13 dicembre 2012 ore 09:28 UN BUONGIORNO DA FAVOLA, MA VERO: DA NEMO (CINELIBRI.IOBLOGGO. COM)

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Giampiero Iovine  (g.iovine@hotmail.it): La favola metropolitana di un clochard romeno
“””… < Alcune domeniche orsono , a causa del blocco delle auto a Roma, decido di andare ad assistere a un incontro di calcio a 5 nella zona di Acqua Acetosa usando la mia vecchia bici. Gonfio le ruote, controllo sommariamente il funzionamento degli apparati e mi metto in strada. Approfittando del blocco imbocco la Tangenziale Est, normalmente interdetta alle bici. All’ altezza del ponte delle Valli accade l’ imprevisto: mi salta la catena. Metto la bici sottosopra e tento invano per alcuni minuti di rimettere a posto la maledetta, sporcandomi fra l’altro come un Lazzaro. A un certo punto da sotto il ponte si avvicina un clochard: barba e capelli fluenti, con in mano un cacciavite e un paio di pinze, inizia ad aiutarmi nell’ operazione. Dopo circa 10 minuti di lavoro in comune riusciamo a rimettere a posto il catorcio. Mi fa cenno di
attendere e torna dopo poco dal suo accampamento sotto il ponte con un flacone di bagno schiuma, una bottiglia d’ acqua e un asciugamani per farmi lavare. Sono esterrefatto. Fra l’ altro sotto il ponte non c’ è una fontanella, l’ acqua faceva parte della sua provvista raccolta chissà a che distanza da lì. Finito di lavarmi metto mano al portafogli per fargli un regalo. Adrian ( questo il nome del clochard romeno ) fa due passi indietro e mi dice semplicemente: non voglio nulla, ho ritenuto un mio dovere aiutare una persona in difficoltà. Alcuni giorni dopo sono tornato sotto quel ponte e gli ho regalato un vecchio giaccone di montone e alcuni maglioni di lana. Ogni commento è superfluo. > …”””

( Lettera a la Repubblica di Giovedì 6 Dicembre 2012 )

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1 risposta a 13 dicembre 2012 ore 09:28 UN BUONGIORNO DA FAVOLA, MA VERO: DA NEMO (CINELIBRI.IOBLOGGO. COM)

  1. michelangelo scrive:

    forse sì, è superfluo, ma ho voglia di parlare, quindi dico: è lo stesso, abbiate pazienza. questo post apre l’annosa questione della relazione tra gesto caritatevole e vanità. Gesù, non so dove, dice che la mano destra non deve sapere cosa fa la sinistra, o il contrario. Il messaggio non cambia direi: la carità, deve essere fatta all’oscuro da noi stessi, figuriamoci declamarla, per qualunque motivo. La frase è sia una ricetta che un’indicazione ginnica: spiega non solo con le immagini, ma una vera e propria tecnica…va bé… Non è un’accusa perché alla fine si dice che c’è stato il buon gesto sa chiaro, anche se ne ha la veste. Non è una polemica. Cerco solo di chiarire a me stesso un punto nel quale mi diverto spesse volte stuzzicarmi.
    -Ovviamente non è possibile.
    -Cosa?
    -Non è possibile non accorgersi di quello che si fa, del come, dei pensieri che ci accompagnano nell’atto caritatevole, anche dal valutare quanto dare : 5 euro? un euro? tutto? E se invece comprassi del cibo ? etc…Ma perché sia realmente efficace in noi stessi, in senso spirituale, non c’è niente da fare, l’atto caritatevole esige l’anonimato più assoluto. cedere alla vanità, mi dico spesso, compromette il valore del gesto ( anche se non l’effetto pratico, qualunque sia stato…coi maglioni magari ci si è impiccato il giorno dopo, Adrian…con i soldi dati si salva una vita etc). Che peccato che attraverso il linguaggio non si possa dire quella COSA senza dirla se non adoperando una tecnica trasversale che l’uso protratto nel tempo arriverà a collimare con la cosa stessa, anzi lo diventa, in alcuni casi, forse, non è mai stato altro che quella parola. Penso che so, al concetto di Spirito Santo… il pensiero metafisico, o le teorie dell’inconscio, reggono mi pare solo se si accettano alla base dei presupposti, più o meno fissi, quasi sempre interessanti e quasi sempre al di là di qualcosa, un altro mondo o protetti da delle difese etc…Per esempio: come si fa a saper quando fermarsi nell’interpretazione di un segno? se un sintomo porta a qualcosa non può questo qualcosa essere un sintomo a sua volta all’infinito?… Mi pare di intravedere comunque un principio di fede in ogni cosa. anche nell’andare dal barberi che ci appoggia il rasoio sulla gola. La fede in una realtà esterna ( scienza) o interna ( nel caso dell’inconscio)…che quindi ci sia una regolamentazione, una partecipazione, fosse anche l’ateismo stesso che tutto sommato è una fede che richiede altrettanta dedizione…sento, forse per ignoranza, il terreno che dopo un po’ scricchiola. La vanità invece non scricchiola non trovate?, ecco. Lei è sempre giovane e immutata. la mia vanità è in forma come quando avevo 20 anni. Arriva con la sua seduzione e mi dice, sottovoce, che valutato il tutto ( il niente, questo o quello, il poco che è già tanto, o il tanto anche se è sempre troppo poco e via così…) su di lei posso sempre contare, che non mi lascerà mai ( tanto facilmente) che ci sarà quasi sempre, tranne in quei casi in cui davvero una mano non sa cosa abbia fatto l’altra, ma di quello lei non si preoccupa tanto, mi avverte, perché se mai è capitato non vale nel punteggio finale.

    Scusate l’intrusione e non ne abbia a male l’autore del post iniziale, che ringrazio.

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