qualcosa raccolto sugli Adolescenti oggi –1. video – intervista a Matteo Lancini + 2. un video di 1 min. al Festiva di Sarzana; 3. MAURO GRIMOLDI, DIECI LEZIONI SUL MALE. I CRIMINI DEGLI ADOLESCENTI – RAFFAELE CORTINA, 2024 + 4. video, 12.47 – Come essere adulti con gli adolescenti | Matteo Lancini | TEDxVarese + nota su TEDx

 

1.

video, 5 min.

L’intervista a Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta

 

video  RSI, CH.   ( Radio Svizzera )

+02.09.2024—5 min

APRI QUI

https://www.rsi.ch/play/tv/-/video/lintervista-a-matteo-lancini-psicologo-e-psicoterapeuta?urn=urn:rsi:video:2242409

 

 

CHI E’ MATTEO LANCINI DAL SUO SITO  – LINK SOTTO

Matteo Lancini è uno psicologo e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica. Presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano e docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca e presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano.
È direttore del Master “Prevenzione e trattamento della dipendenza da internet in adolescenza” e insegna nella Scuola di formazione in Psicoterapia dell’adolescente e del giovane adulto del Minotauro.

PROSSIMO EVENTO

https://matteolancini.it/

 

 

2. 

FESTIVAL DELLA MENTE DI SARZANA

MATTEO LANCINI AL 

” OLTRE LA GRATITUDINE ( tema centrale del Festival ) :::

GLI ADOLESCENTI E LA FRAGILITA DEGLI ADULTI “

 

802 Il Sarzana Stock Photos, High-Res Pictures, and Images - Getty Images

CASE COLORATE DI SARZANA — IL TEATRO DEGLI IMPAVIDI

 

SarzanaSarzànn-a in ligure (spezzino)Sarzàna[saɾˈzana] in dialetto della Lunigiana) è un comune italiano di 21 686 abitanti ( dati maggio 2023 ) della provincia de La Spezia in Liguria.

Considerata l’erede storica dell‘antica città romana di Luni, Sarzana è un importante centro della val di Magra. Grazie alla sua posizione, è dalla sua fondazione crocevia di importanti vie di comunicazione tra la Liguria, la Toscana e l’Emilia-Romagna. Sin dall’antichità fu centro agricolo e commerciale di grande rilievo e, già in età medievale, importante centro religioso e giuridico, con sede vescovile e tribunale.

https://it.wikipedia.org/wiki/Sarzana

 

XXI edizione del  FESTIVAL DELLA MENTE DI SARZANA

DAL 30 AGOSTO AL 1 SETTEMBRE 2024

 

 

 

per sentire il prof. Matteo Lancini apri il link sotto del Facebook del Festival di Sarzana

DICE UN’UNICA FRASE –CHE COLPISCE – MA POI IL VIDEO LA RIPETE -DURA 1m

se vuoi apri qui

FESTIVAL DELLA MENTE- SARZANA —

 

 

 

 

3.

UN LIBRO DI UN ALTRO AUTORE, APPENA USCITO DA CORTINA  NELL’APRILE 2024, CHE RIGUARDA  PIU’ DIRETTAMENTE COSA E’ SUCCESSO VICINO A MILANO A PADERNO DUGNANO POCHI GIORNI FA.

 

MAURO GRIMOLDI

 

Mauro Grimoldi è psicologo giuridico e coordinatore scientifico dell’Istituto Milanese di Psicologia Giuridica e del Master in Psicologia Giuridica e Forense IMPG/Psicologia.io. Svolge l’attività di Consulente Tecnico d’Ufficio per il Tribunale di Milano ed è consulente di parte in procedimenti civili e penali. E’ docente di deontologia professionale e criminologia minorile presso alcune scuole di psicoterapia, università e Servizi Territoriali.

 

IL SUO LIBRO PUBBLICATO DA CORTINA

Dieci lezioni sul male. I crimini degli adolescenti - Mauro Grimoldi - copertina

 

 

Il crimine minorile è un territorio complesso, e in parte inesplorato: questo libro indaga l’universo simbolico che lo sottende, con l’intento di proporre soluzioni percorribili.

Un ragazzo di sedici anni si trova a fare per la prima volta il palo in una rapina; in mano ha un coltello e deve prendere una decisione che segnerà la sua vita. Un altro si presenta alla festa di fine anno della scuola con un fucile da caccia nella custodia della chitarra e i nomi di cinquantaquattro persone nella tasca del giubbotto. Un altro ancora spaccia droga vestito come un uomo d’affari… Uno psicologo che da anni lavora in prima linea nell’affrontare il disagio giovanile racconta in questo libro le storie dei ragazzi che ha conosciuto, e ne indaga il significato più profondo. I casi, più o meno noti alla cronaca, diventano così una guida verso la comprensione di un universo sfaccettato, in cui la violenza diventa la messa in scena di un teatro interiore lacerato. Omicidi, reati sessuali, aggressioni, furti, spaccio di sostanze stupefacenti sono spesso vissuti dai ragazzi senza alcun senso di responsabilità, come un evento esterno capitato per caso.

 

 

 

4. 

UN ALTRO VIDEO DI TEDx VARESE ( vedi nota di cosa è )

dello stesso MATTERO LANCINI CHE ABBIAMO INCONTRATO ALL’INIZIO DEL POST

 

 

Come essere adulti con gli adolescenti | Matteo Lancini | TEDxVarese

12 dicembre 2022

https://www.youtube.com/watch?v=YRYmKdrmABo

 

Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta non è un ruolo facile e le persone adulte dovrebbero rimettere in discussione luoghi comuni, comportamenti e priorità quando si mettono in relazione con persone adolescenti. In questo talk d’esortazione, Matteo Lancini incoraggia adulti e genitori a mettersi in profonda discussione e immaginare nuovi modi di accompagnare figli e adolescenti nella loro crescita, in una realtà sempre più complessa e digitale. Being a teenager in the age of adult fragility is not an easy role, and adults should question clichés, behaviors and priorities when relating to adolescent people. In this exhortation talk, Matteo Lancini encourages adults and parents to deeply question themselves and imagine new ways of accompanying children and adolescents in their growth, while reality gets more and more complex and digital. Matteo è presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano, che gestisce un centro clinico di consultazione e una scuola di specializzazione in psicoterapia psicoanalitica per l’adolescente e il giovane adulto. È autore di numerose pubblicazioni e i suoi titoli dicono molto del suo impegno verso l’adolescenza, in un contesto esteso alle relazioni digitali. Due titoli per tutti: “L’età tradita. Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti” (Raffaello Cortina, 2021) e “Figli di internet. Come aiutarli a crescere tra narcisismo, sexting, cyberbullismo e ritiro sociale” (con L. Cirillo, Erickson, 2022). È docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca e presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano. This talk was given at a TEDx event using the TED conference format but independently organized by a local community. Learn more at https://www.ted.com/tedx

 

 

 

5. NOTA

NOTA :   TEDx // TED – diversità

TED è un evento mondiale che si tiene annualmente alla presenza di personalità molto potenti, creative e innovative.

Diversamente, i TEDx sono degli eventi dalla portata più ridotta che seguono il format originale dei TED per condividere idee e progetti tra diverse comunità nel mondo.

 

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ANSA.IT  — 5 SETTEMBRE 2024 –14.47 :: Raid di Israele in Cisgiordania, almeno dieci morti. Cinque vittime a Tubas, altre cinque a Deir Balah e Khan Yunis. L’esercito: ‘Colpito un centro di comando di Hamas in zona umanitaria’

 

 

ANSA.IT  — 5 SETTEMBRE 2024 –14.47
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/09/05/raid-di-israele-in-cisgiordania-almeno-dieci-morti_8b9fdb8f-e078-48ca-9554-aeaa679dea10.html

 

 

Raid di Israele in Cisgiordania, almeno dieci morti.

Cinque vittime a Tubas, altre cinque a Deir Balah e Khan Yunis. L’esercito: ‘Colpito un centro di comando di Hamas in zona umanitaria’

 

 

Redazione ANSA

 

Raid di Israele in Cisgiordania, almeno dieci morti © ANSA/AFP

Raid di Israele in Cisgiordania, almeno dieci morti © ANSA/AFP

 

La Mezzaluna rossa palestinese afferma che almeno “cinque persone sono state uccise e un’altra gravemente ferita in un attacco contro un’auto a Tubas”, nel nord della Cisgiordania.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno indicato da parte loro di aver effettuato “tre attacchi mirati contro terroristi armati che rappresentavano una minaccia” per i soldati nella zona.

Testimoni affermano che le Idf avrebbero preso d’assalto il campo profughi di Faraa.

L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che almeno quattro persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che ha colpito stanotte un accampamento di sfollati nell’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza. Sempre secondo la Wafa, un’altra persona è stata uccisa e oltre dieci ferite in un altro attacco che nelle stesse ore ha centrato il campo profughi di Mawasi a Khan Yunis, nel sud dell’enclave palestinese. Bombardamenti vengono segnalati anche intorno alla città di Gaza.

 

 

 

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IL PADRE NOSTRO ANTICO CANTO DELLA CHIESA ORTODOSSA : ” Otche Nash ” – Nikolai Semyonovich Golovanov, famoso direttore d’orchestra russo – + Igor Strawinsky + canto gregoriano ( da Gregorio Magno, VI secolo d. C. )

 

 

  1.  versione ortodossa in slavo antico

 

 

OTCHE NASH IZHE ESI NANEBESECH
DA SVYATITZA IMYA TVOE,
DA PRIIDET TSARSTVIE TVOE,
DA BUDET VOLYA TVOYA,
YAKO NANEBESI I NA ZEMLI;
KHLEB NASH NASUSHNIJ DAZHD NAM DNES,
I OSTAVI NAM DOLGI NASHA
YAKO ZHE I MI OSTAVLYAEM DOLZHNIKOM NASHIM
I NEVVEDI NAS VO ISKUSHENIE
NO IZBAVI NAS OT LUKAVAGO.

 

La traduzione è il nostro Padre Nostro preso dai Vangeli di San Matteo e San Giovanni

 

 

 

2.  Versione di Igor Stravinsky del canto della chiesa russa ” Padre Nostro “

 

Era il 1926 quando Stravinskij si riavvicinò alla religione, che aveva abbandonato all’età di quattordici anni, e subito compose il suo primo brano sacro, a quarantaquattro anni. Un piccolo coro a cappella, Otsche nash, un padre nostro in slavonico, al quale fece seguire nel 1932 Simvol verï (Credo) e Bogoroditse Dievo (Ave Maria) nel 1934. Per molto tempo non parlò di questo riavvicinamento nel timore di cadere nello stesso errore in cui Wagner inciampò, secondo Stravinskij, nel Parsifal: la confusione, la non netta demarcazione tra la sfera spirituale e religiosa, intimamente privata, e quella estetica.

Fu la lingua slava, la stessa con cui da piccolo recitava le preghiere, a favorire la rinascita di questo sentimento religioso e l’inizio di una ricerca sul sacro che sempre riscoprì nella lingua il suo fattore scatenante.

Stravinskij non è certo tipo da storie lineari e nel 1949, improvvisamente, prende quei tre cori, scritti nella cara e familiare lingua slavonica, e li traduce in latino per essere eseguibili sul palcoscenico, allontanandosi così dalla destinazione  prettamente religiosa.
Il Terzo Coro, Il Credo, aspetterà fino al 1964 per fare questa ” conversione “.

 

Fragole e clavicembali

da : https://fragoleclavicembali.it/2024/07/12/questioni-di-stile-i-tre-cori-sacri-di-stravinskij/

 

 

3. Padre Nostro nel Canto gregoriano

 

Il canto gregoriano è un canto monodico e liturgico della tradizione occidentale. Fu elaborato a partire dall’VIII secolo dall’incontro del canto romano antico col canto gallicano nel contesto della rinascita carolingia. È cantato ancor oggi, ed è riconosciuto dalla Chiesa cattolica come “canto proprio della liturgia romana

Deve essere cantato a cappella, cioè senza accompagnamento strumentale.

Si tratta di un canto  monodico, è una musica cioè che esclude la simultaneità sonora di note diverse: ogni voce che lo esegue canta all’unisono.
È una musica recitativa che predilige il testo in prosa, che prende origine dal testo sacro e che favorisce la meditazione e l’interiorizzazione (ruminatio) delle parole cantate.

Il nome deriva dal benedettino Gregorio Magno, papa dal 590 al 604, dottore della Chiesa, santo per cattolici ed ortodossi.

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L’Introito Domine ne longe del codice Angelica
Sconosciuto – Codice Angelica 123, Biblioteca Angelica

 

Padre Nostro — canto gregoriano, per una volta, a una voce sola- Whitney Maslak

 

 

 

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Antonello da Messina- Papa Gregorio Magno, 1469

DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN3936122202.

 

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ANSA.IT/ WASHINGTON –4 SETTEMBRE 2024 — 23.09:: Sparatoria in un liceo in Georgia, almeno 4 morti. Il killer ha 14 anni. – Trenta i feriti. Biden: ‘Basta stragi negli Usa, non sono normali’

 

 

ANSA.IT –4 SETTEMBRE 2024 — 23.09

 

Sparatoria in un liceo in Georgia, almeno 4 morti. Il killer ha 14 anni.

 

Trenta i feriti. Biden: ‘Basta stragi negli Usa, non sono normali’

 

 

Cnn, salgono a 4 morti della sparatoria in liceo Georgia © ANSA/EPA

Cnn, salgono a 4 morti della sparatoria in liceo Georgia © ANSA/EPA

 

 

 

ANSA.IT — 4 SETTEMBRE 2024 — 23.09

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/09/04/sparatoria-in-un-liceo-in-georgia-almeno-4-morti.-il-killer-ha-14-anni_069e436d-8a31-4102-9d63-25fc5780c9d1.html

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*** video, 9 min. ca –GINO STRADA — A SANTORO ” Adesso Spera ” — 27 marzo 2014 — INTERVISTA DI SANTORO DOPO IL VIDEO RENZI / OBAMA.–

 

 

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video, 29 minuti ca — TG LA7 Edizione delle 13:30 del 4 settembre 2024 — di CRISTINA FANTONI – ci sono dei servizi fatti bene

 

 

tg. la7.it 

https://tg.la7.it/repliche-tgla7?id=556742

 

 

 

 

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ANSA.IT – 3 SETTEMBRE 2024 – 22 .24 : Bimbo di 10 anni uccide ex sindaco in Louisiana e la figlia Con arma da fuoco. Non ancora accertato il movente

 

 

se vuoi, apri il link sotto

ANSA.IT – 3 SETTEMBRE 2024 – 22 .24

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/09/03/bimbo-di-10-anni-uccide-ex-sindaco-in-louisiana-e-la-figlia_33dd6b41-7ebc-464a-bbb0-1d38fe8ff704.html

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ANSA.IT — 3 SETTEMBRE 2024- 18.07 :: Paderno Dugnano, il 17enne autore della strage: è stato un atto “come di emancipazione”. Voleva essere “libero dalla famiglia”. Interrogatorio dal gip giovedì

 

 

 

ANSA.IT — 3 SETTEMBRE 2024- 18.07

https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2024/09/03/paderno-dugnano-il-17enne-autore-della-strage-e-stato-un-atto-come-di-emancipazione_d7d60d98-30a1-4527-9def-8534c5b42744.html

 

 

Paderno Dugnano, il 17enne autore della strage: è stato un atto “come di emancipazione”.

Voleva essere “libero dalla famiglia”. Interrogatorio dal gip giovedì

 

 

 

MILANO, 03 settembre 2024, 18:07

Redazione ANSA

 

Paderno Dugnano - RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Paderno Dugnano

 

 

 

Ha parlato di una sorta di atto di “emancipazione”, inquadrando in qualche modo meglio rispetto al primo interrogatorio le ragioni del gesto, il 17enne sentito oggi dai pm per i minori, dopo la strage di Paderno Dugnano.

Da quanto si è saputo, avrebbe fornito un quadro più preciso del suo “malessere” e della sua volontà di essere “libero” anche dalla famiglia, anche se non “imputa” a genitori e fratello fatti specifici. Sarà interrogato dal gip giovedì alle 10.30. Intanto, la Procura ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare nel carcere minorile Beccaria per omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione.

“Non mi riesco a dare una spiegazione, non avevo intenzione di uccidere, sono molto dispiaciuto, quel disagio lo covavo da tempo con pensieri di morte, ma non pensavo di uccidere la mia famiglia, questa cosa l’ho pensata quella sera”.

E’ così che, in sostanza, avrebbe risposto il 17enne, difeso dall’avvocato Amedeo Rizza e accusato della strage di Paderno Dugnano (Milano), interrogato per la seconda volta oggi dai pm per i minori di Milano. Pm che gli hanno chiesto ancora quale siano state le ragioni del triplice omicidio, oltre ad una serie di dettagli e chiarimenti sulla dinamica.

Stando a quanto riferito, il secondo interrogatorio di oggi durato un paio di ore al carcere minorile Beccaria, dopo quello di due giorni fa con la confessione, è stato disposto dai pm della Procura per i minori per chiarire alcuni dettagli in relazione alla dinamica della strage, avvenuta verso le 1.55, agli spostamenti all’interno dell’abitazione e agli orari. Dettagli anche relativi alle ore dopo i festeggiamenti che c’erano stati quella sera per il compleanno del padre del ragazzo.

La nuova audizione non sarebbe legata ad elementi nuovi e particolari emersi nell’inchiesta. L’avvocato Amedeo Rizza ha spiegato che il giovane, anche nell’interrogatorio di convalida davanti al gip (non ancora fissato, ma che dovrebbe essere domani) “continuerà a ricostruire tutti questi dettagli”. I pm oggi gli hanno chiesto ancora il “perché” e il ragazzo ha continuato a dire che non riesce a spiegarselo. Il “disagio”, ha riferito il legale, “lo covava da tempo, ma il pensiero di uccidere i familiari l’ha maturato quella sera”. Secondo la difesa, anche alla luce di queste dichiarazioni deve cadere l’aggravante della premeditazione contestata dai pm negli atti dell’arresto.

“Vivevo questo disagio, un’angoscia esistenziale, ma non pensavo di arrivare a uccidere, non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera, purtroppo è successo”. Sono le parole che il 17enne, che nella notte tra sabato e domenica ha ucciso padre, madre e fratello di 12 anni a Paderno Dugnano, nel Milanese, ripete a chi lo sta incontrando in queste ore nel centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria.

Stamani ha ricevuto la visita del suo legale di fiducia, l’avvocato Amedeo Rizza. “E’ provato, sta prendendo consapevolezza di ciò che ha fatto, anche se non riesce a darsi una spiegazione”, ha detto l’avvocato.

L’avvocato, dopo aver incontrato il ragazzo nel carcere minorile milanese, ha spiegato che il giovane ovviamente “sta sempre più prendendo consapevolezza di ciò che ha fatto”, anche se ancora non riesce a darsi una “spiegazione”. Racconta che viveva “questo disagio, questa angoscia”, ma che “mai” avrebbe pensato che potesse portarlo “ad uccidere”.

 

 

 

 

Bisognerà capire, secondo il legale, anche attraverso accertamenti psicologici e psichiatrici, “cosa sia scattato in lui quella sera”.

Intanto, oggi la procuratrice facente funzione per i minori di Milano, Sabrina Ditaranto, e la pm Elisa Salatino inoltreranno al gip la richiesta di convalida dell’arresto e di custodia cautelare per triplice omicidio pluriaggravato, anche dalla premeditazione, e l’udienza di convalida, con l’interrogatorio davanti al giudice, dovrebbe tenersi, secondo il difensore, “tra domani e dopodomani”.

Il ragazzo parlerà davanti al giudice e, come chiarito dal difensore, dovrà “ricostruire tutto, spiegare diversi aspetti e provare a dare una spiegazione, se potrà, se c’è una spiegazione”. Anche perché nel primo interrogatorio ovviamente era “meno lucido”, ha detto il difensore, mentre ora “sta prendendo consapevolezza”. Non è ancora arrivata la nomina del tutore legale (il 17enne è ora un minorenne senza genitori) e non sono ancora state fissate le autopsie.

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video – 4.54 min– inizio film: NOSTALGIA di Andrei Tarkovsky ( 1983 ) – Johann Sebastian Bach, Preludio e Fuda in Mi Bemolle Minore n. 8 BWV 853 Libro I –Minore Piano:( piano ) Sviatoslav Richter + altro

 

 

 

LIBRO I / II  DI  JOHANN SEBASTIAN BACH ( (Eisenach31 marzo 1685 – Lipsia28 luglio 1750) è stato uno dei più maggiori compositori musicali.

 

Ciascun libro comprende ventiquattro Preludi e ventiquattro Fughe: un Preludio ed una Fuga per ognuna delle diverse tonalità che si susseguono in ordine cromatico ascendente.  I due libri, pur composti in periodi diversi della vita di Bach, si possono considerare un’opera unica che ha un unico impianto. Il I libro fu completato nel 1722 mentre l’autore era a Köthen ( nella Sassonia- Anhalt ), mentre il II libro fu scritto tra il 1740 e il 1744 quando il sommo musicista risiedeva ormai stabilmente a Lipsia ( una delle città  più importanti della Sassonia )- cartina al fondo, se le vuoi vedere

 

 

Il Preludio è di 40 battute. «A questo Preludio» scrive Casella «ben si addice – e si adopera qui l’aggettivo con la piena consapevolezza del suo valore – la parola sublime. Sembra che Bach abbia una volta ancora scoperto tutta la tragicità di una inconsueta, cupa tonalità, che così meravigliosamente si prestava in questo caso per l’atmosfera mistica e religiosa di questo capolavoro, di una purezza lineare veramente ellenica».

La Fuga, di 87 battute, è una fuga tonale a tre voci. Nell’autografo è scritta in re diesis minore ( e il Mi Bemolle minore sulla tastiera sono la stessa nota ). In questa pagina profondamente espressiva e nello stesso tempo assai complessa per i molteplici artifici contrappuntistici usati..

 

continua nel link:

FLAMIIOONLINE.IT
https://www.flaminioonline.it/Guide/Bach/Bach-Clavicembalo846.html

 

 

 

 

 

 

 

 

Il federalismo in Germania

Viaggio in Germania

 

 

CARTINA DELLA SASSONIA- ANHALT CON LE CITTA’ PRINCIPALI

 

ALAMY

 

  1.  FOTO DI    Köthen nella Sassonia-Anhalt – CAPITALE : Magdeburgo

 

 

 

Köthen è  il capoluogo del distretto di Anhalt-Bitterfeld nella Sassonia-Anhalt, circa 30 km (19 miglia) a nord di  Halle.
Köthen si trova a sud di Magdeburgo, a nord di Halle, a ovest di Dessau e a est di Bernburg (Saale) .

A nord del distretto di Anhalt-Bitterfeld inizia la riserva della biosfera dell’Elba centrale . Lo Ziethe scorre attraverso la parte settentrionale della città

 

 

 

Dev’essere una delle tante meravigliose città, non solo tedesche, che non abbiamo ancora visto e che adesso..

Köthen (Anhalt): scopri la destinazione | Outdooractive

foto Outdooractive

 

 

Köthen : Amazon.it: Libri

amazon

 

Köthen (Anhalt)

 

 

 

Köthen (Anhalt)

Wikimapia

 

 

 

 

https://ru.m.wikipedia.org
Ralf Lotys (Sicherlich)

 

 

 

 

 

foto sopra da:
https://babatina.livejournal.com/118418.html

 

 

 

QUALCHE IMMAGINE DI LIPSIA IN SASSONIA

 

 

 

CARTINA DELLA SASSONIA CON LA CAPITALE DRESDA

 

LIPSIA = LEIPZIG

LA CAPITALE E’ DRESDA- DRESDEN

CHEMNITZ  e’ la terza citta’ della Sassonia e dal 1953 al 1990 chiamata Karl-Marx-Stadt — CITTA’ DI CARLO MARX

 

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VECCHIO CARTELLO DELLA CITTA’
de.wikipedia

 

 

 

 

 

Monumento a Karl Marx

Monumento a Karl Marx– CHEMNITZ
Velvet – Opera propria

 

 

 

 

 

Sassonia in camper tra città, vigneti e castelli - Pleinair

DA Plein Air

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’antico municipio di Lipsia nella piazza del mercato Andreas Schmidt

 

 

le foto di Lipsia sono tutte di VOGUE –LINK SOTTO

 

*** nel link trovate una parte dedicata agli artisti che vivono in città (  l’ex area industriale di Plagwitz, )  in particolare il servizio si trattiene sullo Spinnerei,
una ex filanda di cotone dei primi del Novecento oggi trasformata in complesso culturale. segue nel link

Guida a Lipsia, la nuova capitale tedesca di arte, design e musica | Vogue Italia

 

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FRANCESCO NUCCIO, Regione Sicilia La prima ‘lezione’ antimafia a scuola di Dalla Chiesa. Quando il prefetto incontrò gli studenti di un liceo di Palermo. ANSA.IT —  3  SETTEMBRE 2024 – 14.24

 

 

 

ANSA.IT —  3  SETTEMBRE 2024 – 14.24
https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2024/09/03/la-prima-lezione-antimafia-a-scuola-di-dalla-chiesa_12e2dd0b-1639-47f4-b190-4c10d07554e3.html

 

 

La prima ‘lezione’ antimafia a scuola di Dalla Chiesa.

 

Quando il prefetto incontrò gli studenti di un liceo di Palermo.

 

di Francesco Nuccio,
Franco Nuccio, giornalista dell’Ansa Sicilia responsabile sede Palermo Ansa.

 

Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

 

 

La telefonata alla redazione siciliana dell’ANSA arrivò nel pomeriggio.

“Domani mattina qualcuno vada a farsi una passeggiata al Liceo Garibaldi. Forse c’è una notizia”.

Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nominato un mese prima prefetto di Palermo, non aggiunse altro. Non ce n’era bisogno.

L’indomani si presentò senza scorta davanti all’istituto.

Nessuno era stato avvisato del suo arrivo, tranne la presidenza che fece subito radunare gli studenti nella palestra della scuola per un incontro improvvisato. Un botta e risposta tra gli studenti del liceo classico e il generale che aveva sconfitto il terrorismo che si trasformò in una sorta di “lezione” sulla mafia. La prima in una scuola della città. Nessun rappresentante delle istituzioni, fino a quel giorno, aveva parlato di legalità e lotta alla mafia nelle scuole. Solo negli anni seguenti alcuni magistrati a cominciare da Rocco Chinnici, fondatore del pool antimafia, avrebbero proseguito sulla strada tracciata dal prefetto che decise di incontrare anche i ragazzi del “Gonzaga”, l’istituto dei Gesuiti frequentato dai figli della buona borghesia della città.

“Non c’è bisogno di qualcuno in cui credere, ma di qualcosa in cui credere. Sono con voi e tra voi perché credo – senza ombra di retorica – nella vostra gioventù” esordì Dalla Chiesa rivolgendosi agli studenti. “Io credo ancora che esistano valori, soprattutto perché noi siamo uomini e non numeri”.

Rispondendo alle domande senza filtro degli studenti, anche quelle più scomode, Dalla Chiesa non si sottrasse alle sollecitazioni sul rapporto tra mafia e politica. “La mafia – spiegò – si attacca come una ventosa dove c’è il potere, quindi anche alla politica”. E aggiunse: “La mafia è un modo di essere, un modo di pensare che travolge chiunque; noi dobbiamo combatterla anche contrastando il metodo della clientela, la pratica della raccomandazione”.
“Generale, cosa è venuto fare a Palermo? Pensa davvero di riuscire a sconfiggere la mafia?” chiese uno studente prima della conclusione dell’incontro. “Io sono come una fiammella che lo Stato ha voluto accendere in questa capitale bellissima che è Palermo” rispose Dalla Chiesa. Era il 3 giugno del 1982.

Esattamente tre mesi dopo, il 3 settembre, un commando di Cosa Nostra spegneva quella “fiammella” a colpi di kalashnikov.

 

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u t k u tun @utktun – 19.51 -· 2 set 2024 – grazie, due bellissimi!

 

 

 

Immagine

 

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Umbria-una foto al giorno selezione — Foto di Marco Mingardi. Perugia vista dalla Torre degli Sciri.

 

 

 

7 novembre 2023
Umbria-una foto al giorno selezione

 

+++   un link di paesaggi  bellissimi !

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

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Guaglione – Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana

 

 

 

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Peanuts — Schulz

 

 

 

 

 

 

 

 

 

amicizia | Peanuts

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Una bella foto di Schulz

 

«Se poesia vuol dire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, allora Schulz è un poeta»

 

 

Charles Monroe Schulz (Minneapolis26 novembre 1922 – Santa Rosa12 febbraio 2000)

 

Comic Vision | Cancer Today

da: Cancer Today

 

 

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Schulz alle Superiori, 1940
The Cehisean, yearbook of Central High School, St. Paul, Minn.

Wikipedia

 

 

 

ARRIVA CHARLIE BROWN! PEANUTS SCHULZ MILANO LIBRI 1963 1^ ED + FIRMA UMBERTO ECO - Foto 1 di 7

1963

 

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GIORGIO CAPRONI, LITANIA– ” In Appendice “- IL PASSAGGIO D’ENEA ( 1943 -1955 ) – Garzanti, 2016 – pp. 180-187

 

 

 

 

Genova mia città intera.
             Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
              mia lavagna, arenaria.

Genova città pulita.
              Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
              vertigine, aria, scale.

Genova nera e bianca.
              Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
              mio nome, sostantivo.

Genova mio rimario.
              Puerizia. Silabario.
Genova mia tradita,
              rimorso di tutta la vita.

Genova in comitiva.
              Giubilo. Anima viva.
Genova di solitudine,
              straducole, ebrietudine.

Genova di limone.
              Di specchio. Di cannone.
Genova da intravedere,
               mattoni, ghiaia, scogliere.

Genova grigia e celeste.
              Ragazze. Bottiglie. Ceste.
Genova di tufo e sole,
               rincorse, sassaiole.

Genova tutta tetto.
              Macerie. Castelletto.
Genova d’aerei fatti,
              Albaro, Borgoratti.

Genova che mi struggi.
              Intestini. Carruggi.
Genova e così sia,
              mare in un’Osteria.

Genova illividita.
              Inverno nelle dita.
Genova mercantile,
               industriale, civile.

Genova d’uomini destri.
              Ansaldo. San Giorgio. Sestri.
Genova di banchina,
              transatlantico, trina.

Genova tutta cantiere.
              Bisagno. Belvedere.
Genova di canarino,
               persiana verde, zecchino.

Genova di torri bianche.
               Di lucri. Di palanche.
Genova in salamoia,
               acqua morta di noia.

Genova di mala voce.
               Mia delizia. Mia croce.
Genova d’Oregina,
               lamiera, vento, brina.

Genova nome barbaro.
              Campana. Montale. Sbarbaro.
Genova di casamenti
               lunghi, miei tormenti.

Genova di sentina.
              Di lavatoio. Latrina.
Genova di petroliera,
              struggimento, scogliera.

Genova di tramontana.
              Di tanfo. Di sottana.
Genova d’acquamarina,
             area, turchina.

Genova di luci ladre.
               Figlioli. Padre. Madre.
Genova vecchia e ragazza,
             pazzia, vaso, terrazza.

Genova di Soziglia.
               Cunicolo. Pollame. Triglia.
Genova d’aglio e di rose,
              di Prè, di Fontane Marose.

Genova di Caricamento.
                Di Voltri. Di sgomento.
Genova dell’Acquarola,
                dolcissima, usignola.

Genova tutta colore.
              Bandiera. Rimorchiatore.
Genova viva e diletta,
              salino, orto, spalletta.

Genova di Barile.
              Cattolica. Acqua d’aprile.
Genova comunista,
              bocciofila, tempista.

Genova di Corso Oddone.
               Mareggiata. Spintone.
Genova di piovasco,
              follia, Paganini, Magnasco.

Genova che non mi lascia.
               Mia fidanzata. Bagascia.
Genova ch’è tutto dire,
              sospiro da non finire.

Genova quarta corda.
              Sirena che non si scorda.
Genova d’ascensore,
              patema, stretta al cuore.

Genova mio pettorale.
              Mio falsetto. Crinale.
Genova illuminata,
              notturna, umida, alzata.

Genova di mio fratello.
              Cattedrale. Bordello.
Genova di violino,
              di topo, di casino.

Genova di mia sorella.
              Sospiro. Maris Stella.
Genova portuale,
              cinese, gutturale.

Genova di Sottoripa.
              Emporio. Sesso. Stipa.
Genova di Porta Soprana,
               d’angelo e di puttana.

Genova di coltello.
              Di pesce. Di mantello.
Genova di lampione
              a gas, costernazione.

Genova di Raibetta.
              Di Gatta Mora. Infetta.
Genova della strega,
              strapiombo che i denti allega.

Genova che non si dice.
              Di barche. Di vernice.
Genova balneare,
              d’urti da non scordare.

Genova di “Paolo & Lele”.
               Di scogli. Fuoribordo. Vele.
Genova di Villa Quartara,
              dove l’amore s’impara.

Genova di caserma.
              Di latteria. Di sperma.
Genova mia di Sturla,
              che ancora nel sangue mi urla.

Genova d’argento e stagno.
              Di zanzara. Di scagno.
Genova di magro fieno,
              canile, Marassi, Staglieno.

Genova di grigie mura.
               Distretto. La paura.
Genova dell’entroterra,
               sassi rossi, la guerra.

Genova di cose trite.
               La morte. La nefrite.
Genova bianca e a vela,
              speranza, tenda, tela.

Genova che si riscatta.
              Tettoia. Azzurro. Latta.
Genova sempre umana,
              presente, partigiana.

Genova della mia Riina.
              Valtrebbia. Aria fina.
Genova paese di foglie
              fresche, dove ho preso moglie.

Genova sempre nuova.
             Vita che si ritrova.
Genova lunga e lontana,
             patria della mia Silvana.

Genova palpitante.
              Mio cuore. Mio brillante.
Genova mio domicilio,
              dove m’è nato Attilio.

Genova dell’Acquaverde.
               Mio padre che vi si perde.
Genova di singhiozzi,
               mia madre, via Bernardo Strozzi.

Genova di lamenti.
               Enea. Bombardamenti.
Genova disperata,
               invano da me implorata.

Genova della Spezia.
               Infanzia che si screzia.
Genova di Livorno,
               partenza senza ritorno.

Genova di tutta la vita.
               Mia litania infinita.
Genova di stoccafisso
e di garofano, fisso
               bersaglio dove inclina
               la rondine: la rima.

 

 

 

 

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Giorgio Caproni (Livorno1912 – Roma,  1990)
FOTO DI — Dino Ignani – http://www.dinoignani.net/giorgio_caproni.html

 

Giorgio Caproni nasce a Livorno nel gennaio 1912 e a soli dieci anni la famiglia si trasferisce a Genova, della quale il poeta scrive: “La città più mia, forse, è Genova. Là sono uscito dall’infanzia, là ho studiato, son cresciuto, ho sofferto, ho amato. Ogni pietra di Genova è legata alla mia storia di uomo. Questo e soltanto questo, forse, è il motivo del mio amore per Genova, assolutamente indipendente dai pregi in sé della città. Ed è per questo che da Genova, preferibilmente, i miei versi traggono i loro laterizi”.

Nel 1937 Caproni sposa Rina Rettagliata, compagna di vita, e nel ’39 si trasferisce a Roma, dove vivrà con la moglie per tutta la vita; chiamato alle armi nel 1940, prende parte alla campagna di Francia, che più tardi definì come “un capolavoro di insensatezza”. Muore a Roma nel 1990, a 78 anni.

 

Breve biografia da:  Garzanti

 

La poesia ” Litania ” è tratta da ” Tutte le Poesie ” di Giorgio Caproni, Introduzione di Stefano Verdino, Garzanti. I Grandi Libri. aprile 2016, pp. 180-187

 

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Alessandro Barbero: la Storia –Tutta la suggestione di John Atkinson Grimshaw, pittore inglese famoso per i suoi notturni al chiaro di luna. — di Andrea La Rovere

 

 

Andrea La Rovere –  che ringraziamo !

Ha pubblicato i dipinti  di  John Atkinson Grimshaw sul

Facebook di Alessandro Barbero: la Storia

 

” Tutta la suggestione di John Atkinson Grimshaw, pittore inglese famoso per i suoi notturni al chiaro di luna ” . Andrea La Rovere

 

 

John Atkinson Grimshaw  ( 1836 – 1893) è stato un pittore britannico.

Grimshaw è stato un artista inglese di epoca vittoriana conosciuto soprattutto per le sue scene notturne di paesaggi urbani.
L’amore di Grimshaw per il realismo derivava dalla sua passione per la fotografia, che alla fine si sarebbe prestata al processo creativo.  Sebbene interamente autodidatta, è noto per aver utilizzato una camera oscura oppure obiettivi per proiettare le scene su tela, il che ha compensato le sue carenze come disegnatore e la sua imperfetta conoscenza della prospettiva.

segue:

https://it.wikipedia.org/wiki/John_Atkinson_Grimshaw

 

 

 

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone e barca

 

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un contenuto artistico raffigurante 1 persona

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un contenuto artistico raffigurante 7 persone

 

 

 

 

 

 

GRIMSHAW, Atkinson_’Canny Glasgow’, 1887_(CTB.1990.10)

 

 

 

 

 

 

 

Potrebbe essere un contenuto artistico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Uno dei suoi dipinti di Knostrop Old Hall. 1893

Knostropp è un’area di Leeds , West Yorkshire , Inghilterra, sul fiume Aire

 

 

 

JOHN ATKINSON GRIMSHAW | KNOSTROP OLD HALL AT DUSK | 19th ...

1870 JOHN ATKINSON GRIMSHAW | KNOSTROP OLD HALL AL TRAMONTO

 

 

 

non definito

1893– KNOSTROP

 

 

 

 

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ANSA.IT — 1 SETTEMBRE 2024 — 19.57 — David Quammen, esce Il cuore selvaggio della natura. Il 3 settembre per Adelphi, l’autore a Festivaletteratura

 

 

 

ANSA.IT — 1 SETTEMBRE 2024 — 19.57
https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/altre_proposte/2024/09/01/david-quammen-esce-il-cuore-selvaggio-della-natura_7e67d00c-5b1d-4711-959f-159db9dc3af9.html

 

 

David Quammen, esce Il cuore selvaggio della natura.

 

Il 3 settembre per Adelphi, l’autore a Festivaletteratura

 

 

ANSACheck

 

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

DAVID QUAMMEN, IL CUORE SELVAGGIO DELLA NATURA (ADELPHI, PP 444, EURO 25)

 

Tra gli ospiti più attesi del Festivaletteratura, David Quammen, l’autore di Spillover, involontario profeta della pandemia da Covid-19, sarà a Mantova con il suo nuovo libro ‘Il cuore selvaggio della natura’, in libreria il 3 settembre per Adelphi nella traduzione di Milena Zemira Ciccimarra.

È un reportage che va alla scoperta della natura selvaggia e della, ogni giorno più precaria, biodiversità.

Nell’arco di vent’anni, una serie di memorabili reportage per National Geographic hanno portato Quammen nei luoghi più isolati e spesso meno affabili del pianeta: dall’abisso verde di paludi del Congo alle giungle impenetrabili del Gabon, fino alla Patagonia e alla Kamčatka. Con uno stile visionario ed esilarante ritroviamo l’esotismo allucinato e la fauna variegata di quei luoghi che non vengono inquadrati come ‘serbatoi di terrore’ ma come un labirinto di delicati ecosistemi, sempre più minacciati dall’invadenza dell’uomo.
Il cuore selvaggio della natura è la battaglia per il futuro della diversità biologica sul nostro pianeta travestita da romanzo di avventure, o viceversa, ma anche un invito a risintonizzare il nostro battito cardiaco con quello nascosto nelle vastità dimenticate della natura di cui siamo parte.
Dopotutto, scrive Quammen, è ancora possibile, basta restare in ascolto.

 

 

 

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Riprendiamo la Prefazione di Luciano Canfora al libro di Benjamin Abelow ( titolo sotto )– Oggi più attuale che mai è allontanarsi dalla propaganda di uno e dell’altro. — Il FATTO QUOTIDIANO, 28 FEBBRAIO 2023 –+++ una parte di un articolo dello stesso Benjamin Abelow, che chiarisce cosa a portato la Russia all’invasione–

 

 

come l'occidente ha provocato la guerra in ucraina

 

Fazi Editore, 2023

 

 

Prefazione di Luciano Canfora
Traduzione di Valentina Nicolì

 

DALL’EDITORE FAZI :

 

Chi è il vero responsabile del ritorno della guerra in Europa? Secondo il mantra della narrazione occidentale dominante, c’è un solo e unico colpevole: Vladimir Putin, novello Hitler, che avrebbe invaso l’Ucraina senza alcuna motivazione, se non quella di un violento e sfrenato espansionismo.
Ma è lecito porsi ulteriori dubbi. In realtà, secondo lo storico americano Benjamin Abelow, sono gli Stati Uniti e la NATO a essere i principali responsabili della crisi ucraina. Attraverso una storia trentennale di decisioni politiche sbagliate e di provocazioni, iniziate durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Washington e i suoi alleati europei hanno posto la Russia in una situazione considerata insostenibile da Putin e dal suo staff militare.
Senza giustificare l’aggressione di Mosca o scagionare i leader russi, in questo libro agile ed estremamente leggibile Abelow dà voce ad autorevoli analisti politici, militari e funzionari governativi degli Stati Uniti tra questi John J. Mearsheimer, Stephen F. Cohen, George F. Kennan, Douglas Macgregor – per mostrare in modo chiaro e convincente come l’Occidente abbia innescato il conflitto ucraino, mettendo i propri cittadini e il resto del mondo di fronte al rischio reale di una guerra nucleare.

Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina guarda con lucidità sotto la superficie degli eventi recenti, permettendo ai lettori di comprendere le ragioni più profonde, ma troppo spesso mistificate e taciute, della tragedia in corso, e fornisce nuove intuizioni su come il conflitto potrebbe essere risolto.

«Il mio obiettivo non è difendere l’invasione, ma spiegare perché è avvenuta. La maggior parte dei cittadini occidentali ha sentito una spiegazione unilaterale e semplicistica di come è nata questa guerra. Ovvero che l’Occidente è tutto buono e la Russia è tutta malvagia. Cerco di pareggiare quel conto. La verità può essere dolorosa, ma è comunque essenziale, perché se non diagnostichi correttamente un problema, non sarai in grado di trovare una soluzione».

«La materia di cui si tratta in queste pagine è diventata talvolta oggetto di rissa mediatica e di sbuffi di intolleranza. Ben vengano dunque studi fondati essenzialmente su documenti, come è il caso di questo notevole saggio di Abelow».
Luciano Canfora

«Una lettura indispensabile per comprendere le vere cause del disastro in Ucraina».
John J. Mearsheimer

«Uno splendido libro, convincente e facile da leggere».
Chas Freeman, ex vicesegretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale degli Stati Uniti

«Una spiegazione brillante del pericolo creato dal coinvolgimento militare degli Stati Uniti e della NATO in Ucraina».
Jack F. Matlock Jr, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Unione Sovietica

«Una lettura essenziale per chi ha a cuore la pace in Europa».
Douglas Macgregor, colonnello in pensione dell’Esercito degli Stati Uniti

«Abelow dimostra che la crisi in Ucraina era prevedibile, prevista ed evitabile».
Richard Sakwa, professore emerito di Politica russa ed europea all’Università del Kent

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO –martedì  28 FEBBRAIO 2023
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/02/28/lucraina-e-la-nebbiadella-propaganda/7079448/

 

Il testo di Luciano Canfora che pubblichiamo è tratto dalla Prefazione  che il Prof. ha fatto al libro, pubblicato il 28 febbraio 2023, da Fazi editore:  ” Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina ” – scritto da Benjamin Below- già best seller negli Stati Uniti, in Germania e in Svizzera.

 

L’Ucraina e la nebbia della propaganda

LA PREFAZIONE AD ABELOW – L’accerchiamento della Nato alla Russia dura da anni. Il primo errore di Vladimir Putin è stato quello di fidarsi delle promesse Usa. Il secondo quello di attaccare militarmente Kiev.

 

DI LUCIANO CANFORA

 

 

 

+++ UN TESTO DELLO STESSO BENJAMIN BELOW MOLTO CHIARO, ANCHE SE LUNGO..

 

*** permette però di capire tutti i passaggi  per cui la Russia – dopo aver spostato le sue truppe ai confini dell’Ucraina ” per le esercitazioni annuali insieme alla Bielorussia “- quando sono falliti gli ultimi rapporti diplomatici con gli Stati Uniti _ vedi sotto il rapporto dell’ Ambasciatore russo negli Stati Uniti _ ha deciso di passare all’invasione-

 

 

 

 

 

SEGUE DA:
MEDIUM, 8 MAGGIO 2022

 

Benjamin Abelow

https://medium.com/@benjamin.abelow/western-policies-caused-the-ukraine-crisis-and-now-risk-nuclear-war-1e402a67f44e

 

 

 

Parte 1: Provocazioni occidentali: 1990–2014

 

La storia inizia nel 1990, quando, mentre l’Unione Sovietica stava per concludersi, i leader occidentali cercarono di riunificare la Germania Est e Ovest sotto gli auspici della NATO. Ciò richiedeva che Mosca accettasse di rimuovere i suoi circa 400.000 soldati dalla Germania Est. Per placare Mosca, i leader occidentali comunicarono l’opinione che la NATO non si sarebbe espansa verso est, verso il confine con la Russia.

Secondo un’analisi del National Security Archive della George Washington University, dove sono pubblicati documenti rilevanti e declassificati, “una cascata di rassicurazioni sulla sicurezza sovietica [furono] fornite dai leader occidentali a Gorbaciov e ad altri funzionari sovietici durante tutto il processo di unificazione tedesca nel 1990 e nel 1991”. Queste rassicurazioni non riguardavano solo la questione dell’espansione della NATO nella Germania dell’Est, come a volte si afferma, ma anche l’espansione della NATO nei paesi dell’Europa orientale. Tuttavia, nel giro di pochi anni, la NATO iniziò a espandersi verso il confine con la Russia. Sebbene queste rassicurazioni non fossero concretizzate in trattati formali, “le successive lamentele sovietiche e russe sull’essere state ingannate sull’espansione della NATO” non erano semplicemente propaganda russa, ma, piuttosto, erano “fondate su [memorandum] scritti contemporanei ai massimi livelli” dei governi occidentali.

Una conclusione simile è stata raggiunta da Joshua R. Shifrinson sulla rivista International Security . Shifrinson descrive le prove che “gli Stati Uniti hanno tratto in inganno l’Unione Sovietica” e violato lo spirito dei negoziati.⁶

In un’intervista al Belfer Center della Harvard Kennedy School, Shifrinson descrive la sua ricerca d’archivio:

Sono stato in grado di vedere, simultaneamente, cosa veniva detto in faccia ai sovietici e cosa gli Stati Uniti si dicevano nella stanza sul retro. Molti russi… hanno ripetutamente affermato che nel 1990 gli Stati Uniti avevano offerto un impegno informale di non espansione. E negli ultimi 25 anni, i decisori politici occidentali, almeno negli Stati Uniti, hanno detto senza mezzi termini: “No, non l’abbiamo fatto, e non è stato scritto nulla e non è stato firmato, quindi non importa se [l’abbiamo fatto]”. E quello che ho trovato [negli archivi] è che la narrazione russa è fondamentalmente esattamente ciò che è successo.⁷

Nel descrivere questo episodio, non sto suggerendo che le rassicurazioni occidentali fossero legalmente vincolanti, o che la violazione di queste rassicurazioni spieghi pienamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

In effetti, la questione delle discussioni americane, europee e sovietiche durante il 1990 e il 1991 sull’espansione della NATO è oggetto di dibattito in corso.⁸ Voglio semplicemente notare che l’Occidente ha agito in un modo calcolato per ingannare Mosca, e che questo episodio ha gettato le basi per un senso russo in evoluzione secondo cui la NATO, e gli Stati Uniti in particolare, non erano affidabili.

Sebbene la traiettoria dell’espansione della NATO sia diventata chiara a metà degli anni ’90, il primo passo decisivo si è verificato nel 1999, quando la NATO ha formalmente ammesso tre nuovi paesi dell’Europa orientale. In una recente intervista, il colonnello dell’esercito (in pensione) Douglas Macgregor, Ph.D., un famoso comandante iracheno che ha contribuito a sviluppare i piani di guerra degli Stati Uniti per l’Europa, ha commentato l’ammissione di uno di questi paesi:

[Q]uando decidemmo nel 1999 di far entrare la Polonia…[i] russi erano molto preoccupati, non tanto perché la NATO era ostile in quel momento, ma perché sapevano che lo era la Polonia. La Polonia ha una lunga storia di ostilità verso la Russia. … La Polonia è, se non altro, in questo momento, un potenziale catalizzatore per la guerra con la Russia.⁹

Nel 2001, due anni dopo l’ammissione di questo primo gruppo di nuovi membri della NATO, il presidente George W. Bush si ritirò unilateralmente dal trattato sui missili antibalistici (ABM).

Poi, nel 2004, la NATO ammise altri paesi dell’Europa orientale, tra cui Romania ed Estonia, quest’ultima confinante con la Russia. A questo punto, la NATO si era espansa di quasi mille miglia verso la Russia.

Nel 2008, in un summit NATO a Bucarest, in Romania, la NATO annunciò, nel cosiddetto Memorandum di Bucarest, che intendeva ammettere come membri l’Ucraina e la Georgia, entrambe confinanti con la Russia.

Sebbene i membri europei della NATO avessero serie riserve, l’amministrazione del presidente George W. Bush sfruttò la posizione degli Stati Uniti come membro anziano dell’alleanza per spingere la questione, e la seguente dichiarazione inequivocabile fu inclusa nel Memorandum: “Abbiamo concordato oggi che questi paesi [Ucraina e Georgia] diventeranno membri della NATO”. Tuttavia, non fu intrapresa alcuna azione formale per ammettere effettivamente quei paesi.

Fin dall’inizio, la Russia ha visto il possibile ingresso di Ucraina e Georgia come una minaccia esistenziale.L’Ucraina condivide un confine terrestre di 1.200 miglia con la Russia, parti del quale sono a sole 400 miglia da Mosca. In un cablogramma del 2008 inviato a Washington, l’allora ambasciatore statunitense in Russia, William J. Burns, che attualmente è direttore della CIA, ha descritto il suo incontro con il ministro degli esteri russo. Burns ha osservato che la Russia considerava l’ingresso di Ucraina e Georgia nella NATO una linea che non poteva essere oltrepassata.

Questo fatto si rifletteva nel titolo che aveva dato al suo cablogramma: “Nyet significa Nyet [No significa No]: le linee rosse dell’allargamento della NATO della Russia”. Burns ha scritto: “Non solo la Russia percepisce l’accerchiamento e gli sforzi per minare l’influenza della Russia nella regione, ma teme anche conseguenze imprevedibili e incontrollate che potrebbero seriamente influenzare gli interessi di sicurezza russi”.¹⁰

Nell’agosto 2008, quattro mesi dopo l’annuncio della NATO su Ucraina e Georgia, l’esercito russo attraversò la Georgia e iniziò una breve guerra con le forze georgiane (la cosiddetta “guerra dei cinque giorni” o “guerra russo-georgiana”).

La causa prossima dell’incursione russa fu che l’esercito georgiano, finanziato, armato e addestrato dagli Stati Uniti, aveva lanciato un massiccio assalto di artiglieria e razzi di quattordici ore su un distretto georgiano semi-autonomo (Ossezia del Sud). Quel distretto confina con la Russia e ha stretti legami con essa. Da notare che l’assalto avvenne solo pochi giorni dopo che gli Stati Uniti avevano condotto un’esercitazione militare di 2.000 uomini all’interno della Georgia. L’incursione russa in Georgia è stata talvolta descritta erroneamente da funzionari americani e dai media statunitensi come un’invasione non provocata.¹¹

A parte la provocazione immediata dell’assalto georgiano, l’azione russa è stata, più in generale, una risposta all’invasione del confine russo da parte della potenza militare occidentale, in particolare quella della NATO, guidata dagli Stati Uniti.

Come ha spiegato il colonnello Macgregor:

Alla fine i russi intervennero in Georgia, e l’intero scopo di quell’intervento era di segnalare a noi [Stati Uniti] che non avrebbero tollerato un membro della NATO ai loro confini, in particolare un membro che fosse loro ostile, come lo era all’epoca il governo georgiano. Quindi, penso che ciò con cui abbiamo a che fare ora [la guerra in Ucraina] sia esattamente l’esito che l’ambasciatore Burns temeva quando disse “No significa no”.¹²

Verso la fine del 2013 e l’inizio del 2014, si sono verificate proteste antigovernative in Piazza Indipendenza a Kiev.Queste proteste erano supportate dagli Stati Uniti, ma sono state sovvertite da violenti provocatori. La violenza è culminata in un colpo di stato in cui gli ultranazionalisti ucraini armati di estrema destra hanno preso il controllo degli edifici governativi e costretto il presidente filo-russo eletto democraticamente a fuggire dal paese. John Mearsheimer, professore di scienze politiche all’Università di Chicago, ha descritto l’esito: “Il nuovo governo di Kiev era filo-occidentale e anti-russo fino al midollo e conteneva quattro membri di alto rango che potevano legittimamente essere etichettati come neofascisti”.¹³

Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo in questi eventi, anche se la piena portata del loro coinvolgimento e se abbiano fomentato direttamente la violenza potrebbero non essere mai resi noti al pubblico.

Ciò che si sa per certo è che dal 1991 gli Stati Uniti hanno investito cinque miliardi di dollari nelle cause pro-democrazia da loro scelte in Ucraina¹⁴ e che hanno lavorato dietro le quinte, un mese prima del colpo di stato, per determinare chi avrebbe sostituito il presidente in carica.

Quest’ultimo fatto è diventato noto quando una telefonata tra il vicesegretario di Stato Victoria Nuland e l’ambasciatore statunitense in Ucraina Geoffrey Pyatt è stata hackerata o fatta trapelare e l’audio è stato pubblicato online.¹⁵ Durante la chiamata, Nuland ha usato un’imprecazione riferendosi all’Unione Europea, che ha creato tensioni tra Washington e le capitali europee. Come ha osservato Stephen F. Cohen, il defunto eminente professore di studi russi a Princeton e alla New York University:

I media si sono prevedibilmente concentrati sulla fonte della fuga di notizie e sulla gaffe verbale di Nuland: “Fanculo l’UE”. Ma la rivelazione essenziale è stata che alti funzionari statunitensi stavano complottando per dare vita a un nuovo governo anti-russo, estromettendo o neutralizzando il suo presidente eletto democraticamente…¹⁶

Qualunque fosse il ruolo esatto degli Stati Uniti, la Russia percepì correttamente che l’America era profondamente coinvolta, certamente nel gettare le basi per il colpo di stato e forse nel fomentare la violenza. In risposta, e in parte per la preoccupazione fondata che il governo post-golpe o i suoi partner occidentali potessero cercare di bloccare l’uso da parte della Russia della sua vitale base navale in acque calde a Sebastopoli, in Crimea, accesso al quale la Russia aveva precedentemente negoziato, la Russia annesse la Crimea.

John Mearsheimer scrive:

Come nota l’ex ambasciatore a Mosca Michael McFaul, la presa della Crimea da parte di Putin non era stata pianificata a lungo: è stata una mossa impulsiva in risposta al colpo di stato che ha rovesciato il leader filo-russo dell’Ucraina. Infatti, fino ad allora, l’espansione della NATO era mirata a trasformare tutta l’Europa in una gigantesca zona di pace, non a contenere una pericolosa Russia. Una volta iniziata la crisi [della Crimea], tuttavia, i politici americani ed europei non hanno potuto ammettere di averla provocata cercando di integrare l’Ucraina nell’Occidente. Hanno dichiarato che la vera fonte del problema era il revanscismo della Russia e il suo desiderio di dominare se non conquistare l’Ucraina.¹⁷

Parte 2: Provocazioni occidentali: 2014-2022

 

Sebbene alcune o tutte le provocazioni occidentali appena descritte siano ampiamente riconosciute in Occidente, a volte si afferma che non si sono verificate nuove provocazioni dopo il 2014. Questa affermazione è in genere fatta come parte di un argomento più ampio secondo cui, poiché erano trascorsi otto anni tra il colpo di stato del 2014 e l’invasione russa del 2022, si possono ignorare le affermazioni secondo cui il signor Putin era motivato da preoccupazioni per la sicurezza nazionale. In effetti, le provocazioni occidentali alla Russia sono continuate dopo il 2014 e si può sostenere che si siano intensificate, cambiando carattere per diventare una minaccia più diretta alla sicurezza della Russia.

Dopo che la Russia ha preso il controllo della Crimea, gli Stati Uniti hanno avviato un massiccio programma di aiuti militari all’Ucraina. Secondo l’US Congressional Research Service, una contabilità parziale dal 2014, senza includere la maggior parte degli aiuti militari avviati dall’inizio della guerra, ammonta a oltre quattro miliardi di dollari, la maggior parte dei quali provenienti dal Dipartimento di Stato e dal Dipartimento della Difesa.¹⁸

Uno degli obiettivi di questo finanziamento è stato “migliorare l’interoperabilità con la NATO”, indipendentemente dal fatto che l’Ucraina non sia (ancora) nella NATO.

Nel 2016, agendo sulla precedente abrogazione americana del trattato anti-missile balistico (ABM), gli Stati Uniti hanno messo in funzione un sito ABM in Romania. Sebbene apparentemente difensivo, il sistema ABM utilizza i lanciatori di missili Mark-41 “Aegis”, che possono ospitare una varietà di tipi di missili: non solo ABM, progettati per abbattere missili balistici in arrivo, ma, cosa fondamentale, anche armi offensive a testata nucleare come il missile da crociera Tomahawk.I Tomahawk hanno una gittata di 1.500 miglia, possono colpire Mosca e altri obiettivi nelle profondità della Russia e trasportare testate di bombe all’idrogeno con rese selezionabili fino a 150 kilotoni, circa dieci volte quella della bomba atomica che distrusse Hiroshima.

Un sito Aegis simile è in costruzione in Polonia e dovrebbe entrare in funzione più avanti nel 2022. I lanciatori Aegis in ogni sito possono ospitare 24 missili, creando il potenziale per il lancio di 48 missili da crociera Tomahawk contro la Russia da una distanza relativamente ravvicinata.

Il signor Putin è stato irremovibile nel dire che la presenza di questi lanciatori Aegis offensivi vicino al confine russo rappresenta un pericolo diretto per la Russia. Gli Stati Uniti affermano che i siti ABM sono destinati a fermare le testate mirate all’Europa provenienti dall’Iran o dalla Corea del Nord. Ma dato il potenziale dei lanciatori di funzionare come minacce offensive vicino al confine russo, un obiettivo americano nel posizionare questi siti ABM, e presumibilmente l’obiettivo primario, potrebbe essere quello di esercitare un’ulteriore pressione offensiva su Mosca, pur mantenendo una plausibile negazione che una tale minaccia sia intenzionale.

La risposta americana alle preoccupazioni del signor Putin sui siti ABM è stata quella di affermare che gli Stati Uniti non intendono configurare i lanciatori per uso offensivo. Ma questa risposta richiede ai russi di fidarsi delle intenzioni dichiarate dall’America, anche in una crisi, piuttosto che giudicare la minaccia in base al potenziale dei sistemi. Non può aumentare il senso di sicurezza della Russia il fatto che il foglio di marketing Aegis della Lockheed Martin, che produce il lanciatore, affermi: “Il sistema è progettato per accettare qualsiasi missile in qualsiasi cellula, una capacità che fornisce una flessibilità senza pari”.¹⁹

Nel 2017, l’amministrazione del presidente Donald J. Trump ha iniziato a vendere armi letali all’Ucraina. Si è trattato di un cambiamento rispetto alla politica del 2014-2017, in cui venivano venduti solo articoli non letali (ad esempio, giubbotti antiproiettile e vari tipi di equipaggiamento tecnico). L’amministrazione Trump ha descritto le nuove vendite come “difensive”. Tuttavia, quando applicate alle armi letali, le categorie “offensive” e “difensive” esistono principalmente nella mente di chi guarda: difensive per chi impugna l’arma, offensive per chi è nel mirino. Come ha osservato John Mearsheimer, “queste armi sembravano certamente offensive a Mosca”.²⁰

Nel 2019, gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal trattato del 1987 sulle armi nucleari a raggio intermedio. Discuto il significato strategico di questo passaggio nella Parte 4.

Gli Stati Uniti non sono stati i soli ad aver iniziato a vendere armi letali all’Ucraina. Né sono stati i soli a coordinarsi militarmente con l’Ucraina, nonostante l’Ucraina non fosse ancora un membro della NATO. Mearsheimer nota:

Altri paesi della NATO si sono uniti all’azione, spedendo armi all’Ucraina, addestrando le sue forze armate e consentendole di partecipare a esercitazioni aeree e navali congiunte. Nel luglio 2021, Ucraina e America hanno co-ospitato un’importante esercitazione navale nella regione del Mar Nero che ha coinvolto marine di 32 paesi.

L’operazione Sea Breeze ha quasi provocato la Russia a sparare a un cacciatorpediniere navale britannico che è entrato deliberatamente in quelle che la Russia considera le sue acque territoriali.²¹

Anche se i paesi occidentali, che agivano al di fuori della NATO, armavano, addestravano e coordinavano l’esercito ucraino, la NATO stava conducendo aggressivamente esercitazioni militari nei pressi della Russia. Ad esempio, nel 2020, la NATO ha condotto un’esercitazione di addestramento a fuoco vivo all’interno dell’Estonia, a 70 miglia dal confine con la Russia, utilizzando missili tattici con gittata fino a 185 miglia. Queste armi possono colpire il territorio russo con un preavviso minimo.

Nel 2021, sempre in Estonia, la NATO ha lanciato 24 razzi per simulare un attacco a obiettivi di difesa aerea all’interno della Russia.²²

Sebbene l’Occidente affermi che tali razzi verrebbero utilizzati solo in seguito a un attacco da parte della Russia, nessun pianificatore militare prudente metterebbe a repentaglio la sicurezza di una nazione in base alle intenzioni dichiarate di un potenziale nemico; piuttosto, quel pianificatore guarderebbe alla capacità offensiva e alla posizione dell’hardware.

Mentre perseguiva attivamente queste attività militari, la NATO continuava ad affermare che l’Ucraina sarebbe entrata nella NATO.

In un incontro a Bruxelles nel giugno 2021, la NATO ha ribadito il suo impegno: “Ribadiamo la decisione presa al vertice di Bucarest del 2008, secondo cui l’Ucraina diventerà membro dell’Alleanza”.²³ Due mesi dopo, nell’agosto 2021, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti e il Ministro della Difesa ucraino hanno firmato il Quadro di difesa strategica USA-Ucraina.²⁴

Questo Quadro traduce la dichiarazione della NATO in una decisione politica bilaterale (Stati Uniti-Ucraina) per cambiare i fatti militari sul campo a partire da subito, indipendentemente dal fatto che l’Ucraina sia o meno un membro della NATO.

E nove settimane dopo quella firma, il Segretario di Stato degli Stati Uniti e il Ministro degli esteri ucraino hanno firmato un documento simile, la Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico.²⁵ Questo documento, come quello firmato dal Dipartimento della Difesa, faceva riferimento alle dichiarazioni della NATO del 2008 e del 2021 e ha reso operative tali dichiarazioni bilateralmente, a partire da subito, indipendentemente da ciò che è accaduto con la NATO.

Pertanto, nel periodo 2017-2021, assistiamo alla confluenza di due serie di attività militari nei pressi del confine con la Russia. In primo luogo, le relazioni militari bilaterali, che hanno comportato massicce spedizioni di armi letali, esercitazioni congiunte di addestramento e interoperabilità tra Ucraina e Occidente all’interno dell’Ucraina e l’attivazione di lanciamissili offensivi in ​​Romania e (a breve) in Polonia.

In secondo luogo, le attività militari della NATO stessa, compresi i lanci di missili a fuoco vivo destinati a simulare attacchi contro obiettivi di difesa aerea all’interno della Russia. A peggiorare le cose, questi attacchi simulati provenivano da un paese NATO al confine con la Russia che a sua volta era stato ammesso alla NATO ignorando le precedenti rassicurazioni a Mosca. E tutto ciò è avvenuto nel contesto di una riaffermazione che l’Ucraina sarebbe stata ammessa alla NATO. La Russia ha percepito questa confluenza di attività militari come una minaccia diretta alla sua sicurezza.

Mearsheimer ha spiegato:

Non sorprende che Mosca abbia trovato intollerabile questa situazione in evoluzione e abbia iniziato a mobilitare il suo esercito al confine con l’Ucraina per segnalare la sua determinazione a Washington. Ma non ha avuto alcun effetto, poiché l’amministrazione Biden ha continuato ad avvicinarsi all’Ucraina. Ciò ha portato la Russia a precipitare in una situazione di stallo diplomatico a tutto campo a dicembre [2021]. Come ha affermato Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo: “Abbiamo raggiunto il nostro punto di ebollizione”.²⁶

Sempre nel dicembre 2021, scrivendo sulla rivista Foreign Policy , l’ambasciatore russo negli Stati Uniti ha osservato che la NATO stava svolgendo circa 40 grandi esercitazioni di addestramento all’anno nei pressi della Russia. Ha avvertito: “La situazione è estremamente pericolosa”. Ha nuovamente affermato ciò che era stato chiarito 13 anni prima nel cablogramma “Nyet means Nyet” di William Burns:

Tutto ha i suoi limiti. Se i nostri partner [gli Stati Uniti e i paesi della NATO] continuano a costruire realtà strategico-militari che mettono a repentaglio l’esistenza del nostro paese, saremo costretti a creare vulnerabilità simili per loro. Siamo arrivati ​​al punto in cui non abbiamo più spazio per ritirarci

Mearsheimer descrisse cosa accadde dopo:

La Russia chiese una garanzia scritta che l’Ucraina non sarebbe mai diventata parte della NATO e che l’alleanza rimuovesse le risorse militari che aveva schierato nell’Europa orientale dal 1997. I successivi negoziati fallirono, come [il Segretario di Stato americano]  Blinken chiarì: Non c’è alcun cambiamento. Non ci sarà alcun cambiamento”. Un mese dopo, Putin lanciò un’invasione dell’Ucraina per eliminare la minaccia che vedeva nella NATO.²⁸

Parte 3: “Mettere la scarpa sull’altro piede”

 

Considerando la storia trentennale appena descritta, bisogna chiedersi: come risponderebbero i leader degli Stati Uniti se la situazione fosse invertita, ad esempio se la Russia o la Cina adottassero misure equivalenti nei pressi del territorio statunitense?

Ad esempio, come risponderebbero gli Stati Uniti se la Russia stabilisse un’alleanza militare con il Canada e poi installasse installazioni missilistiche a 70 miglia dal confine statunitense? Cosa accadrebbe se la Russia utilizzasse quelle installazioni missilistiche per condurre esercitazioni di addestramento con fuoco vivo per esercitarsi a distruggere obiettivi di difesa aerea all’interno dell’America? I leader degli Stati Uniti accetterebbero le rassicurazioni verbali della Russia sul fatto che le sue intenzioni erano benigne?

Certamente no. La risposta probabile sarebbe la seguente. I pianificatori militari e i decisori politici statunitensi guarderebbero al potenziale offensivo delle armi e delle esercitazioni di addestramento. Ignorerebbero le intenzioni dichiarate e percepirebbero una seria minaccia. Potrebbero interpretare le esercitazioni di fuoco vivo come un segnale di un imminente attacco russo. Gli Stati Uniti chiederebbero che i razzi vengano rimossi e, se questa richiesta non venisse accolta immediatamente, gli Stati Uniti potrebbero rispondere con un attacco preventivo alle installazioni missilistiche, il che potrebbe a sua volta precipitare in una guerra generale e la possibilità di un’escalation in uno scambio termonucleare. Inoltre, la leadership statunitense, e sicuramente anche la maggior parte dei cittadini statunitensi, attribuirebbero quindi alla Russia la responsabilità morale dell’attacco preventivo dell’America, che verrebbe descritto come autodifesa.

A partire dalla formulazione della Dottrina Monroe quasi 200 anni fa, gli Stati Uniti hanno sostanzialmente proibito alle potenze straniere potenzialmente minacciose di piazzare forze militari nell’emisfero occidentale. La politica statunitense rivela quindi una convinzione circa l’importanza strategica della prossimità geografica negli schieramenti militari, indipendentemente dalle intenzioni dichiarate. Questa comprensione è la pietra angolare della politica estera americana.

Eppure, nei suoi rapporti con la Russia, gli Stati Uniti, a volte da soli, a volte con i loro alleati della NATO, agiscono in spensierato disprezzo per gli stessi principi, anche quando applicati rispetto alla geografia locale, ovvero proprio accanto alla Russia. Gli Stati Uniti si ritirano unilateralmente dai trattati sul controllo degli armamenti, fomentano rivoluzioni anti-russe nei paesi al confine con la Russia e spingono le loro forze militari e le esercitazioni di addestramento ai margini del territorio russo, giustificando queste azioni con la motivazione che le intenzioni occidentali sono benigne e che l’obiettivo è semplicemente quello di scoraggiare l’aggressione russa. Fanno queste cose senza apparente preoccupazione per come i prudenti leader russi e i pianificatori militari, e i comuni cittadini russi, potrebbero percepirle, o per come tali azioni potrebbero influenzare la posizione e le decisioni politiche e militari della Russia nel tempo. Come descrive il colonnello Macgregor:

Ho continuato a cercare di spiegare alla gente che per i russi ciò che accade in Ucraina è una questione esistenziale. L’Ucraina non è un paese lontano nel Nord Africa. L’Ucraina si trova proprio accanto alla Russia. La Russia non tollererà forze e capacità straniere sul territorio all’interno di un paese che le è ostile e che potrebbero teoricamente minacciare la sua esistenza. Ho fatto l’analogia con il Messico, cercando di dire alla gente: “Non capisci cosa faremmo se i russi o i cinesi o qualcun altro stabilissero una forza in Messico?”²⁹

Nel 1962, i sovietici piazzarono missili nucleari a Cuba, precipitando così la crisi missilistica cubana. Sebbene non sia ampiamente noto, il piazzamento sovietico di missili a Cuba fu effettuato poco dopo che gli Stati Uniti piazzarono missili Jupiter con testata a bomba all’idrogeno in Turchia.Non è altrettanto noto che i sovietici alla fine rimossero i loro missili da Cuba, il che risolse la crisi, come parte di un accordo segreto tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, in base al quale entrambi i paesi avrebbero rimosso le loro armi offensive. Di comune accordo, gli Stati Uniti rimossero i loro missili turchi in silenzio, mesi dopo che i sovietici avevano rimosso i loro da Cuba.

Poiché il collegamento tra le rimozioni dei missili non è stato reso pubblico, molti in Occidente hanno tratto una falsa lezione dalla crisi cubana. Hanno concluso erroneamente che l’America ha vinto una partita ad alto rischio di rischio strategico attraverso un’implacabile dimostrazione di forza e la minaccia di un’escalation nucleare. In realtà, la guerra nucleare è stata evitata grazie a un compromesso, che, in effetti, è stato reso possibile perché il presidente John F. Kennedy aveva precedentemente coltivato un buon rapporto personale con il premier sovietico e quindi poteva negoziare in modo credibile in buona fede e quindi de-escalare la situazione. ³⁰ Ovviamente, la situazione è molto diversa ora.

Infine, è necessario soffermarsi ulteriormente sulla questione se le nazioni occidentali avessero promesso, nel 1990 e nel 1991, di non espandere la NATO verso il confine russo.

La questione delle promesse occidentali ha assunto grande importanza nella mente di molti osservatori. Alcuni di questi osservatori hanno sostenuto che, in assenza di obblighi formali di trattato, non sono state fatte promesse effettive; oppure hanno affermato che sono state fatte promesse ma non erano legalmente vincolanti. Altri hanno affermato che, in pratica, la NATO non ha intenzione di offrire l’adesione all’Ucraina nei prossimi anni, rendendo l’intera questione dell’adesione dell’Ucraina controversa. Qui, due punti sono importanti.

In primo luogo, che l’espansione verso est della NATO abbia violato o meno gli obblighi formali del trattato (evidentemente non lo ha fatto), il disprezzo dell’Occidente per le rassicurazioni fornite alla Russia incide sulla questione se Putin e altri leader russi si siano sentiti ingannati, umiliati e mancati di rispetto. Queste azioni occidentali hanno creato una sfiducia di base, che le azioni occidentali future hanno esacerbato. In secondo luogo, anche se stabilissimo, come esercizio mentale, che l’Occidente non ha travisato le sue intenzioni, cioè se assumiamo per amore della discussione che non siano mai state fornite rassicurazioni, il problema più importante (le effettive ingerenze militari della NATO e dell’Occidente) rimarrebbe invariato.

In definitiva, non è decisivo se siano state fornite garanzie nel 1990-1991. Né è decisivo se le minacce militari siano emerse tramite la NATO o, al di fuori della NATO, tramite azioni bilaterali o multilaterali tra l’Ucraina e i paesi occidentali. Le minacce sono minacce, indipendentemente dalle parole o dalle azioni che le precedono e indipendentemente dal percorso amministrativo attraverso il quale vengono a crearsi. Ciò che è importante è la risposta a questa domanda: qual è la situazione “sul campo” e come ci si può aspettare che una nazione interessata alla sua sopravvivenza, e dei leader prudenti incaricati di garantire tale sopravvivenza, rispondano a tali minacce? Questo è il punto che deve essere compreso quando si considera la questione delle azioni e delle provocazioni occidentali.

Parte 4: Preoccupazioni russe circa un primo attacco degli Stati Uniti

 

Nel 2019, gli Stati Uniti, durante l’amministrazione del presidente Trump, si sono ritirati dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio del 1987, sostenendo che i russi avevano barato. ( Gli obblighi del trattato erano stati accettati dalla Russia dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, come era stato il caso del trattato ABM.) I missili a raggio intermedio sono definiti come missili terra-terra (terra-terra) con una gittata compresa tra 500 e 5.500 chilometri, più lunga delle armi da campo di battaglia, più corta delle armi a lungo raggio come gli ICBM. L’affermazione sull’imbroglio era di natura tecnica e, in effetti, sia gli Stati Uniti che la Russia avevano affermazioni plausibili sul fatto che l’altra parte stesse violando lo spirito, se non la lettera, del trattato.

Ma che uno, entrambi o nessuno dei due paesi abbia violato tecnicamente il trattato, il punto chiave è che gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente piuttosto che cercare aggressivamente di risolvere i problemi. Nel decidere di farlo, gli americani potrebbero aver percepito un vantaggio militare, perché i missili in questione sarebbero stati piazzati in Europa, vicino alla Russia, mentre la Russia non aveva in programma di piazzare armi a distanze equivalenti dagli Stati Uniti. Inoltre, l’accusa di imbroglio russo potrebbe essere stata in gran parte un pretesto, un modo per gli Stati Uniti di abbandonare il trattato in modo da poter schierare missili a raggio intermedio diretti contro la Cina, i cui sforzi di recupero nucleare non erano limitati dal trattato del 1987.

A parte la Cina, la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi potrebbe essere stata guidata in gran parte da una focalizzazione ristretta sul raggiungimento di un vantaggio tattico sulla Russia a scapito di pericoli strategici più ampi. Questi pericoli includono: il rischio di precipitare una nuova corsa agli armamenti nucleari tra Stati Uniti e Russia; spingere la Russia ad adottare una politica di lancio a grilletto facile; stimolare lo sviluppo di nuove classi di armi nucleari russe; spingere la Russia a schierare quelle nuove armi a distanze equivalenti dal territorio statunitense; e destabilizzare le relazioni politiche tra Stati Uniti e Russia in modi che potrebbero indebolire la loro capacità di disinnescare una crisi nucleare. Il maggiore Brennan Deveraux, uno stratega dell’esercito americano specializzato in artiglieria missilistica e guerra missilistica, ha notato il problema nel suo articolo del 28 gennaio 2022 sul sito web online di militari esperti, War on the Rocks :

La narrazione occidentale è semplice: i missili di supporto al teatro [a raggio intermedio] forniscono agli Stati Uniti e alla NATO nuove capacità per gestire meglio una Russia in ripresa e una Cina in ascesa. Ma questo discorso ha trascurato le implicazioni strategiche dell’impiego di questi missili e ha trascurato qualsiasi potenziale risposta russa.³¹

La Russia era profondamente preoccupata che i nuovi missili statunitensi, piazzati vicino ai suoi confini, potessero aumentare la possibilità che, in caso di crisi, gli Stati Uniti potessero credere di poter effettuare un primo attacco preventivo, decapitando i sistemi di comando e controllo russi e degradando la capacità della Russia di reagire. Quando coordinate con una rete ABM anche solo parzialmente efficace, le armi a raggio intermedio stimolano quindi le preoccupazioni russe che gli Stati Uniti non sarebbero più stati scoraggiati. Questi timori non sono semplicemente paranoia russa.

Come hanno spiegato due membri del Consiglio tedesco per le relazioni estere citati da Deveraux, questi missili “potrebbero minacciare le strutture di comando di Mosca e limitare la capacità militare della Russia di agire”. La Russia aveva quindi molto da guadagnare salvando il trattato nucleare a raggio intermedio. Ma gli Stati Uniti sono rimasti fermi e si sono ritirati.

Dopo che la perdita del trattato fu un fatto compiuto, la Russia cercò nuove restrizioni e moratorie reciproche sugli schieramenti missilistici. Queste avrebbero potuto potenzialmente consentire agli Stati Uniti e alla Russia di mettere in pausa le proprie armi reciprocamente mirate, consentendo loro di schierare armi dirette alla Cina. Tuttavia, gli Stati Uniti respinsero la proposta russa.

Il maggiore Deveraux notò che la risposta dell’Occidente

non solo non è riuscito ad affrontare le preoccupazioni della Russia, ma ha trattato la reintegrazione di questi missili [nella sua struttura di forza] come una conclusione scontata, concentrandosi quasi esclusivamente sul vantaggio relativo che il loro dispiegamento avrebbe potuto fornire agli Stati Uniti e alla NATO.

Deveraux ha anche descritto come le branche dell’esercito statunitense si sono contese i nuovi missili: “Invece di dibattiti interni sulle implicazioni strategiche della reintroduzione di questi missili, il discorso militare pubblico si è concentrato su quale servizio avrebbe avuto responsabilità di impiego e sviluppo. Ciò implicava che l’eventuale impiego e la base avanzata dei nuovi missili fossero conclusioni scontate”.

In effetti, negli ultimi mesi, il signor Putin ha ripetutamente espresso la sua preoccupazione per tali schieramenti. Deveraux ancora:

Nell’ottobre 2021, proprio quando è iniziata l’attuale crisi ucraina, Putin ha espresso la sua frustrazione nei confronti della comunità internazionale in merito alla sua proposta di moratoria missilistica: “Qualcuno ha reagito alla nostra affermazione che non schiereremo questo tipo di missile nella parte europea se li produciamo, se ci dicono che nessuno lo farà dagli Stati Uniti o dall’Europa? No. Non hanno mai risposto”. Ha ripreso questi commenti in una conferenza stampa di dicembre, dicendo: “Stiamo posizionando i nostri razzi vicino ai confini degli Stati Uniti? No, non lo faremo. Sono gli Stati Uniti con i loro razzi che arrivano alla nostra porta”.

Sebbene sia impossibile conoscere le motivazioni specifiche che hanno spinto Putin a invadere l’Ucraina, è probabile che siano stati in gioco una serie di fattori:(1) l’armamento in corso, l’addestramento secondo gli standard NATO e l’integrazione delle strutture militari dell’Ucraina, degli Stati Uniti e di altre potenze occidentali attraverso accordi non NATO; (2) la minaccia costante che l’Ucraina venga ammessa nella NATO; e (3) la preoccupazione per possibili nuovi schieramenti di missili a raggio intermedio, aggravata dal timore che gli Stati Uniti possano schierare Aegis, lanciatori ABM offensivi in ​​Ucraina, indipendentemente dal fatto che l’Ucraina sia ancora un membro della NATO.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, è possibile che il signor Putin abbia ritenuto, dato il coordinamento militare in corso e progressivo tra Stati Uniti e Ucraina, che la finestra per impedire lo spiegamento di lanciatori Aegis offensivi in ​​Ucraina si stesse chiudendo e che, se avesse voluto ovviare a quella minaccia, avrebbe dovuto agire ora. Tutto ciò è speculativo, ma è plausibile e coerente con le preoccupazioni russe precedentemente espresse. Ma indipendentemente da cosa abbia specificamente portato all’invasione, è chiaro che la minaccia di nuovi schieramenti di Aegis ha aggiunto un’altra tazza di sabbia a un castello sulla spiaggia che era già vicino al punto di collasso.

Parte 5: Gli esperti politici mettono in guardia contro l’espansione della NATO

 

Negli ultimi 30 anni, i principali esperti di politica estera degli Stati Uniti hanno ripetutamente avvertito che, espandendo la NATO nell’Europa orientale, gli Stati Uniti stavano commettendo un pericoloso errore politico. Nel 1997, quando la NATO stava per compiere un passo importante verso l’espansione, George Kennan, forse il più eminente statista americano allora in vita (negli anni ’40, fu pioniere della politica di “contenimento” e in seguito fu ambasciatore presso l’Unione Sovietica), avvertì pubblicamente che “l’espansione della NATO sarebbe stato l’errore più fatale della politica americana nell’intera era post-guerra fredda”. Kennan si lamentò dell’insensatezza dell’intero progetto espansionistico, chiedendo:

Perché, con tutte le promettenti possibilità generate dalla fine della guerra fredda, le relazioni Est-Ovest dovrebbero incentrarsi sulla questione di chi si alleerebbe con chi e, di conseguenza, contro chi in un fantasioso, totalmente imprevedibile e molto improbabile conflitto militare futuro?³²

Un anno dopo, in un’intervista con Thomas Friedman, lo statista 94enne rispose alla ratifica dell’espansione della NATO da parte del Senato:

Penso che sia l’inizio di una nuova guerra fredda. Penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto avverso e ciò influenzerà le loro politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c’era alcuna ragione per questo. Nessuno stava minacciando nessun altro. Questa espansione farebbe rivoltare nella tomba i Padri Fondatori.³³

Kennan ha poi aggiunto: “La gente non capisce? Le nostre divergenze nella guerra fredda erano con il regime comunista sovietico. E ora stiamo voltando le spalle alle stesse persone che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere quel regime sovietico”.

Kennan non era il solo. Molti altri, tra cui falchi di spicco, si opposero all’espansione. Tra questi c’erano Robert McNamara, ex Segretario della Difesa, che pianificò e implementò massicce campagne di bombardamenti durante la guerra del Vietnam; Paul Nitze, in precedenza Segretario della Marina e Segretario della Difesa, che si era opposto alla politica di contenimento statico di Kennan, favorendo tentativi più aggressivi di costringere i russi a lasciare i territori; l’accademico anticomunista di Harvard Richard Pipes, che aveva guidato un team organizzato dalla CIA per analizzare le capacità strategiche e gli obiettivi dell’Unione Sovietica; l’ex capo della CIA Robert Gates, che in seguito divenne Segretario della Difesa; Jack F. Matlock, Jr., il penultimo ambasciatore in Unione Sovietica, che aiutò a negoziare la fine della Guerra Fredda; e gli ex ambasciatori in Romania, Polonia e Germania Ovest. Questi e altri importanti addetti ai lavori di Washington si opposero pubblicamente e a gran voce all’espansione della NATO.³⁴ Eppure il loro consiglio non fu seguito.

Nel 2015, il professore dell’Università di Chicago John Mearsheimer iniziò ad affermare pubblicamente che se l’Occidente non avesse smesso di cercare di integrare l’Ucraina militarmente, politicamente ed economicamente, i russi, preoccupati per la loro sicurezza, avrebbero potuto sentirsi costretti a intraprendere un’azione militare, incluso il tentativo di “distruggere” l’Ucraina come un modo per rimuoverla dall’equazione: un avvertimento che, come quello di Kennan, era lungimirante.

Forse sorprendentemente, la spinta di base dell’argomentazione storica avanzata da Mearsheimer e altri critici della NATO sembra essere accettata persino da alcuni analisti aggressivamente russofobi. Una recente intervista con Fiona Hill, un’insider di Washington e dichiarata falca della Russia, illustra questo punto.³⁵ Nell’ultimo paragrafo dell’intervista, pubblicata sulla rivista online Politico , Hill afferma: “Certo, sì, anche noi [gli Stati Uniti] abbiamo commesso terribili errori”. Nel dire questo, Hill sembra riferirsi alla sua risposta a una domanda all’inizio dell’intervista. Quando le è stato chiesto: “Quindi Putin è guidato dalle emozioni in questo momento, non da una sorta di piano logico?”, Hill ha corretto l’intervistatore:

Penso che ci sia stato un piano logico e metodico che risale a molto tempo fa, almeno al 2007, quando lui [Putin] ha messo il mondo, e certamente l’Europa, sull’avviso che Mosca non avrebbe accettato un’ulteriore espansione della NATO. E poi, nel giro di un anno, nel 2008, la NATO ha dato una porta aperta alla Georgia e all’Ucraina. Risale assolutamente a quel momento.

Hill ha continuato,

All’epoca ero un funzionario dell’intelligence nazionale e il National Intelligence Council stava analizzando cosa avrebbe probabilmente fatto la Russia in risposta alla dichiarazione della NATO Open Door. Una delle nostre valutazioni era che c’era un rischio reale e genuino di una qualche forma di azione militare preventiva russa, non solo limitata all’annessione della Crimea, ma anche di un’azione molto più ampia contro l’Ucraina insieme alla Georgia. E naturalmente, quattro mesi dopo il vertice di Bucarest della NATO [quando fu annunciata la politica Open-Door], ci fu l’invasione della Georgia. Non ci fu un’invasione dell’Ucraina allora perché il governo ucraino si tirò indietro dal cercare di entrare nella NATO. Ma avremmo dovuto seriamente affrontare il modo in cui avremmo gestito questo potenziale risultato e le nostre relazioni con la Russia.

Un aspetto notevole della risposta di Hill è che lei afferma diversi punti importanti che gli analisti falchi sono solitamente restii a riconoscere. In primo luogo, afferma che nel 2007, sette anni prima dell’annessione della Crimea da parte della Russia, l’intelligence statunitense riconobbe che c’era un “rischio reale e genuino” che in risposta all’espansione della NATO la Russia potesse annettere la Crimea. In secondo luogo, afferma che nel 2007, la comunità dell’intelligence riconobbe che l’espansione della NATO avrebbe potuto precipitare un’azione militare russa più ampia, non solo una limitata alla Crimea, ma un'”azione molto più ampia” intrapresa contro sia l’Ucraina che la Georgia. In terzo luogo, Hill afferma che la partecipazione della Russia alla guerra russo-georgiana fu una risposta all’espansione della NATO. Infine, Hill afferma abbastanza direttamente che, a differenza di quanto fatto dalla Russia in Georgia, non ha intrapreso alcuna azione in Ucraina nel 2008 perché “il governo ucraino si è tirato indietro dal cercare di entrare nella NATO”.

In questi punti, in particolare nell’ultimo, Hill riconosce direttamente il ruolo cruciale che l’espansione della NATO e le ingerenze militari occidentali hanno avuto nel motivare le azioni russe in Ucraina. Quindi, sembra che, mentre sostiene una posizione da falco, Hill aiuti a sostenere una prospettiva molto simile a quella presentata da Mearsheimer. Tuttavia, per ragioni difficili da comprendere, lei e i guru politici che la pensano come lei danno a questa prospettiva poco o nessun peso nel loro processo decisionale. Piuttosto, la prospettiva sembra svanire sullo sfondo. Invece di riconoscere apertamente le conseguenze indesiderate dell’espansione della NATO, attribuiscono la recente invasione dell’Ucraina da parte del signor Putin a una spinta squilibrata e non provocata alla Hitler per l’espansione territoriale.

Eppure, anche quando descrive esplicitamente Putin come il nuovo Hitler, Hill sembra riportare in gioco l’espansione della NATO. Alla domanda “Quindi, proprio come il mondo non ha visto arrivare Hitler, non siamo riusciti a vedere arrivare Putin?”, Hill commenta:

Avremmo dovuto. Lui è in circolazione da 22 anni ormai, e lui [Putin] è arrivato a questo punto dal 2008. Non credo che inizialmente si sia messo in testa di fare tutto questo, tra l’altro, ma gli atteggiamenti verso l’Ucraina e i sentimenti che tutta l’Ucraina appartenga alla Russia, i sentimenti di perdita, sono tutti lì e si stanno accumulando.

Vale la pena di accostare questa osservazione alla precedente affermazione di Hill, citata per intero sopra: “Penso che ci sia stato un piano logico e metodico che risale… almeno al 2007, quando [Putin] ha messo in guardia il mondo che Mosca non avrebbe accettato l’ulteriore espansione della NATO”. Considerando queste due affermazioni insieme e concentrandosi sui suoi riferimenti al 2007 e al 2008, penso che sia giusto leggere Hill come se dicesse che Putin ha subito la sua trasformazione nel nuovo Hitler a causa dell’espansione della NATO. Se Putin sia effettivamente simile a Hitler è una questione completamente diversa, ma qui sto parlando solo della visione comunicata da Hill.

Inoltre, nel valutare gli obiettivi del signor Putin, Hill nota, “Quindi ciò che Putin vuole non è necessariamente occupare l’intero paese [Ucraina], ma in realtà dividerlo… È qualcosa con cui Putin potrebbe sicuramente convivere: un’Ucraina fratturata e frantumata con diverse parti in diversi stati”. Questa affermazione dovrebbe essere confrontata con le previsioni di Mearsheimer, a partire dal 2015, secondo cui se la NATO e l’Occidente avessero continuato a invadere il territorio russo, la Russia avrebbe potuto sentire il bisogno di, nelle parole di Mearsheimer, “distruggere” l’Ucraina.

Qui vediamo un notevole parallelismo. Sia Mearsheimer che Hill sembrano credere che l’espansione della NATO abbia costituito la base sottostante per la trasformazione del comportamento russo che è culminata nella guerra in Ucraina. Ed entrambi gli analisti hanno previsto che, in risposta all’espansione della NATO, la Russia potrebbe cercare di “distruggere” l’Ucraina, o, come ha detto Hill, di trasformare l’Ucraina in una nazione “fratturata, frantumata”. Trovo poco disaccordo fondamentale tra Hill e Mearsheimer. Ma ciò che trovo sconcertante è che Hill sembra non tenere conto nella sua analisi complessiva di questa importante area di accordo tra lei e Mearsheimer.

Infatti, più avanti nell’intervista, Hill descrive coloro che indicano la responsabilità occidentale per la crisi ucraina come creduloni della disinformazione russa: “Voglio dire che lui [Putin] ha… masse di cittadini statunitensi che dicono, ‘Bravo, Vladimir Putin’, o che danno la colpa alla NATO, o che danno la colpa agli USA per questo risultato. Questo è esattamente ciò a cui è rivolta una guerra informativa e un’operazione psicologica russa”. Nell’affermare ciò, Hill sembra ignorare le sue stesse conclusioni sulle conseguenze indesiderate dell’espansione della NATO. Inoltre, non è semplicemente corretto che coloro che ritengono gli Stati Uniti e la NATO responsabili della crisi stiano dicendo, in effetti, “Bravo, Vladimir Putin”. Piuttosto, la maggior parte di coloro che sottolineano la colpevolezza occidentale per la crisi ucraina sembrano considerare l’invasione russa dell’Ucraina come un disastro assoluto. La vedono come un evento che, indipendentemente da quali possano essere le cause sottostanti, ha provocato orribili sofferenze, distruzione e morte. Molti critici della NATO, infatti, criticano esplicitamente anche Putin, pur sottolineando il ruolo dell’Occidente nell’acutizzazione della crisi.

Nel formulare la sua opinione sulle azioni russe, Hill è, ovviamente, consapevole delle terribili conseguenze dell’invasione tedesca della Russia durante la seconda guerra mondiale. Nell’intervista osserva persino che “la famiglia di Vladimir Putin ha sofferto durante l’assedio di Leningrado”. Il suo commento è accurato, sebbene in un certo senso un eufemismo. Come lo descrive Stephen F. Cohen, “la madre e il padre [di Putin] sono sopravvissuti a malapena a ferite e malattie quasi mortali, suo fratello maggiore è morto nel lungo assedio tedesco di Leningrado e molti dei suoi zii sono morti”. ³⁶ Inoltre, la sofferenza della famiglia del signor Putin è rappresentativa di quella della nazione russa. Sebbene i numeri precisi siano sconosciuti, circa 25 milioni di cittadini sovietici sono morti durante le invasioni tedesche della seconda guerra mondiale, con la metà di questi, circa 12,5 milioni, in Russia. Si tratta di un numero di morti pari a circa uno su sette russi allora in vita. ³⁷

Eppure, anziché notare la rilevanza di questa dolorosa storia per la questione della sicurezza russa; e anziché sottolineare come l’espansione della NATO e l’invasione (o, forse, agli occhi dei russi, la nuova invasione ) del potere militare occidentale sul confine russo risuonino con quella storia; e anziché persino postulare una sensibilità psicologica da parte del signor Putin, basata sulle esperienze della sua stessa famiglia, Hill inquadra le esperienze familiari del signor Putin come ulteriore supporto alla sua visione secondo cui è motivato da un espansionismo pericoloso e irrazionale. Quindi, dopo aver menzionato la famiglia di Putin, aggiunge sarcasticamente, “eppure qui [nell’invasione dell’Ucraina] Vladimir Putin sta facendo esattamente la stessa cosa [che la Germania ha fatto alla Russia]”. Anche quando si occupa dei traumi della famiglia del signor Putin, Hill sembra non avere spazio nella sua analisi per le preoccupazioni sulla sicurezza russa. Ci sono solo Hitler, la Germania nazista e la seconda guerra mondiale ancora una volta.

Non c’è dubbio che la percezione russa delle minacce esterne sia stata profondamente influenzata dal passato della Russia. Oltre alle invasioni tedesche della seconda e della prima guerra mondiale, la Russia era stata invasa, cento anni prima, da Napoleone, il cui esercito era arrivato fino a Mosca. Richard Sakwa, professore di politica russa ed europea presso l’Università del Kent, in Inghilterra, descrive l’interazione di questa storia con la geografia della regione: “Mosca… non ha due grandi oceani per difendersi. Non ha montagne per difendersi. Nessun fiume importante. È situata su una vasta pianura eurasiatica settentrionale, senza confini difendibili e con un costante senso di minaccia dall’Occidente”.³⁸

I falchi politici come Hill sono, ovviamente, consapevoli di questa storia e geografia. Tuttavia, invece di vederli come potenziali rinforzi psicologici per legittime preoccupazioni di sicurezza russe, questi analisti comunicano la visione che il signor Putin è impegnato in un accaparramento di terre hitleriano, una versione moderna di una caccia spietata al lebensraum, e che Putin stesso è essenzialmente Hitler incarnato: paranoico, che vive nel passato imperiale e guidato da un innato militarismo russo. Questo tipo di analisi può essere mantenuto solo ignorando le conclusioni che la stessa Hill ha raggiunto e pubblicamente affermato sull’espansione della NATO nella sua intervista su Politico .

Parte 6: I creatori russofobi raddoppiano gli errori passati

Nonostante gli inequivocabili fallimenti delle politiche occidentali nei confronti di Russia e Ucraina, i responsabili di decenni di azioni provocatorie degli Stati Uniti e della NATO stanno ora raddoppiando, affermando che l’invasione russa dell’Ucraina dimostra che avevano ragione fin dall’inizio. Questi analisti affermano che la vera causa dell’invasione russa è che gli Stati Uniti non hanno fatto pressioni ancora più forti sulla Russia. La spiegazione più plausibile è che quei molti esperti di politica statunitense che avevano previsto che l’espansione della NATO avrebbe portato al disastro avevano ragione, e che le loro previsioni ora si stanno rivelando terribili.

Infatti, dopo l’inizio dell’espansione della NATO fino alle porte della Russia, George Kennan dichiarò che la decisione della NATO era una profezia che si autoavverava. Lungi dal proteggere l’Occidente, spiegò, l’espansione avrebbe portato gli Stati Uniti verso la guerra con la Russia. E una volta che questo risultato si fosse verificato, predisse Kennan, i sostenitori dell’espansione avrebbero detto che ciò dimostrava che il militarismo russo intrinseco era la causa. Kennan dichiarò: “Certo che ci sarà una brutta reazione da parte della Russia, e poi [i sostenitori dell’espansione] diranno che vi abbiamo sempre detto che i russi sono fatti così, ma questo è semplicemente sbagliato”. ³⁹ La previsione di Kennan era quindi doppiamente corretta: in primo luogo, sulle reazioni russe all’espansione della NATO; in secondo luogo, sulla risposta circolare e autogiustificativa di quei falchi politici occidentali che erano dalla parte sbagliata degli eventi.

Pochi nei media statunitensi discutono di queste cose. Guardando la televisione e leggendo i giornali, si potrebbe anche immaginare che le preoccupazioni sull’espansione della NATO non siano mai state sollevate, o che fossero di natura marginale. Sebbene il ruolo degli Stati Uniti e dei paesi della NATO nel creare la crisi in Ucraina dovrebbe essere ovvio, molti americani ed europei sono stati sopraffatti da una specie di “febbre da guerra per procura”, perdendo il quadro generale ma preoccupati dai dettagli quotidiani della battaglia, spinti da una rabbia ipocrita e dalla convinzione che la politica migliore sia quella di riversare sempre più armi in Ucraina fino a quando il signor Putin non piangerà zio.

Alla luce dell’intensità di questa febbre da guerra, non dovrebbe sorprendere che quei pochi leader politici statunitensi che hanno la rara combinazione di chiarezza e coraggio richiesta per discutere apertamente il retroscena della guerra in Ucraina siano stati definiti traditori. In verità, sono patrioti. Si rifiutano di giocare al gioco tribale del “Il mio paese non può sbagliare”. Stanno riconoscendo i fatti storici scomodi per quello che sono e stanno cercando di evitare di ripetere gli stessi errori in futuro. E vogliono discernere le implicazioni di quei fatti per il presente, specialmente in modi che potrebbero limitare la morte e la distruzione in Ucraina e, contemporaneamente, ridurre la possibilità di uno scontro nucleare apocalittico tra Russia e Occidente.

Osservando la situazione da una prospettiva recente, John Mearsheimer scrive:

[S]iamo in una situazione estremamente pericolosa e la politica occidentale sta esacerbando questi rischi. Per i leader russi, ciò che accade in Ucraina ha poco a che fare con il fatto che le loro ambizioni imperiali siano state frustrate; si tratta di affrontare ciò che considerano una minaccia diretta al futuro della Russia. Il signor Putin potrebbe aver valutato male le capacità militari della Russia, l’efficacia della resistenza ucraina e la portata e la velocità della risposta occidentale, ma non si dovrebbe mai sottovalutare quanto spietate possano essere le grandi potenze quando credono di essere in gravi difficoltà. L’America e i suoi alleati, tuttavia, stanno raddoppiando, sperando di infliggere una sconfitta umiliante al signor Putin e forse persino di innescare la sua rimozione. Stanno aumentando gli aiuti all’Ucraina mentre usano sanzioni economiche per infliggere una punizione massiccia alla Russia, un passo che Putin ora vede come “simile a una dichiarazione di guerra”.⁴⁰

Parte 7: Come le narrazioni eccessivamente pessimistiche diventano profezie che si autoavverano

La storia di una Russia malvagia, irrazionale, intrinsecamente espansionista, con un leader paranoico al timone, osteggiata da Stati Uniti e Europa virtuosi, è una confabulazione confusa e strana, incoerente con tutta una serie di eventi direzionalmente allineati degli ultimi 30 anni, eventi il ​​cui significato e significato avrebbero dovuto essere prontamente evidenti. In effetti, la narrazione occidentale predominante potrebbe essere vista come una specie di paranoia.

Le provocazioni che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno rivolto alla Russia sono errori politici così gravi che, se la situazione fosse stata invertita, i leader degli Stati Uniti avrebbero da tempo rischiato una guerra nucleare con la Russia. Per i leader degli Stati Uniti affermare il contrario, come stanno facendo ora, rappresenta un pericoloso disprezzo della realtà. In alcuni casi, questo disprezzo rappresenta sicuramente una demagogia intenzionale. Ma per alcuni decisori politici deve essere ben intenzionato, e avviene per il semplice motivo che continuano a interpretare nuovi fatti alla luce della stessa narrazione esaurita.

Anche i principali organi di stampa hanno la loro responsabilità. Invece di cercare di contestualizzare gli eventi in modo appropriato per i loro lettori, i media hanno strombazzato la narrazione preferita dal governo. Qualunque siano le sue motivazioni, i media tradizionali hanno implementato, e continuano a implementare, un regime di propaganda che disinforma il pubblico e può essere percepito dalla Russia solo come un affronto al carattere nazionale del suo popolo. I fornitori di informazioni online stanno facendo più o meno la stessa cosa. Infatti, come ha dimostrato il giornalista vincitore del premio Pulitzer e avvocato del primo emendamento Glenn Greenwald, una massiccia censura delle opinioni dissenzienti si sta verificando a molti livelli della società sia negli Stati Uniti che in Europa.⁴¹

Sebbene sia difficile guardare le immagini orribili provenienti dall’Ucraina senza ripugnanza e rabbia, soccombere all’emozione cieca e abbracciare la narrazione occidentale dominante è un errore pericoloso. Rafforza le peggiori forze di Washington, incluso il nesso tra potere burocratico e interessi commerciali che il presidente Eisenhower, un generale dell’esercito a cinque stelle, ha definito il complesso militare-industriale, di cui ha messo in guardia il pubblico americano nel suo ultimo discorso televisivo da presidente degli Stati Uniti. Questa narrazione consente anche ai leader europei della NATO più russofobi e militaristi, così come a quelli con meno coraggio, di opporsi alle politiche americane fuorvianti. La narrazione offusca le menti dei cittadini americani ed europei, portando allo sciovinismo e al guerrafondaio.

Il mio obiettivo principale in questo saggio è correggere una falsa narrazione, e per una ragione molto pratica: perché le false narrazioni portano a cattivi risultati. Le narrazioni si riflettono inevitabilmente nei comportamenti; sono sia descrittive che generative. Funzionando come modelli di realtà, le narrazioni servono da guide per l’azione. Quindi, attraverso la dinamica di azione e reazione, spinta e respingimento, possono produrre i risultati che sostengono siano già presenti. In questo modo, una narrazione eccessivamente pessimistica sulle intenzioni di un potenziale avversario, quella che definisco una “narrazione di sospetto”, può potenziare le stesse minacce che pretende di mitigare.

Questa descrizione è alla base della classica dinamica di una corsa agli armamenti che culmina in un’escalation e in una guerra. Non è un esempio del paradigma della seconda guerra mondiale, con le sue immagini associate di espansionismo implacabile e pacificazione occidentale, ma della prima guerra mondiale, in cui Germania, Gran Bretagna, Europa occidentale e, infine, America sono andate a dormire verso la catastrofe. Eppure ora, a causa della natura delle armi nucleari, la catastrofe può verificarsi più facilmente e con effetti più devastanti.

Come nella prima guerra mondiale, ogni parte, temendo il peggio dall’altra, cerca di rendersi invulnerabile attraverso una strategia militare che necessariamente ha anche un potenziale offensivo, un’arma strategica a doppio taglio che gli analisti politici definiscono un “dilemma di sicurezza”. Questo è esattamente ciò che George Kennan aveva previsto in merito all’espansione della NATO, e in merito al quale ha dimostrato di avere ragione. Tale espansione, che era giustificata in nome della difesa, è stata percepita dalla Russia come una minaccia offensiva e ha portato ad azioni che sono, a loro volta, percepite dall’Occidente come espansionistiche. Nel 2014, Richard Sakwa ha offerto una concisa retrospettiva sulla situazione che Kennan aveva previsto:

Alla fine, l’esistenza della NATO è stata giustificata dalla necessità di gestire le minacce alla sicurezza provocate dal suo allargamento. L’ex Patto di Varsavia e gli stati baltici si sono uniti alla NATO per migliorare la loro sicurezza, ma il semplice fatto di farlo ha creato un dilemma di sicurezza per la Russia che ha minato la sicurezza di tutti.⁴²

E da quando Sakwa ha scritto, la situazione non ha fatto che peggiorare, in buona parte perché gli Stati Uniti e i loro alleati hanno portato avanti una serie parallela di espansioni militari al di fuori della NATO.

Il signor Putin, qualunque tendenza autoritaria possa avere, non è nato seguendo un percorso prestabilito. Nell’attuale zeitgeist, potrebbe essere considerato eretico affermare l’ovvio: che il signor Putin, come tutti gli esseri umani, è influenzato da una combinazione di ciò che è dentro di lui (la sua psicologia, le sue convinzioni e i suoi valori) e di ciò che è fuori, le dinamiche circostanze esterne che lo affrontano. Questa è semplicemente una verità ovvia. È anche una verità ovvia che l’esposizione cronica a certi modelli di eventi esterni possa cambiare le tendenze interiori di una persona o, almeno, amplificare selettivamente alcune tendenze a spese di altre, a volte opposte.

In modo graduale, a piccoli e grandi passi, l’Occidente ha ignorato le ragionevoli preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza, considerandole irrilevanti, alimentando le preoccupazioni russe circa l’accerchiamento e l’invasione. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e i loro alleati europei hanno lasciato intendere che un attore razionale sarebbe stato rassicurato dalle dichiarazioni di intenzioni benigne dell’Occidente: che le esercitazioni di armi, addestramento ed interoperabilità, non importa quanto provocatorie, potenti o vicine ai confini della Russia, sono puramente difensive e non devono essere temute. In molti casi, i leader occidentali, in particolare degli Stati Uniti, hanno attivamente mancato di rispetto al signor Putin, a volte insultandolo in faccia.

Nel fare tutto questo, l’Occidente ha suggerito che il signor Putin stia immaginando minacce strategiche dove in realtà non ne esiste nessuna. Questa inquadratura occidentale, che postula una mancanza di legittime preoccupazioni per la sicurezza russa, unita ad accuse implicite ed esplicite di irrazionalità, è alla base di gran parte della narrazione attualmente dominante. È anche alla base della posizione ideologica dei falchi della Russia che svolgono un ruolo così importante a Washington. Nelle relazioni personali, la combinazione di azioni minacciose e accuse di paranoia sarebbe considerata gaslighting. La situazione è davvero così diversa nel regno della politica internazionale?

In tempo di guerra e minaccia militare, persino i leader dei paesi liberi tendono all’autoritarismo. Percependo un grande pericolo, potrebbero stringere le redini del potere, imponendo un controllo dall’alto verso il basso ed espandendo la categoria di azioni e discorsi interni considerati traditori. Non è esagerato suggerire che le provocazioni descritte in questo saggio abbiano creato nella mente del signor Putin e di altri membri della classe politica e militare russa un senso di assedio ed emergenza in evoluzione. Il mio punto è che si deve contemplare la possibilità che le azioni occidentali abbiano contribuito non solo alla politica estera della Russia, ma anche ad aspetti sgradevoli della politica interna della Russia. Infatti, George Kennan lo aveva previsto nel 1998: l’espansione della NATO, aveva detto, avrebbe “avuto un effetto negativo sullo sviluppo della democrazia russa”. ⁴³

Gli attori politici, sia individui che attori aziendali, come burocrazie e nazioni, non sono entità statiche. Piuttosto, le decisioni umane che chiamiamo “politiche” emergono da una concatenazione di intenzioni consapevoli; motivazioni inconsce; incidenti della storia; e interazioni personali e umane, comprese interazioni e parole palesemente minacciose, umilianti e irrispettose, come quelle che sono emanate dalla bocca del presidente Biden. Ed è del tutto possibile che le azioni degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei abbiano esercitato, e continuino a esercitare, un effetto più profondo sulle politiche del signor Putin, comprese le sue politiche interne, di quanto alcuni siano inclini a pensare.⁴⁴

Parte 8: Una storia controfattuale e conclusione

Chi è responsabile del disastro umanitario in Ucraina; della morte di migliaia di ucraini, sia civili che soldati; e dell’arruolamento forzato di civili ucraini nell’esercito? Chi è responsabile della distruzione di case e aziende ucraine e della crisi dei rifugiati che ora si aggiunge a quella del Medio Oriente? Chi è responsabile della morte di migliaia di giovani uomini in servizio nell’esercito russo, la maggior parte dei quali sicuramente crede, come le loro controparti ucraine, di combattere per proteggere la propria nazione e le proprie famiglie? Chi è responsabile del danno in corso inflitto alle economie e ai cittadini di Europa e Stati Uniti? Chi sarà responsabile se le interruzioni nell’agricoltura porteranno alla carestia in Africa, un continente che dipende fortemente dall’importazione di grano dall’Ucraina e dalla Russia? E infine, chi sarà responsabile se la guerra in Ucraina si trasformerà in uno scambio nucleare e poi in una guerra nucleare su vasta scala?

In senso prossimale, la risposta a tutte queste domande è semplice: il signor Putin è responsabile. Ha iniziato la guerra e, con i suoi strateghi militari, ne sta dirigendo la condotta. Non era tenuto a entrare in guerra. Questi sono fatti. Ma i fatti devono essere interpretati in riferimento ad altri fatti, compresi quelli che sono passati da tempo dai titoli dei giornali, o che non ci sono mai stati in primo luogo. Quando ciò sarà fatto, diventerà chiaro che i decisori politici negli Stati Uniti e in Europa hanno una responsabilità significativa per la guerra.

Il modo in cui si giudicano le responsabilità relative di Mosca, Washington e delle varie capitali europee dipenderà da come si soppesano determinati eventi storici, le azioni degli individui coinvolti e l’enfasi relativa che si pone sulla causalità prossimale e distale. Tuttavia, mi avventurerò a dire che, quando tutto è preso in considerazione, la responsabilità primaria ricade sull’Occidente, in particolare sugli Stati Uniti. Non conosco un modo del tutto soddisfacente per sostenere questo punto; non esiste una metodologia convalidata per attribuire la colpa a una serie di attori, tutti dotati almeno di una certa capacità di azione, di una certa libertà di scelta. Ma credo che possiamo ottenere informazioni costruendo una storia controfattuale, che chiede: dove saremmo ora se gli Stati Uniti avessero agito diversamente? Questo è un gioco di “cosa succederebbe se” e le proiezioni che genera non possono mai essere provate o confutate. Ma questo controfattuale si adatta bene alla storia degli ultimi 30 anni e, a mio avviso, è sia rivelatore che persuasivo.

Se gli Stati Uniti non avessero spinto la NATO fino al confine con la Russia; se non avessero schierato sistemi di lancio di missili nucleari in Romania e non li avessero pianificati per la Polonia e forse anche altrove; se non avessero contribuito al rovesciamento del governo ucraino democraticamente eletto nel 2014; se non avessero abrogato il trattato ABM e poi il trattato sui missili nucleari a raggio intermedio, e poi ignorato i tentativi russi di negoziare una moratoria bilaterale sugli schieramenti; se non avessero condotto esercitazioni di fuoco vivo con razzi in Estonia per esercitarsi a colpire obiettivi all’interno della Russia; se non avessero coordinato un’imponente esercitazione militare di 32 nazioni vicino al territorio russo; se non avessero intrecciato l’esercito statunitense con quello ucraino; ecc. ecc. ecc. — se gli Stati Uniti e i suoi alleati della NATO non avessero fatto queste cose, la guerra in Ucraina probabilmente non avrebbe avuto luogo. Penso che questa sia un’affermazione ragionevole.

In effetti, suggerirei che se non si fossero verificate due o tre delle tante provocazioni discusse qui, le cose sarebbero molto diverse oggi. Ho già usato l’analogia di un castello sulla spiaggia costruito con tazze di sabbia. Sebbene non si possa facilmente prevedere quanta sabbia, in quale configurazione, la struttura possa sopportare, è chiaro che maggiore è la quantità di sabbia, più alti sono i mucchi e più precario è il posizionamento, più instabile diventerà la struttura. Direi che l’Occidente ha ammucchiato tazze e tazze di sabbia su una struttura che un attore razionale e lucido avrebbe riconosciuto come probabile che si concludesse con un crollo. La guerra in Ucraina è uno di questi crolli e non c’è motivo di pensare che non seguiranno altri disastri, indipendentemente da quanto i pianificatori di guerra negli Stati Uniti immaginino di poter sventrare la capacità militare della Russia.

E non è finita qui. Il governo degli Stati Uniti, attraverso le sue parole e azioni, potrebbe aver portato i leader ucraini e il popolo ucraino ad adottare posizioni intransigenti nei confronti della Russia. Invece di premere e sostenere una pace negoziata nel Donbass tra Kiev e gli autonomisti filo-russi, gli Stati Uniti hanno incoraggiato le forze fortemente nazionaliste in Ucraina. Hanno riversato armi in Ucraina, intensificato l’integrazione militare e l’addestramento con l’esercito ucraino, rifiutato di rinunciare ai piani di incorporare l’Ucraina nella NATO e potrebbe aver dato l’impressione ai leader e al popolo ucraino che avrebbero potuto andare direttamente in guerra con la Russia per conto dell’Ucraina.

Tutto ciò potrebbe aver influenzato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha vinto le elezioni del 2019, con oltre il 70 percento di sostegno popolare, candidandosi su una piattaforma di pace. Eppure alla fine non è riuscito a portare a termine il suo progetto. Anche con la guerra incombente, non avrebbe accettato compromessi per amore della pace. Il 19 febbraio, cinque giorni prima dell’invasione russa, il signor Zelensky ha incontrato a Monaco il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Secondo il Wall Street Journal, Scholz ha proposto di mediare un accordo di pace. Ha detto al signor Zelensky

che l’Ucraina dovrebbe rinunciare alle sue aspirazioni NATO e dichiarare la neutralità come parte di un più ampio accordo di sicurezza europeo tra l’Occidente e la Russia. Il patto sarebbe stato firmato dal signor Putin e dal signor Biden, che avrebbero garantito congiuntamente la sicurezza dell’Ucraina. Il signor Zelensky ha affermato che non ci si poteva fidare del signor Putin per sostenere un tale accordo e che la maggior parte degli ucraini voleva unirsi alla NATO. La sua risposta ha lasciato i funzionari tedeschi preoccupati che le possibilità di pace stessero svanendo.⁴⁵

In una recente intervista, Richard Sakwa ha suggerito che il signor Zelensky avrebbe potuto fare pace con la Russia pronunciando solo cinque parole: “L’Ucraina non entrerà nella NATO”. Sakwa ha continuato: “Se Putin stava bluffando [sull’importanza decisiva dell’espansione della NATO], chiamatelo bluffare. Invece… abbiamo avuto questa guerra catastrofica… È stato un approccio frivolo al destino di una nazione e, soprattutto, al destino del suo stesso popolo”. ⁴⁶

Come ha fatto un sostenitore della pace, che aveva un forte mandato elettorale per negoziare la fine del conflitto del Donbass, a piantarsi sui tacchi e scommettere sulla guerra? Vorrei suggerire che, in assenza di nozioni fuorvianti e irrealistiche imposte all’Ucraina dagli Stati Uniti, l’Ucraina avrebbe elaborato da tempo un modus vivendi con la Russia, adottando probabilmente una posizione di neutralità politica, qualcosa che ora, e solo se è fortunata, l’Ucraina potrebbe ancora raggiungere dopo la distruzione di metà del suo paese, la morte di migliaia di persone e lo sfollamento e l’immiserimento di milioni di persone. C’è una venerabile storia di neutralità in Europa. Sia l’Austria che la Finlandia hanno adottato la neutralità nei confronti dell’Unione Sovietica e ne hanno tratto grandi benefici. Sebbene la forma di governo a Mosca sia cambiata, la logica geostrategica della neutralità è la stessa. Perché questo non è accaduto con l’Ucraina?

Poco dopo l’elezione di Zelensky nel 2019, Stephen F. Cohen ha suggerito in un’intervista che Zelensky avrebbe avuto bisogno del supporto attivo degli Stati Uniti per superare la pressione, comprese le minacce alla sua vita, da parte dell’estrema destra ucraina. Senza questo supporto, ha previsto Cohen, il signor Zelensky non sarebbe stato in grado di cercare la pace:

[I]l nuovo presidente dell’Ucraina, Zelensky, si è candidato come candidato per la pace. … Ha vinto un mandato enorme per fare la pace. Quindi, ciò significa che deve negoziare con Vladimir Putin. … Ma la sua volontà — e questo è ciò che è importante e non ben riportato qui [negli Stati Uniti] — la sua volontà di trattare direttamente con Putin… in realtà ha richiesto una notevole audacia da parte di Zelensky perché ci sono oppositori di questo in Ucraina e sono armati. Alcune persone dicono che sono fascisti, ma sono certamente ultra-nazionalisti, e hanno detto che rimuoveranno e uccideranno Zelensky se continuerà su questa linea di negoziazione con Putin. … Zelensky non può andare avanti… a meno che l’America non gli sostenga le spalle. Forse non sarà abbastanza, ma a meno che la Casa Bianca non incoraggi questa diplomazia, Zelensky non ha possibilità… ⁴⁷

A mia conoscenza, Zelensky non ha mai ricevuto alcun sostanziale sostegno americano per perseguire il suo programma di pace. Invece, è stato sottoposto a ripetute visite da parte di importanti politici americani e funzionari del Dipartimento di Stato, i quali hanno tutti sproloquiato un principio teorico di assoluta libertà ucraina, definita come il “diritto” di unirsi alla NATO e di stabilire un avamposto militare statunitense al confine con la Russia. Alla fine, questa “libertà” era peggio di un sogno irrealizzabile: sebbene promuovesse gli obiettivi degli Stati Uniti, o, più precisamente, gli interessi di alcune fazioni politiche, militari e finanziarie americane, ha distrutto l’Ucraina.

E persino da una ristretta prospettiva americana, l’intero piano occidentale era un pericoloso gioco di bluff, messo in atto per ragioni difficili da comprendere. L’Ucraina non è, per nessun motivo, un interesse di sicurezza vitale per gli Stati Uniti. In effetti, l’Ucraina non ha quasi importanza. Da una prospettiva americana, e lo dico senza mancare di rispetto al popolo ucraino, l’Ucraina è irrilevante. L’Ucraina non è più importante per i cittadini degli Stati Uniti di uno qualsiasi degli altri cinquanta paesi che la maggior parte degli americani, per ragioni perfettamente comprensibili, non potrebbe trovare su una mappa senza un sacco di ricerche casuali. Quindi sì, l’Ucraina è irrilevante per l’America. E se i leader degli Stati Uniti e della NATO avessero riconosciuto questo fatto ovvio, niente di tutto questo sarebbe successo.

Al contrario, per la Russia, con il suo confine condiviso lungo 1.200 miglia e la sua storia di tre grandi invasioni via terra provenienti dall’Occidente, la più recente delle quali, durante la Seconda guerra mondiale, ha causato la morte di circa il 13 percento dell’intera popolazione russa , l’Ucraina è il più vitale degli interessi vitali.

La minaccia esistenziale che la Russia percepisce da un’Ucraina armata, addestrata e militarmente integrata dall’Occidente avrebbe dovuto essere chiara a Washington fin dall’inizio. Davvero, quale persona sana di mente potrebbe credere che piazzare un arsenale occidentale al confine con la Russia non avrebbe prodotto una risposta potente? Quale persona sana di mente potrebbe credere che piazzare questo arsenale avrebbe migliorato la sicurezza americana? E se fosse rimasta qualche incertezza, avrebbe dovuto essere rimossa nel 2008 quando l’ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, William Burns, che ora dirige la CIA del signor Biden, ha telegrafato a Washington che, per la Russia, l’Ucraina era la più rossa delle linee rosse. Non ci vuole uno scienziato missilistico per capire perché. Eppure questa realtà trasparente sembra opaca a molti nei dipartimenti di Stato e della Difesa degli Stati Uniti, nella NATO e nei media, e all’attuale presidente americano.

E allora, cosa succederà ai cittadini degli Stati Uniti e dei loro alleati europei?

Francamente, li lascia — noi — in una situazione molto brutta. È una situazione che non solo è estremamente pericolosa, mettendo il mondo intero a rischio di guerra nucleare: è una situazione che si sarebbe potuta raggiungere solo attraverso un livello di stupidità e cecità del governo americano e, tra i leader europei, un livello di deferenza e codardia, che è quasi inconcepibile. In una recente intervista, a Gilbert Doctorow è stato chiesto cosa i cittadini americani hanno più bisogno di sapere sulla guerra. La sua risposta: “Le vostre vite sono in pericolo”. Ha continuato,

Il signor Putin ha dichiarato pubblicamente di non contemplare un mondo senza la Russia. E se l’intento americano è quello di distruggere la Russia, allora l’intento americano sarà l’autodistruzione. …. [L’America] sta affrontando una minaccia esistenziale di sua stessa creazione. E la via di fuga da questa minaccia è sotto gli occhi di tutti: è quella di fare un accordo con il signor Putin….⁴⁸

I decisori politici di Washington e delle capitali europee, insieme ai media catturati e vili che amplificano acriticamente le loro assurdità, ora sono immersi fino ai fianchi in un barile di fango viscoso. È difficile immaginare come coloro che sono stati abbastanza sciocchi da entrare in quel barile troveranno la saggezza di estrarsi prima di rovesciarlo e trascinare con sé il resto di noi.

Citazioni

  1. Intervista, Chas Freeman, 24 marzo 2022. Pushback With Aaron Maté [podcast e video]. < https://thegrayzone.com/2022/03/24/us-fighting-russia-to-the-last-ukrainian-veteran-us-diplomat/ >.
  2. Per quanto riguarda la dichiarazione del signor Putin del 27 febbraio, vedere < https://www.armscontrol.org/act/2022-03/news/putin-orders-russiannuclear-weapons-higher-alert >. Per quanto riguarda i livelli Defcon attuali e storici, con spiegazione delle ragioni, vedere < https://www.defconlevel.com/ > e < https://www.defconlevel.com/history.php >.
  3. Avril Haines, testimonianza, 10 maggio 2022 < https://www.c-span.org/video/?c5014371/us-believes-russian-president-putin-preparing-prolonged-conflict# >.
  4. Intervista, Gilbert Doctorow, inizio 2022 [data indeterminata]. Non censurato con Rachel Marsden [podcast e video]< https://www.youtube.com/watch?v=CHbHx44ohTE >. A partire da 56:30.
  5. “Espansione della NATO: cosa ha sentito Gorbachev”. National Security Archive, George Washington University < https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/russia-programs/2017-12-12/nato-expansion-what-gorbachev-heard-western-leaders-early >.
  6. “Affari o non accordi? La fine della Guerra Fredda e l’offerta degli USA di limitare l’espansione della NATO.” International Security, Vol. 40, No. 4 (primavera 2016), pp. 7–44 < https://www.belfercenter.org/sites/default/files/files/publication/003-ISEC_a_00236-Shifrinson.pdf >
  7. “Author Chat: Joshua Itzkowitz Shifrinson,” 5 agosto 2016, Harvard Kennedy School Belfer Center for Science and International Affairs < https://www.belfercenter.org/publication/author-chat-joshua-itzkowitz-shifrinson >.
  8. Vedere, ad esempio: < https://direct.mit.edu/isec/article-abstract/42/1/186/12171/NATO-Enlargement-Was-There-a-Promise ?> e < https://jackmatlock.com/2014/04/nato-expansion-was-there-a-promise/ >.
  9. Intervista, Douglas Macgregor, 31 marzo 2022. The Scott Horton Show [podcast] < https://scotthorton.org/interviews/3-31-22-colonel-douglas-macgregor-the-us-is-deliberately-ignoring-the-path-to-peace-in-ukraine/ > alle 18:05.
  10. Nyet significa Nyet: le linee rosse dell’allargamento della NATO in Russia, 1° febbraio 2008, cavo riservato pubblicato su Wikileaks < https://wikileaks.org/plusd/cables/08MOSCOW265_a.html >.
  11. Secondo un’indagine indipendente commissionata dall’Unione Europea (UE) (“Independent International Fact-Finding Mission on the Conflict in Georgia, Volume I” <https://www.mpil.de/files/pdf4/IIFFMCG_Volume_I2.pdf>), “le ostilità aperte iniziarono con… un massiccio attacco di artiglieria georgiana” [p.19] che comprendeva “attacchi indiscriminati da parte delle forze georgiane” su aree popolate e non militari utilizzando sia “sistemi di lancio di razzi multipli che pezzi di artiglieria” [p. 28]. Il rapporto dell’UE dichiarò illegale l’attacco georgiano [p. 22] e insinuò che l’ingresso delle truppe russe in Georgia potrebbe essere stato legale secondo il diritto internazionale come risposta alla morte dei peacekeeper russi [p. 23] che erano di stanza in Ossezia del Sud in base ad un accordo internazionale. Allo stesso tempo, il rapporto affermava che “tutte le parti in conflitto – forze georgiane, forze russe e forze dell’Ossezia del Sud – hanno commesso violazioni del diritto umanitario internazionale e del diritto dei diritti umani” [p. 26]. Il rapporto indicava anche che, sebbene l’assalto georgiano fosse un momento spartiacque, faceva parte di un contesto più ampio e complesso, con molte fasi ed elementi, per i quali non è possibile attribuire la responsabilità complessiva a una singola parte [p. 31–32]. Per ulteriori informazioni, vedere Gordon M. Hahn, Ukraine Over the Edge, McFarland & Company: Jefferson, North Carolina, 2018, in particolare pp. 106–111; e Richard Sakwa, Frontline Ukraine , IB Tauris: Londra, 2015, voci di indice per “guerra russo-georgiana” e “Saakashvili, Mikheil”.
  12. Intervista, Douglas Macgregor, come sopra, alle 17:35.
  13. “Perché la crisi ucraina è colpa dell’Occidente”, Foreign Affairs , settembre/ottobre 2014 < https://www.mearsheimer.com/wp-content/uploads/2019/06/Why-the-Ukraine-Crisis-Is.pdf > p. 4. Sebbene scritto otto anni fa, questo potrebbe ancora essere la migliore guida breve per comprendere come l’Occidente abbia causato la crisi ucraina che ha portato alla guerra. Sul ruolo sproporzionato dell’estrema destra ucraina, compresi i neonazisti, vedere il lavoro sottoposto a revisione paritaria di Ivan Katchanovski, ad esempio: “L’estrema destra, l’Euromaidan e il massacro di Maidan in Ucraina”, Labor and Society, 2019, pp. 1–25 < https://in-this-together.com/UKC/RS-Maidan.pdf?x38956 > e < https://uottawa.academia.edu/IvanKatchanovski > o i suoi scritti per un pubblico generale, ad esempio “L’origine nascosta dell’escalation del conflitto Ucraina-Russia: gli eventi del massacro di Maidan hanno plasmato una delle ore più controverse della storia europea dalla fine della Guerra Fredda”, 22 gennaio 2022, Canadian Dimensions [sito web] < https://canadiandimension.com/articles/view/the-hidden-origin-of-the-escalating-ukraine-russia-conflict >. Vedere anche Gordon M. Hahn, Ukraine Over the Edge , come sopra, in particolare i capitoli 6 e 7.
  14. “La Fondazione USA-Ucraina presenta, Ucraina a Washington 2013, discorso del Segretario di Stato assistente Victoria Nuland, 13 dicembre 2013” ​​< https://www.youtube.com/watch?v=U2fYcHLouXY >, minuto 7:45.
  15. “‘Fanculo l’UE’: la telefonata della diplomatica statunitense Victoria Nuland trapelata – video”, The Guardian , 7 febbraio 2014 < https://www.theguardian.com/world/video/2014/feb/07/eu-us-diplomat-victoria-nuland-phonecall-leaked-video > e “Crisi in Ucraina: trascrizione della chiamata trapelata Nuland-Pyatt”, BBC News, 7 febbraio 2014 < https://www.bbc.com/news/world-europe-26079957 >. Sempre in merito alla questione delle proteste di Maidan, un sondaggio d’opinione pubblica condotto dall’USAID in Ucraina nel 2013 ha rilevato che il desiderio di affiliarsi all’UE piuttosto che alla Russia era tutt’altro che unanime: “Il trentasette percento vorrebbe che l’Ucraina facesse dei passi per entrare nell’Unione Europea, il 33% preferisce l’Unione doganale [sostenuta dalla Russia] e il 15% afferma che l’Ucraina non dovrebbe entrare in nessuno di questi blocchi. Su un’altra domanda, il 34% afferma che l’Ucraina dovrebbe avere relazioni economiche più strette con la Russia, il 35% afferma che dovrebbe avere relazioni economiche più strette con l’Europa e il 17% afferma che dovrebbe avere buone relazioni con entrambi”. USAID “IFES Public Opinion in Ukraine 2013 Key Findings”, p. 3 < https://www.ifes.org/sites/default/files/ifes_public_opinion_in_ukraine_2013_key_findings_public.pdf >. Questi risultati del sondaggio suggeriscono che nella misura in cui le proteste di Maidan sono state una risposta al rifiuto dell’accordo di associazione con l’UE, hanno rappresentato una pluralità mobilitata, non una maggioranza, della popolazione ucraina. La maggioranza della popolazione desiderava mantenere strette relazioni commerciali con la Russia, ma ciò era escluso dai termini degli accordi di associazione con l’UE. Su quest’ultimo punto, vedere Stephen F. Cohen, War With Russia? Hot Books: New York. 2019/2022, p. 17.
  16. Stephen F. Cohen, War With Russia? come sopra, pag. 22. In questa citazione, mi sono preso la libertà di smussare il testo rimuovendo le virgolette di Cohen da “leak”, “gaff” e “midwife”. Per due brevi capitoli di facile lettura in questo libro che discutono le proteste di Maidan e il colpo di stato e li inseriscono nel contesto più ampio della politica estera americana nei confronti della Russia, vedere pp. 136–146. Una bella lettura audio di questo libro è disponibile su Audible.
  17. “John Mearsheimer sul perché l’Occidente è il principale responsabile della crisi ucraina”, Invited Commentary, 11 marzo 2022, The Economist , < https://www.economist.com/by-invitation/2022/03/11/john-mearsheimer-on-why-the-west-is-principally-responsible-for-the-ukrainian-crisis >. Per un’eccellente e completa videolezione del
    dott. Mearsheimer, vedere “Le cause e le conseguenze della
    guerra in Ucraina”, tenuta presso l’Istituto universitario europeo,
    Firenze, Italia, 16 giugno 2022 < https://www.youtube.com/watch?v=qciVozNtCDM&t=125s
    >. La conferenza vera e propria inizia alle
    10:20 e dura un’ora. Il testo della conferenza è disponibile
    all’indirizzo < https://nationalinterest.org/feature/causes-andconsequences-
    ukraine-crisis-203182>.
  18. Congressional Research Service, In Focus, 28 marzo 2022, “US Security Assistance to Ukraine.” L’aggiornamento del 29 aprile 2022 di questo documento fornisce informazioni su alcune delle armi fornite all’Ucraina < https://crsreports.congress.gov/product/pdf/IF/IF12040?loclr=blogloc >.
  19. “Sistema di lancio verticale MK 41”, scheda prodotto, Lockheed Martin < https://www.lockheedmartin.com/content/dam/lockheed-martin/rms/documents/naval-launchers-and-munitions/MK41-VLS-product-card.pdf >.
  20. 11 marzo 2022, The Economist , come sopra.
  21. 11 marzo 2022, The Economist , come sopra.
  22. “L’artiglieria missilistica può tenere la Russia fuori dai Paesi Baltici”, Brennan Deveraux, 20 maggio 2021, War on the Rocks < https://warontherocks.com/2021/05/rocket-artillery-can-keep-russia-out-of-the-baltics/ >.
  23. “Comunicato del vertice di Bruxelles, rilasciato dai capi di Stato e di governo partecipanti alla riunione del Consiglio del Nord Atlantico a Bruxelles il 14 giugno 2021,” < https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_185000.htm >, paragrafo 69.
  24. “Scheda informativa — Quadro di difesa strategica USA-Ucraina 31 agosto 2021” < https://media.defense.gov/2021/Aug/31/2002844632/-1/-1/0/US-UKRAINE-STRATEGIC-DEFENSE-FRAMEWORK.PDF >.
  25. “Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico”, Nota per i media, Ufficio del portavoce, 10 novembre 2021< https://www.state.gov/us-ukraine-charter-on-strategic-partnership/ >.
  26. 11 marzo 2022, The Economist , link sopra.
  27. “Una minaccia esistenziale all’architettura di sicurezza dell’Europa?” Anatoly Antonov, 30 dicembre 2021, < https://foreignpolicy.com/2021/12/30/russia-ukraine-nato-threat-security/ >.
  28. 11 marzo 2022, The Economist , come sopra.
  29. Douglas Macgregor, intervista, 31 marzo 2022, link sopra, 26:28.
  30. Tra le altre fonti, “US Nuclear Weapons in Turkey, pt. 2,” Jstor Daily, Matthew Wills, 28 ottobre 2019: < https://daily.jstor.org/us-nuclear-weapons-turkey-part-2/ >.
  31. “Perché i missili a raggio intermedio sono un punto focale nella crisi ucraina”, Brennan Deveraux, 28 gennaio 2022< https://warontherocks.com/2022/01/why-intermediate-range-missiles-are-a-focal-point-in-the-ukraine-crisis/ >.
  32. “Un errore fatale”, George F. Kennan, 5 febbraio 1997, The New York Times < https://www.nytimes.com/1997/02/05/opinion/a-fateful-error.html >.
  33. “Affari esteri; ora una parola da X”, Thomas L. Friedman, 2 maggio 1998, The New York Times < https://www.nytimes.com/1998/05/02/opinion/foreign-affairs-now-a-word-from-x.html >.
  34. Vedi, ad esempio, “I was there: NATO and the origins of the Ukraine crisis,” Jack F. Matlock Jr., Responsible Statecraft [sito web], 15 febbraio 2022, < https://responsiblestatecraft.org/2022/02/15/the-origins-of-the-ukraine-crisis-and-how-conflict-can-be-avoided/ >, “Should NATO Grow? A Dissent,” Richard T. Davies, 21 settembre 1995, The New York Review of Books < https://www.nybooks.com/articles/1995/09/21/should-nato-growa-dissent/ >, e questo thread dettagliato su Twitter: < https://archive.ph/Fllhu >.
  35. “’Sì, lo farebbe’: Fiona Hill su Putin e le armi nucleari”, 28 febbraio 2022, Politico < https://www.politico.com/news/magazine/2022/02/28/world-war-iii-already-there-00012340 >.
  36. Stephen F. Cohen, Guerra con la Russia?, p. 7, come sopra.
  37. Wikipedia, voce su “Vittime dell’Unione Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale”. https://en.wikipedia.org/wiki/World_War_II_casualties_of_the_Soviet_Union#Estimate >.
  38. Richard Sakwa, intervista, 5 dicembre 2021. Pushback con Aaron Maté [podcast e video] < https://soundcloud.com/pushbackshow/war-in-ukraine-nato-expansion-drives-conflict-with-russia >.
  39. The New York Times , intervista a Thomas Friedman, 2 maggio 1998, come sopra.
  40. 11 marzo 2022, The Economist , come sopra.
  41. “Il dissenso occidentale dalla politica USA/NATO sull’Ucraina è minimo, ma la campagna di censura è estrema”, Glenn Greenwald, 13 aprile 2022 < https://greenwald.substack.com/p/western-dissent-from-usnato-policy?s=r >.
  42. Richard Sakwa, Frontline Ukraine , come sopra, pag. 4.
  43. The New York Times , intervista a Thomas Friedman, 2 maggio 1998, come sopra.
  44. Per un’interessante discussione speculativa sul ruolo dei fattori soft nelle relazioni internazionali per quanto riguarda il signor Putin, con link a un’intervista pertinente, vedere “Inside Putin’s Head”, Nonzero Newsletter , 8 marzo 2022, < https://nonzero.substack.com/p/inside-putins-head?s=r > e questo podcast associato, “Russia, Putin e la psicologia dello status (Robert Wright e Steven Ward)”, The Wright Show [podcast], 24 febbraio 2022 < https://podcasts.apple.com/us/podcast/russia-putin-and-the-psychology-of-status/id505824847?i=1000552544712 ​​>.
  45. “La marcia ventennale di Vladimir Putin verso la guerra in Ucraina e come l’Occidente l’ha gestita male”, The Wall Street Journal , aggiornato il 1° aprile 2022 < https://www.wsj.com/articles/vladimir-putins-20-year-march-to-war-in-ukraineand-how-the-west-mishandled-it-11648826461 >.
  46. Richard Sakwa, intervista, 21 aprile 2022. Pushback With Aaron Maté [podcast e video] < https://www.youtube.com/watch?v=4PBVa4XJEFE >. Il segmento in questione inizia al minuto 16:35 e continua fino alla fine dell’intervista.
  47. Stephen F. Cohen, intervista, 13 novembre 2019 < https://thegrayzone.com/2019/11/13/ukrainegate-impeachment-saga-worsens-us-russia-cold-war/ >, il segmento rilevante inizia al minuto 02:00.
  48. Gilbert Doctorow, intervista, 28 febbraio 2022. The Tom Woods Show [podcast] < https://www.youtube.com/watch?v=1c0yYxVIuy0 > inizia al minuto 39:40.
Guerra nucleare
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LUCIO CARACCIOLO, Geopolitica, diplomazia e propaganda: Usa-Russia e la guerra in Ucraina – Festival di Limes a Genova- 12 MAGGIO 2024 – pubblicato il 1 settembre 2024

 

 

 

*** una utile lezione di metodo sul guardare la realtà, la verità è una costruzione tra diversi anche opposti

 

 

 

 

Estratto dell’intervento di Lucio Caracciolo nel panel “Come prevenire i conflitti” –
XI Festival di Limes a Genova – Domenica 12 maggio 2024.
Il principio di realtà per diplomazia e geopolitica. Non bisogna credere alla (propria) propaganda. L’Europa per Usa e Urss, l’esercitazione Solarium, l’eredità di George Kennan, la fine della guerra fredda e la guerra in Ucraina.

 

 

Guarda il video integrale dell’evento    • Come prevenire i conflitti – Con Cara…  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

schema da :

ALL’AMERICA SERVE DISPERATAMENTE UN NUOVO SOLARIUM

 

 

Sfidati da Mosca e Pechino e in profonda afasia burocratica, gli Usa devono ripensare la loro strategia. Tre opzioni: sconfiggere la Cina, una seconda guerra fredda contro il blocco sino-russo, accettare una competizione permanente. L’esempio di Eisenhower.
di James P Farwell E Michael Miklaucic
Pubblicato il 
Pubblicato in: Il caso Putin – n°4 – 2022
se vuoi leggere, apri qui

https://www.limesonline.com/rivista/all-america-serve-disperatamente-un-nuovo-solarium-14639988/

 

 

 

 

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video, 5,35 –Nino Frassica e il nanetto sulla ricchezza (1985) + Renzo Arbore e Gigi Proietti — per tutti i nostri Donatelli nostalgici !

 

 

 

 

 

 

video, 8 min. ca

 

 

video, 7.25  – con video di Proietti giovanissimo in una trasmissione di Arnoldo Foà

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video 30 min. ca — TG LA 7 — 1 SETTEMBRE 2024 — ore 20.00 – condotto da Paolo Celata– + ROSANNA PUGLIESE – ANSA.IT 1 SETTEMBRE 2024 ORE 21.04 : L’ultradestra tedesca vola nell’Est, prima in Turingia. L’Afd esulta ma resta comunque isolata. Batosta per Scholz

 

dopo la strage in provincia di Milano, i diversi servizi sui risultati delle elezioni in Germania e altri su Medio Oriente  e Ucraina sono buoni, poi lo sport

https://www.la7.it/tgla7/rivedila7/tg-la7-01-09-2024-556436

 

 

 

ANSA.IT — 1 SETTEMBRE 2024 — 21.04

Rosanna Pugliese

 

L’ultradestra tedesca vola nell’Est, prima in Turingia.

L’Afd esulta ma resta comunque isolata. Batosta per Scholz

 SE VUOI, apri sotto

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/09/01/exit-pool-per-il-voto-nellest-della-germania-boom-dellultradestra_3d13bec8-ad37-4e1f-ab41-8c588845e051.html

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SEBASTIANO CANETTA, La ex Ddr dal tramonto rosso all’alba nera– IL MANIFESTO DEL 1 SETTEMBRE 2024 + SEBASTIANO CANETTA, Il voto di oggi in Sassonia e Turingia –IL MANIFESTO 1 SETTEMBRE 2024

 

 

 

 

IL MANIFESTO DEL 1 SETTEMBRE 2024
https://ilmanifesto.it/la-ex-ddr-dal-tramonto-rosso-allalba-nera

 

 

CARTA DELLA GERMANIA

 

 

 

Il federalismo in Germania

 

 

LA CAPITALE DELLA TURINGIA E’ ERFURT- DELLA SASSONIA E’ LIPSIA

 

La ex Ddr dal tramonto rosso all’alba nera

 

 

La questione orientale. A 35 anni dalla riunificazione il Land più ricco dell’Est è distante anni-luce dal Land più povero dell’Ovest

 

Una vecchia Trabant foto Ap

Una vecchia Trabant – foto Ap

 

 

 

 

L’ultima promessa del governo dei wessi (tedeschi dell’Ovest) agli ossi (tedeschi dell’Est) per trasformare il deserto industriale della ex Ddr in «un paesaggio fiorito in cui sarà bello vivere e lavorare» – come assicurò Helmut Kohl il 1 luglio 1990 – sono i microchip di ultima generazione del colosso Infineon richiesti dall’intero mercato mondiale.

 

Sebbene il ministro delle Finanze, Christian Lindner, abbia tagliato con l’accetta il bilancio pubblico, i 5 miliardi di euro per costruire la fabbrica vicino a Dresda, capitale della Sassonia, sono stati reperiti fino all’ultimo cent. L’imprescindibile via libera di Bruxelles per l’evidente aiuto di Stato è arrivato infine il 20 agosto: appena in tempo per le elezioni in Sassonia e Turingia. «Daremo lavoro a decine di migliaia di disoccupati dell’Est, soprattutto giovani» è la certezza del governo Scholz per il nuovo wunder plan ( straordinario piano ) dedicato a risollevare le condizioni di vita dei tedeschi orientali rimaste immutate nei decenni nonostante tutti i game-changer ( ” le svolte ” )  annunciati.

 

 

 

La Grande Delusione

 

A poche ore dal voto destinato a cambiare il volto non solo della Germania dell’Est, la cifra del fallimento di tutte le promesse di Berlino è riassunta dall’incredibile dato sul reddito pro-capite: 35 anni dopo la liquidazione della Ddr il Land più ricco della dell’Est risulta ancora distante anni-luce rispetto al Land più povero dell’Ovest.

 

In pratica qui tutto è rimasto come prima. Nessuna novità rispetto alla Ricostruzione di Kohl capace di arricchire solo le imprese dell’Ovest, ma anche zero dagli anni dell’Agenda di Schröder, il socialdemocratico che riempì l’Est di lavoro ma sotto forma di mini-job. Poi ancora poco di niente dal ventennio di Merkel, che pure era «la ragazza dell’Est» cresciuta a Templin, nel cuore del socialismo reale. Per finire con la svolta-green promossa dalla coalizione Ampel (l’alleanza “semaforo” tra socialdemocratici, liberali e verdi), percepita subito come fumo negli occhi specialmente in Turingia: nel Land più agricolo della Germania per il cittadino-medio significa quasi solo dover cambiare l’auto e la caldaia e pagare il doppio il diesel per il trattore.

 

C’è poco da fare. Nel 2024 le “due Germanie” appaiono ancora distanti come durante la Guerra Fredda. Con la differenza che gli ossi ( Tedeschi dell’est ) oggi non possono neppure più contare sull’aiuto dei russi che fino a due anni fa si traduceva nella ricaduta diretta sull’economia dei Land orientali del mega indotto di tutto ciò che transitava attraverso le pipeline tedesche di Gazprom e Rosneft.

 

In ordine di tempo l’ultima delle promesse tradite da Berlino: all’epoca del raddoppio del Nordstream, voluto dalla Spd e benedetto da Merkel, il governo federale aveva assicurato che il «gasdotto della fratellanza» avrebbe garantito «posti di lavoro e la Pace in Europa».

 

Dissolti entrambi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, mentre la bolletta energetica straordinariamente conveniente per i Land dell’ex Ddr orientali, grazie alla joint-venture patrocinata direttamente dal governo Spd del Meclemburgo-Pomerania, era già esplosa sei mesi prima con il sabotaggio del condotto sotto il Mar Baltico.

 

Non stupisce se all’Est ormai quasi nessuno è disposto a credere alle parole di chi rappresenta le istituzioni; è il mantra confermato dalle analisi dei più autorevoli sociologi quanto dal vox-populi della «piccola gente» personalmente raccolto nelle campagne a cavallo fra Turingia e Sassonia da chi scrive: la kleine leute ( la piccola gente ), come la chiamano qui non più solo i fascio-populisti in fissa con la propaganda del volk vessato e indifeso.

 

«Ho creduto a tutti. Prima sono stato comunista, finché hanno difeso il lavoro. Poi democristiano, quando la Cdu proteggeva il risparmio e pensava alla famiglia. Ora voterò per Sahra Wagenknecht, nonostante sia una wessi, solo perché non sono di destra. Se Afd avesse candidato un altro al posto del “nazi” Bjorn Höcke ci avrei pensato» sintetizza Heinz Engelman, 68 anni, coltivatore di asparagi, prima di ridurre tutto al numero da solo in grado di spiegare la sua intera transumanza politica: «La mia pensione è pari al 70% di un mio coetaneo a Monaco, Hannover o Colonia. Viviamo davvero nello stesso Paese?».

 

Fine di ogni residua fiducia verso il potere centrale chiunque ne sia l’incarnazione. Anche se i tedeschi dell’Est continuano a sentire, eccome, le sirene di chi a livello locale appare se non in grado di risolvere almeno di comprendere il mix di delusione e rabbia per essere considerati tedeschi di serie B sotto il profilo di salario e pensione ma anche della possibilità-chiave di accedere alla formazione professionale continua.

 

Fino a ieri in Turingia la maggioranza degli elettori aveva creduto fino in fondo alla piccola-grande rivoluzione della Linke, con l’attuale governatore Bodo Ramelow rieletto due volte a furor di popolo sulla spinta di un programma di «riforme social-comuniste», battezzate proprio così.

Questa sera dopo lo spoglio delle urne a Erfurt ( la capitale della Turingia ) il boom di Afd e Sahra Wagenknecht cancellerà per sempre anche la straordinaria esperienza della coalizione rosso-rosso-verde costruita un lustro prima della svolta centrista di Spd e Verdi.

E così i tedeschi dell’Est, nel giro di una sola generazione, vedranno cambiare ancora lo scenario dei partiti politici. Dal tramonto rosso all’alba nera, di nuovo, come un secolo fa.

 

 

Nemesi storica

 

Quarantotto mesi dopo la rivoluzione di Lenin la Turingia era già la roccaforte rossa della neonata Repubblica di Weimar. Nel 1923 venne varata perfino una coalizione rosso-rosso tra i socialisti della Spd, all’epoca internazionalisti, e i comunisti della Kpd.

Pochi anni dopo alle elezioni del 1932, alla vigilia della conquista del potere a livello nazionale, a Erfurt trionferanno i nazisti della Nsdap con il 43% dei voti: avevano tenuto il loro primo congresso nel 1926 proprio nella capitale del socialismo all’epoca per niente uncinato con il virus del nazionalismo.

 

Come era potuto accadere nella terra dei consigli di fabbrica, nella regione-modello del movimento operaio capace di introdurre cambiamenti sociali mai visti prima in Turingia, a partire dal veto alle punizioni corporali agli studenti? Leggendo le motivazioni di chi passò dall’altra parte della barricata scritte nei documenti storici si possono scorgere appena le ragioni di ieri, ma resta pur sempre una cartina di tornasole sintomatica per ciò che accade oggi.

 

C’è il comunista della prima ora che lavora a domicilio e perciò non viene più invitato alle riunioni del sindacato che si tengono ormai esclusivamente in fabbrica. L’unico a bussare alla sua porta «con l’orecchio rivolto all’ascolto» è il militante nazi che fa propaganda casa per casa. Oppure l’artigiano indipendente, da sempre impegnato nell’associazionismo progressista di matrice protestante, spaventato a morte perché i suoi due garzoni a libro paga cominciano a chiedere un trattamento economico «insostenibile» e già lo chiamano «padrone».

 

Fa il paio con il caso tutto politico registrato a Steinach, riportato alla luce non solo sulle colonne della Taz. «Un operaio di una vetreria si è dimesso dal sindacato rosso dopo una lite con il presidente. Una volta passato alla Nsbo, una specie di sindacato nazista, è diventato subito il leader locale. Poiché l’ex antifascista era molto popolare in tutta la Turingia è riuscito a convincere moltissimi operai a passare con Hitler». Piccole banalità del maldipancia della questione orientale.

 

 

 

++++

 

IL MANIFESTO 1 SETTEMBRE 2024
https://ilmanifesto.it/il-bubbone-nero-e-pronto-a-esplodere-in-germania

 

 

Il bubbone nero è pronto a esplodere in Germania

Vento dell’est. Il voto di oggi in Sassonia e Turingia è destinato a innescare un terremoto in tutto il Paese, che andrà alle urne tra un anno. Il muro dei partiti tradizionali contro i deliri negazionisti di Höcke & co.

I sostenitori del partito di estrema destra AfD durante il discorso di Bjorn Höcke a Erfurt foto Ansa

I sostenitori del partito di estrema destra AfD durante il discorso di Bjorn Höcke a Erfurt – Ansa

 

 

 

Sebastiano Canetta, BERLINO

 

«Mi pesa il cuore pensando al risultato di questa sera». La confessione di Saskia Esken, segretaria della Spd, poche ore prima dell’apertura dei seggi, riflette in pieno l’importanza della posta politica in gioco oggi. Sulla carta il valore delle urne in Sassonia e Turingia è appena l’equivalente del rinnovo di due giunte regionali italiane nell’area più depressa del Paese, anche se i Land tedeschi sono veri e propri Stati semi-autonomi.

In realtà il doppio voto nella ex Ddr è destinato a innescare un terremoto politico in tutta la Germania al di là del mero esito del conteggio delle schede: sarà l’anticipazione dell’identico bubbone nero e rossobruno pronto a scoppiare alle elezioni in Brandeburgo tra 23 giorni ma anche il trend politico destinato a condizionare il voto per il rinnovo del Bundestag fissato per il 26 settembre 2025.

Ma queste urne rappresentano un vero e proprio incubo per la comunità ebraica non solo tedesca: Bjorn Höcke, spitzenkandidat di Alternative für Deutschland (Afd) in Turingia, capo della corrente di ultra-destra del partito, è un antisemita conclamato già condannato dal tribunale per aver usato slogan del Terzo Reich a chiusura di un suo comizio a Erfurt. I primi a preoccuparsi sono i responsabili del Memoriale di Buchenwald per niente convinti che quelle dell’aspitante-governatore di Afd siano solo innocue sparate elettorali. Specialmente se Hoecke non può davvero sostenere di non sapere ciò che dice: oltre che deputato al Landtag di Erfurt il negazionista della Shoah è anche un insegnante di Storia, seppure in aspettativa.

 

Sassonia

Secondo i sondaggi la partita per la conquista del parlamento di Dresda si riduce alla sfida a due fra il governatore uscente della Cdu, Michael Kretschmer, 49 anni, astro crescente nella galassia democristiana, e il “moderato” di Afd, Jörg Urban, ingegnere sessantenne con un passato nella riforestazione del Madagascar con Green League, transitato dal partito dei Piraten ai fascio-populisti che secondo lui «non sono di estrema destra». Del resto si ritiene «un ambientalista».

All’ultima rilevazione risultavano testa a testa con la Cdu a quota 33% e Afd al 31%, seguiti dal vuoto pneumatico degli altri partiti a eccezione della marcia trionfale di Sahra Wagenknecht. La sua Alleanza (Bsw) gode del 12% del consenso, un record considerando la data di nascita del suo partito, l’8 gennaio 2024, in seguito alla scissione della Linke. In proporzione la crescita del Bsw è stata quattro volte più veloce della pur rapidissima ascesa di Afd.

Qui il peso sul cuore di Saskia Esken si deve essenzialmente al 7% alla Spd, passata da partito di massa a forza politica di nicchia, mentre il Sole dei Verdi rappresentato dalla capolista, Katja Meier, ministra aggiunta della Giustizia del Land dal 2019, con un passato da punk, acerrima nemica di Afd nella aule giudiziarie, piange incollato al palo 6%: un soffio sopra alla soglia di sbarramento per l’accesso al parlamento.

La Linke ci prova candidando simbolicamente i due co-leader locali del partito, l’infermiera Susanne Schaper e il consulente Stefan Hartmann, ma parte dal 3% nei sondaggi. Dietro, solo le percentuali da prefisso telefonico dei liberali, semplicemente inesistenti, proprio come in Turingia. Con questi numeri la coalizione più probabile per la Sassonia indica un governo Cdu con partner ultra-minoritari Spd e Verdi e una maggioranza risicata. Sempre ovviamente se questa sera reggerà ancora il veto alle alleanze con Afd ribadito da tutti i partiti.

 

 

La manifestazione ieri a Dresda per la diversità e la democrazia Ap
La manifestazione ieri a Dresda per la diversità e la democrazia Ap

 

Turingia

Non ci sarà storia, tutto pare già scritto: il partito di Höcke si trova davanti alla Cdu di quasi dieci punti (30% contro 22%) e il distacco è impossibile da colmare. Mentre il Bsw di Wagenkecht accreditata di ben il 17% rischia di diventare il secondo partito del Land facendo il pieno di deputati sui banchi fino a ieri occupati dai partiti tradizionali, a partire dalla Linke da cui è fuoriuscita portandosi dietro gran parte degli elettori.

 

 

La redazione consiglia:

SW (Sahra Wagenknecht), il fenomeno politico della sovranista uscita dalla Linke

 

 

Di fatto in Turingia non sarà possibile alcuna maggioranza matematica senza coinvolgere Afd o Bsw. Basterebbe questo a definire l’epocale sconfitta dei partiti tradizionali. E poiché solo Wagenkecht è ufficialmente sdoganabile dalla Cdu, l’inedita alleanza sembra essere l’unica possibilità teorica. Secondo i rumors della stampa locale, il candidato Cdu, Mario Vogt, dovrebbe stringere un patto con la spitzenkandidaatin del Bsw, Katja Wolf (ex sindaca Linke di Eisenach appena passata con Wagenknecht) coinvolgendo anche la Spd in una insolita «geometria sperimentale». Difficile a credersi eppure si discute esattamente di ciò a Erfurt alla vigilia del voto.

La Linke del governatore Bodo Ramelow si prepara a difendere lo zoccolo duro del 14% dei turingiani ancora orientato a ridare fiducia per la terza volta all’attuale coalizione rosso-rosso-verde al potere, ma i socialdemocratici stavolta possono garantire solo il 6% e i Verdi appena il 4%. Certamente la Linke in Turingia non risulterà irrilevante come i comunisti sassoni. Però stasera all’apertura delle urne suonerà comunque il requiem per l’ultimo governo social-ambientalista della Bundesrepublik.

 

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Renzo Arbore l’orchestra italiana : Ma La Notte No — TEATRO DELL’OPERA DI ROMA –alla presenza del Presidente della Repubblica Ciampi — 2004 + LA CANZONE ORIGINALE DEL 1942 –da cui, mi pare, Renzo Arbore abbia tratto uno straordinario arrangiamento / stravolgimento- ch.

 

 

 

 

 

 

 

Biglietti a prezzi scontati e promozioni del Teatro dell'Opera Roma

TEATRO DELLOPERA DI ROMA – 2004 . ALLA PRESENZA DEL PRESIDENTE CIAMPI

 

 

Testo Ma la Notte No – Renzo Arbore

Testo della canzone Ma la Notte No (Renzo Arbore), tratta dall’album Basi Musicali Renzo Arbore

Ogni giorno la vita
e’ una grande corrida
(ma la notte no!)
Ogni giorno è una lotta
chi sta sopra e chi sotta
(ma la notte no!)
Il mattino è un po’ grigio
se non c’e’ il dentifricio
(ma la notte no!)
tu ti guardi allo specchio
e ti sputi in un occhio
(ma la notte no!)
Poi comincia il lavoro
e dimentichi il cuoro
(ma la notte no!)
parli sempre e soltanto
delle cose importanti
(ma la notte no!)
e ti perdi la stima
se non trovi la rima
(ma la notte no!)
ti distrugge lo stress
e dimentichi il sess
(ma la notte no!)
che stress, che stress
che stress di giorno
(ma la notte no!)
che stress, che stress
che stress di giorno
(ma la notte no!)
che stress, che stress
che stress di giorno
(ma la notte no!)
che stress, che stress
che stress di giorno
(ma la notte no!)
Giorno mi tormenti cosi
Giorno mi fai dir sempre si…
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte no!
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte no!
Lo diceva Neruda
che di giorno si suda
(ma la notte no!)
rispondeva Picasso
io di giorno mi scasso
(ma la notte no!)
e per questa rottura
non si trova la cura
(ma la notte no!)
il morale s’affloscia
la pressione s’ammoscia
(ma la notte no!)
S’ammoscia, s’ammoscia
s’ammoscia di giorno
(ma la notte no!)
S’ammoscia, s’ammoscia
s’ammoscia di giorno
(ma la notte no!)
S’ammoscia, s’ammoscia
s’ammoscia di giorno
(ma la notte no!)
S’ammoscia, s’ammoscia
s’ammoscia di giorno
(ma la notte no!)
Giorno mi tormenti cosi
Giorno mi fai dir sempre si…
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte no!
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte no!
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte no!
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte no!
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte
ma la notte, ma la notte no!
ma la notte, ma la notte no!

 

https://testicanzoni.rockol.it/testi/renzo-arbore-ma-la-notte-no-33988380

 

 

 

UN’ALTRA EDIZIONE DELLA STESSA CANZONE —  meno raffinata, sempre bellissima !

DAL ALBUM ”  QUELLI DELLA NOTTE ” — 1985

 

da: 

ROCKOL.IT 

https://testicanzoni.rockol.it/news-745325/renzo-arbore-compleanno-87-anni-canzoni-video

 

 

 

 

segue da : 

Wikipedia : 

Ma l’amore no (brano musicale)-di D’Anzi e Galdieri  1942

LINA TERMINI- INCISIONE ORIGINALE- 1943 – 78 giri

 

 

 

ALBERTO RABAGLIATI CON PIPPO BARSIZZA E IL TRIO AURORA

 

 

 

Ma l’amore no è un brano musicale italiano del 1942, scritto da Giovanni D’Anzi e Michele Galdieri.

Il brano fu cantato per la prima volta da Alida Valli nel film Stasera niente di nuovo, diretto da Mario Mattoli.  Alcuni mesi dopo l’uscita del film, la canzone fu incisa da Lina Termini nel 78 giri Ma l’amore no/La porta chiusa dalla Cetra (1943). La versione di Alberto Rabagliati, registrata con l’orchestra di Pippo Barzizza e il Trio Aurora, pubblicata subito dopo, fu all’epoca la più venduta e la più ascoltata.

Nonostante l’esterofilia di quegli anni e le numerose canzoni dai ritmi esotici e con spiccati accenti jazz, il brano, di gusto abbastanza classico, divenne ben presto uno dei leitmotiv musicali italiani degli anni quaranta, insieme a Ti parlerò d’amor di Wanda Osiris.

 

 

Il brano fu cantato per la prima volta da Alida Valli nel film Stasera niente di nuovo, diretto da Mario Mattoli.

 

Testo della canzone Ma L’amore No (Alberto Rabagliati), tratta dall’album 145 Hits

Guardando le rose, fiorite stamani
Io penso domani saranno appassite
E tutte le cose son come le rose
Che vivono un giorno, un’ora e non più

Ma l’amore no, l’amore mio non può
Disperdersi nel vento con le rose
Tanto è forte che non cederà
Non sfiorirà

Io lo veglierò, io lo difenderò
Da tutte quelle insidie velenose
Che vorrebbero strapparlo al cuor
Povero amor

Forse te n’andrai
E d’altri amori le carezze cercherai
Ahimè
E se tornerai già sfiorita
Ogni dolcezza troverai in me

Ma l’amore no, l’amore mio non può
Dissolversi con l’oro dei capelli
Finch’io viva sarà vivo in me
Solo per te

Forse te n’andrai
E d’altri amori le carezze cercherai
Ahimè
E se tornerai già sfiorita
Ogni dolcezza troverai in me

Ma l’amore no, l’amore mio non può
Dissolversi con l’oro dei capelli
Finch’io viva sarà vivo in me
Solo per te

 

da : ROCKOL

https://testicanzoni.rockol.it/testi/alberto-rabagliati-ma-l-amore-no-67884159

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TRE NOTIZIE DAL MEDIO ORIENTE : ANSA.IT — 1 SETTEMBRE 2024 – 1. ) ore 9.27 : Fonte, 3 degli ostaggi uccisi in lista prossimo rilascio 2. ) 9.26 – Attacco a checkpoint in Cisgiordania, uccisi due agenti; 3. ) 10.02 — Netanyahu, Hamas rifiuta di negoziare e uccide ostaggi

 

 

ANSA.IT — 1 SETTEMBRE 2024 — 9.27
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/09/01/fonte-3-degli-ostaggi-uccisi-in-lista-prossimo-rilascio_84590c7f-09dc-430e-b6e9-4cb0cb78f297.html

 

Fonte, 3 degli ostaggi uccisi in lista prossimo rilascio.

‘Il numero di chi ha i requisiti per essere liberato diminuisce’

 

 

ANSACheck

 

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

Tre degli ostaggi assassinati i cui corpi sono stati recuperati nella Striscia di Gaza erano nella lista “umanitaria” dei prigionieri e dovevano essere rilasciati nella prima fase di una proposta di accordo sugli ostaggi.

Lo riferisce una fonte della Sicurezza ad Army Radio, scrive Times of Israel.
“Il numero di ostaggi che hanno i requisiti per essere rilasciati nella prima fase di un accordo proposto – donne, uomini sopra i 50 anni e ostaggi con gravi condizioni mediche – sta diminuendo”, afferma la fonte.

 

 

 

ANSA.IT — 1 SETTEMBRE 2024 — 9.26

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/09/01/attacco-a-checkpoint-in-cisgiordania-uccisi-due-agenti_f40a5a41-eecc-442b-aca9-f00cbb040379.html

 

Attacco a checkpoint in Cisgiordania, uccisi due agenti

Un uomo e una donna. Un terzo agente è rimasto gravemente ferito

 

ANSACheck

 

 

© ANSA/EPA

 

Due poliziotti sono rimasti uccisi questa mattina in uno scontro a fuoco a un checkpoint vicino alla città di Tarqumiyah, nel sud della Cisgiordania.

Lo riferisce il quotidiano Maariv.

Le vittime sono un uomo e una donna, entrambi di 30 anni, morti sul colpo mentre un 50enne è ricoverato in gravi condizioni.
Secondo le prime informazioni, i tre poliziotti sono stati colpiti da un’auto con a bordo “terroristi palestinesi” che sono poi fuggiti, scrivono i media israeliani. Dopo l’attacco, le forze di polizia e l’esercito hanno iniziato la caccia all’uomo.

 

 

 

ANSA.IT  – 1 SETTEMBRE 2924 — 10.02
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/09/01/netanyahu-hamas-rifiuta-di-negoziare-e-uccide-ostaggi_b60e56ee-93a9-48f2-bc28-27d1d5780aa4.html

 

Netanyahu, Hamas rifiuta di negoziare e uccide ostaggi

Lo ha dichiarato in un messaggio registrato

 

ANSACheck

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

l premier israeliano Benyamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione registrata dopo il ritrovamento di sei corpi di ostaggi a Gaza.

“Hamas rifiuta di negoziare.

Chi uccide gli ostaggi non vuole un accordo”, ha detto. I familiari dei rapiti avevano chiesto al primo ministro di parlare in pubblico.

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CHIARA CALCAGNO,  L’Annunciazione del Beato Angelico e quel “No” ai nazisti –UP MAGAZINE AREZZO.IT

 

 

 

 

UP MAGAZINE AREZZO.IT
https://www.upmagazinearezzo.it/lannunciazione-del-beato-angelico-e-quel-no-ai-nazisti/

 

 

 

 

 L’Annunciazione del Beato Angelico e quel “No” ai nazisti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DI CHIARA CALCAGNO

 

 

Una delle opere più intense e significative della storia dell’arte italiana è custodita nel Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno. Il capolavoro, come racconta Filippo Boni nel suo ultimo libro “Muoio per te”, nel 1944 finì nelle mire del gerarca nazista Hermann Göring, esteta e sanguinario, che lo voleva per la propria collezione. Padre Alfonso Turchetti, esile e risoluto francescano, riuscì a salvarlo

 

Non è solo una fedele devota che si piega alla volontà del Signore. Maria, agli occhi di frate Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico, è eleganza, dignità, coraggio. La bellezza di una donna protagonista che, con consapevolezza e serenità, accoglie il compito che le è stato assegnato. Sceglie di accettarlo.

 

Il Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie, situato nella centrale piazza Masaccio a San Giovanni Valdarno, rappresenta uno scrigno di tesori artistici unici. Istituito nel 1864 per raccogliere in un solo luogo opere che si trovavano nelle chiese minori, è stato più volte ristrutturato ed ampliato, con l’aggiunta di tre nuove sale nel 2005. Ma è dal 1990 che vi trova casa l’opera più importante: “L’Annunciazione” del Beato Angelico.

Datata fra il 1432 e il 1435, il dipinto è il fulcro della collezione su cui si è costruito il percorso iconologico. Il capolavoro, una delle opere più intense e significative della storia dell’arte, colpisce per la lucentezza e la vividezza dei colori e per la cura dei dettagli. Per questo, nel 1944, divenne oggetto delle mire del gerarca nazista Hermann Göring, esteta e sanguinario, che lo voleva per la propria collezione personale. Fu un frate esile e risoluto a salvarlo dalla sottrazione.

 

 

Leggendo l’Annunciazione

 

L’Annunciazione di Guido di Piero, fra Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico, è una tempera su tavola risalente, con ogni probabilità, alla fase giovanile dell’artista. Forse la seconda delle tre Annunciazioni dipinte dal frate domenicano insieme a quella per San Domenico di Fiesole, adesso al museo del Prado a Madrid e a quella per San Domenico a Cortona, custodita al museo diocesano cittadino.

“L’opera – spiega la direttrice del museo della Basilica, Michela Martini – nonostante gli elementi tardogotici, riflette le novità rinascimentali di Masaccio e Brunelleschi, come l’impianto prospettico perfettamente centrale e la bella loggia ad arcate a tutto sesto lateralmente aperta sul giardino dell’Eden. Sullo sfondo, l’austera cella di Maria con la finestra ferrata che accentua il senso di profondità. Per primo l’Angelico inserisce l’annuncio a Maria nell’Historia salutis, la storia della salvezza. Iniziata dalla rottura dell’alleanza tra l’uomo e Dio, con la cacciata di Adamo ed Eva raffigurati miniaturisticamente in alto a sinistra, prosegue con Isaia che preannuncia la nascita dell’Emmanuele, dipinto nel tondo, avvolto dal cartiglio con l’iscrizione profetica e si compie attraverso il ‘sì’ di Maria che accetta di diventare madre del Verbo incarnato. La storia prosegue con il Giudizio finale e la proclamazione dell’eternità di Dio, cui alludono le iscrizioni sul bordo dorato del manto della Vergine, ‘Donec veniat’ e ‘Est’”.

 

 

Vera omelia figurativa, è ricca di simboli cristologici e mariani, riferiti cioè alla Vergine Maria. “La colonna al centro è simbolo dell’albero della croce e della vita – prosegue Martini – lo splendore dell’oro è emblema della luce divina e la palma, simbolo della vittoria sul peccato e sulla morte, ma anche allusione alla passione di Cristo e al martirio.

Nel giardino, delimitato dal recinto, che rappresenta la verginità di Maria, trova spazio una grande varietà di fiori, tratteggiati con estrema precisione: il classico giglio, posto però in secondo piano e non in mano all’angelo, le primule, che alludono alla nuova primavera della vita (l’Annunciazione si compie il 25 marzo, nove mesi prima del Natale), il garofano rosso, simbolo di fidanzamento e il melograno, allusione alla fecondità”.

Altri simboli sono la porta che si apre, ingresso attraverso il quale Dio si fa uomo e viene al mondo; la piccola finestra ferrata, che, nell’oscurità della notte in cui si compie il mistero dell’incarnazione, fa passare un raggio di luce, allude alla verginità di Maria attraverso cui penetra solo la luce divina; infine la cella con la semplice panca di legno è simbolo dell’umiltà della ragazza, scelta tra tutte le donne per diventare regina del cielo.

“Poi – conclude la direttrice Michela Martini – troviamo la decorazione delle pareti con sfumati effetti marmorei che descrive la mutevolezza e peccaminosità del mondo, cangiante e multiforme rispetto all’immobilità e simmetria del cielo stellato della volta, segno della perfezione divina. Elemento scioccante e di incredibile modernità, il pavimento nuvoloso e indefinito come fosse acquerellato”.

La predella in basso mostra le scene della vita di Maria dallo sposalizio, alla visitazione, all’adorazione dei magi, la presentazione al tempio fino alla “Dormitio Mariae”, in cui la Vergine, alla presenza degli apostoli, si addormenta e la sua anima, sotto forma di fanciullo, viene presa in braccio da Cristo per essere portata in cielo.

 

 

Cosa accadde il 30 aprile del 1944

 

Filippo Boni, giornalista e studioso del Novecento e degli anni di piombo, anche vice sindaco di Cavriglia, nel suo ultimo libro “Muoio per te”, edito da Longanesi, narra una drammatica e straordinaria vicenda legata all’Annunciazione del Beato Angelico.

Il volume di Boni, avvincente e profondo è incentrato sull’atroce e impunito massacro nazifascista di Cavriglia in cui 192 persone innocenti vennero ammazzate nel luglio del 1944 nelle frazioni di Meleto, Castelnuovo, Massa e San Martino. Rastrellate e ferocemente uccise dai reparti tedeschi della Divisione Hermann Göring.

 

 

Il libro si apre nel monastero francescano di Montecarlo, nei pressi di San Giovanni Valdarno dove era custodita l’opera dell’Angelico. “Il portone del convento tremava sotto i pesanti colpi della maniglia in ferro. Nel silenzio del mattino padre Alfonso Turchetti, conosciuto da tutti a San Giovanni Valdarno come «il curatino» per via delle sue tenere fattezze infantili, li stava aspettando! Sapeva che quel 30 aprile sarebbe stato un giorno nefasto per lui e per la comunità dei francescani: era stato avvisato da qualche mese che i soldati sarebbero arrivati e non sarebbero stati gentili”. (pagina 17 “Muoio per te”)

Il leader nazista Hermann Göring, feroce braccio destro di Hitler, esperto e bulimico collezionista d’arte, aveva inviato in Italia il Kunstschutz, il corpo militare che avrebbe dovuto proteggere le opere più importanti dai bombardamenti. In realtà, con questa scusa, le prelevava per portarle in Germania. Nell’elenco dei capolavori che desiderava per la sua personale collezione, figurava anche l’Annunciazione del Beato Angelico.

Quella sera, come racconta Filippo Boni in “Muoio per te”, padre Alfonso andò ad aprire il portone armato solo di coraggio e ingenua speranza. Sapeva benissimo chi era a bussare. Il capitano Wolf, insieme ad altri tre soldati in divisa nazista, aveva il compito di “recuperare” il dipinto con ogni mezzo.

Dopo aver scaraventato a terra il frate con violenza, minacciò di ucciderlo se non avesse mostrato loro dove si trovava l’opera. Ma l’Annunciazione non era più fra quelle mura.

Rodolfo Siviero, storico dell’arte e spia antifascista che, per quasi tutta la sua carriera, si impegnò per far rientrare in Italia le opere d’arte trafugate e per impedire che, durante gli eventi bellici, le opere fossero rubate, aveva consigliato a Giovanni Poggi, soprintendente delle Belle Arti di Firenze, di recarsi al convento di Montecarlo poco tempo prima.

Quest’ultimo, con due operai e la complicità di Padre Alfonso Turchetti, aveva staccato dal muro il capolavoro, lo aveva avvolto accuratamente, adagiato sul cassone di un camion con dei materassi e portato alle cantine segrete degli Uffizi dove sarebbe stato al sicuro.

 

Ma in quel 30 aprile del ‘44 il povero frate si ritrovò a giustificare una nicchia vuota con un mitra puntato addosso e lo sguardo, furibondo e senza pietà, di chi non accetta scuse.ù

 

“Wolf era furente. Si voltò verso il povero frate schiumando dalla rabbia e gli corse incontro. «Hasslicher mieser Bruder! Jetzt toten wir dich wie einen Hund!» Il curatino non capiva una parola, ma gli era chiaro dal tono che non doveva essere nulla di buono. Quando si vide arrivare addosso la furia di Wolf si gettò a terra, si inginocchiò e implorò i soldati: «Ve lo giuro, signori, il dipinto è stato portato in Vaticano sei mesi fa! lo non posso farci nulla! In archivio ho anche un certificato rilasciato dalla Santa Sede che attesta il trasferimento a Roma. Lasciatemi andare a prenderlo!». (Pag. 23, “Muoio per te”)

 

Alfonso Turchetti, Un frate racconta… : frati, soldati e sfollati insieme dal 1943 al 1944 nel Convento di Montecarlo a San Giovanni Valdarno, a cura di Paolo Bonci, Fiesole, Servizio editoriale fiesolano, 2000

 

La pergamena era un falso, consegnatagli da Poggi prima di andarsene. Ma, dopo averla attentamente analizzata, il professor Alexander Langsdorff, capo del Kunstschutz, ne attestò l’autenticità, ammettendo che il Papa li aveva preceduti e che l’opera si trovava adesso in Vaticano. Padre Turchetti ebbe salva la vita. E, miracolosamente, riuscì a proteggere quella dell’Annunciazione.

Rivolgendosi a padre Tarcisio che lo aveva raggiunto dopo che i militari se ne erano andati, con una cartolina in mano raffigurante l’Annunciazione, spiegò: «Questo dipinto non è solo un capolavoro di pittura straordinario, carissimo Tarcisio, ma anche un immenso messaggio rivoluzionario cristiano di speranza per i popoli che attraversa il tempo e la storia. Quelle bestie che se ne sono appena andate non lo possono sapere: il perdono e la redenzione cui si allude nel dipinto riguardano anche loro. Adesso andiamo, dobbiamo terminare le lodi». (Pagina 28, “Muoio per te”).

Durante la seconda guerra mondiale nel convento di Montecarlo venne formato il Comitato di Liberazione Nazionale del Valdarno superiore.

Il “curatino”, francescano intelligente e spirituale, punto di riferimento per l’intera comunità, fu proclamato cittadino onorario di San Giovanni Valdarno.

 

 

 

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OSKAR KOKOSCHKA (1886-1980) – UNA RETROSPETTIVA — Se avete pazienza di guardare è straordinario ! — al fondo c’è anche una sua bambola che si chiama ” Alma “, naturalmente –+ IL MANIFESTO DI GIORGIO VILLANI, La bambola di KOKOSCHKA – 25 agosto 2019

 

 

 

SEGUE DA :

ARFRITZ. CH. – Il blog d’arte

 

 

 

 

 

 

 

OSKAR KOKOSCHKA (1886-1980) – UNA RETROSPETTIVA.

Kunsthaus Zurigo. Mostra dal 14 dicembre 2018 al 10 marzo 2019. Immagini disposte in ordine cronologico.

 

 

LA BAMBOLA

 

 

 

da :

ARTFRITZ 

https://www.artfritz.ch/newsletter.html

https://www.artfritz.ch/MUSE/zuerich_kokoschka_ausstellung/index.html

 

 

 

da wikipedia, Oskar_Kokoschka

La produzione teatrale

Kokoschka si fece interprete delle inquietudini dell’uomo e della continua lotta tra gli archetipi di Uomo e Donna alla ricerca del Neue Mensch (Uomo Nuovo) nella sua produzione teatrale, che subì un forte ostracismo in Italia a causa dello stile denso di ermetismi e complesse ellissi. Ognuna delle sue opere è scontro tra dualismi opposti (Uomo-Donna, Luce-Ombra), e non di rado la morte e la rinascita giocano ruoli fondamentali per la nascita di una nuova identità.

https://it.wikipedia.org/wiki/Oskar_Kokoschka

 

 

 

IL MANIFESTO – 25 AGOSTO 2019

https://ilmanifesto.it/la-bambola-di-kokoschka

 

 

 

La bambola di Kokoschka

 

Storia mitteleuropea, dal finale grottesco. L’artista incaricò un’artigiana: la bambola doveva somigliare a Alma Mahler. Ne uscì un fantoccio d’ovatta e piume, e tuttavia salì con lui in carrozza. Il quadro «Donna in blu» fu l’estremo tentativo di animare quella sposa nata morta. Preso dal furore (furore da re cornuto), seppellì il manichino in giardino, lordato di vino.

 

Oskar Kokoschka, Autoritratto con bambola, 1920-’21, Berlino, SMPK, Nationalgalerie

Oskar Kokoschka, Autoritratto con bambola, 1920-’21, Berlino – SMPK, Nationalgalerie

 

Se vi fu un secolo nel quale fiorirono gli eccentrici, questo cominciò intorno al 1810 coi primi scandali di Lord Byron e culminò al tempo delle pittoresche gazzarre surrealiste.

In questo torno di anni sembrò che il celebre motto di Marziale si dovesse rovesciare in un Lasciva est nobis vita, pagina proba est ( i miei scritti sono volgari, la mia vita onesta ): le amenità biografiche oltrepassarono largamente quelle romanzesche.

 

Robert de Montesquiou di Giovanni Boldini, 1897- Museo d’Orsay, Parigi- wikipedia

 

Robert de Montesquiou, ad esempio, che inspirò a Proust la figura del barone Charlus, lasciò pagine d’un fasto convenzionale ma la sua vita, in compenso, somigliò a quella di un principe delle Mille e una notte.

Nel suo appartamento in quai d’Orsayriuscì a dar vita a un nuovo stile, il liberty, fatto di mobili dalle gambe ondulate e di vetri traslucidi come uova di pesce.

E cosa si dovrebbe dire di Ludwig II von Wittelsbach? In nessuna esistenza letteraria si trovò mai un quissimile di questo fiabesco eremita che disseminò la Baviera d’incoerenti costruzione suggeritegli dall’opera di Wagner e dalla sua personale fantasia d’esaltato ipocondriaco.

A queste galleria di eccentrici che scrissero pagine di vita più sapide d’un capitolo di romanzo potrebbe aggiungersi Oscar Kokoschka, al quale a un certo punto le donne vennero tanto a disgusto da decidere di fabbricarsene una che rispondesse interamente ai propri desideri.

Codesta fantasia sembrerebbe rubata al celebre racconto Der Sandmann di E.T. A. Hoffmann ( L’uomo della sabbia, da Racconti notturni, a cura di Claudio Magris,  Einaudi, 1994.

interpretato psicanaliticamente da Freud proprio l’anno seguente nel saggio Das Unheimliche ( ” Il Perturbante ” ), 1919,

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Nathanael, Coppelius e il padre di Nathanael in un disegno a penna di E. T. A. Hoffmann per il suo racconto L’uomo della sabbia. –https://it.wikipedia.org/wiki/L%27uomo_della_sabbia

 

ma il Coppeluis al quale Kokoschka rivolse la sua bizzarra richiesta si chiamava Hermine Moss ed era una semplice fabbricante di bambole e modista dalle cui vesti non sporgeva nessuna coda di satanasso.

La buona donna tentò, come meglio poteva, d’esaudire le stravaganti richieste del pittore fra le quali quella che le articolazioni della bambola fossero fabbricate in maniera tale che si potesse «godere quelle parti dove il grasso e i muscoli improvvisamente fanno luogo ai tendini, e dove l’osso affiora alla superficie, come la tibia».

Le lettere che Kokoschka inviò alla costruttrice di fantocci tra il 22 luglio 1918 e il 6 aprile 1919, accompagnate da scrupolose annotazioni e da accurati disegni anatomici, vengono a comporre uno fra i più folli epistolari dell’intera epoca.

 

Artisti all'Opera – Oskar Kokoschka e Alma Mahler: La sposa del vento – Connessi all'Opera
Alma Mater e  nota in fondo
https://www.connessiallopera.it/

 

La bambola avrebbe dovuto avere le fattezze di Alma Mahler, la Belle Dame sans Merci della stagione secessionista, il cui abbandono aveva terribilmente tribolato il povero pittore. Alla donna aveva dedicato nel 1914 alcuni ventagli, acquarellati con scene d’intenso erotismo.

 

Ora da quella stessa passione germogliava un pupazzo. Esso sarebbe dovuto essere grande al naturale e avere una bocca che si aprisse per mostrare la lingua e i denti. Le pieghe della pelle, la consistenza dei capelli, tutto era stato minuziosamente descritto.

 

Gli scrupoli realistici dell’artista non si peritavano di giungere sino alle parti più intime e segrete che sarebbero dovute essere «lussureggianti e villose altrimenti non sarebbe stata una donna ma un mostro».

Nessun filo o altro segno di sutura avrebbe, naturalmente, dovuto interrompere l’illusione che questo inerme ammasso d’ovatta, cotone, veli e piume fosse una donna di carne.

Quando Kokoschka aprì finalmente l’involto il suo disappunto fu indescrivibile: dal paziente lavoro della signora Moss era scaturito un coacervo mostruoso, più simile alla grottesca creatura immaginata da Mary Shelley che a una compagna ideale. La consorte non fu, tuttavia, immediatamente ripudiata, fu anzi accolta, vestita delle stoffe più ricercate, le venne concesso persino di andare in carrozza.

 

 

La donna in blu, 1919

da : https://wikioo.org/it/paintings.php?refarticle=9GEEMC&titlepainting=Femme+it+bleu+%2C+Donna+in+blu+%2C+Olio+sur+Tela+%2C&artistname=Oskar+Kokoschka

 

 

Come Pigmalione, anche Kokoschka tentò, attraverso l’arte, di dar vita a quel fagotto di stracci dalle sembianze umane. Secondo Hans Maria Wingler furono circa 160 i disegni realizzati dall’artista a questo scopo, anche se il tentativo più rilevante resta il quadro Donna in blu (1919), postremo sforzo del consorte d’animare, col tripudio del colore, quella su sposa bambola nata morta.

 

Die Puppe, 1919
Die Puppe, 1919

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cionondimeno, un giorno «tra i dileggi degli amici, resi arzilli dal vino, Kokoschka fu preso da un impeto di furore, afferrò il fantoccio, lo trascinò in giardino per esservi seppellito. Là, presso la vasca, un famoso quartetto suonò musica classica nella notte, sotto le magnolie fiorite, quasi come un requiem per la bambola condannata». La rabbia di Kokoschka ebbe qualcosa di fiabesco: fu un furore di re cornuto. Se si fosse trattato d’una donna vera, avremmo avuto una pagina degna della penna di uno Zola ma, non trattandosi che di un povero manichino, la fantasia corre piuttosto a un possibile racconto di Bruno Schulz.

L’epilogo, ad ogni modo, non fu meno grottesco. La bambola venne rinvenuta senza testa; quel che ne restava era lordo di vino al punto che i vicini pensarono ai resti d’un omicidio brutale. Si disse che il pittore aveva seviziato una donna e poi tentato di celarne il cadavere: il fantoccio che non aveva saputo dissimulare la vita, si riscattava ora con una impeccabile finzione di morte.

Vennero chiamate le guardie e l’equivoco fu infine chiarito.

Sebbene reale, quella di Kokoschka e della sua bambola è una storia tipicamente mitteleuropea.

Per un verso rimanda alla tradizione ceca, praghese, gremita di stregoni, d’alchimisti, di arcifanfani, di demoni d’argilla e di marionette infatuate (una variante del mito del Golem in cui la leggenda ebraica si sovrappone alla favola di Pigmalione è nel romanzo Ganymedes di Jirí Karásek); ma per altro verso si lega alla cultura espressionista di quegli anni.

Per Mario Praz l’incontro tra il pittore e il manichino era come segnato in quel Kokoschka che «in lingua ceca è il nome d’una crocifera, la borsa di pastore, detta anche erba raperina; e chi sappia che Petruschka, il nome di Arlecchino e del teatro di marionette russo, vuol dire prezzemolo, potrebbe immaginarsi che anche Kokoschka sia una specie di burattino».

Ma nell’età di Freud fantocci e pupattoli avevano un significato meno innocente che non nell’epoca dei celebri automi di Vaucanson o del turco scacchista del barone Kempelen, dal cui caso E. A. Poe trasse l’ispirazione del suo racconto.

È stato sempre Praz a notare come «il pittore sia stato un Pigmalione alla rovescia, il quale anziché desiderare che si animasse la statua in una creatura viva, volesse evitare ogni spiacevole reazione umana da parte della sua compagna metafisica». Egli avrebbe voluto una sposa senza istinti incontrollati, senza meschinità, senza rabbia, senza tutte quelle brutture che rendono sgradevole un essere umano: una creatura che fosse una docile immagine del suo ideale.

Nell’espressionismo il tema della bambola incantata si legò a quello del doppio, come già nell’opera di Hoffmann alla quale il motivo può farsi risalire.

 

Queste figure nascono come dalla proiezione fantastica del proprio Io sulle cose del mondo, le quali, all’approssimarsi d’un tale lume, tendono a deformarsi, quasi fossero costrutte di cera calda.

In uno degli ultimi film girati da Ernst Lubitsch prima dell’esilio in America, Die Puppe (1919), il regista scherzò col motivo del giovane innamorato di un vezzoso ordigno meccanico: il giovane Lancelot, rifugiatosi in un convento per sottrarsi a un imeneo forzato dal quale lo respinge una morbosa timidezza verso le donne, accetta d’inscenare delle finte nozze con una bambola; ma l’automa si rompe, così da permettere alla vivace figlia del costruttore di sostituirsi a essa. Solo grazie a questa cabala il giovane potrà spezzare una volta per tutte quella solipsistica conchiglia in cui s’era rincantucciato il suo Io, come un crostaceo schivo.

Il film è un balletto aggraziato, che cela, sotto vernice d’arguzia, le angosce dell’epoca. A esorcizzare i demoni dell’inconscio e a rinchiuderli, come i mali di Pandora, nel vaso non era sufficiente il proverbiale Lubitsch touch.

 

video colorato — 7.41

[4K, 60 fps, colorized] (1919) The Doll. Die Puppe, Ernst Lubitsch.

 

 

SEGUE DA :

Connessi all’Opera

Lirica e dintorni ai tempi del 2.0

LINK 

 

le foto sono di Wikipedia, Alma Mahler

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Alma Schindler (1899)
Sconosciuto derivative work: Fewskulchor (talk– Alma_Mahler_1899.jpg

 

 

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Alma con la madre Anna e la sorella Greta. 1890 circa.
Sconosciuto – Alma Mahler website

 

 

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Vienna 1902 Gruppo di artisti della Secessione viennese: Anton Stark, Gustav KlimtKoloman Moser, Adolf Böhm, Maximilian Lenz, Ernst Stöhr, Wilhelm List, Emil Orlik, Maximilian Kurzweil, Leopold Stolba, Carl Moll e Rudolf Bacher.
Moritz Nähr – tumblr.com

 

 

 

Figura sfaccettata e per nulla banale, quella di Alma Margaretha Maria Schindler, meglio conosciuta come Alma Mahler-Werfel (1879-1964). Figlia d’arte, nata dall’unione tra il pittore paesaggista Emil Jakob Schindler e la cantante d’operetta Anna von Bergen, crebbe e si formò nella Vienna illuminata della Secessione, la Vienna di Klimt e di Schiele, di Otto Wagner e di Sigmund Freud. Alma fu scrittrice e musicista, pianista talentuosa e raffinata autrice di Lieder; studiò, inoltre, composizione musicale con l’erede di Richard Strauss, Alexander von Zemlinsky, padre dell’opera Eine florentinische Tragödie.

Ritenuta una femme fatale della Vienna fin de siècle, nel corso della sua vita ebbe tre matrimoni con rinomate personalità del gotha culturale mitteleuropeo.

 

 

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Gustav Mahler con la moglie Alma Mahler a Dobbiaco nel 1909.
Fotografo sconosciuto – ÖNB, Bildarchiv Austria

 

 

Nel 1902 Alma sposò il celeberrimo compositore Gustav Mahler ( Gustav Mahler (1860–1911) ; un’unione difficoltosa nella quale non mancarono momenti di crisi, chiusasi nel 1911 con la morte del musicista nativo di Kaliště.

 

 

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Walter e Alma Gropius con la piccola Manon
User:StefanoLuca – public domain / pubblico dominio

 

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Franz Werfel  ( Praga, 1890 -Los Angeles, 1945), scrittore e drammaturgo austriaco
foto :Carl Van Vechten

 

Nel 1915 si maritò con il fondatore del Bauhaus, l’architetto e designer Walter Gropius, conosciuto già ai tempi di Mahler. Dopo il divorzio, Alma si unì infine, nel 1929, con il poeta praghese di origini ebraiche Franz Werfel, con il quale aveva iniziato una relazione durante gli anni del secondo matrimonio.

Non vanno certo trascurati i rapporti che Alma Mahler instaurò con i più acclamati artisti dell’epoca, dal drammaturgo Hugo von Hofmannsthal ai musicisti Alban Berg, Arnold Schönberg e Franz Schreker. Proprio per la sua innegabile avvenenza, fu presa a modello dal pittore Gustav Klimt ma, soprattutto, da Oskar Kokoschka, esponente di spicco della Secessione berlinese e del gruppo monacense Der Blaue Reiter, una delle manifestazioni di punta dell’Espressionismo tedesco. Alma e Oskar ebbero, difatti, una tormentata relazione amorosa durata circa due anni, una liaison burrascosa e sofferta che influenzò molto lo stile pittorico di Kokoschka, come ben esemplificato da uno dei suoi dipinti forse più noti: La sposa del vento. L’imponente olio su tela, oggi conservato in Svizzera al Kunstmuseum Basel e databile al 1913, è un’importante testimonianza autobiografica del legame tra i due e della drammatica, imminente fine del loro amore.

 

Passione e ossessione: la storia de La Sposa del Vento di Oskar Kokoschka - ArtsLife

Un dipinto iconico, definito dallo stesso Kokoschka in una lettera al mercante d’arte berlinese Herwarth Walden come “Tristan und Isolde”, chiara allusione all’amore e morte che ha caratterizzato il loro rapporto

La sposa nel vento,  Oskar Kokoschka, 1913
KunstMuseum, Basel, Svizzera

 

 

 

 

Oskar Kokoschka e Alma Mahler

Oskar Kokoschka e Alma Mahler

” Non posso venire da te in pace finché so che un altro uomo, vivo o morto, ti possiede. Perchè mi hai invitato a un ballo di morte e mi costringi a rimanere in silenzio, per ore e ore a guardare la tua schiavitù spirituale, mentre segui il ritmo di un uomo che fu e che deve essere un estraneo per te? ”

Lettera di Oskar Kokoschka ad Alma Mahler, tratta da “La creatura del desiderio” di Andrea Camilleri

 

** Da questa lettera, si può vedere che Kokoschka è ossessionato dagli altri rapporti di Alma Mahler, forse in particolare con Gustav Mahler

 

 

 

 

La bambola di Kokoschka con l'artigiana di Monaco che l'aveva creata

La bambola di Kokoschka con l’artigiana di Monaco che l’aveva creata

 

 

Lettera di Kokoschka a Hermine Moos
del 10 dicembre 1918 (particolare)
© Zentralbibliothek, Zurigo

Da: ArtsLife

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Mauro Biani, oggi – La terra + video, 1.28 — ANSA.IT — 31 AGOSTO 2024 –16.06 : Cisgiordania, distruzione nella citta’ di Jenin dopo i raid israeliani. E’ il quarto giorno di occupazione

 

 

 

 

 

 

 

 

link X

 

 

 

ANSA.IT/ VIDEOGALLERY  — 31 AGOSTO 2024 –16.06

https://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2024/08/31/cisgiordania-distruzione-nella-citta-di-jenin-dopo-i-raid-israeliani_482e2ecc-912e-4708-8ab0-955035ccc0c8.html

 

 

Cisgiordania, distruzione nella citta’ di Jenin dopo i raid israeliani.
E’ il quarto giorno di occupazione

 

 

 

 

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Buitengebieden @buitengebieden – 15.22 — 31 agosto 2024 — grazie, troppo bellissimi !

 

 

X link di Buitengebieden @buitengebieden

Buitengebieden @buitengebieden

 

 

Una coppia un po’ diversa che, insieme, si prende cura dei piccoli:

 

apri qui

https://x.com/i/status/1829872483433890068

 

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ANSA.IT/ TEL AVIV — 31 AGOSTO 2024– Wafa, ‘pesanti scontri tra uomini armati e l’Idf a Jenin’. Nel quarto giorno dell’operazione antiterrorismo in Cisgiordania

 

 

Il raid israeliano a Jenin alimenta la tensione in ...

JENIN

CARTINA INTERNAZIONALE – 27 – 01 – 2023

 

 

 

ANSA.IT/ TEL AVIV — 31 AGOSTO 2024
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/08/31/wafa-pesanti-scontri-tra-uomini-armati-e-lidf-a-jenin_3e08bc48-0d13-4507-a019-b90b67519e68.html

 

 

Wafa, ‘pesanti scontri tra uomini armati e l’Idf a Jenin’.

Nel quarto giorno dell’operazione antiterrorismo in Cisgiordania

 

 

 

ANSACheck

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

L’agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce di pesanti scontri tra uomini armati e truppe israeliane nella città di Jenin, in Cisgiordania.

Testimoni hanno detto che ulteriori rinforzi militari sono stati inviati nel campo profughi di Jenin, dove le truppe hanno effettuato incursioni in diverse abitazioni nei quartieri del campo profughi.

Secondo fonti di Wafa, l’Idf ha demolito numerose strutture nel quartiere orientale della città, causando gravi danni alle reti elettriche e idriche. Per il momento non ci sono commenti da parte dell’esercito israeliano, nel quarto giorno dell’operazione antiterrorismo in Cisgiordania.

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Sanremo, foto del torrente San Romolo- da Marco Mauro + tante foto sull’episodio della copertura forse iniziata nel 1912 dello STUDIO MORESCHI ( link sotto )

 

 

 

vista dal Facebook di Marco Mauro che ringraziamo, poi persa
https://www.facebook.com/marco.mauro.965

 

 

 

1930 ca– Il torrente san Romolo, nello sfondo la Chiesa della Madonna della Costa

 

BDL

Biblioteca Digitale Ligure

 

 

 

Un po’ di storia e di immagini:

 

 

Piazza Eroi copertura torrente San Romolo-

 

STUDIO MORESCHI

 

foto Moreschi

 

Piazza Eroi sanremesi non esisteva sino al 1912, quando l’Amministrazione comunale decise di continuare la costruzione della copertura del torrente Sanromolo realizzata solo fra il Rigolet, via Feraldi ed il primo pezzo dell’allora Mercato delle Erbe.   Nel lato verso Sud un muro copriva la visuale degli orti e dei ruderi che costeggiavano l’ansa del torrente prima che sparisse oltre i ponti Ciapela e Borea e la cintura delle case demolite nel dopoguerra per aprire le attuali via Martiri e via Pietro Agosti, non ancora sulla carta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

informazione su MORESCHI FOTO

a Sanremo in via Matteotti 194 lo Studio è chiuso ma l’attività fotografica continua su appuntamento ai numeri:
346 9436915 – 349 7396715
o tramite Email info@moreschiphoto.it

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