GAETANO AZZARITI, UN ALTRO REGIONALISMO E’ POSSIBILE — SU LA TESTA, 11 SETTEMBRE 2023 — un articolo vecchio che, però, mi è sembrato spiegare bene alcune cose

 

 

Argomenti per la Rifondazione Comunista

Un altro regionalismo è possibile

 

 

 

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

Un bellissimo quadro di BERTHE MORISOT ( Bourges, 1841/ Parigi, 1895 ) del 1879 ” Giovane donna in tenuta da ballo ” + altro sull’Impressionismo + video

 

 

immagine da :

 

Oltre l'Arte

3 FEBBRAIO 2021    –BERTHE MORISOT

Berthe Morisot la donna dell’impressionismo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovane donna in tenuta da ballo, 1879

*** il quadro ha un’aria  onirica, oltre che romantica

 

 

NOTA : NEL LINK TROVATE ALTRI QUADRI BELLI DELLA STESSA ARTISTA.

 

**** 

 

Video, in cui si vedono abbastanza bene i suoi quadri

 

video, 8 minuti — BERTHE MORISOT, MOSTRA ALLA GAM ( Galleria d’Arte Moderna ) DI TORINO FINO AL 9 MARZO 2025

 

 

 

Dallo stesso link : OLTRE L’ARTE

 

Nella primavera del 1874 Berthe fu impegnata ad organizzare insieme a MonetDegasPissarroSisleyRenoirGuillarme, Berthe Morisot ( unica donna dell’Impressionismo francese tra i fondatori ) e Cézanne la prima esposizione degli Indépendants
presso lo studio del fotografo Nadar in boulevard des Capucines 35.

 

35 Boulevard des Capucines

 

 

 

****

da un altro link:

ART GALLERY.CO.IK/ BLOG
https://www.artgallery.co.uk/blog/17606-the-groundbreaking-impressionist-exhibition-of-1874-redefining-artistic-vision

 

A metà del XIX secolo, la scena artistica di Parigi era dominata dagli standard rigorosi dell’Accademia francese, che dettava rigide regole e criteri per l’espressione artistica. Tuttavia, un gruppo di artisti d’avanguardia, tra cui Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Berthe Morisot e Camille Pissarro, cercò di liberarsi da queste convenzioni ed esplorare nuovi modi di catturare la natura transitoria della luce e dell’atmosfera.

L’Esposizione impressionista del 1874 emerse come una risposta provocatoria all’esclusione di questi artisti dal Salon ufficiale, la prestigiosa mostra d’arte annuale organizzata dall’Accademia. Negata l’opportunità di esporre le proprie opere al Salon, il gruppo organizzò la propria mostra indipendente per fornire una piattaforma alternativa alla propria arte innovativa.

Una delle caratteristiche distintive della Mostra impressionista era l’enfasi sulla cattura di momenti fugaci e degli effetti della luce sulla tela. Il termine “Impressionisti” deriva dal titolo di un articolo, dispregiativo, del critico Louis Leroy, che prese spunto dal dipinto “Impressione, sole nascente” di Claude Monet, esposto, con altri, in occasione della mostra del 1874 presso lo studio del fotografo Nadar, che mostrava un’alba sul porto di Le Havre con pennellate sciolte e un’attenzione al gioco di luce

La reazione del pubblico alla mostra è stata mista, con alcuni critici che hanno espresso sconcerto e disprezzo per l’allontanamento dalle tecniche artistiche tradizionali. Il termine “Impressionismo” è stato inizialmente usato in modo beffardo da un critico, ma gli artisti ( tra cui Baudelaire che fece una celebre recensione totalmente positiva ) lo hanno abbracciato, riconoscendone la descrizione appropriata della loro estetica condivisa.

 

 

segue da un altro link ancora:

FS  -Fermata Spettacolo

Dietro le quinte dell’Impressionismo

 

L’impressionismo non fu un fenomeno improvviso, ma un processo che ha avuto dei precursori come Géricault, Delacroix, Coubert, Millet e Corot. Così come lo conosciamo noi, l’impressionismo si è poi sviluppato nell’arco delle otto esposizioni “autonome” che hanno fatto concorrenza (si fa per dire) al Salon, l’evento parigino che ospitava quelli che allora erano considerati gli artisti “veri” e che sistematicamente rifiutava gli esponenti della nuova corrente.

 

I loro destini si intrecciano con quelli di un’altra arte che in quegli anni sta spiccando il volo: la fotografia. In mostra si possono ammirare alcuni scatti realizzati nel celebre studio fotografico Nadar, al 35 Boulevard des Capucines, che è proprio la location in cui nel 1874 si tiene la prima esposizione dei pittori “ribelli”.

Impressionismo e fotografia, dicevamo, hanno da subito destini incrociati, anche nella cronaca mondana dell’epoca. Per esempio nelle foto “rubate” di un Degas che passeggia in compagnia dell’attrice Gabrielle Réju.

Un ambiente, quello della Parigi impressionista, in cui non di rado maturano, oltre alle amicizie, anche non pochi screzi e incomprensioni, ma soprattutto interessanti collaborazioni. È così possibile ammirare una parete intera di litografie che Degas ha realizzato per il racconto La Famille Cardinal del celebre librettista Ludovic Halèvy. O vedere affiancati I bagnanti di Cézanne e lo schizzo preparatorio che ne fece lo stesso Degas. O ancora l’evocativo ritratto a incisione di Charles Baudelaire realizzato da Manet a partire da una foto scattata da Nadar, a testimoniare una interessante commistione tra le diverse tecniche figurative ed espressive.

E se ufficialmente l’avventura impressionista termina nel 1886, anno dell’ottava e ultima esposizione, i suoi semi sono destinati a produrre ulteriori frutti, influenzando gli artisti successivi e lasciando un’impronta indelebile nel mondo dell’arte. Ricordiamo solo alcuni grandi: Van Gogh, Paul Gaugin, Paul Cezanne ( chiamati Post-Impressionisti )

 

 

ALTRI QUADRI BELLI DI BERTHE MORISOT::

 

 

Berthe Morisot, Bambina con bambola (Interno di cottage) (1886; olio su tela; Musée d'Ixelles)

Berthe Morisot, Bambina con bambola (Interno di cottage) (1886; olio su tela; Bruxelles, Musée d’Ixelles)

 

 

 

Berthe Morisot, Il giardino di Bougival (1884; olio su tela; Parigi, Musée Marmottan Monet)

Berthe Morisot, Il giardino di Bougival (1884; olio su tela; Parigi, Musée Marmottan Monet)

 

 

Berthe Morisot, Su una panchina al Bois de Boulogne (1894; olio su tela; Parigi, Musée d'Orsay)

Berthe Morisot, Su una panchina al Bois de Boulogne (1894; olio su tela; Parigi, Musée d’Orsay)

 

 

 

ULTIMI QUADRI DA :

 

FINESTRE SULL’ARTE

 

https://www.finestresullarte.info/mostre/gam-torino-mostra-berthe-morisot-pittrice-impressionista

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

video : UN’EREDITA’ SCOMODA DI KEN KIRBY, 1989 — 1-10 parte- media 10 min. l’una — un video della BBC /1989 che riproduce il lavoro di ricerca di Michael Palumbo, Le atrocità commesse da Mussolini- comprato dalla Rai e mai mandato in onda + il libro, Porto Alegre 2024 – + recensione Il fatto quotidiano 16 novembre 2024

 

 

“FASCIST LEGACY” di Ken Kirby (1989)

UN’EREDITA’ SCOMODA

 

 

 

parte seconda — 9.58

 

 

parte 3a – video 9.58

 

 

parte 4 – 9.52

 

 

parte 5 –7.52

 

 

 

Fascist Legacy — in italiano — n. 6   10.11 minuti

 

 

Fascist Legacy — in italiano — n. 7– 10.11 min.

 

 

n. 8 Fascst Legacy –in italiano– 10.08 minuti

 

 

 

 

n. 9 Fascist Legacy –– L’eredità scomoda –10.10

 

 

10 parte / 10 in totale — Fascist  Legacy – 1989 –L’eredità scomoda – in italiano

 

 

 

 

Le atrocità di Mussolini

I crimini di guerra rimossi dell’Italia fascista

Michael Palumbo

EDITORE ALEGRE, NOVEMBRE 2024

Pagine: 416

Traduzione: Paola Tornaghi

Prefazione: Eric Gobetti

Postfazione: Ivan Serra

 

 

Descrizione

Questo libro è stato già pubblicato nel 1992 (con il titolo L’Olocausto rimosso), ma nessuno ha mai potuto trovarlo in libreria. La casa editrice Rizzoli decise infatti, subito dopo averle stampate, di mandare al macero tutte le copie di questo testo, ritenuto evidentemente troppo scomodo. Il lavoro di ricerca di Michael Palumbo sulla storia dei crimini di guerra del fascismo era già presente nel documentario Fascist Legacy prodotto dalla Bbc nel 1989, anch’esso acquistato dalla Rai e mai mandato in onda nonostante L’Unità del 10 giugno 1990 lo definisse come l’opera che «ha posto fine per sempre alla leggenda degli “italiani brava gente”».

Palumbo ha portato infatti alla luce la decisiva documentazione proveniente dagli archivi nazionali degli Stati Uniti a Washington DC e dalla Commissione delle Nazioni Unite per i Crimini di Guerra con cui, insieme a ulteriore materiale reperito in dieci lingue diverse, comprova le atrocità commesse in tutti i paesi in cui l’Italia entrò in guerra: dalla Libia all’Etiopia, dalla Grecia alla Jugoslavia. Crimini poi insabbiati dagli angloamericani per non disturbare gli equilibri del dopoguerra e mantenere a disposizione una classe dirigente utile alla crociata anticomunista della nuova Italia democratica. Successivamente, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, altri studiosi hanno pubblicato importanti ricerche sui crimini di guerra fascisti. Arrivando solo oggi nelle librerie italiane, Le atrocità di Mussolini completa il quadro.

Lo stile di Palumbo e la drammaticità degli eventi offrono un affresco tragico e illuminante di cosa è stata l’Italia fascista, un volto che le forze politiche eredi di quella stagione provano costantemente a rimuovere dalla memoria nazionale.

«Prima di essere un libro di storia, questo è una sorta di romanzo d’avventura. La storia, in effetti, di una ricerca resa quasi impossibile dalle autorità dei vari paesi (ma soprattutto dell’Italia) e della caparbietà del suo autore».

Eric Gobetti

 

 

“FASCIST LEGACY” di Ken Kirby (1989)

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO –. 16 NOVEMBRE 2024
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/16/gente/7769139/

 

 

il libro censurato

 

Italiani cattiva gente

 

Crimini di guerra e delitti – Michael Palumbo: “Il fascismo non fu meno malvagio del nazismo: era solo meno efficiente”

 

 

 

 

L’importanza di questo libro – Le atrocità di Mussolini di Michael Palumbo, appena edito da Alegre – è dimostrata nel modo più lampante dall’inverosimile quantità di sforzi profusa, trent’anni fa, per non farlo uscire, e per non mostrare al pubblico italiano il documentario televisivo Fascist legacy – L’eredità fascista, tratto dagli stessi documenti che sono alla base del saggio. Se il film fu acquistato e prodotto in italiano dalla Rai, ma mai messo in onda, il libro fu stampato da Rizzoli nel 1992 e, incredibilmente, mai messo in vendita, e dunque subito avviato al macero in migliaia di copie. Ma cosa c’era di tanto imbarazzante da non poter essere letto, o visto, in Italia? Come scrisse l’Unità, una conoscenza di massa dei documenti raccontati nel libro e nel documentario avrebbe “posto fine per sempre alla leggenda degli ‘italiani brava gente’”. È esattamente per questo che oggi finalmente viene pubblicato, con una bella prefazione di Eric Gobetti e una postfazione di Ivan Serra che ne ricostruisce l’inquietante vicenda (non) editoriale.

 

Palumbo utilizza un’enorme quantità di documenti, provenienti in gran parte dagli atti della Commissione delle Nazioni Unite per i Crimini di Guerra, e dai faldoni dei governi italiano e tedesco portati via dagli americani dopo la Liberazione, e tuttora conservati nei National Archives statunitensi.

L’ansia di rendere nota una documentazione oggettivamente straordinaria e una certa propensione per uno stile narrativo giornalistico tipicamente anglosassone spinsero l’autore a una trattazione per così dire orizzontale dei crimini contro l’umanità perpetrati dal fascismo italiano, invece che a un approfondimento verticale di pochi casi esemplari.

Del resto (e questo è un tema del libro), il fatto che per la maggior parte di questi crimini non siano stati celebrati dei processi rende impossibile contare su una verità giudiziaria che abbia vagliato le fonti attraverso un contraddittorio e un giudizio terzo.

Se, dunque, in molti casi i documenti pubblicati non servono a “condannare” i singoli, la loro precisione, credibilità e autorevolezza tracciano un quadro mostruoso delle “atrocità di Mussolini”. E svelano empiricamente, e su vasta scala, ciò che sappiamo teoricamente: il fascismo (di ieri o di oggi) è essenzialmente un regime della violenza per la violenza.

E questo è precisamente il punto che si volle nascondere: De Gasperi e Churchill, con l’avallo degli americani, evitarono non solo una “Norimberga italiana”, ma anche l’estradizione dei criminali di guerra nei vari Paesi che li richiedevano a gran voce (Etiopia e Jugoslavia, ma anche Grecia e Francia), chiudendo i documenti italiani nei famosi “armadi della vergogna”.

La cinica logica della Guerra fredda imponeva che non si delegittimasse l’egemonia della Democrazia cristiana mostrandone l’ampia continuità col fascismo in termini di gestione del potere: bisognava dimenticare, rimuovere, nascondere che abisso di mostruosità si stesse coprendo. Il prezzo di tutto questo lo vediamo oggi: con il primo partito d’Italia che costruisce, con soldi pubblici, un monumento a uno dei principali protagonisti mostruosi di questo libro, il maresciallo Graziani, quel “boia del Fezzan” che è uno dei pochi gerarchi italiani che si riuscì a condannare (ma solo per i crimini compiuti contro gli italiani durante Salò, non per quelli, enormi, in Africa).

Nonostante la scrittura sciolta, leggere questo libro fa aggrovigliare lo stomaco: perché è un elenco infinito, e documentatissimo, di violenze, torture, squartamenti, omicidi, uso massivo di gas perpetrati da italiani. Da italiani fascisti. La stima prudente dei morti provocati non dalle battaglie, ma dai singoli crimini dell’imperialismo fascista, è fissata dal libro a un milione: ma tutto suggerisce che siano stati di più.

Di tutto questo, nella scuola italiana non si parla. Anzi, non poche scuole sono tuttora intitolate ad alcuni dei responsabili della mattanza: a partire dal duca d’Aosta. E come nota l’autore nella prefazione, “ciò aiuta a spiegare il riemergere del fascismo in Italia nel nostro tempo… Resiste il mito del fascismo italiano meno malvagio del nazismo austro-tedesco. In realtà, Mussolini era meno efficiente ma non meno malvagio di Hitler nei suoi obiettivi finali in Africa e nei Balcani, dove i nazisti lamentavano da parte fascista l’uso della carestia, di campi di concentramento e di operazioni di rastrellamento per eliminare la popolazione locale e soffocarne la resistenza”. Se imparassimo la nostra storia criminale, forse avremmo orrore per chi continua a stare da quella parte.

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

ANSA.IT  —  16 NOVEMBRE 2024  – 8.23::: — LUNISTIZIO. La Luna si prepara a svelare l’ultimo mistero di Stonehenge. A gennaio la conferma dell’allineamento con il lunistizio + altro

 

 

 

 

ANSA.IT  —  16 NOVEMBRE 2024  – 8.23
https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/spazio_astronomia/2024/11/16/la-luna-si-prepara-a-svelare-lultimo-mistero-di-stonehenge-_fe4c8a75-ae77-45c4-82ef-2a5861e54568.html

 

 

 

 

La Luna si prepara a svelare l’ultimo mistero di Stonehenge.

 

A gennaio la conferma dell’allineamento con il lunistizio

 

16 novembre 2024, 08:23

 

di Elisa Buson

 

 

La Luna potrebbe aver influenzato la costruzione di Stonehenge (fonte: Andre Pattenden/English Heritage, CC-BY4.0) - RIPRODUZIONE RISERVATA

 La Luna potrebbe aver influenzato la costruzione di Stonehenge (fonte: Andre Pattenden/English Heritage, CC-BY4.0)

 

 

L’antico sito megalitico di Stonehenge potrebbe essere stato costruito non solo in allineamento con il Sole, ma anche con la Luna: la conferma a questa ipotesi dovrebbe arrivare fra poche settimane con il lunistizio maggiore, un raro evento celeste che cade ogni 18,6 anni e che nel mese di gennaio 2025 potrebbe inscenare tra i megaliti uno spettacolo straordinario simile a quelli osservati 4.500 anni fa dai costruttori del monumento.

Lo ha detto l’archeoastronomo Clive Ruggles dell’Università di Leicester al XXXI Meeting internazionale della Società europea di astronomia culturale (Seac), organizzato al Monastero dei Benedettini dell’Università di Catania.

 

 

NOTA::

Scalone monumentale del Monastero dei Benedettini


Gioiello del tardo barocco siciliano e complesso benedettino tra i più grandi d’Europa, il Monastero di San Nicolò l’Arena è oggi sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche. L’edificio monastico, che nasce nel ‘500 e si sviluppa fino ai giorni nostri, custodisce al suo interno una domus romana, due chiostri e uno splendido giardino pensile. Esempio di integrazione architettonica tra le epoche, oggi è patrimonio mondiale dell’Unesco.

https://www.unict.it/it/terza-missione/palazzi-storici/monastero-dei-benedettini

 

 

 

CONTINUA L’ARTICOLO::

In apertura del congresso, che ha riunito più di 70 esperti da tutto il mondo, Ruggles ha mostrato le simulazioni del cielo realizzate con il software Stellariumche illustrano l’allineamento di Stonehenge al lunistizio, un fenomeno celeste analogo ai solstizi del Sole ma legato alle posizioni estreme della Luna. Nei solstizi, il Sole raggiunge la sua massima o minima declinazione rispetto all’equatore celeste: analogamente, il lunistizio si verifica quando la Luna raggiunge il punto più alto o più basso della sua traiettoria orbitale, toccando i punti di levata più settentrionale e più meridionale possibili.

 

“Al lunistizio la Luna può presentarsi in qualunque fase del ciclo lunare, ma è probabile che gli antichi fossero attratti soprattutto dalla Luna piena vicina al solstizio d’inverno, momento associato a un significato simbolico di rinascita“, rileva Giulio Magli, archeoastronomo del Politecnico di Milano e presidente del comitato scientifico del congresso.

 

Stonehenge, il tempio delle pietre sospese
FOTO DA : https://www.focusjunior.it/

“L’attenzione dunque va alla Luna piena più vicina al prossimo lunistizio, quella del 13 gennaio 2025, che dovrebbe levarsi in linea con il lato lungo del rettangolo disegnato dai quattro megaliti posti al di fuori del cerchio di Stonehenge. La Luna sorgerà in allineamento astronomico tra le due pietre del rettangolo, apparendo come se facesse capolino dal cerchio di pietre. Le simulazioni lo mostrano già, ma le foto che verranno scattate quel giorno a Stonehenge saranno dirimenti”.

 

Le prove saranno raccolte dallo stesso Ruggles, a capo di un team di esperti delle università di Oxford, Leicester e Bournemouth, oltre che della Royal Astronomical Society britannica e dell’English Heritage. Le loro indagini sul campo, iniziate la scorsa primavera, proseguiranno fino a metà 2025.

 

 

*****

 

 

ALTRE FOTO DEL MONASTERO DEI BENEDETTINI A CATANIA

 

DA: https://www.monasterodeibenedettini.it/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FOTO SOPRA DA MONASTERO DEI BENEDETTINI

Home Page

 

 

******

 

 

COSA E’ ARCHEOASTRONOMIA E GIULIO MAGLI

( ce ne sono altri archeoastronimi, s’intende )

 

 

 

La scienza delle stelle e delle pietre. Viaggio nell'archeoastronomia - Giulio Magli - ebook

La scienza delle stelle e delle pietre. Viaggio nell’archeoastronomia

 

«Il giorno dell’equinozio di primavera, il Sole sorge molto presto a Siem Reap, in Cambogia. Malgrado l’ora, molte centinaia di persone si svegliano prima dell’alba e si radunano, ogni anno, nel tempio di Angkor Wat. Si radunano, e aspettano, guardando verso la torre centrale, a est. Il Sole sorge, ma non è visibile, perché è nascosto dalla mole imponente della torre. Per molti minuti, mentre l’attesa si fa spasmodica, il cielo si illumina e si colora di rosa finché finalmente la traiettoria della nostra stella la porta a mostrarsi, esattamente al di sopra della cuspide del tempio-montagna. Tutti gli anni, da quasi mille anni, questo appuntamento si rinnova. È un appuntamento tra una stella e una gigantesca costruzione di pietra, di fatto il tempio più grande mai costruito dall’uomo. Un appuntamento che fu accuratamente pianificato e fissato nel progetto tramite un allineamento astronomico con lo scopo di mostrare a tutti la grandezza e i diritti divini di un grande re.»

L’Archeoastronomia indaga proprio la relazione tra antichi edifici e il cielo, per arrivare a comprendere meglio le intenzioni e la visione del mondo di chi costruì quei monumenti.

Giulio Magli, uno dei massimi esperti a livello internazionale, ci guida nel presente volume tra i sentieri di questa scienza peculiare e affascinante che ha conosciuto uno sviluppo lungo e faticoso. Con assoluto rigore scientifico, e anche attraverso fotografie e modelli geometrici, ci accompagna alla scoperta di luoghi e monumenti sparsi in tutto il globo, alcuni dei quali “sotto casa” (come il Pantheon, i Templi di Agrigento, Aosta romana), altri famosissimi (come le piramidi dell’antico Egitto), altri ancora lontani e difficili da raggiungere (come le piramidi Han a Xi’an, Cina).

 

 

Da Stonehenge alle piramidi. Le meraviglie dell'archeoastronomia - Giulio Magli - copertina

Da Stonehenge alle piramidi. Le meraviglie dell’archeoastronomia

 

Grandi pietre, il sole e le altre stelle: l’unione tra astronomia e architettura ha caratterizzato tutta la storia dell’umanità e moltissime delle grandi opere che l’uomo ha saputo realizzare. Esistono legami profondi e imprescindibili con i cicli celesti nei grandi monumenti megalitici, come Stonehenge e Newgrange, le piramidi e i templi dell’antico Egitto, le costruzioni dei Maya e il Pantheon di Roma. Questo libro va dunque alla scoperta della giovane scienza che ha scelto di porre le stelle e le pietre al centro della propria attenzione: l’archeoastronomia. Un viaggio in dodici capolavori dell’architettura di ogni tempo ci introduce alle meraviglie, alle scoperte e anche ai misteri ancora irrisolti di questa affascinante disciplina.

 

 

 

ANGKOR WAT  — CAMBOGIA –  video al fondo dell’Unesco- 2 min.

 

 

undefined

Primo ingresso al tempio.
Ivan Marcialis, Italy – Angkor Wat

 

 

Angkor Wat (in lingua khmer Tempio della città; pronunciato: [ʔɑŋkɔː ʋɔət]) è un tempio khmer all’interno del sito archeologico di Angkor, in Cambogia, nei pressi della città di Siem Reap. Fu fatto costruire dal re Suryavarman II (11131150) presso Yasodharapura, la capitale dell’impero. Il re ordinò che la costruzione del gigantesco edificio partisse contemporaneamente dai 4 lati, e l’opera fu completata in meno di 40 anni. Oggi è il più grande monumento religioso nel mondo. Originariamente concepito come un tempio indù, fu gradualmente trasformato in un tempio buddista verso la fine del XII secolo.

Rompendo il tradizionale shivaismo dei re precedenti, il complesso fu dedicato a Visnù. Angkor Wat è il tempio meglio conservato della zona ed è l’unico a essere rimasto un importante centro religioso fin dalla sua fondazione. Rappresenta uno dei punti più alti dello stile classico dell’architettura khmer. È diventato il simbolo della Cambogia, tanto che appare sulla bandiera nazionale, e oggi è il luogo del paese più visitato dai turisti

undefined

ANGKOR WAT DALL’AEREO
Charles J Sharp – Taken from helicopter flying over Angkor Wat

 

 

undefined

Il re Suryavarman II in processione, il costruttore di Angkor Wat.
Soham Banerjee – originally posted to Flickr as Suryavarman II in procession

 

 

undefined

Fori di proiettile dovuti a uno scontro a fuoco tra gli Khmer Rossi e le forze vietnamite ad Angkor Wat.
Knödelbaum – I took the photo myself at Angkor Wat temple in Siem Reap.

 

 

undefined

Devata sono elementi caratteristici dello stile Angkor Wat.
Diego Delso

 

undefined

La testa restaurata di un naga – e un leone –all’inizio della strada rialzata che conduce all’ingresso di Angkor Wat. La strada fu restaurata dai francesi nel 1960.
Hzh – Opera propria

 

 

immagini e testo da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Angkor_Wat

 

 

 

 

I PRINCIPALI PAESI DEL SUD – EST ASIATICO

Poster, molti formati disponibili CIA Mappa Vietnam Laos Cambogia Thailandia 1989 - Etsy Italia

NOTA :   BURMA = BIRMANIA ( MYANMMAR   –CARTINA – ETSY

 

 

 

mappa Impero Khmer

CARTINA DA: VACANZE IN CAMBOGIA ( LINK SOTTO )

 

 

VIDEO UNESCO– 2  minuti

 

cartina e video da :

VACANZE IN CAMBOGIA
14 MONUMENTO DA VEDERE AD ANGHOR WAR

https://vacanzeincambogia.com/destinazioni-cambogia/angkor/

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

FULVIO SCAGLIONE, Zelens’kyj. L’uomo e la maschera, Meltemi 2024 – con prefazione di Lucio Caracciolo– RECENSIONE DI MICHELA JACCARINO- IL LIBRO CHE RACCONTA LE ORIGINI—IL FATTO QUOTIDINAO 15 NOVEMBRE 2024

 

 

 

 

Zelens'kyj. L'uomo e la maschera - Fulvio Scaglione - copertina

 

Zelens’kyj. L’uomo e la maschera

Prima di diventare uno dei personaggi più conosciuti sulla scena politica internazionale, Volodymyr Zelens’kyj, attore di tv e cinema, era già uno degli uomini più famosi in Russia, in Ucraina e nelle ex Repubbliche Sovietiche. Il 20 maggio 2019 è stato eletto alla presidenza dell’Ucraina e da quel momento la sua notorietà è cresciuta a dismisura in tutto il mondo. Ma davvero possiamo dire di conoscerlo? Nella sua breve e tumultuosa esperienza politica, Zelens’kyj è stato – o ha interpretato – un personaggio sempre diverso: l’attore che si è fatto politico con l’appoggio degli oligarchi; il presidente che ha ingaggiato una rovinosa battaglia per riformare l’Ucraina; il complottista guidato dall’opportunismo; il leader in tenuta militare protagonista della resistenza ucraina di fronte all’invasione russa; il democratico che sognava l’Europa, ma che si è appoggiato all’estrema destra; il rappresentante del popolo che ha accentrato tutti i poteri nelle proprie mani e in quelle di una ristretta cerchia di fedelissimi, talvolta dal passato di dubbia trasparenza. Con audacia e schiettezza, Fulvio Scaglione ci racconta la parabola – ancora poco limpida – di Volodymyr Zelens’kyj tra luci e ombre, consensi e contraddizioni, alla scoperta dell’uomo e del politico.

 

 

 

 

RECENSIONE :

 

IL FATTO QUOTIDIANO — 15 NOVEMBRE 2024 – L’NTERVISTA

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/15/fulvio-scaglione-zelensky-prima-delle-presidenziali-era-vicino-ai-russi-e-lavorava-per-loro/7767993/

 

Logo Il Fatto Quotidiano

 

 

Fulvio Scaglione: “Zelensky prima delle Presidenziali era vicino ai russi e lavorava per loro”

 

Il libro che racconta le origini – “La sua era una famiglia ebreo-sovietica”

 

 

 

Foto profilo di Michela AG Iaccarino

 

Dopo la laurea in lingue slave, è diventata giornalista professionista e reporter freelance. Ha lavorato per quotidiani e magazine, nazionali ed internazionali, nelle zone di conflitto in Ucraina/Russia, Medio Oriente, Africa. I suoi articoli sono stati pubblicati da: La Stampa, il Fatto Quotidiano, New Times Russia, il Reportage, Huffington Post, Colors magazine, Vice e altri.
( DA Il Giornale )

Finora è stato descritto solo come il Davide ucraino contro il Golia russo, ma Zelensky non è solo questo. Tutte le metamorfosi del presidente le ripercorre nel libro Zelens’skyj, l’uomo e la maschera, edizioni Meltemi, Fulvio Scaglione, a lungo corrispondente in Russia e oggi direttore di Insideover. Una biografia lontana dall’agiografia: “Intorno alla figura di Zelensky c’era un profondo buco informativo. I media, quando è diventato presidente, hanno solo raccontato di un comico che arrivava al potere di colpo. Poi ce ne siamo dimenticati. Quando è iniziata la guerra su larga scala, è stato invece congelato nell’icona con la maglietta verde. Di lui abbiamo sempre saputo poco oltre l’immagine stereotipata. È l’uomo che ha spinto l’Ue a cambiare sistema economico, non possiamo accontentarci di favole gratificanti”. 

Lei ripercorre da principio quella che chiama “mitopoiesi zelenskiana”: inizia tutto a Kryvyj Rih, la città natale del presidente…

È l’epoca in cui Zelensky non è ancora Zelensky. Nasce in una famiglia ebreo sovietica, i parenti vengono sterminati dai nazisti. Suo padre era uno scienziato che lavorava ad un progetto secretato in Mongolia, godeva della fiducia delle autorità sovietiche.

 

Nel libro c’è il titolo della tesi del padre di Zelensky.

Il mio libro ha 157 pagine e 161 note: il lettore può andare a verificare fonti e controllare. Ci tengo a dirlo, per il clima da derby e liste di proscrizione, o pro o contro, nel quale viviamo.

 

Evidenzia la duplice natura di Zelensky: russa e ucraina.

Ha avuto sempre questa duplice natura, per lingua, attività, cultura. Non è sempre stato un critico della Russia: a 30 anni era milionario in dollari per la sua bravura personale, ma ha avuto grande fortuna esibendosi sul primo canale della tv di Stato russa. Non ha mai preso posizione durante la rivoluzione arancione o Maidan. Ha lavorato con oligarchi russi finché ha deciso di diventare “solo” ucraino. La parte ucraina di Zelensky era dormiente: poi alla vigilia delle elezioni presidenziali, va a lezione di ucraino da un noto linguista di Kiev.

 

“In quel regno di mezzo”, mentre è un po’ russo, un po’ ucraino, scrive la fortunata serie tv Servo del popolo, lo sceneggiato che darà nome al suo partito. Lei però scrive che non è arrivato al potere quasi costretto, come l’insegnante Holoborodko.

È una narrazione di comodo dire che sia arrivato al potere come l’onesto professore che diventa per caso presidente e combatte corruzione, nepotismo, evasori e oligarchi. Mentre scrive lo sceneggiato nel 2015, apre società offshore, acquista ville all’estero, fa affari con oligarchi come Kolomojskyj, da molti considerato un pescecane con squadre di picchiatori che mandava ai rivali in affari. Zelensky una potenziale carriera politica l’aveva in mente prima del 2019, ma ha raccontato di aver deciso dopo la serie. Poi quando diventa presidente, 30 dei suoi collaboratori della sua compagnia Kvartal ricevono incarichi nelle istituzioni. Un cerchio magico. Il suo amico di infanzia Bakanov diventa capo dei Servizi segreti. Shefir, primo consigliere, Jermak, oggi a capo dell’amministrazione presidenziale, era un avvocato di diritti cinematografici. C’è un travaso da Kvartal ai palazzi del potere a Kiev.

NOTA:

Holoborodko  è il personaggio della seconda serie di  Servire il popolo in cui interpreta un insegnante di storia divorziato che vive con i genitori in un vecchio appartamento di Kiev e proclama che, se potesse governare, farebbe vivere l’insegnante come il presidente e il presidente come l’insegnante. I suoi allievi diffondono simili comizi sui social network, avviando una raccolta fondi per fare di Holoborodko il “candidato della gente” alle elezioni presidenziali, che lo vedono trionfare con il 76 per cento dei voti. ( DA: Succede oggi )

 

 

Lucio Caracciolo ha scritto nella prefazione che siamo alle prese con le conseguenze del conflitto, “una scelta di cui forse, in cuor suo, lo stesso presidente russo si pente”. E “l’uomo e la maschera” Zelensky?

Nessuno sa cosa accade nel loro intimo, ma pubblicamente entrambi non possono smentirsi. Nessuno dei due ha un’exit strategy. Comunque Zelensky non si è mai nascosto. La maschera gliel’abbiamo messa noi.

 

 

per chi volesse:

Uno studio del 2021

Il metodo Zelensky

Il metodo Zelensky

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

“Come vivete voi, io non ci posso vivere” – chiara- ( dalla Lettera a Max- ), 31 dicembre 2012

 

 

Proprio perché può perdere il contatto con il mondo, credo che non ci sia nessuno più appassionatamente innamorato della realtà del malato mentale.

Lui è andato fino in fondo al pozzo, fino all’ultima lembo di pietra, e testardo ci ha sbattuto la testa, e la testa si è rotta.

Allora ha capito.

Ha capito che la realtà è più dura e che lui non ha scelta.

Forse non sarò chiara in quello che dico, ma il suicidio è proprio l’ultimo grido di questa ostinata volontà di rimanere fedeli a se stessi.

Forse il grido di un’onnipotenza che si smarrisce in se stessa e cerca un confine che la limiti, fosse pure la morte perché questa è una realtà finita.

Dice un’ultima volta, e per sempre, “no” alla realtà.

Ma è anche una violenta accusa di cui può non essere consapevole perché in quelle regioni gelate dove si è inoltrato non esistono più esseri umani, ma spettri.

Tu conosci queste lande sterili da cui è così duro risalire.

Implicitamente dice a tutti: “Come vivete voi, io non ci posso vivere”.

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

+++ ANSA.IT – 16 NOVEMBRE 2024 –8.44- video, 1 minuto: Delmastro: “Far vedere come non lasciamo respirare chi sta nel blindato”. Bufera sul sottosegretario dopo la presentazione del mezzo per i detenuti 41bis

 

 

 

ANSA.IT – 16 NOVEMBRE 2024 –8.44

https://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2024/11/15/delmastro-far-vedere-come-non-lasciamo-respirare-chi-sta-nel_b8dc5f31-2121-472a-8a06-e533e2b5f9a0.html

 

Delmastro: “Far vedere come non lasciamo respirare chi sta nel blindato”

 

video, 1 minuto

 

Bufera sul sottosegretario dopo la presentazione del mezzo per i detenuti 41bis

 

 

 

Pubblicato in GENERALE | 2 commenti

MIGRANTES, 5 NOVEMBRE 2024 — RIM : Rapporto Italiani nel Mondo 2024: l’Italia delle migrazioni plurime che cercano cittadinanza attiva- a Roma la XIX edizione

 

 

segue da:

FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

5 Novembre 2024

https://www.migrantes.it/rapporto-italiani-nel-mondo-2024-litalia-delle-migrazioni-plurime-che-cercano-cittadinanza-attiva/

 

 

 

 

Rapporto Italiani nel Mondo 2024: l’Italia delle migrazioni plurime che cercano cittadinanza attiva

Presentata a Roma la XIX edizione del Rapporto Italiani nel Mondo. Mons. Perego, presidente della Fondazione Migrantes: «La politica riconosca e interpreti i cambiamenti in atto nella polis». L’Italia è il Paese delle migrazioni plurime, in cui ci sono anche gli italiani che tornano “a casa”, sebbene molti di più se ne vadano: il saldo […]

 

 

 

Presentata a Roma la XIX edizione del Rapporto Italiani nel Mondo. Mons. Perego, presidente della Fondazione Migrantes: «La politica riconosca e interpreti i cambiamenti in atto nella polis».

 

 

 

 

 

 

 

L’Italia è il Paese delle migrazioni plurime, in cui ci sono anche gli italiani che tornano “a casa”, sebbene molti di più se ne vadano: il saldo migratorio è nuovamente e chiaramente negativo dopo il rallentamento per la pandemia (-52.334 nel 2023).

Nel mentre assistiamo allo scollamento tra tale realtà e l’azione politica, che non sa interpretare il modo in cui la mobilità umana sta già di fatto mutando profondamente il concetto di cittadinanza.

Questo il cuore della XIX edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (Tau editrice), curato da Delfina Licata, presentato oggi a Roma.

 

Dal 2006 italiani all’estero raddoppiati. L’estero è il nuovo ascensore sociale
Dall’Italia si parte sempre più numerosi e con profili sempre più complessi. Dal 2006 la presenza dei connazionali all’estero è praticamente raddoppiata (+97,5%) arrivando a oltre 6,1 milioni di cittadini iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’estero (AIRE).

Negli ultimi 10 anni le iscrizioni all’AIRE per la sola motivazione espatrio sono state 1.179.525. Di questi, come la narrazione prevalente testimonia, la maggior parte sono giovani tra i 18 e i 34 anni (circa 471 mila) o giovani adulti (poco più di 290 mila).

Oltre 228 mila sono i minori – a significare che sempre più italiani partono con la famiglia o “mettono su famiglia” all’estero – e più di 30 mila sono over 65enni.

A tali partenze, che non hanno solo una motivazione professionale, non corrispondono però altrettanti “ritorni” ma, piuttosto, una desertificazione dei territori.

L’estero ha sostituito l’ascensore sociale bloccatosi negli anni Novanta. Nella sintesi del Rapporto, in dettaglio, il profilo per età, genere e titolo di studio degli italiani espatriati e rimpatriati (2022).

 

Le migrazioni interne e il cortocircuito attrazione-repulsione verso i piccoli centri

Mentre il racconto prevalente contrappone agli “esodi” di emigrati italiani all’estero le “in­vasioni” di immigrazione straniera in Italia, non si pone adeguatamente l’accento sulla mobilità interna.

Mediamente, infatti, su circa 2 milioni di trasferimenti annuali complessivi, circa tre quarti riguardano movimenti tra Comuni italiani.

In tutto ciò, dal 2014 gli abitanti delle cosiddette aree interne sono diminuiti del 5% che, in valore assoluto, significa 700 mila unità. Scuole, bar, filiali di banche, attività commerciali chiudono generando nuovi esodi. L’area interna ha sviluppato intorno a sé un movimento paradossale fatto, allo stesso tempo, di repulsione e di attrazione.

Se da un lato, per alcuni, ci si è accorti della necessità di tornare a vivere una vita più a dimensione della persona, dall’altro lato il borgo continua a essere non attrattivo per i giovani, i quali finiscono per trasformare in definitivo un progetto di trasferimento transitorio in un’altra regione o “si giocano la carta” dell’estero.

 

L’Italia che allontana le “risorse giovani” e non guarisce la “ferita migratoria”

Eppure anche la città inizia a rifiutare i giovani. Affitti molto alti e costo della vita proibitivo allontanano le risorse giovani e appena laureate, spingendole lontano.

Nel mentre non ci si accorge di una immigrazione stabile e strutturale persino conveniente per affrontare sia i problemi demografici che quelli economici. In Italia bisogna guarire la “ferita migratoria”, considerando, cioè, la partenza non un abbandono ma una possibilità di crescita per un ritorno più utile. Così sarà possibile finalmente capire il senso vero del partire e il valore del ritorno, valorizzando, allo stesso tempo, chi ha scelto l’Italia come meta di destinazione per ricominciare una vita più dignitosa, facendo nascere figli che oggi si sentono pienamente italiani pur non essendolo di diritto.

 

Nuovi italiani senza cittadinanza: stranieri nati in Italia e italodiscendenti

Da una recente indagine Istat, dal titolo Bambini e ragazzi. Anno 2023. Nuove generazioni sempre più digitali e multiculturali, emerge che, tra i ragazzi non italiani dagli 11 ai 19 anni ben l’85,2% si sentono italiani pur non essendo riconosciuti tali. Essere italiani significa, in prima battuta, “essere nati in Italia” (54,0% per gli italiani e 45,7% per i ragazzi di altra cittadinanza) e, al secondo posto per entrambi, “rispettare le leggi e le tradizioni italiane”. Dall’altro lato, in un mondo totalmente cambiato dove l’acquisizione della cittadinanza è diventata materia ideologica, con una legge che risale al 1992, c’è la situazione degli italodiscendenti che fanno richiesta per ius sanguinis e diventano vittime di un mercato del malaffare per la vendita di cittadinanze.

 

Verso una “comunità ruscello”. Mons. Perego: la politica riconosca i cambiamenti di fatto

C’è un’immagine di Franco Arminio, citata nel Rapporto, che ci offre una prospettiva per il futuro: è la “comunità ruscello”, dinamica e impensata, che “apre la porta” all’interculturalità e si contrappone alla “comunità pozzanghera”. L’Italia è già strutturalmente un Paese dalle migrazioni plurime che, se adeguatamente indirizzate, incentivate e valorizzate, possono trasformarsi in società vive e inclusive.

«Non è possibile – ha dichiarato il presidente della Fondazione Migrantes, S.E. mons. Giancarlo Perego – che la politica non riconosca i cambiamenti che stanno avvenendo nella polis, nella città. Deve interpretarli e governarli con strumenti idonei e non pregiudiziali. Dal 1992 a oggi l’Italia è cambiata».

 

Sintesi RIM 2024
Le mappe del Rapporto
Video integrale della presentazione 5 novembre 2024

Acquista il volume integrale

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

video, 28 min. +++ servizio di Paolo Pagliaro –OTTO E MEZZO – 15 NOVEMBRE 2024 — Ospiti di Lilli Gruber: Monica Guerzoni, Lucio Caracciolo, Pier Luigi Bersani

 

 

 

Bersani vale sentirlo ! anche gli altri si capisce, ma Bersani, forse nel secondo intervento, dà dei dati che a me sono sembrati interessanti. 

https://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/otto-e-mezzo-15-11-2024-567743

 

 

 

 

 

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

ANSA.IT + IL FATTO QUOTIDIANO ( al fondo ) — 15 NOVEMBRE 2024 –19.15 -Cortei degli studenti in più città. A Torino blitz alla Mole e 15 poliziotti feriti. Meloni: “Certa politica smetta di giustificare le violenze”

 

 

 

ANSA.IT — 15 NOVEMBRE 2024 –19.15
https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/11/15/cortei-degli-studenti-in-piu-citta.-a-torino-blitz-alla-mole-e-15-poliziotti_f29588fc-bad2-42d9-9883-764ca4d9da03.html

 

Cortei degli studenti in più città. A Torino blitz alla Mole e 15 poliziotti feriti. Meloni: “Certa politica smetta di giustificare le violenze”

Torna il simbolo della P38. A Roma in marcia “contro Valditara e Meloni'”. I ragazzi davanti alla sede del Mim: “Vogliamo risposte, ma il ministero è disinteressato”

 

 

ANSACheck

 

 

La piazza che ricorda il '77, spunta il gesto della P38 - RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Dopo le manifestazioni che stamattina si sono svolte in tutta Italia, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha rifiutato di incontrare gli studenti e ascoltare le loro istanze”.

Lo hanno detto gli studenti che questa mattina hanno manifestato arrivando sotto al Mim. 

“Ancora una volta il ministero si dimostra disinteressato ad ascoltare la voce dei giovani che oggi hanno riempito le piazze di tutto il Paese – commenta in una nota il coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, Paolo Notarnicola – Serve ascoltare le associazioni studentesche, garantendoci spazio di discussione e confronto reale sui temi che ci riguardano. Continueremo a chiedere un confronto con il ministro per fermare le politiche scellerate sulla scuola”.

“È più di un anno che il ministro non convoca il Fast (il Forum delle associazioni studentesche più rappresentative), sono anni che richiediamo tavoli di discussione permanenti con le istituzioni, a livello locale e nazionale”, aggiunge poi il coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti, Tommaso Martelli, che continua: “oggi eravamo in piazza in tutta Italia, e a Roma, sotto al ministero, abbiamo nuovamente chiesto un confronto che ci è stato rifiutato. Questa notizia non ci stupisce, in quanto è perfettamente in linea con la disintermediazione e la repressione imposta da Valditara negli ultimi due anni”.

 

A Torino tensioni tra manifestanti e forze dell’ordine

FOTORACCONTO -.-https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/11/15/corteo-studenti-pro-pal-a-torino-governo-e-schlein-complici.-tensioni-con_cb5a0a35-eb56-4798-980a-1d35c612e758.html

“La Mole Antonelliana è stata oggi presa di mira in occasione del corteo pro Palestina che ha attraversato le vie del centro di Torino. La bandiera italiana è stata strappata, alcuni muri imbrattati e il personale addetto al museo è stato oggetto di violenza. Fermo restando il diritto di testimoniare la vicinanza al dolore di chi ha sofferto e soffre, condanniamo con fermezza azioni come queste”. Così Enzo Ghigo e Carlo Chatrian, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema, commentano gli atti vandalici compiuti da alcuni manifestanti al Museo Nazionale del Cinema e alla Mole Antonelliana durante il corteo degli studenti.

Durante il corteo studentesco Pro Pal che si sta svolgendo a Torino, a cui partecipano alcune centinaia di ragazzi, alcuni giovani hanno fatto il gesto delle tre dita a simboleggiare la P38, come avveniva nei cortei degli anni Settanta, negli spezzoni dell’Autonomia Operaia. Al corteo di questa mattina partecipano diversi collettivi studenteschi, alcuni vicini al centro sociale Askatasuna, considerato a oggi ultima roccaforte dell’Autonomia in Italia.

 

Meloni: “Certa politica smetta di giustificare le violenze”  – “Anche oggi abbiamo assistito a inaccettabili scene di violenza e caos in alcune piazze, ad opera dei soliti facinorosi. Diversi agenti delle Forze dell’Ordine sono finiti al pronto soccorso a causa di ordigni e scontri. La mia totale solidarietà va a tutti gli agenti feriti, con l’augurio di una pronta guarigione”. Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni. “Spero – aggiunge – che certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni”.

“Alla luce di quello che è successo mi pare evidente che i pericoli per la tenuta democratica di questo Paese e per il dialogo democratico vengono da una parte molto precisa: l’estremismo rosso, di sinistra”.

Lo ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, a margine del forum della Fondazione Iniziativa Europa, commentando i fatti di Torino. Il susseguirsi di questi episodi di violenza estrema un po’ mi preoccupa: ci sono slogan, atmosfere, modi di comportarsi, violenza verbale e anche fisica che sono gli stessi che hanno proceduto la stagione degli anni di piombo”, ha aggiunto Ciriani.

 

Corteo degli studenti a Roma ‘contro le politiche di Valditara e Meloni’ –

VIDEO,  1.23 min.

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/11/15/cortei-degli-studenti-in-piu-citta.-a-torino-blitz-alla-mole-e-15-poliziotti_f29588fc-bad2-42d9-9883-764ca4d9da03.html#:~:text=Cambiare%20Rotta%2C%20Link.-,Video,di%20studenti%20a%20Roma%20contro%20le%20politiche%20di%20Valditara%20e%20Meloni,-A%20Genova%20per

 

Sono partiti in corteo da Piramide, a Roma, gli studenti e gli universitari diretti verso il Ministero dell’Istruzione e del Merito nel giorno dello sciopero indetto dai sindacati studenteschi in tutta Italia. “Vogliamo potere”, “Liberiamo il Paese”, “No Meloni Day”, sono alcuni degli slogan lanciati per la mobilitazione di oggi.

“Contro un governo di fascisti e sionisti” è la scritta dei collettivi studenteschi romani sullo striscione che apre il corteo.”Più diritti per gli studenti, più qualità per la scuola. Non vi crediamo più”, si legge su un altro. E poi: “#nomeloniday contro il governo della guerra, dei tagli e delle riforme all’università!”. Su un carrello anche un somaro di cartapesta – con al collo un cartello con su scritto “Ministra Bernini” – che ieri gli studenti di Cambiare Rotta hanno portato tra i viali dell’università La Sapienza. Diverse anche le bandiere della Palestina.

Oggi siamo qui a Roma e in tante altre città d’Italia, oltre 35, per manifestare un forte dissenso studentesco rispetto alle politiche di Valditara e del governo Meloni. A partire dalla legge bilancio, è evidente come l’istruzione pubblica non sia la priorità ma vengono operati tagli. E si preferisce investire in armi”.

A dirlo è il coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, Paolo Notarnicola. “Non vogliamo scuole di serie A e di serie B”, hanno poi scandito al megafono i ragazzi. Tra le organizzazioni studentesche presenti anche l’Unione degli Studenti, l’Unione degli Universitari, Osa, Cambiare Rotta, Link.

 

A Genova per gli studenti in corteo è il ‘No Meloni Day’

link sopra di foto su Genova

 

 

 

A Cagliari slogan contro il governo e le guerre – c’è link,

oppure sotto 

 

Studenti in corteo a Cagliari, slogan contro governo e guerre

La protesta fino al palazzo della Regione

 

 

IL  FATTO QUOTIDIANO — 15 NOVEMBRE 2024

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/11/15/manifestazione-studenti-meloni-condanna-violenza-salvini/7768751/

 

 

Studenti in piazza, Meloni: “Episodi indegni, basta giustificare”. Schlein: “Condanniamo violenza, governo non strumentalizzi”

Studenti in piazza, Meloni: “Episodi indegni, basta giustificare”. Schlein: “Condanniamo violenza, governo non strumentalizzi”
 

“Anche oggi abbiamo assistito a inaccettabili scene di violenza e caos in alcune piazze, ad opera dei soliti facinorosi“. Sono le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che affida a un post sui social il commento sulla mobilitazione degli studenti nelle principali città italiane. A Roma, Torino, Milano, Genova, Padova, Napoli, Palermo, Cagliari e in tante altre città universitari e liceali hanno dato vita a “No Meloni day atto II“, la manifestazione organizzata dall’Unione degli Studenti e Link – Coordinamento Universitario e Rete della Conoscenza. E non sono mancati i momenti di tensione. Come Torino dove si sono registrati tafferugli con le forze dell’ordine dopo che è stato bruciato un fantoccio che raffigurava il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. E 19 poliziotti sono rimasti feriti, 15 dei quali per lo scoppio di un ordigno urticante in piazza Castello.

Dai partiti di destra e dai membri del governo arriva un coro di critiche. “La mia totale solidarietà va a tutti gli agenti feriti, con l’augurio di una pronta guarigione”, ha aggiunto la premier Giorgia Meloni che si rivolge anche ai partiti di opposizione: “Spero – aggiunge Meloni – che certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni”.

Anche Elly Schlein esprime, a nome di tutto il Pd, “solidarietà e vicinanza agli agenti delle forze dell’ordine feriti dai fumi urticanti di un ordigno artigianale a Torino”. Per la segretaria dem “il diritto alla protesta, a manifestare e a scioperare non può e non deve mai essere confuso con l’aggressione violenta nei confronti di nessuno”. E Schlein risponde anche a Giorgia Meloni sottolineando che “la violenza è intollerabile, così come la strumentalizzazione politica della violenza che non dovrebbe farla nessuno, in particolare modo chi ha responsabilità di governo”.

Critiche anche dal ministro dell’Istruzione, rappresentato nel fantoccio dato alle fiamme a Torino: “‘Valditara a testa in giù, urlavano sotto il Ministero. E sarebbero questi gli interlocutori democratici? La scuola italiana non ha bisogno di replicanti degli estremisti degli anni ’70“, ha scritto Giuseppe Valditara su X.

“Violenza, rabbia, odio e soprattutto 15 poliziotti feriti: a Torino è andata in scena l’ennesima brutta manifestazione dell’estrema sinistra“, commenta il vicepremier Matteo Salvini. Per il leader della Lega “inutile dire che il governo non si farà intimidire, ma è desolante pensare che qualche parlamentare od opinionista radical chic si scandalizzerà perché definisco i facinorosi comunisti ‘zecche rosse‘ anziché preoccuparsi dell’aggressione sistematica alle donne e agli uomini in divisa, ai quali va la mia totale solidarietà”.

Sulla stessa linea il ministro dell’Interno: “Ancora una volta oggi a Torino, nel corso di un corteo, abbiamo assistito a intollerabili episodi di violenza, con i manifestanti che, violando le prescrizioni della questura e cambiando percorso, hanno tentato di raggiungere l’ingresso della prefettura”, ha dichiarato Matteo Piantedosi. “Stavolta non c’era il pretesto di altre iniziative in corso né soggetti cui contrapporsi ma a essere presi di mira sono stati i palazzi delle Istituzioni e a essere aggrediti gli operatori delle Forze di polizia schierati a loro difesa”, ha aggiunto il titolare del Viminale, sottolineando di confidare “che possa giungere unanime la ferma condanna per quanto accaduto” ed esprimendo “vicinanza e apprezzamento” agli agenti feriti.

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Rai1 lunedì 16 e martedì 17 dicembre 2024, un ‘ora ciascuna puntata. Articolo di Salvatore Galeone : Leopardi, il poeta dell’infinito + Sinossi delle due puntate ( LINK SOTTO ) + una strofa della poesia ” All’Italia ” con il link del seguito

 

 

da:

LIBRERIAMO- 2 SETTEMBRE 2024

“Leopardi – Il poeta dell’infinito”, la miniserie dedicata al poeta di Recanati

 

 

“Leopardi – Il poeta dell’infinito”, la miniserie dedicata al poeta di Recanati

 

“Leopardi – Il poeta dell’infinito” di Sergio Rubini è la miniserie evento RAI che racconta la vicenda umana e storica del grande poeta Giacomo Leopardi.

 

 

“Leopardi - Il poeta dell’infinito”, la miniserie dedicata al poeta di Recanati

 

Leopardi – Il poeta dell’infinito” è stata presentata in anteprima all’81^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale Di Venezia 2024 nella sezione “Fuori Concorso –Proiezioni Speciali”. Diretta da Sergio Rubini e prodotta da Rai Fiction – IBC Movie – Rai Com

 

 

Leopardi – Il poeta dell’infinito

 

“Leopardi – Il poeta dell’infinito”  racconta la vicenda umana e storica del grande poeta Giacomo Leopardi. Una grande produzione in costume – ambientata e girata tra la natìa Recanati, le Marche, Bari e la Puglia, Mantova, Torino, Roma, Napoli e Bologna – che restituisce alle nuove generazioni un ritratto inedito pur storicamente coerente di Giacomo Leopardi.

Poeta libero e avverso al compromesso che ha sfidato il suo tempo, l’invasore austriaco, la Chiesa e gli stessi fondatori del nascente stato italiano.

 

Leonardo Maltese nei panni di Giacomo Leopardi

Leonardo Maltese nei panni di Giacomo Leopardi

 

 

Sinossi della miniserie

 

PRIMA PARTE – Napoli, 1837. Giacomo Leopardi, l’ateo miscredente, è morto. Il suo fraterno amico, Antonio Ranieri, cerca di convincere Don Carmine a dargli degna sepoltura, ripercorrendo la vita del poeta. Recanati, 1809. Seguito da un precettore, il piccolo Giacomo dimostra un’intelligenza prodigiosa e uno spirito ribelle. Vorrebbe uscire di casa, vedere il mondo ma il rigido padre, Monaldo, glielo vieta. Sfoga quindi la sua rabbia sui libri, trascorrendo intere giornate nella biblioteca di famiglia.

Nel 1817, la visita della bellissima cugina Geltrude scuote e sconvolge Giacomo, che ormai intrattiene fitti rapporti epistolari con i maggiori intellettuali dell’epoca. La sua frustrazione viene riversata nella stesura di All’Italia, che si diffonde come un inno carbonaro tra i patrioti che combattono per il nascente Stato italiano.

Sempre costretto in casa, Giacomo compone la più importante lirica dai tempi di Dante Alighieri: L’infinito. Finalmente, suo zio Carlo Antici riesce a strapparlo all’attaccamento morboso del padre e portarlo a Roma, dove Giacomo rifiuta la carriera ecclesiastica: lui sogna l’amore e la libertà, ma si scontra con una città mondana e superficiale, per cui si trasferisce a Milano, dove consegna alle stampe la prima edizione ufficiale delle Operette morali, caposaldo della filosofia italiana.

A causa della natura dei suoi scritti, Giacomo si ritrova in gravi ristrettezze economiche. Per questa ragione decide di spostarsi a Firenze, dove conosce Vieusseux, figura di spicco dei patrioti italiani.

È in questo periodo che stringe il suo sodalizio con il fascinoso patriota napoletano Antonio Ranieri, che si offre di fargli da agente, e conosce Fanny Targioni Tozzetti, la donna più bella e sensuale di Firenze, di cui si innamora. Ranieri gli promette che lo aiuterà a conquistarla.

Di nuovo nel 1837, Ranieri ha convinto Don Carmine a seppellire Leopardi in chiesa. Nel salutarlo un’ultima volta, Ranieri trova nel taschino del suo frac la lettera d’amore che Fanny gli ha scritto. Antonio ricorda quella lettera e capisce che Leopardi ha risposto a Fanny spacciandosi per lui.

SECONDA PARTE – Napoli, 1838.  All’arrivo di Fanny, Antonio non riesce a nascondere il piacere di rivederla. Finalmente soli, i due si abbandonano all’amore trattenuto per anni per non ferire Giacomo. Dopo quella rinnovata passione, Ranieri ripercorre con l’amata Fanny il legame con Leopardi. Firenze, 1830. Giacomo e Antonio fanno spesso visita a Fanny nel suo salotto letterario. Antonio fa di tutto affinché lei si avvicini a Giacomo ma lei, che adora il suo genio, lo considera solo un buon amico, mentre è innamorata di Antonio, che però si rifiuta di tradire la promessa fatta a Giacomo.

Gli austriaci sono ovunque, anche tra gli amici, e la rivista satirica ideata da Giacomo, Le Flȃneur, subisce il divieto di pubblicazione. Nel frattempo, Bologna è insorta e Giacomo è stato nominato delegato all’Assemblea nazionale del nuovo Stato italiano. Giacomo, però, non ammette compromessi e si scontra con i patrioti.

 

NOTA :

Nel 1831 il Pubblico consiglio di Recanati lo nomina deputato all’Assemblea nazionale con sede a Bologna, ma l’ingresso degli Austriaci nella città renderà vana la sua designazione e impedirà il suo ritorno nel capoluogo emiliano.

DA : https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/profiles/giacomo_leopardi

 

 

Antonio passa sempre più tempo con la sua amante, la famosa attrice Lenina Pelzet. Con lei va a Roma, lasciando Giacomo in balìa del suo amore per Fanny, mai dichiarato e mai ricambiato. Giacomo capisce che Fanny è innamorata di Antonio.

È affranto, eppure accetta il suo sentimento e all’oscuro dei due cerca di farli incontrare. Antonio finisce per cedere all’affetto di Fanny, pentendosene subito. Decide quindi di convincere Giacomo, sempre più malato, ad andare a Napoli, dove sua sorella Paolina si prenderà cura di lui. La filosofia e le idee visionarie di Giacomo sono difficili da comprendere in un’epoca che crede ciecamente nel progresso.

Per questo Leopardi fatica a farsi accettare anche a Napoli. Scoppia il colera. Giacomo vorrebbe scappare a Parigi ma è ormai troppo malato. Come suo ultimo desiderio si fa mettere da Paolina la lettera d’amore di Fanny per Antonio nel taschino del suo frac, vicina al cuore.

 

******

 

 

dal blog:

 

All’Italia

O patria mia, vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo,
Non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi
I nostri padri antichi. Or fatta inerme,
Nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
Formosissima donna! Io chiedo al cielo
E al mondo: dite dite;
Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
Che di catene ha carche ambe le braccia;
Sì che sparte le chiome e senza velo
Siede in terra negletta e sconsolata,
Nascondendo la faccia
Tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
Le genti a vincer nata
E nella fausta sorte e nella ria.

segue:

https://www.giacomoleopardi.it/?page_id=6228

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ANSA.IT /CITTÀ DEL VATICANO, 14 novembre 2024, 17:22 :: Quei bambini italiani ‘nati fuori dal matrimonio’ e mandati negli Usa, una lettera al Papa. La vicenda risale agli anni 50-70, erano figli di ragazze madri. + IL LIBRO DI MARIA LAURINO, LONGANESI, 2023

 

 

 

New York - RIPRODUZIONE RISERVATA

NEW YORK

 

 

 

ANSA.IT /CITTÀ DEL VATICANO, 14 novembre 2024, 17:22

https://www.ansa.it/vaticano/notizie/cristiani_mondo/2024/11/14/quei-bambini-italiani-mandati-negli-usa-consegnata-una-lettera-al-papa_77e8cded-18d1-4e1c-b587-f8ab54a6e155.html

 

 

 

 

Quei bambini italiani ‘nati fuori dal matrimonio’ e mandati negli Usa, una lettera al Papa.

 

 

 

 

La vicenda risale agli anni 50-70, erano figli di ragazze madri.

 

 

 

 

 

ANSACheck

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Centinaia di bambini italiani, negli anni tra il 1950 e il 1970, vennero mandati negli Stati Uniti.

Ufficialmente erano orfani che venivano dati in adozione, tramite funzionari vaticani, a famiglie americane.

Di fatto erano invece figli di ragazze madri che oggi chiedono verità sul loro passato.

E’ quanto emerge da una inchiesta di Cbs News che oggi è finita sul tavolo di Papa Francesco.

Al Pontefice è stata infatti consegnata una lettera che riassume la vicenda e con la quale si chiede un intervento, proprio come ha fatto di recente nel suo viaggio apostolico in Belgio.

Anche lì ci fu la piaga delle adozioni forzate con la complicità di istituti religiosi.

Prima ancora era stato scoperto che anche in Irlanda, nei conventi, veniva perpetrato questa sorta di ‘commercio’ di neonati. Le mamme, sole e in una situazione sociale di emarginazione, venivano private senza grandi difficoltà dei loro piccoli.

Ma l’Italia non sarebbe stata esente da questa forma di abuso. E si chiede su questo una parola di Papa Francesco.

A raccontare la vicenda è stato di recente il programma “60 Minutes” della Cbs News. Si trattava di un progetto per gli orfani, che sarebbe stato gestito dal Vaticano, ed attraverso il quale sarebbero stati mandati 3.500 bambini italiani negli Stati Uniti per essere adottati da famiglie cattoliche americane.

Secondo l’inchiesta della Cbs “monsignor Andrew Landi dell’ex National Catholic Welfare Conference, l’organizzazione di assistenza della conferenza episcopale statunitense, si occupava di organizzare i visti per gli orfani da Roma.

Ma la maggior parte dei bambini inviati negli Stati Uniti non erano orfani. Erano figli di madri rimaste incinte fuori dal matrimonio”. Sempre secondo l’inchiesta giornalistica “molte di loro sono state messe sotto pressione o ingannate per far sì che abbandonassero o lasciassero andare i loro figli”.

 

LIBRO DI MARIA LAURINO- LONGANESI 2023

 

La storia in tv si è basata sul libro di Maria Laurino “II Prezzo degli Innocenti” (Longanesi 2023), e su interviste con decine di adottati americani.

“Volevamo portare questo alla sua attenzione – si legge nella lettera consegnata al Papa – perché molti di questi adottati americani stanno ancora faticando nella loro ricerca per le loro madri naturali italiane. Nel suo recente viaggio in Belgio, Lei ha riconosciuto e si è scusato per le adozioni forzate simili a quelle che abbiamo descritto nella nostra storia. Alla luce delle Sue parole, ci siamo chiesti se il Vaticano stia anche considerando di chiedere scusa agli adottati americani ed alle loro mamme italiane?”.

 

 

 

Il prezzo degli innocenti. Come il Vaticano ha sottratto migliaia di bambini alle loro madri - Maria Laurino - copertina

Il prezzo degli innocenti. Come il Vaticano ha sottratto migliaia di bambini alle loro madri

Maria Laurino segue le storie di bambini adottati tra il 1950 e il 1970, analizza le circostanze nebulose in cui avviene l’adozione e descrive un modello di cattiva adozione i cui colpevoli sono ancora oggi impuniti.

Dagli anni Cinquanta ai Settanta, migliaia di bambini italiani vengono adottati da devote famiglie cattoliche americane. Il motivo sembra semplice: negli Stati Uniti c’è una grande richiesta di adozioni e in Italia c’è una grande povertà.

 

Sono tantissime le coppie che dopo la guerra non hanno i mezzi sufficienti per sopravvivere e ancor più numerose le ragazze madri, perseguitate dallo stigma sociale (e morale) di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio. In un contesto così disagiato, in anni in cui la Chiesa e una parte delle istituzioni italiane temono il diffondersi del comunismo, la strada dell’adozione oltreoceano sembra la soluzione perfetta. Convinte di assicurare al figlio la salvezza e al contempo di ottenere una seconda possibilità per se stesse, alcune madri consegnano i propri figli alle cure di istituti nati allo scopo di occuparsi dei bambini solo temporaneamente. Ma le cose vanno in modo assai diverso. Di molti di quei figli, le madri perdono completamente le tracce. Non serve domandare, non basta insistere. Vengono spinte con ogni mezzo a firmare documenti e autorizzazioni in cui rinunciano a ogni pretesa cedendo di fatto il proprio bambino a istituti che poi lo manderanno negli Stati Uniti. Nella maggior parte dei casi, la storia finisce così. In altri, invece, i bambini, una volta adulti, iniziano a farsi domande, come è successo a un cugino dell’autrice di questa toccante inchiesta. Profondamente colpita dalla vicenda, Maria Laurino decide di approfondire. Il risultato è un saggio ampiamente documentato e arricchito dalla voce di alcuni dei protagonisti, un testo a tratti commovente ma sempre lucido nel descrivere le dinamiche e le ramificazioni di un terribile inganno durato anni, i cui colpevoli sono ancora oggi impuniti.

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

PACE — Foto della manifestazione per la pace del 15 febbraio 2003 — contro l’intervento dell’ America e Gran Bretagna in Iraq ( 20 marzo 2003 / 18 dicembre 2011 ) — avevamo tutti la bandiera appesa al terrazzino e le manifestazioni erano ” mondiali “- ricordate ?

 

 

 

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

15 febbraio 2003, nel campo di calcio del Paolo Pini manifestavamo contro la Seconda Guerra del Golfo. Purtroppo la storia insegna davvero poco ai potenti e quindi rieccoci qui a dire quanto questa immagine sia potentemente attuale…

 

 

 

 

OLINDA- LINK SOTTO

 

UN SEGNO DI PACE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato in GENERALE | 4 commenti

LE FORMAZIONI AUTONOME NELLA RESISTENZA ITALIANA –a cura dello storico Tommaso Piffer — 14 saggi di vari autori, introduzione riportata di T. Piffer + Alfredo Pizzoni ( dall’ Anpi ) + altro

 

 

 

DA :   


IBS

https://www.ibs.it/formazioni-autonome-nella-resistenza-italiana-libro-vari/e/9788829700417?srsltid=AfmBOorVKGazHxV4TS2n-WPu3YUvIxaXSQI_JXC3hExt6H719MkSZDc3

 

 

 

Le formazioni autonome nella Resistenza italiana - copertina

Le formazioni autonome nella Resistenza italiana

 

A lungo ignorata dalla storiografia, la Resistenza autonoma rappresentò una componente estremamente significativa del movimento di liberazione dal punto di vista numerico, militare e politico. Formazioni come il primo Gruppo Divisioni Alpine di Enrico Martini Mauri, le Fiamme Verdi o la Osoppo inquadrarono migliaia di uomini, che spesso portarono in dote l’indispensabile esperienza militare acquisita nel Regio Esercito. Fu grazie a uomini come Alfredo Pizzoni, Edgardo Sogno e Raffaele Cadorna che il CLNAI poté garantirsi la fiducia degli alleati occidentali. Finita la guerra, così come era nelle intenzioni dei leader della Resistenza autonoma, il paese rigettò ogni tentazione rivoluzionaria e si dotò di solide strutture democratiche. Questa raccolta di saggi restituisce per la prima volta alla Resistenza autonoma il ruolo che le spetta nella storia della guerra di liberazione, mettendo a confronto le esperienze politiche e militari di diversi contesti regionali. Saggi di: Marco Andreuzzi, Danilo Aprigliano, Alfredo Canavero, Eugenio Capozzi, Giampaolo De Luca, Ernesto Galli della Loggia, Rossella Pace, Marco Patricelli, Paolo Pezzino, Tommaso Piffer, Roberto Tagliani, Francesco Tessarolo, Roberto Tirelli, Fabio Verardo

 

 

 

segue da :

iconur

 

* Il testo che segue riproduce l’Introduzione di Tommaso Piffer al volume Le formazioni autonome nella Resistenza italiana, Marsilio, Venezia 2020, pp. 9-12.

https://www.iconur.it/oltre-l-isola/74-le-formazioni-autonome-nella-resistenza-italiana

 

 

 

INTRODUZIONE DI TOMMASO PIFFER

 

 

di Tommaso Piffer**

 

Il libro di T. Piffer

1. Quattordici saggi sulla Resistenza autonoma

 

In questa raccolta di saggi si analizza per la prima volta in modo organico il tema della Resistenza cosiddetta “autonoma” mettendo a confronto le esperienze politiche e militari di diversi contesti regionali.

Adottando una definizione ampia di “Resistenza autonoma”, nelle pagine che seguono si affrontano realtà molto diverse tra loro, dalle formazioni Osoppo sul confine orientale al primo Gruppo Divisioni Alpine in Piemonte, dalle Fiamme Verdi nel bresciano alla brigata Maiella che operò a fianco degli alleati nel Sud Italia, dai circoli della Resistenza liberale nell’Italia del nord ai volontari italiani che operarono per assistere i prigionieri Alleati in mano tedesca.

 

Non è agevole, a fronte di tale disomogeneità, tracciare le caratteristiche comuni alle varie esperienze per interrogarsi sul ruolo che nel loro complesso esse ebbero all’interno della storia della Resistenza italiana. Tanto più che le differenze politiche tra le formazioni erano certo rilevanti ai vertici delle stesse, mentre la gran parte dei partigiani era spesso digiuna di politica e militava in questo o quel gruppo per le ragioni più varie.

 

Un tratto distintivo di tutte le realtà qui analizzate e che ne giustifica la trattazione unitaria in questa sede fu sicuramente il rifiuto dei vertici delle formazioni autonome di declinare la guerra di Liberazione in un senso di rottura dell’ordine sociale, in netta opposizione quindi sia con il collettivismo di stampo sovietico, che costituiva il DNA del movimento comunista internazionale, sia con la cosiddetta rivoluzione liberale di marca azionista.

Nell’esperienza degli “autonomi”, la Resistenza si configurava essenzialmente come lotta di Liberazione nazionale dall’occupante nazista, allo scopo di rimettere il Paese nelle condizioni di scegliere liberamente l’ordinamento politico del quale dotarsi alla fine del conflitto.

 

Partigiani della brigata Osoppo
2. Partigiani della formazione Osoppo

Non stupisce quindi che il rapporto tra le formazioni autonome e quelle del Partito comunista e del Partito d’azione sia stato caratterizzato generalmente dalle incomprensioni e dai contrasti che a livello globale caratterizzarono la grande coalizione tra gli alleati occidentali e l’Unione Sovietica. Né può sorprendere che nel dopoguerra gran parte delle associazioni di combattenti sorte da queste esperienze siano confluite nella Federazione italiana volontari della libertà (FIVL), nata nel 1948 come reazione alla progressiva egemonizzazione dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (ANPI) da parte del Partito comunista.

 

L’interpretazione dell’antifascismo in senso democratico e antitotalitario che fu propria dell’esperienza degli autonomi fu alla radice di precise opzioni militari, strategiche e politiche che si ritrovano in modo trasversale in tutte le realtà qui analizzate. Uno dei motivi di conflitto più frequenti con le formazioni garibaldine, ad esempio, fu il rifiuto degli autonomi di impegnarsi in azioni che si ritorcessero a danno della popolazione civile senza un significativo vantaggio dal punto di vista militare.

Peculiari furono anche il costante richiamo al patriottismo e il legame con l’esercito. Su queste opzioni, e sulla loro declinazione nei vari contesti locali, si soffermano in modo diffuso i saggi delle pagine che seguono, e non è quindi necessario approfondirle in questa sede.

 

La Resistenza autonoma rappresentò una componente estremamente significativa del fronte resistenziale dal punto di vista numerico, militare e politico. Formazioni come l’Osoppo, le Fiamme Verdi o il primo Gruppo Divisioni Alpine di Enrico Martini “Mauri” inquadrarono migliaia di uomini, che spesso portarono in dote l’indispensabile esperienza militare acquisita nel Regio Esercito. Fu grazie a uomini come Alfredo Pizzoni, Edgardo Sogno e Raffaele Cadorna che il CLN Alta Italia poté garantirsi la fiducia degli alleati e quindi il sostegno militare ed economico senza il quale, come ebbe a dire Ferruccio Parri, la Resistenza avrebbe dovuto praticamente “chiudere bottega”.

In Italia come in tutta Europa all’interno dello scontro tra fascismo e antifascismo si sovrapposero e si intersecarono una pluralità di altri conflitti più o meno violenti, la cui posta in gioco era il volto etnico e politico del continente alla fine della Seconda guerra mondiale. In Jugoslavia lo scontro etnico tra serbi e croati si sovrappose inestricabilmente a quello tra i comunisti di Tito e i partigiani nazionalisti di Mihailovic, che vide il primo prendere il potere al termine di un sanguinosissimo conflitto interno e instaurare un regime comunista che sarebbe durato per i decenni a seguire.

In Grecia la frattura tra il Partito comunista e i nazionalisti dell’EDES si sovrapponeva al conflitto sul ruolo della monarchia che divideva il Paese da decenni e causò una guerra civile che si protrasse ben oltre la fine del conflitto mondiale.

In Polonia l’impossibile collaborazione tra Mosca e il governo polacco in esilio a Londra causò un violento scontro tra la resistenza filocomunista e quella fedele al governo. Questa fu poi decimata nel corso dell’insurrezione di Varsavia e lasciò il campo libero all’instaurazione di un regime fedele a Mosca. Ovunque la guerra contro il fascismo fu anche una guerra per il futuro dell’Europa.

 

In Italia furono le formazioni autonome a vincere la competizione politica per il dopoguerra. Finita la guerra il Paese si dotò di robuste strutture democratiche, mentre le velleità rivoluzionarie della sinistra del CLN si infransero contro la presenza degli alleati occidentali, l’opposizione di Stalin e soprattutto l’indisponibilità della maggioranza degli italiani a imbarcarsi in arditi e non meglio precisati progetti di rinnovamento sociale o “democrazie progressive”.

 

Enrico Martini 'Mauri'3. Enrico Martini ‘Mauri’, fondatore e comandante della formazione autonoma “1º Gruppo Divisioni Alpine”

 

Vittoriosa sul piano politico, la Resistenza autonoma perse però la guerra della memoria. La narrazione dell’esperienza resistenziale affermatasi fin subito dopo la fine del conflitto rimase infatti ancorata al binomio “progressisti” e “conservatori”, secondo il quale solo le formazioni politiche e partigiane che puntavano a un complessivo rinnovamento dell’assetto politico e sociale italiano ne avrebbero rappresentato l’anima autentica. Per riprendere un’espressione che Alessandro Galante Garrone utilizzò a proposito di Edgardo Sogno, le formazioni autonome, al contrario, sarebbero state intimamente estranee «al moto di rinnovamento che fu l’impronta vera della resistenza» e furono per questo espulse da una storia che avevano contributo in gran parte a scrivere.

Questa lettura è sopravvissuta ben oltre la fine della guerra fredda, trovando spazio anche in volumi innovativi come il saggio Una guerra civile di Claudio Pavone o in opere di sintesi quali il Dizionario della Resistenza edito da Einaudi nel 2006.

 

Le associazioni che rappresentavano i reduci delle formazioni autonome, dal canto loro, si rivelarono sostanzialmente incapaci di imporre una lettura alternativa che rendesse giustizia al ruolo da loro svolto. A pesare furono in parte la frammentazione di queste realtà nel territorio nazionale, in parte la sottovalutazione compiuta dalla cultura moderata in genere dell’importanza del mondo della cultura. È certamente significativo che la principale raccolta di documentazione sulle formazioni autonome sia stata pubblicata dall’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione, che ne affidò la cura ad autori che non si mostrarono certo simpatetici verso questa esperienza.

 

Alfredo Pizzoni4. Alfredo Pizzoni, presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI).

 

La storia prima che la storiografia si è incaricata di archiviare l’impostazione marxista a lungo predominante nella storiografia resistenziale. Ma la lettura iper-politicizzata della storia della Resistenza che ha imperversato per decenni ha avuto un costo che va ben al dì là della sottovalutazione del contributo delle formazioni autonome. Questa lettura non aveva infatti alcuna possibilità di dar vita a una narrazione collettiva nel quale l’intero Paese potesse identificarsi, e così è stato. A settantacinque anni di distanza dalla fine della guerra, la memoria della Resistenza non solo resta un fattore profondamente divisivo all’interno del Paese, ma mostra sempre meno capacità di suscitare interesse nelle nuove generazioni.

La riscoperta della Resistenza autonoma giunge quindi in un momento di generale stanchezza della storiografia, che da una parte ha ormai del tutto abbandonato vecchi schemi interpretativi, dall’altra pare insicura sulla direzione da prendere per leggere quello che resta un periodo cruciale della storia recente. Il tentativo di questo volume è quello di dare un contributo in questa direzione, mettendo in luce quell’intersecarsi di conflitti e opzioni politiche che rappresenta un tratto saliente di tutta la storia della Seconda guerra mondiale in Europa.

 

______________________________

 

 

****

 

 

ANPI

DALL’ANPI — BIOGRAFIE ::

Alfredo Pizzoni

 

Nato a Cremona il 20 febbraio 1894, morto a Milano il 3 gennaio 1958, “perno organizzativo” del CLNAI.
Figlio di un generale, Pizzoni aveva combattuto valorosamente durante la prima guerra mondiale guadagnandosi una Medaglia d’Argento. Si era poi laureato in legge ed aveva cominciato a lavorare in banca, divenendo un finanziere molto apprezzato. Il secondo conflitto mondiale lo vide indossare di nuovo la divisa, col grado di Maggiore dei bersaglieri (fu decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare), ma ancor prima dell’armistizio, Pizzoni s’impegnò per riportare la democrazia nel Paese. Fu, infatti, dopo il 25 luglio 1943, tra coloro che parteciparono a Milano alle riunioni di quel ” Comitato delle opposizioni “ che – avendo come “perno organizzativo”, come lui stesso ebbe a definirsi, proprio Pizzoni – sarebbe diventato in seguito CLN di Milano e poi Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia.

Pizzoni non era iscritto a nessuno dei partiti del CLN e, proprio per questo, fu ritenuto la persona più idonea a mantenere l’equilibrio interno del Comitato, di cui, dal settembre 1943 e per tutto il periodo della lotta clandestina, fu il Presidente. Un ruolo di grande rilievo nella Resistenza, Alfredo Pizzoni (che si chiamò, via via, “Alfredo”, “Biancardi”, “Melino”, “Paolo Felici”, “Pietro Longhi”), lo ebbe grazie alla sua esperienza professionale e alle sue conoscenze internazionali, che gli permisero di concludere importanti operazioni con gli Alleati: il 9 dicembre 1944, a Caserta, stipulò accordi finanziari che portarono nelle casse della Resistenza 160 milioni di lire mensili; sempre a dicembre, con i “Protocolli di Roma” ottenne dagli angloamericani il riconoscimento ufficiale del Comitato di Liberazione come unico centro coordinatore dell’attività resistenziale.

 

Secondo Ferruccio Parri, presente alle trattative insieme a Pajetta e Sogno, fu quello un accordo al ribasso, ma servì tuttavia a rafforzare la lotta contro i nazifascisti, così come servì l’accordo che “Pietro Longhi” seppe concludere con il movimento partigiano jugoslavo.

A ridosso dell’insurrezione d’aprile, a presiedere il CLNAI fu chiamato il socialista Rodolfo Morandi (Alfredo Pizzoni era in missione al Sud), anche per sottolineare – come ebbe a dire il rappresentante del Partito d’Azione – che il CLNAI “intendeva contribuire alla costituzione di un nuovo Stato italiano, in cui le masse siano chiamate a risolvere i problemi di interesse nazionale”.

Dopo la Liberazione, Pizzoni continuò fino al giugno 1945 la sua attività all’interno del CLNAI, presiedendone la Commissione finanziaria. Partecipò quindi alla Costituente e poi, tornato all’attività bancaria, assunse la presidenza del Credito Italiano.

 

PREMI

Nel 1946, Alfredo Pizzoni (unico italiano) fu insignito della Medal of Freedom la più alta onorificenza concessa dal Congresso degli Stati Uniti. Otto anni dopo ricevette la Medaglia d’oro dei benemeriti del Comune di Milano, quale presidente del Comitato lombardo della CRI. È stato nominato Cavaliere della Legion d’Onore dai francesi e Cavaliere di Gran Croce dalla Repubblica Italiana.

 

 

 

****

 

 

 

Tommaso Piffer

 

Tommaso Piffer è professore associato di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Udine e presidente della giuria scientifica del Premio nazionale di Storia contemporanea Friuli Storia. È stato Marie Curie postdoctoral fellow presso le Università di Harvard e Cambridge, postdoctoral fellow della Higher School of Economics a Mosca e Bodossakis Junior Reseach Fellow del Churchill College di Cambridge. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Il banchiere della Resistenza (Mondadori, 2005), Gli Alleati e la Resistenza italiana (Il Mulino, 2010) e le raccolte di saggi Società totalitarie e transizione alla democrazia. Saggi in memoria di Victor Zaslavsky (Il Mulino, 2011), Porzûs. Violenza e resistenza sul confine orientale (Il Mulino, 2012) e Le formazioni autonome nella Resistenza italiana (Marsilio, 2020).

DA: Mondadori

 

 

 

*******

 

 

 

A CHI SI INTERESSA DI QUESTO  ” TIPO DI STORIE ” CONSIGLIO DI LEGGERE UN ARTICOLO DI MARCO FIORLETTA – SE POSSIBILE FINO ALLA FINE- SU:

DA :

 

 

Due libri che fanno discutere

Un’altra Resistenza

Alla riscoperta di Alfredo Pizzoni, quello strano “banchiere” che guidò il Cnl dell’Alta Italia e finì nel dimenticatoio perché non aderì ai due partiti egemoni del Dopo Guerra

 

GENNAIO 2016

Un’altra Resistenza

 

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ANSA.IT  — 14 NOVEMBRE 2024 –10.17 :: I repubblicani vincono una maggioranza alla Camera di 218 seggi. Media, ai Dem 208. Vittoria tardiva in Arizona

 

 

 

ANSA.IT  — 14 NOVEMBRE 2024 –10.17
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/11/14/i-repubblicani-vincono-una-maggioranza-alla-camera-di-218-seggi_320ca181-2685-481c-98d0-911b450a1892.html

 

I repubblicani vincono una maggioranza alla Camera di 218 seggi.

Media, ai Dem 208. Vittoria tardiva in Arizona

 

 

 

ANSACheck

 

 

© ANSA/EPA

© ANSA/EPA

 

 

I repubblicani hanno ottenuto una maggioranza di almeno 218 seggi su 435 alla Camera dei Rappresentanti Usa contro i 208 ottenuti da democratici, ampliando la maggioranza che avevano già e ottenendo così il controllo completo sul Congresso.

Lo scrivono l’agenzia Ap e vari media americani dopo l’assegnazione tardiva di una vittoria in Arizona.
Già in serata le proiezioni davano il controllo Gop sulla camera come acquisito.

 

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ANSA.IT/ SANTIAGO DEL CILE — 14 NOVEMBRE 2024 –ORE 4.31:: Tornano all’Isola di Pasqua i manufatti Rapa Nui del Kon-Tiki Il museo norvegese lo ha annunciato sul suo sito web +++ LEONARDO DE COSMO :: Il Dna antico racconta la storia dell’isola di Pasqua. I suoi abitanti non furono vittime di un suicidio ecologico

 

 

 

ISOLA DI PASQUA — RAPA NUI  ( = grande isola )

KON – TIKI– vedi nota al fondo;

 

undefined

La zattera della spedizione – oggi al Museo Kon-Tiki
Nasjonalbiblioteket from Norway

 

 

 

 

undefined


attualmente è il nome del Museo dedicato alla spedizione

del 1947 da Thor Heyerdahl che si trova nella penisola di Bygdøy ad Oslo, capitale della Norvegia.

 

 

video, 1.13 min. TRAILER ITALIANO

Rapa Nui è un film del 1994 diretto da Kevin Reynolds, ambientato sull’Isola di Pasqua nel 1680, cioè prima della scoperta dell’isola da parte del navigatore olandese Jacob Roggeveen nel 1722, e quindi prima della colonizzazione europea.

La trama è frutto della rielaborazione di leggende locali sulle gigantesche statue dell’isola, dette Moai, la cui veridicità è oggetto di dibattito fra gli storici ed archeologi. Dal film è stato tratto un romanzo omonimo a firma di Leonore Fleischer. ( WIKIPEDIA )

 

 

*****

 

ANSA.IT/ SANTIAGO DEL CILE — 14 NOVEMBRE 2024 –ORE 4.31
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/11/14/tornano-allisola-di-pasqua-i-manufatti-rapa-nui-del-kon-tiki_12f4b8fc-a0f3-4a48-afd6-256a0cc19016.html

 

 

 

Tornano all’Isola di Pasqua i manufatti Rapa Nui del Kon-Tiki

Il museo norvegese lo ha annunciato sul suo sito web

ANSACheck
© ANSA/EPA

 © ANSA/EPA

 

Il museo Kon-Tiki di Oslo ha annunciato sul suo sito web che restituirà una serie di manufatti ancestrali e di resti umani provenienti dall’Isola di Pasqua, che erano stati prelevati dal navigatore norvegese Thor Heyerdahl nel 1947.
Una delegazione proveniente dal Cile è già arrivata nella capitale norvegese.

Questa settimana ad Oslo si terrà una cerimonia ufficiale di consegna, un’udienza al Palazzo Reale, una presentazione e un tour degli archivi e delle collezioni di manufatti Rapa Nui del celebre museo.

I rappresentanti del Kon-Tiki torneranno poi insieme con la delegazione cilena sull’Isola di Pasqua per partecipare a una serie di cerimonie per omaggiare la cultura Rapa Nui.
Parte dei manufatti conservati ed esposti al museo Kon-Tiki erano già stati restituiti tra il 1986 e il 2006, ma quest’ultima restituzione è collegata alla visita di re Harald di Norvegia sull’Isola di Pasqua nel 2019, quando fu firmato un accordo in tal senso.

 

SE VUOI, APRI QUI:: 

LEONARDO DE COSMO, Il Dna antico racconta la storia dell’isola di Pasqua. I suoi abitanti non furono vittime di un suicidio ecologico – ANSA.IT — 18 SETTEMBRE 2024 –18.15 + LA LINGUA ” RONGORONGO “( = recitare ) da : LE SCIENZE + REPUBBLICA BOLOGNA

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

video, 22 min. ca — ANNA FOA — LIMES ONLINE -MAPPA MUNDI — IL SUICIDIO DI ISRAELE — parla del suo libro- vedi sotto

 

 

 

 

Edizione: Laterza 2024
Pagine: 104

 

«Quello che succede oggi in Medio Oriente è per Israele un vero e proprio suicidio. Un suicidio guidato dal suo governo, contro cui – è vero – molti israeliani lottano con tutte le loro forze, senza tuttavia finora riuscire a fermarlo. E senza nessun aiuto, o quasi, da parte degli ebrei della diaspora.»

Israele stava già attraversando un periodo di crisi drammatica prima del criminale attacco del 7 ottobre 2023. Grandi manifestazioni chiedevano a gran voce le dimissioni di Netanyahu e del suo governo e il paese era praticamente bloccato. La risposta al gesto terroristico di Hamas con la guerra di Gaza rischia però di essere un vero e proprio suicidio per Israele.
Da un lato, infatti, abbiamo l’involuzione del sionismo, o meglio dei sionismi: da quello originario della fine del XIX secolo, passando per quello liberale e favorevole alla pace con gli arabi, fino alla crescita del movimento oltranzista dei coloni e all’assassinio di Rabin. Dall’altro, il resto del mondo ebraico – la diaspora americana e quella europea – si confronta oggi con un crescente antisemitismo che, contrariamente alla propaganda di Netanyahu, non è la stessa cosa dell’antisionismo, ma che certo dalle vicende della guerra di Gaza trae spunto e alimento.
Per salvare Israele è necessario contrapporre al suprematismo ebraico, proprio dell’attuale governo Netanyahu, l’idea che lo Stato di Israele deve esercitare l’uguaglianza dei diritti verso tutti i suoi cittadini e deve porre fine all’occupazione favorendo la creazione di uno Stato palestinese. Qualunque sostegno ai diritti di Israele – esistenza, sicurezza – non può prescindere da quello dei diritti dei palestinesi. Senza una diversa politica verso i palestinesi Hamas non potrà essere sconfitta ma continuerà a risorgere dalle sue ceneri. Non saranno le armi a sconfiggere Hamas, ma la politica.

 

nel link trovate l’ ESTRATTO

Scheda libro

 

 

Anna Foa

 

Anna Foa ha insegnato Storia moderna all’Università di Roma La Sapienza. Si è occupata di storia della cultura nella prima età moderna, di storia della mentalità, di storia degli ebrei. Tra le sue pubblicazioni: Ateismo e magiaGiordano BrunoEretici. Storie di streghe, ebrei e convertitiAndare per ghetti e giudeccheCicerone o il Regno della parola (con V. Pavoncello); Andare per i luoghi di confino.

Per Laterza è autrice, tra l’altro, di: Ebrei in Europa. Dalla Peste Nera all’emancipazione XIV-XIX secoloDiaspora. Storia degli ebrei nel NovecentoPortico d’Ottavia 13. Una casa del ghetto nel lungo inverno del ’43; La famiglia F.; Gli ebrei in Italia. I primi 2000 anni.

 

 

Una storica lavora a un’indagine sulla casa in cui oggi abita, la stessa che fu interamente svuotata dalla razzia tedesco-fascista del 16 ottobre. Un luogo, tra i tanti epicentri degli eventi, che non si può dimenticare senza dimenticare il senso della storia italiana di quegli anni. Furio Colombo, “il Fatto Quotidiano”

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

( da fare ) Michael Mathias Prechtl ( Amberg, 1926 -Norimberga, 2003 ) – un grande artista in vari campi

 

 

Michael Mathias Prechtl era noto soprattutto per le sue illustrazioni di classici della letteratura, come ETA HoffmannThomas MoreDanteGoethe e Benvenuto Cellini, nonché per le lettere di Mozart alla sua Basilea. Ha raggiunto un pubblico più ampio attraverso numerose illustrazioni di copertina per il New York Times e Spiegel, che ha disegnato negli anni ’70 e ’80.

 

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ANSA.IT — 13 NOVEMBRE 2024 – 17.54 — Sulle Orobie a 3.000 mt di quota, fossili emersi per lo scioglimento dei ghiacci

 

 

ANSA.IT — 13 NOVEMBRE 2024 – 17.54
https://www.ansa.it/sito/videogallery/short_video/2024/11/13/in-valtellina-una-foto-che-viene-dalla-preistoria_fd56ae48-9372-41d3-8f00-1836aa9ad5e2.html

 

 

 

 

 

 

13 novembre 2024, 17:54

Redazione ANSA

 

Sulle Orobie a 3.000 mt di quota, fossili emersi per lo scioglimento dei ghiacci

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Quirinale @Quirinale – 12.21 — 13 novembre 2024 – grazie– + ANSA.IT — 13 NOVEMBRE 2024 –18.04:: Musk ritwitta un commento su Mattarella, ‘ha ragione Meloni’

 

 

 

 

Quirinale @Quirinale

 

 

Dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio #Mattarella:

 

 

 

 

L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che “sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni. Sergio Mattarella

 

 

 

 

ANSA.IT — 13 NOVEMBRE 2024 –18.04
https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/11/13/musk-ritwitta-un-commento-su-mattarella-ha-ragione-meloni_6cd47c39-e1b4-403f-ab51-d6d3c8442a9e.html

 

 

Musk ritwitta un commento su Mattarella, ‘ha ragione Meloni’

‘Una follia che i giudici si sentano al di sopra del governo’

ANSACheck

 

 

 

 

Elon Musk ritwitta un commento sulle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di un’opinionista olandese di destra, Eva Vlaardingerbroek.

Quest’ultima, pubblicando il post del Quirinale, scrive in italiano:

 

“No. Elon Musk e Giorgia Meloni hanno ragione.

Il fatto che i giudici del tribunale di Roma ritengano di essere al di sopra del governo e del processo democratico è una follia.
Non sono una Corte costituzionale, quindi stanno oltrepassando la loro competenza in violazione della separazione dei poteri”.

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

© ANDRÉS CAÑAL– un grande fotografo di cui non ho saputo niente – omonimo di un fotografo colombiano

 

 

 

Andrés Cañal
andrescanal.tumblr.com/

 

NEL LINK SOPRA TROVATE PARECCHIE FOTO SUE,
QUALCUNA ANCHE A COLORI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pinterest

 

 

 

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

da :

© ANDRÉS CAÑAL

Andres Canal Foto

DA :
https://fineartigualada.cat/en/photographers/2020/andres-canal

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Sapete voi la differenza tra caligo, macaia ( macaja ) e  gaigo ? Ve la spiegano, se riuscite a seguire.. + foto belle+ un libro di Simone Pieranni

La caligo

La caligo, la tipica foschia che a volte compare sui luoghi di mare.
Un fenomeno non frequente, ma che comunque si manifesta in alcuni periodi dell’anno, creando un’atmosfera surreale in pochi minuti.

La “caligo”, dall’omonima parola latina, si verifica di solito in primavera.
l risultato è un banco di nebbia a pochi metri d’altezza, mentre dalle alture si assiste allo spettacolo del “mare di nubi” sottostante.

 

 

Caligo a Genova 12 marzo - foto Fabio Rosmino

foto Fabio Rosmino  © GenovaToday – link subito sotto 

 

Macaia o maccaja

La parola “macaia” ha una probabile origine greca, e deriva da malakia, languore, oppure dal latino malacia, bonaccia di mare.

Come spiega Limet, si tratta di nubi medio-basse di provenienza marittima, sospinte dal vento meridionale verso i settori costieri della regione. Esistono fondamentalmente due tipi di “maccaja”: la prima, detta “anticiclonica”, è molto comune nel periodo primaverile e trova la sua genesi nel sovrascorrimento sul freddo mar ligure, reduce dell’Inverno, delle prime apprezzabili masse d’aria calda. La seconda, “da richiamo” (o “prefrontale”), caratterizza le fasi anteriori al passaggio di una depressione, in concomitanza con l’attivazione in seno al Tirreno di flussi, più o meno profondi, umidi meridional

 

 

Caligo a Boccadasse 12 marzo 2023 - foto Luca Pastorino - GenovaTodayfoto Luca Pastorino – GenovaToday

 

Gaigo

Il “gaigo”, invece è la nebbia che si adagia sulle dorsali appenniniche centro-occidentali della regione, da ponente a levante. È l’opposto della macaia, causata dal vento da nord e dall’umidità proveniente dalla pianura Padana che, per un effetto chiamato “stau” (le correnti d’aria cariche di umidità che si condensano seguendo i rilievi appenninici), provoca una copertura nuvolosa sul versante padano e l’effetto di una “tovaglia” sui versanti liguri.


foto sopra e testo da:

GENOVA TODAY © GenovaToday

https://www.genovatoday.it/attualita/nebbia-caligo-cosa-e.html

 

 

In quest’altre foto, sta a voi decidere di cosa si tratta, se di caligo, macaia o gaigo ( mai sentito )

 

Il porto di Genova avvolto nella nebbia: la caligo sale sulle banchine / Gallery - Shipmag

 

 

 

Lumsanews on Twitter: "Una fitta nebbia è arrivata dal mare calando sulla città di #Genova. Caligo è il nome scientifico di questo effetto #meteo molto raro in Italia. #Lumsanews (Foto ANSA)… https://t.co/Cox9ZG3mQ1"

 

 

 

 

 

TELENORD - Sulla Liguria arriva 'caligo': lo spettacolo insolito della nebbia sul mare

 

 

 

 

 

 

Caligo a Genova, la nebbia di mare che avvolge la città - Il Secolo XIX

 

 

 

 

 

 

Laterza 2018

 

Genova è un modo di essere.Genova è un alto e un basso continuo, è un infinito salire e scendere. È un continuo racchiudere, restringere, contenere. Genova è megalomane, con questa storia del centro storico e della macaia. Genova nasconde, bara e inganna. Apparentemente schiva e sulle sue, sotto sotto pensa sempre a tenersi aperta una possibilità di fuga.

 

 

SIMONE PIERANNI – foto Festival Internazionale del Giornalismo

 

Simone Pieranni, laureato in Scienze Politiche, nel 2009 ha fondato China Files, agenzia editoriale con sede a Pechino che collabora con media italiani con reportage e articoli sulla Cina. Dal 2006 al 2014 ha vissuto in Cina, scrivendo per media italiani e internazionali. Dal 2014 al 2022 ha lavorato nella redazione esteri del Manifesto.

Oggi lavora a Chora Media, si occupa di podcast e ne conduce uno settimanale sull’Asia, intitolato Altri orienti.

È autore di Brand Tibet (Derive Approdi, 2010), Cina Globale (Manifestolibri, 2017), del romanzo Genova Macaia (Laterza, 2017), di Red Mirror. Il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020) e La Cina nuova (Laterza, 2021), Tecnocina – Storia della tecnologia cinese dal 1949 a oggi (add editore).

 

da :

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e testo

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ADRIANO MAINI: VECCHI E NUOVI RACCONTI. GHEPEU L’UOMO CHE FACEVA SALTARE I PONTI- blog sotto ; PARTIGIANI A PIGNA – blog di Adriano Maini sotto

 

 

BLOG DI ADRIANO MAINI

domenica 10 novembre 2024

https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/2024/11/ — LINK

 

Adriano Maini: vecchi e nuovi racconti

 

 

Ghepeu, l’uomo che faceva saltare i ponti

 

 

 

Sanremo (IM): un angolo di Via Romolo Moreno

 

 

“Ghepeu”, al secolo Sergio Grignolio, nato a Vallecrosia (e già questa circostanza meriterebbe qualche approfondimento) il 2 luglio 1926, ma soprattutto fiero abitante di Sanremo, fu un partigiano che godette di una discreta letteratura, a cominciare dalla lunga intervista rilasciata a Mario Mascia per “L’epopea dell’esercito scalzo” (ed. ALIS, 1946), primo libro di storia sulla Resistenza Imperiese, e dalla coincidenza della sua figura – come ribadito in alcune occasioni con colorite sottolineature dallo stesso protagonista – con il personaggio di “Lupo Rosso” ne “Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino.

Del resto Calvino si era ritrovato incarcerato con Grignolio quando questi effettuò la prima delle sue due rocambolesche fughe da una prigione nazi-fascista. Mascia mise in evidenza “Ghepeu” come il “bridge blower”, cioè l’uomo che fa “saltare i ponti”, aspetto ripreso da diversi scrittori.

 

IL RACCONTO SEGUE NEL LINK ALL’INIZIO

 

 

L’epopea dell’ esercito scalzo.

Mascia, Mario

Editore: Sanremo Casa Editrice o J (um ), 1946

L’epopea dell’esercito scalzo

Mascia, Mario Sanremo : ALIS, 1975

 

 

2.  

foto e testo da:

ADRIANO MAINI — LINK

Partigiani a Pigna (IM)

 

 

 

 

LA REPUBBLICA A PIGNA

 

PIGNA ( IMPERIA )

 

 

 

 

uno scorcio di Pigna ( IM ), alta Val Nervia

 

 

 

… si nominò un’amministrazione provvisoria [il 18 settembre 1944, con documento redatto sul Registro delle delibere del Comune, venne ufficialmente costituita la Libera Repubblica di Pigna] e si provvide a munire la difesa della zona sia per poter riprendere gli attacchi verso la costa ed in direzione del fronte francese che si andava spostando verso est, sia per far fronte ad eventuali contrattacchi nemici. Infatti il I° distaccamento prese posizione su Passo Muratone alla destra dello schieramento per impedire puntate provenienti da Saorge (in Val Roia, Francia); il distaccamento al comando di Leo [Stefano Carabalona] occupò la stessa Pigna, posta al centro dello schieramento, distaccando una squadra di venti uomini a Gola di Gouta a guardia della strada; infine il IX° distaccamento guidato da Leo il mortaista [Vittorio Curlo], insieme alla banda locale di Castelvittorio (IM), si dispose a difesa sulla linea Monte Vetta-Rio Bonda. Il cardine di tutto lo schieramento era quindi costituito da Pigna […] Ci furono diverse puntate dei partigiani durante tutto il mese di settembre del 1944,  ma la sperata avanzata alleata si era ormai esaurita ed il fronte al confine italo-francese sembrava essersi stabilizzato. Sintomi di un ritorno offensivo tedesco non mancavano e il S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] riceveva continuamente segnalazioni di spostamentì nemici intesi a preparare un vasto movimento contro i patrioti. A fine settembre i presidi tedeschi di Isolabona (IM) e di Dolceacqua (IM) furono notevolmente rafforzati. 

Vitò, allo scopo di prevenire il nemico – di cui si presentiva che avrebbe presto scatenato un attacco in forze contro le posizioni per tentare di ricacciare i partigiani verso l’alta montagna e di disperderli -, studiò un piano di operazioni che avrebbe dovuto sorprendere i tedeschi nella fase preparatoria e ne avrebbe minacciato tutto lo schieramento sul fronte francese.

Doria [Armando Izzo, capo di Stato Maggiore, in seguito comandante della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni”] venne inviato a Pigna con la squadra di mortai da 81 e da 45, comandata da Leo il mortaista [Vittorio Curlo], in modo che il centro della linea dei resistenti formasse un baluardo formidabile e desse la possibilità alle ali di agire senza la preoccupazione di essere tagliate in due tronconi.
Rinforzata così la difesa di Pigna iniziarono azioni offensive condotte contro la media e bassa Valle del Nervia e contro la Valle del Roia, che, con la grande rotabile che l’attraversa, rappresentava l’unica via di rifornimento per le truppe tedesche attestate nel versante della valle stessa […]        

Mario Mascia, Op. cit.

 

avanguardia-1nov44-2p

Da L’Avanguardia, organo clandestino della Federazione
di Imperia del Partito Comunista Italiano, Anno I numero 2
del 1° novembre 1944 – Fonte: Istituto Nazionale “Ferruccio Parri”

 

… a metà di ottobre 1944 l’esteso rastrellamento effettuato dai Tedeschi tra Pigna e Viozene, durato una decina di giorni… Francesco BigaOp. cit.

 

Fonte: Roberto Trutàlli di Pigna

 

 

CONTINUA NEL LINK DI ADRIANO MAINI:

Partigiani a Pigna (IM)

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

IL GALLO DI BARCELOS ” Galo di Barcelos ” — Barcelos è una città del nord del Portogallo, nel distretto di Braga, famosa per l’artigianato. Rosa Ramalho

 

 

 

 

undefined

Adriculas – Opera propria

 

 

Cartina Geografica Del Portogallo Illustrazione di Stock - Illustrazione di alternativa, creativo: 188537350

cartina Dreamstime

 

 

BARCELOS è una città nel distretto di Braga

 

 

ALAMY

 

 

 

Il gallo di Barcelos (in portoghesegalo de Barcelos) è una figura leggendaria del folclore portoghese, legata in particolare alla città di Barcelos, nel Minho (Portogallo settentrionale), ma in seguito diventato un simbolo dell’intero Paese, che si ritrova in vari souvenir.

 

 

Vitor Oliveira from Torres Vedras, PORTUGAL

 

 

La leggenda racconta di un pellegrino galiziano che, mentre stava facendo ritorno a Santiago di Compostela, fu arrestato e condannato a morte nella città di Barcelos con l’accusa di aver rubato dell’argento ad un proprietario terriero locale.

 

 

Turismo En Portugal – Barcelos Uploaded by tm

 

 

 

Il condannato, che si proclamava innocente, si precipitò dal giudice con l’intenzione di chiedere la grazia. In quel momento, quest’ultimo, stava pranzando, intento a consumare un gallo arrosto: il condannato affermò di essere certo della propria innocenza così come era certo che il gallo si sarebbe alzato dal piatto per provare la sua innocenza, ma il giudice ovviamente non gli credette.

 

Tuttavia, proprio mentre il pellegrino stava per essere impiccato, il gallo si alzò ed iniziò a cantare. Il giudice si precipitò sul luogo del patibolo ed appurò che il condannato era ancora vivo perché il nodo non era stato stretto sufficientemente.

 

 

 

tak.wing – L1180553

 

 

In seguito il pellegrino galiziano avrebbe fatto ritorno a Barcelos, dove avrebbe intagliato il cosiddetto Cruzeiro do Senhor do Galo, ovvero il “crocifisso del signore del gallo”, crocifisso conservato nel museo archeologico locale.

 

**** 

la leggenda riflette l’approccio giocoso e distante dei portoghesi alle gerarchie secolari e religiose. È qui che l’umanità e l’umorismo della popolazione comune si contrappongono all’élite lontana, spesso apparentemente arbitraria.

 

 

Ein bekanntes Wahrzeichen von Portugal

 

Azulejo raffigurante il gallo di Barcelos

 

 

Nel 1935, la figura del gallo di Barcelos apparve in una mostra d’arte internazionale tenutasi a Ginevra.

 

 

 

 

Il gallo di Barcelos divenne simbolo dell’identità culturale portoghese intorno agli anni cinquanta-sessanta del XX secolo.

A partire poi dagli anni ottanta, il gallo di Barcelos, da figura del folcolore qual era, divenne piuttosto un simbolo turistico del Portogallo. Si ritrova così in immagini pubblicitarie che promuovono il turismo in Portogallo.

 

 

undefined

Riproduzione del gallo di Barcelos nel balcone di una casa della città
Guy MOLL from Faro, Portugal – le coq / o galo de Barcelos Uploaded by tm

 

 

 

undefined

Il Pop Galo di Joana Vasconcelos a Barcelos (dicembre 2018 – settembre 2019)
Joseolgon – Opera propria

 

 

 

 

 

 

art installation, Martim Moniz, Lisbon, Portugal
Jules Verne Times Two – Own work http://julesvernex2.com

 

 

BARCELOS

È uno dei comuni in crescita nel paese ed è ben noto per le sue industrie tessili e di adobe ( ceramica, piastrelle ), così come per i suoi eventi di equitazione e lo stile “figurado” della ceramica, che sono figurine comiche con caratteristiche accentuate di contadini, musicisti folk e personaggi del presepe.

Barcelos fa parte della rete delle città creative dell’UNESCO come città dell’artigianato e dell’arte popolare

 

 

 

 

Colorful ceramics –MollySVH – Colorful ceramics

 

 

Figura tradizionale portoghese, regalo di Natale originale, Figurado de Barcelos, bambola decorativa in argilla, tipica ceramica portoghese - Etsy Italia

https://www.etsy.com/it/listing/1579711159/figura-di-infermiera-regalo-di-natale?click_key=309728ba52b1b5d0bb24c3222a0b88c5c499a77b%3A1579711159&click_sum=bf10b05e&external=1&rec_type=ss&ref=landingpage_similar_listing_top-8

 

 

Ceramic Rooster from Barcelos - Traditional

Luisa Paixao

 

 

 

 

Barcelos – Portuguese Association of Cities and Villages of Ceramics

 

 

 

non definito

una bellissima foto di ROSA RAMALHO di
Ganesh1 Aqui 18:30, 5 dicembre 2010 (UTC) – Opera propria
https://en.wikipedia.org/wiki/Rosa_Ramalho#/media/File:Rosa_Ramalho_rosto.jpg

 

ROSA RAMALHO —  Rosa Ramalho, pseudonimo di Rosa Barbosa Lopes OSE (São Martinho de Galegos / Barcelos —14 agosto 1888 – São Marinho de Galegosdicembre 1977), è stata una ceramista portoghese, imparò a fare ceramica all’età di sette anni. Si sposò molto giovane ed ebbe 7 figli, abbandonò la ceramica per la famiglia; quando rimase vedova, ritornò al suo lavoro. Attualmente c’è un nipote che continua la sua arte, si chiama ANTONIO RAMALHO.   Rosa Ramalho  è oggi molto famosa. Il Museo della ceramica di Barcelos espone parte della sua opera.

 

 

 

Galeria de artistas

 

Rosa “Ramalho” | Município de Barcelos

una foto di Rosa Ramalho del
Municipio di Barcelos

 

 

 

 

Sono stata io. Chi avrei dovuto essere ?

 

 

 

Dovrebbe essere il nipote, Antonio Ramalho– lo è —

 

 

visitare barcelos visitare barcelos

 

 

 

 

Janko Hoener from Brühl, Germany –

 

 

 

 

thornton2012-053
Craig Howell from San Carlos, CA, USA – thornton2012-053

 

 

 

 

 

Chiesa madre di Barcelos

Costruita nel XIV secolo in stile tra il romanico e il gotico, la chiesa si trova nel centro storico della città, vicino al Paço dos Condes de Barcelos e al Pelourinho de Barcelos .

 

 

 

 

Portici gotici con piastrelle del periodo barocco
Xauxa Håkan Svensson – Opera propria

 

 

indefinito

*** si vedono le piastrelle ai lati

Interno della chiesa
Xauxa Håkan Svensson – Opera propria

 

****   L’interno è caratterizzato da quattordici pannelli costituiti da varie formelle bianche e azzurre del XVIII secolo. I pannelli erano più numerosi, ma furono rimossi durante i lavori di ristrutturazione eseguiti all’inizio del XX secolo .

 

 

 

 

altre immagini di Barcelos

 

 

Barcelos – Ponte de Lima | Fotos | Camino de Santiago | Gronze.com

 

 

 

 

Das Rathaus von Barcelos

Il Palazzo del Comune a Barcelos
Turismo En Portugal – Paços_do_Concelho_de_Barcelos Uploaded by tm

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

Per l’80° della Resistenza italiana, pubblichiamo una poesia di Donatella D’Imporzano, di parecchi anni fa, sul Partigiano Vittò, zona Imperia.

 

 

 

In memoria di Vittò, capo partigiano

 

 

Chissà se lassù da qualche parte

sventoleranno le bandiere rosse,

se ci sarà quel mondo di fratelli

che hai sognato nelle gelide

veglie di partigiano.

Come in un film

della Resistenza spagnola

hai fatto saltare

il ponte della vita

e ancora una volta

hai opposto il tuo sdegnoso rifiuto

ad una realtà vile e cialtrona.

Non così avremmo voluto lasciarci.

Tutti insieme

avremmo voluto sfidare con te

la morte

che fa il nido negli angoli bui

della nostra anima

Nelle piazze, sulle strade faticose

delle montagne,

nel gelo degli inverni infiniti

non saresti mai morto.

Non posso che cantarti,

disperata e triste

per la tua bella vita perduta.

Voglio cantarti,

smarrita e triste

contro la morte assassina

per far vivere il tuo ricordo.

 

 

 

 

Vittò. Giuseppe Vittorio Guglielmo - Romano Lupi - copertina

Vittò. Giuseppe Vittorio Guglielmo

Reduce della guerra civile spagnola, internato nei campi di concentramento francesi, militare sul fronte greco-albanese, comandante della divisione intitolata alla memoria di Felice Cascione in Italia durante la Resistenza, ferito in combattimento, sia in Spagna che sulle montagne della provincia di Imperia dove, già all’indomani dell’8 settembre 1943, cominciò a organizzare le prime bande partigiane. Basterebbero questi pochi elementi per capire come la vita di Giuseppe Vittorio Guglielmo, meglio conosciuto come Vittò, sia stata straordinaria. In questo libro, in cui vengono ripercorse, con piglio narrativo, le tappe fondamentali della sua esistenza, emerge uno spaccato del Novecento. Un’esistenza che assomiglia a un romanzo per un uomo che personaggio di un romanzo lo è stato per davvero. La figura di Vittò, infatti, ha ispirato il comandante Ferriera de “Il sentiero dei nidi di ragno”, prima opera di Italo Calvino. Vittò è stata una figura leggendaria per tutti coloro che fanno e hanno fatto parte di quel mondo frontaliero del Ponente ligure che, come ha scritto nell’introduzione a questo volume Antonio Gibelli: “scolpisce con i tratti della montagna impervia e del mare selvaggio i suoi protagonisti, iscrivendoli, quasi naturalmente, in una dimensione superiore, europea e fortemente internazionalista, e marcando di speciali intonazioni individuali, quasi solitarie, anche le loro esperienze più cariche di carattere collettivo e corale.

 

 

 

 

 

Recensione di Roberto Barzanti.

 

Non solo per la ricorrenza del centenario della nascita di Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto Vittò (1916-2002), è stato utile ristampare in edizione ampliata questo studio biografico su un carismatico protagonista della Resistenza ligure. Nell’esperienza di Vittò, che Calvino ebbe a modello del comandante Ferriera nel Sentiero dei nidi di ragno (1947), si riflette un itinerario che abbraccia tutte le traversie di un antifascismo vissuto armi in pugno, da partigiano internazionalista. Lupi ha svolto un lavoro egregio, suffragandolo di ogni accessibile documento e arricchendolo di un eloquente corredo iconografico. Nel 1937 il partigiano sanremese è a Madrid, a difesa della repubblica. Non gli viene risparmiato l’internamento nei campi francesi. Quindi, come comandante Ivano, partecipa nelle file della brigata Cascione alla Resistenza ligure. Nel dopoguerra è tra quanti subiscono persecuzioni giudiziarie fino al carcere, perché sospettati di preparare un’insurrezione armata. Vittò non si era disfatto delle armi e un’ispezione fece scattare l’arresto. Ripensando a quella vicenda Vittò non usò mezzi termini: “Così praticamente mi hanno ucciso, non fisicamente, ma mi hanno ucciso moralmente, hanno cercato di eliminarmi in questo modo”.Appare evidente come in lui sentimento patriottico e progetto di un avvenire comunista si saldino in inscindibile unità. In una lettera che un gruppo di compagni gli indirizzò quando era in carcere (ottobre 1948) si leggono accuse pesanti al ceto dirigente insediatosi al sorgere della Repubblica: “Ma quegli uomini non potranno cancellare la nostra epopea e noi domani risorgeremo al di sopra delle loro calunnie”. Vittò finì i suoi giorni raccontando una vita animata da straordinario coraggio. Il suicidio che siglò la sua esistenza fu un atto di volontà coerente con chi aveva guardato in faccia la morte senza paura.

 

 

la storia della sua vita è ” da leggere “:

 

Giuseppe Vittorio Guglielmo Nato il 2 febbraio 1916 a San Remo, in provincia di Imperia. Di professione elettricista. Nel 1932 espatria in Francia per motivi di lavoro. Tornato in Italia, è chiamato a prestare il servizio di leva, ma decide di non presentarsi e di emigrare nuovamente. Dopo un breve passaggio in Francia (dove viene inizialmente fermato e rimandato in Italia), giunge finalmente in Spagna per unirsi alle forze antifasciste. A Figueres, il 12 febbraio 1937 si arruola nel battaglione Garibaldi. Spostatosi prima ad Albacete e poi a Madrigheta nel marzo del 1937, frequenta la scuola per radiotelegrafisti. Terminato il corso, è arruolato nella Compagnia divisionale trasmissioni della 45a Divisione con il grado di sergente. Dislocato in Aragona, dal 12 al 20 giugno prende parte alla battaglia di Huesca, combattendo nella zona di Chimillas e Alerre; a luglio è nei pressi di Brunete, dove partecipa agli scontri di Guadarrama e viene ferito a un braccio nei dintorni di Villafranca del Castillo, il giorno 24. Ricoverato all’ospedale militare di Madrid fino al 29 agosto, ritorna al fronte per la battaglia di Belchite. In Italia intanto il Tribunale militare di Torino lo condanna in contumacia a due anni di reclusione per diserzione (sentenza del 18 dicembre 1937). Nel febbraio 1938 Guglielmo è per un breve periodo in Estremadura, prima di tornare in Aragona (già a marzo) e combattere la battaglia dell’Ebro. Sfuggito alla smobilitazione generale, nel febbraio del 1939 ripara in Francia, dove viene catturato dalle autorità transalpine e internato ad Argelès-sur-Mer. Tradotto a Gurs, evade dal campo ma dopo tre mesi è catturato a Bordeaux, incarcerato qui e poi nuovamente internato a Vernet. Consegnato alle autorità italiane, rimpatria il 25 luglio 1940, con ancora la condanna per diserzione da scontare. Costituitosi al Tribunale militare di Torino, il 26 agosto 1940 il provvedimento detentivo a suo carico viene sospeso ed è convertito in arruolamento forzato. Inquadrato nel 32. Reggimento fanteria Siena appartenente alla Divisione fanteria omonima, è inviato sul fronte greco-albanese, quindi nel 1942 all’Isola di Creta. Promosso sergente per meriti di guerra, a luglio è deferito al Tribunale militare di Rodi per insubordinazione. Condannato a 4 anni e 7 mesi di reclusione, viene anche degradato a soldato semplice. Rimpatriato in Italia per presentarsi al quartier generale della divisione (situato a Napoli), alla firma dell’armistizio Guglielmo si trova al deposito militare di Caserta. Sbandatosi col resto delle forze del Regio esercito, riesce a tornare in Liguria, dove si attiva per organizzare le prime formazioni partigiane dell’imperiese prima con il nome di battaglia di Ivano, poi con quello di Vittò. Il 26 marzo 1944 è ferito durante un attacco a una polveriera in val Galvano. Rientrato in servizio, a maggio comanda il 5° distaccamento della Divisione Cascione dislocato a Cima Marta. Scampato al Rastrellamento di Triora, il 25 luglio assume la guida della 5a Brigata d’assalto Garibaldi Luigi Nuvoloni. Costretto a ripiegare nel cuneese con il suo reparto, il 6 novembre ritorna in Liguria e circa un mese dopo è nominato comandante della 2a divisione Garibaldi “Felice Cascione”, alla testa della quale entra a Sanremo il 25 aprile 1945. A guerra finita, il 10 gennaio del 1950 è decorato con medaglia d’argento al valor militare. Muore nel 2002.

 

 

da:

Novecento.org

chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.novecento.org/wp-content/uploads/2024/03/Giuseppe-Vittorio-Guglielmo.pdf

Pubblicato in GENERALE | 4 commenti

Lo scoiattolo grigio .. da eliminare .. per salvaguardare quello rosso.. + due video al fondo

 

 

 

 

 

Eastern Gray Squirrel - Sciurus carolinensis photo - Tom Murray photos ...

lo scoiattolo grigio
sciurus carolinensis – Cerca Immagini

 

 

 

 

un po’ stretti..

 

 

 

 

 

 

uno scoiattolo fotografato in Inghilterra mentre pasteggia a noci

Diliff – Opera propria
Eastern Grey Squirrel in St James’s Park, London – Nov 2006 – Sciurus carolinensis – Wikipedia

 

 

 

 

un altro che, di noci, ne ha mangiato forse troppe..
Dan Foy

 

 

 

 

 

 

due bimbi

 

 

 

 

 

Cute Animals Pictures - Chipmunk and Grey Squirrel, WP08880.

due piccoli

 

 

 

 

scoiattolo rosso

lo scoiattolo rosso autoctono in Italia

 

 

 

 

video, 5 min. — Perché è giusto eliminare gli scoiattoli grigi,  intervista ad Adriano Martinoli, docente di Zoologia e Conservazione della Fauna dell’Università degli studi dell’Insubria

 

 

 

 

 

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

ANPI MILANO :: “Mai senza Resistenza”: il 12 novembre a Milano tre iniziative per gli 80 anni dell’ANPI – sotto i link dei programmi

 

 

ASSCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI

ANPI

https://www.anpi.it/mai-senza-resistenza-il-12-novembre-milano-tre-iniziative-gli-80-anni-dellanpi

 

 

 

 

 

Il 12 novembre a Milano si farà memoria attiva dell’ANPI, che il 6 giugno 2024 ha compiuto 80 anni.
In tre diverse iniziative: nel Salone Giuseppe Di Vittorio della Cgil, alla Loggia dei Mercanti con la deposizione di una corona in ricordo dei caduti per la Libertà, al Piccolo Teatro. Con ingressi liberi.

Si alterneranno negli interventi varie figure del mondo dello spettacolo, del giornalismo, dell’associazionismo democratico, della politica, della Chiesa: Lella Costa, Lino Guanciale, Rosy Bindi, Gad Lerner, l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, il Sindaco Giuseppe Sala, Michela Ponzani, Rossella Miccio, Paolo Pezzino, Luca Stanzione, l’orchestra e il coro della Scala, per citarne solo alcune e alcuni. E naturalmente i dirigenti nazionali dell’Associazione, a partire dal Presidente Gianfranco Pagliarulo e dal Presidente provinciale Primo Minelli. Tutti insieme per raccontare l’antico ma ancora vivo e vitalissimo impegno antifascista e quindi costituzionale dell’Associazione. La faranno “da padrone” le battaglie in corso: per la pace, contro questa autonomia differenziata e il “premierato”, per il contrasto giuridico e culturale ai neofascismi e dunque per una sempre più consistente diffusione della memoria delle Partigiane e dei Partigiani, in particolare tra i giovani.

“Mai senza Resistenza” è oggi, più di ogni altro tempo, un imperativo civile e morale irrinunciabile, oltreché la marca di operosità
e responsabilità dell’Associazione.

 

 

 Allegati

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento

Gabriele Corno @Gabriele_Corno – 8.26 — 11 novembre 2024 –Un gufo delle nevi si gode il suo cucciolo appena nato – grazie, bellissimi!

 

 

LINK X DI GARIELE CORNO

 

apri qui

https://x.com/i/status/1855874782576689662

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Facebook — Nicola Croce link sotto + Tullio Quaianni / link sotto + Anpi Sezione Atm Milano/ link sotto– grazie a tutti per averci prestato le parole per Licia Pinelli e le figlie. il blog

 

 

 

FACEBOOK DEL COMPAGNO NICOLA CROCE
Facebook — Nicola Croce

 

FACEBOOK DI TULLIO QUAIANNI

https://www.facebook.com/photo?fbid=8677347292331067&set=a.145723512160197

 

 

Anpi ATM Milano Facebook

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone

Licia e Pino

 

 

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona

 

Ci sono storie che il tempo racconta, che entrano e restano per sempre nel cuore e nella memoria. Sono le storie di chi si carica il peso del mondo sulle spalle, e riesce a farlo sembrare infinitamente migliore di quello che è. Ci parlano di dignità e Resistenza, umana e civile, che questo Paese dovrebbe riuscire a meritare ma di cui troppe volte non riesce a esserne capace.

Licia Rognini Pinelli, la Compagna di vita di Pino, quel peso l’ha preso sulle sue spalle nella notte maledetta di un dicembre di cinquantacinque anni fa e l’ha dipinto con i colori della dignità e del coraggio. Poi ha continuato a camminare, ha continuato a vivere e a crescere le sue piccole donne cui lo Stato aveva rubato un padre. Oggi Licia ha chiuso l’ultima pagina del suo libro, davanti a lei e alla sua storia ci sentiamo davvero piccoli. Sull’erba di Piazza Fontana c’è una rotaia spezzata con una rosa d’acciaio che ricorda quella notte di dicembre, oggi quella rotaia si ricongiunge.

Bella Ciao Licia 🌹

A Silvia e Claudia il nostro abbraccio

(Anpi Sezione Atm Milano)

Morta Licia Pinelli, vedova dell'anarchico Giuseppe Pinelli

foto Ansa — LICIA PINELLI

 

 

 

È morta a 96 anni a Milano Licia Pinelli, la vedova dell’anarchico Giuseppe Pinelli, accusato ingiustamente della strage di Piazza Fontana. Nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 1969 il marito perse la vita precipitando da una finestra del quarto piano della questura di Milano, dove era trattenuto da 48 ore.

Licia Pinelli Era nata nel 1928 a Senigallia (Ancona) ma si era trasferita quando aveva due anni a Milano dove ha sempre vissuto. Lascia le due figlie Silvia e Claudia.

 

SEGUE NEL LINK COLLETTIVA 11 NOVEMBRE 2024 ORE 16.19

“Non raggiungere la verità giudiziaria è una sconfitta dello Stato. È lo Stato che ha perso perché non ha saputo colpire chi ha sbagliato”.
Licia Rognini Pinelli ci ha lasciato ma non ci lasceranno il suo insegnamento, la sua dedizione e dignità di fronte alla continua ricerca di verità e giustizia per Pino Pinelli e per tutte le vittime della strage di Piazza Fontana.

 

 

FOTO E TESTO  DA COLLETTIVA ( CGIL )

11 NOVEMBRE 2024 — 16.19

https://www.collettiva.it/copertine/italia/morta-licia-pinelli-vedova-anarchico-giuseppe-l

pinelli-ng3qrhzt

 

 

 

Licia Pinelli - Immagini del Novecento - dall'archivio fotografico del Pci

LICIA PINELLI

DA : FONDAZIONE GRAMSCI

 

 

 

Morta Licia Rognini, vedova dell’anarchico Pinelli. Si è sempre battuta per la verità sulla morte del marito

IL FATTO QUOTIDIANO 11 NOVEMBRE 2024

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/11/11/morta-licia-rognini-vedova-dellanarchico-pinelli-si-e-sempre-battuta-per-la-verita-sulla-morte-del-marito/7763144/

 

 

 

VISTO   DA :  https://www.riccichiara.com/libri/letto-per-voi-licia-di-marco-severini/

 

 

Licia

Marco Severini

Licia

Storia della prima italiana che denunciò un questore
pp. 136,
1° ed. Marsilio, 2020

 

AUTORE:

Marco Severini  insegna Storia dell’Italia contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata. È autore di numerose pubblicazioni che vertono, principalmente, sulla storia politica, sulla storia delle donne e su quella odeporica. Con Marsilio ha pubblicato sedici volumi, sette come autore (da La rete dei notabili, 1998, a Giulia, la prima donna, 2017) e nove come curatore (l’ultimo, Viaggiare nel mondo in guerra, 1939-1945, 2019).

 

 

nota : ODEPORICO

[dal gr. ὁδοιπορικός agg. der. di ὁδοιπορία «viaggio»] (pl. m. –ci), . 1. agg. Che è proprio di un viaggio, che riguarda un viaggio: diario o.; narrazione odeporica2. s. m. Descrizione di un viaggio, resoconto di notizie, esperienze e sim. raccolte durante un viaggio.

 

da : TRECCANI

 

Pubblicato in GENERALE | 1 commento

Se a qualcun altro piacciono le ” casette ” portoghesi ( vedi post sg )– le abbiamo scoperte in un’isola thailandese che si chiama Pukhet e che è stata canonizzata dai Portoghesi nel Cinquecento, lo stesso tempo del Brasile —nota: terremoto/ maremoto

 

 

 

 

undefined

immagine satellitare dell’isola di PUKHET prima dello tsunami del 2004
NASA Earth Observatory – http://www.intute.ac.uk/sciences/worldguide/html/image_942.html

 

 

 

Città di Phuket – Mappa

L’ISOLA DI PHUKET
Kelisi da en.wikipedia.org

 

 

Phuket (in lingua thai: ภูเก็ต) è la più grande isola della Thailandia e si trova sul mar delle Andamane, nei pressi della costa ovest della penisola malese. A nord è collegata alla terraferma dal lungo ponte stradale Sarasin.

Le sue importanti risorse naturali comprendono falesie calcaree ricche di stagno, famose spiagge, tranquille baie e foreste tropicali che fanno di Phuket la più ricca, più turistica e più popolare tra le isole della Thailandia del Sud. È conosciuta nel Paese anche come la perla delle Andamane o la perla del sud.

 

L’antico nome con cui Phuket era conosciuta è il malese Ujang Salang, in cui ujang significa capo (in precedenza era una penisola) e Salang potrebbe riferirsi al nome che i malesi davano ai moken, i cosiddetti zingari del mare presenti a Phuket dall’antichità.

I portoghesi che arrivarono nel XVI secolo storpiarono questo nome in Junk Ceylon. Nel XIX secolo si intensificarono le estrazioni di stagno nella zona montuosa sud-orientale, il porto destinato all’esportazione del metallo si sviluppò e fu chiamato Bukit, termine malese che significa montagna. In seguito i thai storpiarono questo nome in Phuket, che divenne la città più grande dell’isola. La ristrutturazione amministrativa di fine Ottocento di re Rama V tolse il potere al signore locale, insediato a Thalang, e fece della città di Phuket la sede del governatore, nominato da Bangkok; negli anni successivi l’intera isola prese nome Phuket

 

 

 

 

Thailand: Typical Sino-Portuguese shophouses in Thalang Road in the Old Town area of Phuket Town (Phuket City)

 

 

 

 

Thalang road, Main historical road in Phuket Thailand empty after covid19 situation

 

 

 

 

 

Sino-Portuguese architecture, Thalang Road townhouses, Phuket City.

 

 

 

 

 

 

Phuket old town square

 

 

 

 

 

 

Phuket Town Architectural Details - One of the features of Phuket shophouses or "row houses" is the front verandahs form a sheltered walkway and...

 

 

 

 

 

 

Windows

 

 

 

 

 

 

Centro storico di Phuket, Tailandia.

 

 

 

 

 

One of the features of Phuket shophouses or "row houses"

 

 

 

 

 

 

Thailand: Dusk falls over Thalang Road in the Old Town area of Phuket Town (Phuket City), Phuket, the road, with its numerous Sino-Portuguese style houses has become a major tourist attraction, with many of the houses converted into restaurants cafes and

 

 

 

 

 

Phi Phi Island Postpones "Sandbox" For Vaccinated Tourists

 

 

 

 

 

 

Koh Phi Phi Joins Sandbox Tourism Scheme Ahead of Phuket Banning Domestic Travelers From Entering as Local Covid Infections Surge

 

 

 

 

 

 

 

Phuket Town Architecture - One of the features of Phuket...

 

 

 

 

 

One of the features of Phuket shophouses or "row houses"

 

 

 

 

Thalang road, Main historical road in Phuket Thailand empty after covid19 situation

 

 

 

 

Sino-Portuguese architecture, Thalang Road townhouses, Phuket City.

 

 

 

 

 

 

Phuket centro storico in una mattina di sole con edifici colorati Street in stile portoghese Romani a Phuket Town. Chiamato anche Chinatown o la città vecchia — Foto stock di © fokkebok #526972818

 

 

 

 

Una tradizionale casa in stile sino-portoghese (Peranakan) con finestre ad arco a reticolo in una corsia posteriore di Thalang Rd. Nel centro storico di Phuket, Phuket, Thailandia Foto stock - Alamy

 

 

 

 

Old building Cino Portugueses style in Phuket, Thailand. Old building is a very famous tourist destination of Phuket.Old colonial style buildings in Phuket Old Town, Thailand.

 

 

 

 

Phuket old town with old buildings in Sino Portuguese style

 

 

 

 

Corona model project "Sandbox" on Thailand's Phuket island

 

 

 

Colourful Sino-Portuguese Architecture Building at Phuket Old Town, Phuket, Thailand

 

 

 

 

 

Colourful apartments, Phuket

 

 

 

 

 

Vintage window or Sino-Portuguese style in Pattani Province, Thailand

 

IL FOTOGRAFO CHE HA FATTO QUESTA FOTO – DICIAMO PARTICOLARE – PARE SIA MOLTO FAMOSO, ALMENO PER GETTY IMAGES — SI TROVA SU FACEBOOK  ( IN INGLESE ), PIU’ CHE ALTRO POSTA FOTO

 

 

Ratnakorn Piyasirisorost 

 

VIVE A SONGKHLA ( Singora ) – THAILANDIA DEL SUD, VICINO ALLA MALESIA – città di cui un’attrazione turistica è questo posto:

 

 

 

 

 

 

Thailandia - Mappa

Songhla è proprio al sud — sulla sinistra di chi guarda è localizzata
la nostra isola di PUKHET

 

 

 

 

 

Beautiful building of Sino Portuguese architecture in Phuket Old Town at twilight, Thailand. It is a Famous tourist attraction

 

 

 

 

IL MARE …

 

 

Aerial view Phuket pier with many boats moored and Phuket town and mountains surrounding the town at beautiful sea at Phuket Thailand.

 

 

 

 

Happy time with family in Patong beach, Phuket, Thailand

 

 

 

 

Aerial view Khao Rang Viewpoint located on the mountain where many tourists flock to see the view of Phuket Town which can see the entire Phuket city from this view point in Phuket, Thailand.

KHAO RANG, UNA MONTAGNA DALLA QUALE I TURISTI POSSONO VEDERE LA CITTA’  DI PHUKET DALL’ALTO

 

 

 

Drone image showing Patong Beach, Phuket, Thailand

 

 

 

 

NOTA —

 

Terremoto e maremoto dell’Oceano Indiano del 2004

 

Il maremoto dell’Oceano Indiano e della placca indo-asiatica del 26 dicembre 2004 è stato uno dei più catastrofici disastri naturali dell’epoca contemporanea e ha causato 230.210 morti. Ha avuto origine e sviluppo in un arco di tempo di poche ore, interessando una vasta area della Terra: ha riguardato l’intero sud-est dell’Asia, giungendo a lambire le coste dell’Africa orientale, destando per questo, insieme all’ingente numero di vittime, notevole impressione tra i mezzi di comunicazione e in generale nell’opinione pubblica mondiale.

 

 

WIKIPEDIA —

https://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_e_maremoto_dell%27Oceano_Indiano_del_2004

Pubblicato in GENERALE | Lascia un commento