26 marzo 2014 ore 22:45 ARIANNA HUFFINGTON –ANTICIPO DEL SUO SAGGIO : CAMBIARE PASSO—PERCHE’ NO AL BINOMIO SOLDI/POTERE—MA SPETTA ALL’UNIVERSO FEMMINILE—

Cambiare passo
RIZZOLI
DA REP. DI OGGI
IL PERSONAGGIO
Nel saggio “Cambiare passo” la donna simbolo dell’editoria online boccia la corsa al binomio potere-soldi.   PERCHE’ Ne anticipiamo un capitolo in cui spiega perché spetta all’universo femminile tentare un’altra strada
Arianna Huffington
“Lavorare meno, lavorare meglio ecco la mia rivoluzione dolce”
Arianna Huffington (nata Arianna StassinopoulosAtene15 luglio 1950) è una giornalistascrittrice greca naturalizzatastatunitense, nota per aver fondato The Huffington Post, uno dei blog più letti ed influenti degli Stati Uniti.
Nel 2005 Arianna Huffington ha fondato un giornale on-lineThe Huffington Post, divenuto ben presto uno fra i più seguiti a livello mondiale.
Tra le varie versioni locali figura anche quella in lingua italiana, con il nome L’Huffington Post, edita in collaborazione con il gruppo l’Espresso e diretta da Lucia Annunziata.

A quanto ci dicono, nulla funziona meglio dell’eccesso. Se una certa dose di qualcosa ci sta bene, una dose maggiore deve andare ancora meglio. Dunque lavorare ottanta ore alla settimana dev’essere meglio che lavorarne quaranta. E si dà per scontato che essere reperibili 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana sia un requisito standard di qualunque lavoro serio; il che significa che dormire meno e fare costantemente più cose assieme è il modo più rapido per fare carriera. Siete d’accordo? È venuto il momento di rivedere queste ipotesi. Quando lo facciamo, si vede chiaramente che il prezzo che paghiamo per questo modo di pensare e di vivere è decisamente troppo alto e insostenibile.
L’architettura della nostra vita dev’essere assolutamente rinnovata e ristrutturata. Ciò che apprezziamo davvero è fuori sincronia rispetto al nostro modo di vivere. E occorrono urgentemente nuovi progetti per riconciliare le due cose. Nell’Apologia di Platone, Socrate afferma che la missione della sua vita è far capireagli ateniesi quanto sia importante prendersi cura della propria anima. Il suo invito senza tempo a entrare in sintonia con noi stessi rimane ancora l’unica ricetta per prosperare veramente. Siamo decisamente in troppi a lasciarci dietro la vita — e anche l’anima — quando andiamo al lavoro. […] Il concetto di successo che va per la maggiore adesso — in base al quale lavorare fino all’esaurimento e al logoramento psicofisico si considera un titolo di merito — , e che ci porta all’annientamento, se non addirittura alla tomba, è stato introdotto dagli uomini, in una cultura dominata dagli uomini. Però è un modello di successo che non funziona per le donne, e in realtà nemmeno per gli uomini. Se vogliano ridefinire il significato di successo, se vogliamo adottare una terza metrica che va al di là del denaro e del potere, dovranno essere le donne a segnare la via, e gli uomini, liberati dall’idea che l’unica strada per il successo sia prendere l’autostrada dell’infarto verso la città dello stress, ci seguiranno riconoscenti sia al lavoro sia a casa. È la terza rivoluzione femminile.
La prima fu guidata dalle suffragettepiù di un secolo fa, quando donne coraggiose come Susan B. Anthony, Emmeline Pankhurst ed Elizabeth Cady Stanton combatterono per assicurare alle donne il diritto di voto. La seconda fu guidata da Betty Friedan e Gloria Steinem, che combatterono — e Gloria continua a farlo — per ampliare il ruolo delle donne nella nostra società e dare loro pieno accesso alle stanze e ai corridoi del potere, dove si prendono le decisioni. La seconda rivoluzione è ancora in corso, come è giusto che sia. Ma non possiamo proprio più aspettare che cominci la terza rivoluzione. Questo perché le donne stanno pagando un prezzo ancora più alto degli uomini per la partecipazione a unacultura del lavoro alimentata dallo stress, dalla privazione del sonno e dal logoramento psicofisico. Il che spiega perché molte donne di talento e molto qualificate, che occupano posizioni di grandissima responsabilità, finiscono per rinunciare alla carriera appena possono permetterselo.
Vediamo come e perché questi costi personali sono insostenibili. Come accennavo nell’Introduzione — ma è fondamentale ripeterlo — le donne che svolgono lavori altamente stressanti hanno un rischio di sofferenza cardiaca superiore di circa il 40% a quello delle colleghe meno stressate, e un rischio superiore del 60% di ammalarsi di diabete di tipo 2 (un collegamento che non esiste per gli uomini, detto per inciso). Le donne colpite da infarto hanno quasi il doppio delle probabilità degli uomini di morire entro un anno3, e le donne che occupano posizioni ad alto stress hanno maggiori probabilità delle altre di diventare alcoliste. Lo stress e le pressioni che si accompagnano a una carriera di alto profilo possono anche causare disordini alimentari nelle donne di età compresa tra i 35 e i 60 anni. Il più delle volte, il dibattito sui problemi che affliggono le donne top manager si incentrasulla difficoltà di conciliare la carriera con l’allevamento dei figli, di “riuscire a fare tutto quanto”. È ora di riconoscere che, di fronte alla struttura attuale dell’ambiente di lavoro, tantissime donne non vogliono arrivare al vertice né rimanerci, perché non vogliono pagarne il prezzo, in termini di salute, di benessere e di felicità. Quando le donne lasciano posti di grande responsabilità, il dibattito si riduce quasi sempre alla contrapposizione binaria tra madre-casalinga e donna in carriera. In realtà, però, quando le donne che occupano posizioni di vertice — o di alto profilo — decidono di andarsene, non è solo per curare i figli, anche se a volte questi prendono il posto del lavoro. […] Stando a un’indagine di ForbesWoman, un incredibile 84% delle donne lavoratrici intervistate dichiara che stare a casa a curare i figli è un lusso finanziario a cui aspirano. Il che la dice lunga sia sulla soddisfazione che ricaviamo dal lavoro sia sull’amore che ci lega alla nostra certamente adorabile prole.
© 2014 RCS Libri S. p. A., MilanoPublished b
Nella foto sopra Arianna Huffington, fondatrice, presidente e direttrice dell’Huffington Post Media Group
FOTO AP
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