29 LUGLIO 2013 ORE 08:29 LA MERAVIGLIOSA AVVENTURA DI COCCOBRILLO / RACCONTO DI DONATELLA D’IMPORZANO

 

gracias a la vida    violeta parra

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le foto sono del grande fotografo steve winter

 

La meravigliosa avventura di Coccobrillo.

 


 

Sono un bellissimo coccodrillo, verde smeraldo. Abito nell’acqua fangosa di un grande fiume, praticamente dove sono nato. La mia mamma, che aveva curato molto il nido quando noi eravamo ancora uova, appena usciti dal guscio ci informò dei pericoli che avremmo incontrato: essere mangiati da altri coccodrilli più grandi, stare sdraiati al sole e addormentarsi alla sua tiepida carezza, magari dopo un pranzo troppo abbondante, mentre un gruppo di cacciatori ti sta puntando da lontano, venire travolti dalle piene del fiume, dare troppa confidenza ad altri animali quando ti dicono che hanno conosciuto i tuoi parenti. Mi ricordo ancora punto per punto le precise e fiere parole di  nostra  madre: “ Bambini, ricordatevi che voi siete dei coccodrilli, appartenenti alla nobile specie dei sauri. I nostri antenati nell’antico Egitto erano considerati divinità, erano onorati e venerati. Da ciò deriva che abbiamo diritto a tutto il rispetto possibile da parte delle altre specie viventi, compreso quel tanghero dell’uomo che si considera il re dell’Universo ( ma poi, chi glielo avrà mai detto?). Noi, divinità destinate al possesso dell’intera Terra ( del resto l’ abbiamo già avuta per milioni di anni), dobbiamo mantenere tutto il decoro possibile e non scordarci mai da dove  proveniamo. Ed ora andate, fate attenzione a quelli più grandi di voi, non fidatevi di nessuno e ricordate cosa vi ho detto. Ho saputo di borse, cinture, scarpe fatte  con i cadaveri scorticati dei nostri simili. Cercate di non diventare uno di quegli oggetti e soprattutto, vendete cara la pelle! “. Sparì nell’acqua con un gran colpo di coda e noi rimanemmo come orfani.

 

Io per tenermi su, cercai subito di giocare un  pò con i miei fratelli e sorelle, ma non mi degnarono di uno sguardo. “Procurati un pranzo e una  cena decenti, altrimenti morirai di fame. I coccodrilli non giocano tra di loro, altrimenti sarebbero già spariti dalla faccia della Terra! Tutto il tempo lo occupano a lavorare, cioè a cacciare e poi a digerire quello che hanno divorato. Ricordati le parole della mamma. D’ora innanzi  faremo finta di non conoscerci. Da soli siamo meno individuabili, sotto l’acqua diventiamo invisibili!”. Se ne andarono tutti, seguendo la corrente del fiume. Pensai che non li avrei mai più rivisti., ma dopotutto non era una grande perdita. Cominciai a guardarmi intorno: il paesaggio era piacevole, del resto c’ero nato. Un albero, con grosse radici scoperte, faceva una deliziosa ombra, l’acqua era fangosa ma non tanto da non potere vedere sul fondo pesciolini, granchi e frutti caduti dagli alberi che circondavano quella specie di pozza, formata dall’ansa del fiume, che la riforniva regolarmente di acqua pulita. Ringraziai i miei antenati e mia mamma in particolare per avermi dato una dimora così incantevole. Perché avrei dovuto andarmene da quel paradiso in cui ero nato, per andare a uccidere altre creature come me? Se volevo mangiare, lì ce n’era in abbondanza: un po’ di granchi, di pesciolini, di frutti. Pian piano sono diventato anche vegetariano, di quelli che mangiano solo ciò che cade spontaneamente dalle piante. Non ho le lunghe digestioni che caratterizzano i miei parenti, non piango quando digerisco e sono amato da tutti gli animali della foresta. Qualche volta succede che un coccodrillo passa di lì , si ferma un po’ a riposare e mi racconta che cosa succede nel mondo. So che quasi tutti i miei fratelli e le mie sorelle hanno fatto strada, sono arrivati dove il fiume bagna  una grande città e loro così hanno una dieta molto varia, da privilegiati, perché la gente butta di tutto nel fiume. Purtroppo  tre o quattro  di loro sono stati divorati da colleghi più grossi ma  hanno fatto in tempo a lasciare tanti figli e nipotini. Mia mamma  ha sempre detto in giro di avere fatto un figlio strano, che sarei io. Mi chiama Coccobrillo ( le piace appioppare dei soprannomi) perché dice che solo uno fuori di testa poteva rifiutare quella bellissima eredità genetica trasmessami da lei e da e mio padre ( non ho mai saputo chi fosse, perché  all’inizio, quando lo chiedevo,  mia mamma ha sempre cambiato discorso). Adesso anche altre bestie della foresta mi chiamano Coccobrillo, perché le scimmie, che sono curiosissime e girano di albero in albero, lo sono venute a sapere e hanno sparso la voce. A me fa piacere perché non sento più attorno a me quella brutta diffidenza che mi procurava solitudine. Posso giocare tranquillamente con la proboscide degli elefanti ( ce ne sono di molto simpatici e quando vengono  ad abbeverarsi le mamme lasciano che i loro cuccioli scherzino con me). I miei denti li uso per pettinare la criniera dei leoni e per togliere loro qualche insetto fastidioso; anche se a volte esagero un po’ nel tirargli qualche pelo ma non si arrabbiano perché sanno che lo faccio per il loro benessere. L’ippopotamo è  un po’ musone e non sono ancora riuscito a farmi conoscere da lui. Quando viene qui con la sua famigliola e si immerge nel fango, mi dà delle occhiate di sospetto minaccioso e sembra volermi dire: ” Attenzione a far del male ai miei piccoli (- Di qualche  tonnellata – penso io). Il più piccolo dei cuccioli l’ultima volta ha giocato con me. Quando col muso gli ho porto un’alga particolarmente gustosa, l’ha afferrata e mi ha mandato un grugnito di soddisfazione, poi si è messo una ninfea sulla testa per farmi ridere. Avrete capito ormai che mi sento bene inserito nel mio mondo e presto spero di sposarmi . Ho già sentito ( sempre dalle scimmie) che c’è una coccodrillina poco distante da qui: non ha parenti, è molto graziosa e si dice che non le piaccia cacciare.

 

 

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1 risposta a 29 LUGLIO 2013 ORE 08:29 LA MERAVIGLIOSA AVVENTURA DI COCCOBRILLO / RACCONTO DI DONATELLA D’IMPORZANO

  1. nemo scrive:

    “” Pian piano sono diventato anche vegetariano, di quelli che mangiano solo ciò che cade spontaneamente dalle piante “”. Bel ‘programma’, anche per noi. Brava Donatella.

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