condotte Acque di Roma e la Mazzi Estero di Verona, in seguito consociate nella Condotte-Mazzi Estero S.p.A.

Le due ditte ebbero il compito di documentazione, smontaggio e restauro del complesso monumentale di File e del suo trasferimento e ricostruzione nella nuova sede dell’isola di Agilkia; a una terza ditta egiziana, la High Dam Company, quella che aveva realizzato l’Alta Diga di Assuan, fu assegnato il prosciugamento del sito monumentale originario e il compito di predisporre le fondazioni in cemento armato e il land-scaping, cioè la sistemazione finale, di Agilkia.

Allo scrivente fu affidata la supervisione e la responsabilità di tutte le operazioni di competenza della consociata italiana. […]

 

 

 

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Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts (testi di Fabio Bourbon, fotografie di Antonio Attini). Ediz. White Star

 

Egitto e Terra Santa ieri e oggi. Litografie di David Roberts R. A. - Fabio Bourbon - copertina

IBS – 10 euro

 

 

 

SEGUE DA : 

 

LA CIVILTA’ EGIZIA. ORG

LE LITOGRAFIE DI DAVID ROBERTS

 

Sul far della sera, Roberts raggiunse nuovamente l’isola di File ove si fermò per due giorni per eseguire una serie di raffigurazioni dei templi che tanto lo avevano ammaliato meno di tre settimane prima. Le prime due tavole, qui descritte, ritraggono rispettivamente una magnifica veduta dell’intero complesso colto dall’alto della vicina isola di Bigeh e le rovine del tempio qui ubicato. Le tavole realizzate dall’artista costituiscono una preziosa testimonianza di quello che era l’aspetto dell’isola di File (o Philae, secondo la denominazione greco-romana), prima che la maggior parte delle strutture venisse trasferita sulla vicina isola di Agilka, distante circa 550 metri.

 

 

 

Il tempio che vediamo ritratto nella veduta generale (Immagini n. 1-2) era consacrato alla dea Iside e a suo figlio Harpocrate, una forma locale di Horus. Sorge sul luogo di un santuario precedente, il cui edificio più antico, del quale restano solo poche fondamenta, va fatto risalire al faraone nubiano Taharqa ( ? – 664 a.C. XXV Dinastia). Il primo sovrano, a cui sono attribuibili vestigia datate, è invece Nectanebo I (380-362 a.C. XXX Dinastia). Il complesso è costituito da elementi eterogenei e di epoche diverse, sebbene la maggior parte delle strutture risalga al periodo tolemaico-romano.

Immagine n. 1 All’estrema destra della litografia sono presenti il chiosco di Nectanebo ed il vicino obelisco, entrambi datati al IV secolo a.C. Di fronte ad essi si allungano le due ali del colonnato fatto erigere da Augusto. Attiguo al primo pilone è visibile il portale di Tolomeo II, evidente resto di un edificio precedente, mentre in secondo piano è raffigurato il chiosco di Traiano. Tra i due piloni si apre un ampio cortile il cui lato prospiciente il fiume è chiuso da un “mammisi” del quale si scorge la facciata posteriore. Sulla banchina, affacciato sul Nilo vi è il grande portale di Adriano.Oltre il secondo pilone, si sviluppa il tempio vero e proprio costituito da un atrio e dal “naos”, circondato da diversi ambienti secondari. In primo piano l’isola di Bigeh, con le rovine del suo tempio (© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pagg.106-107).

Immagine n. 2 Un’immagine moderna del complesso templare di File, dopo la sua ricostruzione sulla vicina isola di Agilka, avvenuta tra il 1977 e il 1979 (© ph. Przemyslaw “Blueshade” Idzkiewicz, fonte Wikipedia).

 

Nell’antichità nessuno, a parte i sacerdoti della vicina File, poteva calcare il suolo dell’isola di Bigeh (Immagine n. 3), sacra ad Hathor. In questo luogo, infatti si trovava il celebre Abaton in cui era stata sepolta una parte di Osiride, dopo che il suo corpo fu smembrato dal fratello Seth. Il tumulo, il cui nome deriva dal greco e significa grosso modo “luogo inaccessibile”, dimorava al centro di un boschetto e attorno ad esso erano disposti 365 altari sui quali ogni giorno, a rotazione, doveva essere versato del latte come offerta libatoria. In tal modo lo spirito vitale del dio, sotto forma di uccello, poteva nutrirsene *.

 

 

 

Immagine n. 3 A Bigeh, dove bisognava rispettare il silenzio assoluto per non disturbare il sonno di Osiride, già durante la XVIII Dinastia era stato eretto un santuario, poi ricostruito verso il 245 a.C. da Tolomeo III Evergete. L’edificio fu ulteriormente ampliato da Tolomeo XIII che fece anche erigere un grande portale di accesso, a cui in seguito venne aggiunto un arco che dava accesso ad una scalinata che conduceva dalla banchina sul Nilo al santuario(© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pagg.108-109).

Ogni dieci giorni, dal vicino tempio di File, il simulacro di Iside veniva trasportato sull’isola a bordo di una barca affinché potesse far visita al consorte. Inoltre, una volta all’anno e nell’ambito di una festa solenne, la dea veniva affiancata nel suo pellegrinaggio dal figlio Harendotes (“Horus che difende il padre”).

 

 

NOTA

A tal proposito, a chi volesse saperne di più, consiglio caldamente la visione dell’interessantissima conferenza realizzata daAndrea Vitussi su YouTube e raggiungibile al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=NcY9wwRk1-U

( VEDI IN FONDO IL TRAILER E LA CONFERENZA )

 

 

File, 17-19 novembre 1838I templi visti da sud.

Roberts fu completamente rapito dalla stupefacente suggestione determinata dalla scenografia che offriva il complesso di File, da qualsiasi angolazione lo si osservasse; si può ben immaginare quale fascino doveva suscitare nei pellegrini dell’epoca richiamati dall’esoterica devozione che nutrivano per la dea Iside. Questa divinità, figlia di Ra e sposa e sorella di Osiride, godeva di estrema popolarità e di una posizione privilegiata nel pantheon egizio in quanto, tra le altre sue caratteristiche, era a conoscenza di potenti sortilegi. Le sue arti magiche, infatti, le permisero di resuscitare il divino consorte dopo che il fratello Seth ne aveva fatto a pezzi il corpo. Inoltre, veniva rappresentata come dea-madre creatrice nella regione delle cataratte. Quando nel VII secolo a.C. una dinastia nubiana si insediò a Tebe, il suo culto si diffuse e si accrebbe così tanto da superare i confini dell’Egitto. In epoca tolemaica, e successivamente romana, la devozione nei confronti di questa divinità ricevette un ulteriore grande impulso e il tempio di File raggiunse l’apice del suo splendore: storpi ed ammalati vi giungevano da ogni parte del paese e dalle diverse province dell’Impero confidando nei favori della dea. In epoca cristiana la feroce repressione fu proporzionale alla celebrità di cui godeva Iside e i seguaci della nuova fede si accanirono con cieco furore contro i rilievi che adornavano il tempio che fu poi trasformato in chiesa. (Immagini n. 1 -2).

 

 

Immagine n. 1: I templi di File visti da sud, 18 novembre 1838. Questa litografia ci mostra il complesso di File come lo vide Roberts osservandolo da sud. Nonostante l’accanimento l’ accanimento del quale fu oggetto a partire dall’epoca cristiana, le suppliche e le preghiere scolpite in numerose parti del santuario attestano che l’ isola rimase ancora per un certo tempo l’ultimo baluardo della millenaria tradizione cultuale egizia (© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pagg.110-111).

 

 

Immagine n. 2: I templi, ripresi dalla medesima angolazione, come appaiono oggi dopo la ricostruzione sulla vicina isola di Agilka (© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pag.110).

 

 

 

Il grande colonnato davanti al tempio di Iside.

 

I fedeli che si recavano in pellegrinaggio ai templi, approdavano sull’estremità meridionale dell’isola. Una volta sbarcati venivano accolti non da Iside, ma da un’altra divinità femminile: la benevola Hator dalle orecchie bovine. Si trovavano, infatti, al cospetto del cosiddetto “Chiosco di Nectanebo” i cui capitelli, erano scolpiti con l’effigie di questa dea della bellezza, dell’amore e del divertimento. L’edificio fu restaurato da Tolomeo II Filadelfo che lo spostò dalla sua posizione originaria (tuttora ignota). Oltre questo padiglione si sviluppa, con eccezionale impatto scenografico, “il grande colonnato” il cui versante occidentale, orientato lungo la linea costiera, si estende per circa cento metri. Trentadue colonne sorreggono altrettanti capitelli dalle forme molto elaborate e ispirate al mondo vegetale. Sul soffitto che rappresenta la volta celeste, sono raffigurati astri e avvoltoi, mentre sulla parete di fondo compaiono rilievi che ritraggono Ottaviano e Nerone le cui sembianze stilizzate mettono in risalto l’origine divina dei nuovi sovrani dell’Egitto. Sulle colonne, l’imperatore Traiano si fece ritrarre mente reca offerte alle divinità del luogo.

Sul lato opposto, il portico orientale non fu mai portato a termine: delle diciassette colonne presenti alcune sono prive di decorazioni e undici sono sovrastate da capitelli incompleti. A circa un terzo della spianata, nei pressi del lato lungo, per mezzo di una scala sotterranea, si accedeva al nilometro. Simili pozzi, sulle cui pareti veniva valutato il livello delle acque del fiume, erano elementi comuni a moltissimi templi egizi. Quantificare ritmi e volumi delle piene era infatti indispensabile sia da un punto di vista economico, sia sociale in quanto permetteva di presumere l’entità del raccolto e, di conseguenza, le relative tassazioni. Era ai sacerdoti che spettava l’ esclusivo privilegio di rendere noti i responsi del nilometro.

 

 

 

 

Immagine n. 1: I templi di File visti da sud, 18 novembre 1838. Questa litografia ci mostra il complesso di File come lo vide Roberts osservandolo da sud. Nonostante l’accanimento l’ accanimento del quale fu oggetto a partire dall’epoca cristiana, le suppliche e le preghiere scolpite in numerose parti del santuario attestano che l’ isola rimase ancora per un certo tempo l’ultimo baluardo della millenaria tradizione cultuale egizia (© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pagg.110-111).
Immagine n. 2: I templi, ripresi dalla medesima angolazione, come appaiono oggi dopo la ricostruzione sulla vicina isola di Agilka (© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pag.110).

 

 

L’elaborato impianto prospettico (Immagini n. 3-4), si chiude sul fondo con lo spettacolare grande pilone del tempio di Iside. Fu iniziato da Tolomeo II e completato dal successore Tolomeo III, mentre la decorazione continuò anche nelle epoche successive. Sulle due torri è raffigurato Tolomeo XII che offre a Iside la sottomissione dei suoi prigionieri e nei registri superiori il sovrano lo ritroviamo al cospetto della dea, accompagnata dal figlio Horus e dalla sorella Nefti. Il portale è sormontato dal disco solare alato.

 

 

File, 17-19 novembre 1838. Parte terza: l’interno del tempio di Iside

 

Già nella precedente visita Roberts era rimasto particolarmente colpito dalle meravigliose proporzioni del tempio e dagli splendidi bassorilievi che ne adornavano gli ambienti interni. L’artista aveva notato che lo stato di conservazione era eccellente e nel suo diario, il 30 ottobre aveva annotato: “Sono rimasto rapito dalla splendida composizione dei suoi colori; si direbbero appena stesi e, perfino nei punti in cui sono più esposti all’implacabile luce del sole, hanno conservato la loro smagliante freschezza”

 

 

 

Immagine n. 1: dal diario di David Roberts, 19 novembre << Oggi ho eseguito alcuni disegni dell’interno del tempio e ho copiato parecchie delle figure che tappezzavano le pareti, tutte in eccellenti condizioni e dai colori brillanti>>. La scelta prospettica operata dall’artista permette, tra l’altro, di comprendere con chiarezza la successione dei vari ambienti. (© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pagg.114-115).

 

Le illustrazioni di Roberts (Immagini n. 1-2), raffigurano la sala ipostila del tempio propriamente detto, ripresa da due diverse angolazioni, posta immediatamente dopo il secondo pilone che è di dimensioni minori rispetto al primo. L’ambiente, che presenta un soffitto sostenuto da otto colonne, è preceduto da un cortile scoperto sui cui lati più corti si sviluppano due brevi porticati, retti ognuno da una colonna centrale, che li fanno apparire come dei prolungamenti della sala ipostila. Seguono alcuni vestiboli ed infine il naos, circondatoda stanze minori. Le pareti e le colonne sono ricchissime di iscrizioni e rilievi raffiguranti sovrani della dinastia tolemaica e gli imperatori romani Augusto, Tiberio e Antonino Pio ritratti in scene di offerta ad Iside o nell’atto di compiere uffici religiosi. Probabilmente il cortile doveva avere un sistema di copertura costituito da un velario manovrato per mezzo di funi, i cui fori di scorrimento sono ancora visibili sulla modanatura rivola verso il pilone.

 

 

 

 

Immagine n. 2 Questa tavola è una tra le più suggestive dell’intera opera di Roberts sia per l’inquadratura di grande effetto, sia la cura quasi maniacale con la quale sono stati riprodotti i dettagli decorativi. Faraoni e divinità ripetono all’infinito i loro gesti ieratici, mentre le immense colonne sembrano sbocciare nel lussureggiante tripudio di forme e colori dei capitelli. Esse sostengono senza alcuno sforzo apparente le possenti trabeazioni lungo le quali navigano le barche sacre. Sui soffitti spiccano le lunghe teorie di avvoltoi dalle ali spiegate. Sono visibili anche alcune croci copte, scolpite sui fusti delle colonne, e i resti di un altare che attestano la trasformazione del tempio in chiesa cristiana. Un’iscrizione recita: “questo buon lavoro fu compiuto sotto il vescovo Teodoro all’epoca dell’imperatore Giustiniano e della regina Teodora nel VI secolo. Un’altra epigrafe, ancor oggi visibile commemora la “spedizione archeologica” qui inviata da papa Gregorio XVI nel 1841. Queste manomissioni arrecarono notevoli danni al santuario, il cui fascino è però rimasto intatto come ai tempi del massimo splendore di Iside (© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pag. 116).

 

Il fatto che l’artista avesse deciso di fermarsi una seconda volta a File impegnando l’intera giornata del 30 novembre nel ritrarre gli interni del tempio, è stata per noi una vera e propria fortuna. Nel 1902, infatti fu realizzata la vecchia diga di Aswan (poi rialzata per due volte tra il 1907 e il 1912 e tra il 1929 e il 1933) che provocò la parziale scomparsa dell’isola di File ed il conseguente allagamento dei templi, che restavano all’asciutto soltanto tra luglio e ottobre nel periodo di apertura delle chiuse (Immagine n. 3).

 

Immagine n. 3 Questa foto, scattata nel 1905, testimonia la drammatica situazione del sito di File allorquando, da giugno ad ottobre l’isola veniva quasi completamente sommersa dalle acque del Nilo in conseguenza della realizzazione della prima diga di Aswan, nel 1902. Nonostante gli edifici fossero molto resistenti, gli splendidi colori dei bassorilievi, che si erano conservati per millenni, si dissolsero in breve tempo. Negli anni sessanta del secolo scorso l’UNESCO avviò un programma di salvataggio che riguardò un gran numero di monumenti. A partire da 1974, a File si diede inizio ai lavori con una serie di rilievi topografici. Successivamente fu realizzato uno sbarramento artificiale attorno all’isola e, grazie anche all’utilizzo di pompe idrovore, il sito ritornò all’asciutto. A questo punto l’intero complesso fu smontato per essere trasferito nella vicina isola di Algika. La sola ricostruzione richiese tre anni, ma finalmente, Il 10 marzo 1980, veniva inaugurata la nuova File (© ph. H.W Dunning, fonte Wikipedia)

 

 

File, 17-19 novembre 1838. Quarta e ultima parte. Il salvataggio dei monumenti.

Le tavole realizzate da Roberts costituiscono un’impagabile documentazione dell’aspetto originario del sito. Quest’ ultima litografia ci offre una visone del complesso dell’isola di File ripresa al tramonto (Immagine n. 1).

Immagine n. 1 Il 19 novembre 1838, David Roberts ritrasse questa incantevole veduta dell’isola di File colta al tramonto. Di particolare suggestione, a mio avviso, è l’atmosfera trasognata e romantica che l’artista riesce a trasmettere. (© Egitto Ieri e Oggi, Litografie di David Roberts, pagg.118-119).

 

 

 

Il luogo era rimasto pressoché immutato nel tempo, finché, come già accennato in precedenza, a seguito della costruzione della Prima Diga di Aswan nel 1902, ebbe inizio il calvario per i suoi monumenti. La loro condizione subì un altro duro colpo, a partire dal 1934, allorché lo sbarramento fu innalzato di diversi metri causando la quasi totale sommersione del complesso (Immagine n. 2).

 

Immagine n. 2 Prima della costruzione della diga di Assuan i templi dell’isola di File rimanevano parzialmente sommersi per vari mesi l’anno. Nell’immagine, il Nilo ricopre il chiosco di Traiano (© ph. Bridgeman/Aci, fonte National Geographic).

 

 

L’ARTICOLO SEGUE NEL LINK SOTTO–

— continua a raccontare la ricostruzione con foto

Il Tempio di Kom Ombo, 20-21 novembre 1838.–

—Il Tempio di Edfu, 22-24 novembre 1838. Parte prima.


Il Tempio di Edfu, 22-24 novembre 1838. Terza e ultima parte.

—-Il Tempio di Esna, 25 novembre 1838.

Le rovine del tempio di Hermonthis, 26 novembre 1838

pubblico da questo tempio solo questa splendida litografia di  Roberts

 

Tebe. Parte prima: I templi di Karnak visti da sud, 27 novembre 1838


Tebe. Parte seconda: vedute della grande sala ipostila nel tempio di Karnak, 27-29 novembre 1838

 

Tebe. Parte terza: altre vedute del tempio di Karnak, 29 novembre 1838

 

Tebe. Parte quarta: le rovine del tempio di Medamud nei pressi di Karnak, 30 novembre 1838

 

Tebe. Parte quinta: Luxor, la facciata del grande tempio di Amon e l’obelisco di Ramses II, 1° dicembre 1838.

 

Tebe. Parte sesta: Luxor, uno dei colossi di Ramses II e il colonnato di Amenhotep III, 1° dicembre 1838.

 

segue fino alla parte tredicesima e poi oltre

**** ci sono delle immagini straordinarie di questo autore, spero di riprenderle come semplici immagini al di fuori di un contessto archeologico– chissà

 

 

 

********

video,  3 min. ca — TRAILER DELLA CONFERENZA

ABATON – Philae, Bigeh e i misteri di Iside e Osiride

 

 

 

CONFERENZA INTERA.

ABATON. Philae, Bigeh e i misteri di Iside e Osiride, a cura di Andrea Vitussi.

SOCIETA’ FRIULANA DI ARCHEOLOGIA

Il 19 marzo 2021, online, nell’ambito del ciclo “ANTICO EGITTO 2021 “

 

 

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video, 12 min. ca — LUCIO CARACCIOLO, LA TELEFONATA TRUMP-PUTIN – PER UN ACCORDO USA- RUSSIA, GLI EUROPEI FUORI DAL GIOCO + PROGETTO DI PACE DI DI MAIO citato da Caracciolo — da OPEN, link sotto

 

 

 

 

In discussione un accordo complessivo Usa-Russia sulla pelle degli ucraini. Kiev marginale. Gli europei fuori dal gioco. Difesa comune impossibile senza uno Stato europeo. Trump e Putin hanno parlato anche della guerra in Medio Oriente. La sopravvivenza politica di Netanyahu legata alla continuazione della guerra.

 

 

 

 

 

 

citato da Caracciolo :

da OPEN – link in fondo

 

L’UNICO PIANO DI PACE PORTATO DALL’EUROPA E’ QUELLO DI DI MAIO, MIN. ESTERI DEL GOVERNO DRAGHI – è stato sotterrato dagli Usa, così dicono alcuni giornali

 

 

Luigi Di Maio e il piano in quattro tappe per la pace tra Ucraina e Russia

19 Maggio 2022 – 06:22 Redazione

Il ministro degli Esteri presenta un documento all’Onu: cessate-il-fuoco, Kiev nell’Ue, risoluzione delle controversie territoriali e accordo multilaterale sulla sicurezza in Europa

 

Un piano del governo italiano per la pace tra Ucraina e Russia. Formato da quattro tappe: cessate il fuoco e smantellamento della linea del fronte, neutralità e ingresso nella Ue per Kiev, risoluzione delle controversie su Donbass e Crimea, un accordo multilaterale per la sicurezza in Europa. Lo ha presentato ieri a New York il ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante un colloquio con il segretario dell’Onu Antonio Guterres e alcuni contenuti della bozza, spiega oggi Repubblica in un articolo a firma di Tommaso Ciriaco, sono stati anticipati agli sherpa del G7. «Se è vero che la guerra è il fallimento della diplomazia – ha spiegato durante i lavori preparatori il responsabile della Farnesina ai tecnici – è anche vero che è la diplomazia a poter mettere fine alle guerre. Tutte prima o poi finiscono e bisogna farsi trovare pronti con dei piani per il dopo-guerra».

Il cessate-il-fuoco e Kiev nella Ue

Il piano prevede il cessate-il-fuoco e lo smantellamento della linea del fronte con la supervisione dell’Onu per favorire una cessazione definitiva delle ostilità. Il secondo punto della road map è l’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea e la sua neutralità dal punto di vista militare (e quindi niente adesione alla Nato). Sarebbe una adesione rapida vista la situazione eccezionale ma con impegni e clausole a parte per Kiev. C’è poi bisogno di un accordo bilaterale tra Ucraina e Russia che concluda le dispute sui territori contesi del Donbass e della Crimea. Secondo il quotidiano nel patto vanno risolte le controversie sui confini internazionalmente riconosciuti, il nodo della sovranità, del controllo del territorio, le disposizioni legislative e costituzionali di queste aree, le misure politiche di autogoverno.

E vanno ulteriormente regolati i diritti linguistici e culturali, la libera circolazione, la conservazione del patrimonio storico. Le aree contese avrebbero un’autonomia totale con una gestione autonoma della sicurezza, mentre la sovranità sul territorio rimarrebbe a Kiev. Infine, è necessario un nuovo accordo multilaterale su pace e sicurezza in Europa. Con il disarmo e il controllo degli armamenti, la prevenzione dei conflitti e le misure di rafforzamento della fiducia. A cui seguirebbe il ritiro delle truppe russe dai territori occupati in Ucraina. Riportandole allo status precedente al 24 febbraio 2022, data dell’invasione

 

da : OPEN.ONLINE 19 MAGGIO 2022

https://www.open.online/2022/05/19/russia-ucraina-luigi-di-maio-piano-pace/

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video, 3 min. ca –GIORGIA MELONI SUL SUO SITO X — INTERVENTO DELLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ALLA CAMERA: CITAZIONE DAL MANIFESTO DI VENTOTENE — 19 MARZO 2025

 

 

 

LINK X DELLA PRESIDENTE MELONI

APRI QUI

https://x.com/GiorgiaMeloni/status/1902353589500035153?ref_src=twsrc%5Egoogle%7Ctwcamp%5Eserp%7Ctwgr%5Etweet

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Manifesto di Ventotene. Per un’Europa libera e unita ( AA.VV. – 1992) (pdf, 1.02 MB)–Università degli Studi di Padova. CENTRO DI ATENEO PER I DIRITTI UMANI ANTONIO PAPISCA 

 

 

La redazione della Rivista, decidendo di riproporre il testo integrale del Manifesto di Ventotene, elaborato nel 1941 da Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, è convinta della perdurante attualità della sfida che il documento lancia alle vecchie e sempre più dannose forme nazionali(stiche) della politica e della statualità.

 

Università degli Studi di Padova

CENTRO DI ATENEO PER I DIRITTI UMANI ANTONIO PAPISCA 

 

https://unipd-centrodirittiumani.it/it/archivi/pubblicazioni/manifesto-di-ventotene-per-uneuropa-libera-e-unita

 

 

Documenti

APRI QUI

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ROSA BALISTRERI –Sicilia – Canzoni siciliane – Vitti´na crozza – testo e traduzione da ” Canzoni contro la guerra ” – link sotto, dove c’è la ricerca che hanno fatto sulla canzone

 

 

 

ROSA BALISTRERI

 

 

 

Vitti ‘na crozza

 

Vitti ‘na crozza supra a ‘lu cantuni
fui curiuso e ci vossi spiare
idda m’arrispunniu cu gran duluri
murivi senza un tocco di campani

 

Si nni eru si nni eru li me anni
si nni eru si nni eru un sacciu unni
ora ca sugnu vecchio di ottant’anni
chiamu la morti i idda m arrispunni

 

Cunzatimi cunzatimi lu me letto
ca di li vermi su manciatu tuttu
si nun lu scuntu cca lume peccatu
lu scuntu allautra vita a chiantu ruttu

 

C’è nu giardinu ammezu di lu mari
tuttu ntessutu di aranci e ciuri
tutti l’acceddi cci vannu a cantari
puru i sireni cci fannu all’amuri

 

 

 

 

 

traduzione di 

VIDI UN TESCHIO

 

Vidi un teschio sopra la torre
Ero curioso e volli domandargli
Lui mi rispose con gran dolore
Sono morto senza rintocchi di campane

Sono andati, sono andati i miei anni
Sono andati, sono andati, non so dove
Ora che sono vecchio di tanti anni
Chiamo la morte e questa mi risponde

Preparatemi, preparatemi il letto
Che già i vermi mi hanno mangiato tutto
Se non lo sconto qui, il mio peccato
Lo sconterò nell’altra vita, a sangue rotto

C’è un giardino in mezzo al mare
Pieno di fiori, di arance e di fiori
Tutti gli uccelli vanno lì a cantare
Anche i pesci vi fanno l’amore

 

 

CANZONI CONTRO LA GUERRA

https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=4392&lang=it#agg40243

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FACEBOOOK MASSIMO GILARDI / link sotto– grazie infinite caro Massimo ! — Ci ha fatto conoscere un artista giapponese originalissimo ” che ritaglia foglie “– E’ un artista divertente che ci fa sorridere e, nei giorni che viviamo, non è poco, vero ?

 

 

link Facebook dell’artista :

Massimo Gilardi   —  3 marzo 2025 ore 8,14

 

Japanese artist Lito creates intricate leaf art inspired by ukiyo-e - ABC Asia

foto da ABC News

 

Lito Leaf, è un artista ritagliatore di foglie, nato nel 1986 a Kanagawa ( vedi sotto ), in Giappone. Per sfruttare positivamente il suo deficit di attenzione e iperattività dovuto all’ADHD, ha iniziato a creare opere da solo nel 2020: in soli 2 anni le sue foglie intagliate, pubblicate sui social media hanno suscitato grande curiosità e attenzione. Sono state presentate in programmi TV, giornali e riviste in Giappone e, sorprendentemente, riprese anche dai media online negli Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Francia, Germania, Russia, Iran, Thailandia, India, Taiwan e molti altri paesi. Ha tenuto mostre delle sue opere in tutto il Giappone con grande successo commerciale. Il primo libro delle sue opere “I’ll Always Be with You” è stato pubblicato a maggio 2021 e ha ricevuto un ottimo riscontro ( vedi sotto )

 

 

 

 

 

 

segue l’intervista dal link:
https://www.persephonesocial.com/conversations/lito-leaf-art

 

 

PER INIZIARE, POTRESTI FARCI UNA BREVE PRESENTAZIONE DI TE STESSO E DEL TUO LAVORO?

Sono un artista che ritaglia le foglie.

“Uso i social media come principale campo di attività da tre anni, postando i miei ritagli di foglie quasi ogni giorno.”

Grazie all’attenzione che ho ricevuto sui social media, attualmente realizzo mostre in tutto il Giappone e pubblico libri sui miei lavori.

COME HAI SCOPERTO LA TUA PASSIONE PER L’ARTE DEL RITAGLIO DELLE FOGLIE E ​​COSA TI HA ISPIRATO A PERSEGUIRE QUESTA FORMA UNICA DI CREATIVITÀ?

Sono stato un dipendente aziendale fino ai 30 anni. Tuttavia, continuavo a commettere errori al lavoro e venivo costantemente rimproverato. Mi chiedevo perché non riuscissi a fare bene il mio lavoro, così ho fatto delle ricerche e sono andato in ospedale, dove mi è stato diagnosticato l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività). La mia tendenza a perdere di vista l’ambiente circostante quando mi concentro su una cosa è stata una debolezza nella mia carriera aziendale.

 

 

 

 

“Ho cercato un lavoro in cui potessi usare questa debolezza come un punto di forza, e quello che ho trovato sono stati i ritagli di foglie”.

 

 

I TUOI TAGLIO DI FOGLIE SONO INCREDIBILMENTE INTRICATI E DETTAGLIATI. QUALI TECNICHE UTILIZZI PER OTTENERE TALE PRECISIONE NELLA TUA OPERA D’ARTE?

Non ho mai studiato arte o design.

“L’unica tecnica che utilizzo per creare i miei ritagli di foglie è la mia tendenza a lasciarmi assorbire troppo dai dettagli.”

PUOI RACCONTARCI UN PO’ DEL TUO PROCESSO CREATIVO? QUALI SONO ALCUNE DELLE ISPIRAZIONI CHIAVE CHE HANNO MODELLATO IL TUO STILE LEAFE ART?

Le mie idee le prendo dai ricordi delle uscite con la mia famiglia, dai giochi con gli amici quando ero bambino e da ciò che ho visto e sentito nella mia vita quotidiana. A volte mi viene un’idea da un pasto con la mia famiglia o da una scena che ho visto in TV quel giorno.

“Fin da quando ero bambino, ho amato i cartoni animati di Hayao Miyazaki.”

Sono affascinato dal mondo delle sue opere, dove c’è “un altro mondo” come continuazione del terreno del mondo in cui vivo. Questo potrebbe aver influenzato il mio stile di ritagli di foglie.

 

 

 

 

 

COME PENSI CHE I SOCIAL MEDIA ABBIANO INFLUENZATO IL TUO PERCORSO ARTISTICO E LA LORO INFLUENZA SU ARTISTI COME TE?

Attraverso i social media ho ricevuto offerte di lavoro da molte aziende e un’offerta da un editore per pubblicare raccolte dei miei lavori.

“Senza i social media, non sarei stato in grado di fare della mia arte il mio lavoro e non sarei dove sono oggi.”

I messaggi che ricevo da molte persone attraverso i social media mi ispirano a creare le mie opere d’arte.

 

HAI ALTRI INTERESSI CREATIVI O PROGETTI ARTISTICI CHE STAI ESPLORANDO ATTUALMENTE?

 

“Di recente ho pubblicato il mio primo libro illustrato “Un grande imitatore camaleonte” con protagonista un popolare personaggio ritagliato a forma di foglia, il camaleonte.”

Che puoi trovare qui .

IL LIBRO PUBBLICATO

 

L’INTERVISTA DAL LINK:

PERSEPHONE SOCIAL.COM

01-02-2024

https://www.persephonesocial.com/conversations/lito-leaf-art

 

 

 

 

ALTRE IMMAGINI DEL SUO LAVORO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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“Una grande onda al largo di Kanagawa” è una xilografia in stile ukiyo-e del pittore giapponese Hokusai pubblicata la prima volta tra il 1830 e il 1831
https://it.wikipedia.org/wiki/La_grande_onda_di_Kanagawa

 

 

 

 

8 Best Things to Do in Yokohama in Kanagawa Prefecture - WAmazing Discover

WAmazing– KAGANAWA

 

 

 

non definito

Yokohama giapponese :横浜pronunciato [jokohama]  ) è la seconda città più grande del Giappone per popolazione   e per superficie.  È la capitale e la città più popolosa della prefettura di Kanagawa, con una popolazione di 3,7 milioni nel 2023. Si trova sulla baia di Tokyo, a sud di Tokyo, nella regione di Kantō dell’isola principale di Honshu. Yokohama è anche il principale polo economico, culturale e commerciale della Greater Tokyo Area lungo la zona industriale di Keihin.

 

 

Yokohama, la città fatta per piacere a tutti | Euronews

CARTINA DEL GIAPPONE  —EURONEWS.COM

 

 

 

 

 

IMMAGINI

Dal link Facebook :

Non c’è 2 senza 4 zampe

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

 

 

 

Potrebbe essere un disegno

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante elefante, rinoceronte e testo

 

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante lori lento e panda rosso

 

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

 

 

 

Potrebbe essere un'illustrazione raffigurante albero

 

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante libellula

 

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante osso

 

 

 

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un disegno raffigurante cuore

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un disegno raffigurante libellula

 

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

 

 

 

 

 

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Luciano Canfora ad #AccordiEDisaccordi — video, 0.58 min.

 

 

 

Luciano Canfora ad #AccordiEDisaccordi

 

video, 0.58 min.
https://x.com/hashtag/AccordiEDisaccordi?src=hashtag_click

 

 

“Lasciamo perdere la parola ‘democrazia’. Quello che sta accadendo a #Gaza, dove si blocca l’arrivo del cibo per mettere in ginocchio milioni di persone, rassomiglia ad Auschwitz, punto e basta!”

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ANSA.IT — 19 MARZO 2025 — 7.06 ::: Medio Oriente Raid israeliani su Khan Yunis e Rafah, 14 morti: Ieri fine della tregua, bombardamenti : almeno 400 persone ucciuse di cui 130 bambini ( Unicef )

 

 

ANSA.IT — 19 MARZO 2025 — 7.06

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/03/19/raid-israeliani-su-khan-yunis-e-rafah-14-morti-_9fad11f1-d3c3-46d4-ab32-543c0742944b.html

Medio Oriente

 

Raid israeliani su Khan Yunis e Rafah, 14 morti

Ieri si è chiusa dopo due mesi la tregua tra Israele e Hamas e sono ripartiti i bombardamenti. Almeno 400 persone sono state uccise, tra loro secondo l’Unicef 130 bambini

 

Macerie a Khan Yunis © ANSA/EPA

Macerie a Khan Yunis © ANSA/EPA

 

 

L’emittente araba Al Jazeera afferma che almeno 14 personesono morte in attacchi israeliani che hanno colpito stamattina Khan Yunis e Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. 

La tregua tra Israele e Hamas ieri si è chiusa drammaticamente dopo due mesi nella notte tra lunedì e martedì, quando i caccia dell’Idf hanno ripreso a bombardare intensamente Gaza.

Le autorità della Striscia hanno riferito che almeno 400 persone sono state uccise dalle ondate di attacchi, di cui – secondo l’Unicef – 130 bambini.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz in una nota congiunta alle due del mattino hanno annunciato di avere “dato ordine all’esercito di agire con forza contro Hamas, dopo che si è rifiutato di liberare gli ostaggi e ha respinto tutte le proposte dell’inviato Usa Steve Witkoff e dei mediatori”

 

video, 1.28

Redazione ANSA

18 marzo  2025 –22.08

Gaza City, una scuola in macerie dopo la ripresa degli attacchi israeliani

 

 

 

L’istituto Al-Tabiin Shariya utilizzato dall’inizio della guerra come rifugio per sfollati

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DIANE DUGARD E JUAN COCHO :: una compagnia di comici che fanno anche sorridere : Compagnie des Plumés Production ( Cie de plumes ) :: 1–Le Restaurant – 2- addrestramento di Bobby– un commento : ci vuole molto amore per arrivare a questi risultati-

 

 

IL RISTORANTE — video, 6 min.

 

 

 

 

 

Addestramento di un cane: Diane Dugard e Boby- 6 min.

 

 

nota : 

 

L’AZIENDA, o Compagnia delle piume

Tutto è iniziato il giorno in cui Diane Dugard ha salvato 2 polli dal macello per insegnare loro a suonare la musica.Affascinata fin dall’infanzia da questo animale così divertente e così commovente, ha continuato la sua avventura acquistando graziose galline ornamentali e addestrandole a tutti i tipi di trucchi, uno più eccentrico dell’altro.Nasce così nel 2009 “La Compagnie Des Plumé”. Diane Dugard, artista circense (acrobata e addestratrice di galline) associa molto rapidamente il suo lavoro a quello di Juan Cocho, attore-scrittore formatosi alla Scuola Nazionale di Teatro di Strasburgo. La riunione dei rispettivi universi darà vita alla loro prima creazione: “Take seed” ( Prendilo dal  seme ), uno spettacolo per tutti i pubblici che presenta numeri sorprendenti e inediti di formazione di galline istruite.

La specialità dell’azienda è quindi quella di lavorare con galline vere.

 

Ultimo spettacolo  ( da qui: https://www.compagniedesplumes.fr/ )::

“Hair of the Beast” – OPUS 3


Immagina
uno stormo di anatre sul palco
con 2 cani e 10 galline!!!

 

La Compagnie des Plumés è sostenuta dalla Regione Hauts-de-France, dal dipartimento dell’Oise, da La Batoude (centro del circo e delle arti di strada dell’Oise), dalla DRAC dell’Hauts de France, da La Scène Conventionnée di Cusset, da La Cascade (Centro nazionale delle arti circensi Auvergne Rhône-Alpes), dalla Scene National di Beauvaisis, dalla Ferme de Bel Ebat di Guyancourt, dal Pôle – Scena congressuale di interesse nazionale, dal Centro nazionale del circo Jules Verne di Amiens, dal Centro culturale Jacques Tati di Amiens, da Les 3 Scènes di St-Dizier, da Les Scènes d’Abbeville, dalla Città di Montataire, dal Théâtre des Docks di Corbie, dalla Fabrique des Possibles di Noailles.

 

 

File:Hauts-de-France.svg

regione francese : HAUTS – DE- FRANCE
DA :

https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Hauts-de-France.svg

OISE è nello stesso dipartimento a sud-ovest nella cartina

 

 

Alvernia-Rodano-Alpi – Localizzazione

cusset si trova nella regione Alvernia- Rodano-Alpi, così La Cascade

Amiens nella Somme, Hauts-de- France

 

 

 

Pré Saint Didier — valle d’Aosta

Abbeville- Somme – Hauts- de – France

Montataire -Oise- Hauts-de-France

Corbie- Somme – Hauts-de- France

Noailles – Oise – Hauts-de- France

(– ci sono in Francia, altri due Noailles )

 

gli altri ..  un’altra volta.

 

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ANSA.IT — 18 MARZO 2025–00.37 :: Ultima ora – Il Papa al Corriere, ‘bisogna disarmare la Terra’. ‘C’è bisogno di riflessione, pacatezza, senso della complessità’. “La guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”.

 

 

 

white dove with olive branch - colomba pace foto e immagini stock

 

ANSA.IT — 18 MARZO 2025–00.37

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2025/03/18/il-papa-al-corriere-bisogna-disarmare-la-terra_1b50307e-4160-4342-a17f-b19dc250dac1.html

 

Hand Releasing Dove with Olive Branch on Colorful Background. International Peace Day

 

Il Papa al Corriere, ‘bisogna disarmare la Terra’

‘C’è bisogno di riflessione, pacatezza, senso della complessità’

ROMA, 18 marzo 2025, 00:37

Redazione ANSA

ANSACheck

Diversità nell'arte, unità nella pace

 

“Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra.

C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità”.

Pigeons

 

Lo scrive il Papa in un passaggio di una lettera pubblicata sul sito del Corriere della Sera. La lettera, datata 14 marzo, è indirizzata al direttore, Luciano Fontana, che gli aveva inviato un messaggio di augurio chiedendogli se voleva intervenire con un appello.

Faccia Donna Colomba Colori Bandiera UcrainaPACE PER L’UCRAINA E PER TUTTI I POPOLI SOTTO LA GUERRA

“La guerra – scrive altro Francesco – non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”.

 

Peace for Ukraine

 

Peace for Ukraine

 

 

 

Silhouette of pigeon

 

 

 

the 1,700 years old dove mosaic in sepphoris / tzippori - colomba pace foto e immagini stock

 

 

 

A dove silhouetted against the waters of the sea of Galillee, Kinneret /lake Tiberius, at sunrise, with sunlight reflectionCOLOMBA DELLA PACE SUL LAGO DI   TIBIRIADE

 

 

 

 

View of minarets and dome for Masjid Quba in Medina, Saudi Arabia.Minareti bianchi per Masjid Quba in Medina, Saudi Arabia.
E’ la prima moschea costruita dal Profeta Maometto agli inizi della sua Egira ( 622 d.C.)

 

 

 

 

Colomba che tiene l'icona del ramo d'ulivo

una buffa colomba che tiene in bocca l’ulivo::  ci fa sorridere

 

 

 

Colomba divertente che fa un'icona del viso

questa, forse, è vecchietta e un po’ malandatata come noi…

 

 

 

 

Non c'è più pace

questa povera colomba piena di cerotti,  e piume che se ne vanno, mi sembra proprio nella nostra condizione generale: lei- come Papa Francesco – vuole assolutamente la pace, proprio come tutti i cittadini del mondo… ma non è facile, vero,  colomba tanto volentorosa ?

 

 

 

 

tres morillas– Jordi Savall

 

video, 3.26

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ANSA.IT / TEL AVIV–18 MARZO 2025 –10.18 + 1.59 + 2.34 — Netanyahu: ‘Finita la tregua, Israele agisce con forza a Gaza’. ‘Dopo che Hamas non ha rilasciato ostaggi e respinto piano Usa’

 

 

 

 

Crolla la tregua, raid israeliani su Gaza: almeno 350 i morti

Corpi e feriti traferiti all’ospedale Nasser a Khan Yunis

ansa.it — 18 marzo — ore 10.18

https://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2025/03/18/crolla-la-tregua-raid-israeliani-su-gaza-almeno-350-i-morti_26b8b745-63ba-4608-b71d-2cb6d2fad1c5.html

 

 

 

ANSA.IT –18 MARZO 2025 –1.59
https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2025/03/18/netanyahu-finita-la-tregua-israele-agisce-con-forza-a-gaza_cd4a0a6b-811d-4bcd-bcad-264b64fe5095.html

 

Netanyahu: ‘Finita la tregua, Israele agisce con forza a Gaza’.

‘Dopo che Hamas non ha rilasciato ostaggi e respinto piano Usa’

Redazione ANSA

ANSACheck
© ANSA/EPA
© ANSA/EPA–BENJAMIN NETANYAU

“Il premier Benjamin Netanyahu e il ministro Israel Katz hanno istruito le Idf ad agire con forza contro Hamas nella Striscia di Gaza, dopo che l’organizzazione terroristica ha ripetutamente rifiutato di liberare i nostri ostaggi e respinto tutte le proposte ricevute dall’inviato americano Steve Witkoff e dai mediatori”, riferisce l’Ufficio di Netanyahu.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) stanno “colpendo in questo momento siti di Hamas in tutta” l’enclave palestinese con “l’obiettivo di raggiungere gli scopi della guerra, tra cui il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti”.

 

18 MARZO 2025 — 2.34

Gaza, ‘almeno 100 tra morti e feriti negli attacchi israeliani ‘.

Colpite decine di obiettivi di Hamas. Usa consultati in anticipo

 

Redazione ANSA

 

ANSACheck

 

 

 

© ANSA/EPA

© ANSA/EPA

 

 

Secondo fonti palestinesi ci sono almeno 100 tra feriti e morti in seguito agli attacchi delle Forze di difesa israeliane (Idf) sulla Striscia di Gaza.
Sarebbero state colpite anche “alcune tende di sfollati a Khan Younis”.
Le Idf stanno lanciando una serie di ondate di raid aerei contro obiettivi di Hamas nell’enclave palestinese.

I media dello Stato ebraico affermano che l’aeronautica militare sta operando contro centinaia di nuovi siti che il movimento islamista ha ricostituito nei due mesi di cessate il fuoco, dopo aver reclutato più di 20.000 nuovi terroristi.
Finora l’aeronautica avrebbe colpito decine di obiettivi nella Striscia: comandanti e operativi di Hamas, tunnel e depositi di armi.

Idf e Shin Bet hanno confermato in una dichiarazione congiunta che stanno “attaccando su vasta scala obiettivi dell’organizzazione terroristica”. Il portavoce militare ha aggiornato le linee di difesa della zona al confine con l’enclave palestinese, il che “non consente attività scolastiche”.

La Casa Bianca è stata consultata da Israele sugli attacchi, ha detto la portavoce americana Karoline Leavitt.

 

 

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Casoli, comune di Camaiore, in Versilia, Toscana nord-occidentale – IL PAESE DEGLI ” SGRAFFITI ” : la tecnica è diversa dai graffiti- Si applicano due strati di intonaco di colori contrastanti: l’ultimo viene graffiato ancora fresco per far emergere il colore contrastante.

 

 

 

zone della Toscana– vedi Versilia

Mappa Toscana & Mappa della Toscana secondo zone e città

 

 

Mappa con le città della Toscana– della nostra zona ( Casoli ) vediamo solo Camaiore nella cui provincia si trova il paese.

 

 

 

entrambe le cartine:

da: Holidays Homes Tuscany

 

 

DOVE SI TROVA CASOLI —.6 km  da CAMAIORE

greppo lungo

DA : APUANO.COM

 

 

Piazza Domenico dell'Aquila

PIAZZA DOMENICO DELL’AQUILA– piazza principale

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

TECNICA  dello  SGRAFFITO

Quello che rende Casoli un posto originale è il fatto che, rispetto ai tanti “paesi dei murales” dove il disegno viene dipinto col pennello o con lo spray, qui si fa uso solo della tecnica degli “sgraffiti”. Una tecnica antica, decorativa e a fresco, che consiste nell’applicare due strati di intonaco, di colori contrastanti; l’ultimo poi viene graffiato ancora da fresco, facendo così emergere il colore dello strato sottostante, dando vita al disegno. Gli artisti che lo realizzano vengono selezionati con un concorso. Il tema delle opere è più che altro legato agli abitanti del passato, ritratti durante la vita quotidiana o nel fare i propri mestieri. Anche la collocazione degli sgraffiti è molto importante perché avviene nel luogo dove i cittadini rappresentati hanno svolto la loro attività o vissuto.  ( vedi sotto : il calzolaio )

 

 

LaCasaInVersilia.it: Trova subito la casa che cerchi in Versilia!

mappa della Versilia
https://www.lacasainversilia.it/

 

La storia di Casoli è antica, ma l’usanza di lasciare una testimonianza artistica risale ai primi anni ’50 del secolo scorso, quando il pittore e scultore Rosario Murabito si trasferì in Versilia insieme alla moglie, stabilendosi proprio a Casoli. Innamoratosi del paese e del calore dei suoi cittadini, Murabito decise di omaggiare il luogo con un graffito nella piazza principale, ancora oggi visibile, così come visibili sono le opere esposte nelle vie di Pietrasanta.

Negli anni, numerosi artisti hanno soggiornato in questo borgo e fatto propria l’usanza di lasciare un segno del loro passaggio. Casoli si è trasformato poco a poco nel borgo dei graffiti: il modo migliore per ammirarli è con una passeggiata tra i vicoli silenziosi, osservando un po’ queste tracce d’artista e un po’ gli scorci che si aprono sul panorama circostante. Ci si imbatte in opere che immortalano scene di vita quotidiana o personaggi locali, o ancora miti come il graffito tratto dall’Odissea e quello che ritrae Narciso mentre si specchia nelle acque. Quest’ultimo si trova poco distante dal centro storico, nella parte bassa del borgo, all’interno di un antico lavatoio.

Le mura di tutto il paese sono decorate nei toni del rosso, del giallo e della terra, con cui principalmente sono stati realizzati i graffiti, in gergo sgraffiti. Il procedimento che porta alla loro creazione richiede precisione e meticolosità: si utilizzano sabbiolino, calce colorata e polvere di metallo, in un tecnica in equilibrio tra arte e artigianato.

 

Oltre alla tradizione dei graffiti – celebrata nell’evento annuale Sgraffiti di Casoli – il borgo conserva la Casa Museo Murabito, ed è un punto strategico per raggiungere in poco tempo le spiagge di Camaiore e i sentieri di trekking che si snodano tra i boschi del Monte Matanna.

 

 

Casoli majella mtns abruzzo

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

SCUOLA MEDIA ” STAGIO STAGI ”

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

Casoli near Candalla, Camaiore - Lucca, Tuscany, Italy

 

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

FOTO DI CASOLI, CAMAIORE

 

 

 

 

Casoli - Camaiore

 

 

 

 

Casoli - Camaiore

 

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/casoli-camaiore-108287173/photo-69936654

 

 

vista sul borgo Casoli alla fine della via Carmelo Cappello

vista su Casoli  alla fine di via Carmelo Cappello
https://www.indianagio.com/casoli-camaiore/

 

 

casoli camaiore fontana con graffito "Narciso" di F. Pagliarulo

Fontana  con sgraffito “Narciso” di F. Pagliarulo
https://www.indianagio.com/casoli-camaiore/

 

 

E’ ” IL PAESE DEGLI SGRAFFITI “

 

 

Casoli - Camaiore

Autore  foto —cripa72– 

“Casoli” di Dunio Piccolin

 

 

Casoli - Camaiore

Autore   cripa72  – una scultura nel paese dei graffiti

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/casoli-camaiore-108287173/photo-69936654

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti: FONTANA PIASTRACCIA

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

“Germano il calzolaio di Casoli” di T. Manu

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

CASOLI, SENZA GRAFFITI

 

 

 

Cucina  di Camaiore

 

 

LA SCARPACCIA

 

 

apri il link sopra, vedi come farla

 

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

CASOLI, IL PAESE DEI GRAFFITI — ANCHE PICCOLE SCULTURE O RILIEVI

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

CASOLI, IL PAESE DEI GRAFFITI

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

CHE BEL MICIONE.. IN TINTA !

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

un graffito laggiù in fondo

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

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PIANA DI CAMAIORE
Snake990 – Opera propria

WIKIPEDIA CAMAIORE E DINTORNI

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Una piazza per l’Europa, Antonio Albanese legge una poesia di Brecht: ” Pace è non avere fame, freddo, paura” – Antonio Albanese aderisce a ” Una piazza per l’Europa”, la manifestazione nata su Repubblica da un’idea di Michele Serra. L’attore e comico legge “I bambini giocano alla guerra”, la poesia di Bertolt Brecht sulla pace.

 

 

Tutti gli aggiornamenti su Repubblica 15/03/2025 00:59

https://www.repubblica.it/politica/dossier/una-piazza-per-l-europa/2025/03/15/video/una_piazza_per_leuropa_albanese
_legge_una_poesia_di_brecht_pace_e_non_avere_fame_
freddo_paura-424065583/

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B’Tselem בצלם بتسيلم @btselem / Centro d’informazione israeliano per i diritti umani nei territori occupati– 15.24 — 17 marzo 2025 + altro

 

 

 

@btselem    è una organizzazione non governativa israeliana che si occupa di documentare le violazioni dei diritti umani da parte di Israele nei territori sottoposti alla sua occupazione.
Gli obbiettivi dichiarati di B’Tselem sono “documentare ed educare il pubblico e i politici israeliani sulle violazioni dei diritti umani compiuti dallo stato di Israele nei territori occupati, impegnarsi nella lotta contro il fenomeno della negazione tra i cittadini israeliani e contribuire a creare una cultura dei diritti umani in Israele”.
Nel dicembre 1989 l’organizzazione ha ricevuto il Carter-Menil Human Rights Prize. B’Tselem è finanziata dal ministero degli esteri del Regno Unito e della Norvegia, oltre che da fondazioni con sede in Europa e Nord America.

B’Tselem indaga in un certo numero di settori connessi al conflitto. In particolare le seguenti:    qui il linkWikipedia

 

 

link X

https://x.com/btselem/header_photo

btselem.org

 

 

testo originale:

This morning, Monday, 17 March 2025, at around 7:00 A.M., masked Israeli settlers armed with clubs arrived near the village of Susiya in Masafer Yatta and began throwing stones at village residents who were herding sheep in the area. More residents gathered at the scene, including B’Tselem field researcher Naser Nawaj’ah, who came to document the incident and called the police. In an attempt to defend themselves, the residents threw stones toward the attackers. During the incident, soldiers passed by in a civilian vehicle. They observed the event without intervening and continued driving. After about half an hour, a police officer arrived, allowed the settlers to leave, and detained Nawaj’ah in a police car for about an hour. Two residents were injured by stones in the attack. “I went over to the officer and complained that they were letting the settlers escape,” said Nawaj’ah. “The officer ignored me, but I insisted. He said to me angrily, ‘You’re under arrest,’ and put me in the police car. We have lost our sense of security and safety. We are judged for simply existing on our own land. This is what happens when the victim becomes the accused.”

 

traduzione di Google

 

Questa mattina, lunedì 17 marzo 2025, verso le 7:00, coloni israeliani mascherati e armati di manganelli sono arrivati ​​nei pressi del villaggio di Susiya a Masafer Yatta e hanno iniziato a lanciare pietre contro i residenti del villaggio che stavano pascolando le pecore nella zona. Altri residenti si sono radunati sulla scena, tra cui il ricercatore sul campo di B’Tselem Naser Nawaj’ah, che è venuto per documentare l’incidente e ha chiamato la polizia. Nel tentativo di difendersi, i residenti hanno lanciato pietre verso gli aggressori. Durante l’incidente, i soldati sono passati a bordo di un veicolo civile. Hanno osservato l’evento senza intervenire e hanno continuato a guidare. Dopo circa mezz’ora, è arrivato un agente di polizia, ha permesso ai coloni di andarsene e ha trattenuto Nawaj’ah in un’auto della polizia per circa un’ora. Due residenti sono stati feriti dalle pietre nell’attacco. “Sono andato dall’ufficiale e ho protestato perché stavano lasciando scappare i coloni”, ha detto Nawaj’ah. “L’ufficiale mi ha ignorato, ma ho insistito. Mi ha detto con rabbia: ‘Sei in arresto’ e mi ha messo nella macchina della polizia. Abbiamo perso il nostro senso di sicurezza e protezione. Siamo giudicati semplicemente per il fatto di esistere sulla nostra terra. Questo è ciò che accade quando la vittima diventa l’imputato”.

 

 

video, 0.43

apri qui
https://x.com/i/status/1901643408612958658

 

 

 

Avevamo dato notizia di questo Centro straordinario il 10 ottobre 2023- link

B’Tselem בצלם بتسي== Centro di informazione per i diritti umani  nei territori occupati:

 Abbandonare il principio morale fondamentale secondo cui tutti gli esseri umani sono stati creati uguali (“b’tselem elohim”) è una perdita di umanità.”

 

https://x.com/btselem/status/1822535731476074733

 

 

 

Il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem ha pubblicato un nuovo importante rapporto che documenta come il sistema carcerario israeliano sia diventato “una rete di campi di tortura”, dove gli abusi fisici, psicologici e sessuali sui prigionieri palestinesi sono normalizzati e di routine. Il rapporto, intitolato “Benvenuti all’inferno”, raccoglie le testimonianze di 55 palestinesi detenuti dalle autorità israeliane dal 7 ottobre e successivamente rilasciati, quasi tutti senza accuse. Ciò avviene mentre un gruppo di esperti delle Nazioni Unite condannava la diffusa tortura dei palestinesi e mentre il canale israeliano Channel 12 News trasmetteva un filmato scioccante di soldati israeliani che abusavano sessualmente di un prigioniero nella base militare di Sde Teiman, dove sono trattenuti migliaia di detenuti di Gaza. Sarit Michaeli, responsabile della difesa internazionale di B’Tselem, afferma che gli abusi nelle prigioni israeliane sono “sistemici, continui e sanzionati dallo Stato”, riflettendo la crudeltà e la sete di vendetta di un numero crescente di israeliani. “Vorrebbero avere campo completamente aperto in termini di ciò che possono fare ai palestinesi”, afferma Michaeli.

 

 

TRADUZIONE Google:

 

Decine di testimonianze di palestinesi rilasciati dalle strutture carcerarie israeliane presentate nel nostro ultimo rapporto, “Benvenuti all’inferno”, indicano chiaramente una politica sistemica e sistemica, la principale delle quali è l’abuso e la tortura di tutti i prigionieri palestinesi detenuti da Israele.

 

 

 

 

Immagine del profilo quadrata

B’Tselem בצלם بتسيلم  @btselem

traduzione di Google dall’ebraico

Ciò include la violenza fisica e verbale, l’abuso sessuale, la fame, l’imposizione di cattive condizioni igieniche, l’impossibilità di cure mediche adeguate e altro ancora. Link al rapporto completo >>

dal Facebook –https://www.facebook.com/btselem

 

 

Rapporto : ” Benvenuti all’inferno ” ( Welcome to Hell )

 

questo deve smettere adesso :

In questo momento approssimatamente 10.000 palestinesi sono sottoposti  ad abusi e torture fisiche e psicologiche nei campi di tortura israeliani

 

In una cella che misura 5×2.5 m. al massimo, mettono 12 o 14 di noi. I gabinetti sono den- tro le celle con un bel puzzo invece di una porta.

 

 

dal Facebook – link sopra

B’Tselem – The Israeli Information Center for Human Rights in the Occupied Territories.
http://www.btselem.org/

dal link : 

potete scaricare il Rapporto completo in inglese o anche  il Riepilogo, in inglese

https://www.btselem.org/publications/202408_welcome_to_hell?fbclid=IwY2xjawElXoVleHRuA2FlbQIxMAABHbbebSPXq8SJFAaSNIhV0MHEe4S3ijKckaz8J_xx_mQxqAKjhU424i5zzQ_aem_qvGON8pECtWCCRVb5xjrMQ

 

 

link dove trovare i video pubblicati da :: B’ TSELEM

https://www.youtube.com/user/btselem

 

 

in questo link sempre di B’ TSELEM- trovate alcuni brani del rapporto in inglese, ma se avete la traduzione automatica in italiano nel computer, anche in italiano

https://www.btselem.org/publications/202408_welcome_to_hell?fbclid=IwY2xjawElXoVleHRuA2FlbQIxMAABHbbebSPXq8SJFAaSNIhV0MHEe4S3ijKckaz8J_xx_mQxqAKjhU424i5zzQ_aem_qvGON8pECtWCCRVb5xjrMQ

 

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Anche se ci rimane un’immensità da percorrere, mi pare che noi donne un pochino ci siamoi alleggerite…

 

 

da : https://it.pinterest.com/adornedhistories_/

 

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Jazz Hot (1938) Il raro cortometraggio con la leggenda del jazz Django Reinhardt– ( a parte il tono di voce del presentatore ), sembra un modo simpatico di introdurre al jazz–+++altro

 

 

 

 

 

 

1. Gypsy Jazz – “Minor Swing” ( di Django Reinhardt ) – Rhythm Future Quartet +++

2.  Minor Swing, Django Reinhardt, Stéphane Grappelli e Le Quintette di Hot Club de France, 1937

 

 1.   QUARTETTO

Jason Anick (violin)

Olli Soikkeli (guitar)

Vinny Raniolo (guitar)

Greg Loughman (bass)

 

 

 

Django Reinhardt – Minor Swing – HD *1080p –  1937

 

 

2.   QUINTETTO HOT CLUB DE FRANCE 1937

 

 

 

 

 

 

Django Reinhardt: storia di un talento assoluto | Biblioteche Civiche Torinesi

Django Reinhardt, all’anagrafe Jean Reinhart (Liberchies, 23 gennaio 1910 – Samois-sur-Seine, 16 maggio 1953), è stato un chitarrista jazz francese.

 

Nacque a Liberchies (in Belgio), il 23 gennaio 1910 da una famiglia di etnia sinti (1.in fondo )

Dopo un lungo girovagare in varie nazioni europee e nord-africane, la sua carovana si fermò presso la periferia di Parigi, in Francia, città che fu scenario della quasi interezza della carriera del jazzista d’oltralpe.

Quando aveva diciotto anni Reinhardt, che aveva già iniziato una carriera da apprezzato banjoista, subì un grave incidente. La roulotte di famiglia fu divorata da un incendio; Django riportò gravi ustioni, tanto da perdere l’uso della gamba destra e di parte della mano sinistra (l’anulare e il mignolo, distrutti dal fuoco, furono saldati insieme dalla cicatrizzazione).

Questo incidente era destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della chitarra jazz. Infatti, a causa della menomazione alla mano sinistra, Reinhardt dovette abbandonare il banjo ed iniziare a suonare una chitarra che gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida. Nonostante le dita atrofizzate, o forse proprio grazie a queste, sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare riuscendo in questo modo a vincere la menomazione ed in breve tempo fu in attività assieme a diverse orchestre che giravano per la Francia, tra cui quella del fisarmonicista Vettese Guerino, con cui incise i primi dischi.

 

Certificato di matrimonio di Django Reinhardt e Sophie “Naguine” Ziegler


LE NOZZE  —PINTEREST

 

 

BABIK, IL FIGLIO MINORE DI DJANGO–IL SUO NOME ERA JEAN-JACQUES  ed è diventato chitarrista come il fratello Lousson,  figlio della prima moglie Bella

foto da :

INSTAGRAM

https://www.instagram.com/djangonostra/p/Cn4RNRjuI8C/

 

 

 

A metà degli anni trenta, Reinhardt e il violinista Stéphane Grappelli formarono un quintetto di soli strumenti a corda, denominato Le Quintette du Hot Club de France che divenne presto famoso grazie anche all’appoggio dell’Hot Club de France, una delle prime associazioni di promozione del jazz in Europa.

 

Django Reinhardt &amp; Stephane Grappelli - Minor Swing - YouTube

django reinhardt and stephane grappelli

SEGUE :

https://it.wikipedia.org/wiki/Django_Reinhardt

 

 

nota:   SINTI

 

sinti sono una etnia appartenente alla più ampia famiglia delle comunità romaní  ( con l’accento sulla ì ) dell’Europa.

L’origine del nome sinti è nella parola indo-persiana Sindh, ad indicare la regione nella valle dell’Indo e lo stesso fiume Indo (Sindhu), nell’attuale Pakistan ed India nord-occidentale, e per estensione tutta l’India.

In Francia, i Sinti sono chiamati Manouches o Manus (nella loro lingua, una delle parole per “uomini”), in Spagna Caminadores sebbene alcune fonti le trattino come etnie differenti. La lingua propria dei Sinti è comunque pressoché la stessa dei Manouches, ed è piuttosto affine alle lingue parlate dai Rom nonché condivide il lessico base dei gerghi parlati dai Kalé: tutte queste etnie condividono una stessa origine linguistica.

È opinione diffusa che gli antenati dei Sinti debbano essere partiti come profughi di guerra a causa degli attacchi degli Omayyadi al Regno Sindhi nel 711-713 e della morte di Raja Dahir. La loro presenza in Ungheria è documentata dalla fine del XIV secolo e nell’Europa centrale dall’inizio del X  secolo (1407, HildesheimGermania).

La lingua dei Sinti indica che sono chiaramente la più antica diaspora indiana immigrata in Europa. Gli antenati di Sinti e Kalé erano Kshatriya Sindhiens (=in sanscrito, nelle caste induiste, erano nobili da cui si traevano le caste guerriere, erano sotto solo ai braimini ) “sinto” deriva dalla parola “sindho” che significa “abitante del Sindh” (ora Pakistan). Una ricerca condotta da Louis de Gouyon Matignon mostra che il 50% di Sintikes, la lingua Sinti, proviene dalla lingua hindi. È un dialetto germanizzato (nel nord) ed italianizzato (nel sud).

La storia recente dei Sinti è analoga a quella della popolazione Rom: furono perseguitati in tutti i Paesi europei subendo di volta in volta pratiche di inclusione (schiavizzazione nei paesi dell’Est Europa) ed in particolare in Romania (schiavitù abolita solo dopo il 1850), esclusione (cacciata dai territori) e discriminazione.

Il nazismo riservò ai Rom e Sinti lo stesso trattamento riservato agli ebrei, ai testimoni di Geova ed agli omosessuali. Essi furono deportati in campi di concentramento. Si stima che circa 500.000 tra Rom e Sinti trovarono la morte nei campi di sterminio durante il Porajmos ( 1). Anche nel fascismo italiano i Sinti furono severamente discriminati ed internati in campi di concentramento.

Tradizionalmente i Sinti hanno esercitato l’attività del giostraio e del circense. Tra i più famosi circensi italiani di origine sinta ci sono Moira Orfei e la sua famiglia. Anche la seconda famiglia circense più famosa d’Italia, i Togni, è di origine sinta. Molti sinti parlano il romaní, ma diversi gruppi utilizzano dialetti influenzati dalle lingue regionali del luogo di insediamento.

 

 

****** QUELLO CHE SEGUE, PER CHI POTESSE, VALE APRIRE IL LINK E LEGGERLO.. FINCHE’ SI PUO’

 

segue da :

PORRAJMOS

https://it.wikipedia.org/wiki/Porrajmos

(1)  porajmos ( pr. italiana : poràimos ) che letteramente significa  “grande divoramento” o “devastazione”);  è il termine con cui da diversi decenni viene indicato lo sterminio delle popolazioni romaní,  da molti considerato inadeguato. Viene sempre più utilizzato il termine Samudaripen (Samudaripen = sa+mudaripen = tutti+uccisione = uccisione di tutti = sterminio, genocidio) ritenuto più appropriato.

 

 

«Noi Rom e Sinti siamo come i fiori di questa terra.
Ci possono calpestare,
ci possono eradicare, gassare,
ci possono bruciare,
ci possono ammazzare –
ma come i fiori noi torniamo comunque sempre…»

( tradotto dal testo in tedesco )

 

 

Uno dei più importanti musei del mondo, l’United States Holocaust Memorial Museum (USHMM), il museo dell’olocausto ufficiale degli Stati Uniti d’America ha dedicato un’ampia collezione alla persecuzione nazista del Popoli romanì

Dal sito del Museo del USHMM : “Tra il 1933 e il 1945, i Rom (Zingari) hanno sofferto molto come vittime della persecuzione nazista e dello sterminio di massa. Costruito su pregiudizi di lunga data, il regime nazista ha giudicato gli zingari sia come “asociali” (fuori quindi della cosiddetta società normale) sia come “di razza inferiore”, ritenendo che essi rappresentavano una minaccia per la purezza biologica della razza “ariana”. Durante la seconda guerra mondiale, i nazisti e i loro collaboratori uccisero fino a 220.000 uomini, donne e bambini zingari in tutta l’Europa occupata dai tedeschi. Auschwitz-Birkenau il più grande centro di sterminio nazista, è stato anche il sito di uno speciale “campo famiglia” zingaro. Nato nel febbraio del 1943, in questo campo ci sono stati ben 20.000 zingari. La stragrande maggioranza di essi sono morti di fame, di malattie, di esperimenti medici e nelle camere a gas. Tra i popoli nomadi come i Rom, le storie, le poesie e le canzoni sono tramandate da una generazione all’altra grazie alla tradizione orale. Recentemente, i ricercatori hanno cominciato a raccogliere e a pubblicare il folklore correlato all’olocausto come esperienza dei sopravvissuti zingari e delle loro famiglie. La canzone-lamento Aušvits (Auschwitz) è stata registrata nel 1960 da Ružena Danielová, una sopravvissuta della città ceca di Mutenice […]. Cantata in lingua rom, Aušvits attinge a temi comuni del repertorio dei lamenti popolari dei rom, in particolare vengono messi in risalto i sentimenti della cantante che canta l’isolamento e la disperazione in un racconto in cui l’immagine simbolica di un uccello scuro porta un messaggio dalla terra dei morti.”

note del testo

  1. ^ I rom, il nazismo nella musica-lamento di Ružena Danielová. Archiviato il 3 settembre 2013 in Internet Archive.

 

***per ora la canzone non l’ho trovata, ma vedremo

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LIMESONLINE  12 GIUGNO 2023 – I maggiori partiti e movimenti dell’ultradestra ucraina- appendice dell’articolo : Pochi ma influenti, gli ultranazionalisti tra Majdan e resistenza / link sotto- pubblicato in LEZIONI UCRAINE, n. 5 – 2023

 

 

LIMESONLINE  12 GIUGNO 2023

https://www.limesonline.com/rivista/i-maggiori-partiti-e-movimenti-dell-ultradestra-ucraina-14646589/

 

I maggiori partiti e movimenti dell’ultradestra ucraina

 

Appendice all’articolo “Pochi ma influenti, gli ultranazionalisti tra Majdan e resistenza” in Limes 5/2023, Lezioni ucraine.

 

 

Pubblicato in: Lezioni ucraine – n°5 – 2023

 

 

Una donna sventola la bandiera del battaglione Azov durante un discorso di Volodymyr Zelensky al Castello Reale di Varsavia, 5 aprile 2023  (Foto: Jaap Arriens/NurPhoto/GettyImages).

 

 

 

1. Assemblea nazionale ucraina – Autodifesa nazionale ucraina (Una-Unso)

 

NOTA SU STEPAN BANDERA

File:Stamp of Ukraine Stepan Bandera 100 years cropped.jpg

Francobollo dell’Ucraina: Stepan Bandera (1909-1959) 100 anni di nascita

Nasce Staryj Uhryniv1º gennaio 1909 – Monaco di Baviera15 ottobre 1959) è stato un politico ucraino, figura di estrema destra e leader dell’OUN-B, fazione radicale militante dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN),] e fondatore dell’Esercito Insurrezionale Ucraino.  Pur in seno ad una politica collaborazionista con i nazisti, per Bandera fu imprescindibile l’indipendenza dell’Ucraina, per proclamare la quale parve occasione propizia l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nel 1941. 
La Germania nazista risultò invece infastidita dal tentativo di restaurazione, nel territorio appena occupato, di uno Stato ucraino indipendente, pur allineato.  Il rapporto con i tedeschi fu perciò complicato e segnato da arresti che costarono a Bandera anche l’internamento nel lager di Sachsenhausen. Nel 1944 fu liberato affinché conducesse azioni di sabotaggio contro l’Armata Rossa. A guerra finita, riparò in Germania Ovest con moglie e figli, sotto protezione alleata. Fu assassinato a Monaco di Baviera da un agente del KGB nel 1959.
Nonostante si ritenga che, insieme ai suoi seguaci, abbia forti responsabilità nel massacro di civili polacchi e nell’Olocausto in Ucraina, si tratta di una figura centrale del nazionalismo ucraino. La sua famiglia subì pesanti ritorsioni dai sovietici e dai polacchi, oltre che dagli stessi tedeschi.

segue nel link: Wikipedia

FINE NOTA

******

 

Fondato nel 1991 in reazione al tentativo di golpe organizzato a Mosca contro Mikhail Gorbačëv, è il più vecchio dei gruppi dell’ultranazionalismo ucraino post-sovietico. In origine consisteva di un’ala politica (Assemblea nazionale ucraina – Una) e una paramilitare (Autodifesa nazionale ucraina – Unso), riprendendo così non solo le idee ma anche la struttura dell’Oun-Upa, fondata nel 1929 a Vienna, in cui crebbe Stepan Bandera.

Esattamente come quella, che nel 1940 si divise tra ala moderata (Oun, guidato da Andrij Mel’nyk) e ala radicale (Upa, guidato da Bandera appunto),

nel 2014 l’Una formò un’alleanza con Pravyj Sektor, mentre l’Unso continuò a operare in modo autonomo. Il primo leader dell’Una-Unso fu Jurij-Bohdan Šukhevyč, figlio di Roman Šukhevyč, leggendario leader dell’Upa che morì nel 1950 combattendo i sovietici.

 


2. Svoboda ( = libertà )

Il partito fu fondato nell’ottobre del 1991 a L’viv ( LEOPOLI ) con il nome di Partito social-nazionale d’Ucraina (Snpu), come unione dei militanti dell’Organizzazione dei veterani dell’Afghanistan, del gruppo giovanile nazionalista Spadščyna (Eredità) guidato da Andrij Parubij (destinato a diventare segretario del Consiglio di sicurezza dell’Ucraina e presidente del Parlamento dal 2016 al 2019), dell’Unione studentesca presieduta da Oleh Tjahnybok (poi tra i leader di Jevromajdan e in seguito parlamentare) e del gruppo paramilitare Varta Rukhu comandato da Jurij Kryvoručko (in seguito parlamentare e presidente del Forum ucraino delle organizzazioni giovanili) e Jaroslav Andruškiv, che divenne anche il leader del neonato partito. Come molti altri partiti e movimenti, anche l’Snpu aveva una propria «ala militare» nel gruppo Patrioti dell’Ucraina, che fu sciolto nel 2004 quando il partito, accusato di inclinazioni neonaziste, decise di darsi una nuova immagine ribattezzandosi Svoboda (Libertà) e scegliendo come nuovo leader Tjahnybok.


 

 

3. Azov

 

Le origini del movimento ultranazionalista e neonazista Azov, forse il più influente della scena ucraina, vanno rintracciate tra i reduci della filiale di Kharkiv dei Patrioti dell’Ucraina (vedi la voce Svoboda), sciolta nel 2004 quando l’Snpu decise di ribattezzarsi Svoboda.

Il loro leader era Andrij Bilec’kyj (rampollo di un’antica famiglia cosacca per parte di padre e di una famiglia nobile per parte di madre; più avanti sarà anche parlamentare), che nel 2011 venne ferito con due colpi d’arma da fuoco e in seguito, con altri compagni, finì in carcere con accuse per rapina, furto e aggressione, forse politicamente motivate.

Tutti furono liberati dopo la caduta del presidente Viktor Janukovyč a seguito di Jevromajdan del 2014.

Nella primavera dello stesso 2014  Bilec’kyj organizzò le prime piccole unità paramilitari che s’impegnarono in scontri con i separatisti filorussi nel Donbas e nella regione di Kharkiv. Pochi mesi dopo tali gruppi armati di volontari furono organizzati in un battaglione più o meno regolare sotto l’egida del ministero dell’Interno e, dopo aver combattuto con efficacia a Mariupol’, inquadrate in una vera unità militare della Guardia nazionale, diventata una delle più agguerrite dell’intero esercito ucraino.

Dal battaglione germogliarono poi i Corpi civili Azov e infine, nel 2016, il partito Patrioti ucraini, ribattezzato subito dopo Corpi nazionali.

 

L’Azov è una galassia destrorsa a sé stante, che comprende anche un club culturale (Plomin, Fiamma), un movimento cosacco (Kozac’kyy Dim, Casa cosacca), circoli giovanili, un corpo del genio, l’Intermarium Support Group e altre varie organizzazioni. Un’autonomia custodita con attenzione, tanto che il primo vero tentativo di cooperare con altri movimenti e partiti dello stesso orientamento è arrivato per l’Azov solo con le elezioni parlamentari anticipate del 2019, quelle convocate dall’appena eletto presidente Zelens’kyj, in un raggruppamento guidato dall’organizzazione di Svoboda: i risultati sono stati deludenti.

Nel 2020 i veterani dell’Azov, insieme con attivisti dei movimenti studenteschi della destra, hanno generato un’altra organizzazione paramilitare, Centuria, che si definisce «un gruppo di guerrieri della Luce e dell’Ordine che combatte il nemico interno».

Dalla fondazione all’invasione russa, e nel pieno rispetto dei suoi slogan, Centuria si è soprattutto segnalata per manifestazioni pubbliche contro organizzazioni o persone filorusse (o considerate tali) o a favore di militanti nazionalisti finiti sotto accusa: tipico caso, le proteste per l’arresto di 16 «camerati» che avevano attaccato un autobus carico di ragazzi del movimento giovanile del partito Per la vita.


 

 

4. Pravyj Sektor (Ps)

 

Pravyj Sektor (Settore destro) nacque verso la fine del 2013, nel clima già infuocato delle proteste contro il presidente Viktor Janukovyič, come coordinamento dei militanti di diversi gruppi della destra radicale più o meno ispirati dall’esempio dell’Upa di Stepan Bandera (vedi la voce Una-Unso).

Non a caso il suo leader, Dmytro Jaroš (che verrà ferito in battaglia presso l’aeroporto di Donec’k nel 2015, diventerà parlamentare e infine consigliere di Valerij Zalužnyj, comandante in capo delle Forze armate ucraine) era noto per aver addestrato al combattimento piccoli gruppi di nazionalisti ucraini anche prima della fine dell’Urss.

Pravyj Sektor fu il gruppo più temibile e organizzato durante Jevromajdan, autore di numerosi scontri violenti con la polizia. Nello stesso periodo non mancarono episodi che rivelavano anche le connessioni del movimento con la malavita organizzata: nel marzo del 2014 Oleksandr Muzyčko, un pregiudicato che era responsabile di Pravyj Sektor per l’Ucraina occidentale, fu ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia a Rivne; nel 2015 a Mukačevo i militanti di Pravyj Sektor ingaggiarono una sparatoria con i membri di un’organizzazione criminale locale. Con lo scoppio della guerra nel Donbas, per combattere i separatisti Jaroš formò il Corpo dei volontari ucraini, che però non ha mai raccolto più di qualche centinaio di uomini e donne. Nel 2015, dopo essere stato ferito, Jaroš lasciò movimento e partito per fondare una propria organizzazione chiamata Iniziativa statale di Dmytro Jaroš.

 


5. Bratstvo (Fratellanza)

 

Dopo essere stato tra i fondatori e i leader dell’Una-Unso (vedi voce), Dmytro Korčyns’kyj nel 1997 lasciò l’organizzazione e nel 1999 varò un proprio gruppo chiamato Bratstvo, da lui stesso definito «izbullāh cristiano». Fu uno dei pochi movimenti della destra estrema a non sostenere la candidatura di Viktor Juščenko. Nel 2013-2014 Bratstvo fu uno dei movimenti più attivi in Jevromajdan, sempre in prima linea negli scontri più accesi. Nelle elezioni seguite ai rivolgimenti del 2014, la moglie di Korčyns’kyj, Oksana, fu eletta al parlamento

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ESTER NEMO, Odessa 2014, la Corte di Strasburgo condanna l’Ucraina— IL MANIFESTO  16 MARZO 2025

 

 

 

IL MANIFESTO  16 MARZO 2025
https://ilmanifesto.it/la-corte-di-strasburgo-condanna-lucraina

 

 

 

 

 

Odessa 2014, la Corte di Strasburgo condanna l’Ucraina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Odessa 2014, la Corte di Strasburgo condanna l’Ucraina

Odessa, l’ingresso della Casa dei Sindacati dopo l’assalto – Ap

 

 

 

 

 

Ester Nemo

 

 

 

 

A quasi 11 anni dai tragici fatti di Odessa – almeno 42 vittime nell’assalto di frange organizzate dell’ultradestra ucraina ai manifestanti “antiMaidan” rifugiatisi nell’edificio della Casa dei Sindacati – una sentenza della Corte europea dei Diritti umani (Cedu) ha condannato l’Ucraina per l’inazione e le gravi negligenze della polizia con la conseguente mancata protezione del «diritto alla vita» delle persone coinvolte, per i gravi ritardi dei soccorsi e per il modo in cui sono state sostanzialmente insabbiate tutte le indagini avviate in seguito sulla strage.

 

 

nota aggiunta dal blog

 

DA :

 

 

CASE OF VYACHESLAVOVA AND OTHERS v. UKRAINE

TESTO – STRASBURGO 13 MARZO 2025
https://hudoc.echr.coe.int/eng#{%22itemid%22:[%22001-242505%22]}

 

 

 

*********

 

riprende l’articolo di Ester Nemo

 

LA CAUSA, nota come «Vyacheslavova e altri contro Ucraina», era stata intentata da familiari delle vittime e sopravvisuti di quel drammatico 2 maggio 2014, quando i militanti dell’organizzazione neo-nazista Pravyj Sektor, uniti con gli ultras delle squadre di calcio Cornomorec’ Odessa e Metalist Kharkiv nelle file dei “pro-Maidan”, assaltarono e incendiarono l’edificio in cui avevano cercato rifugio i manifestanti della parte opposta. Le vittime sono morte bruciate o cercando di sfuggire alle fiamme gettandosi dalle finestre e dal tetto. Il più giovane era un ragazzo di 17 anni, membro della Gioventù comunista ucraina.

 

Ai ricorrenti la Corte di Straburgo ha dato praticamente ragione su tutto, compreso l’inspiegabile ritardo (si parla di mesi) nella restituzione di una delle salme. Ai fini del risarcimento dovuto vengono considerate anche le problematiche mentali sofferte dai ricorrenti per la condotta delle autorità ucraine.

 

ALLO STESSO TEMPO, nel ricostruire il contesto di alta tensione creatosi nel Paese prima e dopo i fatti di piazza Maidan che portarono al regime change e alla svolta filo-occidentale dell’Ucraina, la sentenza della Cedu sottolinea il ruolo svolto «dalla disinformazione e dalla propaganda» russa. E senza mai citare Pravyj Sektor ( vedi sotto ) attribuisce ai manifestanti “anti-Maidan” l’inizio degli incidenti e dell’escalation che portò ai fatti tragici di quel 2 maggio, derubricati a incidenti tra due fazioni.

 

 

 

Il punto di Giulietto Chiesa – 5 maggio 2014 – La strage di Odessa– video, 3.18

 

 

 

segue se qualcuno volesse : i fatti del 2014 a Odessa

 

SABATO ANGIERI, Odessa, la pagina nera di Kiev –REPORTAGE– IL MANIFESTO DEL 24 FEBBRAIO 2022

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GIUSEPPE VIDETTI, La rinascita di Harlem dalle ceneri del blues – RICERCA. REPUBBLICA DEL 9 APRILE 2006 / link sotto + immagini e video

 

 

JACOB LAWRENCE, VILLAGE QUARTET, 1954

 

 

 

RICERCA. REPUBBLICA DEL 9 APRILE 2006

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/09/la-rinascita-di-harlem-dalle-ceneri-del.html

 

 

 

Harlem – Mappa

wikipedia, Harlem

Gohu1er – Opera propria

 

 

 

La rinascita di Harlem dalle ceneri del blues

 

 

GIUSEPPE VIDETTI

 

New York. Bob Marley, dopo uno spettacolo trionfale al Madison Square Garden, suonò sette concerti nel ghetto nero di New York, all’ Apollo, sulla 125esima strada. Raggiungere il teatro, per un bianco, era un’ impresa. Meglio non azzardare la metropolitana, e per i taxi la 99esima era un limite invalicabile. A meno che la vettura non facesse parte della compagnia Harlem Yellow Cab.

 

 

 

 

IL TEATRO APOLLO, 1941

 

 

Apollo Theater, 1946-48 . Foto di William P. Gottlieb
William P. Gottlieb

 

 

 

nota

L’Apollo Hall fu fondato all’incirca nel 1860, però dovette chiudere agli inizi del Novecento.

Il locale lanciò artisti come Ella Fitzgerald, Billie Holiday, James Brown, Gladys Knight, Michael Jackson e The Jackson 5, Lauryn Hill e Sarah Vaughan (che Billy Eckstine sentì per la prima volta e la fece ingaggiare dalla band di Earl “Fatha” Hines).

segue : 

https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_Theater

 

 

 

Apollo Theater, Harlem (November 2006).jpg

Apollo Theater nel 2006

Witchblue di Wikipedia in italiano

 

 

Era il 25 ottobre 1979. Quando il re del reggae approdò a Harlem, l’ Apollo era l’ unico baluardo rimasto a difendere un quartiere in decadenza che un tempo era il centro della vita notturna di Manhattan. Paladino della tradizione, vecchio maniero che rifiutava di chiudere i battenti a costo di usare il ponte levatoio: tutt’ intorno Harlem era off-limits, case diroccate, servizi igienici insufficienti, famiglie che preferivano abitare in automobile piuttosto che sotto un tetto pericolante. La criminalità, quasi rispettosamente (tranne gli spacciatori, è naturale), si teneva alla larga da quel lembo di Africa americana strenuamente protetto da chi predicava da trent’ anni che Harlem era il centro della cultura nera, che non bisognava lasciarlo morire, che ci sarebbe stata un’ altra “Renaissance”, come quella dopo la Seconda guerra, che lo fece splendere di nuovo, ribollente di jazz, di blues, di gospel, sulla scia dei favolosi anni Venti, quando i bianchi facevano la fila per entrare al Cotton Club: il primo, indimenticabile Rinascimento.

 

 

 

Cotton Club, Harlem, New York, febbraio 1930

 

 

 

Il moderno Cotton Club nella 125ª strada ad Harlem (New York), nel dicembre 2013.

Gotanero – Opera propria  – it. wikipedia.org

 

 

 

 

 

Un eccesso di offerta di alloggi costruiti ad Harlem intorno al 1910 spinse i proprietari ad accettare inquilini afroamericani. Il cartello recita “Appartamenti in affitto. 3 o 4 stanze con migliorie solo per rispettabili famiglie di colore”.

© Brown Brothers, Sterling, Pa.

 

 

 

Le belle, vecchie chiese in pietra come l’ Abyssinian Baptist Church, il ristorante Sylvia’ s, dove ancora si gusta il miglior soul food di New York, e l’ Apollo Theatre sono rimasti per quasi quarant’ anni muti e coraggiosi testimoni di una città che andava in rovina, nascosta dentro la metropoli, appendice in cancrena di una Manhattan che ostentava tecnologia, benessere, democrazia. La Harlem dove fino a ieri si viveva di food stamps, i tagliandi che venivano distribuiti ai più poveri perché potessero accedere a un pasto caldo o a un dormitorio, sembra un capitolo della storia di New York ormai archiviato. La rinascita, avviata all’ alba del nuovo millennio, non ha le caratteristiche auspicate dagli ospiti illustri del Theresa Hotel: Marcus Garvey, Martin Luther King, Malcolm X, i leader che concertavano le strategie di lotta per i diritti civili. Il recupero di Harlem è in mano a un agguerrito gruppo di speculatori immobiliari che la sta trasformando in un quartiere alla moda.

 

Ora che il Greenwich Village ha perso il suo primato e SoHo e TriBeCa sono stati colonizzati fino all’ ultimo centimetro, Harlem rappresenta la nuova sfida di Manhattan. «Prendi la linea A, è il modo più veloce per arrivare a Harlem», diceva Duke Ellington in Take the A Train, una composizione che illustra brillantemente l’ effervescenza del quartiere negli anni in cui il jazz era appena diventato maggiorenne.

 

Duke Ellington in Take the A Train, 1939

 

 

un pezzo dal film : ” Reveille with Beverly  “, 1943.

Molti degli edifici dell’ epoca d’ oro sono ancora in piedi. L’ incuria che ha lasciato Harlem in miseria ha anche salvato dalla demolizione, come la sabbia le tombe dei faraoni, molti edifici storici. Il palazzo di sei piani dove Ellington abitò dal 1939 al 1961, al numero 935 di St. Nicholas Avenue (all’ incrocio con la 156esima) è ancora intatto. Dietro alla bella facciata gotica ora protetta dalle Belle Arti, nell’ appartamento 4, il Duca scrisse le sue opere più belle, compresa Black, Brown and Beige, che fu rappresentata in anteprima alla Carnegie Hall;

 

 

Black, Brown and Beige- Duke Ellington

E  MAHALIA JACKSON

 

 

 

per chi volesse, il concerto completo al Carnegie Hall:

 

 

 

Duke Ellington & His Orchestra- Live At Carnegie Hall – January 23, 1943 (Full Concert)– durata: 2h 14 minuti ca

 

 

 

 

 

IL ” DUKE ” CON BEATRICE ELLIS

 

Beatrice Ellis (Evie) with Duke Ellington On His 65Th - Poster di compleanno, 45,72 x 60,96 cm : Amazon.it: Casa e cucina

 

Beatrice Ellis (Evie) with Duke Ellington On His 65Th – Poster di compleanno, 45,72 x 60,96 cm-
29 aprile 1964

DA : https://www.amazon.it/Poster-Beatrice-Ellis-Ellington-Birthday/dp/B07K5CB8N5

Nel palazzo di St. Nicholas Avenue che ancora intatto  visse la sua storia d’ amore con Beatrice Ellis, la compagna che non sposò mai.

Anche la casa a schiera che fu il primo rifugio newyorkese di Billie Holiday e sua madre Sadie in fuga da Baltimora è ancora in piedi, al 108 della 139esima strada ovest, una zona che ancora non è stata aggredita dai nuovi investitori. I mattoni grigi e la scala antincendio all’ esterno sono la testimonianza dell’ architettura povera della Grande Depressione, ma viene voglia di segnarsi come davanti all’ altare maggiore di una basilica quando si scopre che la tormentata diva del jazz scrisse proprio qui dentro Lady Sings the Blues.

BILLIE HOLIDAY — LADY SINGS THE BLUES

 

la chiesa di San Giovanni il Divino ad Harlem dove Billie Holiday compose la sua famosa canzone

 

Da visitare - Recensioni su Cathedral Church of Saint John the Divine, New York City - Tripadvisor

Cathedral of Saint John the Divine, HARLEM — New York

Chris06 – Opera propria– WIKIPEDIA

 

In primo piano, le forme eclettiche del coro; sullo sfondo, la navata centrale goticheggiante

 

INTERNO DELLA CATTEDRALE DI SAN GIOVANNI IL DIVINO-
rivolta a ovest verso l’ingresso di Amsterdam Avenue
Un altro credente – Opera propria

 

 

 

 

Savoy Ballroom Etichetta | Pubblicazioni | Discogs

 

Dei gloriosi teatri del Rinascimento di Harlem (1920-1930) non restano che tracce confuse. Il Savoy Ballroom (596 Lenox Avenue all’ altezza della 140esima strada), dove l’ orchestra di Chick Webb esordì con la giovane Ella Fitzgerald, è stato demolito per far posto a un emporio di abiti “tutto a un dollaro”.

Lincoln Theatre in New York, NY - Cinema Treasures

LINCOLN THEATRE

 

 

Al Lincoln (58 135esima strada ovest), uno dei primi teatri di Harlem, inaugurato nel 1915 da Fats Waller, è stato aggiunto un campanile: ora è una chiesa metodista. Stessa sorte è toccata al Lafayette (2227 A.C.P. Boulevard sulla 132esima), dove Ellington fece il suo debutto newyorkese nel 1923.

Lo Small’ s Paradise (2294 A.C.P. Boulevard sulla 135esima), inaugurato nel 1925 e chiuso nel 1986, l’ alternativa black al mitico Cotton Club, dove i neri organizzavano spettacoli di varietà per un pubblico rigorosamente bianco, è ora l’ International House of Pan Cakes.

WSJ - The Alhambra Ballroom article

ALHAMBRA, SALA DA BALLO

 

 

 

L’ Alhambra (2116 A.C.P. Boulevard sulla 126esima), dove il sedicenne John Hammond, discografico in erba, scoprì Bessie Smith, dopo molte peripezie è tornato a essere un teatro, non proprio in ordine, ma pur sempre un teatro.

 

BESSIE SMITH ALL’ALHAMBRA NEL 1927

HOMELESS BLUES –Blues senza casa

 

 

On one cold frosty morning,
the ground was covered with snow.
On one cold frosty morning,
the ground was covered with snow.


Well, I met a million people,
who didn’t have no place to go.
Well some have children,
some just have their suitcase and clothes.
Well some have children,
Yes, some have their suitcase and clothes.


You know those people was steady walkin’,
but they couldn’t find no place to go.
But the time’s going to be better,
Well, and that I really do know.

Well the time’s goin’ be better,
and that I really do know.
Because it looks so sad and lonesome,
People’s can’t find nowhere to go.

People, children were shivering,
standing around my front door.
People, children were shivering,
standing around my front door.

Well, they were hungry and almost naked,
and couldn’t find no place to go.

inviata da Bernart Bartleby – 14/1/2016 – 10:08

Traduzione di Roberto Malfatti

BLUES DEI SENZA CASA

In una gelida mattina,
il terreno era ricoperto di neve.
In una gelida mattina,
il terreno era coperto di neve.

Ho incontrato un milione di persone
che non avevano un posto dove andare
Alcuni avevano bambini
altri soltanto la valigia e i vestiti.

Alcuni avevano bambini,
altri soltanto la valigia e i vestiti.

Queste persone camminavano ininterrottamente,
ma non riuscivano a trovare nessun posto in cui andare.
Ma le cose miglioreranno,
si, ne sono davvero sicuro.

Si, le cose miglioreranno,
lo so per certo.

Perché ci sono troppa tristezza e solitudine,
e le persone non riescono a trovare nessun posto in cui andare.
Hei gente, i bambini tremavano
erano in piedi davanti alla mia porta di casa.
Hei gente, i bambini tremavano,
erano in piedi davanti alla mia porta di casa.
Erano affamati e quasi nudi,
e non riuscivano a trovare un posto in cui andare.

 

inviata da Roberto Malfatti – 13/8/2016 – 13:59

Il Theresa Hotel (2090 A.C.P. Boulevard all’ incrocio con la 125esima) ha mantenuto la stessa struttura di un tempo, ma è diventato un alveare di uffici. L’ ampia facciata in mattoni bianchi ancora risplende al sole, proprio come la raccontano le cronache dell’ epoca e i cantori della piccola America nera, James Baldwin e Langston Hughes.

Il Theresa è stato per mezzo secolo la casa del jazz (a gestirlo era il bandleader Andy Kirk): qui hanno vissuto Cab Calloway e Lena Horne, Lester Young e Dizzy Gillespie.

E in tempi più recenti, prima della chiusura, Jimi Hendrix, i pugili Joe Louis e Muhammad Ali, e Fidel Castro (nel 1960, in occasione della visita alle Nazioni Unite, proprio al Theresa incontrò Kruscev, Nasser e Nehru).

 

Non meraviglia che i due Kennedy lo scelsero come punto chiave delle loro campagne presidenziali. A Harlem, dove fino a pochi anni fa si andava in pellegrinaggio con autobus sigillati, ora si passeggia tranquillamente come in centro di New York. Boutique e librerie stanno gradualmente prendendo il posto dei vecchi negozietti fatiscenti, al piano strada di immobili riportati all’ antico splendore.

 

 

 

Hamilton Heights, The Home Of Horne, Hammerstein, And A Guy Name Alexander And Others Uptown

HARLEM HEIGHTS

 

 

 

 

About Columbia | Columbia University in the City of New York

COLUMBIA UNIVERSITY

 

 

Sugar Hill: once Harlem's most glamorous enclave | Ephemeral New York

SUGAR HILL, HARLEM HEIGHTS

 

Il West Side, Harlem Heights, sovrastato dalla Columbia University, è ormai zona residenziale presa d’ assalto da una borghesia multirazziale.

Emory Taylor, maestro di canto, 72 anni, vive a Harlem dal 1946. Abita in un bell’ edificio tra la 111esima e Amsterdam Avenue, ma ha vagato nel quartiere in lungo e in largo, ha conosciuto l’ euforia della seconda Harlem Renaissance e l’ abbandono del quartiere nei decenni in cui è diventato la tana di malavitosi, senzatetto e ispanici clandestini. «Avevo dodici anni quando arrivai dalla Georgia. Cominciai a cantare gospel perché poi mi facevano giocare a basket per due ore. Il mio eroe era Paul Robeson. Trascorrevo ore sotto l’ Hotel Theresa, aspettando di vedere i jazzisti che alloggiavano lì.

Nel secondo dopoguerra Harlem era meravigliosa, poi arrivò lo strapotere di Hollywood e New York fu scippata dei suoi talenti migliori». Per anni Taylor ha guidato l’ Harlem Cultural Council, l’ Harlem Opera Society e l’ Harlem Performance Center, per un decennio ha prodotto Tonight Harlem per il Lincoln Center; più volte ha visitato l’ Italia con il gruppo gospel Harlem Jubilee Singers. Emory è stato uno di quegli indomiti intellettuali afroamericani che già vent’ anni fa predicavano la rinascita. «E ancora non mi do per vinto», esclama, «anche se la salute non sempre mi accompagna. Finalmente posso di nuovo insegnare canto ai ragazzi neri in una scuola del Bronx.

Grazie a organizzazioni come il Mind Builders Creative Arts Center siamo riusciti a far crescere consapevolezza e autostima nei giovani del quartiere e coinvolgerli in attività artistiche».

A Taylor si rivolgono anche dozzine di ragazzi di colore (e non solo) in procinto di affrontare un’ audizione a Broadway. «La mia giornata inizia alle sei del mattino e non torno mai a casa prima delle dieci di sera», dice. Non riesce a maledire gli sciacalli bianchi perché stanno sfrattando implacabilmente le famiglie di colore che pagano un affitto dai trecento ai seicento dollari al mese. Trovare nuove dimore per quelli con il reddito più basso è compito dell’ Harlem Tenants Council, gruppo di attivisti finanziati dall’ Abyssinian Baptist Church, da privati e dal comune.

«Per salvare Harlem c’ era bisogno di un intervento massiccio. Lo so, ora chi abita quelle vecchie case è costretto a migrare nel Bronx o a Brooklyn. Ma credo che Harlem, nonostante la speculazione immobiliare, rimarrà economicamente in mano alla comunità di colore. Come sarà tra dieci anni? Un elegante quartiere bianco con eleganti negozi gestiti da neri e una florida attività turistica che sfrutta le vestigia lasciate dagli afroamericani, compreso un museo del jazz di cui si parla da anni e che finalmente sembra prossimo a diventare realtà».

Di fronte alla libreria Hue-Man (Frederick Douglass Boulevard all’ angolo con la 125esima) una boutique nuova di zecca espone abiti con serigrafie di Nelson Mandela; allo Schonburg Center for Research in Black Culture (515 Malcolm X Boulevard) si raccolgono firme per il museo del jazz e c’ è la biblioteca più ricca di volumi su Harlem e sulla cultura afroamericana. Sylvia’ s (328 Lenox Avenue) è ormai in buona compagnia: nel quartiere ci sono almeno due dozzine di ristoranti specializzati in cucina del sud, creola, cajun, marocchina, eritreo-etiope, caraibica e francese.

PATRIZIA SASCITELLI

 

 

«Sono arrivata a Harlem nel 1983», racconta la pianista Patrizia Scascitelli, romana, che

ADA ROVATTI

come la sassofonista Ada Rovatti (moglie di Randy Brecker) ha scelto New York per vivere e suonare jazz.

 

«All’ epoca avevo un compagno di colore, andammo a vivere a Sugar Hill, la culla del rap, in un appartamento diroccato tra la 152esima e St. Nicholas Place, capolinea della metro A. Una volta questo era il quartiere in, poi la borghesia nera, dopo i disordini degli anni Sessanta, preferì abbandonare Harlem (più di centomila residenti in pochi anni, ndr). Quando il mio compagno dopo tre mesi mi mollò e sparì nel New Jersey, rimasi sola a Sugar Hill, e non fu una vita facile. Pur essendo l’ unica bianca non ho mai subito violenze, ma confesso di avercela messa tutta per non sembrare un’ aliena. Rientrando dalle serate che facevo in giro per i club di Manhattan avevo sempre in borsa una giacca sdrucita per nascondere il vestito da sera che avrebbe dato troppo nell’ occhio. Se non avessi fatto la musicista e avessi investito a Harlem ora sarei miliardaria. Quella casa, che ora ho lasciato a un amico, è di proprietà dello House Project Development, un organismo istituito dal municipio di New York. Più volte hanno proposto agli affittuari di comprare con un solo dollaro gli appartamenti, con la clausola di restaurare l’ immobile (che sarebbe stata un’ impresa onerosa, perché c’ erano letteralmente i buchi alle pareti). Questo prima del boom immobiliare, naturalmente. C’ è chi ha speculato su questa formula e adesso rivende a diecimila dollari al metro quadrato. La nuova Harlem ha i suoi negozi Old Navy e i suoi Starbucks Café, ma io dico sempre a chi si avventura nel quartiere di fare attenzione. Ci sono zone di East Harlem dove bisogna stare in guardia. Non è ancora come fare shopping a Park Avenue».

La Scascitelli conferma quel che dice Emory Taylor: le chiese hanno avuto un’ importanza decisiva nella salvaguardia della cultura afroamericana a Harlem.

 

 

 

 

Abyssinian Baptist Church - Wikipedia

Chiesa Battista Abissina-

Fondata nel 1809, il suo edificio attuale fu costruito nel 1922–23 ed è stato progettato da Charles W. Bolton & Son in stile neogotico e revival Tudor.

Nel corso degli anni, la chiesa è stata un luogo per la spiritualità, la politica e la comunità afroamericane.

La chiesa battista abissina fa risalire la sua storia al 1809, quando i marinai dell’impero etiope (allora noto come Abissinia ) aiutarono a guidare una protesta contro i posti a sedere della chiesa segregati. 

DA:

https://en.wikipedia.org/wiki/Abyssinian_Baptist_Church

 

 

L’ austera struttura gotico-Tudor perfettamente conservata dell’ Abyssinian Baptist Church (132 138esima strada ovest) ne è la conferma. Qui furono celebrati i funerali di Charlie Parker, il padre di Fats Waller e Adam Clayton Powell senior e junior sono stati illustri pastori della congregazione e l’ organo è il più grande di tutta Manhattan. Nella prima pagina dell’ inserto che il New York Times ha dedicato al quartiere in occasione dell’ ultimo Harlem Jazz & Music Festival, zeppo di inserzioni con foto di eleganti condomini, lo strillo che salta agli occhi, accanto a una facciata in marmo ricamata come un merletto e alla foto di un coro gospel in azione nella Chiesa di Tutti i Santi sulla 129esima, recita: «Harlem ha alcuni dei palazzi più belli della città e, forse, degli Stati Uniti». Grazie all’ iniezione di 300 milioni di dollari investiti su Harlem dal comune, dallo stato di New York e dal governo, l’ Apollo (253 125esima strada ovest) può finalmente abbassare il ponte levatoio.

La 125esima (ribattezzata Martin Luther King Boulevard) è di nuovo un’ arteria pulsante, con le stesse insegne del centro: H&M, HMV, una multisala di proprietà di Magic Johnson e persino l’ ufficio di Bill Clinton. L’ Apollo, per la terza volta nella sua storia dal 1914, è testimone di una rinascita. Le sue leggendarie Amateur nights con debuttanti allo sbaraglio (alle quali anche Elvis e i Beatles assistettero furtivamente) sono affollate come negli anni Quaranta. Sarah Vaughan e Billy Eckstine uscirono vincitori da quella gara esaltante e spietata.

Lena Horne fu cacciata a urla e umiliata con una pioggia di monetine. Il bilancio di notti magiche a base di jazz, blues e soul possono farlo solo i grandi sopravvissuti: Eartha Kitt, Aretha Franklin, Patti LaBelle e James Brown. Ai visitatori resta il fascino della leggenda e il profumo del blues.

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Notizie da Gaza On-the- beach – mario bardelli – 2025

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Francesca Lacaita/ link Facebook sotto / pubblica l’Avviso : STORIE DI DISERTORI E OBIETTORI RUSSI E UCRAINI — a Monza, Spazio Rosmini, 19.30/ 22.00 – oggi 15 marzo 2025 con arci SCUOTIVENTO e @unponteper.it e Comune di Monza– inizia con ” aperitivo solidale “…

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.foto dal suo Facebook, è del 2022

 

link Facebook di FRANCESCA LACAITA   Francesca Lacaita

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "COMUNE D1 ΜΟΝΖΑ SCUOT/VENTO Storie di disertori e obiettori russi e ucraini 15 MARZO 19:30- 22:00 Spazio Rosmini via Rosmini 72, Monza Aperitivo solidale: prenotazione milano@unponteper.it offerta libera destinata disertori obiettori coscienza 20:30- 22:00 Lettura di storie di disertori obiettori- ingresso libero teatrale Parafrisando Testimonianze dai territori Mikheil Elizbarashvili co-coordinatore della Rete di Pace Servizio Yurii Sheliazhenko, segretario Movimento Pacifista ucraino Olga Karatch Our House Bielorussia Voci di disertori obiettori coscienza per Durante l'evento verrà presentata raccolta di storie di obiettori disertori di coscienza russi ucraini L'iniziativa rientra nel progetto WannaBe Sar Comune finanziato dal bando Giovani Monza www.comune.monza.it"

 

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Roma, 15 marzo 2025 — Piazza Barberini, ore 15 — UNA PIAZZA PER LA PACE : ” Svuotare gli arsenali e riempire i granai ” ( Sandro Pertini )

 

 

 

 

Una piazza per la Pace – Transform! Italia

 

IL MANIFESTO — 11 MARZO 2024

https://ilmanifesto.it/a-roma-unaltra-piazza-disarmata

 

Appelli

A Roma un’altra piazza, disarmata

Un campo di grano in Ucraina durante la guerra

 

Un campo di grano in Ucraina durante la guerra– – Ap

 

«Svuotare gli arsenali riempire i granai». Con le parole del Presidente partigiano Sandro Pertini proponiamo a tutte e tutti di ritrovarci il 15 marzo a Roma in piazza Barberini alle ore 15, “Una piazza per la pace”, per riaffermare la richiesta di cessate il fuoco in Ucraina e una netta contrarietà al piano Rearm Europe approvato dal Consiglio europeo con l’assenso anche del governo italiano.

 

Non parteciperemo alla piazza lanciata da un quotidiano che ha sostenuto in questi anni posizioni belliciste. Non ci facciamo arruolare da chi ha sostenuto la guerra in Ucraina in nome dei diritti dei popoli oppressi ma ha fatto da scorta mediatica al genocidio di Netanyahu contro i palestinesi a Gaza.

Non andremo a sventolare una bandiera a sostegno di chi ha scelto la via della guerra e dell’economia di guerra (…) Questa Europa – quella del Patto di Stabilità e del piano di riarmo – non ci rappresenta.

La Commissione e i governi europei hanno condiviso con Biden la scelta della guerra “fino alla vittoria” e oggi obbediscono al diktat di Trump sull’aumento della spesa militare. (…) L’Europa che decide di spendere 800 miliardi aggiuntivi in armi, che comprerà per gran parte dagli Usa, dovrà tagliare ulteriormente il proprio stato sociale (…)

Noi proponiamo di ritrovarci a Roma in un’altra piazza, per la pace e contro il riarmo. Una piazza che senza ambiguità esprima il dissenso, l’indignazione e l’opposizione alle scelte della Commissione Europea, del Consiglio Europeo e anche del governo italiano. Una piazza da riempire con le bandiere della pace.

 

Tra le tante firme dell’’appello segnaliamo Raniero La Valle, Ginevra Bompiani, Elena Basile, Vauro, Moni Ovadia, esponenti palestinesi come Ali Rashid e Yousef Salman, il rappresentante dei curdi Yilmaz Orkan, l’ex diplomatico Enrico Calamai, Franco Berardi Bifo, i registi Daniele Vicari, Andrea Gropplero e Costanza Quatriglio, gli storici Piero Bevilacqua, Angelo d’Orsi e Guido Liguori, gli ex europarlamentari Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano e Eleonora Forenza, gli economisti Pier Giorgio Ardeni e Luciano Vasapollo, Marco Bersani di Attac, il segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, il fisico Francesco Sylos Labini, la portavoce comitati contro AD Marina Boscaino, Giovanni Russo Spena, l’urbanista Paolo Berdini, il produttore cinematografico Gianluca Arcopinto, gli attori Massimo Dapporto e Valentina Carnelutti, Chiara Rapaccini, artista/designer, Paolo Ferrero, la sceneggiatrice Silvia Scola, Patrizia Sentinelli, Rosa Rinaldi, Paola Nugnes.

 

 

APRI QUI, IL TESTO E’ COMPLETO, MA CI SONO ALTRE FIRME + ALCUNI COMMENTI

 

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*** ANDREA RICCARDI, AVVENIRE .IT- —  SABATO 15 MARZO 2025 :: La manifestazione. Siamo uniti da pace e memoria: adesso affrontiamo il futuro insieme

 

 

AVVENIRE .IT- —  SABATO 15 MARZO 2025
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/uniti-da-pace-e-memoria-affrontare-il-futuro-insieme-andrea-riccardi

 

La manifestazione. Siamo uniti da pace e memoria: adesso affrontiamo il futuro insieme


Siamo uniti da pace e memoria: adesso affrontiamo il futuro insieme

Andrea Riccardi
sabato 15 marzo 2025

 

 

Una piazza per l’Europa per respingere la paura e trovare la speranza. Europa ha significato il riamicarsi degli europei dopo la guerra. E gli europei, almeno in alcuni Paesi, sono divenuti davvero amici a livello di cittadini. Ora serve una piazza per dirlo forte anche come fatto politico. La piazza, luogo d’incontro e scambio, caratterizza la città europea: qui, tra cattedrale, municipio, università e mercato, è cresciuta la nostra civiltà, quell’umanesimo che parla varie lingue. L’Europa – specie vista dall’esterno – è una civiltà, non superiore, ma unica nel mondo. Eppure, rischia di diluirsi se tanti o alcuni nostri Paesi d’Europa (medio-piccoli) non avranno il coraggio di essere insieme nel mondo globale e tra i suoi giganti.

 

Finora abbiamo messo le nostre identità politiche una accanto all’altra, senza amalgamarle davvero. Ci manca l’ispirazione spirituale alta, che appassioni e guidi oltre sé. Tale processo si deve nutrire di un’ispirazione spirituale che liberi energie di bene, pace e concordia, che esistono nei nostri popoli, ma spesso paralizzate dalla paura. Non è retorica, ma la realtà dell’Europa. Riunirsi in piazza fa emergere chi siamo, dopo troppa guerra sul suolo europeo, e che andiamo verso un futuro di unità.

La spinta propulsiva non è il riarmo. Non è il timore dell’aggressività russa. Né la difesa dai rifugiati del Sud. La paura non inaugura processi costruttivi. La storia unitaria europea mai è progredita contro altri. Per questa caratteristica oggi è capace di generare pace nel mondo, di accogliere e integrare. «Europa forza gentile» – diceva Padoa-Schioppa. Non imbelle. Deve quindi dotarsi di strumenti adatti: la difesa comune e il rilancio della diplomazia (non quella finora condotta dall’alta rappresentanza dell’Unione per la politica estera e la sicurezza europea). La via del riarmo dei singoli Stati, pur nel quadro della proposta Von der Leyen, non risponde all’esigenza di uno strumento militare europeo. Non risolve il problema di fondo e procrastina. Che vale il riarmo senza vera diplomazia? Che vale il riarmo di Stati divisi?

Qui va evocato il problema, che pudicamente nessuno ricorda: la Germania come potenza militare fu la preoccupazione di Mitterand e della classe politica che ha fatto grande la Repubblica Federale. Conviene il riarmo unilaterale di un Paese che ha un partito neonazista oltre il 20%, raddoppiato dal 2021? Non è diffidenza verso i nostri amici tedeschi, pilone centrale d’Europa. Si rilancia solo la preoccupazione di grandi tedeschi come Kohl, quando si volle una Germania unita ma vincolata all’euro e all’Europa. Giovanni Paolo II, che certo non sottovalutava il pericolo comunista, diceva che si stava dimenticando l’orrore del nazismo.

Aver allargato l’Europa senza approfondire la qualità dell’unità e non aver affiatato tutti i popoli, ha portato a un sovrapporsi disordinato di paure ed egoismi, come mostra l’uso del diritto di veto. Tanto che la più larga ed elastica (ma non irrilevante) Comunità politica europea, proposta da Macron, ha il suo senso, rispetto a un nucleo che ha invece intenzione di fondere i suoi destini. La brutale aggressione russa dell’Ucraina ha riproposto la difesa comune. Gli ottocento miliardi proposti dalla Von der Leyen non vanno nella giusta direzione: togliere soldi al sociale e alla coesione per darli al riarmo in ordine sparso. E poi – lo ripeto – manca ancora la diplomazia al servizio della politica estera, che sola assicura un futuro di pace.

Che l’Europa sia forte e autorevole è interesse di tutti, ma non solo “contro”. È venuto il momento di crescere, uscendo dalla propaganda di guerra di questi tre anni per dirigersi verso una ricostruzione di un ordine multilaterale inclusivo del grande Sud globale. Oggi le superpotenze, incerte e allarmate, si studiano e si sfidano: insicure, diventano aggressive.

Tale tendenza determinerà problemi alle nazioni più deboli – specialmente all’Africa – e nuove tensioni: la legge del più forte contagia tutti e moltiplica le contrapposizioni. Serve un equilibratore fermo e qualificato: non potrebbe essere che l’Europa.

In questi ultimi anni gli Stati europei hanno agito come se fossero soli e talvolta con rivalità. È tempo di affrontare il futuro insieme: l’unità bellicista fallisce perché non guarda oltre sé, non prepara il domani. Esiste una responsabilità europea di continuare a essere portatori della memoria dell’orrore della guerra: quella guerra che per due volte, nel Novecento, è partita dall’Europa divenendo mondiale. Le nuove generazioni ereditano questa storia e la dovranno portare avanti: per questo teniamo viva e comune tale memoria in una piazza che riafferma la nostra volontà di unità. Accanto alle bandiere europee si accosteranno allora quelle della pace.

 

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