CLAUDIO SALVALAGGIO — ANSA.IT /MILWAUKEE — 15 LUGLIO 2024 — 23.10 :: Il vice di Trump è il senatore ed ex marine Vance, un falco + altro

 

 

ANSA.IT — 15 LUGLIO 2024 — 23.10
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/nordamerica/2024/07/15/il-vice-di-trump-e-il-senatore-ed-ex-marine-vance-un-falco_44d1346c-b5a4-4686-8673-88f362957d1d.html

 

 

Il vice di Trump è il senatore ed ex marine Vance, un falco

 

 

US-REPUBLICAN-CONVENTION-PARTIES-ELECTION-POLITICS-VOTE © ANSA/AFP

Trentanove anni e autore di bestseller. Biden: sta con i ricchi

MILWAUKEE, 15 luglio 2024, 23:10

 

Claudio Salvalaggio

ANSACheck

 

 

Marco Rubio, you’re fired! Doug Burgum, you’re fired! Alla fine è il senatore D.J.
Vance ad aggiudicarsi la gara per diventare il vice di Donald Trump, che di recente lo aveva paragonato ad un “giovane Lincoln” per la sua barba ispida.

Per sua stessa ammissione, il tycoon ha trattato la nomina del suo vice “come una altamente sofisticata versione di ‘The Apprentice'”, il reality show che lo rese famoso, in cui licenziava brutalmente i concorrenti uno dopo l’altro per arrivare al vincitore. L’ex presidente aveva annunciato tre mesi fa di aver già deciso ma è riuscito a tenere nascosta la sua scelta costringendo i candidati a rivaleggiare tra loro, anche nella raccolta fondi. Nella sua shortlist erano rimasti in tre, tutti uomini bianchi, ignorando il rischio di ritrovarsi con Kamala Harris – prima vicepresidente donna e di colore – nel tandem dem rivale, forse anche al posto di Joe Biden se dovesse ritirarsi: l’oscuro ma ricchissimo governatore 67/enne del North Dakota Doug Burgum, che lo aveva sfidato alle primarie, il tre volte senatore della Florida Marco Rubio (53), suo rivale nel 2016, e il suo collega James David Vance, alla Camera alta da solo un anno, convertitosi recentemente al mondo Maga dopo aver attaccato pesantemente in passato The Donald.

    Soppesati pro e contro, alla fine (lo ha comunicato all’interessato solo 20 minuti prima) ha scelto il ‘falco’ Vance, il candidato più giovane (con i suoi 39 anni uno dei vice piu’ giovani), più intellettuale (studi a Yale e autore nel 2016 del bestseller ‘Hillbilly Elegy’, diventato anche un film), più incisivo in tv e anche più conservatore: in particolare sull’ aborto, dove ha sposato il bando nazionale prima di sfumare la sua posizione, ma anche sugli aiuti all’Ucraina.

Capace quindi di mobilitare la base piu’ tradizionalista. E, come campione della classe media bianca in crisi, oggetto del suo memoir sulla sua famiglia e sulla cultura degli Appalachi, capace pure di attrarre i voti della cruciale Rust Belt.Ma l’astro nascente dei repubblicani, che potrebbe rappresentare il futuro del partito dopo il tycoon, è anche quello con minore esperienza politica e questo potrebbe minare gli attacchi di Trump alla Harris come inadatta a succedere a Biden se necessario. Sicuramente era più esperto Rubio, che poteva garantire anche una ulteriore spinta sul cruciale voto ispanico.

Mentre Burgum, uno degli imprenditori più ricchi d’America, non avrebbe certo ringiovanito il ticket ma avrebbe rassicurato il mondo del business, tanto da avere l’endorsement del Wall Street Journal e The New York Post, ossia di Rupert Murdoch. Ex ‘venture capitalist’ di successo ed ex marine in Iraq, Vance contava anche sull’appoggio di Donald jr, il figlio maggiore di Trump, e dell’ex anchor di Fox Tucker Carlson.
L’attacco dem è già partito. “Parla in modo grandioso dei lavoratori. Ma ora, lui e Trump vogliono aumentare le tasse sulle famiglie della classe media, spingendo al contempo ulteriori tagli fiscali per i ricchi”, ha scritto Biden su X.

Mentre la sua campagna si prepara a dipingerlo come un “estremista”, “la cartina di tornasole definitiva di Donald Trump”, dall’aborto all’Obamacare e all’accettazione dei risultati delle elezioni. Ma anche come un “voltagabbana”, che in passato lo ha definito “inadatto alla carica più alta della nazione” (sul Nyt nel 2016) e lo ha paragonato a Hitler.

 

 

 

Mappa Wisconsin | Stati Uniti - AnnaMappa.com

MILWAUKEE NELLO STATO DEL WISCONSIN

cartina da : AnnaMappa.com

 

 

 

LO STATO DEL WISCONSIN NEGLI STATI UNITI
cartina: Shutterstock

 

 

 

Wisconsin Michigan sulla mappa

 

cartina da :

Quanto è alto il Wisconsin? Distanza totale da nord a sud

 

 

 

qualche immagine della città di MILWAUKEEN ::

 

 

L’area metropolitana di Milwaukee è al quinto posto negli Stati Uniti per quanto riguarda il rapporto tra il numero delle prime 500 aziende degli Stati Uniti e la popolazione.

https://it.wikipedia.org/wiki/Milwaukee

 

 

 

Downtown Milwaukee and Milwaukee River, Wisconsin

 

 

 

USA, Wisconsin, Milwaukee, City skyline with Art Museum

LA CITTA’ E IL MUSEO D’ARTE

 

 

 

Close-up of sausages on barbecue grill,Milwaukee,Wisconsin,United States,USA

 

 

 

 

Hank Aaron State Trail, Milwaukee, America

 

 

 

 

Colpo del drone della cattedrale di Milwaukee, Wisconsin con il lago Michigan in lontananza

LA CATTEDRALE CON IL LAGO MICHIGAN SULLO SFONDO

 

 

 

 

 

Skyline, Milwaukee Art Museum, Veterans Park, Milwaukee, America

LA CITTA’ D’INVERNO

 

 

 

 

 

MAPPA ILLUSTRATA DELLA CITTA’ – 1872
Howard Heston Bailey (b. 1836 – d.1878) – the Big Map Blog

 

 

MADISON E’ LA CAPITALE DELLO STATO DEL WISCONSIN

 

La città è situata su un istmo e circonda cinque laghi: il lago Mendota , il lago Monona , il lago Wingra , il lago Kegonsa e il lago Waubesa . Madison è stata fondata nel 1836 e prende il nome dal padre fondatore e presidente americano James Madison .
Madison ospita un’ampia rete di parchi, il maggior numero di parchi e campi da gioco pro capite di tutte le 100 città più grandi degli Stati Uniti, ed è considerata una comunità amica delle biciclette-

Madison ospita anche nove monumenti storici nazionali, tra cui diversi edifici progettati dall’architetto Frank Lloyd Wright ( qualcosa al fondo ) , come la Jacobs I House, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

 

 

NEL LINK LA LISTA DELLE OPERE DI

FRANK LLLOYD WRIGHT — nella maggior parte con la foto dell’opera  https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Frank_Lloyd_Wright_works

 

 

immagini di Madison

 

Madison, capitale dello stato del Wisconsin (USA), ... | Foto Madison

ILTURISTA.info

 

 

Veduta Aerea Della Città Di Madison La Capitale Del Wisconsin Dallalto Drone Che Sorvola Il Campidoglio Dello Stato Del Wisconsin In Centro Mattina Soleggiata Alba Luce Del Sole Estate - Fotografie stock

veduta aerea della città di Madison
iStock

 

 

Istmo di Madison

La riva del lago Mendota è raffigurata in una vista aerea del campus dell’Università del Wisconsin-Madison che guarda verso lo skyline del centro di Madison durante un tramonto autunnale

(Foto di Jeff Miller/UW-Madison)
college.library –

 

 

Madison Museum of Contemporary Art

Museo di Arte Contemporanea a Madison, capitale del Wisconsin
Franco Folini da San Francisco, USA – Madison Museum of Contemporary Art Caricato da Ekabhishek

 

 

 

 

Frank Lloyd Wright ( 1867 -1959 )

 

In the Words of Frank Lloyd Wright

foto da ThougthCo

 

«La figura umana mi si rivelò, verso il 1893 e anche prima, come la vera base della scala umana nell’architettura» (Frank Lloyd Wright, 1957)

 

Frank Lloyd Wright, il più anziano dei cinque maestri del Movimento Moderno (gli altri sono Le CorbusierMies van der RoheAlvar Aalto e Walter Gropius), nasce nel 1867 da una famiglia di predicatori unitariani di origine gallese. Viene educato dalla madre secondo i principi della pedagogia di Friedrich Fröbel (così come accadrà, tra gli altri, a Charles Eames, Richard Buckminster Fuller, Johannes Itten) in cui un ruolo importante spetta agli Spielgabe (traducibile come “doni per giocare”): sfere, cubi, cilindri e altri solidi primitivi, realizzati in vari materiali (dal filato al legno), che possono essere manipolati e assemblati in infinite varianti e che – secondo parte della critica – avrebbero inciso sul suo immaginario figurativo.

Iscritto come studente esterno ai corsi della facoltà di Ingegneria del Wisconsin (che in seguito abbandonerà), inizia il proprio percorso professionale come apprendista in due importanti studi: prima, quello di J. L. Silsbee; poi, l’ufficio a Chicago di Dankmar Adler e Louis Henry Sullivan. Qui rimane per circa sei anni, dal 1887 al 1893, dedicandosi principalmente alla progettazione di abitazioni unifamiliari, ma avendo comunque modo di conoscere i progetti di grattacieli (tipologia insediativa che Wright detesterà lungo tutta la sua carriera) ed edifici commerciali che Adler e Sullivan stanno sviluppando nell’alveo della Scuola di Chicago e, più in generale, della nascente architettura organica (di cui Wright diventerà indiscusso protagonista).

 

seguita, scritto bene e interessante nel link della rivista DOMUS:
https://www.domusweb.it/it/progettisti/frank-lloyd-wright.html

 

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video, 47 min — Attentato a Trump – diretta con Lucio Caracciolo, Federico Petroni e Alfonso Desiderio–Limes — Mappa Mundi – 14 luglio 2024

 

 

 

La foto iconica dell'AP dopo l'attentato di Trump insanguinato e con il pugno alzato con alle spalle la bandiera Usa

Trump insanguinato e con il pugno alzato davanti alla bandiera Usa, la foto iconica dell’Associated Press

 

14 LUGLIO 2024

AGI

https://www.agi.it/estero/news/2024-07-14/trump-insanguinato-pugno-attentato-associated-press-27118804/

 

 

 

 

 

 

 

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andrea cherchi @cherchiandrea – 7.58 –15 luglio 2024 — grazie

 

 

Buongiorno Milano

(foto andrea cherchi)

 

 

 

 

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video, 1.29 — ANSA.IT  – 15 LUGLIO 2024– 19.20 ::: Ventimiglia, camionista fa scendere migranti dal tir a frustate

 

 

 

ANSA.IT  – 15 LUGLIO 2024– 19.20
https://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2024/07/15/ventimiglia-camionista-fa-scendere-migranti-dal-tir-a-frustate_e21ae956-836d-45ff-8d35-6a406934f22b.html

 

 

Ventimiglia, camionista fa scendere migranti dal tir a frustate

 

video, 1.29

 

 

15 luglio 2024, 19:20

 

Redazione ANSA

 

Un camionista ha fatto scendere a colpi di frusta una dozzina di migranti tutti di origine africana che erano saliti sul rimorchio del suo tir, molto probabilmente per tentare di espatriare in Francia. E’ successo nell’autoporto di Ventimiglia e la scena è stata registrata in un video che in queste ore sta facendo il giro dei social.

Nel filmato si vede il camionista che, con in mano la cinghia da carico con il terminale in acciaio fa scendere i migranti che si trovano nel tir e appena scendono li colpisce con la frusta improvvisata. Accertamenti sono in corso da parte delle forze dell’ordine.

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ANPI III Municipio Roma “Orlando Orlandi Posti” @ANPIRomaPosti – 7.02 — 15 luglio 2024 — VITTORIA NENNI DAUBEUF —” VIVA’ ” ( Ancona, 1915 – Auschwitz, 1943 )

 

Immagine

 

 

 

ANPI III Municipio Roma “Orlando Orlandi Posti”

@ANPIRomaPosti

link X:

https://x.com/ANPIRomaPosti

 

 

 

Immagine

 

 

“Dite a mio padre che non ho perso coraggio mai e che non rimpiango nulla.”

#VittoriaNenni
Figlia del leader socialista
#PietroNenni, morì ad #Auschwitz il #15luglio 1943, dopo 5 mesi di detenzione come resistente alle truppe tedesche nella #Francia occupata.
Aveva 28 anni.

 

 

 

SEGUE DALLA FONDAZIONE PIETRO NENNI
https://fondazionenenni.it/biografia-vittoria-nenni

 

 

BIOGRAFIA VITTORIA NENNI

 

 

Vittoria Nenni, terza delle quattro figlie di Pietro e Carmen Emiliani

Vittoria Nenni, una della quattro figlie di Pietro Nenni e Carmen Emiliani
foto da: https://www.lastampa.it/cultura/2023/08/10

 

La terza figlia di Nenni nasce  ad Ancona ( cap. Marche ) il 31 ottobre 1915  nel corso dell’offensiva delle truppe italiane per conquistare Gorizia. Nenni la chiama con un nome augurale: Vittoria -poi affettuosamente chiamata Vivà-. Ma, come amaramente commenta Nenni nelle sue pagine del diario: “il bel nome non le ha portato fortuna”. L’infanzia di Vivà fu subito segnata dal clima di odio e dalla barbarie fascista: “Faremo fare a tuo padre la stessa fine di Matteotti!”. Con questa espressione nel 1926, un gruppetto di fascisti terrorizzarono una bambina di appena 11 anni che si apprestava ad andare a scuola. I fascisti devastarono l’appartamento della famiglia Nenni. Questo avvenimento convinse Pietro Nenni ad intraprendere la via dell’esilio. La famiglia si rifugiò in Francia. Poco prima dello scoppio della guerra a Parigi Vivà sposò Henri Daubeuf.

Vivà divise con il marito i rischi della lotta clandestina e furono arrestati a Parigi il 20 giugno del 1942.

henri Daubeuf Foto segnaletica arresto

Vittoria Nenni foto segnaletica arresto

 

 

 

 

 

Henri fu fucilato a Mont Valerièn l’11 agosto. Vivà, dopo una detenzione al forte Romainville, fu deportata ad Auschwitz. Il 30 gennaio del 1943 Nenni riceve una cartolina di Vittoria. Poche righe tracciate in fretta e assai probabilmente gettate da un finestrino del treno. Poche parole di saluto e un grido di fiducia “Nous nous reverrons!(ci rivedremo)”. Il pensiero di Vittoria non abbandona mai Nenni che nei suoi Diari la ricorda frequentemente, sempre sostenuto dalla speranza di rivederla. Degli ultimi anni di vita e della tragica esperienza nel campo di sterminio di Auschwitz resta solo una foto di Vivà, che i russi hanno inviato a Nenni.

Foto Vittoria Nenni auschwitz

 

 

 

 

 

Vivà se avesse rivendicato la propria nazionalità italiana avrebbe evitato la deportazione in Germania. Ma rifiutò, perchè volle condividere il destino delle compagne francesi. Nenni seppe della morte della figlia solo nel maggio del 1945 da Saragat, all’epoca ambasciatore d’Italia a Parigi.

Nell’agosto del 1945 Pietro Nenni incontra a Parigi Charlotte Delbo Dudach, l’amica di Vivà sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz.

Il racconto di Charlotte fu straziante: Sul braccio destro delle deportate era tatuato il numero di matricola. Quello di Vittoria era il 31635. Viva aveva saputo partendo da Romainville che suo marito era stato fucilato. Nel campo fu assegnata al lavoro nelle paludi. Fu colpita dal tifo e da una complicazione nefritica. Piaghe si erano aperte nelle gambe. L’ultima volta che Charlotte la vide viva fu l’8 luglio. Nonostante il delirio pregò una compagna di giaciglio di far sapere a suo padre che era stata coraggiosa fino alla fine e che non rimpiangeva nulla.

I giornali resero omaggio alla morte di Vivà e da ogni parte d’Italia arrivarono a Nenni lettere e telegrammi. La lettera che più colpì Nenni fu quella di Benedetto Croce: “Mi consenta di unirmi anch’io a Lei in questo momento altamente doloroso che Ella sorpasserà ma come si sorpassano le tragedie della nostra vita: col chiuderle nel cuore e accettarle perpetue compagne, parti inseparabili della nostra anima.”

 

Ad agosto del 1947 Nenni fece visita al campo di Auschwitz. E negli anni successivi non mancò di incontrare altre superstiti, compagne di prigionia della figlia. Scrive nel suo diario: “Mi è sembrato che chi può fiorire una tomba conserva un’apparenza almeno di legame con i suoi morti. Non così per me che penso disperatamente alla mia Vittoria e non ho neppure una tomba dove volgere i miei passi”. Nel maggio del 1971 Nenni, accompagnato dalla figlia Giuliana, fece un viaggio in Israele. A circa 25 chilometri da Gerusalemme visitarono la foresta dei martiri dove un cippo e una lapide riportavano una semplice scritta: ”Bosco in memoria di Vittoria Nenni Daubeuf 1915-1943”. Quel giorno nel suo diario Nenni annotò “Da oggi in poi ho un luogo in Israele dove venire o al quale pensare quando più forte mi assale l’angoscia per la morte crudele di mia figlia”.

Il libro “Vittoria Nenni. N.31635 di Auschwitz” di Antonio Tedesco (pref. Benedetto Attili, Arcadia Edizioni) racconta  la vita coraggiosa di Vittoria Nenni: il libro è frutto di un intenso lavoro di ricerca, attingendo alle carte private di Pietro Nenni e agli archivi pubblici italiani e francesi e apre a una conoscenza approfondita e in parte inedita della famiglia Nenni.

Ascolta il podcast sulla vita di Vittoria Nenni. 

 

 

Vittoria Nenni, n. 31635 di Auschwitz - Antonio Tedesco - copertina

2023

 

“L’autore ha consultato una grande quantità di fonti documentali, attingendo alle carte private di Pietro Nenni e agli archivi pubblici italiani e francesi. Il libro di Tedesco ci apre, dunque, ad una conoscenza approfondita ed in parte inedita della famiglia Nenni. Entra quasi nella loro intimità: una famiglia forte, unita che ha condiviso, come disse Pietro Nenni, «con nobile orgoglio, i rischi della vita di un militante». Una famiglia, perseguitata dal fascismo, che deve lasciare l’Italia per scegliere la dolorosa strada dell’esilio in Francia – dove i primi tempi sono durissimi – e che ha pagato un prezzo altissimo la propria avversione al fascismo, con la morte nel 1943 della terzogenita Vittoria. Forse si parla poco di Vivà, forse per rispettare il grande ed intimo dolore del padre. Tuttavia, oggi appare necessario riscoprire la sua storia, per rendersi conto su quali valori e su quali basi morali, dalla Resistenza partì e si rafforzò l’idea di una Europa libera e dei popoli.” (dalla prefazione di Benedetto Attili)

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QOHELET O L’ECCLESIASTE — a cura di Guido Ceronetti — Einaudi 1970 — cap. I pp. 3-5

 

 

I

 

Parole di Qohélet
Figlio di David
Re di Ierushalèm

 

 

Un iniffnito vuoto
dice Qohélet
Un ininfito niente

Tutto è vuoto niente.

 

Tanto penare d’uomo sotto il sole
Che cosa vale?

Venire andare di generzioni
E la terra che dura

Levarsi il sole tramontare il sole

Corre in un punto
In un altro riappare

Il vento va verso Sud
Gira verso Settentrione

Gira e va e gira
Il vento nel suo girare

Tutti i fiumi senza riempirlo
Si gettano nel mare

Sempre alla stessa foce
Si vanno i fiumi a gettare.

Si stanca qualsiasi parola
Di più non puoi fargli dire.

Occhi avidi sempre di vedere
Orecchi mai riempiti di sentire

Quel che è stato sarà
Quel che si è fatto sarà ancor

Niente è nuovo
Di quel che è sotto il sole

Si parloa di qualcosa
– Guarda ! Qui c’è del nuovo –

E sono cose che già sono state
Nei tempi prima di noi.

Dei vissuti non c’è memoria
E anche di quelli da essere ancora
In chi verrà non ci sarà memoria

 

Io Qohélet re d’Israel
Ero in Ierushalèm

 

 

E da sapiente mi sono dato
A percorrere e ad esplorare
Tutte le azioni fatte sotto il sole

La malvagia fatica
Con cui purifica l’uomo Dio

Tutto ho veduto
Di quel che si fa sotto il sole

Ed ecco tutto è vuoto e ninte
E una fame di vento

Storture non si raddizzano
Privazioni restano prive

Parlando col mio cuore gli dico
Ecco la mia grandezza

La sapienza che ho accumulato

Nessuno prima di me
Ne ebbe tanta in Ierushalèm

E il mio cuore ha veduto

La suprema sapienza

L’intera conoscenza

E il mio cuore l’ho dato

A penetrare nella sapeinza

A scrutare nelle passioni

Ad imprimersi la pazzia

 

E anche questo è sfamarsi di vento

 

 

 

QOHELET

O

L’ECCLESIASTE

 

a cura di Guido Ceronetti

Einaudi 1970

cap. I
pp. 3-5

 

 

 

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Qōhelèt – Uno dei libri brevi (noti anche come i ‘cinque rotoli’) della Bibbia ebraica. Prende nome dall’autore ed è detto, nella versione greca, Ecclesiaste. La lingua (il tardo ebraico della Mishnāh), lo stato della società, che il libro deplora, e alcune analogie con il pensiero greco lo fanno datare a verso la fine della dominazione seleucidica in Palestina, prima della riscossa dei Maccabei, intorno al 200 a.C

 

da: TRECCANI–
https://www.treccani.it/enciclopedia/qohelet/

 

 

 

da:
https://en.wikipedia.org/wiki/Ecclesiastes

 

Qōhelèt o Ecclesiaste 

è uno dei Ketuvim ( ” Scritti”) della Bibbia ebraica e parte della letteratura sapienziale dell’Antico Testamento cristiano.

Un autore anonimo introduce “Le parole di Qoelet, figlio di Davide, re di Gerusalemme” ( 1:1 ) e non usa più la propria voce fino ai versetti finali (12:9–14), dove esprime i propri pensieri e riassume le affermazioni di Qoelet ; il corpo principale del testo è attribuito allo stesso Qoelet.

datazione : secondo la tradizione rabbinica il libro fu scritto dal re Salomone (che regnò tra il 970 e il 931 a.C.) nella sua vecchiaia,  ma la presenza di prestiti persiani e aramaismi indicano una data non anteriore al 450 a.C. circamentre la data più tarda possibile per la sua composizione è il 180 a.C. 

 

Ecclesiaste è una traslitterazione fonetica della parola greca Ἐκκλησιαστής ( Ekklēsiastēs ), che nella Settanta traduce il nome ebraico del suo autore dichiarato, Kohelet ( קֹהֶלֶת ). La parola greca deriva da ekklesia “assemblea”, come la parola ebraica deriva da kahal “assemblea”,  ma mentre la parola greca significa “membro di un’assemblea”,  il significato della parola ebraica originale che traduce è meno certo.

 

 

 

 

 

 

segue :

Cripto   — link Facebook

 

 

 

#cripto

 

Wax Vanitas – autore sconosciuto, Europa, 18° secolo.

I Vanitas sono quel tipo di arte che hanno lo scopo di mostrare quanto è corta la vita umana mettendo in contrapposizione elementi di vanità affiancati ad elementi che ricordano la morte. Sono la più alta rappresentazione del memento mori.

In questo specifico caso vediamo la testa di una donna che rappresenta da un lato la bellezza e la vita, mentre dall’altro la morte e tutti elementi che si possono associare ad una decomposizione.

Alla base della scultura c’è un’iscrizione in latino che recita “Vanitas vanitatum et omnia Vanitas” (vanità delle vanità, tutto è vanità)

 

 

 

 

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CGIL PIACENZA / ANPI — 24 giugno 2024 –Presentazione di Paolo Berizzi, Il ritorno della bestia, Rizzoli, 2024 –Intervengono: Gian Luca Rocco, coord. – Paolo Berizzi — Pier Luigi Bersani – Giuseppe Giulietti – durata: 2 h ca– minuti dei primi tre interventi —

 

 

 

 

 

May be an image of 3 people and text that says "PAOLO BERIZZI IL RITORNO DELLA BESTIA COME QUESTO GOVERNO Ha RISVECLIATO IL PEGCIO ILPECCIODELL'ITALIA DELL ITaLIa Articolo 21 liberidi.. liberi Il dovere /doveriemril di informare diritto ad essere informati LA BESTIA CHE VUOLE MANGIARSI LA COSTITUZIONE 24 giugno 2024 ore 17:45 Sala N. Mandela via XXIV Maggio, 18 PIACENZA Paolo Berizzi presenta il suo ultimo libro, in dialogo con Pierluigi Bersani e Giuseppe Giulietti. Coordina, Gian Luca Rocco, direttore editoriale Libertà CGIL arci PIACENZA A.N.P.I. PIACENZA"

 

 

 

Camera del Lavoro di Piacenza – CGIL Piacenza

FACEBOOK CGIL

 

https://www.facebook.com/cgilpiacenzaufficiale/videos/8785146271502597?locale=en_GB

 

Sala Mandela ( in piccolo ) della CGIL Piacenza

 

 

 

Paolo Berizzi presenta il suo ultimo libro in dialogo con Pierluigi Bersani e Giuseppe Giulietti; in diretta dalla Sala Mandela della Camera del Lavoro di Piacenza coordina Gian Luca Rocco, direttore editoriale Libertà

 

 

video, 2 h ca–

 

intorno al min. 13 — PAOLO BERIZZI

intorno al min. 19.40 / 37.00   – PIER LUIGI BERSANI

intorno al 37.oo  GIUSEPPE GIULIETTI

 

 

Il ritorno della Bestia. Come questo governo ha risvegliato il peggio dell'Italia - Paolo Berizzi - copertina

 

Il ritorno della Bestia. Come questo governo ha risvegliato il peggio dell’Italia

Nessuno pensa che possa tornare il fascismo storico, il regime dittatoriale dell’olio di ricino e del manganello, delle camicie nere e del fez. Ma il successo elettorale e l’arrivo al governo degli eredi diretti di un partito fondato dai reduci del Partito nazionale fascista e della Repubblica sociale italiana ha spalancato scenari imprevedibili fino a poco tempo fa e tuttora impensabili in gran parte d’Europa. Nell’Italia del 2024, in parlamento, al governo, ai vertici di istituzioni statali ci sono persone che celebrano le ricorrenze e le personalità del Ventennio, manifestano apertamente la loro allergia a tutto ciò che sa di antifascismo, assorbono e diffondono l’antisemitismo e il razzismo compendiati nel mito complottista della “sostituzione etnica”, si impegnano per limitare i diritti di donne, gay, lesbiche, persone transgender e famiglie non tradizionali, intrattengono relazioni pericolose con gruppi apertamente neofascisti e neonazisti che glorificano e praticano la violenza verbale e fisica. Il libro di Paolo Berizzi è il racconto di un ritorno: il ritorno della Bestia, nella forma di un fascismo pop che si confonde con un senso comune eternamente fascista. È la storia della lenta transumanza, nell’Italia repubblicana uscita dalla Resistenza, dell’“Idea” – la parola in codice con cui i camerati vecchi e nuovi si riferiscono al fascismo – incarnata nella fiamma tricolore del Movimento sociale ancora presente nel simbolo di Fratelli d’Italia; e poi dello sdoganamento da parte di Berlusconi e del disperato tentativo di sorpasso a destra messo in opera dalla Lega di Salvini. Ma questo saggio è anche il tentativo di capire dove sta andando l’Italia che ha portato al governo Giorgia Meloni. “Se un governo ha risvegliato il peggio di un Paese occorre riflettere. Se ciò che sembrava dimenticato è tornato a bussare, pure. Se le lancette della storia rischiano di farci tornare indietro e sul Paese si allungano ombre nere, o si inverte la rotta, o potrebbero arrivare brutte sorprese.”

 

 

Una bella immagine di Piacenza + un’altra

 

 

Cosa fare a Piacenza in un giorno | Visititaly.eu

Visitaly.eu

 

 

 

Piacenza - Milanoguida - Visite Guidate a Mostre e Musei con Milanoguida

Milanoguida

 

 

 

File:Piacenza mappa.png - Wikipedia

Piacenza in Emilia Romagna

da : Wikipedia

 

 

Piacenza confina.. è quasi in Lombardia- Hanno fatto un referendum nelle due regioni, Emilia e Lombardia nel 2012 :  per separarsi dall’Emilia e diventare lombarda, ma a quanto pare..

 

L'olio dell'Emilia Romagna

Cartina Itolio, solo olio italiano

 

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TANO FESTA ( Roma 1938 – 1988 )– Il Miliziano morente, 1979 – MUSEI VATICANI –+ VIDEO, 22 min. ca :: Documentario su Tano Festa di Pallotta e Ruggeri, 2006 — La pop-art romana Schifano, Festa. Angeli.

 

 

 

 

 

 

da:

MUSEI VATICANI.VA —
https://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/musei/collezione-d_arte-contemporanea/sale-36-e-37–tano-festa-e-michelangelo.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tano Festa, Il Miliziano morente

Tano Festa, (Roma 1938 – 1988)
Il Miliziano morente, 1979
Emulsione fotografica su tela applicata su tavola e smalto, cm 129 x 170
Dono Ovidio Jacorossi, 2013
Inv. 58399

 

 

 

 

 

Sala 36. Tano Festa e Michelangelo

 

Nel corso dell’approfondito lavoro che Tano Festa conduce a partire dall’infinito repertorio d’immagini offerto dalla Cappella Sistina, l’artista sceglie tecniche diverse per la rielaborare i particolari degli affreschi di Michelangelo. Per realizzare Il Miliziano morente utilizza l’ingrandimento di una fotografia storica Alinari, applicato su una grande tavola e circoscritto da una sottile cornice nera. Racchiusa tra due parentesi asimmetriche di colore rosso acceso, l’immagine crea un esito di grande impatto visivo: delimitando il volto di Adamo l’artista trasforma il senso del suo sguardo che, persa una meta visibile, rimanda ad un altrove senza nome. Un ulteriore slittamento deriva dal titolo scelto per l’opera, che riconduce al modello formale classico, intrecciando così nascita e morte e modificando radicalmente il valore semantico del soggetto ispiratore.

 

 

 

 

 

 

Tano Festa - Sito Ufficiale

foto dal suo sito ufficiale– link dopo la biografia

Tano Festa (Roma2 novembre 1938 – Roma9 gennaio 1988) è stato un artistapittore e fotografo italiano.
Protagonista della scuola pop romana, dal 1963 Festa si sofferma anche sui maestri della tradizione italiana e del Rinascimento, in particolare il Michelangelo della Sistina e delle Cappelle medicee, interpretati come immagini pubblicitarie (Da Michelangelo, n. I1966, collezione privata), (“Dal Peccato Originale n. 2”, 1966, collezione privata).

Viene invitato a partecipare alla Quadriennale di Roma del 1965.

Dopo un difficile periodo di scarsa creatività e di deludente riconoscimento da parte della critica, è invitato alla Biennale di Venezia del 1980.

Durante gli ultimi anni della sua fulminante esistenza, nei luoghi della periferia romana, delle baracche e delle ultime osterie fuoriporta concepisce, partorendo ‘la luce d’Egitto’, opere geometriche-concettuali.

Nel 1984 compare nella serie televisiva “Artisti allo Specchio” della Rai Radio televisione italiana per la regia di Mario Carbone.

Muore il 9 gennaio 1988 all’età di 49 anni dopo una lunga malattia.

 

 

 

 

 

 

 

NEL LINK POTETE TROVARE UNA BIOGRAFIA  CHE RIGUARDA ANCHE L’OPERA, FATTA MOLTO BENE, ED UN VIDEO DEL MAMBO DI BOLOGNA DI 6 min.

 

tratto da:

Soggetto: Teresa Ruggeri

 

 

FOTO DA + video, 6 min. : https://tartagliaarte.org/tano-festa/

 

 

 

SITO UFFICIALE DI TANO FESTA +

E’ un archivio semovente

Homepage

 

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+++ video, 8.28 –Andreas Ottensamer suona il concerto jazz per clarinetto –Lorenzo Viotti, dirige. Borusan Philharmonic Orchestra di Istanbul

 

 

 

Risultati immagini per andreas ottensamer wiki

ANDREAS OTTENSAMER (Vienna, 1989) è un clarinettista austriaco, principale clarinettista della Filarmonica di Berlino

 

 

 

 

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ILARIA BARATTA — FINESTRE SULL’ARTE –18 luglio 2018 — Ancora Claude Monet, sperando di non stufarvi ::: Come da una stroncatura nacque l’Impressionismo: Impression, soleil levant di Monet

 

 

Finestre sull'Arte – Shop on line

https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/claude-monet-impression-soleil-levant

 

 

 

Come da una stroncatura nacque l’Impressionismo: Impression, soleil levant di Monet

 

 

 ‘Impression, soleil levant’, opera di Claude Monet del 1872, è considerata l’opera fondante dell’impressionismo. In questo articolo un approfondimento su questo fondamentale dipinto della storia dell’arte.

 

 

 

Può accadere che un dipinto sia la scintilla che dia inizio a un vero e proprio movimento artistico, uno dei più amati dal grande pubblico di oggi: è ciò che è successo a Impression, soleil levant, opera realizzata dal celebre Claude Monet (Parigi, 1840 – Giverny, 1926) nel 1872. Il dipinto è stato considerato infatti iniziatore dell’impressionismo, la corrente artistica che rivoluzionò il modo di fare pittura dalla seconda metà dell’Ottocento in Francia. Fino a quel momento la pittura legata alla tradizione e accettata dal gusto comune era quella accademica, basata sullo scrupoloso rispetto delle norme, che non poteva esistere se non attraverso il disegno, e che veniva compiuta esclusivamente all’interno delle botteghe; gli artisti denominati impressionisti, al contrario, amavano dipingere en plein air, ovvero all’aria aperta, osservando un’alba, un tramonto, il sole che si rispecchia nell’acqua, un prato verde che diviene luogo di svago e di divertimento. Le loro tavolozze sulle quali mescolavano i colori erano esse stesse opere d’arte: i gialli, gli azzurri, i rossi, i verdi, gli arancioni creavano direttamente sulla tela, spesso posta su un cavalletto tra l’erba o di fronte a scoscese scogliere, giochi di luci e di toni, dalle infinite gradazioni, imprimendo l’attimo fugace che la natura regalava loro. Un momento rappresentato attraverso i loro occhi, poiché ciò che rimaneva impresso sulla tela era l’impressione, la sensazione che gli artisti avevano e provavano ammirando quegli splendidi panorami nei quali erano immersi mentre dipingevano. La fugacità dell’attimo era ben visibile dalle pennellate rapide e piccole date con colore molto denso, spesso posto sul pennello dal tubetto stesso. Un modo impensabile per gli artisti a loro precedenti, per i pittori che assumevano il disegno a principio base delle loro opere.

 

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant (1872; olio su tela, 48 x 63 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)

Claude Monet, Impression: soleil levant (1872; olio su tela, 48 x 63 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)

 

 

L’innovativo e rivoluzionario modo di dipingere era proprio di Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 1841 – Cagnes-sur-Mer, 1919), Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 1839 – 1906), Edgar Degas (Parigi, 1834 – 1917), Félix Bracquemond (Parigi, 1833 – Sèvres, 1914), Armand Guillaumin (Parigi, 1841 – Orly, 1927), Eugène Boudin (Honfleur, 1824 – Deauville, 1898), Camille Pissarro (Charlotte Amalie, 1830 – Parigi, 1903), Alfred Sisley (Parigi, 1839 – Moret-sur-Loing, 1899), Berthe Morisot (Bourges, 1841 – Parigi, 1895), gruppo di artisti allora esordienti che nel 1874 partecipò a una mostra di pittura allestita presso un vecchio studio parigino in boulevard des Capucines messo a disposizione dal fotografo Nadar (Parigi, 1820 – 1910), inaugurata il 15 aprile di quell’anno.

Furono esposte centosessantatré opere, tra dipinti, disegni, pastelli e acquerelli, realizzate dalla Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs, graveurs, ovvero quella società anonima fondata l’anno precedente all’innovativa mostra dagli artisti sopraccitati.

Anche Édouard Manet (Parigi, 1832 – 1883) seguiva quello “strano” modo di dipingere, ma non espose alla mostra del 1874, poiché era convinto che il rinnovamento dell’arte si dovesse raggiungere all’interno delle istituzioni ufficiali. Diversamente Jean-Frédéric Bazille (Montpellier, 1841 – Beaune-la-Rolande, 1870) aveva proposto lui stesso una mostra indipendente, ma morì ben quattro anni prima della rassegna di Nadar. Il pubblico e la critica non accolsero benevolmente l’esposizione della Société anonyme, bensì la stroncarono.

 

Fu Louis Leroy che, riferendosi proprio al dipinto di Monet Impression, soleil levant, scrisse pochi giorni dopo la famosa esposizione un articolo sulla rivista “Le Charivari”: Leroy l’aveva visitata in compagnia di Joseph Vincent pittore paesaggista. Nell’articolo si legge il dialogo tra i due: “Ah, eccolo, eccolo! Che cosa rappresenta questa tela? Guardate il catalogo”. “Impressione, sole nascente”. “Impressione, ne ero sicuro, Ci dev’essere dell’impressione, là dentro. E che libertà, che disinvoltura nell’esecuzione! La carta da parati allo stato embrionale è ancora più curata di questo dipinto”. “Ma cosa avrebbero detto Bidault, Boisselier, Bertin, dinanzi a questa tela importante?” “Non venitemi a parlare di quegli schifosi pittorucoli!”.

Il pezzo testimonia la totale stroncatura e la critica d’inferiorità mossa da Leroy nei confronti del gruppo di artisti emergenti, ma si rivelò celebre perché fu questo articolo che coniò il termine “impressionisti”. Una definizione satirica, che sottintendeva un significato negativo, divenne nei secoli successivi una denominazione di successo, capace di attirare migliaia di visitatori.

 

 

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

 

 

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

 

 

Gli artisti in questione rifiutavano tuttavia di essere classificati sotto il termine di impressionisti, poiché a loro parere troppo riduttivo e canzonatorio, in quanto tale denominazione designava il carattere incompiuto, non dettagliato, evanescente e legato a un primo approccio istintivo delle loro opere. Al contrario, la loro intenzione era quella di comunicare ben oltre l’impressione di qualcosa e Monet stesso affermò che il termine “Impressione” utilizzato nel titolo del suo dipinto era stato dettato esclusivamente dalla creatività del momento e non voleva assolutamente alludere all’ideale della nuova pittura.

Nel corso degli anni, tuttavia, questi cedettero alla denominazione data loro, a seguito del progressivo successo ottenuto: nel 1877 Renoir convinse il critico d’arte Georges Rivière a pubblicare una rivista settimanale a cui venne assegnato il titolo de “L’Impressionniste” e si giunse allo stesso tempo alla terza mostra del gruppo. In Impression, soleil levant, dipinto oggi conservato al Musée Marmottan di Parigi, Monet raffigurò il porto di Le Havre in un preciso momento del giorno: il sorgere del sole, l’alba. Ed è ben comprensibile dalla palla infuocata del sole che accende con la sua luce color arancione i toni degradanti del blu che compongono l’intero dipinto.

I riflessi arancionati del sole nascente sembrano galleggiare sull’acqua e si pongono in contrasto con i toni freddi dell’azzurro-grigio del mare. Questi ultimi sono realizzati con brevi e rapidi pennellate capaci di rappresentare il movimento ondoso dell’acqua, che trasmette allo spettatore una sensazione di pace e tranquillità, mentre i tratti sottili di color arancione immortalano straordinariamente il rapido mutamento della luce. Anche il cielo si colora di arancione con pennellate più larghe e meno fitte che creano una sfumatura più accesa rispetto al grigiore del cielo: è raffigurato quel rapido passaggio tra la notte e il giorno, in cui protagonista è quotidianamente il sole.

Sullo sfondo, tra la foschia mattutina, si intravede il profilo del porto con le ciminiere e le gru, che a loro volta si rispecchiano nell’acqua del mare; in primo piano, al centro del dipinto, è rappresentata una barca di pescatori, resa con una gradazione di blu più scuro, seguita da altre due piccole imbarcazioni più vicine al porto. La progressiva lontananza di queste ultime è resa pittoricamente con macchie di colore più sfumate rispetto alla precedente, ma ancora tendenti al blu. In basso a sinistra la firma dell’artista e la data di composizione.

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

 

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

 

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio

 

 

 

Ciò che viene quindi esaltato nell’opera è il preciso istante di cambiamento della luce, l’intenzione di voler fermare il tempo in quel determinato momento del giorno per rendere nota, a chi osserva il dipinto, la sensazione o impressione che l’artista stesso ha provato o sentito mentre ammirava quel suggestivo paesaggio. Quel preciso momento è stato oggetto di studio di un professore di astrofisica dell’Università dello Stato del Texas, Donald Olson, pioniere dell’astronomia forense: secondo le sue accurate ricerche, il dipinto di Monet in questione sarebbe stato realizzato il 13 novembre 1872 alle 7.35 del mattino. La data e l’ora precisa di realizzazione è stata scoperta utilizzando analisi geografiche del porto di Le Havre, compiendo calcoli di astronomia relativi al sorgere del sole, ai livelli delle maree e osservazioni meteorologiche sul mare e sul cielo. Inoltre il team del professore texano ha raccolto tutta la documentazione disponibile sull’artista e ha visitato il luogo rappresentato nel dipinto per poter meglio determinare la possibile data di creazione. Olson avrebbe individuato addirittura dove si trovava Monet al momento della realizzazione del dipinto: in una stanza al terzo piano dell’Hotel d’Amirauté di Le Havre, dalla quale il celebre pittore avrebbe raffigurato la scena apparsa davanti ai suoi occhi. Alla città della Normandia Monet era fortemente legato e la conosceva molto bene, in quanto vi aveva trascorso la fanciullezza e l’adolescenza.

 

Il professore escluse immediatamente che l’opera rappresentasse un tramonto, poiché il sole era a est e restrinse le date in quanto il sole sorge in quell’esatta posizione solo poche volte all’anno, perciò i ricercatori del suo team utilizzarono particolari libri che specificavano l’ora dell’alba e le maree e li combinarono con gli algoritmi informatici per giungere alla sensazionale scoperta.

 

Monet, nel corso della sua attività artistica, diede notevole importanza allo studio della luce, dipingendo anche più volte lo stesso soggetto in diverse condizioni di luce:

 

 

 

CATTEDRALE DI ROUEN

 

 

ESEMPIO DI QUATTRO QUADRI – QUALI SONO :  VEDI SOTTO:

Claude Monet, da sinistra: Cattedrale di Rouen, Harmonie blanche, al primo sole (1893; olio su tela, 106 x 73 cm; Parigi, Musée d'Orsay), Cattedrale di Rouen a mezzogiorno (1894; olio su tela, 100 x 65 cm; Mosca, Museo Pushkin), Cattedrale di Rouen in pieno sole (1894; olio su tela, 107 x 73 cm; Parigi, Musée d'Orsay), Cattedrale di Rouen al tramonto (1894; olio su tela, 101 x 65 cm; Mosca, Museo Pushkin)

Claude Monet, da sinistra: Cattedrale di Rouen, Harmonie blanche, al primo sole (1893; olio su tela, 106 x 73 cm; Parigi, Musée d’Orsay), Cattedrale di Rouen a mezzogiorno (1894; olio su tela, 100 x 65 cm; Mosca, Museo Pushkin), Cattedrale di Rouen in pieno sole (1894; olio su tela, 107 x 73 cm; Parigi, Musée d’Orsay), Cattedrale di Rouen al tramonto (1894; olio su tela, 101 x 65 cm; Mosca, Museo Pushkin)

 

 

 

E’ esemplificativa è la serie delle Cattedrali di Rouen, composta da circa trenta tele realizzate tra il 1892 e il 1894 il cui soggetto è la facciata della Cattedrale di Rouen in diversi momenti del giorno e in varie condizioni climatiche.

Il risultato è la rappresentazione nelle differenti sfumature cromatiche, ognuna più suggestiva dell’altra. “Tutto cambia, persino le pietre” affermò il pittore nel 1893 nel pieno della creazione della serie; ciò che cercava era l’attimo, l’influenza del clima sulle cose e la luce che le caratterizza. Dedicò particolare interesse allo studio dei riflessi della luce sull’acqua, come nel caso di Impression, soleil levant.

 

 

 

 

Claude Monet, Scogliera a Étretat al tramonto (1883; olio su tela, 60,5 x 81,8 cm; Raleigh, North Carolina Museum of Art)

Claude Monet, Scogliera a Étretat al tramonto (1883; olio su tela, 60,5 x 81,8 cm; Raleigh, North Carolina Museum of Art)

 

 

 

Un’altra opera significativa da questo punto di vista è Scogliera a Étretat al tramonto del 1883, anche questa oggetto di studio di Donald Olson, il quale fissò la sua data di realizzazione al 5 febbraio. Qui è raffigurata la scogliera sulla costa della Normandia con una particolare luce: quella del tramonto donata dal sole acceso di color arancione che sta quasi per scomparire all’orizzonte. Il mare e il cielo hanno assunto una colorazione variegata in cui si mescolano il blu, il verde, il giallo dai toni più scuri e più chiari e delle striature arancioni sparse qua e là che rimandano alla luce calda del sole al tramonto. Anche se l’istante rappresentato è quasi giunto al termine: lo si percepisce dalla posizione ormai calante del sole e dalle tonalità del dipinto. La luce sta diventando via via più spenta; a breve calerà la sera. L’imponenza della scogliera si pone agli occhi dello spettatore pressoché secondaria rispetto alla capacità dell’artista di aver saputo imprimere sulla tela quella mescolanza e armonia di colori che la natura ci mostra in quel preciso e determinato momento.

Già precedentemente a Impression, soleil levant, Monet realizzò un dipinto in cui significativo è lo studio dei riflessi sull’acqua: nei casi finora citati aveva rappresentato il rapido mutamento della luce durante particolari attimi del giorno, l’alba e il tramonto.

 

 

Claude Monet, La Grenouillère (1869; olio su tela, 74,6 x 99,7 cm; New York, Metropolitan Museum)

Claude Monet, La Grenouillère (1869; olio su tela, 74,6 x 99,7 cm; New York, Metropolitan Museum)

 

In La Grenouillère, opera del 1869, è la natura che crea riflessi sull’acqua. Lo stabilimento balneare che si trovava sulle rive della Senna, poco distante da Parigi, frequentato dai parigini generalmente nelle domeniche pomeriggio è rappresentato con lo stile caratteristico di Monet: pennellate brevi e non stese o diluite, bensì ricche di colore, mancanza di disegno per la volontà di non fornire forme e contorni definiti, presenza di uno specchio d’acqua su cui giocare con luci e colori.

 

A rispecchiarsi sull’acqua sono le fronde degli alberi della cui frescura gode il gruppetto di persone che si trova sull’isoletta al centro del dipinto: donne e uomini ancora vestiti si gustano l’ombra delle piante che li circondano, anche se si intravede netto solo qualche ramo che fa quasi da cornice all’opera. Tuttavia si percepisce la presenza di un “tetto” di alberi sopra all’isolotto, poiché l’acqua ha assunto una colorazione con striature di colore verde: l’azzurro dell’acqua e varie gradazioni di verde si mescolano e armonizzano i toni complessivi del dipinto. Inoltre la luce del sole filtra attraverso le fronde degli alberi creando una particolare luminosità. Le persone che sostano sull’isolotto, collegato alla riva da piccoli pontili, sono bagnanti che, in piedi o seduti, si rilassano all’ombra delle piante e alcuni di loro osservano il gruppetto che si è già immerso nell’acqua.

In primo piano, attraccate alla riva, sono alcune piccole barche, mentre sulla destra è collocato un barcone galleggiante con persone che si affacciano sullo specchio d’acqua; sullo sfondo, sull’altra sponda, è visibile un lungo e alto filare di alberi illuminato dal sole. Un momento semplice e facente parte della quotidianità fermato sulla tela dall’abilità pittorica di Monet.

Questi sono appena alcuni dei dipinti in cui caratteristica dominante del celebre artista è il rispecchiarsi del sole e della natura nell’acqua: mare, fiume o stagno che sia. Tuttavia Impression, soleil levant è un’opera fondamentale per l’intera attività artistica di Monet, poiché è proprio da qui che si può affermare sia nato l’Impressionismo: anche se, come abbiamo visto, lo stile dell’artista era già chiaro in opere precedenti, è da qui che Monet afferma tutta la sua grandezza nel realizzare una composizione basata sulla straordinaria resa del colore e della luce e soprattutto sul suo mutamento in un rapido istante. È vero che all’epoca la brutale e pubblica stroncatura di Louis Leroy fu molto pesante, ma è anche vero che fu proprio grazie a questa che nacque uno dei movimenti artistici più affascinanti, più suggestivi e più amati dal grande pubblico.

 

Bibliografia di riferimento

  • Gérard – Georges Lemaire, Monet, Giunti, 2014
  • Nathalia Brodskaya, Monet, Parkstone International, 2011
  • Patrizia Vezzosi, InContemporanea. Introduzione all’arte contemporanea, Alinea Editrice, 2010
  • Elena Capretti, Impressionismo, Giunti, 2001
  • Bernard Denvir, Impressionismo, Giunti, 1992

 

 

 

 

ILARIA BARATTA

Ilaria Baratta

 

Giornalista, sono co-fondatrice di Finestre sull’Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono responsabile della redazione di Finestre sull’Arte.

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CLAUDE MONET A BORDIGHERA –1884 — lettere e quadri —

 

*** forse qualche quadro sarà ripetuto, lo lascio perché adesso è tardi, penso che vedere un suo quadro due volte non debba dispiacere..non vi pare ?

 

Claude Monet, Autoritratto a Beret ( oppure ” con berretto ” ) – 1886
coll. privata

 

 

BIOGRAFIA

Nasce a Parigi nel 1840.
Sin da adolescente iniziò a disegnare vendendo diverse caricature dei personaggi di Le Havre in cui la sua famiglia si era trasferita. Dopo i primi rudimenti, imparati da Jacques François Ochard, allievo di David, si formò con Eugène Boudin. Nel 1859 partì per Parigi per studiare all’Académie Suisse, dove conobbe Delacroix, Courbet, Pissarro. L’anno seguente, arruolato nell’esercito, fu ad Algeri da dove tornò in licenza per malattia nel 1862. Due anni dopo andò a Honfleur con Bazille e iniziò a dipingere paesaggi. Ritornò presto a Parigi e nel 1866 espose al Salon ottenendo giudizi positivi da Zola e Manet. Nel 1870 si trasferì a Londra per evitare l’arruolamento per la guerra franco-prussiana e si appassionò a Turner e Constable. Tornato in Francia realizza i dipinti che saranno esposti il 15 aprile 1874 nella prima mostra dei pittori che prenderanno il nome di Impressionisti, proprio grazie alla sua tela intitolata Impression solèil levant (1872). Negli anni seguenti continuò a dipingere paesaggi, e si trasferì a Giverny, in Normandia nel 1883, dove visse fino alla morte, pur spostandosi molto per diversi soggiorni in Italia, in Inghilterra, in Svezia, in Russia.
Tra gli altri capolavori si ricordano la serie della Cattedrali di Rouen (1894) e le circa 250 Ninfee (1899-1920).

 

da : https://www.arte.it/artista/claude-monet-185

 

 

 

Claude Monet, Impression: soleil levant (1872; olio su tela, 48 x 63 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)

Impression solèil levant (1872)

 

una definizione di Impressionismo dello stesso Monet :

«Altri pittori dipingono un ponte, una casa, una barca…io voglio dipingere l’aria che circonda il ponte, la casa, la barca, la bellezza della luce in cui esistono»

 

 

Nell”84, quando va al sud per studiare e dipingere, ha poco più di 40 anni.  Alice è la seconda moglie di Monet. Anche per lei sono le seconde nozze, entrambi hanno figli dal primo matrimonio.

Eccovi le famiglia Monet e Hoschedè riunite, siamo intorno al 1880, sconosciuto il fotografo, la foto è di pubblico dominio

 

Le famiglie Monet ed Hoschedé (circa 1880)
da sinistra: Claude Monet, Alice Hoschedé, Jean-Pierre Hoschedé, Blanche Hoschedé. Jacques Hoschedé, Jean Monet, Michel Monet, Marthe Hoschede, Germaine Hoschede, Suzanne Hoschede.

,

 

 

UNA LETTERA DI MONET ALLA MOGLIE DA BORDIGHERA

 

 

Ad Alice Hoschedè

 Bordighera, 25 gennaio 1884

 

 

Cara Signora,

Avete delle strane idee a pensare che mi occupi delle giovani miss inglesi e sopratutto che loro si occupino di me. Non corro alcun pericolo, statene certa, e potete comunque contare sulla mia fedeltà. Vorrei tanto essere vicino a voi, ma sono qui per lavorare e mi occupo solo di questo. Se ci tenete a conoscere la composizione degli ospiti del mio hotel, eccola: 13 persone a tavola. Con il mio arrivo ho fatto il tredicesimo. E tutti lo hanno fatto notare, perché per gli inglesi, quando si è in tredici, sembra che la prima persona che si alzi da tavola debba morire entro l’anno, di modo che nessuno vuole alzarsi da solo; ogni sera è la stessa storia.

Ho vicino  a me due sorelle zitelle (inglesi beninteso), che devono essere molto superstiziose; una dipinge e parla un po’ il francese, di modo che conversa volentieri con me; la verità è che mi stufa.

…(la descrizione deve arrivare a dodici- saltiamo)

Ecco, cara Signora. Mi sono dispensato dal pranzo a tavola con gli ospiti per perdere meno tempo; pranzo prima da solo.

…   firmato.

 

La lettera è da :

Da: Claude Monet, Parole a colori–Lettere da Bordighera (gennaio-aprile 1884), philobiblon edizioni, pp 43-45 citateUn regalo di Nemo a chiara e mario, aprile 2011

 

 

«Voie romaine a Bordighera» di Claude Monet (1840-1926).
Olio su tela
Dipinto nel 1884.
64,7 x 81,3 cm.
Museo Barberini a Postdam, Germania

 

 

 

NOTA BREVE SU POSTDAM

Postdam è a circa 20 km a sud-ovest di Berlino, è la capitale del Brandeburgo ed è una città importante della regione metropolitana di Berlino.
La città aveva 185.750 abitanti nel dicembre 2022

 

 

Potsdam – Veduta

Veduta di Postdam dal parco di Babelsberg
Kai Vogel –

 

 

 

ChurchillTruman e Stalin alla Conferenza di Potsdam– 25 luglio 1945
fotografo sconosciuto

 

 

La Brandenburger Tor

La Torre di Brandeburgo
Dieter Brügmann

 

 

 

Torniamo a Monet a Bordighera:

 

Due lettere ad d Alice Hoschedé, sua seconda moglie dopo la prematura scomparsa di Camille, avvenuta a soli trentatré anni nel 1879. Anche Claude per Alice era il suo secondo marito, poiché primo era Ernest Hoschedé, collezionista e amico di Monet.

 

 

“Oggi ho lavorato ancora di più: cinque tele, e domani conto di iniziarne una sesta; andiamo abbastanza bene, dunque, sebbene tutto mi sia assai difficile da fare. Queste palme mi fanno dannare, e poi i motivi sono estremamente difficili da riprodurre, da trasferire sulla tela; è tanto folto dappertutto; è delizioso da vedere; si può passeggiare indefinitamente sotto le palme, gli aranci, i limoni e anche sotto gli splendidi ulivi, ma quando si cercano soggetti è molto difficile. Vorrei fare certi aranci e limoni che si stagliano contro il mare azzurro, non riesco a trovarli come voglio. Quanto all’azzurro del mare e del cielo, è impossibile. Comunque, ogni giorno aggiungo e scopro qualcosa che prima non avevo saputo vedere. Questi luoghi sembrano fatti apposta per la pittura en plein air. Mi sento particolarmente eccitato da quest’esperienza e, dunque, penso di tornare a Giverny più tardi del previsto, anche se la vostra assenza disturba la mia serenità” (Bordighera, 26 gennaio 1884).

 

“Lavoro come un forsennato su sei tele al giorno. Faccio molta fatica, poiché non riesco ancora a cogliere il tono di questo paese; a volte sono spaventato dai colori che devo adoperare, ho paura di essere terribile, eppure sono ancora ben al disotto; è atroce la luce” (Bordighera, 29 gennaio 1884).

 

Il suo “spavento” determinato dai colori si affievoliva un poco alla volta e il 3 febbraio 1884 Claude scriveva alla sua Alice: “Adesso sento bene il paese, oso mettere i toni terra e rosa e blu; è magia, è delizioso, e spero che vi piacerà”, e un mese dopo, il 5 marzo 1884, le raccontava: “Ora dipingo con colori italiani che ho dovuto far venire da Torino”.

Ma la sua consapevolezza di essere “molto al di sotto del tono” non l’aveva abbandonato: solo alcuni giorni dopo l’ultima lettera citata, Monet dichiarava al mercante d’arte e amico Paul Durand-Ruel (Parigi, 1831 – 1922): “Farò forse gridare un po’ i nemici del blu e del rosa, per via di questo splendore, questa luce fantastica che mi applico a rendere; e quelli che non hanno mai visto questo paese o che l’hanno visto male grideranno, ne sono sicuro, all’inverosimiglianza, sebbene io sia molto al di sotto del tono: tutto è colore cangiante e fiammeggiante, è ammirevole; e ogni giorno la campagna è più bella, e io sono incantato dal paese” (Bordighera, 11 marzo 1884).

 

 

 

 

Claude Monet, autoritratto nel suo atelier, 1884, Museo Marmottan, Parigi

 

 

 

una delle palme dipinte da Monet che lo ” fecero dannare ”

 

Bordighera dall’alto, Claude Monet 1884

 

BORDIGHERA ALTA -1884 circa

 

 

LA PENSION ANGLAISE – 1884 circa

 

 

Bordighera, Giardino Moreno, Claude Monet 1884, San Pietroburgo Hermitage

 

 

 

Villa a Bordighiera, Claude Monet 1884, Museo di Potsdam

 

 

 

Claude Monet - Les Villas à Bordighera

Villa a Bordighera, Claude Monet, 1884,
Huile sur toile
H. 116,5 ; L. 136,5 cm. —Museo d’Orsay

 

 

 

da qui al fondo, il testo e le immagini sono della bellissima

FINESTRE SULL’ARTE

 

 

NOTA DA WIKIPEDIA :

giardini Moreno erano situati nel comune di Bordighera, in provincia di Imperia. Descritti dai numerosi turisti dell’Ottocento, non esistono più. Solo una piccola porzione sopravvive negli attuali giardini Monet, che si trovano in via Domenico Tumiati, e in alcune proprietà private (villa Schiva, villa Palmizi, villa Mariani, ecc).

 

 

MONET E IL GIARDINO DI VINCENZO MORENO

 

 

Nel borgo ligure aveva avuto la possibilità di ammirare e di visitare il giardino Moreno, voluto nel 1830 circa da Vincenzo Moreno, ricco commerciante di olio di Bordighera, che aveva cominciato a piantare i semi di molte specie esotiche; negli anni Ottanta dell’Ottocento il giardino era divenuto famoso a livello internazionale per la grande varietà di vegetazione che custodiva ed era quindi meta di visita di letterati, artisti e viaggiatori. Ispirato dalla meraviglia di questo luogo, oggi facente parte dei Grandi Giardini Italiani e selezionato come uno dei giardini più belli in Liguria, l’artista aveva rappresentato sulla tela tre punti del parco, ancora adesso riconoscibili se vi addentraste al suo interno: i dipinti realizzati nel 1884 qui ambientati sono Vedute di VentimigliaStudio di piante di ulivo e Giardino a Bordighera. Impressioni del mattino. Il primo è conservato presso il Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow e raffigura proprio un punto panoramico sulla cittadina di Ventimiglia, bagnata dal mare e illuminata dal sole; in primo piano si nota la rigogliosa vegetazione creata utilizzando toni di verde con tocchi di viola. Studio di piante di ulivo fa parte di una collezione privata ed è dedicato alle grandi e secolari piante di ulivo dai tronchi che sembrano fare un inchino. L’ultimo dipinto del terzetto, oggi conservato all’Hermitage di San Pietroburgo, è anche il più luminoso e ricco di sfumature: palme illuminate dalla luce del sole mattutino fanno da sipario al campanile di una chiesa che si scorge al centro della tela; sullo sfondo si intravede il mare. Osservando quest’opera pare di trovarsi proprio immersi tra la folta e ricca vegetazione del giardino.

 

 

Claude Monet, Veduta di Ventimiglia (1884; olio su tela, 65,1 x 91,7 cm; Glasgow, Kelvingrove Art Gallery and Museum)

Claude Monet, Veduta di Ventimiglia (1884; olio su tela, 65,1 x 91,7 cm; Glasgow, Kelvingrove Art Gallery and Museum)

 

 

Claude Monet, Studio di piante di olivo (1884; olio su tela, 73 x 60 cm; Collezione privata)

Claude Monet, Studio di piante di olivo (1884; olio su tela, 73 x 60 cm; Collezione privata)

 

 

 

Claude Monet, Giardino a Bordighera (1884; olio su tela, 65,5 x 81,5 cm; San Pietroburgo, Hermitage)

Claude Monet, Giardino a Bordighera (1884; olio su tela, 65,5 x 81,5 cm; San Pietroburgo, Hermitage)

 

 

Ancora ambientata nel giardino Moreno è l’opera Le Ville a Bordighera, realizzata nello stesso anno e conservata al Musée d’Orsay di Parigi. Sulla destra del dipinto è la componente architettonica, mentre in primo piano tornano piante e palme. Sullo sfondo, in lontananza, si intravedono sagome di montagne. In realtà questo dipinto non venne realizzato a Bordighera, ma nella bottega di Giverny, rifacendosi a una tela di dimensioni più ridotte eseguita in loco: quest’ultima porta lo stesso titolo, ma è conservata al Santa Barbara Museum of Art. Anche in tal caso, Monet intende sottolineare la grande importanza dei colori e della luce di questi luoghi e spesso si avvale dell’usodello scorcio per enfatizzare l’aspetto totalizzante della composizione. Il quadro del Musée d’Orsay era stato realizzato come pannello decorativo per il salotto della pittrice Berthe Morisot (Bourges, 1841 – Parigi, 1895), che si era definita entusiasta per aver cominciato a entrare in intimità con i suoi colleghi impressionisti.

Un ulteriore scorcio panoramico è presentato in Bordighera, un olio su tela custodito all’ArtInstitute of Chicago. La predominanza della natura e della vegetazione è ancora qui evidenziata, ponendo in primo piano alberi che con le loro fronde occupano quasi l’intero dipinto e i cui tronchi si contorcono per incontrarsi nella parte superiore. Il paesino è posto in lontananza, in scorcio, tra il verde delle piante e l’azzurro molto intenso del mare. I colori fondamentali per queste composizioni continuano ad essere pertanto il blu, il verde declinato in toni e sottotoni e sfumature tra il giallo e il bianco per ottenere quella luminosità tanto paventata dall’artista.

 

 

Claude Monet, Ville a Bordighera (1884; olio su tela, 115 x 130 cm; Parigi, Musée d'Orsay)

Claude Monet, Ville a Bordighera (1884; olio su tela, 115 x 130 cm; Parigi, Musée d’Orsay)

 

Claude Monet, Ville a Bordighera (1884; olio su tela, 73 x 91 cm; Santa Barbara, Santa Barbara Museum of Art Museum)
Claude Monet, Ville a Bordighera (1884; olio su tela, 73 x 91 cm; Santa Barbara, Santa Barbara Museum of Art Museum)

 

Claude Monet, Bordighera (1884; olio su tela, 65 x 80,8 cm; Chicago, The Art Institute of Chicago)
Claude Monet, Bordighera (1884; olio su tela, 65 x 80,8 cm; Chicago, The Art Institute of Chicago)

 

Claude Monet, La Valle di Sasso. Effetto di sole (1884; olio su tela, 65 x 81 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)
Claude Monet, La Valle di Sasso. Effetto di sole (1884; olio su tela, 65 x 81 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)

 

Claude Monet, Il Castello di Dolceacqua (1884; olio su tela, 92 x 73 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)
Claude Monet, Il Castello di Dolceacqua (1884; olio su tela, 92 x 73 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet)

 

 

Claude Monet, L’Antico ponte sul Nervia a Dolceacqua (1884; olio su tela, 65 x 81 cm; Williamstwon, Sterling & Francine Clark Art Institute)

 

 

Durante il suo soggiorno sulla riviera ligure, l’artista aveva avuto modo di esplorare anche i dintorni di Bordighera, come Sasso, alla cui valle Monet dedicò un dipinto, oggi custodito al MuséeMarmottan di Parigi: si tratta de La Vallée de Sasso, effet de soleil (“La Valle di Sasso, effetto di sole”). Centrale in questo dipinto è ancora la ricca presenza di palme e piante, tra le quali si nota un edificio dalle forme squadrate. L’intera composizione è poi pienamente illuminata dai raggi del sole, che rendono maggiormente brillanti i colori impressi sulla tela. Nel 2017 era stata avanzata la proposta da parte dei due sindaci di Bordighera e di Dolceacqua di riportare in esposizione nell’estate del 2019 due delle tele che Monet aveva eseguito in questi luoghi: uno era proprio La Valle di Sasso, mentre l’altra opera in questione era Le Château de Dolceacqua (“Il Castello di Dolceacqua”).

Il Castello di Dolceacqua, conosciuto anche come Castello dei Doria, sovrasta la parte più antica del borgo ligure e, insieme al sottostante PonteVecchio, crea un paesaggio da cartolina, che continua ad affascinare molti turisti in esplorazione nella Val Nervia come negli anni Ottanta dell’Ottocento aveva fatto incantare il grande artista impressionista, tanto da ritrarlo nei suoi dipinti. Capolavori in cui Monet si era concentrato su questo luogo fiabesco e incantato: al centro si trovava sempre il ponte dalla caratteristica forma arcuata molto accentuata che divide il borgo in due parti a causa del passaggio del torrente Nervia. Sono ben riconoscibili i punti di vista da cui Monet aveva dipinto le sue opere: il Castello diDolceacqua, custodito al Musée Marmottan, mostra una prospettiva più ampia e più centrata e toni più scuri; L’Antico ponte sul Nervia a Dolceacqua, visibile presso lo Sterling and Francine ClarkInstitute nel Massachusetts, presenta in primo piano, dal basso verso l’alto, il Ponte Vecchio con la sua gradinata laterale e tutt’intorno confuse macchie di colore verde, più chiaro rispetto al precedente. Ciò che l’aveva meravigliato era questo “ponte che è un gioiello di leggerezza”, come l’aveva definito nei suoi scritti di quegli anni.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:

  • Nathalia Brodskaya, Nina Kalitina, Claude Monet, Parkstone Intenational, 2015
  • Félix Fénéon, Al di là dell’impressionismo, Lit Edizioni, 2015
  • Gérard-Georges Lemaire, Monet, Giunti, 2014
  • Nathalia Brodskaya, Monet, Parkstone International, 2011
  • Birgit Zeidler, Claude Monet. La vita e le opere, Gribaudo/Könemann, 2005
  • Fiorella Nicosia, Claude Monet. Vita d’artista, Giunti, 2003
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BENEDETTA BIANCO, Luca, l’antenato di tutti gli esseri viventi ha 4,2 miliardi di anni. Allora la Terra aveva appena 400 milioni di anni –ANSA.IT — 12 LUGLIO 2024 + immagini per Donatella–

 

 

ANSA.IT — 12 LUGLIO 2024
https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/terra_poli/2024/07/12/luca-ultimo-antenato-comune-della-vita-ha-42-miliardi-di-anni_5958fb31-45c3-49d3-9e32-080cf0f188cf.html

 

 

 

Luca, l’antenato di tutti gli esseri viventi ha 4,2 miliardi di anni.

Allora la Terra aveva appena 400 milioni di anni

di Benedetta Bianco

 

Luca possedeva già un sistema immunitario per difendersi dagli attacchi dei primi virus (fonte: Science Graphic Design) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca possedeva già un sistema immunitario per difendersi dagli attacchi dei primi virus (fonte: Science Graphic Design) – 

 

 

Abitava già la Terra 4,2 miliardi di anni fa l’ultimo antenato comune a tutti gli organismi viventi, dai microscopici batteri alle gigantesche sequoie, esseri umani compresi: chiamato affettuosamente Luca, ‘Last Universal Common Ancestor’, era probabilmente simile agli attuali batteri e possedeva già un sistema immunitario per difendersi dagli attacchi dei primi virus.

Lo afferma lo studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution e guidato dall’Università britannica di Bristol, che dimostra come la vita fiorisse già dopo soli 400 milioni di anni dalla nascita del nostro pianeta e del Sistema Solare.

I ricercatori guidati da Edmund Moody hanno confrontato tutti i geni presenti nel Dna delle specie viventi, contando le mutazioni che si sono accumulate nel tempo dall’ultimo antenato condiviso. Utilizzando un equivalente ‘genetico’ dell’equazione usata per calcolare la velocità in fisica, sono così potuti risalire indietro fino a 4,2 miliardi di anni fa, l’età di Luca: “Non ci aspettavamo che Luca fosse così vecchio – commenta Sandra Álvarez-Carretero, co-autrice dello studio – ma i nostri risultati si adattano alla visione moderna sull’abitabilità della Terra primordiale”.

I ricercatori hanno poi utilizzato i dati ottenuti per fare luce anche sulle caratteristiche di questo antenato: i risultati indicano che si trattava di un organismo complesso simile agli attuali procarioti, microrganismi unicellulari che comprendono i batteri, e che non era solo. “È chiaro che Luca stava già sfruttando e modificando l’ambiente in cui viveva, ma è improbabile che fosse solo”, afferma Tim Lenton dell’Università di Exeter, tra gli autori dello studio: “I suoi rifiuti sarebbero stati cibo per altri microbi, come i metanogeni (batteri che usano l’idrogeno come fonte di energia e vivono solo in assenza di ossigeno), che avrebbero contribuito a creare un ecosistema”.

 

 

 

Donatella lo vede con baffi e barba ( vedi commento sotto ), ” con barba ” non l’abbiamo trovato; a fianco l’ipotesi di una compagna assai ” maliarda “,  visto che non era solo.

I due dipinti, così accoppiati, sono di Mario Bardelli 2017 – se è inesatto correggiamo.

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IL BATTISTERO ROMANICO DI BIELLA – resto del complesso di Santo Stefano demolito nell’800 — + qualche immagine della città di Biella, Piemonte- + Menabrea dal 1846

 

 

 

 

MEDIOEVO.ORG — 2005
http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Piemonte/Biella.html

 

 

 

 

 

Il battistero ed il vicino campanile sono gli unici resti del complesso di Santo Stefano, la cui chiesa è stata demolita nell’800.

Posto sul lato destro della chiesa, all’altezza del presbiterio, il battistero viene fatto risalire per le caratteristiche architettoniche alla metà dell’XI secolo.

 

 

 

 

Il piano inferiore del battistero presenta quattro absidi che si aprono su un vano centrale quadrato.

La muratura è costituita di ciottoli di fiume e mattoni disposti in abbondante malta.

Ciascuna abside è divisa da lesene in tre specchiature all’interno delle quali si apre una monofora strombata.

 

 

 

Fa eccezione l’abside occidentale dove si apre il portale, circondato da un protiro aggettante.

Ciascuna specchiatura è terminata in alto da una serie di fornici sormontati da archetti pensili su peducci.

 

 

Sul piano inferiore si alza una struttura a pianta ottagonale irregolare; ciascuna faccia è aperta da una finestra ed è delimitata da una serie di fornici.

Al di sopra si innalza un campaniletto

 

 

 

 

 

 

Nelle vicinanze si eleva il bellissimo campanile a otto piani, ciascuno dei quali disviso da due specchiature e diviso dagli altri da cornici marcapiano ad archetti pensili.

 

 

 

 

 

I tre piani inferiori sono aperti da monofore via via sempre più larghe mentre quelli superiori hanno una coppia di bifore per lato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sui muri dell’atrio di accesso alla chiesa sono murati dei capitelli provenienti dalla costruzione precedente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIELLA E’ NELLA PARTE NORD DELLA REGIONE PIEMONTE

 

 

Italia nell’Arte Medievale

http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Piemonte/Piemonte.html

 

 

 

BIBLIOGRAFIA DELL’ARTE MEDIEVALE PER AREE GEOGRAFICHE::

PIEMONTE A CURA DELLA DOTT. FULVIA SERPICO

http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Piemonte/bibliografia_piemonte.html

 

 

 

Biella B(i)ella - Il Battistero romanico e il Palazzo Comu… | Flickr

Biella B(i)ella – Il Battistero romanico e il Palazzo Comu… | Flickr

 

 

 

 

Biella B(i)ella - Il Battistero romanico - sec XI | Biella, Places in italy, Italian life

PINTEREST 

 

 

SEGUE DA :  

ARCHEOCARTA.ORG
CARTA ARCHEOLOGICA DEL PIEMONTE

 

 

 

 

 

Nel Piemonte più appartato resistono vestigia di un’antica, segreta devozione popolare d’esaltazione del vigore maschile, e Biella non è esente da questi segni della tradizione.

Nel lontano passato della cristianizzazione è stato inglobato nel Battistero romanico un singolare bassorilievo litico d’origine incerta ma verosimilmente d’età romana. Raffigura due misteriosi personaggi di sesso maschile, entrambi nudi e coi genitali in mostra, uno con una fronda in mano e l’altro abbracciato ad una colonna dall’inequivocabile forma fallica.

Cosa rappresenti davvero questa singolare scultura non si è mai capito anche se i due fanciullini esibiscono anch’essi i genitali, sembrano voler agitare una fronda ed eseguire un passo di danza.

L’erudito nobiluomo britannico Richard Payne Knight che alla fine del ‘700 scopriva sorpreso la sopravvivenza di culti fallici nel santuario di Cosma e Damiano ad Isernia notava acutamente che il membro maschile è stato l’unico organo umano raffigurato come dotato di vita indipendente. In effetti, uccelli-mostri e satiri sono i soli “mostri” raffigurati in scene con personaggi umani e la scultura biellese non fa eccezione; accentua anzi l’autonomia del fallo, raffigurato gigantesco, turgido e ritto.

La lastra con la colonna fallica benché d’origine oscura non è stata collocata in un museo ma orna il portale d’ingresso del più antico edificio religioso cittadino ancora in piedi, il battistero preromanico posto accanto al duomo della città.

 

DA:

Battistero Misterioso

 

 

 

 

 

IMMAGINI  DELL’INTERNO

 

Nella parte interna il Battistero passa dalla pianta quadrata del corpo inferiore a quella circolare della parte superiore (cupola) mediante l’impiego di pennacchi, la cui struttura ha dato adito a vivaci discussioni fra gli studiosi a proposito della datazione dell’edificio. Contrasta con la corposa e colorata struttura muraria dell’esterno la nuda semplicità dell’interno, che ora appare interamente intonacato. Dalle parti decorate a calce emergono tracce della decorazione pittorica (affreschi e sinopie) che vengono datati tra la fine del XIII secolo e gli inizi del secolo successivo e sembrano appartenere ad interventi diversi. Una prima mano rivela innanzitutto l’affresco dell’abside dell’altare raffigurante la Vergine con il Bambino ed un Santo martire.

La cultura di questi dipinti rinvia a talune maestranze che operano nel XIII secolo a Milano (S. Ambrogio) e a Pavia (S. Teodoro) con una traduzione semplificata degli stilemi bizantini. Ad altre mani ancora, più tarde ed involute, appartengono altri frammenti con figure di Santi

 

 

BIELLA: Battistero

 

 

 

baffidigatto: Il Battistero di Biella

baffidigatto

 

 

 

 

 

  BIELLA 

 

 

La città è situata ai piedi delle Alpi Biellesi, e la sua esistenza è attestata sin dall’alto Medioevo. Dominata in seguito dai vescovi di Vercelli, nel 1379 passò ai Savoia. Nel corso dell’Ottocento conobbe un grande sviluppo urbanistico e industriale, divenendo presto nota per le sue industrie tessili.

Sono numerose le testimonianze storiche e artistiche del passato cittadino; tra le più importanti si ricordano il battistero, la cattedrale, il campanile di Santo Stefano e numerose ville e palazzi.

Dal 2019 è città creativa dell’UNESCO per le arti popolari e l’artigianato.

Abitanti : 43.029 a marzo 2024

Sindaco ::  Marzio Olivero (FdI) dal 10-6-2024

segue:
https://it.wikipedia.org/wiki/Biella

 

 

 

 

Biella alta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MENABREA E FIGLI – BIRRIFICIO DAL 1846 — ” LA BIONDA ”

 

 

 

 

 

 

 

da :   Biella la città dell’arte della lana e della birra

Biella: città dell’arte, della lana e della birra

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da Anca Pajiste Di Segni ( link sotto ) — grazie mia cara Anquinha ! ::: ERIK SPEER — ARAZZI — I fondali marini diventano arazzi in macramè.

 

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

è un’architetta adesso pittrice .. all’aria aperta !
foto dal suo Facebook ( Ari de Goes)

Facebook Anca Pajiste Di Segni

 

 

 

segue da :

ESSPEER

https://www.esspeer.com/vj92ozu8ktj5fal8cokt7ovt72ig0p

 

 

 

 

 

DSC02933.jpg

 

 

 

 

Erik Speer on Instagram: “Wallhanging #2 almost finished. Now it just needs a home!” | Fiber art wall hanging, Weaving wall hanging, Woven wall art

Pinterest

 

 

 

 

Erik Speer è nato e cresciuto nel New Mexico. A soli 15 anni si trasferisce nella Carolina del Sud dove in seguito si laurea in biologia marina. La sua strada sembra segnata e ricca di passione: istruttore subacqueo. Dopo due anni di insegnamento il fisico non regge,  si rivolge alla moda, finché incontra Rachel Zoe e scopre il macramè.
Il macramè può essere descritto come un merletto annodato a mano e senza l’ausilio di uncinetti e aghi. Inizia a realizzare arazzi sempre più estesi in macramè e li mostra sui social media. Attualmente vive in Georgia.
https://nonsolowork.com/erik-speer-oceani-in-macrame/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erik Speer #30, USA, 2022 - Todd Merrill Studio

 

 

 

 

Erik Speer #30, USA, 2022 - Todd Merrill Studio

 

tre  immagini sopra ::

Tod Merril Studio

 

 

 

Issuu

 

 

 

Erik Speer — Hunter & Folk

Hunter & Folk

 

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Buitengebieden @buitengebieden – 7.58 — 11 luglio 2024 — grazie, bellissimi !

 

 

X link di Buitengebiede
https://x.com/i/status/1811278890679009583

 

Fanno amicizia ..

 

https://x.com/i/status/1811278890679009583

 

 

 

 

 

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Due bei paesaggi di Montmorillon nel dipartimento della Vienne in Nuova Aquitania che per noi — ormai — è come ci fossimo nati !

 

 

 

La regione della Vienne ( in ital. anche Vienna ) è un dipartimento francese della regione Nuova Aquitania: le principali città, oltre al capoluogo Poitiers, sono ChâtelleraultMontmorillonLoudun e Chauvigny.

 

 

Vienne – Localizzazione

il dipartimento della Vienne all’interno della Nuova Aquitania
TUBS – Questa immagine vettoriale

 

 

 

Montmorillon right bank view, Nouvelle-Aquitaine, France

 

 

 

 

Montmorillon right bank view, Nouvelle-Aquitaine, France

 

 

 

Montmorillon – Veduta

 

Il Ponte vecchio di Montmorillon sulla Gartempe
Martpan – Opera propria

 

 

 

The river Gartempe on its way through Montmorillon with Notre-Dame church behind, Nouvelle-Aquitaine, FranceMontmorillon mentre piove

 

 

 

FEATURES-FRANCE-AGRICULTURE-HARVEST-WHEAT

Ci sono fattorie vicino a Montmorillon e campi coltivati

 

 

 

Montmorillon. Aerial view of the city.

un’altra bella vista di Montmorillon

 

 

 

PONT ET EGLISE, MONTMORILLON, VIENNE, FRANCE

Il ponte e la chiesa

 

 

 

 

qualcosa sulla Nuova Aquitania:: 

 

nel link

La spiaggia di Taussat – durante la bassa marea – vicino a Lanton, in Gironda- Nuova Aquitania + altro + al fondo un video di ca. 30 min. sui vini di Bordeaux

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Nature is Amazing ☘️ @AMAZlNGNATURE – 16.56 –11 luglio 2024 — bellissimo, grazie ! — è per la DO ” da cullare un po’ “– ( se culli un altro, ti culli.. )

 

 

link   X

Nature is Amazing ☘️ @AMAZlNGNATURE

 

gli asinelli sono così sottovalutati ( traduz. Google )– non è vero ! noi gli amiamo moltissimo, piccoli medi grandi enormi !

apri qui

https://x.com/i/status/1811414194429870555

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CAVEZ– CAVEZZALI — Ravenna, 1959 / Firenze, maggio 2023 — E’ proprio ” nostro ” –+ REPUBBLICA.IT — 11 MAGGIO 2023 + Ava, editore del grifo + link del suo blogspot – maggio 2011/ Lady Gaga

 

 

 

 

 

 

Massimo Cavezzali

Massimo Cavezzali (Ravenna11 febbraio 1950 – Firenze10 maggio 2023)

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA.IT — 11 MAGGIO 2023
https://www.repubblica.it/cultura/2023/05/11/news/fumetti_e_morto_massimo_cavezzali_creatore_della_sexy_papera_ava-399706655/

 

Fumetti, è morto Massimo Cavezzali creatore della sexy papera Ava

 

 

Fumetti, è morto Massimo Cavezzali creatore della sexy papera Ava

 

 

“Cavez” aveva 73 anni. E’ stato l’autore di tante strisce-biografie di musicisti a partire da Vasco Rossi

 

Il fumettista Massimo Cavezzani, in arte “Cavez”, autore di tante divertenti biografie a fumetti di musicisti, a partire da quella di Vasco Rossi, così come di folgoranti vignette e personaggi come la papera sexy Ava o Kika la ragazza dei gatti, è morto all’età di 73 anni. La notizia della scompara è stata diffusa via social.

Nato a Ravenna l’11 febbraio 1950 e fiorentino d’adozione, Cavezzali esordisce negli anni Settanta sulla rivista di fumetti “Il Mago”. In seguito collabora con i quotidiani “L’Unità”, “Paese Sera”, “La Repubblica” (per l’inserto “Musica”, per il quale ha realizzato dei ritratti-caricatura di cantanti famosi), con “Tuttolibri” (l’inserto letterario del quotidiano “La Stampa”), i settimanali “Dolly”, “Il Monello”, “Tango” (supplemento satirico dell'”Unità”) e le riviste “Comix”, “Lupo Alberto”, “Il Grifo” Assieme ad altri giovani autori dell’epoca, inoltre, tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ’90 ha pubblicato i suoi fumetti in riviste specializzate quali “Hey Rock” (editore Coniglio) sulla quale vengono pubblicate le omonime strisce, “Animal Comic” e “Cuori Solitari” (Acme editore).

 

Cavezzali, tra le tante cose, è stato il creatore di Ava, una papera dotata di sex appeal, nata per uno scherzoso omaggio a Carl Barks. Il nome della papera antropomorfa, sexy e disinibita all’inseguimento del successo e dell’amore, si deve al il giornalista Vincenzo Mollica. Altre sue strisce famose erano quelle dedicate a Dio e all’omino con il nasone, senza fronte e gli occhi spalancati sul mondo a diffondere con sarcasmo e ironia perle di saggezza.

 

 

Ha pubblicato molti libri che raccolgono le sue vignette e le sue storie a fumetti, tra i quali “Piglia e Dalla in concerto” e “Padre figlio e spirito tanto”. Cavezzali si è dilettato di musica, passione rispecchiata da moltissime vignette e storie sul tema. Per l’editore Coniglio ha pubblicato “Ogni volta che sono Vasco”, volume monografico che racconta una versione ironica della biografia del celebre cantante rock Vasco Rossi.

 

 

 

Ava - Massimo Cavezzali - copertina

Ava

https://massimocavezzali.blogspot.com/2011/05/cavezzali-lady-gaga.html

 

 

 

cavezzali

 

 

 

lady Gaga

 

 

filosafario

 

 

l'aperitivo

l’aperitivo

 

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TULLIO GIANNOTTI — ANSA.IT — 10 LUGLIO 2024 — 20.37 :: Francia: Macron chiede il grande centro, ma è caos fra i suoi. Renaissance si spacca. Mélenchon e Bardella attaccano l’Eliseo

 

 

ANSA.IT — 10 LUGLIO 2024 — 20.31
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/07/10/francia-continuano-le-manovre-in-cerca-di-una-maggioranza_bea1fe61-6a83-4b51-a9bb-4d7caad4af30.html

 

Francia: Macron chiede il grande centro, ma è caos fra i suoi.

Renaissance si spacca. Mélenchon e Bardella attaccano l’Eliseo

di Tullio Giannotti

 

ANSACheck
Francia, i seggi in Parlamento: la grafica - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Francia, i seggi in Parlamento: la grafica –

 

 

Tre giorni di silenzio, poi – mentre è ancora in aereo, in volo verso il vertice Nato di Washington – Emmanuel Macron prende la parola.

Si rivolge direttamente ai francesi con una “lettera”, schierandosi al loro fianco e sferzando “i nostri responsabili politici”.

Il capo dello stato decide di sfidare le estreme che lo minacciano e avverte: “Serve un’unione ampia tra le forze repubblicane”, soltanto quando sarà raggiunto quest’accordo potrà essere nominato il premier. La lettera è atterrata su un campo di battaglia politico che oggi si è ulteriormente infiammato per le divisioni che ormai non risparmiano neppure il cuore del potere, il partito macroniano di Renaissance. Fra chi vuole guardare soltanto a destra, ai Républicains, per una maggioranza “con più seggi del Fronte Popolare”, come ha detto Edouard Philippe. E chi, più vicino al presidente, cerca accordi “dai socialdemocratici alla destra di governo”.

Ci sono voluti pochi minuti prima che l’ira delle estreme si abbattesse sulle parole di Macron, che con la parola “repubblicani” e con l’elencazione dei principi da condividere, esclude di fatto da ogni accordo sia i melenchoniani de La France Insoumise, sia il Rassemblement National.

“Rinnega il verdetto delle urne” e invece “deve inchinarsi davanti al Nuovo Fronte Popolare” ha reagito, furioso, Mélenchon, che si è sentito ancora più provocato dall’incipit della lettera del presidente: “Nessuno ha vinto”.

Sul versante opposto, è stato Jordan Bardella, ex candidato premier del partito di Marine Le Pen, ad andare su tutte le furie: “Il presidente sta organizzando la paralisi del Paese” secondo lui, che trova “irresponsabile” il messaggio di oggi. Ha rincarato poco dopo Marine Le Pen, puntando il dito contro “l’indegno circo” macroniano. Il presidente, nel suo messaggio, accarezza i francesi e bastona i politici, spingendoli in direzione di un buon senso quasi obbligato proprio mentre quasi tutti, anche nel suo schieramento Renaissance, si combattono l’un l’altro e tendono a chiudere ogni spiraglio di soluzione.

Agli “Insoumis” e ai lepenisti che lo criticano quotidianamente da lunedì perché ha prorogato temporaneamente l’incarico di Gabriel Attal come premier, dando anche l’impressione di tergiversare sull’incarico di formare il governo, ha spiegato: il “rassemblement” dovrà “garantire la più grande stabilità istituzionale possibile”.

Chi vi partecipa dovrà “porre il Paese al di sopra del proprio partito, la Nazione al di sopra della propria ambizione”.

Soltanto in un secondo tempo, e “alla luce di questi principi, deciderò la nomina del primo ministro. Questo presuppone di lasciare un po’ di tempo alle forze politiche per costruire questi compromessi con serenità e rispetto di ognuno.

Fino a quel momento, il governo attuale continuerà ad esercitare le sue responsabilità, poi resterà in carica per gli affari correnti, così come vuole la tradizione repubblicana”.

Sul campo, si sono moltiplicate le prese di posizione, fra le quali si segnala il documento di una parte dei deputati Renaissance (il partito di Macron che è parte della coalizione Ensemble!) che si dicono favorevoli ad una “coalizione di progetto che vada dai socialdemocratici alla destra di governo”.

Peccato che nel partito stesso, altri deputati lancino appelli ad un’alleanza soltanto con la destra, sulle orme della posizione dell’ex premier Edouard Philippe (anche lui in Ensemble!).

Anche il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, è fra i macroniani un altro che guarda di preferenza a destra, così come Xavier Bertrand. Continua, in questo panorama caotico, il totopremier, anche in assenza di qualsiasi ipotesi di coalizione. Il nome “nuovo”, nel senso che se ne è parlato insistentemente nella giornata di oggi, è quello di un centrista di lungo corso come Jean-Louis Borloo, unanimemente apprezzato e proposto per il posto di premier da moderati di destra e di sinistra.

 

 

JEAN-LOUIS BORLOO

Jean-Louis Borloo (Parigi7 aprile 1951)
FOTO 2015 — wikipedia

aureato in giurisprudenza, filosofia, storia e scienze economiche, con una specializzazione all’Università di Manchester. Avvocato di fama, si occupa soprattutto di diritto societario. Ha inoltre conseguito un MBA presso l’HEC Paris.

Dal 1986 al 1991 è presidente della squadra di calcio di Valenciennes.

È stato promotore di un piano, detto “piano Borloo”, mirato al recupero delle periferie degradate soprattutto attraverso la demolizione dei giganteschi complessi di edilizia residenziale pubblica, realizzati negli anni 1960 e 1970. L’obiettivo consiste nel realizzare alloggi di taglio più umano per centinaia di migliaia di abitanti e dotati di tutti i servizi.

Nel 1989 è eletto sindaco di Valenciennes, con il 76% dei voti al secondo turno. Rieletto nel 1995 e nel 2001, durante il suo mandato promuove una serie di importanti opere pubbliche, tra cui una linea tranviaria entrata in funzione nel 2006, e fonda un festival del cinema d’azione e di avventura.

Personaggio mediatico, anche per l’aspetto giovanile e per il “look” particolarmente sbarazzino, dal 2005 è il marito della giornalista televisiva Béatrice Schönberg, una delle conduttrici del telegiornale dell’emittente pubblica France 2

segue: https://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Louis_Borloo

 

Generale de Valerie Lemercier

Batrice Schonberg- Getty Images

 

FRANCE-MUSIC-FUNERAL-FRANCE GALL

insieme nel 2018

 

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IL BUCERO — Il bucero e la cultura, il meteo, e il rapporto con se stessi–+ foto

 

 

 

581 Southern Ground Hornbill Stock Photos, Pictures & Royalty-Free Images - iStock

 

 

Il bucorvo cafro o bucorvo di Leadbeater (Bucorvus leadbeateri (Vigors, 1825)
è un uccello della famiglia Bucorvida.

 

 

una foto –diciamo che spaventa un po’
//www.sanbi.org

 

 

Il bucorvo di Leadbeater (1 ) è un robusto uccello lungo poco meno di 1 m. Ha una livrea scura, in prevalenza nero-metallica. Il becco, particolarmente allungato, è sormontato da un caratteristico elmo. Insieme con il Bucorvus abyssinicus  (2 ) è il bucero più grande ed uno dei pochi che si cibano solo a terra. Ha delle macchie bianche sulle ali ed una vistosa zona di pelle nuda e di colore intenso sul muso e sulla gola.

 

 

Bucorvus leadbeateri -Masai Mara National Reserve, Kenya-8.jpg

A Southern Ground Hornbill ( = UN BUCERO ) in Masai Mara National Reserve, Kenya.
Steve Garvie from Dunfermline, Fife, Scotland

 

 

 

 

Contrasto tra piume primarie e secondarie viste nelL’ Atterraggio del bucero terrestre meridionale

 

 

 

 

A group taking flight

tre buceri che stanno prendendo il volo vicino a Shimuwini, Parco nazionale Kruger, Sud Africa
Socrammm – Opera propria

 

 

Southern Ground Hornbill ( = Bucero ) near South Luangwa National Park, Zambia.
© Hans Hillewaert

 

Questo animale vive in gruppi che contano al massimo 8 individui. Nidifica nelle cavità degli alberi e non sigilla l’ingresso del nido. In ogni gruppo si riproduce solo la coppia dominante, mentre i giovani aiutano a raccogliere il cibo e a difendere il nido ed
il territorio del gruppo che si può estendere fino a 100 chilometri quadrati.

 

Si trattiene di preferenza sul terreno dove da la caccia a cavallette ed altri insetti oltre a lucertole e altri piccoli vertebrati. Per nutrirsi è solito afferrare la preda dapprima con la punta del becco, quindi la getta in aria ed infine la ingoia quando questa ricade giù.

 

 

 

 

Testa di un uccello immaturo cioè giovane
flowcomm – Bucorvus leadbeateri, giovane bucero terrestre meridionale,

Parco nazionale Kruger, Sudafrica

 

 

 

BUCERO IN VOLO
dmitry.kaglik – Bird in the fly

 

 

IL BUCERO NELLA CULTURA DI DIVERSI PAESI IN AFRICA, ZONE IN CUI VIVE

 

 

IL BUCERO E IL MALE

 

In diverse culture, il bucero terrestre meridionale è associato alla morte e alla sfortuna. In generale, alcuni lo vedono come un segno o un portatore di morte, distruzione, perdita e privazione. Queste credenze sono più diffuse in SudafricaZimbabwe e Malawi e sono diffuse in molti paesi e popoli. Alcuni residenti di BurundiKenyaTanzaniaZambia
Mozambico associano l’uccello a “[un] uccello sfortunato e aggressivo associato al male e alla morte”.  Alcuni in Tanzania credono anche che ospiti spiriti arrabbiati.  Altri in Zimbabwe credono che possa portare sfortuna e non dovrebbe essere avvicinato.  Ciò ha portato a una serie di reazioni al bucero terrestre meridionale, dall’evitamento all’uccisione.

Ad esempio, il popolo Taveta ha una credenza culturale secondo cui uccidere un bucero del sud porterà una malattia mortale a chiunque lo faccia. Per il popolo Ndebele , ucciderli è considerato un tabù e porterà la morte all’assassino. Inoltre, gli Ndebele credono che una persona anziana morirà se un bucero del sud si avvicina alla casa. Anche il popolo AmaXhosa ha un tabù contro l’uccisione di questi animali, poiché potrebbero essere messaggeri di morte inviati da uno stregone.

 

Associazioni con il meteo 

 

Il bucero terrestre meridionale è ben noto per le sue associazioni con la pioggia, la siccità, i fulmini e le previsioni del tempo in generale.

Alcuni, come gli Ndebele e coloro che vivono nella Tanzania costiera, credono che i suoi richiami mattutini siano un segno di pioggia.  Culture come gli Xhosa credono che il bucero terrestre meridionale possa essere utilizzato per portare pioggia e porre fine alla siccità. 

Questa associazione ha portato il bucero terrestre meridionale ad essere attribuito con la capacità di fornire protezione dai problemi legati al meteo. Si ritiene che se viene utilizzato il rituale tradizionale appropriato, l’uccello può proteggere dai fulmini e dalla siccità. Questo particolare utilizzo è stato osservato in aree del Sudafrica e del Mozambico.

In Malawi, alcuni credono che gli avvistamenti di buceri terrestri meridionali significhino che i campi debbano essere preparati.Alcuni in Kenya e Tanzania usano l’uccello come marcatore per la stagione secca e quindi per il momento in cui spostare il bestiame. In alcune aree del Sudafrica, i loro richiami sono associati all’inizio della stagione delle piogge.

Coloro che affermano di affidarsi a questo per determinare il meteo hanno incolpato il cambiamento climatico per le previsioni confuse, sostenendo che influisce sulla capacità del bucero di richiamare al momento tradizionale.

 

 

 

IL BUCERO PER ALTERARE LE CAPACITA UMANE

 

Probabilmente influenzato dalla capacità del bucero di terra meridionale di individuare e cacciare piccole creature nell’erba alta, è stato associato alla capacità di alterare le percezioni umane.  Sebbene nei rituali tradizionali, l’uccello può essere chiamato per migliorare o cambiare la capacità di un essere umano di alterare la realtà, creare illusioni ed espandere la consapevolezza.  In Zimbabwe , Malawi e Sud Africa l’uccello può essere utilizzato nel tentativo di migliorare la capacità di un essere umano di trovare cibo, creature e persino nemici. Inoltre, alcuni credono che il bucero di terra meridionale possa essere utilizzato per alterare la percezione di se stessi. Pertanto, si è prestato a essere utilizzato nei rituali per fornire autorità ai leader in alcune culture. 

Altri usi o credenze culturali includono liberare qualcuno dagli spiriti maligni o cattivi,  vendicarsi di altri o istigare liti,  dare potere a una persona,  e far sì che i sogni diventino realtà.

 

 

Perched on a termite mound

Appolaiato su un terminìtaio vicino a Mopani, Parco nazionale Kruger, Sudafrica.
Socrammm – Opera propria

 

Il bucorvo di Leadbeater è diffuso nell’Africa subsahariana, dal Kenya meridionale e dal Burundi, sino all’Angola, la Namibia, il Sudafrica e il Botswana.

 

 

molte notizie sono del link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Bucorvus_leadbeateri

 

 

alcune foto sono di wikipedia

https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Bucorvus_leadbeateri?uselang=it#/media/File:Bucorvus_leadbeateri_(Mfuwe).jpg

 

 

 

 

due ultime foto e poi gli diciamo ” addio ” fino a…quando ci capiterà davanti..!

Hornbill | San Diego Zoo Animals & Plants

zoo di San Diego

 

 

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Itzhak Perlman, un grande violinista suona per noi, stasera, la Serenata di Schubert – accompagnato magnificamente da Rohan de Silva + altro

 

 

 

 

 

Franz Schubert - Filmaffinity

Franz Schubert è nato a Vienna nel 1797 – e morto a Vienna nel 1828 : è vissuto 31 anni.

 

 

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La casa dove è nato Schubert in una foto degli anni Sessanta dell’ Ottocento-
sconosciuto fotografo

 

 

per chi volesse dare un’occhiata alla vita di Franz Schubert che ci fece doni così meravigliosi di gioia, arguzia, passione..
https://it.wikipedia.org/wiki/Franz_Schubert

 

 

Adesso lo splendido concerto per violino di B.  con Itzhac Perlman, mai sentito..

 

Itzhak Perlman – Beethoven: Concerto per violino (con Daniel Barenboim ( così diverso.. ), Berliner Philharmoniker)

 

 

 

 

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Roberto Rododendro, una poesia senza titolo — — + un’immagine- forse, una preghiera per noi.

 

 

Una canzone nella mia gola
lascia asprezza di risa bruciate

Se mi sentissi dire
parole che ho sognato
e all’aria son gelate
sui fiati dei passanti
morrei schiantato
senza più scopo in corpo
e fiato.

Tu m’hai detto :
l’amore è pazzia
ma, perdio, tu non sei pazzo.
E te ne sei andata.

 

 

 

 

 

Notre-Dame-la-Grande Poitiers | Matías Callone | Flickr

Notre Dame La Grande a Poitiers ( XI secolo)-  Nuova Aquitania-
Autore: Matias Callone
Flickr

 

 

 

 

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La spiaggia di Taussat – durante la bassa marea – vicino a Lanton, in Gironda- Nuova Aquitania + altro + al fondo un video di ca. 30 min. sui vini di Bordeaux

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aerial view of Taussat beach at low tide, Gironde, Nouvelle-Aquitaine, France

sembra un disegno ..

 

 

 

 

 

Lanton | Le blog du Bassin d'Arcachon 🦉

LANTON– nell’area di Arcachon
foto: le blog du Bassin du Arcachon

 

 

 

GRP® Tour del bacino di Arcachon: da Biganos a Lège in ecomobilità • ...

LANTON – NEL BACINO DELL’ARCACHON

 

 

 

Luogo di Nouvelle-Aquitaine

LA NUOVA AQUITANIA

una regione che si è formata dopo le elezioni amministrative del 2015 comprende le ex regioni AquitaniaLimosino e Poitou-Charentes; è la più grande regione della Francia, con un’area maggiore della stessa Austria.

 

 

 

 

Map of Aquitaine

mappa della Nuova Aquitania con le città

 

 

VI MOSTRIAMO SOLO IL:

VILLAGGIO DI SAINT’EMILION,

un borgo storico a 40 min. da Bordeaux, nel mezzo dei famosi vigneti..

La leggenda narra che a metà dell’VIII secolo un monaco bretone, originario di Vannes e chiamato Emilion, si rifugiò in un luogo di ritiro chiamato Ascumbas (antico nome della città di Saint-Emilion).

Dal IX al XIX secolo, l’uomo si dedicò ad estrarre la roccia per costruire il complesso architettonico della città. Ne è prova la presenza di 200 km di gallerie sotterranee che hanno fornito la pietra calcarea necessaria per la costruzione di diversi edifici nella regione, in particolare a Bordeaux. La pietra calcarea è onnipresente e fornisce un terreno eccezionale per i vigneti di Saint-Emilion.

Nel 1999, e per la prima volta al mondo, le vigne di Saint-Emilion furono dichiarate Patrimionio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, che considera Saint-Emilion “un notevole esempio di paesaggio viticolo storico rimasto intatto” e che continua la sua attività anche oggi.

 

David Remazeilles

 

 

Saint-Émilion

 

 

Saint-Émilion

 

 

Saint-Émilion

 

altre notizie sui vitigni nel link sotto:

https://www.bordeaux-turismo.it/vicino-bordeaux-gli-imperdibili/il-villaggio-di-saint-emilion

 

 

 

 

il borgo St Emilion

 

 

 

 

 

Tour du roi — XIII secolo

 

 

 

altre foto e testo nel link sotto

Blog

 

 

segue da _

 

La strada dei vini di Bordeaux | Saint-Émilion e Médoc

 

Il vini della Rive Droite

 

Nella Rive Droite – il lato a destra del fiume Garonna – comanda il Merlot. Per i profani, il taglio bordolese rosso è composto in percentuali diverse dai due vitigni tipici della regione – Merlot e Cabernet -, a cui si possono aggiungere altre uve come il Petit Verdot. Qui, tra le colline, sorge il suggestivo borgo medievale di Saint-Émilion.

Il borgo di Saint-Émilion, sulla rive droite del fiume.

 

 

vini Bordeaux

vigneti di merlot e cabernet

Gli oltre 1000 kmq di vigneti che circondano Bordeaux ( vedi qui ) si differenziano in base alla loro posizione rispetto alla Garonna, un grande fiume della Francia sud-occidentale che nasce nei Pirenei e, dopo essersi immesso nella Gironda, sfocia nell’Oceano Atlantico.

 

 

L'interno di una cantina, durante una visita.

una delle tante magnifiche cantine

 

 

il paese  di St. Emilion vanta un’enoteca ogni 8 abitanti. E la chiesa monolitica più grande d’Europa: formata da un unico pezzo di roccia, ha tre immense navate, un timpano romanico e un alto campanile. Vietato abbandonare il villaggio senza aver assaggiato i suoi mitici macaron, una delle specialità locali. Se ne avete l’occasione, godetevi il tramonto, quando il sole scende nella valle, gli edifici di calcare risplendono di una fiabesca aurea dorata.

 

 

 

 LA CHIESA MONOLITICA PIU’ GRANDE D’EUROPA::

 

Scolpita nel XII secolo, affrescata nel XIV, devastata nel XVI, maltrattata nel XVIII durante la Rivoluzione e restaurata nel XX–

La chiesa monolitica è uno dei siti notevoli di Les Iconiques en Gironde.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE CINQUE FOTO SOPRA :

https://www.saint-emilion-tourisme.com/it/explorer/les-incontournables/les-12-monuments/l-eglise-monolithe-et-son-clocher#gallery-5

 

 

 

 

 

 

Saint-Émilion e gli artigiani di Bordeaux | Tannico Flying School- spiega i territori delle viti..

VIDEO, 30 min. in italiano

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Mauro Biani @maurobiani – 16.32 –10 luglio 2024 — grazie !

 

Immagine

X    MAURO BIANI
https://x.com/maurobiani/status/1811045742447857998

 

 

 

 

#ospedale #guerra #bombe #Gaza #Kiev (…)

“Ospedale di?” “Di ospedale”.

Oggi su @repubblica

 

 

 

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Corrado Augias, Illuminista o reazionaria, le due anime della Francia–REPUBBLICA.IT  – 4 LUGLIO 2024 + altro

 

 

 

REPUBBLICA.IT  – 4 LUGLIO 2024
https://www.repubblica.it/cultura/2024/07/04/news/
augias_elezioni_francia_dilemma_due_france-423357071/?ref=drrt-f-3

 

 

Illuminista o reazionaria, le due anime della Francia

 

 

 

 

Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo (1830)
Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo (1830) 

 

 

C’è quella dei principi proclamati nel 1789 e l’altra sospettosa, insofferente all’autorità dello Stato

 

 

 

PARIGI

 

 

Au fil des fortifications. Château de Vincennes : le plus haut donjon d'Europe

Fortificazioni di Vincennes – castello di Vincennes

 

 

Ad est della città, il forte di Vincennes, al margine d’una foresta, ha rappresentato un baluardo contro eventuali offensive prussiane. Nel suo fossato venne fucilata Mata Hari, nello stesso fossato, angolo Sud-est, ai piedi della torre detta “della regina” sorge, quasi addossata alle mura, una colonna mozza con una scritta misteriosa: “Hic cecidit”. Chi cadde in quel luogo allora sinistro? La colonna testimonia la fucilazione, in realtà un assassinio legalizzato (marzo 1804), del duca d’Enghien, torbido affare nel quale ebbe parte il ministro di polizia Joseph Fouché.

 

nota :  Joseph Fouché ( 1759-1820 ),  uomo di Stato protagonista della vita pubblica della Francia pre- e post-rivoluzionaria. E’ considerato il fondatore della moderna polizia politica.  Costruì inoltre un’efficiente rete di agenti, informatori e spie, antesignano dei più moderni sistemi di sicurezza nazionale e modello per le successive polizie e servizi segreti

 

 

Sono sempre esistite due France, quella luminosa, razionale, coerente con i principi di Libertà, Uguaglianza, Fraternità, proclamati nel 1789 e l’altra Francia sospettosa, tentata dal ribellismo, insofferente all’autorità dello Stato pur facendone parte. Fouché la rappresenta a pieno titolo.

 

Non possiamo certo biasimare noi italiani queste inclinazioni avendole forse addirittura inventate fin dal nostro agitato Rinascimento, per di più esiste dovunque nel mondo una divisione tra luci e ombre, diritti e sopraffazioni, interesse generale e avidità personale.

Il caso francese però ha una connotazione aggiuntiva, probabilmente unica, la vasta rappresentazione letteraria che questa realtà politica ha sempre avuto. Joseph Fouché duca d’Otranto ne è stato la perfetta incarnazione. Chateaubriand (clericale ma di gran livello) lo disprezzava profondamente per un trasformismo politico geniale e cinico che gli consentì da servire e tradire qualunque regime riuscendo sempre a mantenere la testa sul collo anche quando bastava una parola sbagliata perché rotolasse in un cesto.

 

Balzac nel suo Un caso tenebroso mette questo ex giacobino estremista poi bonapartista, questo “succhia-sangue”, al centro di un processo farsa concluso con un’ingiusta condanna. Secondo lo scrittore, Fouché era l’emblema perfetto dei nuovi tempi senza onore generati dalla Rivoluzione.

 

La fatalità ha voluto che questo servitore d’ogni padrone, in realtà solo di sé stesso, finisse a Trieste, appendice marittima dell’impero austro-ungarico. I resti di colui che viene considerato l’inventore della polizia politica, spietato inquisitore, abilissimo manovratore d’intrighi giacciono nella basilica di San Giusto.

 

Muore nel 1820 poco più che sessantenne accompagnato anche lui, come ogni malvagio, da un’ultima leggenda nera. Mentre il magro corteo sale nelle prime luci dell’alba verso il camposanto di San Giusto, una violenta raffica di bora fa ribaltare la bara che nell’urto si apre sicché il cadavere rotola giù per il declivio tra le grida d’orrore dei presenti. Macabra e appropriata apoteosi, degna del Grand Guignol.

 

L’esercizio del potere s’è sempre accompagnato in Francia ad una certa teatralità, ne fu intriso perfino l’infame processo contro il capitano Alfred Dreyfus, accusato di alto tradimento e mandato a scontare la pena nell’infernale isoletta detta appunto del Diavolo ( Guayana Francese, costa nord- orientale del Sud America- a nord del Brasile )

Il caso Dreyfus è stato forse il più appassionante e torbido affare criminale di fine Ottocento, la prima prova che i servizi segreti, in certo modo fondati da Fouché, possono facilmente diventare “deviati”, ponendosi al servizio d’una fazione; quel processo fu anche la prima prova clamorosa che l’antisemitismo, diffuso nelle forze armate, può condurre a ingiustizie somme – nello stesso tempo però il caso segnò anche la nascita del giornalismo d’indagine e d’intervento con il famoso J’accuse di Émile Zola, risvolto positivo di una storia per ogni altro aspetto abietta.

 

 

Dreyfus prigioniero nel 1898

Dreyfus prigioniero nell’ isola del diavolo, 1898 –
File:F. Hamel Stereoskopie Altona-Hamburg 1898 

 

 

Alla fine l’antirazzismo, cioè la ragione, vinse e lo sventurato capitano tornò libero e fu riabilitato. Una vittoria solo momentanea perché il 4 giugno 1908, durante la solenne traslazione delle spoglie di Zola al Pantheón, un giornalista di estrema destra, Louis Grégori, sparò contro Dreyfus qualche pistolettata, ferendolo al braccio. Al processo, il giornalista dichiarò con baldanza d’aver voluto colpire non la persona, ma il rappresentante di chi voleva «glorificare il tradimento e l’antimilitarismo di Zola». I giurati lo assolsero giudicandolo «non responsabile dei suoi atti».

 

 

Morte agli italiani! Il massacro di Aigues-Mortes 1893

Editore Infinito, 2015

“Barnabà restituisce appieno alla memoria, tramite un encomiabile lavoro di ricerca, quel che fu in Francia, ad Aigues-Mortes, il 17 agosto 1893, una sorta di pogrom, più propriamente un massacro”. (Giuseppe Carlo Marino)

 

Una certa Francia impaurita e scontenta si rispecchia oggi in quella di ieri. La Francia che ad Aigues-Mortes nel 1893 massacrò una ventina di operai italiani che lavoravano nelle saline,

 

 

Vichy - Robert O. Paxton - copertina

VICHY – IL SAGGIATORE 1999

«Le testimonianze mostrano che il governo di Vichy cercò attivamente di andare oltre l’accordo di armistizio per stabilire una “volontaria collaborazione” all’interno di un’Europa hitleriana.»
Per anni è stato un capitolo oscuro, da dimenticare in fretta, della storia francese.
A lungo si è creduto che quello di Vichy fosse un governo fantoccio dei nazisti, non direttamente responsabile di atrocità come la persecuzione degli ebrei. Robert Paxton, tutt’ora il massimo esperto mondiale in materia, ha dimostrato invece la forte autonomia del regime, che si avvantaggiò dell’apatia della popolazione, ma anche di un notevole consenso, per perseguire un programma coerente e concreto. Una pietra miliare della storiografia moderna, che ha scosso la coscienza dei francesi.
Nel 2009 la Francia  ha insignito della Legione d’onore lo storico Robert Paxton.

 

quella di Vichy che soggiacque ai nazisti, i delatori che nella Francia occupata denunciarono i loro vicini ebrei

 

 

i francesi che appoggiarono il tentativo di colpo di Stato del generale Jacques Massu quando si doveva porre fine all’occupazione coloniale dell’Algeria, i francesi che, smarriti per un presente che li spaventa, rinuncerebbero volentieri alle libertà repubblicane in cambio di massicce dosi di “legge e ordine”.

 

French algeria: war of independance 1954-1962 - military coup algiers 13.05.1958 :Proclamation of the 'Committee of Public Safe' which wants to bring De Gaulle into power: The generals Raoul Salan (left with white cap ) and Jacques-Emile Massu (next
sopra : il gen. Salan  e a fianco a sinistra Jacques Massu

 

 

Anche in questo caso noi italiani abbiamo poco da obiettare, considerate le condizioni politiche e la bassa qualità spesso anche personale degli attuali governanti. La Francia ha comunque sull’Italia il vantaggio di una molto più robusta tradizione anche letteraria di pensiero libertario. Come capofila si può forse considerare lo storico Alexis de Tocqueville (Parigi, 1805 – Cannes, 1859 ) conservatore, tra i fondatori del pensiero liberale classico, raccontò i difetti della democrazia americana ma ne difese i principi.

 

Copertina del libro La democrazia in America di Alexis de Tocqueville

Einaudi, I Millenni, 2006

Tocqueville è considerato il pensatore politico più importante del secolo XIX, ed è senz’altro quello più attuale. Molte delle sue osservazioni sui meccanismi della democrazia e sui suoi punti deboli sono al centro del dibattito politico odierno. E anche il binomio democrazia – Stati Uniti è sempre più nel fuoco delle controversie. Questo, fra i libri di Tocqueville, ha un fascino particolare perché nasce dall’esperienza concreta di un lungo viaggio durante il quale Tocqueville ha studiato, da storico e da sociologo, la realtà americana.
https://www.einaudi.it/

 

 

 

 

 

Nicola Chiaromonte nel 1963

Nicola Chiaromonte (Rapolla / Potenza1905 – Roma1972) –aderì a Giustizia e Libertà e nel ’35 esule in Francia per evitare l’arresto. Nel ’36 è in Spagna, ad un certo lascia il fronte per contrasto con i comunisti. Sosteneva un socialismo libertario; all’occupazione della Francia si reca a New York; si lega a filosofi come Hannah Arendt e a scrittori come Albert CamusGeorge Orwell e Gaetano Salvemini, con il quale collaborò al settimanale italiano a New York, Italia libera. Tornato in Italia nel 1947 una prima volta e nel 1951 una seconda, si sentì esule in patria, anche per il suo rifiuto a sottostare ai compromessi che volevano la cultura strettamente legata ai partiti politici. Nel 1956, assieme allo scrittore Ignazio Silone, fondò Tempo presente, rivista culturale indipendente, esperienza innovativa nell’Italia dell’epoca. Le sue posizioni furono improntate all’anticomunismo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Chiaromonte

su Nicola Chiaromonte, per chi volesse, consiglio questo articolo di Alessandro Banda,  Nicola Chiaromonte, chi era, chi è ?
https://www.doppiozero.com/nicola-chiaromonte-chi-era-chi-è (  27-03-2022 )

 

 

 

Nella storia recente figurano molti intellettuali a metà tra impegno politico diretto e attività di pensiero; Jean-Paul Sartre fonda la rivista Les Temps Modernes, Albert Camus il giornale CombatAndré Malraux durante la guerra civile spagnola organizza per i repubblicani una squadriglia aerea di cui fa parte anche il fuoriuscito italiano Nicola Chiaromonte (1905-1972); al contrario di Malraux, Chiaromonte, grande intellettuale, è stato quasi dimenticato in patriaRaymond Aron, cattedra di filosofia, politicamente conservatore, è stato il lucido rappresentante di quella destra colta, democratica, antifascista (e anticomunista) che in Italia è sempre mancata.

 

 

 

Una fotografia in bianco e nero di Renan

Ernest Renan nel 1870
en.wikipedia.org

 

Alla ricerca di un possibile modello che rappresenti questa Francia razionale, libera in un coerente pensiero, indicherei il pensatore Ernest Renan (1823-1892). Entrato nel seminario di Saint-Sulpice nell’omonima piazza parigina spinto da una sincera vocazione al sacerdozio, si applicò con tale impegno da imparare ebraico e greco per avvicinarsi con conoscenza diretta ai testi. Proprio lo studio lo portò a constatare la quantità di errori che li costellano. Ne rimase profondamente scosso. Era un uomo in buona fede, resistette finché poté, poi cedette, perdendo la fede. Le pagine in cui descrive la sua disperata ricerca di qualche buon motivo per continuare a credere sono commoventi, però implacabili.

Esaminate alla luce della ragione, gran parte delle Scritture risultano costruzioni deludenti, scrive, richiamano l’immagine di una cattedrale gotica: «Ne hanno la grandezza, gli immensi vuoti, la poca solidità»; conclude non senza amarezza: «Un solo errore prova che una Chiesa non è infallibile; una sola parte debole prova che un libro non è rivelato».

Renan non è stato certo un condottiero di popoli, però nell’implacabile logica delle sue deduzioni può essere considerato un esponente della Francia amante della razionalità cartesiana, quella per la quale vale il principio che la sola prova reale dell’esistenza, il suo valore, sta nell’esercizio del pensiero. Cogito ergo sum.

C’è anche un altro suo aspetto propriamente politico qualche volta citato in maniera grossolana. È quello contenuto nella famosa conferenza tenuta nel 1882. La data è importante; nel 1870-71 eventi catastrofici avevano scosso il Paese. Non è improprio paragonarli a quanto avvenne in Italia dopo l’8 settembre 1943. Il crollo di Napoleone III a Sedan aveva significato non solo la fine del “secondo impero”, ma l’umiliazione d’una Francia invasa, le truppe prussiane martellavano con i loro stivali gli Champs Elysées, la perdita delle regioni sul Reno, il collasso morale della nazione, la più profonda incertezza sull’avvenire. Il pensatore prende in esame vari elementi in grado di definire una nazione: la storia, la razza (come allora si diceva), la lingua, importanti ma non sufficienti.

Alsazia e Lorena erano state aggregate al nuovo Stato tedesco proprio per ragioni di “razza” e di lingua. Renan elabora una tesi opposta stabilendo che una nazione si fonda soprattutto sul consenso. Scaturisce da qui la celebre formula secondo la quale l’appartenenza a una nazione «è un plebiscito che si rinnova ogni giorno».

In base agli attuali criteri di valutazione, la sua era una tesi di “destra” o di “sinistra”? Può valere l’una e l’altra possibilità anche se aiuta a calibrarla la conclusione alla quale il pensatore arriva: «le nazioni non sono qualcosa di eterno. Hanno avuto principio, avranno fine. La confederazione europea probabilmente le sostituirà».

Sono queste due France che domenica si confronteranno nelle urne, compresa un’idea di Europa come sbocco naturale della concezione ottocentesca di nazione. Dall’esito delle scelte dipenderà buona parte del futuro del continente.

 

 

non definito

una bellissima casa : è la casa di Renan a Tréguier in Bretagna, oggi Museo.

 

 

QUALCHE IMMAGINE DI TREGUIER:

 

File:France Cotes d Armor Treguier 03.jpg

foto di GIRAUD Patrick

 

Tréguier Cathedral - Wikipedia

La cattedrale di Tréguier
wikipedia

 

 

Tréguier Cathedral - Wikipedia

un dettaglio della cattedrale
dallo stesso link sopra

 

Vista della navata. Notare la tipica elevazione gotica; grandi arcate, triforio e alte finestre in alto. Notare il soffitto a volta. Il coro può essere visto in lontananza

la navata principale della cattedrale gotica
Wikipedia

 

 

non definito

le 9 province storiche della Bretagna

 

LES PLUS BEAUX VILLAGE DE BRETAGNE...

les plus beaux villages de Bretagne– cartina  + altre immagini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tréguier è una città portuale ( Trecorum ), che risale al VI secolo, si sviluppò attorno a un monastero fondato da san Tudwal (morto intorno al 564).
Gli abitanti di Tréguier sono chiamati trécorrois in francese. La popolazione nel 2021 era di 2401 abitanti.
Nel 2008, l’11,78% dei bambini della scuola primaria frequentava scuole bilingue.
Il porto e la darsena sono pittoreschi, con molti graziosi ristoranti e crêperie sul lungomare. Ci sono viste spettacolari della banchina.

 

treguier-ruelle-a-lamoureux-gale1.jpg

 

 

 

Se la guglia della cattedrale è decorata con i motivi delle carte da gioco, è perché la sua costruzione è stata finanziata con il denaro raccolto dalle lotterie di Parigi.
La fama spirituale di Tréguier si deve tanto a Tugdual che a Saint Yves. Nato nel 1253 a Minihy-Tréguier, il giudice Yves Helory è divenuto il patrono dei Bretoni e degli avvocati dopo aver dimostrato il suo spirito di giustizia e rettitudine difendendo i poveri e gli umili. La terza domenica di maggio il grande perdono di Saint-Yves raccoglie molti fedeli.

https://www.bretagna-vacanze.com/

 

video, 1.08 — Il perdono di Sant’Ivo a Tréguier

 

La foule lpors de la procession.

Les avocats portant les reliques de leur saint patron et patron des Bretons, en vertu d'une tradition séculaire.

Gli avvocati portano le reliquie del santo patrono

 

 

Une foule immense de fidèles et de curieux pour ce pardon 2023 de la Saint-Yves.

Folla del maggio 2023

 

 

video e foto da :
Le Trégor

https://actu.fr/bretagne/treguier_22362

 

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“The Butchers”, a Roma il nuovo murale di Harry Greb – I MACELLAI — ANSA.IT — 9 LUGLIO 2024 — 9.27 + INTERVISTA ALL’ARTISTA di CARLO MADESANI

 

 

harrygrebdesign.com

 

 

 

 

 

 

 

 

VIDEO, 0.27 min.

 

 

ANSA.IT — 9 LUGLIO 2024 — 9.27

https://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2024/07/09/the-butchers-a-roma-il-nuovo-murale-di-harry-greb_af1402c6-2026-4fac-9233-c4e7e1ff292b.html

 

 

 

 

 

L’ALTALENA DELLA PACE– 20 OTTOBRE 2023
RomaToday

 

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSA.IT

 

 

segue da ArtsLife – 21 luglio 2020

Provocare sdrammatizzando. Intervista a Harry Greb

 

 

 

INTERVISTA 

 

Provocare sdrammatizzando. Intervista a Harry Greb

 

di Carlo Madesani

Per chi non lo sapesse, Harry Greb è un leggendario boxeur americano degli anni ’20, noto per la sua potenza e aggressività. Un atleta fortissimo, quasi imbattuto con oltre 290 incontri. Una carriera fulminea quanto breve a causa di un grave infortunio all’occhio e alla morte precoce in sala operatoria, a soli 32 anni, durante un’operazione chirurgica per sistemare i problemi respiratori causati in vari incidenti d’auto e dai danni subiti sul ring.

Dietro questo pseudonimo protegge la sua vita privata un ragazzo romano di poco più di 40 anni, nato e cresciuto nel grande quartiere popolare di Monte Sacro a nord est di Roma, zona multietnica e creativa, sempre aperta a varie influenze culturali, scelta come residenza da Ennio Flaiano, Peppino de Filippo e da Rino Gaetano.

 

Perché la scelta di questo nome?

Harry Greb è per me la figura più romantica, misteriosa e intrigante di quello che considero lo sport più bello, difficile e appassionante in assoluto, il pugilato. Sport che ho fatto per tanti anni e che mi ha forgiato e fatto maturare caratterialmente e anche fisicamente. È stato un pugile degli anni ‘20, campione del mondo dei pesi medi dal ‘23 al ‘26.

Un uomo praticamente d’acciaio, quasi imbattibile per velocità, tenacia e coraggio; capace di battere più di una volta avversari di 2 categorie di peso superiori. È stato l’unico a sconfiggere il grande Gene Tunney, campione dei massimi che spodestò la leggenda Jake Dempsey. Non aveva paura di sfide all’apparenza proibitive e non si perdeva troppo in chiacchiere. Insomma una figura epica, mi appassiona la sua storia.

Ho scelto lui come pseudonimo perché ci somigliamo, lui combatteva spessissimo, io disegno tantissimo e ‘attacchino’ altrettanto spesso, alla faccia di chi mi vorrebbe meno attivo. Ma io faccio sempre quello che mi dice il mio istinto.
Di lui non si hanno immagini di match, tutto ciò che sappiamo viene tramandato dai grandi giornalisti, dagli storici di questo sport e soprattutto dall’ammirazione e dalle dichiarazioni dei suoi avversari, questo lo rende per me ancora più vero. Spero di rendergli omaggio scegliendo il suo nome a protezione del mio.

 

 

 

 

 

 

A livello nazionale sei conosciuto per le recenti opere apparse sui muri delle strade di Roma, con ampio risvolto mediatico sui quotidiani e risonanza sui social. Rappresenti personaggi famosi con eventi tratti della cronaca: come scegli i soggetti trattati nelle tue opere e come li traduci in arte?

I soggetti non li scelgo, in realtà è il momento. Quando succede qualcosa che mi tocca particolarmente riesco a tradurlo in immagini e creo una scena che dia un messaggio. L’importante è che l’idea sia valida e ci sia un messaggio dietro.

 

Urban art come messaggio sociale. Sembra ci si aspetti una tua considerazione per ogni evento mondiale, quasi come il segno di un oracolo o un elzeviro contemporaneo di critica sociale. Se questo è vero, che effetto fa? Ti responsabilizza?

Io non vorrei questa responsabilità e non vorrei più importanza di quella che ho. Io disegno ed esprimo un pensiero, lancio solo dei messaggi che spero vengano recepiti nel modo giusto, spero di non offendere mai nessuno…, però finisce lì, quando c’è qualcosa da dire la dico, non credo di avere tutta questa importanza.

 

 

 

 

 

Le tue opere sono di grande impatto e di grande efficacia. La loro durata è fulminea e molto limitata perché subito rimosse.

Non so le mie opere abbiano grande impatto ed efficacia. Forse perché nasco come pubblicitario di formazione scolastica e da sempre disegno abbigliamento, due cose che devono per forza colpire l’attenzione della gente. Le mie opere vengono spesso rimosse, a volte da ammiratori del genere, altre volte dalle autorità perché trattano temi scomodi. Non ho paura di trattare alcune tematiche se ritengo sia giusto. Credo di farlo sempre con ironia, sagacia e rispetto, non ho mai oltraggiato nessuno, anche se qualcuno ha pensato bene di denunciarmi.

Qual è il messaggio che vuoi dare? Che contenuto sociale hai? E’ un lavoro di denuncia?

Il messaggio che mando è spesso scomodo ma esprimo ciò che ritengo giusto; non so se questo sia di denuncia però desidero fortemente più giustizia sociale, questo si, è una mia grande aspirazione.

Usi il linguaggio dell’ironia, a volte pescando dalla filmografia, per sdrammatizzare il concetto che però è sempre spiazzante.

Mi piace provocare sdrammatizzando. Essere ironici credo sia il modo migliore per far pensare, si riflette sorridendo

 

 

 

 

Quale tecnica utilizzi?

Parto da un’idea che elaboro, sviluppo e creo al computer, per diversi giorni o per poche ore, per giungere alla raffigurazione ideale che stampo su carta, dopodiché inizia la fase più delicata cioè mettere il lavoro in strada, nel posto giusto al momento giusto, con l’utilizzo della colla. Come un manifesto politico, affisso di notte con colla e secchiello. Non sono grandi formati ma spesso li faccio a misura reale, d’uomo.

Con che criterio scegli i posti dove esporre le tue opere? Perché proprio lì?

In realtà è la situazione che si crea, che determina la scelta del posto. Quando succede un fatto che ritengo rilevante e doveroso da rappresentare, che sia di politica, di costume o di cronaca, la scelta del posto è una conseguenza. Fa parte del messaggio stesso. È tutto collegato.
Io penso che la cosa più importante sia l’idea in assoluto, sempre. Il posto e i tempi sono fondamentali perché danno forza al significato che voglio dare.

 

 

 

Hai qualcuno che ti ha ispirato, come hai cominciato? Chi ti ha influenzato?

Credo che ognuno sia influenzato dalla propria esperienza, dalle idee, dalle sensazioni che vive nel quotidiano, io ho iniziato con soggetti di pop art facendo anche qualche mostra autofinanziandomi…, poi ho voluto vedere cosa sarebbe successo se avessi messo in strada i miei lavori e devo dire che non mi aspettavo tanti consensi.

Semplicemente mi piacciono le cose giuste. Io odio l’ingiustizia, odio l’arroganza, il potere. La gente va gestita meglio, va trattata bene. Le persone sono importanti, bisognerebbe evitare di farle vivere sempre in modo così difficoltoso. Ci vorrebbe più sicurezza ed equità, più giustizia sociale. Non sta a me affrontare queste tematiche, io posso farlo con i miei disegni ma chi decide sono altre persone.

 

Perché questo stile, che motivazioni hai?


E’ uno stile immediato vicino alla gente, viene colto subito.

 

 

 

Con quale altro artista ti senti o sei in contatto o con chi vorresti esserlo? Ti confronti con qualcuno oppure lavori sempre solo?

In realtà non conosco nessun altro artista personalmente. Mi piace il lavoro di Laika perché ne apprezzo l’impegno sociale; ma non la conosco personalmente. Credo che Roma sia fonte di ispirazione per molti artisti e forse le influenze che ne derivano sono le stesse però non credo ci sia una organizzazione in questo senso. Perlomeno io faccio tutto da solo e confesso di essere al di fuori di certi schemi, probabilmente perché è da poco che ho iniziato a mettere i miei lavori su strada. Tante cose le sto scoprendo ora, alcune dinamiche mi sfuggivano…
Credo comunque che ognuno dovrebbe fare il suo senza stare a guardare gli altri, esprimere un’idea che sia valida e abbia un messaggio. C’è chi lo sa fare meglio e chi ha meno da dire, però magari ha un gran tecnica. Alla fine è sempre lo spettatore, è la gente che determina l’efficacia e la riuscita di un opera messa su strada. Ci deve sempre essere l’idea dietro ad ogni lavoro.

 

 

 

Che musica ascolti?

Ascolto diversi tipi di musica, dipende dai momenti, ascolto diversi generi, mi piace la musica di qualità e non amo le cose commerciali tipo i tormentoni estivi. Ascolto sempre De André che considero il più grande, De Gregori che adoro ma anche Rino Gaetano e il primo Venditti. Ho un debole per i cantautori.

Anche la musica internazionale di livello ha un fascino particolare su di me, ma sarebbero troppi per poter elencare tutto ciò che amo ascoltare. Considero i Pink Floyd, Led Zeppelin, Bob Dylan, John Lennon il top in assoluto. Ascolto spesso i Cure, Pixies, Smashing Pumpkins, Pearl Jam, Nirvana, Rage Against The Machine, ACDC, Ben Harper, Ramones, Jimi Hendrix, Clash, Lou Reed e Rolling Stones, Bob Marley, Springsteen… troppi per poterli ricordare tutti. Poi mi piace da sempre il rap, quello vero, Tupac Shakur, Biggie, Public Enemy, Run DMC, A Tribe Called Quest… ed altri.

Una curiosità, il disco che ho ascoltato di più è “Mellon Collie and Infinite Sadness” degli Smashing Pumpkins mentre l’artista di cui ho visto più concerti è Ben Harper, la raccolta “Live from Mars” è un altro disco che a dir poco ho consumato.

Mi piace scoprire nuovi interpreti indipendenti rispetto a quello che propongono le radio e le grosse etichette discografiche.

 


Guardi molti film? Ce n’é qualcuno che hai stravisto tante volte?

Ho visto e vedo tuttora molti film. Direi che sono un appassionato di cinema.
Ci sono tanti film che rivedo spesso o di cui conservo una copia in dvd (prima collezionavo VHS). I generi, come per la musica, variano a seconda dei momenti. Passo dai gangster movie, ai western, alle commedie Hollywoodiane del passato che adoro. Uno dei miei film preferiti è “Indovina chi viene a cena” di Stanley Kramer con due dei miei attori preferiti Katharine Hepburn e Spencer Tracy. L’avrò visto decine di volte come pure “Qualcuno volò sul nido del cuculo“ di Milos Forman da cui ho ‘pescato’ la mia opera “L’abbraccio” messo allo Spallanzani.

“Toro scatenato” e “Lassù qualcuno mi ama” due biografie rispettivamente dei pesi medi Jake LaMotta e Rocky Graziano sono altri due film della mia “collezione”, parlano d’altronde di pugilato la mia vera passione.

Adoro e colleziono anche film di Hitchcock e Woody Allen… Dei film italiani mi piacciono molto le commedie del passato, Il Neorealismo di De Sica e Rossellini ma anche i film di Totò. I miei film preferiti però sono quasi sempre di Monicelli: ”La grande guerra” credo che sia tra i film italiani più belli di sempre.
La mia attrice preferita è sicuramente Anna Magnani. Insomma direi che il cinema influenzi molto il mio bagaglio e credo che questo venga fuori nei miei lavori.

 

 

 

Riesci a vivere di questo lavoro?

In realtà no. Ce la faccio perché vivo di altre cose, sono un creativo e disegno in diversi ambiti, soprattutto nel campo dell’abbigliamento. Questo non è un lavoro remunerativo ma sto cercando di vendere le stampe in edizione limitata stampate su carta ecologica particolare che di fatto sono pezzi unici perché li finisco dipingendoli a mano e quindi sono uno diverso dall’altro. Spero che possano arrivare un po’ a tutti.

 

 

Che futuro desidereresti per il tuo lavoro?

Non ci ho mai pensato, in realtà vorrei poter vivere di questo e poter dire sempre la mia, mi piacerebbe lo facessero tanti altri artisti, invece di fare cose magari fine a se stesse. Ma più che desiderare auspico che io possa continuare a disegnare fino alla vecchiaia per regalare momenti di riflessione ironizzandoci sopra e creare scene che lascino un messaggio.

 

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VALENTINA MUZI, Per la prima volta a Roma otto sculture monumentali di Fernando Botero. Si chiama “Botero a Roma” la mostra diffusa che animerà le maggiori piazze della Capitale–ARTRIBUNE  9 LUGLIO 2024

 

Nasce il 19 aprile 1932 a Medellín in Colombia- Muore a  Monaco15 settembre 2023
Fernando Botero Angulo pittore, scultore e disegnatore.
Muore a 91 anni, nel Pricipato di Monaco dove risiedeva

 

 

 

 

ARTRIBUNE  9 LUGLIO 2024

Per la prima volta a Roma otto sculture monumentali di Fernando Botero

 

 

La mostra diffusa "Botero a Roma", a cura di Lina Botero

 

 

 

Per la prima volta a Roma otto sculture monumentali di Fernando Botero

 

Si chiama “Botero a Roma” la mostra diffusa che animerà le maggiori piazze della Capitale con sculture realizzate dall’artista colombiano tra gli Anni Novanta e i Duemila. Il risultato è un percorso espositivo out door di uomini, donne e animali dalle fisicità corpulente 

 

 

Il gatto Barcellona, quartiere El Raval

Il gatto di Barcellona, quartiere El Raval
Camille Hardy – Opera propria

 

 

 

 

di Valentina Muzi

 

 

 

 

Per la prima volta a Roma otto sculture monumentali di Fernando Botero

 

 

 

Visi rubicondi, braccia tornite, pance strabordanti: queste sono le figure ideate dall’artista Fernando Botero (Madellìn, 1932 – Monaco, 2023). Fisicità importanti che, nel corso della sua carriera, sono diventate la sua cifra distintiva, spiegando che quello che dipingeva o scolpiva non erano personaggi in sovrappeso, ma il loro volume. “Quando dipingo una natura morta dipingo anche con il volume, se dipingo un animale è volumetrico, anche un paesaggio”, spiegava in un intervista al quotidiano El Mundo. “Mi interessa il volume, la sensualità della forma. Se dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, lo faccio sempre con questa idea del volume, non è che ho un’ossessione per le donne grasse”.

Oggi quelle figure monumentali tornano ad essere protagoniste con Botero a Roma, la mostra diffusa che animerà – fino al primo ottobre – le maggiori piazze della Capitale con otto grandi sculture di bronzo realizzate tra gli Anni Novanta e primi Duemila. Il progetto, a cura della figlia Lina Botero, anticipa la grande mostra dedicata all’artista colombiano che sarà ospitata negli spazi di Palazzo Bonaparte a Roma a settembre 2024.

 

 

La mostra diffusa "Botero a Roma", a cura di Lina Botero

lA MOSTRA DIFFUSA ” BOTERO A ROMA ” ,  a cura di LINA BOTERO

 

 

 

La mostra diffusa "Botero a Roma", a cura di Lina Botero

 

 

 

Botero a Roma”: la mostra diffusa per le piazze della Capitale 

Seated Women, Gatto, Reclining Woman, Seated Woman, Venus Dormida, Horse (with bridles), Standing Man (“Adamo”), Standing Woman (“Eva”) sono le otto opere monumentali di Fernando Botero che animeranno la Terrazza del Pincio, Piazza del Popolo, Largo dei Lombardi, Piazza di San Lorenzo in Lucina, Piazza Mignanelli e Piazza San Silvestro. Un progetto espositivo out door che si dispiega per le maggiori piazze della Capitale, restituendo al pubblico le iconiche sculture voluminose dell’artista colombiano e le sue evoluzioni in termini di tecniche e soggetti

 

 

La curatrice Lina Botero

LA CUATRICE LINA BOTERO

 

Parola alla curatrice Lina Botero

‘Botero a Roma rappresenta’ il primo grande evento che si tiene attorno all’opera di Fernando Botero dopo la sua scomparsa il 15 settembre scorso”spiega la curatrice della mostra Lina Botero. “Le sculture in bronzo che oggi sono esposte nel centro storico della città, sono state esposte nel tempo in 25 mostre che si sono tenute a Parigi, New York , Hong Kong, Singapore, Berlino, Gerusalemme, Madrid e Buenos Aires. C’è da dire che il suo legame che unisce l’artista all’Italia trae origine dalla sua passione per la pittura del Quattrocento italiano che ha segnato la sua ricerca, oltre all’aver lavorato per oltre quarant’anni alla scultura in bronzo e marmo a Pietrasanta in Toscana”.

 

La mostra diffusa "Botero a Roma", a cura di Lina Botero

 

La grande mostra di Fernando Botero a Palazzo Bonaparte a Roma

 

Attesa a Palazzo Bonaparte dal prossimo 17 settembre (e visibile sino al 19 gennaio 2025), la mostra – a cura di Arthemisia – riunisce dipinti, sculture, disegni e acquarelli realizzati da Fernando Botero nel corso della sua lunga carriera.

 

La mostra diffusa "Botero a Roma", a cura di Lina Botero

 

 

Non mancheranno anche le versioni dei capolavori della storia dell’arte, quali: Las Meninas di Velàzquez e la Fornarina di Raffaello, il dittico dei Montefeltro di Pietro della Francesca e i ritratti borghesi di Rubens e van Eyck.Infine, una sala sarà dedicata alla più recente sperimentazione dell’artista che, dal 2019, dipinse con acquarelli su tela, realizzando opere quase diafane, frutto di un approccio più delicato e dal tratto morbido.

Valentina Muzi 

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video, 6.39 min. — Lucio Caracciolo, Il caso Biden — APPROFONDIMENTO- 15 giugno 2024

 

Dopo le ultime apparizioni in video durante le celebrazioni per l’anniversario della sbarco in Normandia o nel corso del G7 in Italia, il presidente Joe Biden appare sempre più in difficoltà e non appare in grado di contrastare Donald Trump alle elezioni di novembre, e tantomeno di affrontare altri quattro anni di Casa Bianca nel caso dovesse vincere. Nella pagina delle opinioni sul New York Times è apparso un articolo di Bret Stephens in cui scrive che l’atto più coraggioso che Biden possa fare sia quello di dimettersi. Il momento decisivo è la convenzione democratica di fine agosto a Chicago dove potrà emergere un nuovo candidato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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video, 35 min. — LIMES ONLINE. MAPPA MUNDI. ::Elezioni in Francia, la sconfitta di Macron. Parigi in crisi di identità– Alfonso Desiderio e Agnese Rossi — registrazione 9 luglio 2024

 

Situazione inedita per la politica francese dopo le elezioni parlamentari. Non c’è una maggioranza. La vittoria relativa del Fronte Popolare (a sua volta diviso in vari partiti) è dovuta al sistema elettorale a doppio turno. Il Rassemblement National di Le Pen è il primo partito e si presenterà alle elezioni presidenziali del 2027 rimanendo all’opposizione. Il vero sconfitto è il presidente Macron, indebolito proprio in una fase cruciale per gli equilibri europei.

 

AGNESE ROSSI — Redazione di Limes. Analista geopolitica e studiosa di filosofia.

 

 

 

 

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ANPI III Municipio Roma “Orlando Orlandi Posti  @ANPIRomaPosti – 18.30 — 9 luglio 2024 : ricorda un caso recente qui in Italia anche se non era un pastore metodista..

 

 

Pastore metodista e militante nei #Tupamaros, #HéctorJuradoAvellaneda fu ferito gravemente alle gambe con un’ arma da taglio e catturato da un reparto dell’esercito uruguaiano a #Montevideo.Incarcerato e volutamente non curato morì dissanguato il #9luglio 1972.Aveva 29 anni.

 

Immagine

 

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