LINK X DI GARIELE CORNO
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Licia e Pino
foto Ansa — LICIA PINELLI
È morta a 96 anni a Milano Licia Pinelli, la vedova dell’anarchico Giuseppe Pinelli, accusato ingiustamente della strage di Piazza Fontana. Nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 1969 il marito perse la vita precipitando da una finestra del quarto piano della questura di Milano, dove era trattenuto da 48 ore.
Licia Pinelli Era nata nel 1928 a Senigallia (Ancona) ma si era trasferita quando aveva due anni a Milano dove ha sempre vissuto. Lascia le due figlie Silvia e Claudia.
SEGUE NEL LINK COLLETTIVA 11 NOVEMBRE 2024 ORE 16.19
FOTO E TESTO DA COLLETTIVA ( CGIL )
11 NOVEMBRE 2024 — 16.19
https://www.collettiva.it/copertine/italia/morta-licia-pinelli-vedova-anarchico-giuseppe-l
LICIA PINELLI
DA : FONDAZIONE GRAMSCI
IL FATTO QUOTIDIANO 11 NOVEMBRE 2024
VISTO DA : https://www.riccichiara.com/libri/letto-per-voi-licia-di-marco-severini/
AUTORE:
da : TRECCANI
immagine satellitare dell’isola di PUKHET prima dello tsunami del 2004
– http://www.intute.ac.uk/sciences/worldguide/html/image_942.html
L’ISOLA DI PHUKET
Kelisi da en.wikipedia.org
Phuket (in lingua thai: ภูเก็ต) è la più grande isola della Thailandia e si trova sul mar delle Andamane, nei pressi della costa ovest della penisola malese. A nord è collegata alla terraferma dal lungo ponte stradale Sarasin.
Le sue importanti risorse naturali comprendono falesie calcaree ricche di stagno, famose spiagge, tranquille baie e foreste tropicali che fanno di Phuket la più ricca, più turistica e più popolare tra le isole della Thailandia del Sud. È conosciuta nel Paese anche come la perla delle Andamane o la perla del sud.
L’antico nome con cui Phuket era conosciuta è il malese Ujang Salang, in cui ujang significa capo (in precedenza era una penisola) e Salang potrebbe riferirsi al nome che i malesi davano ai moken, i cosiddetti zingari del mare presenti a Phuket dall’antichità.
I portoghesi che arrivarono nel XVI secolo storpiarono questo nome in Junk Ceylon. Nel XIX secolo si intensificarono le estrazioni di stagno nella zona montuosa sud-orientale, il porto destinato all’esportazione del metallo si sviluppò e fu chiamato Bukit, termine malese che significa montagna. In seguito i thai storpiarono questo nome in Phuket, che divenne la città più grande dell’isola. La ristrutturazione amministrativa di fine Ottocento di re Rama V tolse il potere al signore locale, insediato a Thalang, e fece della città di Phuket la sede del governatore, nominato da Bangkok; negli anni successivi l’intera isola prese nome Phuket
IL FOTOGRAFO CHE HA FATTO QUESTA FOTO – DICIAMO PARTICOLARE – PARE SIA MOLTO FAMOSO, ALMENO PER GETTY IMAGES — SI TROVA SU FACEBOOK ( IN INGLESE ), PIU’ CHE ALTRO POSTA FOTO
VIVE A SONGKHLA ( Singora ) – THAILANDIA DEL SUD, VICINO ALLA MALESIA – città di cui un’attrazione turistica è questo posto:
Songhla è proprio al sud — sulla sinistra di chi guarda è localizzata
la nostra isola di PUKHET
KHAO RANG, UNA MONTAGNA DALLA QUALE I TURISTI POSSONO VEDERE LA CITTA’ DI PHUKET DALL’ALTO
NOTA —
Il maremoto dell’Oceano Indiano e della placca indo-asiatica del 26 dicembre 2004 è stato uno dei più catastrofici disastri naturali dell’epoca contemporanea e ha causato 230.210 morti. Ha avuto origine e sviluppo in un arco di tempo di poche ore, interessando una vasta area della Terra: ha riguardato l’intero sud-est dell’Asia, giungendo a lambire le coste dell’Africa orientale, destando per questo, insieme all’ingente numero di vittime, notevole impressione tra i mezzi di comunicazione e in generale nell’opinione pubblica mondiale.
https://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_e_maremoto_dell%27Oceano_Indiano_del_2004
Sandro Luporini (Viareggio, 12 luglio 1930) è un pittore, paroliere e scrittore italiano, appartenente al movimento del la Metacosa
Il gruppo La Metacosa nel 1979.
Da sinistra a destra: (seduti) Sandro Luporini, Lino Mannocci, Bernardino Luino, Gianfranco Ferroni, (in piedi) Giorgio Tonelli, Giuseppe Bartolini.
notizie su questo movimentio artistico le trovate nel link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Metacosa
***
era la capitale della Regione del Minho.
La terza città più grande del Portogallo è un’elegante cittadina con antichi vicoli chiusi al traffico, disseminata di piazze e una splendida serie di chiese barocche. Il continuo rintocco delle campane è un ricordo dell’antica devozione di Braga al mondo spirituale. Le sue feste religiose, in particolare la elaborata Semana Santa (Settimana Santa), sono famose in tutto il Portogallo. Ma non aspettarti solo devozione: il centro storico di lusso di Braga è pieno di vivaci caffè e boutique eleganti, alcuni ristoranti eccellenti e bar sobri che servono studenti dell‘Universidade do Minho.
è la Regione tra il fiume Minho e il fiume Douro, la sua capitale era Braga
BRAGA
Classificata nel 2016 come la città con la migliore qualità della vita in Portogallo (la terza in Europa)
La cattedrale di Braga è la più antica del Portogallo-
Il vescovo Pedro I aveva iniziato a costruire una cattedrale, consacrata in 1089, ma solo le cappelle orientali furono finite. La costruzione della cattedrale è stata ripresa nel dodicesimo secolo ed è durata fino alla metà del tredicesimo secolo, ma i particolari sono ignoti. L’opera originale del dodicesimo secolo è stata costruita nello stesso stile romanico–borgognone della chiesa del monastero di Cluny. La cattedrale di Braga influenzò molti dei successivi monasteri e chiese nel Portogallo in quel periodo. Più tardi nel tempo, la cattedrale venne notevolmente modificata, di modo che è divenuta una miscela di stile, romanico, gotico, manuelino e barocco.
Nossa Senhora do Leite ( del latte )
foto di – Opera propria
da : https://it.wikipedia.org/
Tre fotografia aeree di Braga
– Opera propria– https://commons.wikimedia.org/wiki
Santuario del Buon Gesù del Monte- è un santuario che si erge in cima ad una monumentale scalinata barocca.
La scalinata, scolpita nell’austero granito grigio evidenziato dal riverberante biancore dei muri a calce, è l’illustrazione del barocco del nord del paese. Il santuario, a cui conduce la scalinata, più austero, venne costruito da Carlos Amarante tra il 1784 e il 1811 in stile neoclassico.
SEGUONO FOTO AEREE DELLA SCALINATA DI
– Opera propria
foto aerea della scalinata
– Opera propria
Guimarães ha una significativa importanza storica a causa del ruolo che ha svolto nella fondazione del Portogallo. La città è comunemente chiamata il ” luogo di nascita del Portogallo ” o “la città culla” ( Cidade Berço in portoghese) perché fu a Guimarães che nacque il primo re del Portogallo, Afonso Henriques , e anche per il fatto che la battaglia di São Mamede , che è considerata l’evento fondamentale per la fondazione del Regno del Portogallo , fu combattuta nelle vicinanze della città. Per questo motivo, in una delle vecchie torri delle vecchie mura della città è scritto “Aqui nasceu Portugal” (il Portogallo è nato qui).
È stata dichiarata la più bella cittadina d’Europa dalla rivista Condé Nast Traveler nel 2022.
Foto di CEphoto, Uwe Aranas
Il Palazzo dei Duchi di Braganza è stato dichiarato Patrimonio storico dell’Unesco
Foto di CEphoto, Uwe Aranas
Vista notturna del Castello di Guimarães
Rei-artur
CASE ANTICHE NEL LARGO DE OLIVEIRA
Largo do Toural —Edifici Pombaline nel Toural , Guimarães, Portogallo
Foto di CEphoto, Uwe Aranas
Il re Alfonso del Portogallo
– “Compendio de crónicas de reyes del Antiguo Testamento, gentiles, cónsules y emperadores romanos, reyes godos y de los reinos de Castilla, Aragón, Navarra y Portugal” – Biblioteca Digital Hispánica
da : https://en.wikipedia.org/wiki/Guimar%C3%A3es
un pezzetto ancora che vedremo meglio un’altro dì::
foto : https://molduraviva.com/
Siamo in Brasile, in una storica città barocca che assomiglia un po’ a quelle che abbiamo visto sopra del proprio Portogallo: questa è una città famosa per il suo barocco importato dalla madrepatria della colonia, in questo caso dal Portogallo. Vedremo un’altra volta che il Barocco brasiliano è — a mio modesto.. – molto pòiù colorato.
un’altra chiesa di Ouro Preto ( Oro Nero ), di San Francesco di Assisi
– Flickr
La chiesa è stata classificata nel 2009 come una sette Meraviglie di origine portoghese nel mondo e con la città storica di Ouro Preto è parte del Patrimonio dell’Umanità. E’ del secolo XVIII – Ed è una delle più celebri creazioni del Maestro Aleijadinho ( zoppo )- pr. ” alegiadigno ”
La città che mi ricorda — per le ” casette ” – quella di Guimaraes, e di Braga in Portogallo ( vedi sopra )
foto da Travellrs
foto da Caos Planejado
foto da Comptoir des Voyages
*** nota: i Portoghesi sono arrivati in Brasile nel 1500 con il navigatore Don Pedro ‘Alvares Cabral – e nella prima metà del secolo iniziarono ad insediarsi
Mappa di Luís Teixeira del 1574, che mostra le capitanerie ereditarie del Brasile-
Tra il 1534 e il 1536 Giovanni III del Portogallo divise la terra del Sud America orientale in 15 capitanerie, date in dono a nobili e ricchi portoghesi capaci di amministrare ed esplorare i nuovi territori. Ai capitani era permesso trarre profitto dalla nuova terra.
lo Stato di Minas Gerais in Brasile
Gli Stati del Brasile ( più o meno come in America del nord – Stati Uniti)
DAL FACEBOOK DI MARISA FOGLIARINI
Facebook 22 ottobre 2023
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Orlando Paladino”, 1985; così sono quelli che seguono.
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Mosè e il Faraone”, 1983.
1983
1983
LE IMMAGINI SEGUONO DOPO LA NOTA
DAL BLOG ” IO AMO LA SICILIA ” ( LINK ) DI GIUSY VACCARO
6 OTTOBRE 2019
L’Opera dei Pupi Siciliani, dichiarati dall’UNESCO Capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità, è indubbiamente l’opera teatrale più caratteristica e più rappresentativa della Sicilia, che tramite l’ausilio di “pupi” ha raccontato per generazioni le gesta dei Paladini di Francia e dell’Orlando Furioso.
Con l’avvento della tecnologia l’Opera dei Pupi Siciliani ha rischiato di sparire e di cadere nell’oblio ma è grazie all’opera di Antonio Pasqualino e di un gruppo di intellettuali siciliani che oggi questa tradizione non soltanto è stata salvaguardata, ma sta rivivendo una specie di seconda vita.
Un tempo in Sicilia le gesta dei paladini di Francia venivano raccontate da i contastorie, dei personaggi che attraverso “u cuntu” e l’ausilio di una spada si esibivano nelle piazze. C’erano anche i cantastorie, che con una chitarra e dei cartelli, raccontavano storie di cronaca (come per esempio la storia della Baronessa di Carini).
Secondo una teoria i pupi hanno origine spagnola. Già se ne fa cenno nel capitolo 25° del Don Chisciotte, quando si fa riferimento ad un teatro dove dei pupi di legno mettono in scena una lotta con le spade. A seguito della dominazione spagnola, questa tradizione sarebbe giunta fino a noi.
—
Nel 1965 Antonio Pasqualino, con l’ausilio di gruppo di intellettuali, fonda L’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari. Insieme alla moglie raccoglie testi di scena, pupi, teatrini ed arredi, salvandoli dalla distruzione. Crea una rassegna di opera dei pupi, invitando diverse compagnie, provenienti da tutto il mondo, ad esibirsi.
Nel 1975, grazie al successo del festival ed ai viaggi che il professore fa raccogliendo molto materiale, nasce il Museo delle marionette Antonio Pasqualino. Negli anni ’80 il festival viene chiamato Festival di Morgana e giunge fino ai giorni nostri. Il museo attualmente custodisce oltre 5.000 pezzi.
SEGUE NEL LINK: che riportiamo
https://www.ioamolasicilia.com/storia-dei-pupi-siciliani/
GIGI PROIETTI CANTA ” L’AMARO CASO DELLA BARONESSA DI CARINI ”
Laura Lanza di Trabia, più nota come la baronessa di Carini (Trabia, 7 ottobre 1529 – Carini, 4 dicembre 1563), è stata una nobile italiana, protagonista di una famosa e tragica vicenda siciliana.
Un racconto storico fu scritto anche dal medico e folclorista palermitano Salvatore Salomone Marino (1847–1916) che cercò di togliere la baronessa dalla leggenda: dopo gli studi filologici novecenteschi, è però impossibile “continuare a considerare il testo, qualsiasi testo, di Salomone Marino come una storia siciliana del Cinquecento: era patente (…) che si trattava di un falso ottocentesco.
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Guerrin meschino”, 1982.
1982
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Guerrin meschino”, 1981.
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Guerrin meschino”, 1980.
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Il Paladino di Assisi”, 1980.
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Il Paladino di Assisi”, 1979.
1979
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Guerrin meschino”, 1979.
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Il paladino di Assisi”, 1979.
GLI ULTIMI RITOCCHI, 1979
1979
LA PREPARAZIONE DELLA TELA, 1979
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Il paladino di Assisi”, 1979.
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Guerrin meschino”, 1978.
“Guerrin meschino”, 1978.
Questo è un bozzetto del fondale scenico che ho realizzato per lo spettacolo del Teatro dei pupi siciliani dei fratelli Pasqualino “Il Paladino di Assisi”, 1977.
Facciamo una pausa ma ritorneremo su questa straordinaria artista che – ho scoperto – tra l’altro vive a Sanremo, magari si potrà incontrare al supermercato… quizàs
E’ sempre una bella signora, come dalle foto sopra.. con qualche anno in più come è successo a noi:
dal suo Facebook
BIOGRAFIA E LAVORI
Marisa Fogliarini, nata a Sanremo, dopo essersi diplomata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, si trasferisce a Roma dove si dedica all’insegnamento di Disegno e Storia dell’Arte negli Istituti Secondari Superiori.
Partecipa a numerose mostre di pittura e, dal 1971 al 1989, realizza i fondali scenici del Teatro dei Pupi dei Fratelli Pasqualino.
Nel 1972 espone presso la galleria “Arte Corso Il Capitello” di Roma.
Nel 1976 espone nella sede della “Cooperativa spazio alternativo Maiakovskij” a Ostia-Lido, nell’ambito della manifestazione “Omaggio a Pasolini: la condizione umana – il potere – la donna”.
Nel 1979 partecipa alla “Quadriennale de decors et d’architecture theatraux” di Praga, nel 1980 alla mostra “Aspetti della scenografia italiana oggi” a Kyoto.
Nel 1981 espone dipinti e linoleografie in una personale al Casino municipale di Sanremo e partecipa alla mostra “Aspetti della scenografia italiana oggi” a Tokyo e alla “Exhibition of Italian Stage Design” all’Art Centre di Hong Kong.
Nel 1985 espone presso la sede del Circolo culturale di Montecitorio a Roma.
Nel 2001 scrive il Compendio di Arte I (dalle origini al Medioevo) pubblicato nel 2002 dalla Newton & Compton editori.
Nel 2006 partecipa con quattordici fondali scenici destinati al teatro dei Pupi alla Mostra “Siamo tutti pupi” a Latina.
Nel 2012 espone a Vallebona (IM) alla biennale “Vallebon’art” e ad Arma di Taggia (IM) alla rassegna d’arte contemporanea “Artemare”.
Nel 2013 partecipa alla mostra “Site specific” – Castello della Lucertola – Apricale (IM) ed espone nella mostra “Regali frontiere” a Bordighera (IM).
Nel 2014 espone a Vallebona (IM) alla biennale “Vallebon’art” e partecipa alla “Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma”.
Nel 2015 tiene una mostra personale nella Galleria d’Arte Contemporanea Studio C di Piacenza.
Nel 2016 partecipa alla “XI Biennale Internazionale d’Arte” di Roma, alla mostra “Sulle tracce del reale” nei Giardini Monet di Bordighera e alla mostra “Artistes quand-même” nell’Oratorio di S. Bartolomeo a Bordighera.
Nel 2017 partecipa alla “Esposizione Triennale delle Arti Visive a Roma” presso il Complesso Monumentale del Vittoriano – Ala Brasini.
Partecipa al 22° Concorso Nazionale d’Arte Contemporanea SaturARTE 2017 a Genova.
Partecipa alla mostra “segni, tracce, percorsi” presso l’Oratorio di S. Bartolomeo degli Armeni a Bordighera. Espone quattro dipinti nella mostra d’arte internazionale “Imago” presso la Biblioteca Angelica a Roma.
Nel 2018 partecipa alla mostra “Il privilegio d’invecchiare” presso il Don Orione a Sanremo, alla mostra “Vernice fresca” nella sede dell’Accademia Riviera dei Fiori “G. Balbo” e alla mostra “Aspettando Agorà” a Bordighera. Ė tra gli artisti selezionati e premiati alla “8° Biennale internazionale d’arte a Montecarlo – 2018”. Tiene una mostra personale alla Galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia a Torino.
Nel 2019 partecipa a numerose collettive:
“Un viaggio nell’arte” nella Galleria Malinpensa a Torino,
“Sulle tracce del reale” nella Galleria dell’Accademia Balbo a Bordighera,
“Non solo Monet” in una piazza di Castelvittorio”,
“Arte-mare” nella Villa Boselli ad Arma di Taggia,
“Agorà” nell’Oratorio di S. Bartolomeo a Bordighera,
“Parole e colori” nel Forte di S. Tecla a Sanremo e
“Centocinquanta per trenta” nella Galleria dell’Accademia Balbo a Bordighera.
Realizza quindici tavole per il libro di fiabe “La Conchiglia dell’Isola delle Correnti” di Paola Forneris, ed. ZEM. vedi immagine sotto
Nel 2022 partecipa alle collettive “Sulle tracce del reale” nei Giardini Monet a Bordighera e a “CreAzione Donna” nella Galleria di Villa Biener a Cipressa.
In un mondo in cui siamo abituati a pensare che la gentilezza e l’amicizia siano cose da sciocchi e dove sovente le favole sono incentrate su eroi senza macchia e senza paura, che sconfiggono i nemici e trionfano su di loro, questa piccola storia propone un messaggio nuovo: coltivare l’armonia e l’amicizia tra tutti gli esseri, sia umani sia marini. Sono molto diversi gli uni dagli altri i protagonisti di questa storia, nella quale due conchiglie incontrano nel loro viaggio per mare varie creature marine: balene, squali, pesci luna, foche, gamberi e con tutti diventano amici. Una piccola storia che propone il valore dell’amicizia e del rispetto del diverso.
PAOLA FORNERIS, in una foto del 2020 da : https://www.sanremonews.it/
PAOLA FORNERIS è nata e vive a Sanremo. Laureata in Lettere Moderne, è stata direttrice della Biblioteca Civica di Sanremo dal 1988 al 2010. Dal 2013 al 2019 è stata presidente dell’Università delle Tre Età di Sanremo. Ha scritto e pubblicato diversi saggi di carattere storico. È co-autrice de Il giardino segreto dei Calvino, De Ferrari editore, 2004, Premio Grinzane Hanbury. Attualmente è impegnata nell’ambito della divulgazione culturale.
MARISA FOGLIARINI – notizie sopra che continuano:
Attualmente vive e lavora a Roma e a Sanremo.
Attività fotografica e documentaristica:
Dal 2004 si dedica alla fotografia digitale e scatta tutte le foto di scena che appaiono sul sito del regista Piero Farina.
Dal 2005 realizza come coautrice col regista Piero Farina alcuni documentari tra i quali alcuni sono stati messi in onda nell’ambito della trasmissione Geo & Geo della Terza Rete Rai.
da :
https://www.fogliarini.it/biomarisa.html
ancora:
CRITICA DELLA SUA OPERA
::
Le suggestive modulazioni cromatiche di Marisa Fogliarini |
di Luciano Carini
|
Gallerista e critico d’arte Luciano Carini, curatore aggiunto e membro della Commissione del Padiglione Grenada, uno dei più ammirati della Biennale d’arte di Venezia, 2024- I testi critici di Luciano Carini sono pubblicati sulle edizioni dei cataloghi dedicati alle opere di Antonio Saporito.
La funzione dinamica della presenza figurale rivela la potenza espressiva della luce |
di Monia Malinpensa
|
Monia Malinpensa ( Art Director- Galleria d’Arte Malinpensa by La Telaccia )
https://www.artepopular.pt/en/product-page/tocador-minhoto-miniatura-4
regione del Minho
Il Minho, oltre ad essere una bellissima regione, è anche la regione del ” vinho verde ”
che non è una varietà d’uva, significa “Vino Verde”, e si traduce come “vino giovane”, in opposizione al vino più maturo. Può essere rosso, bianco o rosé, e deve essere consumato entro un anno dall’imbottigliamento.
Inizialmente, la leggera effervescenza del vinho verde era originale e derivante dalla fermentazione malolattica, che si opera nella bottiglia. Tra i produttori di vino, questo di solito è considerato un difetto, ma i produttori di vinho verde hanno scoperto che ai consumatori piace che il prodotto abbia una natura leggermente frizzante (in portoghese, questo spunto si chiama agulha, cioè ago) e oggi non ci si affida più a questa pratica naturale e al posto della fermentazione si effettua una carbonazione artificiale. Comunque i vini debbono essere conservati in bottiglie opache per nascondere la torbidità e i sedimenti che la fermentazione malolattica produce.
Opera propria
–
Vendemmia tradizionale nelle zone del Vinho Verde, con alte scale che permettono di arrivare fino alla parte superiore delle vigne (vinha de enforcado) –
Guimarães (Minho) – originally posted to Flickr as Três gerações
–
Vineyards planted in the Portuguese wine region of the Vinho Verde in the Minho.
– originally posted to Flickr as
Santa Marta de Penaguião – Alto Douro Vinhateiro
– Opera propria
CITTA’ DI GUIMARAES –
foto di Britannica
il fiume Minho
Facebook Unsplash– 8 novembre 2024
UNA FOTO DEL MONTE ARARAT E LA CITTA’ DI EREVAN SOTTO
CARTINA Simple Wikipedia
RAS67
Ivan Konstantinovič Ajvazovskij, Discesa di Noè dall’Ararat (1889), Galleria Nazionale dell’Armenia. Il massiccio montuoso è visibile sullo sfondo: in primo piano Noè e la famiglia in cammino nella pianura di Arara
http://www.gallery.am/hy/database/item/296/
BRANDY ARMENO DEDICATO AL MONTE ARARAT
– Opera propria
museum of the Yerevan Brandy Company
che meraviglia ! La cima grande del Monte Ararat e la cima piccola.. ai confini della Turchia, Armenia e Iran
– Opera propria
secondo Wikipedia, “è il monte più alto della TURCHIA (5.137 slm ) in un territorio che storicamente aveva fatto parte dell’Armenia. Il nome Ararat proviene dalla Bibbia e deriva da Urartu. In lingua turca ağrı significa “dolore” e dağ significa “montagna”. Il nome turco è dunque traducibile come “Montagna del dolore”.
Si trova nelle immediate vicinanze del confine tra Turchia, Armenia, Azerbaijan e Iran: la sua vetta, compresa nel territorio turco, è situata a sedici chilometri di distanza verso ovest dal confine iraniano e dall’exclave Nakhchivan dell’Azerbaijan, e trentadue chilometri a sud del confine armeno.
EREVAN ( YEREVAN )
ARARAT — E L’ARCA DI NOE’
L’Ararat è dove la tradizione europea e la maggior parte del cristianesimo occidentale pongono lo sbarco dell’arca di Noè
Durante la sua visita in Armenia nel 2001, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato nella sua omelia nella Cattedrale di San Gregorio Illuminatore di Yerevan: «Siamo vicini al Monte Ararat, dove la tradizione dice che l’Arca di Noè sia venuta a riposare».
Il Patriarca Cirillo I, il capo della Chiesa ortodossa russa, ha anche menzionato il Monte Ararat come luogo di riposo dell’Arca di Noè nel suo discorso alla Cattedrale di Etchmiadzin durante la sua visita in Armenia nel 2010.
«Uscii dalla tenda nell’aria fresca del mattino. Il sole stava sorgendo. Contro il cielo terso si stagliava una montagna con due picchi bianchi innevati. “Che montagna è?” Ho chiesto, allungandomi, e ho sentito la risposta: “Questo è l’Ararat”. Che effetto possono avere alcune sillabe! Avido ho guardato la montagna biblica, ho visto l’arca ormeggiata al suo apice con la speranza della rigenerazione e della vita, ho visto sia il corvo che la colomba, che volavano via, i simboli della punizione e della riconciliazione …»
Aleksandr Pushkin, A Journey to Arzrum
DA : https://it.wikipedia.org/wiki/Ararat
Il Caucaso non è stato solo l’ostacolo maggiore all’espansione imperiale della Russia, ma anche un luogo particolarmente significativo della sua storia culturale. Il fatto che l’ardua conquista del Caucaso avvenisse in epoca romantica fece di questa regione il primo e principale Oriente russo. Un Oriente domestico, interno, la cui presenza nell’immaginario russo, soprattutto letterario, è vastissima. L’opera di Aleksandr Puškin (1799-1837), centrale nella cultura russa, ha un’importanza fondamentale anche in questo ambito. Se il suo poema Il prigioniero del Caucaso (1820- 1821) ha fondato l’approccio romantico nei confronti del Caucaso, il successivo Viaggio a Arzrum (1835) ha impostato nei confronti di questa regione un rapporto più disincantato e realista, del tutto svincolato dagli stereotipi orientalisti. In questo particolare diario di viaggio il poeta ha fissato con tratto lieve e sicuro gli straordinari paesaggi del Caucaso e i caratteri salienti di alcuni dei suoi molti popoli: Circassi, Osseti, Georgiani, Armeni, Tatari (gli odierni Azeri) e Turchi. E questo in un momento decisivo della sua storia millenaria, quando la Russia affermava il suo dominio in sostituzione di quello secolare di Ottomani e Persiani. Il viaggio a Arzrum costituisce, in effetti, un’opera di fondamentale importanza nel rapporto della cultura russa con l’Asia e i suoi molteplici Orienti. Come è stato osservato, “la strada per Arzrum è la via che conduce il russo in Asia. Ci siamo abituati a vedere questa strada con gli occhi di Puškin”.
144 pagg.
(Universale Biblion; 5)
editore SEM 2021– un romanzo che riflette sul genocidio degli Armeni
«Forte nei dialoghi, conciso negli schizzi umani. Katerina Poladjan padroneggia l’arte dell’omissione. Eppure nei suoi romanzi tutto è atmosfera» – Der Tagespiel
altro nel link di IBS
https://www.ibs.it/
POMERIGGIO
video, 4 min. ca –ORE 16.00 ca
IL FATTO QUOTIDIANO – 9 novembre 2024 — ore 16 ca-
9 novembre 2024 • 14:54
La manifestazione
La risposta più bella contro la mossa più brutta. Centinaia e centinaia di persone hanno riempito questa mattina Piazza del Nettuno per ribadire che Bologna, i suoi cittadini, la società civile e la sua anima sono profondamente antifascisti nonostante sia stata autorizzata per il pomeriggio di oggi una manifestazione di Casapound e della Rete dei Patrioti a Piazza XX Settembre, a due passi da quella stazione che saltò in aria il 2 agosto del 1980 per mano dei neofascisti, lasciando tra le macerie 85 morti e 200 feriti.
Lo ha ricordato Elly Schlein, la segretaria del Partito Democratico, bolognese di nascita, ha tenuto a esserci con tanti altri esponenti della politica nazionale come Nicola Fratoianni e della società civile. Non c’è stato bisogno di preavviso, all’appello dell’Anpi prontamente raccolto dalla Cgil, hanno risposto tutti e Piazza del Nettuno è diventata una volta di più il cuore della città.
Per Anna Cocchi, presidente della sezione provinciale dell’Associazione Partigiani, questa piazza era una risposta “necessaria a chi oggi pensa di venire a Bologna per calpestare la memoria, di Bologna ma dell’Italia tutta, di coloro che soprattutto hanno combattuto per la libertà e la democrazia”.
I fascisti che si raduneranno a Piazza XX Settembre “credo che rappresentino un pericolo per l’Italia tutta.
Il fatto di essere in luoghi importanti, strategici come la città di Bologna, medaglia d’oro alla Resistenza e alla memoria, credo che siano forme di oltraggio e anche in un certo senso provocazioni. Queste provocazioni le rimettiamo sempre e diciamo loro che saremo sempre in difesa della Costituzione, della democrazia e della libertà”.
Accanto a lei sul palco Michele Bulgarelli, segretario generale della Cgil cittadina.
ANPI PROVINCIALE DI BOLOGNA FACEBOOK —
PIAZZA DEL NETTUNO
ANPI E CGIL BOLOGNA
LINK X MASSIMO RAINMAKER1973
Massimo @Rainmaker1973
video, 0.58
https://x.com/i/status/1855224816074166464
segue da:
ASPETTI RIVIERASCHI, UNO DEI CENTO BLOG DI ADRIANO MAINI DI BORDIGHERA
Il volume contiene in allegato la mappa letteraria della città con indicate le tappe della vita e dei riferimenti alle opere di Italo Calvino.
Marco Innocenti è l’autore dell’intervista a Enzo Maiolino: ” Non sono un pittore che urla ”
(
Edizioni Philobiblon, 2014
“Sono sempre stato convinto che si fa arte perché spinti da un’incontenibile necessità espressiva, non dal desiderio di inviare messaggi (espressione che mi fa ridere)”.
[Enzo Maiolino in Non sono un pittore che urla (2014)”
“Ho cominciato a quindici anni a ritagliare e a raccogliere articoli di giornali e riviste sull’arte e sulla letteratura. Invecchiando, mi sono chiesto il perchè di tale inclinazione. ora mi pare di aver capito che si tratta di un tipico atteggiamento dell’autodidatta, il quale, senza guide accademiche cerca, forse, suoi particolari itinerari.” [Enzo Maiolino in Non sono un pittore che urla (2014)”
Enzo Maiolino è un pittore, un incisore, un insegnante, uno studioso e anche un archivista (genio della memoria vero e proprio) la cui figura è stata di importanza determinante per intere generazioni di artisti, scrittori, ricercatori del Ponente ligure (dove vive) e non solo. Bisogna ricordare almeno due sue lunghe e significative ricerche di carattere artistico-letterario rivolte ad Amedeo Modigliani, da cui è nato il volume Modigliani vivo (Torino, 1981), e alla riscoperta dello scrittore Giacomo Natta, al quale ha dedicato la raccolta di scritti e testimonianze Questo finirà banchiere (Milano 1984).
Da:
ATTI IMPURI- 8 OTTOBRE 2014
https://www.attimpuri.it/2014/10/azioni/enzo-maiolino-non-sono-un-pittore-che-urla/
Morì il 6 marzo del 1944, quando una bomba degli alleati colpì la sua villa di Firenze, la Torre al Pino, a metà di Via Suor Maria Celeste, al Poggio Imperial durante l’incursione aerea alleata del 7 febbraio 1944. e lei restò sepolta sotto le macerie. Un destino ancora intriso di qualche interrogativo, visto che nella zona non c’erano obiettivi militari o strategici
da :
MILLE E UNA DONNA.IT
Sede legale:
c/o Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, Villa Ormond
Corso Cavallotti, 113
18038 Sanremo (IM)
Italia
Cod.fiscale ente: 90060380087
Telefono: 0184 505 345, 0184 662 525
Maggiori informazioni https://clubunescosanremo.webnode.it/?fbclid=IwY2xjawGcY2BleHRuA2FlbQIxMAABHbxUHmmVYV4uA0FzWpMn00jhuck-ui-q_b7Mxl-RelDq-xsCo_3UOPkZ5Q_aem_PEECQko4ylrpwATbDZYfeQ
HANNO APPENA PRESENTATO ::
La terra dei filibustieri è un saggio romanzato, realizzato dopo quattro anni di ricerche in giro per l’Europa, che esplora, sospeso fra storia, finzione e suggestione, tutte le corrispondenze che vi sono fra la pirateria dei romanzi di genere avventuroso e quella zona geografica che parte da Ventimiglia in Liguria e si estende successivamente ad arco fra Genova e Tolone. Ecco quindi che vengono analizzate nel volume le opere di grandi autori come Salgari, Stevenson, Calvino e Conrad alla ricerca di quegli elementi di realtà (personaggi, storie, circostanze, situazioni) che hanno ispirato capolavori come Il Corsaro Nero, L’isola del tesoro, Il barone rampante, Il pirata e altri ancora, con risultati a tratti davvero sorprendenti.
FACEBOOK MUSEO CIVICO SANREMO — link al fondo
Il programma è condotto da LILI GRUBER
per chi volesse sentire il programma intero ( video 31 minuti )
oltre alla conduttrice Lili Gruber, e ai due nominati, c’è la Giornalista Mariolina Sattanino
al min. 23°
Tomaso Montanari risponde a Travaglio sull’ultima affermazione che la nostra destra soprattutto degli incompetenti, poi Travaglio riprende la parola
video, 3.37 minuti LA RICETTA
Le zeppole di San Giuseppe: crema e panna
La zeppola di san Giuseppe è un dolce della tradizione pasticcera napoletana, diffuso in tutta la Campania, il cui nome deriva dal fatto che è tipico della festa di san Giuseppe.
La versione più riconosciuta, con pasta a bignè guarnita sopra con della crema pasticcera e un tocco di amarena, fu portata nel 1840 dal pasticcere Pintauro in via Toledo a Napoli che asserì di aver preso spunto da una tradizione barlettana.
Anche Goethe conobbe le antiche zeppole napoletane il 19 marzo del 1787, e fece una descrizione del grande smercio che se ne faceva già allora in strada-
Alcune pasticcerie provvedono anche alla farcitura interna della zeppola con la crema pasticcera, discostandosi dalla tradizione. Ultimamente si trovano zeppole ripiene di crema gianduia e panna.
o zeppolone da: La Buona Tavola
Sebbene negli ultimi anni si sia affermato l’uso di friggere la pasta della zeppola anche in olio di oliva, la vera zeppola pugliese viene fritta nello strutto.
https://www.facebook.com/p/Dolci-Fatti-In-Casa-Dina-Benedetto-100093086284377/
Zeppole siciliane con lo zucchero
– Fonte
da: ricetta scritta delle zeppole sicialiane
https://www.cataniatoday.it/cucina/zeppole-san-giuseppe-ricetta-facile-festa-del-papa.html
ricetta di Nonna Claudia
https://nonnaclaudia.com/zeppole-san-giuseppe-al-forno/
Julio Iglesias è nato a Madrid nel 1943
E’ una canzone di Pierre Billon e Jacques Revaux, incisa per la prima volta dal cantante francese Johnny Hallyday en 1977; nel ’78 Julio Iglesias ne lanciò una versione in spagnolo
i cavoli a merenda, 40
2023, pp. 32
isbn: 9788845938061
Anteo è un piccolo rimorchiatore che vive a Pietroburgo, tra marinai, fumo di ciminiere e grandi navi da scortare. Nei pochi momenti di riposo sogna di salpare per il vasto oceano e visitare paesi meravigliosi, ma non vuole sottrarsi alla sua vita di lavoro, che accetta con gioia e coraggio – una vita che solo i delicatissimi versi di Iosif Brodskij potevano rendere tanto luminosa nella sua piccola eroicità quotidiana.
SEGUE DA :
L’opera prima di Iosif Brodskij – un piccolo gioiello della letteratura per l’infanzia che parla al cuore di tutti.
Con le illustrazioni di uno dei più noti designer russi per l’infanzia, Igor’ Olejnikov, e la traduzione di Serena Vitale, è uscita anche in italiano una delicatissima storia in versi – l’unico testo poetico che Brodskij riuscì a pubblicare in patria, sulla rivista per l’infanzia «Kostër», nel 1962.
Anteo, un piccolo rimorchiatore, vede scorrere davanti a sé le grandi navi, che gli fanno sognare paesaggi esotici e fantastici, ma il suo umile compito non lo rattrista né lo delude. Anzi, le grandi navi che per qualche istante si trova ad aiutare ad attraccare e poi accompagna a salpare sono amici che lo rendono in qualche modo partecipe del destino che si svolge per ognuna nei mari sconfinati. «Non dovete compatirmi / se non posso seguirvi. / Salpate, nella bianca luce / del mattino, e portate / al vostro oceano natio / i miei saluti».
Secondo il mito, Anteo era un gigante alto più di 100 metri, che traeva le sue forze sovrumane dal contatto con la madre terra: a sconfiggerlo sarebbe stato Eracle, sollevandolo da terra e privandolo così dei suoi poteri. Nella ballata di Brodskij, la grandezza del piccolo rimorchiatore non è nelle sue dimensioni ma in questo suo servizio ai colossi, le navi che vedranno «mari in cui mai / io getterò l’ancora», nella consapevolezza che «qualcuno deve pur restare / accanto a questa terra».
È la missione del poeta, che osserva e interpreta, intuisce e anticipa il futuro, restando sul confine sottile tra le cose, tra mare e cielo, tra mare e terra: proprio come nella ballata, sullo sfondo della quale si profilano i contorni della splendida Leningrado-Pietroburgo, patria del poeta (le isolette del golfo di Finlandia, i merletti delle gru, il «tramonto impaziente, / e la Neva scintilla / del suo fuoco d’argento»).
La coscienza del proprio compito, della propria responsabilità («devo restare / lì / dove di me hanno bisogno»), si unisce nel finale all’evocazione del compiersi del destino della vita, della «rotta verso un sogno beato», verso il «paese d’oro / da dove ancora, / vuole la leggenda, / nessun rimorchiatore / è mai tornato».
Una storia quasi autobiografica, se si pensa che dieci anni dopo – nel 1972 – convocato dal KGB che gli chiede come mai non ha fatto domanda di andare all’estero, Brodskij risponderà che lui resterebbe volentieri a Leningrado, anche perché la letteratura serve a «salvare il prossimo uomo». La sorte disporrà diversamente: l’esilio, il Premio Nobel per la letteratura nel 1987, la morte e la sepoltura sull’isola di San Michele a Venezia.
LEPORELLO-BOOKS.COM– 2023 – 18 EURO
https://leporello-books.com/prodotto/la-ballata-del-piccolo-rimorchiatore/
se volete, nel link, trovate le immagini più chiare e più grandi dove si leggono meglio le parole
Il ponte Trotsky sul fiume Neva a Pietroburgo
una curiosità sul nome della città:
Fondata dallo zar Pietro il Grande (1672–1725) sul delta della Neva, dove il fiume sfocia nella baia omonima parte del golfo di Finlandia, fu a lungo capitale dell’Impero russo, funzione che perse il 5 marzo 1918.
Il 1º settembre 1914 per volere dello zar Nicola II fu rinominata Pietrogrado e mantenne questo nome fino al 26 gennaio 1924, quando (cinque giorni dopo la morte di Lenin) la città venne ribattezzata in Leningrado.
Mantenne tale nome fino al 6 settembre 1991, quando ritornò alla denominazione originale tramite un referendum popolare che decise Leningrado come nome dell’oblast.
La città nel 2021 aveva quasi 6 milioni di abitanti, è la seconda città della Russia
https://it.wikipedia.org/wiki/San_Pietroburgo
cattedrale di San Pietro e Paulo e il Museo L’Ermitage
Interno del Palazzo d’Inverno nell’Ermitage, la grande scalinata
un’antica cromolitografia di San Pietroburgo
Quando la città fu occupata dai Tedeschi nel 30 gennaio 1944 dopo un lungo assedio iniziato l’8 settembre 1941 fino al 27 gennaio 1944. Si stima che 800 000 dei tre milioni di abitanti della città siano morti durante l’assedio. da: Wikipedia, San Pietroburgo
IL MUSEO NAVALE CENTRALE E L’INCROCIATORE AURORA
Di primo mattina, passanti guardano il ponte sulla Neva che si alza per far passare una nave, in una delle notti bianche di giugno. Porto d’imbarco.
Vista aerea della città di San Pietroburgo
Palazzi e la cattedrale di Sant’Isacco sulla Neva
Il fiume Moyka che scorre nella città dalla Neva, palazzi Settecenteschi e la cupola d’oro della cattedrale di Sant’Isacco
La cattedrale di San Nicola dei Marinai, una delle più importanti chiese di San Pietroburgo, eretta nel 1762
Interno della Chiesa Bassa di San Nicola dei Marinai
da wikipedia : L’edificio ha due livelli: una chiesa bassa sorregge una chiesa alta, riccamente ornata
Vista della Cattedrale di San Nicola dei Marinai dall’Hotel Sowjetskaja verso mezzanotte a luglio. Sullo sfondo si vedono la cattedrale di Sant’Isacco e le torri della Cattedrale di San Pietro e Paulo
– Opera propria
Manifestazione delle donne lavoratrici l’8 marzo 1917 che diventò il primo giorno della Rivoluzione di febbraio
Giorni di ottobre del 1917 a Mosca. I lavoratori di Zamoskvorechye combattono da una piattaforma di tram blindata. Il 3 novembre 1917, una rivolta armata a Mosca vinse. L’istituzione del potere sovietico a Pietrogrado e a Mosca fu cruciale per la vittoria della rivoluzione in tutto il paese.
–scritta in italiano da: https://www.album-online.com/detail/en/MGI1ZDRhMA/october-days-1917-moscow-zamoskvorechye-workers-fighting-armoured-tram-platform-alb5301061?sT=ZAMOSKVORECHYE+WORKERS&iSF=3
Febbraio 1942: una donna porta una corpo su una slitta sulla Prospettiva Nevski, la strada principale di San Pietroburgo, durante l’assedio dei nazisti quando molte persone morivano di fame.
Torta di meringa con la panna e fragole e mirtilli: si chiama Anna Pavolova dal nome di chi l’ha inventata
così la vedete intera: con l’aggiunta di fichi freschi
se ne avete voglia qui trovate la storia della torta e anche la ricetta:
https://inviaggioconlachef.com/torta-pavlova-storia/
Anna Pavlova: fece parte dei balletti di Diaghilev per anni, poi per conto proprio.
Berth Sachse, all’epoca chef patissier dell’Hotel Esplanade di Perth, in Australia,
che la conobbe durante un soggiorno dell’artista in questa città e se ne innamorò, seppe dopo anni della sua morte ancora giovane, le dedicò questo dolce: mise in questa ricetta tutte le qualità che caratterizzavano la grande artista: la leggerezza, il candore, la dolcezza, con la nota di colore e di grinta della frutta.
Su un leggerissimo guscio di meringa, croccante fuori ma lasciato ancora morbido al suo interno, sagomato a formare un cestino; il ripieno del cestino prevede quindi una base spumeggiante di panna montata, sormontata da una cascata di coloratissima frutta fresca in cui non possono mancare dei frutti rossi, come fragole o lamponi.
La Pavlova è un dolce che tradizionalmente in Australia e Nuova Zelanda si serve a Natale, periodo in cui nell’emisfero australe è piena estate, stagione in cui la frutta è al suo massimo.
dal link sotto la foto della torta
un’immagine della città di Perth in Australia
la città di Perth è a sud-ovest sul mare
una città con lo stesso nome si trova in Scozia :
Contea di Perth e Kinross in Scozia– la cartina è solo della Scozia
vedi sotto:
Alamy
PERTH
E’ una città piena di castelli diventati Musei, PER ESEMPIO:
Il castello dell’orologio nero e il Museo
foto TripAdvisor
RAFFAELE CORTINA, 2024
“La cosa più stupefacente è che ci si stupisca così poco del fatto di vivere.” Spirito
indipendente e originale, Edgar Morin conserva un gusto e un piacere intatti per le cose della vita e gli oggetti del pensiero. Dall’eleganza del volo di una rondine all’umanesimo di Montaigne, dalla missione dell’intellettuale alla lotta delle donne iraniane, niente di ciò che è umano gli è estraneo.
In questo insieme appassionante di testi personali, letterari, storici e filosofici, Edgar Morin sfrutta il suo immenso sapere, accumulato in un secolo di vita, per interrogare la complessità del reale e pensare il futuro della nostra società. La curiosità dell’ultracentenario Edgar Morin per il mondo e l’umano resta incomparabilmente viva e comunicativa.
EDGAR MORIN 1972 a Rio de Janeiro- ha 51 anni, sembra assai giovane..
–
Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum (Parigi, 8 luglio 1921), è un filosofo e sociologo francese. È noto soprattutto per l’approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un’ampia gamma di argomenti, fra cui l’epistemologia.
Durante la sua carriera accademica ha lavorato principalmente presso l’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e il Centre national de la recherche scientifique (CNRS). Particolare attenzione hanno ricevuto le sue ricerche sulla complessità e il cosiddetto “pensiero complesso”
Morin nasce in una famiglia ebrea sefardita, originaria di Livorno. Suo padre era un commerciante ebreo di Salonicco ma si dichiarava laico e di origine “neo marrana“; figlio unico, resta orfano di madre a 10 anni.
Da ragazzo, Morin amava la lettura, il cinema, l’aviazione e il ciclismo. Si lega al socialismo ai tempi del Fronte Popolare francese e della Guerra civile spagnola. Nel 1940 ( ha 19 anni ), quando i tedeschi invadono la Francia, Morin fugge a Tolosa dove si dedica ad aiutare gli esuli e ad approfondire il marxismo. Nel 1942, poco prima di entrare nella Resistenza, nella quale sarà tenente delle forze combattenti, ottiene una licenza in diritto. Nella resistenza conosce François Mitterrand e adotta il nome di battaglia Morin, che preferirà rispetto al cognome vero. Nel 1941 aderisce al Partito Comunista Francese. Prende parte alla liberazione di Parigi nell’agosto del 1944 e l’anno seguente sposa Violette Chapellaubeau. I due si trasferiscono a Landau dove Morin è prima addetto allo Stato Maggiore della Prima Armata francese in Germania (1944), poi Capo dell’Ufficio Propaganda del governo militare Francese (1945).
Alla Liberazione scrive L’an zéro de l’Allemagne sulla situazione del popolo tedesco, libro che richiama l’attenzione di Maurice Thorez, allora segretario generale del Partito Comunista Francese e Ministro della Funzione Pubblica, che lo invita a scrivere nella rivista “Les Lettres françaises“.
Nel 1946 torna a Parigi e abbandona la carriera militare, proseguendo le attività nel partito comunista.
Per le sue posizioni anti-staliniste il rapporto col partito nel 1949 comincia a deteriorarsi, fino alla sua espulsione nel 1951, seguita alla pubblicazione di un articolo su “Le Nouvel Observateur“ (all’epoca noto come “France-observateur”).
Nel 1950 entra al Centre national de la recherche scientifique (CNRS, Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) nel campo dell’antropologia sociale, su consiglio e con l’appoggio di Georges Friedmann, Maurice Merleau-Ponty, Vladimir Jankélévitch e di Pierre Georges. Nel 1955 anima un comitato contro la Guerra d’Algeria.
Successivamente, si distacca progressivamente dal comunismo per avvicinarsi al Partito Socialista francese, per il quale simpatizza a partire dai primi anni ’80, manifestando molta vicinanza in particolare verso le posizioni di François Holland.
foto e testo da– ( dove prosegue )
https://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Morin
CITATO NEL BELL’ARTICOLO::
https://www.avvenire.it/agora/pagine/morin-tradimmo-berlino
Qualche notizia ” pettegola “, ma non troppo :
Sabah Abouessalam– una sociologa urbana, docente presso l’ Università di Paris1-Panthéon-Sorbonne ( e altro ), è nata a Marrakech, in Marocco.
—
Dal 1979 al 1992, Sabah ha letto numerose opere di Edgar Mori , il cui pensiero ha strutturato le sue riflessioni mentre era studentessa di sociologia e poi di urbanistica. Diverse sessioni di lavoro e conferenze congiunte hanno preceduto l’incontro nell’, durante il festival di musica sacra a Fez ; da allora la coppia non si è più separata, nel 2012 si è sposata. Nel 2009, Edgar Morin aveva appena perso sua moglie, Edwige, nel 2008. Questa perdita fu così dolorosa che la scrisse in un saggio a lei dedicato: Edwige, L’Inséparable.
Dal 2018, Sabah Abouessalam ha lavorato per creare la Fondazione Edgar Morin. Il 23 settembre 2020 è stata creata a Parigi la Fondazione.
Sabah Abouessalam ha tentato nel 2013, con la collaborazione del marito Edgar Morin , di riabilitare una fattoria ecologica della sua famiglia nella regione di Marrakech, ispirandosi all’agroecologia di Pierre Rabhi. Secondo lei, un’azienda agricola di questo tipo “incoraggerebbe gli agricoltori a rimanere sulla loro terra, ripristinandone la redditività”– da : “8 marzo, parole di donne, per un riconoscimento della piena umanità” [ archivio ] , The Economist -(2015)
NOTA:
Agricoltore, scrittore e pensatore, Pierre Rabhi nasce nel 1938 nel Sud dell’Algeria.
In seguito alla guerra, lascia gli studi e, a vent’anni, si trasferisce a Parigi dove lavora come operaio. Stabilitosi in seguito in Ardèche, si dedica all’agricoltura, diventando uno tra i pionieri del metodo biologico. Si batte per una società più rispettosa dell’uomo e della terra e sostiene lo sviluppo di pratiche agricole che siano alla portata di tutti, soprattutto dei più poveri, e che, nello stesso tempo, assicurino il mantenimento della fertilità naturale.
Negli anni Settanta prende una sempre più netta posizione contro la logica produttivistica applicata all’agricoltura, le cui conseguenze devastanti si mostrano oggi in tutta la loro ampiezza, e, nella sua fattoria, affina i metodi e le tecniche che negli anni successivi insegnerà e divulgherà sotto il nome di ‘agroecologia’.
Negli anni Ottanta mette a punto diversi percorsi di formazione in Francia e nei paesi aridi dell’Africa e realizza programmi in Burkina Faso, Camerun, Mali, Niger, Senegal, Tunisia, volti a migliorare l’autonomia delle popolazioni, a salvaguardare i patrimoni alimentari locali, a lottare la sterilità e la desertificazione delle terre.
Dal 1988 è protagonista di programmi attuati su scala mondiale e sotto l’egida delle Nazioni Unite.
L’applicazione dei metodi dell’agroecologia ha interessato nel tempo anche alcune comunità religiose, come il monastero di clausura di Solan nel dipartimento del Gard, suscitando un modello di convivenza religiosa attento anche ai valori dalla sostenibilità ambientale e della biodiversità, ripreso anche nei monasteri ortodossi della Romania.
Nel 1994, Rabhi fonda l’associazione Terre & humanisme per coniugare ecologia e solidarietà e rinforzare i legami tra gli uomini e tra questi e la terra.
Nel 2002 è protagonista di una campagna elettorale ‘non convenzionale’, con la proposta di rimettere l’Uomo e la natura al centro, suscitando una mobilitazione eccezionale e costituendo più di 80 comitati regionali di sostegno: i colibrì.
Da questo impegno, nel 2003 nasce il movimento Appel pour une insurections des consciences (Mapic), presente in numerosi distretti francesi, per una trasformazione profonda della società, a partire dai cambiamenti individuali e con il sostegno dell’azione collettiva.
Manifesto per la terra e per l’uomo e La sobrietà felice sono il suo invito a ricordarci del nostro futuro.
FOTO- TESTO DA :
AGGIUNGO QUESTA FOTO DI PIERRE RABHI PERCHE? E’ TROPPO BELLA:
DA :
QUI E’ CON CARLO PETRINI
QUI VENIAMO A SAPERE CHE:
Kénadsa è capitale del distretto omonimo, nella provincia di Béchar
PROVINCIA DI BECHAR– CARTINA DA
Per lui l’agroecologia non era solo un metodo di coltivazione ma una chiave di lettura: capovolge il sistema dell’agrobusiness, si prende cura delle risorse naturali e valorizza la biodiversità: ci offre delle buone pratiche. Un orto è un atto politico, di resistenza.
foto e notizie da SLOW FOOD– 5/ 12 / 2021
https://www.slowfood.it/pierre-rabhi/
Béchar – Veduta
neige de Béchar
https://it.wikipedia.org/wiki/B%C3%A9char
Béchat è quasi al confìne con il Marrcco
ANSA.IT — 7 NOVEMBRE 2024 – 17.12
https://www.ansa.it/campania/notizie/2024/11/07/quattro-arresti-per-lomicidio-di-angelo-vassallo-il-sindaco-pescatore_18c36f65-ec2b-4aa3-ab28-c7aa270f8375.html
Ci sono quattro arresti per l’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso il 5 settembre 2010.
Si tratta dell’ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo, del figlio del boss nonché collaboratore di giustizia Romolo Ridosso del clan di Scafati Loreto-Ridosso, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e dell’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi. Il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Roma ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario.
“Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto”: è la frase che Romolo Ridosso, uno dei quattro arrestati per l’omicidio, avrebbe pronunciato dopo avere parlato davanti alla sua abitazione di Lettere (Napoli) con il carabiniere Lazzaro Cioffi, giunto con un’altra persona a bordo un suv nero. L’episodio, riferito alcuni anni dopo dalla convivente di Ridosso, risale al settembre del 2010, subito dopo l’omicidio. Per gli inquirenti a quell’incontro – durante il quale si sarebbe parlato proprio della morte di Vassallo – avrebbero preso parte Lazzaro Cioffi e anche Giuseppe Cipriano, entrambi arrestati oggi.
Il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, per anni a capo della compagnia di Castello di Cisterna, è stato protagonista a Napoli e provincia di indagini sui più potenti clan di camorra. E’ diventato, poi, comandante provinciale a Frosinone, e da un anno e mezzo risultava tra gli indagati per la morte di Vassallo.
La ricostruzione degli inquirenti individua il movente dell’assassinio nella scoperta, da parte del sindaco, di un traffico di stupefacenti riconducibile ad ambienti camorristici e nel quale sarebbero stati coinvolti anche esponenti dell’Arma.
Vassallo sarebbe stato ammazzato dopo aver confidato quanto sapeva sulla vicenda all’ex procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, ma prima di poter formalizzare la sua denuncia ad un carabiniere di assoluta fiducia dello stesso Greco. Sempre in base alle accuse, Cagnazzo si sarebbe speso in una attività di depistaggio delle indagini organizzata già prima che Vassallo venisse ammazzato.
“La nostra determinazione è stata ripagata dall’incontro con il procuratore Giuseppe Borrelli, che ha creduto in questo filone di indagine, portandoci finalmente alle prime svolte concrete in una vicenda drammatica che ha segnato la nostra famiglia e tutto il Cilento”. Lo sottolineano, in una nota, Dario e Massimo Vassallo, presidente e vice presidente della Fondazione Angelo Vassallo nonché fratelli del sindaco ucciso. E aggiungono: “Siamo solo alle battute iniziali di una tragedia che ha sconvolto il territorio e per la quale chiediamo giustizia piena”. Tra i quattro arrestati ci sono anche due carabinieri “a conferma della pista che la Fondazione ha perseguito dal 2011”. A fronte di queste novità, la Fondazione chiede ufficialmente al ministro dell’Interno “di disporre un’ispezione urgente presso il Comune di Pollica”.
“L’omicidio di Angelo Vassallo non si è fermato il 5 settembre 2010: i danni morali e materiali alla comunità e alla nostra terra continuano a distanza di 14 anni, due mesi e due giorni – proseguono Dario e Massimo Vassallo – In questo giorno importante, chiediamo allo Stato di fare piena luce, non solo sull’omicidio, ma anche sulle gestioni amministrative che hanno inciso profondamente sul Comune di Pollica e sul Cilento”. In linea con questa richiesta, la Fondazione annuncia che il “proprio impegno proseguirà, insieme alla commissione d’indagine per il “Sistema Cilento e l’omicidio di Angelo Vassallo”, promossa dal senatore Antonio Iannone e dal deputato Pino Bicchielli”.
“Dopo 14 anni è una svolta che non avevamo mai vissuto, erano nomi che conoscevamo perché erano oggetto d’indagini, nelle nostre dichiarazioni venivano spesso poste domande su queste persone che sono state arrestate. Ma non avevamo la certezza che poteva essere questo il filone delle indagini. A noi gli inquirenti raccontavano poco o niente”. Lo ha detto all’ANSA Antonio Vassallo, figlio di Angelo, in merito agli arresti per l’omicidio del padre.
“Ora siamo curiosi di approfondire questa vicenda che abbiamo conosciuto in questo percorso e prima non ne conoscevamo assolutamente la dinamica. Non capivamo cosa poteva essere successo, non conoscevamo questo filone, di questa droga che arrivava e che non abbiamo mai visto. Tutta questa realtà che mio padre aveva conosciuto ancor prima di tanti investigatori e inquirenti”.
Cosa succede dopo l’elezione di Donald Trump a 47o presidente degli Stati Uniti. Il confronto con gliV apparati in America, i rapporti con gli europei e l’Italia in particolare. Le conseguenze per la guerra in Ucraina e le relazioni con la Russia. Gli scenari possibili nella guerra in Medio Oriente e nel confronto con la Cina.
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MOSTRA AD ASTRA — dal 9 novembre a SATURA- GENOVA
A CURA DI MARIO NAPOLI E FLAVIA MOTOLESE
link Facebook di Mario Napoli
FLAVIA MOTOLESE è un’ artista, critica d’arte, cura alcune mostre di Satura, insieme a MARIO NAPOLI, ” il ragazzo ” artista che ha inventato tutto questo successo di Arte a Palazzo Stella- Genova
un’immagine della mostra inaugurata sabato 14 settembre alle 17 ( 7a edizione ), nelle sale di Palazzo Stella. Si trattadel progetto espositivo “Il Mare dentro” a cura di Flavia Motolese e Mario Napoli, con il patrocinio di Regione Liguria e altri-
da Il Giornale Piemonte e Liguria
Ultimo desejo
Às pessoas que eu detesto
Alle persone che non posso vedere
traduz. letteraale di chiara
testo originale da lyrics translate.com/it
https://lyricstranslate.com/it/%C3%BAltimo-desejo-my-last-wish.html
Noel de Medeiros Rosa (11 dicembre 1910 – 4 maggio 1937 ) è stato un cantautore brasiliano. Uno dei più grandi nomi della musica popolare brasiliana, Noel ha dato una svolta al samba, combinando le sue radici afro-brasiliane con un linguaggio più urbano e spiritoso e rendendolo un veicolo per un commento sociale ironico.
Rosa nacque a Rio de Janeiro in una famiglia della classe media del quartiere di Vila Isabel. Un incidente con un forcipe alla nascita gli causò una deformazione del mento. Imparò a suonare il mandolino quando era ancora adolescente e presto passò alla chitarra. Sebbene Noel avesse iniziato gli studi di medicina, dedicò la maggior parte della sua attenzione alla musica e trascorreva intere notti nei bar a bere e suonare con altri musicisti di samba.
Presto iniziò a comporre samba, e ottenne la sua svolta con “Com que roupa?”, uno dei più grandi successi del 1931 e il primo di una serie di composizioni memorabili. Noel era un buon amico di Cartola , che si prese cura di lui diverse volte a casa sua nella baraccopoli di Mangueira dopo alcune notti di forti bevute. Nei primi anni ’30 Noel Rosa iniziò a mostrare segni di tubercolosi . Ogni tanto partiva per curarsi in località di montagna, ma finiva sempre per tornare a Rio e alla vita notturna.
Nel 1934, Rosa sposò Lindaura Martins, una vicina diciassettenne, ma ciò non gli impedì di avere relazioni con altre donne. Rosa era un fumatore accanito e la maggior parte delle sue fotografie lo ritraggono con una sigaretta appesa al labbro inferiore. Verso la fine degli anni ’30 la sua salute si era seriamente deteriorata e morì di tubercolosi nel 1937 all’età di 26 anni.
Noel Rosa ha scritto circa 250 composizioni
video, 2.18 — dal Film : ” Noel Rosa, poeta di Villa Isabel– ” Com que roupa “=
” come mi vesto per partecipare al samba dove tu mi hai invitato “
GILBERTO GIL — COM QUE ROUPA ? DI NOEL ROSA
segue da LE MONDE:
Mercoledì la Borsa di New York ha chiuso in pompa magna, rallegrata dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane, che ha spinto i suoi indici a tre stelle a nuovi record.
Il Dow Jones è salito del 3,57%, l’indice Nasdaq è salito del 2,95% e il più ampio indice S&P 500 è salito del 2,53%.
Il dollaro è salito alle stelle, con i trader valutari che lo vedono nella posizione ideale per beneficiare di un nuovo mandato di Donald Trump. Intorno alle 21:40, il biglietto verde si è apprezzato dell’1,81% contro la moneta unica, a 1,0735 dollari per euro. In precedenza, era arrivato fino a $ 1,0683, il primo in più di quattro mesi.
Doxie
Afro Blue
Laura
FOTO DI CAL TJADER DA: https://www.jazzmap.ru/band/cal-tjader-kol-cheider.php
Callen Radcliffe Tjader, detto Cal (St. Louis, 16 luglio 1925 – Manila, 5 maggio 1982), è stato un musicista statunitense.
Esponente di musica latin jazz, ha saputo sperimentare con la musica cubana, caraibica e latino-americana
SEGUE:
https://it.wikipedia.org/wiki/Cal_Tjader
CAL TJADER nacque il 16 luglio 1925 a St. Louis da attori di vaudeville svedesi americani in tournée. Suo padre ballava il tip tap e sua madre suonava il pianoforte, una coppia di marito e moglie che andava di città in città con la loro compagnia per guadagnarsi da vivere. Quando aveva due anni, i genitori di Tjader si stabilirono a San Mateo, in California , e aprirono uno studio di danza.
Donald Trump sarà il 47o presidente degli Stati Uniti con una netta vittoria su Kamala Harris alle elezioni presidenziali appena concluse. Il partito repubblicano conquista la maggioranza anche al Senato. L’analisi geopolitica del voto con Federico Petroni e Alfonso Desiderio in diretta.
video, 25 min.
SKY TG 24 — IL DISCORSO DI TRUMP DOPO LA VITTORIA ( in italiano )
Dalla stessa cartella, penso dello stesso anno ( quizàs ), pubblico questi paesaggi_
e dopo tre donne–
FACEBOOK
https://www.facebook.com/laureto.rodoni/?locale=it_IT
+ grande — più bella ?
bellissimo Facebook di:
Cometa C/2023 A3 Tsuchinshan-ATLAS, ripresa questa sera dal Lido di Venezia.
Cinque minuti di esposizione con il Seestar S50.
FACEBOOK – 3 NOVEMBRE 2024 ORE 21.07
Un’altra foto ripresa ieri notte.
Nebulosa “Testa di Cavallo”, in alto a Sx si nota parte della nebulosa “Fiamma”.
L’ astro più luminoso in alto, è Alnitak, la stella più a oriente delle tre che compongono la Cintura di Orione.
Esposizione di 21 minuti.
una foto che è inquadrata nel suo Facebook, che non riguarda il cielo ma la terra
un’ assoluta meraviglia —