ANSA.IT — 18 MARZO 2025–00.37 :: Ultima ora – Il Papa al Corriere, ‘bisogna disarmare la Terra’. ‘C’è bisogno di riflessione, pacatezza, senso della complessità’. “La guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”.

 

 

 

white dove with olive branch - colomba pace foto e immagini stock

 

ANSA.IT — 18 MARZO 2025–00.37

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2025/03/18/il-papa-al-corriere-bisogna-disarmare-la-terra_1b50307e-4160-4342-a17f-b19dc250dac1.html

 

Hand Releasing Dove with Olive Branch on Colorful Background. International Peace Day

 

Il Papa al Corriere, ‘bisogna disarmare la Terra’

‘C’è bisogno di riflessione, pacatezza, senso della complessità’

ROMA, 18 marzo 2025, 00:37

Redazione ANSA

ANSACheck

Diversità nell'arte, unità nella pace

 

“Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra.

C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità”.

Pigeons

 

Lo scrive il Papa in un passaggio di una lettera pubblicata sul sito del Corriere della Sera. La lettera, datata 14 marzo, è indirizzata al direttore, Luciano Fontana, che gli aveva inviato un messaggio di augurio chiedendogli se voleva intervenire con un appello.

Faccia Donna Colomba Colori Bandiera UcrainaPACE PER L’UCRAINA E PER TUTTI I POPOLI SOTTO LA GUERRA

“La guerra – scrive altro Francesco – non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”.

 

Peace for Ukraine

 

Peace for Ukraine

 

 

 

Silhouette of pigeon

 

 

 

the 1,700 years old dove mosaic in sepphoris / tzippori - colomba pace foto e immagini stock

 

 

 

A dove silhouetted against the waters of the sea of Galillee, Kinneret /lake Tiberius, at sunrise, with sunlight reflectionCOLOMBA DELLA PACE SUL LAGO DI   TIBIRIADE

 

 

 

 

View of minarets and dome for Masjid Quba in Medina, Saudi Arabia.Minareti bianchi per Masjid Quba in Medina, Saudi Arabia.
E’ la prima moschea costruita dal Profeta Maometto agli inizi della sua Egira ( 622 d.C.)

 

 

 

 

Colomba che tiene l'icona del ramo d'ulivo

una buffa colomba che tiene in bocca l’ulivo::  ci fa sorridere

 

 

 

Colomba divertente che fa un'icona del viso

questa, forse, è vecchietta e un po’ malandatata come noi…

 

 

 

 

Non c'è più pace

questa povera colomba piena di cerotti,  e piume che se ne vanno, mi sembra proprio nella nostra condizione generale: lei- come Papa Francesco – vuole assolutamente la pace, proprio come tutti i cittadini del mondo… ma non è facile, vero,  colomba tanto volentorosa ?

 

 

 

 

tres morillas– Jordi Savall

 

video, 3.26

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

ANSA.IT / TEL AVIV–18 MARZO 2025 –10.18 + 1.59 + 2.34 — Netanyahu: ‘Finita la tregua, Israele agisce con forza a Gaza’. ‘Dopo che Hamas non ha rilasciato ostaggi e respinto piano Usa’

 

 

 

 

Crolla la tregua, raid israeliani su Gaza: almeno 350 i morti

Corpi e feriti traferiti all’ospedale Nasser a Khan Yunis

ansa.it — 18 marzo — ore 10.18

https://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2025/03/18/crolla-la-tregua-raid-israeliani-su-gaza-almeno-350-i-morti_26b8b745-63ba-4608-b71d-2cb6d2fad1c5.html

 

 

 

ANSA.IT –18 MARZO 2025 –1.59
https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2025/03/18/netanyahu-finita-la-tregua-israele-agisce-con-forza-a-gaza_cd4a0a6b-811d-4bcd-bcad-264b64fe5095.html

 

Netanyahu: ‘Finita la tregua, Israele agisce con forza a Gaza’.

‘Dopo che Hamas non ha rilasciato ostaggi e respinto piano Usa’

Redazione ANSA

ANSACheck
© ANSA/EPA
© ANSA/EPA–BENJAMIN NETANYAU

“Il premier Benjamin Netanyahu e il ministro Israel Katz hanno istruito le Idf ad agire con forza contro Hamas nella Striscia di Gaza, dopo che l’organizzazione terroristica ha ripetutamente rifiutato di liberare i nostri ostaggi e respinto tutte le proposte ricevute dall’inviato americano Steve Witkoff e dai mediatori”, riferisce l’Ufficio di Netanyahu.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) stanno “colpendo in questo momento siti di Hamas in tutta” l’enclave palestinese con “l’obiettivo di raggiungere gli scopi della guerra, tra cui il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti”.

 

18 MARZO 2025 — 2.34

Gaza, ‘almeno 100 tra morti e feriti negli attacchi israeliani ‘.

Colpite decine di obiettivi di Hamas. Usa consultati in anticipo

 

Redazione ANSA

 

ANSACheck

 

 

 

© ANSA/EPA

© ANSA/EPA

 

 

Secondo fonti palestinesi ci sono almeno 100 tra feriti e morti in seguito agli attacchi delle Forze di difesa israeliane (Idf) sulla Striscia di Gaza.
Sarebbero state colpite anche “alcune tende di sfollati a Khan Younis”.
Le Idf stanno lanciando una serie di ondate di raid aerei contro obiettivi di Hamas nell’enclave palestinese.

I media dello Stato ebraico affermano che l’aeronautica militare sta operando contro centinaia di nuovi siti che il movimento islamista ha ricostituito nei due mesi di cessate il fuoco, dopo aver reclutato più di 20.000 nuovi terroristi.
Finora l’aeronautica avrebbe colpito decine di obiettivi nella Striscia: comandanti e operativi di Hamas, tunnel e depositi di armi.

Idf e Shin Bet hanno confermato in una dichiarazione congiunta che stanno “attaccando su vasta scala obiettivi dell’organizzazione terroristica”. Il portavoce militare ha aggiornato le linee di difesa della zona al confine con l’enclave palestinese, il che “non consente attività scolastiche”.

La Casa Bianca è stata consultata da Israele sugli attacchi, ha detto la portavoce americana Karoline Leavitt.

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Casoli, comune di Camaiore, in Versilia, Toscana nord-occidentale – IL PAESE DEGLI ” SGRAFFITI ” : la tecnica è diversa dai graffiti- Si applicano due strati di intonaco di colori contrastanti: l’ultimo viene graffiato ancora fresco per far emergere il colore contrastante.

 

 

 

zone della Toscana– vedi Versilia

Mappa Toscana & Mappa della Toscana secondo zone e città

 

 

Mappa con le città della Toscana– della nostra zona ( Casoli ) vediamo solo Camaiore nella cui provincia si trova il paese.

 

 

 

entrambe le cartine:

da: Holidays Homes Tuscany

 

 

DOVE SI TROVA CASOLI —.6 km  da CAMAIORE

greppo lungo

DA : APUANO.COM

 

 

Piazza Domenico dell'Aquila

PIAZZA DOMENICO DELL’AQUILA– piazza principale

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

TECNICA  dello  SGRAFFITO

Quello che rende Casoli un posto originale è il fatto che, rispetto ai tanti “paesi dei murales” dove il disegno viene dipinto col pennello o con lo spray, qui si fa uso solo della tecnica degli “sgraffiti”. Una tecnica antica, decorativa e a fresco, che consiste nell’applicare due strati di intonaco, di colori contrastanti; l’ultimo poi viene graffiato ancora da fresco, facendo così emergere il colore dello strato sottostante, dando vita al disegno. Gli artisti che lo realizzano vengono selezionati con un concorso. Il tema delle opere è più che altro legato agli abitanti del passato, ritratti durante la vita quotidiana o nel fare i propri mestieri. Anche la collocazione degli sgraffiti è molto importante perché avviene nel luogo dove i cittadini rappresentati hanno svolto la loro attività o vissuto.  ( vedi sotto : il calzolaio )

 

 

LaCasaInVersilia.it: Trova subito la casa che cerchi in Versilia!

mappa della Versilia
https://www.lacasainversilia.it/

 

La storia di Casoli è antica, ma l’usanza di lasciare una testimonianza artistica risale ai primi anni ’50 del secolo scorso, quando il pittore e scultore Rosario Murabito si trasferì in Versilia insieme alla moglie, stabilendosi proprio a Casoli. Innamoratosi del paese e del calore dei suoi cittadini, Murabito decise di omaggiare il luogo con un graffito nella piazza principale, ancora oggi visibile, così come visibili sono le opere esposte nelle vie di Pietrasanta.

Negli anni, numerosi artisti hanno soggiornato in questo borgo e fatto propria l’usanza di lasciare un segno del loro passaggio. Casoli si è trasformato poco a poco nel borgo dei graffiti: il modo migliore per ammirarli è con una passeggiata tra i vicoli silenziosi, osservando un po’ queste tracce d’artista e un po’ gli scorci che si aprono sul panorama circostante. Ci si imbatte in opere che immortalano scene di vita quotidiana o personaggi locali, o ancora miti come il graffito tratto dall’Odissea e quello che ritrae Narciso mentre si specchia nelle acque. Quest’ultimo si trova poco distante dal centro storico, nella parte bassa del borgo, all’interno di un antico lavatoio.

Le mura di tutto il paese sono decorate nei toni del rosso, del giallo e della terra, con cui principalmente sono stati realizzati i graffiti, in gergo sgraffiti. Il procedimento che porta alla loro creazione richiede precisione e meticolosità: si utilizzano sabbiolino, calce colorata e polvere di metallo, in un tecnica in equilibrio tra arte e artigianato.

 

Oltre alla tradizione dei graffiti – celebrata nell’evento annuale Sgraffiti di Casoli – il borgo conserva la Casa Museo Murabito, ed è un punto strategico per raggiungere in poco tempo le spiagge di Camaiore e i sentieri di trekking che si snodano tra i boschi del Monte Matanna.

 

 

Casoli majella mtns abruzzo

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

SCUOLA MEDIA ” STAGIO STAGI ”

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

Casoli near Candalla, Camaiore - Lucca, Tuscany, Italy

 

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

FOTO DI CASOLI, CAMAIORE

 

 

 

 

Casoli - Camaiore

 

 

 

 

Casoli - Camaiore

 

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/casoli-camaiore-108287173/photo-69936654

 

 

vista sul borgo Casoli alla fine della via Carmelo Cappello

vista su Casoli  alla fine di via Carmelo Cappello
https://www.indianagio.com/casoli-camaiore/

 

 

casoli camaiore fontana con graffito "Narciso" di F. Pagliarulo

Fontana  con sgraffito “Narciso” di F. Pagliarulo
https://www.indianagio.com/casoli-camaiore/

 

 

E’ ” IL PAESE DEGLI SGRAFFITI “

 

 

Casoli - Camaiore

Autore  foto —cripa72– 

“Casoli” di Dunio Piccolin

 

 

Casoli - Camaiore

Autore   cripa72  – una scultura nel paese dei graffiti

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/casoli-camaiore-108287173/photo-69936654

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti: FONTANA PIASTRACCIA

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

“Germano il calzolaio di Casoli” di T. Manu

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

CASOLI, SENZA GRAFFITI

 

 

 

Cucina  di Camaiore

 

 

LA SCARPACCIA

 

 

apri il link sopra, vedi come farla

 

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

https://www.versiliabimbi.it/per-bambini/luoghi/casoli-il-paese-dei-graffiti/127

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

CASOLI, IL PAESE DEI GRAFFITI — ANCHE PICCOLE SCULTURE O RILIEVI

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

CASOLI, IL PAESE DEI GRAFFITI

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

CHE BEL MICIONE.. IN TINTA !

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

un graffito laggiù in fondo

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

 

Casoli, il Paese dei Graffiti

Casoli, il Paese dei Graffiti

 

 

 

undefined

PIANA DI CAMAIORE
Snake990 – Opera propria

WIKIPEDIA CAMAIORE E DINTORNI

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Una piazza per l’Europa, Antonio Albanese legge una poesia di Brecht: ” Pace è non avere fame, freddo, paura” – Antonio Albanese aderisce a ” Una piazza per l’Europa”, la manifestazione nata su Repubblica da un’idea di Michele Serra. L’attore e comico legge “I bambini giocano alla guerra”, la poesia di Bertolt Brecht sulla pace.

 

 

Tutti gli aggiornamenti su Repubblica 15/03/2025 00:59

https://www.repubblica.it/politica/dossier/una-piazza-per-l-europa/2025/03/15/video/una_piazza_per_leuropa_albanese
_legge_una_poesia_di_brecht_pace_e_non_avere_fame_
freddo_paura-424065583/

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

B’Tselem בצלם بتسيلم @btselem / Centro d’informazione israeliano per i diritti umani nei territori occupati– 15.24 — 17 marzo 2025 + altro

 

 

 

@btselem    è una organizzazione non governativa israeliana che si occupa di documentare le violazioni dei diritti umani da parte di Israele nei territori sottoposti alla sua occupazione.
Gli obbiettivi dichiarati di B’Tselem sono “documentare ed educare il pubblico e i politici israeliani sulle violazioni dei diritti umani compiuti dallo stato di Israele nei territori occupati, impegnarsi nella lotta contro il fenomeno della negazione tra i cittadini israeliani e contribuire a creare una cultura dei diritti umani in Israele”.
Nel dicembre 1989 l’organizzazione ha ricevuto il Carter-Menil Human Rights Prize. B’Tselem è finanziata dal ministero degli esteri del Regno Unito e della Norvegia, oltre che da fondazioni con sede in Europa e Nord America.

B’Tselem indaga in un certo numero di settori connessi al conflitto. In particolare le seguenti:    qui il linkWikipedia

 

 

link X

https://x.com/btselem/header_photo

btselem.org

 

 

testo originale:

This morning, Monday, 17 March 2025, at around 7:00 A.M., masked Israeli settlers armed with clubs arrived near the village of Susiya in Masafer Yatta and began throwing stones at village residents who were herding sheep in the area. More residents gathered at the scene, including B’Tselem field researcher Naser Nawaj’ah, who came to document the incident and called the police. In an attempt to defend themselves, the residents threw stones toward the attackers. During the incident, soldiers passed by in a civilian vehicle. They observed the event without intervening and continued driving. After about half an hour, a police officer arrived, allowed the settlers to leave, and detained Nawaj’ah in a police car for about an hour. Two residents were injured by stones in the attack. “I went over to the officer and complained that they were letting the settlers escape,” said Nawaj’ah. “The officer ignored me, but I insisted. He said to me angrily, ‘You’re under arrest,’ and put me in the police car. We have lost our sense of security and safety. We are judged for simply existing on our own land. This is what happens when the victim becomes the accused.”

 

traduzione di Google

 

Questa mattina, lunedì 17 marzo 2025, verso le 7:00, coloni israeliani mascherati e armati di manganelli sono arrivati ​​nei pressi del villaggio di Susiya a Masafer Yatta e hanno iniziato a lanciare pietre contro i residenti del villaggio che stavano pascolando le pecore nella zona. Altri residenti si sono radunati sulla scena, tra cui il ricercatore sul campo di B’Tselem Naser Nawaj’ah, che è venuto per documentare l’incidente e ha chiamato la polizia. Nel tentativo di difendersi, i residenti hanno lanciato pietre verso gli aggressori. Durante l’incidente, i soldati sono passati a bordo di un veicolo civile. Hanno osservato l’evento senza intervenire e hanno continuato a guidare. Dopo circa mezz’ora, è arrivato un agente di polizia, ha permesso ai coloni di andarsene e ha trattenuto Nawaj’ah in un’auto della polizia per circa un’ora. Due residenti sono stati feriti dalle pietre nell’attacco. “Sono andato dall’ufficiale e ho protestato perché stavano lasciando scappare i coloni”, ha detto Nawaj’ah. “L’ufficiale mi ha ignorato, ma ho insistito. Mi ha detto con rabbia: ‘Sei in arresto’ e mi ha messo nella macchina della polizia. Abbiamo perso il nostro senso di sicurezza e protezione. Siamo giudicati semplicemente per il fatto di esistere sulla nostra terra. Questo è ciò che accade quando la vittima diventa l’imputato”.

 

 

video, 0.43

apri qui
https://x.com/i/status/1901643408612958658

 

 

 

Avevamo dato notizia di questo Centro straordinario il 10 ottobre 2023- link

B’Tselem בצלם بتسي== Centro di informazione per i diritti umani  nei territori occupati:

 Abbandonare il principio morale fondamentale secondo cui tutti gli esseri umani sono stati creati uguali (“b’tselem elohim”) è una perdita di umanità.”

 

https://x.com/btselem/status/1822535731476074733

 

 

 

Il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem ha pubblicato un nuovo importante rapporto che documenta come il sistema carcerario israeliano sia diventato “una rete di campi di tortura”, dove gli abusi fisici, psicologici e sessuali sui prigionieri palestinesi sono normalizzati e di routine. Il rapporto, intitolato “Benvenuti all’inferno”, raccoglie le testimonianze di 55 palestinesi detenuti dalle autorità israeliane dal 7 ottobre e successivamente rilasciati, quasi tutti senza accuse. Ciò avviene mentre un gruppo di esperti delle Nazioni Unite condannava la diffusa tortura dei palestinesi e mentre il canale israeliano Channel 12 News trasmetteva un filmato scioccante di soldati israeliani che abusavano sessualmente di un prigioniero nella base militare di Sde Teiman, dove sono trattenuti migliaia di detenuti di Gaza. Sarit Michaeli, responsabile della difesa internazionale di B’Tselem, afferma che gli abusi nelle prigioni israeliane sono “sistemici, continui e sanzionati dallo Stato”, riflettendo la crudeltà e la sete di vendetta di un numero crescente di israeliani. “Vorrebbero avere campo completamente aperto in termini di ciò che possono fare ai palestinesi”, afferma Michaeli.

 

 

TRADUZIONE Google:

 

Decine di testimonianze di palestinesi rilasciati dalle strutture carcerarie israeliane presentate nel nostro ultimo rapporto, “Benvenuti all’inferno”, indicano chiaramente una politica sistemica e sistemica, la principale delle quali è l’abuso e la tortura di tutti i prigionieri palestinesi detenuti da Israele.

 

 

 

 

Immagine del profilo quadrata

B’Tselem בצלם بتسيلم  @btselem

traduzione di Google dall’ebraico

Ciò include la violenza fisica e verbale, l’abuso sessuale, la fame, l’imposizione di cattive condizioni igieniche, l’impossibilità di cure mediche adeguate e altro ancora. Link al rapporto completo >>

dal Facebook –https://www.facebook.com/btselem

 

 

Rapporto : ” Benvenuti all’inferno ” ( Welcome to Hell )

 

questo deve smettere adesso :

In questo momento approssimatamente 10.000 palestinesi sono sottoposti  ad abusi e torture fisiche e psicologiche nei campi di tortura israeliani

 

In una cella che misura 5×2.5 m. al massimo, mettono 12 o 14 di noi. I gabinetti sono den- tro le celle con un bel puzzo invece di una porta.

 

 

dal Facebook – link sopra

B’Tselem – The Israeli Information Center for Human Rights in the Occupied Territories.
http://www.btselem.org/

dal link : 

potete scaricare il Rapporto completo in inglese o anche  il Riepilogo, in inglese

https://www.btselem.org/publications/202408_welcome_to_hell?fbclid=IwY2xjawElXoVleHRuA2FlbQIxMAABHbbebSPXq8SJFAaSNIhV0MHEe4S3ijKckaz8J_xx_mQxqAKjhU424i5zzQ_aem_qvGON8pECtWCCRVb5xjrMQ

 

 

link dove trovare i video pubblicati da :: B’ TSELEM

https://www.youtube.com/user/btselem

 

 

in questo link sempre di B’ TSELEM- trovate alcuni brani del rapporto in inglese, ma se avete la traduzione automatica in italiano nel computer, anche in italiano

https://www.btselem.org/publications/202408_welcome_to_hell?fbclid=IwY2xjawElXoVleHRuA2FlbQIxMAABHbbebSPXq8SJFAaSNIhV0MHEe4S3ijKckaz8J_xx_mQxqAKjhU424i5zzQ_aem_qvGON8pECtWCCRVb5xjrMQ

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

Anche se ci rimane un’immensità da percorrere, mi pare che noi donne un pochino ci siamoi alleggerite…

 

 

da : https://it.pinterest.com/adornedhistories_/

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

Jazz Hot (1938) Il raro cortometraggio con la leggenda del jazz Django Reinhardt– ( a parte il tono di voce del presentatore ), sembra un modo simpatico di introdurre al jazz–+++altro

 

 

 

 

 

 

1. Gypsy Jazz – “Minor Swing” ( di Django Reinhardt ) – Rhythm Future Quartet +++

2.  Minor Swing, Django Reinhardt, Stéphane Grappelli e Le Quintette di Hot Club de France, 1937

 

 1.   QUARTETTO

Jason Anick (violin)

Olli Soikkeli (guitar)

Vinny Raniolo (guitar)

Greg Loughman (bass)

 

 

 

Django Reinhardt – Minor Swing – HD *1080p –  1937

 

 

2.   QUINTETTO HOT CLUB DE FRANCE 1937

 

 

 

 

 

 

Django Reinhardt: storia di un talento assoluto | Biblioteche Civiche Torinesi

Django Reinhardt, all’anagrafe Jean Reinhart (Liberchies, 23 gennaio 1910 – Samois-sur-Seine, 16 maggio 1953), è stato un chitarrista jazz francese.

 

Nacque a Liberchies (in Belgio), il 23 gennaio 1910 da una famiglia di etnia sinti (1.in fondo )

Dopo un lungo girovagare in varie nazioni europee e nord-africane, la sua carovana si fermò presso la periferia di Parigi, in Francia, città che fu scenario della quasi interezza della carriera del jazzista d’oltralpe.

Quando aveva diciotto anni Reinhardt, che aveva già iniziato una carriera da apprezzato banjoista, subì un grave incidente. La roulotte di famiglia fu divorata da un incendio; Django riportò gravi ustioni, tanto da perdere l’uso della gamba destra e di parte della mano sinistra (l’anulare e il mignolo, distrutti dal fuoco, furono saldati insieme dalla cicatrizzazione).

Questo incidente era destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della chitarra jazz. Infatti, a causa della menomazione alla mano sinistra, Reinhardt dovette abbandonare il banjo ed iniziare a suonare una chitarra che gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida. Nonostante le dita atrofizzate, o forse proprio grazie a queste, sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare riuscendo in questo modo a vincere la menomazione ed in breve tempo fu in attività assieme a diverse orchestre che giravano per la Francia, tra cui quella del fisarmonicista Vettese Guerino, con cui incise i primi dischi.

 

Certificato di matrimonio di Django Reinhardt e Sophie “Naguine” Ziegler


LE NOZZE  —PINTEREST

 

 

BABIK, IL FIGLIO MINORE DI DJANGO–IL SUO NOME ERA JEAN-JACQUES  ed è diventato chitarrista come il fratello Lousson,  figlio della prima moglie Bella

foto da :

INSTAGRAM

https://www.instagram.com/djangonostra/p/Cn4RNRjuI8C/

 

 

 

A metà degli anni trenta, Reinhardt e il violinista Stéphane Grappelli formarono un quintetto di soli strumenti a corda, denominato Le Quintette du Hot Club de France che divenne presto famoso grazie anche all’appoggio dell’Hot Club de France, una delle prime associazioni di promozione del jazz in Europa.

 

Django Reinhardt & Stephane Grappelli - Minor Swing - YouTube

django reinhardt and stephane grappelli

SEGUE :

https://it.wikipedia.org/wiki/Django_Reinhardt

 

 

nota:   SINTI

 

sinti sono una etnia appartenente alla più ampia famiglia delle comunità romaní  ( con l’accento sulla ì ) dell’Europa.

L’origine del nome sinti è nella parola indo-persiana Sindh, ad indicare la regione nella valle dell’Indo e lo stesso fiume Indo (Sindhu), nell’attuale Pakistan ed India nord-occidentale, e per estensione tutta l’India.

In Francia, i Sinti sono chiamati Manouches o Manus (nella loro lingua, una delle parole per “uomini”), in Spagna Caminadores sebbene alcune fonti le trattino come etnie differenti. La lingua propria dei Sinti è comunque pressoché la stessa dei Manouches, ed è piuttosto affine alle lingue parlate dai Rom nonché condivide il lessico base dei gerghi parlati dai Kalé: tutte queste etnie condividono una stessa origine linguistica.

È opinione diffusa che gli antenati dei Sinti debbano essere partiti come profughi di guerra a causa degli attacchi degli Omayyadi al Regno Sindhi nel 711-713 e della morte di Raja Dahir. La loro presenza in Ungheria è documentata dalla fine del XIV secolo e nell’Europa centrale dall’inizio del X  secolo (1407, HildesheimGermania).

La lingua dei Sinti indica che sono chiaramente la più antica diaspora indiana immigrata in Europa. Gli antenati di Sinti e Kalé erano Kshatriya Sindhiens (=in sanscrito, nelle caste induiste, erano nobili da cui si traevano le caste guerriere, erano sotto solo ai braimini ) “sinto” deriva dalla parola “sindho” che significa “abitante del Sindh” (ora Pakistan). Una ricerca condotta da Louis de Gouyon Matignon mostra che il 50% di Sintikes, la lingua Sinti, proviene dalla lingua hindi. È un dialetto germanizzato (nel nord) ed italianizzato (nel sud).

La storia recente dei Sinti è analoga a quella della popolazione Rom: furono perseguitati in tutti i Paesi europei subendo di volta in volta pratiche di inclusione (schiavizzazione nei paesi dell’Est Europa) ed in particolare in Romania (schiavitù abolita solo dopo il 1850), esclusione (cacciata dai territori) e discriminazione.

Il nazismo riservò ai Rom e Sinti lo stesso trattamento riservato agli ebrei, ai testimoni di Geova ed agli omosessuali. Essi furono deportati in campi di concentramento. Si stima che circa 500.000 tra Rom e Sinti trovarono la morte nei campi di sterminio durante il Porajmos ( 1). Anche nel fascismo italiano i Sinti furono severamente discriminati ed internati in campi di concentramento.

Tradizionalmente i Sinti hanno esercitato l’attività del giostraio e del circense. Tra i più famosi circensi italiani di origine sinta ci sono Moira Orfei e la sua famiglia. Anche la seconda famiglia circense più famosa d’Italia, i Togni, è di origine sinta. Molti sinti parlano il romaní, ma diversi gruppi utilizzano dialetti influenzati dalle lingue regionali del luogo di insediamento.

 

 

****** QUELLO CHE SEGUE, PER CHI POTESSE, VALE APRIRE IL LINK E LEGGERLO.. FINCHE’ SI PUO’

 

segue da :

PORRAJMOS

https://it.wikipedia.org/wiki/Porrajmos

(1)  porajmos ( pr. italiana : poràimos ) che letteramente significa  “grande divoramento” o “devastazione”);  è il termine con cui da diversi decenni viene indicato lo sterminio delle popolazioni romaní,  da molti considerato inadeguato. Viene sempre più utilizzato il termine Samudaripen (Samudaripen = sa+mudaripen = tutti+uccisione = uccisione di tutti = sterminio, genocidio) ritenuto più appropriato.

 

 

«Noi Rom e Sinti siamo come i fiori di questa terra.
Ci possono calpestare,
ci possono eradicare, gassare,
ci possono bruciare,
ci possono ammazzare –
ma come i fiori noi torniamo comunque sempre…»

( tradotto dal testo in tedesco )

 

 

Uno dei più importanti musei del mondo, l’United States Holocaust Memorial Museum (USHMM), il museo dell’olocausto ufficiale degli Stati Uniti d’America ha dedicato un’ampia collezione alla persecuzione nazista del Popoli romanì

Dal sito del Museo del USHMM : “Tra il 1933 e il 1945, i Rom (Zingari) hanno sofferto molto come vittime della persecuzione nazista e dello sterminio di massa. Costruito su pregiudizi di lunga data, il regime nazista ha giudicato gli zingari sia come “asociali” (fuori quindi della cosiddetta società normale) sia come “di razza inferiore”, ritenendo che essi rappresentavano una minaccia per la purezza biologica della razza “ariana”. Durante la seconda guerra mondiale, i nazisti e i loro collaboratori uccisero fino a 220.000 uomini, donne e bambini zingari in tutta l’Europa occupata dai tedeschi. Auschwitz-Birkenau il più grande centro di sterminio nazista, è stato anche il sito di uno speciale “campo famiglia” zingaro. Nato nel febbraio del 1943, in questo campo ci sono stati ben 20.000 zingari. La stragrande maggioranza di essi sono morti di fame, di malattie, di esperimenti medici e nelle camere a gas. Tra i popoli nomadi come i Rom, le storie, le poesie e le canzoni sono tramandate da una generazione all’altra grazie alla tradizione orale. Recentemente, i ricercatori hanno cominciato a raccogliere e a pubblicare il folklore correlato all’olocausto come esperienza dei sopravvissuti zingari e delle loro famiglie. La canzone-lamento Aušvits (Auschwitz) è stata registrata nel 1960 da Ružena Danielová, una sopravvissuta della città ceca di Mutenice […]. Cantata in lingua rom, Aušvits attinge a temi comuni del repertorio dei lamenti popolari dei rom, in particolare vengono messi in risalto i sentimenti della cantante che canta l’isolamento e la disperazione in un racconto in cui l’immagine simbolica di un uccello scuro porta un messaggio dalla terra dei morti.”

note del testo

  1. ^ I rom, il nazismo nella musica-lamento di Ružena Danielová. Archiviato il 3 settembre 2013 in Internet Archive.

 

***per ora la canzone non l’ho trovata, ma vedremo

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

LIMESONLINE  12 GIUGNO 2023 – I maggiori partiti e movimenti dell’ultradestra ucraina- appendice dell’articolo : Pochi ma influenti, gli ultranazionalisti tra Majdan e resistenza / link sotto- pubblicato in LEZIONI UCRAINE, n. 5 – 2023

 

 

LIMESONLINE  12 GIUGNO 2023

https://www.limesonline.com/rivista/i-maggiori-partiti-e-movimenti-dell-ultradestra-ucraina-14646589/

 

I maggiori partiti e movimenti dell’ultradestra ucraina

 

Appendice all’articolo “Pochi ma influenti, gli ultranazionalisti tra Majdan e resistenza” in Limes 5/2023, Lezioni ucraine.

 

 

Pubblicato in: Lezioni ucraine – n°5 – 2023

 

 

Una donna sventola la bandiera del battaglione Azov durante un discorso di Volodymyr Zelensky al Castello Reale di Varsavia, 5 aprile 2023  (Foto: Jaap Arriens/NurPhoto/GettyImages).

 

 

 

1. Assemblea nazionale ucraina – Autodifesa nazionale ucraina (Una-Unso)

 

NOTA SU STEPAN BANDERA

File:Stamp of Ukraine Stepan Bandera 100 years cropped.jpg

Francobollo dell’Ucraina: Stepan Bandera (1909-1959) 100 anni di nascita

Nasce Staryj Uhryniv1º gennaio 1909 – Monaco di Baviera15 ottobre 1959) è stato un politico ucraino, figura di estrema destra e leader dell’OUN-B, fazione radicale militante dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN),] e fondatore dell’Esercito Insurrezionale Ucraino.  Pur in seno ad una politica collaborazionista con i nazisti, per Bandera fu imprescindibile l’indipendenza dell’Ucraina, per proclamare la quale parve occasione propizia l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nel 1941. 
La Germania nazista risultò invece infastidita dal tentativo di restaurazione, nel territorio appena occupato, di uno Stato ucraino indipendente, pur allineato.  Il rapporto con i tedeschi fu perciò complicato e segnato da arresti che costarono a Bandera anche l’internamento nel lager di Sachsenhausen. Nel 1944 fu liberato affinché conducesse azioni di sabotaggio contro l’Armata Rossa. A guerra finita, riparò in Germania Ovest con moglie e figli, sotto protezione alleata. Fu assassinato a Monaco di Baviera da un agente del KGB nel 1959.
Nonostante si ritenga che, insieme ai suoi seguaci, abbia forti responsabilità nel massacro di civili polacchi e nell’Olocausto in Ucraina, si tratta di una figura centrale del nazionalismo ucraino. La sua famiglia subì pesanti ritorsioni dai sovietici e dai polacchi, oltre che dagli stessi tedeschi.

segue nel link: Wikipedia

FINE NOTA

******

 

Fondato nel 1991 in reazione al tentativo di golpe organizzato a Mosca contro Mikhail Gorbačëv, è il più vecchio dei gruppi dell’ultranazionalismo ucraino post-sovietico. In origine consisteva di un’ala politica (Assemblea nazionale ucraina – Una) e una paramilitare (Autodifesa nazionale ucraina – Unso), riprendendo così non solo le idee ma anche la struttura dell’Oun-Upa, fondata nel 1929 a Vienna, in cui crebbe Stepan Bandera.

Esattamente come quella, che nel 1940 si divise tra ala moderata (Oun, guidato da Andrij Mel’nyk) e ala radicale (Upa, guidato da Bandera appunto),

nel 2014 l’Una formò un’alleanza con Pravyj Sektor, mentre l’Unso continuò a operare in modo autonomo. Il primo leader dell’Una-Unso fu Jurij-Bohdan Šukhevyč, figlio di Roman Šukhevyč, leggendario leader dell’Upa che morì nel 1950 combattendo i sovietici.

 


2. Svoboda ( = libertà )

Il partito fu fondato nell’ottobre del 1991 a L’viv ( LEOPOLI ) con il nome di Partito social-nazionale d’Ucraina (Snpu), come unione dei militanti dell’Organizzazione dei veterani dell’Afghanistan, del gruppo giovanile nazionalista Spadščyna (Eredità) guidato da Andrij Parubij (destinato a diventare segretario del Consiglio di sicurezza dell’Ucraina e presidente del Parlamento dal 2016 al 2019), dell’Unione studentesca presieduta da Oleh Tjahnybok (poi tra i leader di Jevromajdan e in seguito parlamentare) e del gruppo paramilitare Varta Rukhu comandato da Jurij Kryvoručko (in seguito parlamentare e presidente del Forum ucraino delle organizzazioni giovanili) e Jaroslav Andruškiv, che divenne anche il leader del neonato partito. Come molti altri partiti e movimenti, anche l’Snpu aveva una propria «ala militare» nel gruppo Patrioti dell’Ucraina, che fu sciolto nel 2004 quando il partito, accusato di inclinazioni neonaziste, decise di darsi una nuova immagine ribattezzandosi Svoboda (Libertà) e scegliendo come nuovo leader Tjahnybok.


 

 

3. Azov

 

Le origini del movimento ultranazionalista e neonazista Azov, forse il più influente della scena ucraina, vanno rintracciate tra i reduci della filiale di Kharkiv dei Patrioti dell’Ucraina (vedi la voce Svoboda), sciolta nel 2004 quando l’Snpu decise di ribattezzarsi Svoboda.

Il loro leader era Andrij Bilec’kyj (rampollo di un’antica famiglia cosacca per parte di padre e di una famiglia nobile per parte di madre; più avanti sarà anche parlamentare), che nel 2011 venne ferito con due colpi d’arma da fuoco e in seguito, con altri compagni, finì in carcere con accuse per rapina, furto e aggressione, forse politicamente motivate.

Tutti furono liberati dopo la caduta del presidente Viktor Janukovyč a seguito di Jevromajdan del 2014.

Nella primavera dello stesso 2014  Bilec’kyj organizzò le prime piccole unità paramilitari che s’impegnarono in scontri con i separatisti filorussi nel Donbas e nella regione di Kharkiv. Pochi mesi dopo tali gruppi armati di volontari furono organizzati in un battaglione più o meno regolare sotto l’egida del ministero dell’Interno e, dopo aver combattuto con efficacia a Mariupol’, inquadrate in una vera unità militare della Guardia nazionale, diventata una delle più agguerrite dell’intero esercito ucraino.

Dal battaglione germogliarono poi i Corpi civili Azov e infine, nel 2016, il partito Patrioti ucraini, ribattezzato subito dopo Corpi nazionali.

 

L’Azov è una galassia destrorsa a sé stante, che comprende anche un club culturale (Plomin, Fiamma), un movimento cosacco (Kozac’kyy Dim, Casa cosacca), circoli giovanili, un corpo del genio, l’Intermarium Support Group e altre varie organizzazioni. Un’autonomia custodita con attenzione, tanto che il primo vero tentativo di cooperare con altri movimenti e partiti dello stesso orientamento è arrivato per l’Azov solo con le elezioni parlamentari anticipate del 2019, quelle convocate dall’appena eletto presidente Zelens’kyj, in un raggruppamento guidato dall’organizzazione di Svoboda: i risultati sono stati deludenti.

Nel 2020 i veterani dell’Azov, insieme con attivisti dei movimenti studenteschi della destra, hanno generato un’altra organizzazione paramilitare, Centuria, che si definisce «un gruppo di guerrieri della Luce e dell’Ordine che combatte il nemico interno».

Dalla fondazione all’invasione russa, e nel pieno rispetto dei suoi slogan, Centuria si è soprattutto segnalata per manifestazioni pubbliche contro organizzazioni o persone filorusse (o considerate tali) o a favore di militanti nazionalisti finiti sotto accusa: tipico caso, le proteste per l’arresto di 16 «camerati» che avevano attaccato un autobus carico di ragazzi del movimento giovanile del partito Per la vita.


 

 

4. Pravyj Sektor (Ps)

 

Pravyj Sektor (Settore destro) nacque verso la fine del 2013, nel clima già infuocato delle proteste contro il presidente Viktor Janukovyič, come coordinamento dei militanti di diversi gruppi della destra radicale più o meno ispirati dall’esempio dell’Upa di Stepan Bandera (vedi la voce Una-Unso).

Non a caso il suo leader, Dmytro Jaroš (che verrà ferito in battaglia presso l’aeroporto di Donec’k nel 2015, diventerà parlamentare e infine consigliere di Valerij Zalužnyj, comandante in capo delle Forze armate ucraine) era noto per aver addestrato al combattimento piccoli gruppi di nazionalisti ucraini anche prima della fine dell’Urss.

Pravyj Sektor fu il gruppo più temibile e organizzato durante Jevromajdan, autore di numerosi scontri violenti con la polizia. Nello stesso periodo non mancarono episodi che rivelavano anche le connessioni del movimento con la malavita organizzata: nel marzo del 2014 Oleksandr Muzyčko, un pregiudicato che era responsabile di Pravyj Sektor per l’Ucraina occidentale, fu ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia a Rivne; nel 2015 a Mukačevo i militanti di Pravyj Sektor ingaggiarono una sparatoria con i membri di un’organizzazione criminale locale. Con lo scoppio della guerra nel Donbas, per combattere i separatisti Jaroš formò il Corpo dei volontari ucraini, che però non ha mai raccolto più di qualche centinaio di uomini e donne. Nel 2015, dopo essere stato ferito, Jaroš lasciò movimento e partito per fondare una propria organizzazione chiamata Iniziativa statale di Dmytro Jaroš.

 


5. Bratstvo (Fratellanza)

 

Dopo essere stato tra i fondatori e i leader dell’Una-Unso (vedi voce), Dmytro Korčyns’kyj nel 1997 lasciò l’organizzazione e nel 1999 varò un proprio gruppo chiamato Bratstvo, da lui stesso definito «izbullāh cristiano». Fu uno dei pochi movimenti della destra estrema a non sostenere la candidatura di Viktor Juščenko. Nel 2013-2014 Bratstvo fu uno dei movimenti più attivi in Jevromajdan, sempre in prima linea negli scontri più accesi. Nelle elezioni seguite ai rivolgimenti del 2014, la moglie di Korčyns’kyj, Oksana, fu eletta al parlamento

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

ESTER NEMO, Odessa 2014, la Corte di Strasburgo condanna l’Ucraina— IL MANIFESTO  16 MARZO 2025

 

 

 

IL MANIFESTO  16 MARZO 2025
https://ilmanifesto.it/la-corte-di-strasburgo-condanna-lucraina

 

 

 

 

 

Odessa 2014, la Corte di Strasburgo condanna l’Ucraina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Odessa 2014, la Corte di Strasburgo condanna l’Ucraina

Odessa, l’ingresso della Casa dei Sindacati dopo l’assalto – Ap

 

 

 

 

 

Ester Nemo

 

 

 

 

A quasi 11 anni dai tragici fatti di Odessa – almeno 42 vittime nell’assalto di frange organizzate dell’ultradestra ucraina ai manifestanti “antiMaidan” rifugiatisi nell’edificio della Casa dei Sindacati – una sentenza della Corte europea dei Diritti umani (Cedu) ha condannato l’Ucraina per l’inazione e le gravi negligenze della polizia con la conseguente mancata protezione del «diritto alla vita» delle persone coinvolte, per i gravi ritardi dei soccorsi e per il modo in cui sono state sostanzialmente insabbiate tutte le indagini avviate in seguito sulla strage.

 

 

nota aggiunta dal blog

 

DA :

 

 

CASE OF VYACHESLAVOVA AND OTHERS v. UKRAINE

TESTO – STRASBURGO 13 MARZO 2025
https://hudoc.echr.coe.int/eng#{%22itemid%22:[%22001-242505%22]}

 

 

 

*********

 

riprende l’articolo di Ester Nemo

 

LA CAUSA, nota come «Vyacheslavova e altri contro Ucraina», era stata intentata da familiari delle vittime e sopravvisuti di quel drammatico 2 maggio 2014, quando i militanti dell’organizzazione neo-nazista Pravyj Sektor, uniti con gli ultras delle squadre di calcio Cornomorec’ Odessa e Metalist Kharkiv nelle file dei “pro-Maidan”, assaltarono e incendiarono l’edificio in cui avevano cercato rifugio i manifestanti della parte opposta. Le vittime sono morte bruciate o cercando di sfuggire alle fiamme gettandosi dalle finestre e dal tetto. Il più giovane era un ragazzo di 17 anni, membro della Gioventù comunista ucraina.

 

Ai ricorrenti la Corte di Straburgo ha dato praticamente ragione su tutto, compreso l’inspiegabile ritardo (si parla di mesi) nella restituzione di una delle salme. Ai fini del risarcimento dovuto vengono considerate anche le problematiche mentali sofferte dai ricorrenti per la condotta delle autorità ucraine.

 

ALLO STESSO TEMPO, nel ricostruire il contesto di alta tensione creatosi nel Paese prima e dopo i fatti di piazza Maidan che portarono al regime change e alla svolta filo-occidentale dell’Ucraina, la sentenza della Cedu sottolinea il ruolo svolto «dalla disinformazione e dalla propaganda» russa. E senza mai citare Pravyj Sektor ( vedi sotto ) attribuisce ai manifestanti “anti-Maidan” l’inizio degli incidenti e dell’escalation che portò ai fatti tragici di quel 2 maggio, derubricati a incidenti tra due fazioni.

 

 

 

Il punto di Giulietto Chiesa – 5 maggio 2014 – La strage di Odessa– video, 3.18

 

 

 

segue se qualcuno volesse : i fatti del 2014 a Odessa

 

SABATO ANGIERI, Odessa, la pagina nera di Kiev –REPORTAGE– IL MANIFESTO DEL 24 FEBBRAIO 2022

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

GIUSEPPE VIDETTI, La rinascita di Harlem dalle ceneri del blues – RICERCA. REPUBBLICA DEL 9 APRILE 2006 / link sotto + immagini e video

 

 

JACOB LAWRENCE, VILLAGE QUARTET, 1954

 

 

 

RICERCA. REPUBBLICA DEL 9 APRILE 2006

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/09/la-rinascita-di-harlem-dalle-ceneri-del.html

 

 

 

Harlem – Mappa

wikipedia, Harlem

Gohu1er – Opera propria

 

 

 

La rinascita di Harlem dalle ceneri del blues

 

 

GIUSEPPE VIDETTI

 

New York. Bob Marley, dopo uno spettacolo trionfale al Madison Square Garden, suonò sette concerti nel ghetto nero di New York, all’ Apollo, sulla 125esima strada. Raggiungere il teatro, per un bianco, era un’ impresa. Meglio non azzardare la metropolitana, e per i taxi la 99esima era un limite invalicabile. A meno che la vettura non facesse parte della compagnia Harlem Yellow Cab.

 

 

 

 

IL TEATRO APOLLO, 1941

 

 

Apollo Theater, 1946-48 . Foto di William P. Gottlieb
William P. Gottlieb

 

 

 

nota

L’Apollo Hall fu fondato all’incirca nel 1860, però dovette chiudere agli inizi del Novecento.

Il locale lanciò artisti come Ella Fitzgerald, Billie Holiday, James Brown, Gladys Knight, Michael Jackson e The Jackson 5, Lauryn Hill e Sarah Vaughan (che Billy Eckstine sentì per la prima volta e la fece ingaggiare dalla band di Earl “Fatha” Hines).

segue : 

https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_Theater

 

 

 

Apollo Theater, Harlem (November 2006).jpg

Apollo Theater nel 2006

Witchblue di Wikipedia in italiano

 

 

Era il 25 ottobre 1979. Quando il re del reggae approdò a Harlem, l’ Apollo era l’ unico baluardo rimasto a difendere un quartiere in decadenza che un tempo era il centro della vita notturna di Manhattan. Paladino della tradizione, vecchio maniero che rifiutava di chiudere i battenti a costo di usare il ponte levatoio: tutt’ intorno Harlem era off-limits, case diroccate, servizi igienici insufficienti, famiglie che preferivano abitare in automobile piuttosto che sotto un tetto pericolante. La criminalità, quasi rispettosamente (tranne gli spacciatori, è naturale), si teneva alla larga da quel lembo di Africa americana strenuamente protetto da chi predicava da trent’ anni che Harlem era il centro della cultura nera, che non bisognava lasciarlo morire, che ci sarebbe stata un’ altra “Renaissance”, come quella dopo la Seconda guerra, che lo fece splendere di nuovo, ribollente di jazz, di blues, di gospel, sulla scia dei favolosi anni Venti, quando i bianchi facevano la fila per entrare al Cotton Club: il primo, indimenticabile Rinascimento.

 

 

 

Cotton Club, Harlem, New York, febbraio 1930

 

 

 

Il moderno Cotton Club nella 125ª strada ad Harlem (New York), nel dicembre 2013.

Gotanero – Opera propria  – it. wikipedia.org

 

 

 

 

 

Un eccesso di offerta di alloggi costruiti ad Harlem intorno al 1910 spinse i proprietari ad accettare inquilini afroamericani. Il cartello recita “Appartamenti in affitto. 3 o 4 stanze con migliorie solo per rispettabili famiglie di colore”.

© Brown Brothers, Sterling, Pa.

 

 

 

Le belle, vecchie chiese in pietra come l’ Abyssinian Baptist Church, il ristorante Sylvia’ s, dove ancora si gusta il miglior soul food di New York, e l’ Apollo Theatre sono rimasti per quasi quarant’ anni muti e coraggiosi testimoni di una città che andava in rovina, nascosta dentro la metropoli, appendice in cancrena di una Manhattan che ostentava tecnologia, benessere, democrazia. La Harlem dove fino a ieri si viveva di food stamps, i tagliandi che venivano distribuiti ai più poveri perché potessero accedere a un pasto caldo o a un dormitorio, sembra un capitolo della storia di New York ormai archiviato. La rinascita, avviata all’ alba del nuovo millennio, non ha le caratteristiche auspicate dagli ospiti illustri del Theresa Hotel: Marcus Garvey, Martin Luther King, Malcolm X, i leader che concertavano le strategie di lotta per i diritti civili. Il recupero di Harlem è in mano a un agguerrito gruppo di speculatori immobiliari che la sta trasformando in un quartiere alla moda.

 

Ora che il Greenwich Village ha perso il suo primato e SoHo e TriBeCa sono stati colonizzati fino all’ ultimo centimetro, Harlem rappresenta la nuova sfida di Manhattan. «Prendi la linea A, è il modo più veloce per arrivare a Harlem», diceva Duke Ellington in Take the A Train, una composizione che illustra brillantemente l’ effervescenza del quartiere negli anni in cui il jazz era appena diventato maggiorenne.

 

Duke Ellington in Take the A Train, 1939

 

 

un pezzo dal film : ” Reveille with Beverly  “, 1943.

Molti degli edifici dell’ epoca d’ oro sono ancora in piedi. L’ incuria che ha lasciato Harlem in miseria ha anche salvato dalla demolizione, come la sabbia le tombe dei faraoni, molti edifici storici. Il palazzo di sei piani dove Ellington abitò dal 1939 al 1961, al numero 935 di St. Nicholas Avenue (all’ incrocio con la 156esima) è ancora intatto. Dietro alla bella facciata gotica ora protetta dalle Belle Arti, nell’ appartamento 4, il Duca scrisse le sue opere più belle, compresa Black, Brown and Beige, che fu rappresentata in anteprima alla Carnegie Hall;

 

 

Black, Brown and Beige- Duke Ellington

E  MAHALIA JACKSON

 

 

 

per chi volesse, il concerto completo al Carnegie Hall:

 

 

 

Duke Ellington & His Orchestra- Live At Carnegie Hall – January 23, 1943 (Full Concert)– durata: 2h 14 minuti ca

 

 

 

 

 

IL ” DUKE ” CON BEATRICE ELLIS

 

Beatrice Ellis (Evie) with Duke Ellington On His 65Th - Poster di compleanno, 45,72 x 60,96 cm : Amazon.it: Casa e cucina

 

Beatrice Ellis (Evie) with Duke Ellington On His 65Th – Poster di compleanno, 45,72 x 60,96 cm-
29 aprile 1964

DA : https://www.amazon.it/Poster-Beatrice-Ellis-Ellington-Birthday/dp/B07K5CB8N5

Nel palazzo di St. Nicholas Avenue che ancora intatto  visse la sua storia d’ amore con Beatrice Ellis, la compagna che non sposò mai.

Anche la casa a schiera che fu il primo rifugio newyorkese di Billie Holiday e sua madre Sadie in fuga da Baltimora è ancora in piedi, al 108 della 139esima strada ovest, una zona che ancora non è stata aggredita dai nuovi investitori. I mattoni grigi e la scala antincendio all’ esterno sono la testimonianza dell’ architettura povera della Grande Depressione, ma viene voglia di segnarsi come davanti all’ altare maggiore di una basilica quando si scopre che la tormentata diva del jazz scrisse proprio qui dentro Lady Sings the Blues.

BILLIE HOLIDAY — LADY SINGS THE BLUES

 

la chiesa di San Giovanni il Divino ad Harlem dove Billie Holiday compose la sua famosa canzone

 

Da visitare - Recensioni su Cathedral Church of Saint John the Divine, New York City - Tripadvisor

Cathedral of Saint John the Divine, HARLEM — New York

Chris06 – Opera propria– WIKIPEDIA

 

In primo piano, le forme eclettiche del coro; sullo sfondo, la navata centrale goticheggiante

 

INTERNO DELLA CATTEDRALE DI SAN GIOVANNI IL DIVINO-
rivolta a ovest verso l’ingresso di Amsterdam Avenue
Un altro credente – Opera propria

 

 

 

 

Savoy Ballroom Etichetta | Pubblicazioni | Discogs

 

Dei gloriosi teatri del Rinascimento di Harlem (1920-1930) non restano che tracce confuse. Il Savoy Ballroom (596 Lenox Avenue all’ altezza della 140esima strada), dove l’ orchestra di Chick Webb esordì con la giovane Ella Fitzgerald, è stato demolito per far posto a un emporio di abiti “tutto a un dollaro”.

Lincoln Theatre in New York, NY - Cinema Treasures

LINCOLN THEATRE

 

 

Al Lincoln (58 135esima strada ovest), uno dei primi teatri di Harlem, inaugurato nel 1915 da Fats Waller, è stato aggiunto un campanile: ora è una chiesa metodista. Stessa sorte è toccata al Lafayette (2227 A.C.P. Boulevard sulla 132esima), dove Ellington fece il suo debutto newyorkese nel 1923.

Lo Small’ s Paradise (2294 A.C.P. Boulevard sulla 135esima), inaugurato nel 1925 e chiuso nel 1986, l’ alternativa black al mitico Cotton Club, dove i neri organizzavano spettacoli di varietà per un pubblico rigorosamente bianco, è ora l’ International House of Pan Cakes.

WSJ - The Alhambra Ballroom article

ALHAMBRA, SALA DA BALLO

 

 

 

L’ Alhambra (2116 A.C.P. Boulevard sulla 126esima), dove il sedicenne John Hammond, discografico in erba, scoprì Bessie Smith, dopo molte peripezie è tornato a essere un teatro, non proprio in ordine, ma pur sempre un teatro.

 

BESSIE SMITH ALL’ALHAMBRA NEL 1927

HOMELESS BLUES –Blues senza casa

 

 

On one cold frosty morning,
the ground was covered with snow.
On one cold frosty morning,
the ground was covered with snow.


Well, I met a million people,
who didn’t have no place to go.
Well some have children,
some just have their suitcase and clothes.
Well some have children,
Yes, some have their suitcase and clothes.


You know those people was steady walkin’,
but they couldn’t find no place to go.
But the time’s going to be better,
Well, and that I really do know.

Well the time’s goin’ be better,
and that I really do know.
Because it looks so sad and lonesome,
People’s can’t find nowhere to go.

People, children were shivering,
standing around my front door.
People, children were shivering,
standing around my front door.

Well, they were hungry and almost naked,
and couldn’t find no place to go.

inviata da Bernart Bartleby – 14/1/2016 – 10:08

Traduzione di Roberto Malfatti

BLUES DEI SENZA CASA

In una gelida mattina,
il terreno era ricoperto di neve.
In una gelida mattina,
il terreno era coperto di neve.

Ho incontrato un milione di persone
che non avevano un posto dove andare
Alcuni avevano bambini
altri soltanto la valigia e i vestiti.

Alcuni avevano bambini,
altri soltanto la valigia e i vestiti.

Queste persone camminavano ininterrottamente,
ma non riuscivano a trovare nessun posto in cui andare.
Ma le cose miglioreranno,
si, ne sono davvero sicuro.

Si, le cose miglioreranno,
lo so per certo.

Perché ci sono troppa tristezza e solitudine,
e le persone non riescono a trovare nessun posto in cui andare.
Hei gente, i bambini tremavano
erano in piedi davanti alla mia porta di casa.
Hei gente, i bambini tremavano,
erano in piedi davanti alla mia porta di casa.
Erano affamati e quasi nudi,
e non riuscivano a trovare un posto in cui andare.

 

inviata da Roberto Malfatti – 13/8/2016 – 13:59

Il Theresa Hotel (2090 A.C.P. Boulevard all’ incrocio con la 125esima) ha mantenuto la stessa struttura di un tempo, ma è diventato un alveare di uffici. L’ ampia facciata in mattoni bianchi ancora risplende al sole, proprio come la raccontano le cronache dell’ epoca e i cantori della piccola America nera, James Baldwin e Langston Hughes.

Il Theresa è stato per mezzo secolo la casa del jazz (a gestirlo era il bandleader Andy Kirk): qui hanno vissuto Cab Calloway e Lena Horne, Lester Young e Dizzy Gillespie.

E in tempi più recenti, prima della chiusura, Jimi Hendrix, i pugili Joe Louis e Muhammad Ali, e Fidel Castro (nel 1960, in occasione della visita alle Nazioni Unite, proprio al Theresa incontrò Kruscev, Nasser e Nehru).

 

Non meraviglia che i due Kennedy lo scelsero come punto chiave delle loro campagne presidenziali. A Harlem, dove fino a pochi anni fa si andava in pellegrinaggio con autobus sigillati, ora si passeggia tranquillamente come in centro di New York. Boutique e librerie stanno gradualmente prendendo il posto dei vecchi negozietti fatiscenti, al piano strada di immobili riportati all’ antico splendore.

 

 

 

Hamilton Heights, The Home Of Horne, Hammerstein, And A Guy Name Alexander And Others Uptown

HARLEM HEIGHTS

 

 

 

 

About Columbia | Columbia University in the City of New York

COLUMBIA UNIVERSITY

 

 

Sugar Hill: once Harlem's most glamorous enclave | Ephemeral New York

SUGAR HILL, HARLEM HEIGHTS

 

Il West Side, Harlem Heights, sovrastato dalla Columbia University, è ormai zona residenziale presa d’ assalto da una borghesia multirazziale.

Emory Taylor, maestro di canto, 72 anni, vive a Harlem dal 1946. Abita in un bell’ edificio tra la 111esima e Amsterdam Avenue, ma ha vagato nel quartiere in lungo e in largo, ha conosciuto l’ euforia della seconda Harlem Renaissance e l’ abbandono del quartiere nei decenni in cui è diventato la tana di malavitosi, senzatetto e ispanici clandestini. «Avevo dodici anni quando arrivai dalla Georgia. Cominciai a cantare gospel perché poi mi facevano giocare a basket per due ore. Il mio eroe era Paul Robeson. Trascorrevo ore sotto l’ Hotel Theresa, aspettando di vedere i jazzisti che alloggiavano lì.

Nel secondo dopoguerra Harlem era meravigliosa, poi arrivò lo strapotere di Hollywood e New York fu scippata dei suoi talenti migliori». Per anni Taylor ha guidato l’ Harlem Cultural Council, l’ Harlem Opera Society e l’ Harlem Performance Center, per un decennio ha prodotto Tonight Harlem per il Lincoln Center; più volte ha visitato l’ Italia con il gruppo gospel Harlem Jubilee Singers. Emory è stato uno di quegli indomiti intellettuali afroamericani che già vent’ anni fa predicavano la rinascita. «E ancora non mi do per vinto», esclama, «anche se la salute non sempre mi accompagna. Finalmente posso di nuovo insegnare canto ai ragazzi neri in una scuola del Bronx.

Grazie a organizzazioni come il Mind Builders Creative Arts Center siamo riusciti a far crescere consapevolezza e autostima nei giovani del quartiere e coinvolgerli in attività artistiche».

A Taylor si rivolgono anche dozzine di ragazzi di colore (e non solo) in procinto di affrontare un’ audizione a Broadway. «La mia giornata inizia alle sei del mattino e non torno mai a casa prima delle dieci di sera», dice. Non riesce a maledire gli sciacalli bianchi perché stanno sfrattando implacabilmente le famiglie di colore che pagano un affitto dai trecento ai seicento dollari al mese. Trovare nuove dimore per quelli con il reddito più basso è compito dell’ Harlem Tenants Council, gruppo di attivisti finanziati dall’ Abyssinian Baptist Church, da privati e dal comune.

«Per salvare Harlem c’ era bisogno di un intervento massiccio. Lo so, ora chi abita quelle vecchie case è costretto a migrare nel Bronx o a Brooklyn. Ma credo che Harlem, nonostante la speculazione immobiliare, rimarrà economicamente in mano alla comunità di colore. Come sarà tra dieci anni? Un elegante quartiere bianco con eleganti negozi gestiti da neri e una florida attività turistica che sfrutta le vestigia lasciate dagli afroamericani, compreso un museo del jazz di cui si parla da anni e che finalmente sembra prossimo a diventare realtà».

Di fronte alla libreria Hue-Man (Frederick Douglass Boulevard all’ angolo con la 125esima) una boutique nuova di zecca espone abiti con serigrafie di Nelson Mandela; allo Schonburg Center for Research in Black Culture (515 Malcolm X Boulevard) si raccolgono firme per il museo del jazz e c’ è la biblioteca più ricca di volumi su Harlem e sulla cultura afroamericana. Sylvia’ s (328 Lenox Avenue) è ormai in buona compagnia: nel quartiere ci sono almeno due dozzine di ristoranti specializzati in cucina del sud, creola, cajun, marocchina, eritreo-etiope, caraibica e francese.

PATRIZIA SASCITELLI

 

 

«Sono arrivata a Harlem nel 1983», racconta la pianista Patrizia Scascitelli, romana, che

ADA ROVATTI

come la sassofonista Ada Rovatti (moglie di Randy Brecker) ha scelto New York per vivere e suonare jazz.

 

«All’ epoca avevo un compagno di colore, andammo a vivere a Sugar Hill, la culla del rap, in un appartamento diroccato tra la 152esima e St. Nicholas Place, capolinea della metro A. Una volta questo era il quartiere in, poi la borghesia nera, dopo i disordini degli anni Sessanta, preferì abbandonare Harlem (più di centomila residenti in pochi anni, ndr). Quando il mio compagno dopo tre mesi mi mollò e sparì nel New Jersey, rimasi sola a Sugar Hill, e non fu una vita facile. Pur essendo l’ unica bianca non ho mai subito violenze, ma confesso di avercela messa tutta per non sembrare un’ aliena. Rientrando dalle serate che facevo in giro per i club di Manhattan avevo sempre in borsa una giacca sdrucita per nascondere il vestito da sera che avrebbe dato troppo nell’ occhio. Se non avessi fatto la musicista e avessi investito a Harlem ora sarei miliardaria. Quella casa, che ora ho lasciato a un amico, è di proprietà dello House Project Development, un organismo istituito dal municipio di New York. Più volte hanno proposto agli affittuari di comprare con un solo dollaro gli appartamenti, con la clausola di restaurare l’ immobile (che sarebbe stata un’ impresa onerosa, perché c’ erano letteralmente i buchi alle pareti). Questo prima del boom immobiliare, naturalmente. C’ è chi ha speculato su questa formula e adesso rivende a diecimila dollari al metro quadrato. La nuova Harlem ha i suoi negozi Old Navy e i suoi Starbucks Café, ma io dico sempre a chi si avventura nel quartiere di fare attenzione. Ci sono zone di East Harlem dove bisogna stare in guardia. Non è ancora come fare shopping a Park Avenue».

La Scascitelli conferma quel che dice Emory Taylor: le chiese hanno avuto un’ importanza decisiva nella salvaguardia della cultura afroamericana a Harlem.

 

 

 

 

Abyssinian Baptist Church - Wikipedia

Chiesa Battista Abissina-

Fondata nel 1809, il suo edificio attuale fu costruito nel 1922–23 ed è stato progettato da Charles W. Bolton & Son in stile neogotico e revival Tudor.

Nel corso degli anni, la chiesa è stata un luogo per la spiritualità, la politica e la comunità afroamericane.

La chiesa battista abissina fa risalire la sua storia al 1809, quando i marinai dell’impero etiope (allora noto come Abissinia ) aiutarono a guidare una protesta contro i posti a sedere della chiesa segregati. 

DA:

https://en.wikipedia.org/wiki/Abyssinian_Baptist_Church

 

 

L’ austera struttura gotico-Tudor perfettamente conservata dell’ Abyssinian Baptist Church (132 138esima strada ovest) ne è la conferma. Qui furono celebrati i funerali di Charlie Parker, il padre di Fats Waller e Adam Clayton Powell senior e junior sono stati illustri pastori della congregazione e l’ organo è il più grande di tutta Manhattan. Nella prima pagina dell’ inserto che il New York Times ha dedicato al quartiere in occasione dell’ ultimo Harlem Jazz & Music Festival, zeppo di inserzioni con foto di eleganti condomini, lo strillo che salta agli occhi, accanto a una facciata in marmo ricamata come un merletto e alla foto di un coro gospel in azione nella Chiesa di Tutti i Santi sulla 129esima, recita: «Harlem ha alcuni dei palazzi più belli della città e, forse, degli Stati Uniti». Grazie all’ iniezione di 300 milioni di dollari investiti su Harlem dal comune, dallo stato di New York e dal governo, l’ Apollo (253 125esima strada ovest) può finalmente abbassare il ponte levatoio.

La 125esima (ribattezzata Martin Luther King Boulevard) è di nuovo un’ arteria pulsante, con le stesse insegne del centro: H&M, HMV, una multisala di proprietà di Magic Johnson e persino l’ ufficio di Bill Clinton. L’ Apollo, per la terza volta nella sua storia dal 1914, è testimone di una rinascita. Le sue leggendarie Amateur nights con debuttanti allo sbaraglio (alle quali anche Elvis e i Beatles assistettero furtivamente) sono affollate come negli anni Quaranta. Sarah Vaughan e Billy Eckstine uscirono vincitori da quella gara esaltante e spietata.

Lena Horne fu cacciata a urla e umiliata con una pioggia di monetine. Il bilancio di notti magiche a base di jazz, blues e soul possono farlo solo i grandi sopravvissuti: Eartha Kitt, Aretha Franklin, Patti LaBelle e James Brown. Ai visitatori resta il fascino della leggenda e il profumo del blues.

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Notizie da Gaza On-the- beach – mario bardelli – 2025

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Francesca Lacaita/ link Facebook sotto / pubblica l’Avviso : STORIE DI DISERTORI E OBIETTORI RUSSI E UCRAINI — a Monza, Spazio Rosmini, 19.30/ 22.00 – oggi 15 marzo 2025 con arci SCUOTIVENTO e @unponteper.it e Comune di Monza– inizia con ” aperitivo solidale “…

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.foto dal suo Facebook, è del 2022

 

link Facebook di FRANCESCA LACAITA   Francesca Lacaita

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "COMUNE D1 ΜΟΝΖΑ SCUOT/VENTO Storie di disertori e obiettori russi e ucraini 15 MARZO 19:30- 22:00 Spazio Rosmini via Rosmini 72, Monza Aperitivo solidale: prenotazione milano@unponteper.it offerta libera destinata disertori obiettori coscienza 20:30- 22:00 Lettura di storie di disertori obiettori- ingresso libero teatrale Parafrisando Testimonianze dai territori Mikheil Elizbarashvili co-coordinatore della Rete di Pace Servizio Yurii Sheliazhenko, segretario Movimento Pacifista ucraino Olga Karatch Our House Bielorussia Voci di disertori obiettori coscienza per Durante l'evento verrà presentata raccolta di storie di obiettori disertori di coscienza russi ucraini L'iniziativa rientra nel progetto WannaBe Sar Comune finanziato dal bando Giovani Monza www.comune.monza.it"

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Roma, 15 marzo 2025 — Piazza Barberini, ore 15 — UNA PIAZZA PER LA PACE : ” Svuotare gli arsenali e riempire i granai ” ( Sandro Pertini )

 

 

 

 

Una piazza per la Pace – Transform! Italia

 

IL MANIFESTO — 11 MARZO 2024

https://ilmanifesto.it/a-roma-unaltra-piazza-disarmata

 

Appelli

A Roma un’altra piazza, disarmata

Un campo di grano in Ucraina durante la guerra

 

Un campo di grano in Ucraina durante la guerra– – Ap

 

«Svuotare gli arsenali riempire i granai». Con le parole del Presidente partigiano Sandro Pertini proponiamo a tutte e tutti di ritrovarci il 15 marzo a Roma in piazza Barberini alle ore 15, “Una piazza per la pace”, per riaffermare la richiesta di cessate il fuoco in Ucraina e una netta contrarietà al piano Rearm Europe approvato dal Consiglio europeo con l’assenso anche del governo italiano.

 

Non parteciperemo alla piazza lanciata da un quotidiano che ha sostenuto in questi anni posizioni belliciste. Non ci facciamo arruolare da chi ha sostenuto la guerra in Ucraina in nome dei diritti dei popoli oppressi ma ha fatto da scorta mediatica al genocidio di Netanyahu contro i palestinesi a Gaza.

Non andremo a sventolare una bandiera a sostegno di chi ha scelto la via della guerra e dell’economia di guerra (…) Questa Europa – quella del Patto di Stabilità e del piano di riarmo – non ci rappresenta.

La Commissione e i governi europei hanno condiviso con Biden la scelta della guerra “fino alla vittoria” e oggi obbediscono al diktat di Trump sull’aumento della spesa militare. (…) L’Europa che decide di spendere 800 miliardi aggiuntivi in armi, che comprerà per gran parte dagli Usa, dovrà tagliare ulteriormente il proprio stato sociale (…)

Noi proponiamo di ritrovarci a Roma in un’altra piazza, per la pace e contro il riarmo. Una piazza che senza ambiguità esprima il dissenso, l’indignazione e l’opposizione alle scelte della Commissione Europea, del Consiglio Europeo e anche del governo italiano. Una piazza da riempire con le bandiere della pace.

 

Tra le tante firme dell’’appello segnaliamo Raniero La Valle, Ginevra Bompiani, Elena Basile, Vauro, Moni Ovadia, esponenti palestinesi come Ali Rashid e Yousef Salman, il rappresentante dei curdi Yilmaz Orkan, l’ex diplomatico Enrico Calamai, Franco Berardi Bifo, i registi Daniele Vicari, Andrea Gropplero e Costanza Quatriglio, gli storici Piero Bevilacqua, Angelo d’Orsi e Guido Liguori, gli ex europarlamentari Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano e Eleonora Forenza, gli economisti Pier Giorgio Ardeni e Luciano Vasapollo, Marco Bersani di Attac, il segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, il fisico Francesco Sylos Labini, la portavoce comitati contro AD Marina Boscaino, Giovanni Russo Spena, l’urbanista Paolo Berdini, il produttore cinematografico Gianluca Arcopinto, gli attori Massimo Dapporto e Valentina Carnelutti, Chiara Rapaccini, artista/designer, Paolo Ferrero, la sceneggiatrice Silvia Scola, Patrizia Sentinelli, Rosa Rinaldi, Paola Nugnes.

 

 

APRI QUI, IL TESTO E’ COMPLETO, MA CI SONO ALTRE FIRME + ALCUNI COMMENTI

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

*** ANDREA RICCARDI, AVVENIRE .IT- —  SABATO 15 MARZO 2025 :: La manifestazione. Siamo uniti da pace e memoria: adesso affrontiamo il futuro insieme

 

 

AVVENIRE .IT- —  SABATO 15 MARZO 2025
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/uniti-da-pace-e-memoria-affrontare-il-futuro-insieme-andrea-riccardi

 

La manifestazione. Siamo uniti da pace e memoria: adesso affrontiamo il futuro insieme


Siamo uniti da pace e memoria: adesso affrontiamo il futuro insieme

Andrea Riccardi
sabato 15 marzo 2025

 

 

Una piazza per l’Europa per respingere la paura e trovare la speranza. Europa ha significato il riamicarsi degli europei dopo la guerra. E gli europei, almeno in alcuni Paesi, sono divenuti davvero amici a livello di cittadini. Ora serve una piazza per dirlo forte anche come fatto politico. La piazza, luogo d’incontro e scambio, caratterizza la città europea: qui, tra cattedrale, municipio, università e mercato, è cresciuta la nostra civiltà, quell’umanesimo che parla varie lingue. L’Europa – specie vista dall’esterno – è una civiltà, non superiore, ma unica nel mondo. Eppure, rischia di diluirsi se tanti o alcuni nostri Paesi d’Europa (medio-piccoli) non avranno il coraggio di essere insieme nel mondo globale e tra i suoi giganti.

 

Finora abbiamo messo le nostre identità politiche una accanto all’altra, senza amalgamarle davvero. Ci manca l’ispirazione spirituale alta, che appassioni e guidi oltre sé. Tale processo si deve nutrire di un’ispirazione spirituale che liberi energie di bene, pace e concordia, che esistono nei nostri popoli, ma spesso paralizzate dalla paura. Non è retorica, ma la realtà dell’Europa. Riunirsi in piazza fa emergere chi siamo, dopo troppa guerra sul suolo europeo, e che andiamo verso un futuro di unità.

La spinta propulsiva non è il riarmo. Non è il timore dell’aggressività russa. Né la difesa dai rifugiati del Sud. La paura non inaugura processi costruttivi. La storia unitaria europea mai è progredita contro altri. Per questa caratteristica oggi è capace di generare pace nel mondo, di accogliere e integrare. «Europa forza gentile» – diceva Padoa-Schioppa. Non imbelle. Deve quindi dotarsi di strumenti adatti: la difesa comune e il rilancio della diplomazia (non quella finora condotta dall’alta rappresentanza dell’Unione per la politica estera e la sicurezza europea). La via del riarmo dei singoli Stati, pur nel quadro della proposta Von der Leyen, non risponde all’esigenza di uno strumento militare europeo. Non risolve il problema di fondo e procrastina. Che vale il riarmo senza vera diplomazia? Che vale il riarmo di Stati divisi?

Qui va evocato il problema, che pudicamente nessuno ricorda: la Germania come potenza militare fu la preoccupazione di Mitterand e della classe politica che ha fatto grande la Repubblica Federale. Conviene il riarmo unilaterale di un Paese che ha un partito neonazista oltre il 20%, raddoppiato dal 2021? Non è diffidenza verso i nostri amici tedeschi, pilone centrale d’Europa. Si rilancia solo la preoccupazione di grandi tedeschi come Kohl, quando si volle una Germania unita ma vincolata all’euro e all’Europa. Giovanni Paolo II, che certo non sottovalutava il pericolo comunista, diceva che si stava dimenticando l’orrore del nazismo.

Aver allargato l’Europa senza approfondire la qualità dell’unità e non aver affiatato tutti i popoli, ha portato a un sovrapporsi disordinato di paure ed egoismi, come mostra l’uso del diritto di veto. Tanto che la più larga ed elastica (ma non irrilevante) Comunità politica europea, proposta da Macron, ha il suo senso, rispetto a un nucleo che ha invece intenzione di fondere i suoi destini. La brutale aggressione russa dell’Ucraina ha riproposto la difesa comune. Gli ottocento miliardi proposti dalla Von der Leyen non vanno nella giusta direzione: togliere soldi al sociale e alla coesione per darli al riarmo in ordine sparso. E poi – lo ripeto – manca ancora la diplomazia al servizio della politica estera, che sola assicura un futuro di pace.

Che l’Europa sia forte e autorevole è interesse di tutti, ma non solo “contro”. È venuto il momento di crescere, uscendo dalla propaganda di guerra di questi tre anni per dirigersi verso una ricostruzione di un ordine multilaterale inclusivo del grande Sud globale. Oggi le superpotenze, incerte e allarmate, si studiano e si sfidano: insicure, diventano aggressive.

Tale tendenza determinerà problemi alle nazioni più deboli – specialmente all’Africa – e nuove tensioni: la legge del più forte contagia tutti e moltiplica le contrapposizioni. Serve un equilibratore fermo e qualificato: non potrebbe essere che l’Europa.

In questi ultimi anni gli Stati europei hanno agito come se fossero soli e talvolta con rivalità. È tempo di affrontare il futuro insieme: l’unità bellicista fallisce perché non guarda oltre sé, non prepara il domani. Esiste una responsabilità europea di continuare a essere portatori della memoria dell’orrore della guerra: quella guerra che per due volte, nel Novecento, è partita dall’Europa divenendo mondiale. Le nuove generazioni ereditano questa storia e la dovranno portare avanti: per questo teniamo viva e comune tale memoria in una piazza che riafferma la nostra volontà di unità. Accanto alle bandiere europee si accosteranno allora quelle della pace.

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

video, 7 min. — “Voces para la Paz” (Músicos Solidarios)- Concierto 17 nocembre 2024 per l’alluvione a Valencia :: MARCHA RADETZKY. Johann Strauss. Director: Andrés Salado, – Percusión: Raúl Benavent. *** mai sentita un’edizione così allegra, è una festa per tutti, non una marcia.

 

 

http://www.vocesparalapaz.com “Voces para la Paz”

La Fuerza de la Música por un Mundo más Justo.

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

” Pippo non lo sa ” di Mario Panzeri, Nino Rastelli e Gorni Kramer  ( 1939 ) – Silvana Fioresi e il Trio Lescano + suonato alla fisarmonica e cantato da Gorni Kramer, uno degli autori + testo e informazioni

 

 

 

 

Ma Pippo, Pippo non lo saChe quando passa, ride tutta la città, ah-ahE le sartine dalle vetrineGli fan mille mossettine
Ma lui con grande serietàSaluta tutti, fa un inchino e se ne vaSi crede bello come un ApolloE saltella come un pollo
Sopra il cappotto porta la giaccaE sopra il gilet, la camiciaSopra le scarpe porta le calzeNon ha un bottonE con le stringhe tien su i calzon
Ma Pippo, Pippo non lo saE serio serio se ne va per la cittàSi crede bello come un ApolloE saltella come un pollo
E Pippo, Pippo non lo saChe quando passa, ride tutta la città, ah-ahE le sartine dalle vetrineGli fan mille mossettine
Sopra il cappotto porta la giaccaE sopra il gilet, la camicia, ah-ahSopra le scarpe porta le calzeNon ha un bottoE con le stringhe tien su i calzon
Ma Pippo, Pippo non lo saE serio serio se ne va per la cittàSi crede bello come un ApolloE saltella come un pollo
Si crede bello come un ApolloE saltella come un pollo

Pippo non lo sa è un brano musicale, composto nel 1939 da Mario PanzeriNino Rastelli e Gorni Kramer ed interpretato originariamente da Silvana Fioresi con il Trio Lescano e successivamente da numerosi altri artisti.

 

 

ACHILLE STARACE 

 

undefined

Starace salta nel cerchio di fuoco allo Stadio dei Marmi, a Roma, nel 1938.
ignoto – coll.priv.
Achille Starace, segretario nazionale del Partito Nazionale Fascista, salta nel cerchio di fuoco durante una cerimonia a RomaStadio dei Marmi, verosimilmente nel luglio del 1938. Dietro al cerchio, in divisa bianca e seminascosto dal fumo, Benito Mussolini

 

Achille Starace

Achille Starace durante una prova di resistenza a Roma, 21 luglio 1939

 

A. Starace visiting Agnesi pasta factory, Oneglia

Achille Starace a Oneglia in visita alla ditta della Pasta Agnesi dall’Illustrazione italiana 7 agosto 1938

 

 

Ad ispirare la composizione del brano fu, secondo l’opinione più diffusa, il gerarca fascista Achille Starace, che aveva l’abitudine di passeggiare impettito in camicia nera, suscitando l’ilarità della popolazione.
Il brano dovette così fronteggiare la censura di regime, dato che l’allusione appariva piuttosto chiara.
Molti anni dopo la composizione del brano, segnatamente nel 1962, Gorni Kramer dichiarò però che il brano sarebbe stato ispirato dal maestro Pippo Barzizza, con il quale, nel 1939, ebbe una discussione durante un’esibizione al Kursaal di Viareggio.

 

 

Kursaal - Viareggio anni '10 | Viareggio com'era

Kursaal di Viareggio anni ’10 _ ( = sala delle cure )-

da : Viareggio com’era

 

 

Il kursaal (in tedesco “sala per le cure”), anche conosciuto come kurhaus (“casa di cura”) e kurcasino, è una struttura turistica o alberghiera in grado di offrire intrattenimenti mondani e vari servizi fra cui sale da ballo, ristoranti, stabilimenti balneari e termali, sale di lettura, da gioco, casinò, teatri e piste da tiro a segno.

 

Storia del Kursaal

 

I primissimi kursaal risalgono all’Ottocento, e includono perlopiù edifici tedeschi come il Kurhaus di Wiesbaden e l’area intrattenimento del centro termale di Bad Ems, entrambi costruiti durante la prima metà del secolo. Oltre ad aver preso piede in Germania, la moda dei kursaal attecchì in tutta Europa fra la seconda metà del secolo e i primi decenni del Novecento come confermano alcuni esempi architettonici di questo tipo situati in Belgio (il Casino Kursaal di Ostenda), Svizzera (il Casinò di Interlaken), e Francia (il Kursaal di Besançon). Invece, fra i kursaal collocati in Italia si possono segnalare quelli di Merano (1874, ancora del periodo austro-ungarico), Alassio, Bordighera, Rapallo (1901), Montecatini Terme (1906), San Pellegrino (1907)Milano (1909)Viareggio (su progetto dell’architetto Orsino Bongi, 1912)Pescara (1910).

 

 

 

kursaal

il Kursaal di Bordighera nel 1928

da :  https://www.rivieratime.news/

 

 

 

 

Pippo non lo sa  ( 1940 ca )

https://www.youtube.com/watch?v=PiMx84eTVB0

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Marc Botenga MEP @BotengaM/ link sotto — grazie di aver condiviso, noi che siamo così ” fuori ” dal vostro ambiente, ciao

 

 

 

 

LINK X DI MARC BOTENGA – BELGIO
Marc Botenga MEP  @Botenga

 

Député européen
@PTBbelgique

@PVDAbelgie
Vice-président

@Left_EU

Les gens d’abord, pas le profit !

 

 

13 MARZO 2025 — 14.40 

testo originale

During the debate on the humanitarian situation in Gaza in the European Parliament, Minister @adamSzlapka  representing the Council of the, joked and laughed. Several times. What contempt for Palestinian lives. A clear illustration of European complicity in Israeli crimes.

 

traduzione google:

Durante il dibattito sulla situazione umanitaria a Gaza al Parlamento europeo, il Ministro @adamSzlapka ( https://x.com/adamSzlapka ) , in rappresentanza del Consiglio dei ministri ( è min. degli Affari Esteri Europei- di origine polacca, blog ), ha scherzato e riso. Più volte. Che disprezzo per le vite palestinesi. Una chiara illustrazione della complicità europea nei crimini israeliani.

 

 

video, 1.06
https://x.com/i/status/1900180061199725048

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Amazing Nature @AmazingNature / link sotto — 20.41 — 13 marzo 2025 – grazie + altre foto, in genere, DAL PARCO NAZIONALE DI SEQUOIA DELLA SIERRA NEVADA IN CALIFORNIA

 

 

 

link  X AMAZING NATURE
Amazing Nature @AmazingNature

 

 

” Questa è una grande sequoia ”

 

 

 

 

 

Clima Sequoia National Park: temperatura, pioggia, quando andare - Climi e Viaggi

CARTINA DA CLIMI E VIAGGI

 

 

IL PARCO NAZIONALE DI SEQUOIA — CALIFORNIA

 

A fianco del parco che vediamo oggi c’è- come vedete  nella cartina —
Il Parco Nazionale di Kings Canyon di cui sotto pubblichiamo solo
un’immagine  ( tre )- Ci torneremo

Lago Wanda attraverso il sentiero John Muir

 

 

Paddleboard al molo di Hume Lake vicino al Kings Canyon National Park, CA

 

 

 

anche in questo parco, per quel poco che ho letto, ci sono straordinarie sequoia dette ” giagntesche “:

 

 

US-ENVIRONMENT-WILDFIRE-TREES-SEQUOIA

 

 

 

 

IMMAGINE DI SEQUOIA  da link vari, getty images

 

 

 

Low Angle View Of Sequoia Trees In Forest, California. USA.

 

 

 

 

 

 

Circondato da alti alberi, basso angolo girato-autunno stagione

 

 

 

 

 

Mineral King Area in Sequoia National Park. Giant sequoias with half-burned trunks due to wildfires

 

 

 

 

 

A Road through the Redwoods

 

 

 

 

aerial view of metasequoia forest in autumn - sequoia foto e immagini stock

 

 

 

 

Giant Sequoias

 

 

 

 

Californian redwood forest Rotorua, New Zealand

 

 

 

 

Japanese cedar trees on Mt.Fuji in autumn

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

video, 1.26 min. — ANSA.IT — 12 MARZO 2025 –18.48 :: La mamma di queste bellissime bambine, Lishay Miran-Lavi ( link X sotto ), probabilmente disperata, ha mandato questo video a Trump, in cui le bimbe gli chiedono di ” riportare a casa il loro papà, che non possono più aspettare. “

 

 

 

ANSA.IT — 12 MARZO 2025 –18.48
https://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2025/03/12/le-bambine-di-un-ostaggio-in-video-a-trump-riportaci-papa_5281acfd-803b-4249-9bfb-9be94c893943.html

 

Le bambine di un ostaggio in video a Trump, “Riportaci papa’”

 

Il video postato su X dalla madre Lishay Miran-Lavi, diretto al presidente Usa

 

 

 

Immagine

una bimba delle bimbe con il papà, ostaggio di Hamas dal 7 settembre, e la mamma

sito su X

Lishay Miran-Lavi  @LishayLM

link su X:::   https://x.com/LishayLM/status/1899928314325696921

 

testo originale in inglese:

Thank you for amplifying my daughters’ plea to  @POTUS

My daughters are my bedrock, and I will not stop fighting until they have their daddy back—until every hostage is reunited with their loved ones and every family’s chapter is closed. Families cannot wait any longer, and the hostages don’t have time left

 

traduzione di Google :

Grazie per aver amplificato l’appello delle mie figlie a @POTUS

Le mie figlie sono il mio fondamento e non smetterò di lottare finché non riavranno il loro papà, finché ogni ostaggio non sarà riunito ai propri cari e ogni capitolo della vita di ogni famiglia non sarà chiuso. Le famiglie non possono più aspettare e gli ostaggi non hanno più tempo

 

New York Post  @nypost

Immagine

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

video, 9 min. ca — ROSY BINDI, Riarmo UE :: Non amo la parola riarmo — la 7- TAGADA’ – chiude male –amen

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Da ” LA SERENA DISPERAZIONE ” ( 1913-15 ) DI UMBERTO SABA, MONDADORI 1951, p.13 : ” Dopo la giovinezza ” — mi sembra molto bella —

 

 

 

Non ho nulla da fare. Il cuore è vuoto,

e senza il cuore la saggezza e’ un gioco.

 

Non potrei, per compenso, ricordare,

e come nuovo l’antico cantare?

 

Ma il ricordo fa male alla ferita,

che dì per dì mi riapre alla vita;

 

e del bene goduto resta poco,

ma il male è lungo quanto il tempo è immoto.

 

Meglio ch’io faccia come altrove, e vada

cercando intorno a me nella contrada;

 

meglio saziare sol per gli occhi il cuore,

e attendere, se mai torna, l’amore;

 

l’amor che ci fa nostri anche delusi

e quando canta, canta ad occhi chiusi.

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

video, 8.08 —” IL BLUFF DEL PIANO VON DER LEYEN “— LUCIO CARACCIOLO : Alle armi, ma contro chi? Il podcast di ‪@LimesGeopolitics‬ – LIMESONLINE – 13 marzo 2025

 

 

 

A ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale gli americani sembrano stanchi di proteggerci. I governi europei chiamano al riarmo. Ognuno per conto suo. Il bluff del piano von der Leyen. Senza strategia comune rischiamo di spararci addosso.

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Mauro Biani @maurobiani/ link sotto — 17.31 — 12 marzo 2025 — PLACIDO RIZZOTTO – PIPPO FAVA ::: ” Ogni tanto ci fa bene ricordare persone degne “– MAURO BIANI + trailer (11.00 min. ca ) del film di Pasquale Scimeca + Don Luigi Ciotti ai funerali di stato di Placido Rizzotto ( 24 maggio 2012 )

 

 

 

#PlacidoRizzotto #sindacato #Memoria #mafia
Con il mondo in veloce sostituzione etica,
ogni tanto mi fa bene ricordare persone degne.
Oggi per  
@repubblica

*****

 

 

 

 

 

Trailer lungo :: 11.40  – Placido Rizzotto.film di Pasquale Scimeca, 2000

postato da : 

 

Dal film “Placido Rizzotto, un omaggio alla storia di un “uomo giusto” ucciso più di cinquant’anni fa e del quale non esiste (non è mai esistita) nemmeno la tomba, una lapide sulla quale portare i fiori e rinverdire la memoria. Un ribelle, eliminato dalla mafia di Corleone: mandanti ed esecutori furono quasi subito catturati da un giovane capitano dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, per essere poco tempo dopo assolti “per insufficienza di prove”. È Placido Rizzotto, il nome di quel martire dimenticato: ed è il titolo scelto da Pasquale Scimeca per il suo intenso, emozionante, aspro film che ricostruisce quella breve, esaltante e non inutile vicenda umana.

 

 

******

 

LIBERA.IT 

 

10 marzo 1948

Corleone (PA)

 

Placido Rizzotto

 

Placido era sempre stato un giovane curioso e sveglio, da subito si era preso cura della sua famiglia, di suo fratello e delle sue sorelle. Si era arruolato tra le file della resistenza partigiana e tornato in Sicilia si era subito messo alla testa del movimento contadino, per chiedere ciò che spettava di diritto ai tanti braccianti siciliani.

 

Quella di Rocca Busambra è la cima più alta della Sicilia Occidentale, 1613 metri di altitudine sul livello del mare che sovrastano i Monti Sicani. Un territorio impervio, fatto di ripidi pendii e strapiombi, anfratti e pozzi verticali. Le chiamano foibe, vere e proprie caverne verticali, a volta profonde anche decine e decine di metri. È una lingua montuosa che attraversa diversi comuni di questo pezzo selvaggio di Sicilia, tra i quali quello di Corleone. È qui, in una di queste foibe, che la vita di Placido Rizzotto viene brutalmente interrotta, a 34 anni, una sera di marzo del 1948.

A Corleone Placido era nato il 2 gennaio del 1914, primo di sette figli. La madre, Giovanna Moschitta, morì quando lui era ancora un bambino. Il padre Carmelo, invece, ben presto finì arrestato con l’accusa di essere vicino alla mafia e Placido, ancora molto giovane, dovette abbandonare gli studi per dedicarsi alla cura della famiglia. Non dovette essere per lui un periodo semplice.

 

 

 

SEGUE, molto ben raccontato, nel link di LIBERA–sotto, dopo  il video

 

DISCORSO DI DON LUIGI CIOTTI AI FUNERALI DI STATO DI PLACIDO RIZZOTTO ( 24 maggio 2012 ) DISPOSTI DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI ALLA PRESENZA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA  GIORGIO NAPOLITANO

 

video, 12 min. ca

 

apri qui: 

https://vivi.libera.it/storie-630-placido_rizzotto

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie – Tutti i diritti riservati 2016
Via Stamira, 5/7 – 00162 Roma – P.Iva:06532457 CF:971167876

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

ANSA.IT — 12 MARZO 2025 – 5.06 :::: Elezioni in Groenlandia, vince l’opposizione di centrodestra. Crollo per i partiti del governo uscente +++ ISPI ( Ist. studi pol. intern. ) — 12 marzo 2025 : Non solo Trump: la Groenlandia al centro di una “corsa all’Artico” globale + altro

 

 

ANSA.IT — 12 MARZO 2025 – 5.06

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/03/12/elezioni-in-groenlandia-vince-lopposizione-di-centrodestra_07043fa3-cf76-4627-91d5-175a1babc0e3.html

 

 

Elezioni in Groenlandia, vince l’opposizione di centrodestra.

Crollo per i partiti del governo uscente

 

© ANSA/EPA

© ANSA/EPA

L’opposizione di centrodestra ha vinto le elezioni legislative in Groenlandia.

Lo ha riferito il canale pubblico groenlandese Knr.

Il voto è stato contraddistinto da un’ondata di nazionalismo per chiedere che l’isola artica, ambita da Donald Trump, raggiunga rapidamente l’indipendenza.

Il voto ha premiato il partito democratico, formazione “social-liberale”, con oltre il 30% dei voti.

Bene anche i nazionalisti di Naleraq con il 23%.

Netto calo infine per i partiti del governo uscente: gli ambientalisti di sinistra di Inuit Ataqatigiit sono al 21 (-15 % rispetto al 2021) e i socialdemocratici di Siumut al 15% (-14%).

*** per capire meglio cosa è successo alle elezione in Groenlandia, è meglio guardare l’ultima parte dell’articolo seguente ( ISPI ), cioè il paragrafo finale il cui titolo sottolineato è : ” La risposta della Groenlandia alle urne “

 

 

 

  ********

 

ISPI — ISTITUTO PER GLI STUDI DI POLITICA INTERNAZIONALE

12 MARZO 2025

Non solo Trump: la Groenlandia al centro di una “corsa all’Artico” globale

 

Non solo Trump: la Groenlandia al centro di una “corsa all’Artico” globale

La sfida principale per la nuova Groenlandia governata dai Democratici sarà attrarre investimenti esteri senza cedere diritti esclusivi, bilanciando crescita economica e autonomia nel percorso verso l’indipendenza.

 

 

 

 

 

 

Le recenti dichiarazioni di Trump sull’intenzione di acquisire “con ogni mezzo” la Groenlandia hanno provocato una serie di reazioni indignate e preoccupate da parte di numerosi governi ed osservatori internazionali, e sono state al centro del dibattito pubblico per le elezioni parlamentari dell’11 marzo 2025.

Tuttavia, tale dichiarazione si inserisce in una tendenza di interessamento alla regione artica sempre più marcata, che coinvolge non solo gli Stati Uniti, ma anche altri attori internazionali, tra cui Cina, Russia e Unione Europea, seppur con scopi e approcci diversi tra loro.

Le ragioni di questo interessamento sono da ricercare nella crescente domanda globale dminerali strategiciterre rare e idrocarburi, di cui la Groenlandia (e più in generale, l’Artico) è molto ricca.

Nel 2023, infatti, il Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS) ha identificato la presenzadi circa 6 milioni di tonnellate di grafite, 36 milioni di tonnellate di terre rare, 235 mila tonnellate di litio, 75 mila tonnellate di rame e altri metalli critici nel sottosuolo groenlandese.

Inoltre, a causa dello scioglimento dei ghiacci e l’apertura di nuove rotte marittime, l’Artico sta assumendo anche una valenza strategica sempre più importante, tanto dal punto di vista del commercio internazionale quanto da quello politico-militare. 

Con la fine del cosiddetto “eccezionalismo artico” (ovvero la tendenza della regione polare a rimanere al di fuori delle contese tra stati) e i devastanti effetti del cambiamento climatico, la Groenlandia si ritrova, suo malgrado, coinvolta in una “corsa all’Artico” che va ben oltre le mire espansioniste di Trump, e vede come protagonisti, tra gli altri, anche Cina, Russia ed Unione Europea. 

 

La Cina in Groenlandia: tra risorse minerarie e coinvolgimento politico

 

Una delle motivazioni citate da Trump per le quali Washington dovrebbe ottenere il controllo della Groenlandia è la sempre più massiccia presenza cinese in Artico, la quale pone una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti.

Tutto questo trova riscontro nella volontà dichiarata del governo cinese di voler aumentare la propria presenza in Artico tramite investimenti e coinvolgimento politico. Già da anni la Cina definisce sé stessa un paese “vicino all’Artico” (near-Arctic state), e, nel 2018, il governo di Pechino ha pubblicato un documento strategico dal titolo “China Arctic Policy”, all’interno del quale evidenziava i propri interessi in materie sensibili quali lo sfruttamento delle risorse naturali, la lotta al cambiamento climatico e la sicurezza in Artico. Inoltre, il governo cinese ha più volte sostenuto la necessità di investire nello sviluppo della rotta marittima artica (Northern Sea Route), da integrare all’interno della più ampia Belt and Road Initiative (BRI), definita come “Via della Seta polare”.

Infine, la Cina è membro osservatore del Consiglio Artico dal 2013. 

 

In questo contesto di crescente interesse cinese per l’Artico, la Groenlandia (che ha nella Cina il principale partner commerciale) con la sua posizione strategica tra Europa e Nord America, e con la sua ricchezza in minerali e terre rare, è entrata da ormai diversi anni nel mirino degli investimenti cinesi.

Infatti, già dal 2013, la compagnia cinese NFC aveva preso parte a progetti di estrazione di zinco, presso Citronen, nell’estremo nord della Groenlandia, e nel 2015 un’altra compagnia cinese, General Nice, ha sostituito una compagnia britannica in un progetto di estrazione di ferro presso Isua, nel sud-est dell’isola.

Inoltre, nel 2016, il gruppo Shenge Resources, controllato in maggioranza dal governo cinese, ha preso a carico le attività estrattive presso il sito di Kvanefjeld, uno dei più grandi depositi di terre rare al mondo. Il governo di Nuuk ha accolto inizialmente con favore questi investimenti, vista la necessità di ottenere finanziamenti esteri con lo scopo diguadagnare maggiore indipendenza economica dalla Danimarca (e dunque avvicinarsi sempre più all’indipendenza politica). 

Tuttavia, Pechino non si è mai esposta politicamente nel supportare la secessione di Nuuk da Copenaghen, temendo che questo potesse scatenare un effetto a catena e fornire maggiori libertà a paesi stranieri di interferire negli affari che la Cina considera come interni (Tibet, Xinjiang, Hong Kong o Taiwan).

In tempi più recenti, le preoccupazioni ambientali legate allo sfruttamento delle risorse ed una maggiore pressione proveniente da Stati Uniti e Unione Europea hanno fatto sì che molti dei progetti di estrazione che coinvolgevano aziende cinesi venissero sospesi o annullati dallo stesso governo groenlandese (tra cui quello di Kvanefjeld, nel 2023) e, conseguentemente, la presenza cinese in Groenlandia è molto diminuita.

L’interesse della Cina si sta concentrando sempre più verso l’Artico russo, dove Pechino sta investendo massicciamente in progetti di estrazione di idrocarburi, minerali e in infrastrutture per il trasporto marittimo, di cui la Russia necessita per lo sviluppo economico della ZAFR (Zona Artica della Federazione Russa). 

 

La “porta dell’Artico”: l’importanza strategica della Groenlandia per la Russia

 

 

Oltre alla Cina, Trump ha citato anche la presenza militare russa attorno alla Groenlandia come ragione ulteriore per assicurarsi il controllo statunitense sull’isola. Se dal punto di vista cinese la Groenlandia rappresenta una possibilità di espandere il proprio controllo sulla produzione globale di minerali e terre rare, per la Russia essa è di valenza assai più strategica per quanto riguarda il mantenimento della propria sicurezza in Artico. A partire dal 2008, infatti, il governo russo ha reso pubblici una serie di documenti strategici per l’Artico (l’ultimo nel 2020), i quali pongono al centro degli obiettivi del Cremlino la protezione dei propri interessi economici, legati all’estrazione di risorse naturali e allo sviluppo della rotta artica, così come strategico-militari.

In questo contesto, la Groenlandia rappresenta per la Russia una sfida più geopolitica che economica. Nonostante la ricchezza dell’isola in materie prime, infatti, la Russia sfrutta già abbondantemente la propria Zona Artica, deposito naturale ancora ricco di risorse (più dell’80% del gas naturale prodotto in Russia e quasi il 20% del petrolio, oltre che ingenti quantità di minerali).

Per questo motivo, l’importanza della Groenlandia per il Cremlino è data dalla sua posizione geografica, piuttosto che dalla sua abbondanza di risorse naturali. Gli strateghi russi hanno infatti individuato una serie di “colli di bottiglia” geografici che limiterebbero l’operabilità delle navi russe (sia commerciali che militari) e renderebbero l’Artico russo esposto a minacce esterne.

Il più ampio, e il più esterno, di questi colli di bottiglia è rappresentato dal cosiddetto “GIUK Gap” (Greenland-Iceland-United Kingdom Gap), che funge da “porta dell’Artico” e, similarmente a quanto sostenuto da Trump per gli Stati Uniti, se non controllato adeguatamente, potrebbe rappresentare una “breccia” nel bastione difensivo artico del Cremlino.

Per queste ragioni, la presenza militare russa, così come quella della NATO, nel Mare Artico, stanno aumentando di anno in anno, e la Groenlandia, che dal 1943 ospita la base aerea americana di Pituffik, rappresenta una minaccia non indifferente ai piani di egemonia regionale russi e alla difesa dei suoi interessi economici in Artico. Questo è vero specialmente se essa dovesse cadere sotto il controllo diretto degli Stati Uniti, così come auspicato dalla nuova amministrazione Trump, come dimostrano le recenti preoccupazioni espresse dal Cremlino a riguardo.

 

 

La strategia di Bruxelles: sicurezza economica, partenariato e sfide politiche

 

In tutto questo, è importante ricordare che la Groenlandia è parte integrante del Regno di Danimarca, e pur non facendo parte dell’Unione Europea dal 1985 (in seguito al Home Rule Act, che ne ha garantito maggiore autonomia politica da Copenaghen), è considerata uno dei “territori d’oltremare” dell’UE (Overseas Countries and Territories).

In tempi più recenti, l’interesse della Commissione Europea e dei paesi membri dell’Unione per la Groenlandia è aumentato significativamente, anche e soprattutto a causa della necessità di ottenere accesso ai minerali ed alle terre rare indispensabili per proseguire nella transizione energetica in Europa senza dipendere da attori esterni come Cina o Russia, come auspicato anche recentemente da Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea.

L’interesse dell’Unione Europea per la Groenlandia si basa dunque primariamente su questioni di sicurezza economica.

Come specificato dalla stessa Commissione Europea: “Venticinque dei trentaquattro metalli rari necessari per la transizione energetica dell’economia europea sono presenti nel sottosuolo groenlandese”. 

Pertanto, nel novembre del 2023, è stato firmato un memorandum of understanding tra la Commissione ed il governo groenlandese per un partenariato strategico volto alla creazione di una filiera sostenibile per lo sfruttamento di terre rare sull’isola artica, ponendosi così in competizione geoeconomica con gli stessi Stati Uniti.

Inoltre, nel marzo dell’anno scorso, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è recata a Nuuk per l’apertura di una nuova sede di rappresentanza dell’UE nella capitale groenlandese, a dimostrare il sempre maggior coinvolgimento che l’Unione Europea vuole avere negli affari riguardanti l’isola artica.

Gli investimenti che l’UE intende fare in Groenlandia ammontano225 milioni di euro nel periodo 2021-2027: su nuovi progetti infrastrutturali, educazione, mitigazione del cambiamento climatico e consolidamento di supply chains ( catena di passaggio che comporta trasferire un bene dal luogo di produzione al clientewww.mecalux.it ) in ambito di risorse strategiche; ma, dopo le recenti dichiarazioni di Trump, il perno del coinvolgimento europeo nell’isola artica potrebbe divenire anche politico.

Il Presidente del Consiglio Europeo António Costa ha infatti recentemente affermato che l’Unione Europea garantirebbe un “supporto totale” al governo di Nuuk contro la minaccia statunitense di acquisire l’isola con ogni mezzo e che “l’integrità territoriale della Danimarca e la sua sovranità […] sono essenziali per noi”.

Con le crescenti tensioni tra NATO e Russia nell’Artico ed il ruolo sempre più importante che Pechino cerca di ottenere nella regione, uno scontro politico tra Europa e Stati Uniti sulla Groenlandia avrebbe delle conseguenze devastanti sulla stabilità e sulla possibilità di cooperare in una area del globo che soffre, più di ogni altra, gli effetti del cambiamento climatico.

 

 

La risposta della Groenlandia alle urne: indipendenza e sviluppo economico

 

L’11 marzo 2025 si sono volte le elezioni per il rinnovo del parlamento groenlandese (Inatsisartut = Parlamento ), che hanno visto la vittoria a sorpresa del partito di centro-destra dei Democratici, precedentemente all’opposizione del governo del primo ministro uscente Múte Bourup Egede, che con il 30% circa dei voti ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi nell’Inatsisartut. 

Il partito vincitore si attesta su posizioni liberali e pro-business: il loro leader, Jens-Frederik Nielsen (ex ministro dell’industria e delle risorse minerarie, e probabile prossimoprimo ministro), ha più volte sottolineato la necessità di stabilire basi economiche solide sulle quali costruire l’indipendenza del paese, anche se questo avrebbe richiesto tempo ed investimenti in welfare ed in diversi settori produttivi (non per ultimo quello minerario, N.d.A.).

Allo stesso tempo, il secondo partito di opposizione, il Naleraq, è risultato anch’esso vincitore con il 25% circa dei voti. Questo partito è stato più volte definito “populista” e fortemente indipendentista, e la sua leader, Qupanuk Olsen (un’influencer), pur criticando la retorica aggressiva di Trump, ha definitol’interessamento americano come un’“opportunità” per raggiungere al più presto la piena indipendenza da Copenaghen; mentre i due partiti di centro-sinistra ed indipendentisti, che formavano la precedente coalizione di governo: Inuit Ataqatigiit (il partito del primo ministro Egede) e il Siumut, si sono attestati rispettivamente a circa il 21% ed il 14%, risultando in terza e quarta posizione. 

Nelle prossime settimane si delineerà la composizione del nuovo governo, e molto dipenderà dalle forze politiche che lo comporranno. Se i Democratici riusciranno a portare avanti una politica di apertura economica per favorire gli investimenti nel paese, è probabile che si potrebbe tornare a parlare di sfruttamento di risorse naturali in maniera più consistente. In ogni caso, la sfida principale per la nuova Groenlandia governata dai Democratici, sarà quella di mantenere solidi rapporti economici con possibili investitori esteri, come UE, Stati Uniti, ed eventualmente anche Cina, e allo stesso tempo proseguire nel processo d’indipendenza senza che nessuno di questi attori possa vantare “diritti economici esclusivi” sull’isola artica, o addirittura minacciarne l’autonomia politica.

 

 

 

*******

 

per chi volesse altre notizie :

 

IL MANIFESTO DEL 8 APRILE 2021 

 

***  MARCO SANTOPADRE : Gli Inuit si riprendono la Groenlandia: sinistra e ambiente vincono le elezioni –

Le risorse al centro del dibattito. Centrodestra sconfitto. Il voto di 56mila persone tiene con il fiato sospeso Stati Uniti e Cina: le superpotenze si contendono da tempo l’isola delle terre rare

 

Mute Egede, il leader di Inuit Ataqatigiit

Mute Egede, il leader di Inuit Ataqatigiit

 

apri qui:

https://ilmanifesto.it/gli-inuit-si-riprendono-la-groenlandia-sinistra-e-ambiente-vincono-le-elezioni/

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ANSA.IT — 11 MARZO 2025–10.46 ::: Trump pubblica un video sulla rimozione della Black Lives Matter Plaza

 

 

ANSA.IT — 11 MARZO 2025–10.46

https://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2025/03/11/trump-pubblica-un-video-sulla-rimozione-della-black-lives-matter-plaza_bc7e56ea-cf05-438b-9680-f3cd78b1b310.html

 

Trump pubblica un video sulla rimozione della Black Lives Matter Plaza

 

 

IMMAGINI TRUH ( canale di Trump )  TRUH= VERITA’

video, 0.32 

 

 

Donald Trump ha condiviso su Truth un video che mostra la rimozione della Black Lives Matter Plaza, una slargo sulla storica 16th Street a Washington di fronte alla Casa Bianca. Lo spazio era stato creato in seguito all’omicidio da parte della polizia dell’afroamericano George Floyd, che aveva suscitato proteste in tutti gli Stati Uniti. Nel filmato si vedono gli operai che rimuovono la grande scritta gialla ‘Black Lives Matter’ dipinta sulla strada, una decisione presa dalla sindaca della capitale americana Muriel Bowser in seguito alle pressioni dei repubblicani al Congresso. Si prevede che i lavori dureranno circa sei settimane.

 

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ARTE.IT/ link sotto–Palermo, via dei benedettini- Chiesa di San Giovanni degli Eremiti + FLORIANA SAVINO, ARCHITETTURA E GIARDINI DI SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI A PALERMO ( ARKT-SPACE – link sotto )

 

 

ARTE.IT

https://www.arte.it/luogo/chiesa-di-san-giovanni-degli-eremiti-3158

 

 

Chiesa di San Giovanni degli Eremiti

Palermo, Via dei Benedettini

 

 

 

 

 

Nelle caratteristiche cupole di colore rosso che svettano nel cielo palermitano la chiesa di San Giovanni degli Eremiti rimanda alla tipologia architettonica delle moschee. Le origini dell’edificio risalgono al VI secolo; dopo essere stata trasformata in moschea durante la dominazione araba, fu ricondotta da Ruggero II al culto originario verso il 1136.

Un forte rimaneggiamento interessò la chiesa attorno al 1880 per opera di Giuseppe Patricolo.

 

  • Dove: Palermo, Via dei Benedettini
  • Indirizzo: Via dei Benedettini
  • Telefono: +39 091 6515019
  • Apertura: mar-dom 9-18.30
  • Costo: intero € 6,00 – ridotto € 3,00 dai 18 ai 25 anni e corpo docente – € 1,00 per residenti a Palermo – gratuito per minorenni, over 65 della c.e. e scolaresche previo accordo chiusa Lunedì 15 agosto aperto

 

 

undefined

L’extérieur de l’église San Giovanni degli Eremiti (Saint Jean des Ermites) à Palerme C’est l’un des monuments les plus caractéristiques du style arabo-normand que l’on peut voir dans la ville de Palerme. L’église a été construite par Roger II en 1132. Ses formes géométriques cubiques comme les cinq coupoles ont été construites par des maîtres artisans arabes auxquels Roger II faisait appel. Cette église dont le plan est en croix latine est surmontée de 3 coupoles. Le transept à été doté d’un campanile. Un petit monastère était contigu à l’église, il en subsiste un cloître. L’ensemble des bâtiments est proche du palais des rois normands. Voir un site réalisé par l’auteur en 2001 sur la Sicile perso.numericable.fr/dalbera3/perso_2001/sicile_arabo_nor…

dalbera from Paris, France

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE TRE FOTO SOPRA SONO DEL LINK DI DALBERA- PARIS

http://perso.numericable.fr/dalbera3/perso_2001/sicile_arabo_normand/san_cataldo_web/pages/cataldo1.htm

 

 

 

 

undefined

L’INTERNO
Stendhal55 – Opera propria

 

IL CAMPANILE E L’ABSIDE- LINK  WIKIPEDIA

 

 

 

 

******

 

 

 

seguono foto e testo di:
https://arkt.space/le-architetture-i-giardini-un-viaggio-a-san-giovanni-degli-eremiti/

 

 

 

 

   FLORIANA SAVINO, docente di Storia dell’Arte Moderna presso la LABA di Rimini.

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

LIBERA ACCADEMIA BELLE ARTI DI RIMINI  ( LABA )– link Facebook sotto https://www.facebook.com/laba.di.rimini

 

 

PALERMO

 

 

San Giovanni degli Eremiti vista dall’alto

 

Partendo dalla primaria costruzione di un tempio pagano, l’area si vide presto interessata dal progetto del monastero gregoriano dedicato a Sant’Ermete ( VI sec. -Padre Gregorio Magno ). Il X secolo, percorso dall’influenza araba, la chiesa acquista caratteristiche di una moschea, per giungere, tra il 1130 e il 1148, a farsi dimora dei monaci benedettini di Montevergine, per volere di Ruggero II.

 

 

complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro

Foto di Floriana Savino, complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro, Palermo 2024

 

 

 

San Giovanni degli Eremiti

Foto di Floriana Savino, San Giovanni degli Eremiti, Palermo 2024

 

 

 

San Giovanni degli Eremiti

Foto di Floriana Savino, San Giovanni degli Eremiti, Palermo 2024

 

 

 

undefined

PALAZZO DEI NORMANNI, è la più antica residenza reale d’Europa, al primo piano del palazzo sorge la Cappella Palatina.
Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’umanità (UNESCO) nell’ambito del sito seriale Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale.

Lasterketak – Opera propria
https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_dei_Normanni

 

 

La posizione strategica del complesso di San Giovanni degli Eremiti rispetto a Palazzo Reale ( Palazzo dei Normanni ) rese questo luogo di culto assai affezionato ai regnanti, che per un dato periodo si servirono dello spazio anche come area di sonno eterno per gli illustri di famiglia.

 

 

complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro

Foto di Floriana Savino, complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro, Palermo 2024

 

 

complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro

Foto di Floriana Savino, complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro, Palermo 2024

 

 

Intervenendo per liberare il pregiato complesso dalle manomissioni e modifiche intercorse lungo i secoli, nel 1877 l’architetto Giuseppe Patricolo si mise all’opera per riportare in luce l’originale bellezza e il colore di un luogo simbolo della città.

Le antiche tracce di intonaco rinvenute in loco sembrano guidare lo studioso verso la riscoperta della fenomenale colorazione delle cupole sovrastanti la chiesa di San Giovanni.

Una possente volumetria, dalla cadenza armonica e regolare, sorregge le belle cupole della chiesa, che svettano oltre il verde rigoglioso e la protezione muraria del complesso.

La pietra spoglia di una costruzione a croce commissa dialoga con un evocativo gioco di ampie campate quadrate e un dinamico arco ogivale, che di fatto le separa. Il transetto triabsidato conta di quello centrale sporgente verso l’esterno. Il diaconicon e il prothesis, rispettivamente collocati a sud e a nord rispetto al santuario, annoverano a loro volta piccole absidi, che rientrano nella spessa muratura della chiesa. Dal medesimo volume della prothesis si innalza la pregevole torre campanaria dall’impattante forma quadrangolare.

 

 

complesso di San Giovanni degli Eremiti vista dall’alto

Foto di Floriana Savino, complesso di San Giovanni degli Eremiti vista dall’alto, Palermo 2024

 

La naturale bellezza dell’armonia tra i progressivi volumi cubici corteggia la dolcezza delle cupole emisferiche, che sugellano la superficie superiore dell’edificio. Una tale scansione del progetto compositivo rimanda alle meravigliose architetture di stampo islamico, copiose nel territorio nord-africano. Il complesso di San Giovanni degli Eremiti, evocando in struttura forme semplici come il quadrato e il cerchio, celebra un’idea di inclusività e incontro tra diverse culture, che muove nella preziosità del simbolico.

La sua architettura, ora restituita nell’immane bellezza, ora resa precaria dallo scorrere del tempo, offre la possibilità di intessere con la vista storie di impegno e apporti manuali diversificati, che di fatto hanno reso la nostra penisola ricca, accogliente e generosa.

 

complesso di San Giovanni degli Eremiti

Foto di Floriana Savino, complesso di San Giovanni degli Eremiti, Palermo 2024

 

La Sala Araba e quello che resta di un chiostro

Un piccolo passaggio aperto nella chiesa ha donato un ulteriore e appassionata possibilità di fruizione del meraviglioso complesso: proseguendo lungo il percorso narrato è, infatti, possibile accedere ad un evocativo interno, denominato sala araba. Gli studi intercorsi e l’impegno di Giovanni Patronico hanno difatti portato a considerare che, con molta probabilità, si tratti di una antica struttura islamica preesistente, riutilizzata dai costruttori normanni ricorrendo a modifiche strutturali e ulteriori inserimenti compositivi.

Proseguendo poi nello spazio aperto, profumato dai fiori e caratterizzato dal più devoto silenzio, presto ci si imbatte in quel che resta del colonnato nord-occidentale dell’antico chiostro. Un’ elegante e ritmica sequela, sugellata da archetti ogivali con colonne binate e a doppia ghiera (nel pre-romanico e romanico era l’adorno degli archi– https://www.treccani.it/ ), abbraccia quello spazio dove oggi regna maestosamente il verde. Benché non si disponga di una datazione certa riguardo la costruzione del chiostro, è quantomai presumibile essa risalga alla fine del XIII secolo.

 

complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro

Foto di Floriana Savino, complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro, Palermo 2024

 

La vita è nel giardino…

 

Il giardino, come aspirazione essenziale e primordiale comune a innumerevoli culture, vede nella calma e nella pace che in esso alberga, l’irripetibile possibilità di sentirsi a contatto con l’esser più autentico.

Come sottolinea Jean-Paul Roux:

[…] il vero giardino musulmano tradizionale […] non guarda fuori, ma dà sull’interno,
verso il centro, quasi verso il cuore dell’uomo.
[…] In concreto, questa visione si traduce nella “irrigazione di un frammento del deserto”

Cinto da alte mure, proteso verso l’intimità di uno spazio che non conosce lo sguardo esterno, un giardino profumato, che spesso sa assomigliare ad un tappeto dai mille bei colori, vive dell’armonia e del suo respiro.

 

La maestosità di un verde rigoglioso, mediterraneo e al contempo esotico per alcune specie ospitate, potrebbe, in ultimo, trarre in inganno riguardo l’origine stessa del giardino palermitano. Benché, difatti, sia quanto mai facile abbandonarsi al sogno e all’immagine che i giardini come quello del Generalife di Granada possano in noi suscitare, è bene considerare come lo spazio verde, che abbraccia il complesso di San Giovanni degli Eremiti, venne così concimato e attuato sulla scorta di una tensione prettamente ottocentesca e romantica. Ne deriva che la gran varietà di specie esotiche portate, provenienti da terre scoperte e lontane, condiscano ancora oggi la bellezza di uno spazio che sa di molteplici incontri.

 

complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro

Foto di Floriana Savino, complesso di San Giovanni degli Eremiti chiostro, Palermo 2024

 

Bibliografia di riferimento

Marrone M., Il regno di Sicilia dai Normanni agli Aragonesi, Solfanelli, 2014.

Roux J.P., Giardini dell’Islam: un sogno fuori del mondo, in AA.VV., Capolavori del genio umano, Reader’s Digest Italia, Milano 1986.

Tocco F.P. (a cura di), Scienza, arte e cultura nella Sicilia normanna, Officina Studi Medioevali, Roma 2021.

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

Una delle più belle, per me– Gli Scarabocchi di Maicol&Mirco Facebook – link sotto

 

 

link Facebook di Maicol & Mirco

Gli Scarabocchi di Maicol&Mirco

 

 

Potrebbe essere un'illustrazione raffigurante ‎il seguente testo "‎E COSA ا5 FA??? ت_جع NESSUNO LOS SA VIGE ι LEGGE DEL ၃၊ပဲ FORSE FINE‎"‎

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

PRIMA PAGINA DE IL MANIFESTO– 11 marzo 2025 — LA DERIVA DEL CONTINENTE

 

 

 

 

da : https://www.giornalone.it/prima-pagina-il-manifesto/

 

 

 

 

 

 

Prima Pagina Il Manifesto 11/03/2025

 

 

 

 

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ALCUNE FOTO ASSAI BELLE DI PAVEL KOSENKO ( PROTVINO, DISTRETTO DI MOSCA, 1974 ) ++ qualcosa sull’autore e sito fotografico

 

 

PORTFOLIO PAVEL KOSENKO
https://pavelkosenko.photographer.ru/?item=1983

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DALLA RACCOLTA:

Senza patria (2016 – 2021)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’AUTORE  ::.

 

Pavel Kosenko, fotografo, è nato nel 1974 in una piccola città dell Russia, Protvino, ha studiato  e si è laureato, in musica jazz a Mosca, poi nel 2006 ha mollato la musica e si dedica solo alla fotografia. Vive la maggior parte del tempo a Mosca.

 

A marzo 2022 ho lasciato la Russia con la mia famiglia. Da agosto viviamo stabilmente in Armenia. Ho viaggiato molto e continuo a viaggiare in questo paese dal 2010. Ma il periodo iniziato dopo il nostro reinsediamento qui è una fase separata della vita, a cui dedico una selezione separata di foto sul mio sito web. Questa sezione è attualmente in continuo aggiornamento.

Tutte le foto sono state scattate con un iPhone ed elaborate nell’app Dehancer per iOS.

DA : https://pavelkosenko.photographer.ru/ponaehali

 

Pavel Kosenko

 

 

 

**** PER CHI VOLESSE DARE UN’OCCHIATA:§
noi torneremo..

 

FOTO DALL’ARMENIA

Ponaehali (dal 2022) / LINK

 

 

DOVE E’ NATO L’AUTORE

Protvino (in russo Протвино?) è una cittadina della Russia europea centrale, compresa nell’oblast’ di Mosca e situata 116 km a sud-ovest della capitale, sul fiume Protva, in prossimità della sua confluenza con l’Oka.

Fondata molto recentemente, nel 1960, come insediamento operaio durante la costruzione di un grande laboratorio di ricerca sulle particelle (acceleratore di protoni). Ottenne lo status di città nel 1989. Ancora al giorno d’oggi la cittadina è sede dell’Istituto per la Fisica delle Alte Energie (in russo Институт физики высоких энергий, ИФВЭ, Institut Fiziki Vysokich ĖnergiiIFVĖ)

 

 

 

 

PROTVINO, OBLAST DI MOSCA, 116 km a sud-ovestt della capitale

 

carta da : https://it.wikivoyage.org/wiki/Oblast%27_di_Mosca#/media/File:Moscow_Oblast_map2.png

POTVINO E’ SUBITO SOTTO LA CITTA’ DI PODOL’SKI

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

VITTORIO NUTI, IL SOLE 24 ORE – 16 luglio 2024 – Elegia Americana – il primo libro di enorme successo + film, poi ce n’è un secondo— del VICE-PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI —- J. D. VANCE

 

 

Elegia americana - J. D. Vance

Leggi un estratto( vale la pena di leggere l’introduzione : scrive molto bene– )

Elegia americana

J. D. Vance
Garzanti Libri, 2017
altre edizioni in seguito

 

 

 

 

RECENSIONE

 

IL SOLE 24 ORE– 16 LUGLIO 2024

https://www.ilsole24ore.com/art/di-cosa-parla-elegia-americana-bestseller-vice-trump-AFb8fhtC

 

 

Hillbilly Elegy, Elegia americana: il bestseller di J.D. Vance che racconta la crisi della classe operaia

Un memoir che esplora la storia di una famiglia della Rust Belt e la lotta contro la povertà e i traumi

 

Il candidato repubblicano alla presidenza, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump (a sinistra) e il candidato repubblicano alla vicepresidenza, il senatore degli Stati Uniti J.D. Vance durante il primo giorno della Convention nazionale repubblicana al Fiserv Forum il 15 luglio 2024 a Milwaukee, Wisconsin (foto Joe Raedle/Getty Images/AFP)

Il candidato repubblicano alla presidenza, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump (a sinistra) e il candidato repubblicano alla vicepresidenza, il senatore degli Stati Uniti J.D. Vance durante il primo giorno della Convention nazionale repubblicana al Fiserv Forum il 15 luglio 2024 a Milwaukee, Wisconsin (foto Joe Raedle/Getty Images/AFP)

 

Di cosa parla “Elegia americana”, libro bestseller negli Usa nel 2016 tornato sotto i riflettori dopo che Trump ha scelto il suo autore, James David Vance (all’anagrafe James Donald Bowman) come candidato alla vicepresidenza Usa?

 

“Hillbilly (= zotico )  Elegy: A Memoir of a Family and Culture in Crisis” – questo il titolo originale – è un memoir autobiografico che in qualche passaggio ha il taglio di un saggio, in cui l’autore ripercorre la storia della famiglia Vance, iniziata nell’America del dopoguerra, quando i nonni di J.D., «poveri e innamorati» si trasferirono a nord dalla regione degli Appalachi del Kentucky all’Ohio. La loro speranza era quella di sfuggire alla terribile povertà che caratterizzava la Rust Belt, la regione compresa tra i monti Appalachi settentrionali e i Grandi Laghi, un tempo cuore dell’industria pesante Usa.

 

nota : 

Rust Belt , regione geografica degli Stati Uniti che è stata a lungo la zona manifatturiera del paese ,produzione di acciaio e il cuore della produzione di carbone, ma che ha subito un drammatico declino industriale che ha portato a disoccupazione diffusa, aumento della povertà, decadenza e perdita di popolazione.  segue in: ( rust = ruggine )
https://www.britannica.com/place/Rust-Belt

 

Mobilità verso l’alto

Il libro, edito in Italia da Garzanti, racconta che cosa vuol dire crescere in Ohio, a Middletown, in una famiglia della classe media impoverita originaria del Kentucky, che ha certo migliorato la sua situazione di partenza ma apparentemente è ancora senza speranza. E in cui un nipote brillante, lo stesso J. D., nonostante le difficoltà, riesce a laurearsi alla Yale Law School, centrando il classico obiettivo che conferma una riuscita mobilità generazionale verso l’alto.

 

L’America della “spazzatura bianca”

Ma se il merito “salva” il giovane protagonista, la saga familiare narrata in Hillbilly Elegy mette in scena il contorno – spesso drammatico – delle vicende dell’amata nonna (la generosa Mamaw, vera ancora di salvezza nelle avversità degli anni di formazione dell’autore, che lo spinge a frequentare l’Ohio State University e poi la Yale Law School), del padre violento, degli zii, della sorella e, soprattutto, della madre di J.D., tossicodipendente che colleziona mariti e amanti, e della loro lotta quotidiana contro abusi, alcolismo, povertà e traumi.

 

Il tema della responsabilità personale

 

Il libro di Vance approfondisce in maniera originale e “sul campo” il tema della responsabilità personale, familiare e della propria comunità nel determinare l’andamento dell’esistenza di ciascuno. L’atteggiamento hillbilly verso i casi della vita è più o meno influente della difficile situazione economica dei compaesani di Vance? Come cassiere di un negozio di alimentari, l’autore registra il fatto che i percettori di sussidio di disoccupazionepossono permettersi un cellulare, cosa che non può fare lui, che pure un lavoro ce l’ha. Altro tema, l’etica del lavoro, e la sua assenza, di cui è un esempio la storia di un concittadino che si licenza dopo essersi scagliato contro gli orari di lavoro e aver attaccato sui social l’Obameconomy.

“Elegia Americana” può essere considerato un ritratto dell’“’America profonda” ( ” deep state “, che ha il significato però di  ”  Lobbies, massoneria e apparati di controllo, anche criminali,  che decidono le nostre vite all’infuori del gioco democratico.  ).
Un’America dove la “gente” di Vance è denominata con termine dispregiativo hillbillies (zotici che risiedono nelle aree rurali e montuose degli Usa), oppure redneck (colli rossi,per colpa del sole che abbronza chi lavora nei campi), insomma “spazzatura bianca”, la classe operaia e media bianca americana messa ai margini (anche) dalla globalizzazione: “Elegia Americana” è il loro libro.

 

 

James David Vance  ( Middletown / Ohio2 agosto 1984  politico e scrittore, dal gennaio 2025, vice-Presidente degli Stati Uniti.

Di origine scozzese-irlandese, sua madre e suo padre divorziarono quando Vance era un bambino. Poco dopo fu adottato dal terzo marito di sua madre.

L’infanzia di Vance è stata segnata dalla povertà e dagli abusi, e sua madre ha lottato con la tossicodipendenza. Lui e sua sorella Lindsay sono stati cresciuti principalmente dai nonni materni, James (1929-1997) e Bonnie Vance (nata Blanton; 1933-2005), che chiamavano “Mamaw and Papaw”. JD in seguito si chiamò James Hamel, cognome del patrigno, fino ad adottare il cognome Vance in onore dei nonni.

Dopo essersi diplomato alla Middletown High School nel 2003, una scuola superiore pubblica nella sua città natale, si è quindi arruolato nel Corpo dei Marines degli Stati Uniti. Alla fine del 2005 è stato inviato in Iraq come corrispondente di guerra per sei mesi.

 

segue nel link:

https://it.wikipedia.org/wiki/J._D._Vance

Pubblicato in GENERALE | 1 commento