[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2011/10/08-Traccia-Audio-081.mp3|titles=Fuego]
prologo piccolissimo: c’è stato un piccolo periodo della mia vita, forse un mese, in cui di notte mi alzavo, ero sveglia, ma mezza intontita e andavo in cucina a scrivere qualcosa, vari versi, sul libretto delle compere…(quello appunto che quando vai al supermercato lasci sempre a casa… ma questo è un altro racconto). Al mattino ero sempre strabiliata di quello che avevo scritto e, naturalmente, lo comunicavo a Donatella perché ne facesse qualcosa di buono. Ecco, ora ricordo cosa avevo scritto dormendo: “Talvolta la circoscrizione dipende dalla contrizione”: una frase apparentemente senza senso. Non c’è che ammirare l’abilità di Donatella.
Da uno di questi “pizzini” è sorta la poesia che segue:
Talvolta la circoscrizione
dipende dalla costrizione:
il nostro cervello è svagato,
disciolto, contorto, malato.
Circoscritto e costretto
ripete coatto la marcia forzata
della materia rimasticata.
Forziamo le dighe
del nostro pensiero,
smettiamo dell’acqua
l’ingiusta partizione,
lasciamo la linfa
più pura
travolgere in noi
la sottomissione,
la mortificazione del potenziale,
la coscrizione al banale,
al finto reale,
all’hamburger precotto
mangiato vomitato
che vorrebbero farci ingoiare.
Al posto di sottomissione
facciamo rivoluzione
senza tagliare la testa
ma facendo nei nostri cervelli
una grande festa.
Non più costrizione
ma condivisione
di tutto il bene del mondo
ed anche del male,
ché più è diviso,
un pezzetto ciascuno,
e meno fa male.
Facciamo vivere
la nostra pulsione
al bene del mondo.
Non vogliamo distruzione
ma costruzione, se possibile
creazione.
Mi piace molto questa poesia e ti ringrazio di averla messa nel tuo blog. Non hai per caso altri spunti? Se li hai, mandameli perché mi diverte fare queste cose. Un abbraccio forte forte.Do
cara Diletta Luna, provo a rispondere alle tante domande che mi hai fatto a voce su questa poesia, anche se probabilmente non “sazierò” le tue tante curiosità sulla mia e men che meno sulla poesia in generale, che, so da Chiara, ti appassiona così tanto. Ma prima di tutto lascia che ti ringrazi del tuo interessamento così forte.
Questa poesia è nata quasi come uno scherzo, perché Chiara mi aveva detto quel
fatto curioso per cui si ricordava frasi che aveva scritto in sogno.
Per “circoscrizione” qui si intende uno spazio circoscritto, la piccolezza del “circoscritto”, appunto, nostro orizzonte mentale, una prigione per il nostro pensiero. L’invito è
a rompere quel cerchio attorno alla nostra mente. L’acqua mi fa
pensare alla vita, alla libertà, alla liberazione da tutti i nostri pensieri
negativi (dopo pochi giorni ci sarebbe stato il referendum sull’acqua e
anche questa circostanza mi ha influenzato). L’acqua è vista da me come
l’elemento che ci può lavare, guarire da noi stessi, dalla nostra parte
oscura, ri-crearci. Può farci uscire da noi stessi, dalla nostra circoscrizione.
Infine c’è un invito a ribellarsi a tutto ciò che consideriamo ingiusto, ma senza
far male a nessuno, accrescendo la nostra potenziale creatività. Ciascuno si
prenda un pezzo di male da abbattere, perché soltanto se tutti partecipiamo
potremo cominciare questa gigantesca impresa.
Non so rispondere invece alla domanda: ” Se non è un po’ volgare parlare di hamburger in poesia”. La poesia è miliardi di cose e comprende le più svariate sensibilità di tutti in tutti i tempi: personalmente credo che non ci siano parole da usare o non usare in poesia, certamente un hamburger in bocca alla “donzelletta che vien dalla campagna/ In sul calar del sole… suonerebbe strano… ma, il Leopardi è un grandissimo poeta con cui non ci si può confrontare: di mio credo, invece, che la poesia possa accompagnare la vita che scorre e i tempi che si succedono e si modificano, per cui, mi permetto di dire, che lo stesso Leopardi, se scrivesse oggi, scriverebbe diverso da come siamo abituati a sentirlo cantare: se poi ( scherzo un po’!) potrebbe amare o non amare un hamburger, non saprei proprio dirlo! Ciao, grazie, Do
Ho apprezzato molto questa ‘ballata’ che conferma le notevoli qualità poetiche dell’ autrice. Nemo
P.S. di Chiara: ma sai che per dire “ballata” a provato a cantarla e a ballarla saltellando? Ma non ti senti un dio a sentire che c’è gente che impiega così il suo tempo per te, per una tua poesia? Invidia nera, povera Chiara, “sei diventata nera, nera…”
provo a fare un terzo commento alla poesia della ” Do ” ? Rischio di essere pestata a morte ? I due commenti che mi hanno preceduto a me sembrano strani. Per me una poesia dovrebbe essere il canto delle parole, il profumo, la luce , l’armonia,la bellezza più…. sottile che esce dalle parole. Questo per quanto riguarda la forma, mentre per il contenuto, per quanto la poesia sia moderna, ermetica, dovrebbe essere un contenuto leggero ( non di significato, certo ), facile, sottile come un soffio che tu capisci al volo. Amo tantissimo la poesia, ma solo se leggendola mi entra immediatamente dentro con leggerezza, dolcezza, bellezza, ecc. Detto questo, trovo che sia giustissimo toglierci le bende che ci stringono la testa e non ci lasciano creare ( questo dice la poesia ? ).
Mi divertirebbe immensamente sentire una risposta a Diletta Luna da parte di Nemo e Donatella, entrambi amanti di poesia. Ho letto il tuo pezzo, cara mia Diletta, con molto piacere perché è proprio “ben scritto” a mio giudizio. Ho letto con altrettanto piacere questa serie di aggettivi: “il canto delle parole…la bellezza più sottile…contenuto leggero…facile…come un soffio che tu capisci al volo…mi entra immediatamente dentro…di nuovo, leggerezza, dolcezza, bellezza, ecc.” perché mi fanno capire perché, anche se non si tratta di poesia, non leggi il mio blog se non “presa per il collo” da me, ricattata in vari modi, e minacciata di privarti del mio amore! Leggi più volentieri i commenti. Sarei però curiosa di sapere come è possibile che tu ti sia letta le due versioni del libro (una valanga di pagine) trovandole utili ecc. quasi una compagnia a portata di mano. Ma che differenza c’è con il blog? Mi servirebbe molto saperlo per poterlo eventualmente correggere. La maggior parte dei pezzi sono identici e poi, io, almeno in relazione alla seconda versione, sono “quasi” la stessa e scrivo “quasi le stesse cose” e “quasi nello stesso modo”. Sono passati due anni circa. Può anche darsi che il libro sia più maneggevole: lo tenevi vicino alla tua poltrona, e lo aprivi quando ne sentivi il bisogno, due o tre righe o un pezzo più lungo, ma lo potevi chiudere a tuo piacimento quanto eri sazia. Dico questo perché… “lungo”, che è la principale critica che mi viene fatta, e dovrò rispondere, era “lungo” anche il libro.
Salvando, quel signore che sta dentro il blog, mi dice che è un duplicato di un commento già fatto. Mi scuso, se fosse, ma non lo trovo per cancellarlo.
Sì, mi sono gustata ( !? ) la lettura e rilettura, in certi punti, del tuo librone giallo ( copertina ), perchè per me è stata un’informazione interessantissima, una conoscenza utile di cose che non sapevo , sia per la persona che scrive e sia per l’argomento, ( non roba da poco ). La differenza che c’è con il blog è certamente quella che pensi tu, il libro è più maneggevole, però c’è anche questa che ora provo a spiegarti. Secondo me il libro è qualcosa che ti comunica un pensiero e che di per sè non aspetta risposte. Il blog invece mi sembra che sia qualcosa di più vivo, che vuole un rapporto di interlocutore e la cosa è più difficile e più impegnativa. E’ anche vero che io ci ho capito ancora poco sul funzionamento di un blog.
Certo che bisogna dire che sei intelligente! (sai meglio di me che “intelligere” è capire). L’osservazione che hai fatto sulla differenza tra il libro e il blog è una cosa per me nuova, che nessuno mi ha mai detto, e che mi attrae molto…(devo ripetermi)…per la “capacità di cogliere le cose nella loro profondità”. Ne parleremo ancora. Dovresti però darmi qualche elucidazione sui punti interrogativi ed esclamativi dopo aver scritto di “aver gustato” i miei libri. Vuoi dire che c’era poco da gustare? Finalmente i tuoi commenti rimangono! Ne abbiamo perso due!
Troppi.
cara la mia diletta, mia luna chiara che s’innalza nel cielo stasera, ti abbraccio, un abbraccio che duri fino a quando ci vedremo, Chiara
Aggiungo: ma guarda che questa famosa comodità del libro può essere dovuta alle nostre primavere, mia figlia in un attimo apre il computer ma non il libro: questo per loro ha preso una faccia noiosa o “pesante” come dice lei, solo vedere l’oggetto. Evidentemente ci sono altri giovani, ma per dire la massa. (25 ottobre ’11, tu sei a Roma, ciao)
Comincio ad essere un po’ gelosa di voi due ( Chiara e Diletta Luna), sempre lì cicip e ciciap- Il blog non mi sostituisce la presenza fisica. Ad ogni modo vi voglio bene lo stesso, Ciao a tutte due. Do
Bello il suono di chitarra di Charbonneau e belle ( ancora una volta ) le illustrazioni fauve del bravo pittore. Sui ‘gusti poetici’ non mi esprimo anche perché il bisogno di poesia ( e di un certo tipo di poesia ) varia col variare delle mie condizioni di vita e dell’ età ( esperienza ).
ma quello che più mi preme: “Hai riconosciuto che è un flamenco?” E si chiama “Nostalgia”: con la scuola a 14 anni, il preside ci ha portato a veder suonare e danzare i gitani nelle loro grotte, era il 1958, e l’impressione….
Musica già ‘gustata’ ma non ‘riconosciuta’ … ( io poi, per i nomi, titoli, ecc. … mi aiuta E. perché non ne azzecco uno … ma ci vado ‘vicino’ … ). Saudade ?