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FOCUS.IT –CULTURA / STORIA – 14 giugno 2024
Chi ha rifornito i nazisti di forni crematori? La dinastia di industriali Topf che lucrò sull’Olocausto.
Quando i nazisti aprirono Auschwitz si affidarono ai Topf per la fornitura di forni crematori sempre più efficienti per la “soluzione finale”.
Ambizioni, rivalità e guadagni dei Topf, la cui azienda di famiglia fornì ai nazisti i forni crematori per l’olocausto attraverso l’articolo
Bisogna recarsi a Erfurt, nella Germania centrale, per visitare un sito unico al mondo: si tratta infatti del solo monumento all’Olocausto all’interno della sede storica di un’azienda. Non un’azienda qualunque, ma quella che divenne il partner più affidabile per la produzione di forni crematori destinati ai campi di sterminio durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta della J.A. Topf & Figli, la cui sede è stata dichiarata monumento storico protetto dallo Stato della Turingia nel 2003, e ora centro commemorativo e didattico.
da qui segue in ” AVVENIRE “- martedì 13 novembre 2018
Auschwitz. «Topf e figli»: la storia della fabbrica che inventò i forni crematori.
È l’azienda che progettò i forni utilizzati nei campi di sterminio e produsse i sistemi delle camere a gas. Una pagina nera ricostruita grazie all’aiuto di uno dei figli dei proprietari
Anna Foa
Gli architetti di Auschwitz. La vera storia della famiglia che progettò l’orrore dei campi di concentramento nazisti
presentazione del libro da IBS
Questa è la storia scioccante di come furono creati i forni crematori e perfezionate le camere a gas che permisero l’eliminazione di milioni di persone durante l’olocausto. Alla fine dell’Ottocento, la Topf & Figli era una piccola e rispettata azienda a conduzione familiare con sede a Erfurt, in Germania, che produceva sistemi di riscaldamento e impianti per la lavorazione di birra e malto. Negli anni Trenta del secolo scorso, tuttavia, la ditta divenne leader nella produzione di forni crematori e, con l’avvento della seconda guerra mondiale, si specializzò nella produzione di forni “speciali”, destinati ai campi di concentramento. Durante i terribili anni dell’Olocausto, la Topf & Figli progettò e costruì i forni crematori per i campi di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Belzec, Dachau, Mauthausen e Gusen. Gli uomini che concepirono queste macchine di morte non furono ferventi nazisti mossi dall’ideologia: a guidare i proprietari e gli ingegneri della Topf & figli furono piuttosto l’ambizione personale e piccole rivalità, che li spinsero a competere per sviluppare la migliore tecnologia possibile. Il frutto del loro lavoro riuscì a superare in disumanità persino le richieste delle SS. Ed è per questa cieca dedizione al lavoro che i fratelli Topf passarono alla storia con infamia. Il loro nome è ancora impresso sulle fornaci di Auschwitz.
DA QUI:
ARTICOLO DI ANNA FOA CHE PARLA ANCHE DEL LIBRO SOPRA
i forni crematori di Auschwitz
Nel marzo 2017 si inaugura ad Auschwitz una mostra sulla “Topf e figli”, l’azienda che produsse e perfezionò i forni crematori e i sistemi di ventilazione per le camere a gas usati nel campo. Un solo membro della famiglia Topf è presente, Hartmut, ormai ottantatreenne. Da oltre trent’anni contribuisce a mettere in luce le responsabilità dell’azienda della sua famiglia nello sterminio di milioni di esseri umani. Responsabilità emerse già nel dopoguerra, quando i cinegiornali di tutto il mondo hanno ripreso il logo dell’azienda inciso sui forni crematori di Auschwitz e il giovanissimo Hartmut ha saputo che cosa producesse l’azienda della sua famiglia.
Una storia che Karen Bartlet racconta in Gli architetti di Auschwitz. La vera storia della famiglia che progettò l’orrore dei campi di concentramento nazisti (Newton Compton, pagine 320, euro 12,90). Bartlet è una giornalista e scrittrice inglese, già autrice, in collaborazione con Eva Schloss, di Sopravvissuta ad Auschwitz, un libro anch’esso tradotto in italiano da Newton Compton.
Con questo libro affronta non più una memoria, ma la ricostruzione dettagliata della storia dell’azienda tedesca ‘Topf e figli’, del passaggio di quest’azienda a conduzione famigliare dalla produzione di impianti per la lavorazione della birra a quella di forni crematori sempre più grandi e sofisticati per le necessità dei campi di sterminio e di impianti per la ventilazione delle camere a gas. Accanto ai membri della famiglia Topf anche gli ingegneri e i progettisti che si impegnarono in questa produzione, i loro rapporti stretti con i nazisti, in particolare col comandante del campo di Auschwitz, Höss, il loro destino successivo alla sconfitta. Le fonti su cui Karen Bartlett si è basata sono l’archivio della ‘Topf e Figli’, ospitato all’Archivio di Stato della Turingia a Weimar, i documenti e le foto contenuti nel ‘Sito commemorativo Topf e Figli’ a Erfurt e quelli presenti nel sito di Buchenwald ed Auschwitz, oltre all’archivio della famiglia. Un libro di storia, quindi, basato su fonti rigorosamente d’archivio, non un romanzo. E vale la pena di sottolinearlo, dal momento che in questo volume non si parla solo di forni crematori, destinati ai morti, ma anche di camere a gas, destinate invece a chi ancora non era morto.
Quelle stesse camere a gas accuratamente distrutte dai nazisti quando abbandonano i campi ed altrettanto accuratamente negate dai negazionisti, loro eredi.
La storia dell’azienda è una storia di uomini comuni e di come la normalità può diventare complicità nel genocidio. Le premesse di questa scelta sono nell’anno della presa del potere da parte di Hitler, il 1933, quando i fratelli Topf proprietari della ditta e i loro manager, in un momento di grave crisi, aderiscono al partito nazista. La vera e propria collaborazione con i nazisti dell’azienda, fino ad allora una fiorente fabbrica locale nata nel 1878 e impegnata nelle attrezzature per la produzione della birra, inizia nel 1939, quando l’ingegner Kurt Prüfer realizza un innovativo forno mobile di cremazione riscaldato a olio. Tre di questi forni sono destinati al campo di Buchenwald, per sopperire al crescente numero di cadaveri da incenerire. Nell’agosto 1940 fu installato il primo forno ad Auschwitz. Nel 1941, la ditta rifornisce già quattro campi: Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen, Dachau. Prüfer è orgoglioso della sua invenzione: «Questi forni sono davvero rivoluzionari – scrive al direttore Ernst Wolfgang Topf – e posso supporre che mi concederete un bonus per il lavoro che ho fatto».
Un motivo, questo dell’orgoglio per il proprio lavoro, che ritroviamo fino alla fine della guerra e oltre, anche nelle difese giudiziarie del dopoguerra, e che ci riporta alla mente la banalità del male di cui parla Hannah Arendt.
I rapporti con i nazisti e con i campi, in particolare con Auschwitz, sono stretti: operai della ditta sono presenti nei campi per l’installazione e la manutenzione dei forni, e con altri dirigenti dell’azienda Prüfer incontra più volte le Ss ad Auschwitz per pianificare gli ampliamenti dei forni. Inoltre nel 1943 l’azienda si impegna nel perfezionamento del sistema di ventilazione per le camere a gas di Auschwitz. Prüfer conferma in un interrogatorio a Mosca di essere stato informato «che in queste camere a gas venivano uccisi prigionieri utilizzando fumi di cianuro».
Mentre la sconfitta nazista si faceva sempre più vicina e prevedibile, la Topf non ridusse la sua partecipazione ai meccanismi dello sterminio. All’inizio del 1945, mentre Auschwitz veniva liberata, Prüfer lavorava infatti a un vasto progetto per l’installazione delle camere a gas e dei forni a Mauthausen, che la sconfitta nazista rese inutile.
Uno dei fratelli Topf, Ludwig, si suicidò, l’altro restò nella zona americana dove elaborò una difesa volta a giustificare l’operato suo e dell’azienda.
Intanto questa era posta sotto l’amministrazione sovietica. Prüfer con altri dirigenti fu condannato dai sovietici a venticinque anni di carcere. Morì mentre era detenuto nel 1952. Gli altri furono scarcerati in seguito ad un’amnistia nel 1955.
Ernst Wolfgang Topf fu arrestato dagli americani e poi rilasciato per mancanza di prove. Dal 1946 al 1950 fu sottoposto a un processo di denazificazione, che fu archiviato perché «non aveva mai ricoperto nessun incarico o grado nel partito». Morì libero nel 1970.
Solo dopo l’89 la riesumazione degli interrogatori fatti dai sovietici a Prüfer agli altri dirigenti avrebbero provato in modo inconfutabile la portata del coinvolgimento della ‘Topf e Figli’ nel processo di sterminio.
Ma uno di questi ‘figli’, Hartmut Topf, ha contribuito attivamente a far emergere la memoria di quel coinvolgimento: «Ho ereditato il nome. Fortunatamente non ho ereditato l’azienda. Ma sentii di avere un obbligo. Da bambino mi vantavo di essere un Topf, e ora sento che è mio dovere raccontare la storia orribile della loro infamia. Devo dare il mio contributo. Questa è la mia responsabilità».
Hartmut Topf ( Berlino, 1934 ) da:
www.topfundsoehne.de
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ERFURT, capitale della – REGIONE : LA TURINGIA
DA::
AnnaMappa.com
LA TURINGIA , è uno dei sedici Stati federati (Bundesländer) della Germania. Si trova nel centro del paese ed è tra i più piccoli, con una superficie di 16 172,50 km² e quasi 2,2 milioni di abitanti (2014).
La sua capitale è Erfurt.
La caratteristica geografica principale è la Selva di Turingia (Thüringer Wald), una catena montuosa nel sud-ovest dello stato. Nel nord-ovest la Turingia comprende una piccola parte delle montagne dell’Harz. La parte orientale è per lo più pianeggiante. Il fiume Saale scorre attraverso questa pianura da sud a nord. Al di là del Saale, a est, si estende il paesaggio leggermente collinoso che rappresenta il tratto precollinare della zona occidentale dei Monti Metalliferi, parte
dell’antica regione dell’Osterland (= ” marca orientale “, è uno stato tedesco antico, oggi parte della Turingia e della Sassonia, tra i fiumi Elba e Saale, comprendeva la città di Lipsia )
mappa regione nel secolo XIII
Tornando alla Turingia–
Lo stato prende il nome dai Turingi, una popolazione di origine germanica che occupò l’area attorno al V secolo. Dopo circa un secolo di regno autonomo, nel VI secolo la Turingia cadde sotto la dominazione franca: Gregorio di Tours narra che i re franchi, Teodorico I e il fratellastro Clotario I, nel 531 la invasero, deposero il re Ermanafrido e annetterono il regno a quello dei Franchi.
Interessante notare che il re longobardo Agilulfo, eletto alla fine del VI secolo, era di origine turingia, mentre la regina in carica Teodolinda era bavara.
segue nella ” Storia ” di Wikipedia
LE CITTA’ PRINCIPALI DELLA TURINGIA
impo *** Alla fine della seconda guerra mondiale la Turingia rientrò nel settore di occupazione sovietico, entrando quindi a far parte della Repubblica Democratica Tedesca (RDT o Germania Est).
A seguito della ristrutturazione amministrativa della Germania Est, nel 1952 la Turingia fu divisa in tre distretti (Erfurt, Gera e Suhl) e abolita come Stato federale. Il ripristino avvenne con la riunificazione della Germania nel 1990. *****
QUALCHE IMMAGINE DELLA REGIONE:
CATTEDRALE DI ERFURT E LA CHIESA DI SAN SEVERO- foto presa dalla ruota panoramica durante l’Oktober Fest
la ruota gigante gira anche nel periodo dei mercati di Natale
Chiesa di Santa Maria a Gera-Untermhaus (parte della città di Gera ), si trovava proprio sotto quello che era Il Castello di Orensteinù
Antica Ak, Gera (R Castello Osterstein, 1914 | eBay
Krämerbrücke mit Ägidienkirche (Erfurt)-
(lett.: «ponte dei bottegai») è un ponte abitato sul fiume Gera che sorge nel centro della città di Erfurt, in Turingia, costruito nel 1325 sulle fondamenta di un ponte originario del XII secolo e contornato da edifici del XVII-XIX secolo, è uno dei principali monumenti medievali della città, nonché uno dei simboli della città stessa.
Dell’originario ponte in legno si hanno già notizie sin dal 1117; dato però che quel ponte era stato spesso colpito da incendi, due secoli dopo, nel 1325, venne deciso di sostituirlo dall’attuale ponte in pietra. Nel corso dei secoli, i 62 edifici originali furono ridotti agli attuali 32.
Opera propria
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Un’altra foto del ponte con le case:
Opera propria
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un’altra foto troppo bella:
Edifici che si affacciano sul Krämerbrücke
– Opera propria
Krämerbrücke, Erfurt
Opera propria
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