chiara: secondo me, pur antica che sia, è ancora l’interpretazione più “musicalmente professionista”
perché- a mio parere giustamente- la canta come un brano di musica da camera, netto di effluii e passioni fluenti esuberantemente, passioni che, invece, appunto perché contenute, rifulgono.
…”segu.. irebbe”!… nella musica successiva. grazie se mi ascoltate.
PS ore 23:36
ora lo so a chi cantavo, cantavo ad un sogno reale che mi ha accompagnato da quasi cinquant’anni e gli chiedevo “torna”. ma i sogni, anche reali, se svaniscono, non tornano più. Magari si trasformano in qualcosa altro, ma per “quel sogno cui avevi dedicato l’amore” non c’è altro che “il lutto” (vivere la perdita, possibilmente con coraggio e fiducia).