31 dicembre 2012 ore 18:39 “Come vivete voi, io non ci posso vivere” (stralcio della Lettera a Max)

 

Proprio perché può perdere il contatto con il mondo, credo che non ci sia nessuno più appassionatamente innamorato della realtà del malato mentale.

Lui è andato fino in fondo al pozzo, fino all’ultima lembo di pietra, e testardo ci ha sbattuto la testa, e la testa si è rotta.

Allora ha capito.

Ha capito che la realtà è più dura e che lui non ha scelta.

Forse non sarò chiara in quello che dico, ma il suicidio è proprio l’ultimo grido di questa ostinata volontà di rimanere fedeli a se stessi.

Forse il grido di un’onnipotenza che si smarrisce in se stessa e cerca un confine che la limiti, fosse pure la morte perché questa è una realtà finita.

Dice un’ultima volta, e per sempre, “no” alla realtà.

Ma è anche una violenta accusa di cui può non essere consapevole perché in quelle regioni gelate dove si è inoltrato non esistono più esseri umani, solo spettri.

Tu conosci queste lande sterili da cui è così duro risalire.

Implicitamente dice a tutti: “Come vivete voi, io non ci posso vivere”.

 

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