premessa:
Brevemente, per chi non sapesse dello stato “di salute” (con cui ha dovuto con-vivere Frida dall’infanzia fino alla morte):
L’INFANZIA
molto liberamente tratto da chiara dal Diario (che sarà pubblicato in fac-simile da Electa, mi pare a maggio) per indicare qualcosa l’infanzia di Frida, anche se mi pare che il Diario riguardi gli ultimi dieci anni della sua vita—
” i danni permanenti alla gamba destra causati dalla poliomielite infantile; l’incidente in autobus a diciotto anni con conseguenze perenni su colonna vertebrale, gamba sinistra e pelvi; l’impossibilità di portare a termine le gravidanze per la compromissione degli organi interni; i rapporti sessuali impediti certe volte dai dolori pelvici; i venti interventi chirurgici a cui è sottoposta nel corso della vita.!”
tratto da un sito dell’editore Abscondita che presenta il libro—(sotto)
nasce nel 1907, a 7 anni ha la poliomelite, l’incidente è del ’25 a 32 anni.
DAL DIARIO:
“Io so già tutto, senza leggere o scrivere. (…) Se tu sapessi com’è terribile raggiungere tutta la conoscenza all’improvviso. (…) Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio. E’ come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi secondi. (…) Io sono diventata vecchia in pochi istanti e ora tutto è insipido e piatto,” scrive al primo fidanzato Alejandro Gómez Arias nel 1926, un anno dopo l’incidente.
Tina Modotti e Frida Kahlo -1928
1932
Guillerme Kahlo: Frida vestita da uomo nel 1926—probabilmente la foto e’ di Tina Modotti, un suo amore.
(news: di Tina Modotti, famosa fotografa, c’è una mostra a Roma in contemporanea a quella di frida Kahlo.)
come un film di Holiwood…lo conosce nel ’28 e accetta di sposarlo nel ’29,
poi. divorziati per richiesta di lui (1939), si risposano mi pare nel ’40, ma questa volta lei pone delle condizioni (vedi art. sg)
Frida Kahlo dipinge a letto, La mia famiglia, 1950. Foto di Juan Guzman
qui siamo intorno al ’25 negli Stati Uniti, dove emigrarono Frida e Diego Rivera dopo la dittatura; il quadro ha il nome di un “Hospital americano” e Frida vi raffigura i tre figli da lei persi.
Albero della speranza sii solido, 1946
foto di Tina Modotti,
“Diego Rivera e Frida Kahlo alla manifestazione del 1° maggio”, 1929
MUSEO AZUL DI FRIDA KALHO
Il Museo azzurro di Frida Kahlo a Coyoacán—qui sotto, notizie storiche su questa città pre-ispanica, a sud di Città del Messico, forse importanti per il mondo “indios” di Frida…
tratto da:
Avete già sentito parlare degli Indios Tepanechi? FRANCAMENTE: “MAI”-(pur con un anno e più di studio sugli Indios del Brasile) –vedrete che saranno lì le simbologie dei dipinti di Frida—chi fa la ricerca? Basta digitare su Google “Indios Tepanechi”—e aspettare…loro arrivano!
DIEGO RIVERA – MUSEO:
chiara–prima vi suggerisco un’immagine delle costruzioni pre-colombiane (prima della scoperta di Colombo-1492) del Messico, perché a noi italiani, “buttando il famoso occhio” sul questo edificio, ci vine subito da dire…( del Museo progettato e costruito da Diego Rivera) :” Ma è una costruzione fascista!”- e–maliziosamente, più o meno, sarebbero anche gli anni!
Museo Diego Rivera Anahuacalli o più comunemente conosciuto come il
Museo de Anahuacalli, u concepito e creato dal muralista Diego Rivera, che, motivato dal suo grande interesse per la cultura messicana nell’arco della sua vita collezionò più di 60 000 reperti preispanici. L’edificio destinato a raccogliere e conservare la collezione, costruito in roccia vulcanica fu progettato dallo stesso Rivera. Il museo fu completato solo dopo la morte dell’artista dagli architetti Juan O’Gorman e Heriberto Pagelson e dalla figlia di Rivera, Ruth.
qui (nel link o collegamento sotto in verde) trovate questa bella rivista online (da cui arriva la poesia della Kahlo—vedi sotto///— sito che hanno titolato “Sagarana”, forse in onore della RACCOLTA DI RACCONTI “SAGARANA” (1946) DI JOAO GUIMARAES ROSA (1908-1967), SCRITTORE BRASILIANO TRA I GRANDISSIMI NEL NOVECENTO.
POESIA DEDICATA A DIEGO RIVERA
Frida Kahlo
Nella saliva
nella carta
nell’eclisse.
In tutte le linee
in tutti i colori
in tutti i boccali
nel mio petto
fuori, dentro
nel calamaio – nelle difficoltà a scrivere
nello stupore dei miei occhi
nelle ultime lune del sole
(il sole non ha lune) in tutto.
Dire “in tutto” è stupido e magnifico.
DIEGO nelle mie urine – DIEGO nella mia bocca
nel mio cuore – nella mia follia – nel mio sogno
nella carta assorbente – nella punta della penna
nelle matite – nei paesaggi – nel cibo – nel metallo
nell’immaginazione.
Nelle malattie – nelle rotture – nei suoi pretesti
nei suoi occhi – nella sua bocca
nelle sue menzogne.
(Poesia tratta della raccolta Lettere appassionate, Abscondita edizioni, Milano, 2002, traduzione di Monica Martignani)
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“I miei quadri sono ben dipinti, con pazienza, non con negligenza. La mia pittura porta in sé il messaggio del dolore. Ritengo che almeno a qualcuno possa interessare. Non è rivoluzionaria. Perché mai dovrei continuare a illudermi che sia militante? Non ci riesco. Dipingere ha arricchito la mia vita. Ho perso tre figli e altre cose che avrebbero potuto colmare la mia vita orribile. La pittura ha preso il posto di tutto questo.”
Ecco un brano tratto dall’autobiografia di Frida Kahlo risalente al 1953, l’anno che precede la morte della pittrice. (QUESTO BRANO E’ POSTO AL FONDO DI “LETTERE APPASSIONATE” DELL’EDITORE ABSCONDITA, MILANO 2002
quello che segue su Frida Kalho è tratto da qui: (come saprete, quello che cercavate sin dall’inizio su qualcosa, se vi va bene, ed è grande successo! lo trovate solo alla fine! Così chiara ed è il seguente sito, è pubblicato nell’art.sg, semai l’aveste visto!
http://www.voltapagina.name/frontespizio%20.jpg
foto intorno al ’50
“Sono molto preoccupata per quanto riguarda la mia pittura, soprattutto perche’ vorrei farla diventare qualcosa di utile. Finora, infatti, sono riuscita solo a esprimere me stessa, ma cio’ purtroppo non serve al partito. Devo cercare con tutte le mie forze di fare in modo che quel poco di positivo che le mie condizioni fisiche mi permettono ancora di fare serva anche alla rivoluzione, l’unico vero motivo di vivere”
(DAL DIARIO, INTORNO AL ’50)
Nel dipinto Il marxismo guarira’ gli infermi Frida immagina Marx come il salvatore che liberera’ il mondo dal dolore e dalla sofferenza, i malati miracolosamente guariti. Un’utopia realizzabile attraverso la fede politica, propagandata con la sua opera artistica.
Il marxismo guarira’ gli infermi, 1954
Nella primavera del 1953 fu allestita la prima mostra personale di Frida Kahlo in Messico e fu un enorme successo. La sera dell’inaugurazione Frida stava molto male ma non voleva mancare al vernissage. Si fece trasportare in ambulanza e portare il letto in galleria, partecipo’ alla festa bevendo e cantando insieme al pubblico. La malattia adombro’ questo momento felice, i dolori alla gamba destra non erano piu’ sostenibili. Nel suo Diario un disegno premonitore, come per esorcizzare la sua piu’ grande paura, raffigura due piedi staccati dal corpo, su un piedistallo, statuari, e da un’unica gamba emergono rami spinosi, senza foglie.
In epigrafe :
Piedi, perche li voglio se ho ali per volare?
Nell’agosto di quell’anno i medici decisero di amputarle la gamba fino al ginocchio.
“Sei mesi fa mi hanno amputato la gamba, mi sembra un secolo di torture e qualche volta sono stata sul punto di perdere la ragione. Ho sempre il desiderio di uccidermi. Solo Diego mi trattiene dal farlo, perché mi sono messa in testa che gli potrei mancare. Me l’ha detto lui e io gli credo. Ma mai nella mia vita ho sofferto tanto.”
Frida Kahlo morì la notte del 13/07/1954 a causa di un’embolia polmonare. La sera prima aveva dato a Diego Rivera il regalo per le nozze d’argento che avrebbero festeggiato il 21 agosto.
Se soltanto avessi vicino a me la sua carezza
come l’aria accarezza la terra
la realta’ della sua persona, mi farebbe
piu’ felice, mi allontanerebbe
dalla sensazione che mi riempie di grigio.
Nulla dentro di me sarebbepiu’
così profondo, così definitivo.
Ma come gli spiego il mio enorme bisogno di tenerezza!
La mia solitudine di anni.
La mia struttura non conforme per disarmonia, per inadeguatezza.
Io credo che sia meglio andare, andare e non scapare.
Che tutto passi in un momento. Magari.
Carissime Chiara e Donatella a tutto quello che avete scritto (con grande tensione) su questa straordinaria artista vorrei aggiungere una curiosità: l’amore che le ha dedicato la città di Barcelona. Un amore che non solo ha manifestato accogliendo spesso nei suoi musei le sue opere, ma anche con la testimonianza popolare. Tra i bellissimi murales dipinti da anonimi artisti di strada che si incontrano nelle strade di Barcelona ve n’è infatti uno dedicato a Frida Kahlo, dipinto in un vecchio abbeveratoio in una stradina vicina a Palau de la Musica nel centro storico.
http://pequenhaciudad.blogspot.it/2012/07/frida-fuente-o-inspiracion.html
http://lostbarcelona.blogspot.it/2012/09/frida-kahlo-en-barcelona.html
Ritrae l’albero della speranza. L’autore (o forse gli autori) è anonimo. Forse si tratta delle due ragazzine ritratte nel piccolo quadro alle radici dell’albero. Sull’altro lato l’autore ha scritto questa poesia.
“Albero della speranza rimani fermo.
E qui ho voluto fare un altare per quegli uomini e donne che vogliono farti visita,
accenderti candele, lasciarti dei fiori, pensarti un poco o pensare un poco a loro stessi…
Volevo anche che non fosse quella di un santo o di una vergine quella che venissero a visitare, ma l’immagine di una donna.
Che ciclica come è la rappresento in un albero con le sue quattro stagioni, nei loro momenti della rinascita, dell’abbondanza, della meditazione e della rivitalizzazione, nel loro ciclo riproduttivo, nel loro ciclo di fertilità e di vita.
E nomino Frida Kahlo, la nostra Frida, che ci ricorda con questa frase di mantenerci tali e quali all’albero della speranza, fermo contro ogni avversità”
ciao bella mg, grazie: magari no, o sì, ti diro’ qualcosa domani…ma quello che conta è quello che ci hai scritto tu, “per tutti noi”, chiara
ciao bella mg, grazie: magari no, o sì, ti diro’ qualcosa domani…ma quello che conta è quello che ci hai scritto tu, “per tutti noi”, chiara
Sì, l’albero della speranza non ci deve fai mancare la sua ombra, i suoi teneri germogli che, chissà, se lo vorremo e se ne saremo in grado, un giorno, che noi non vedremo, darà qualche faticoso e gioioso frutto.
Ho sentito Fabrizio Barca, a proposito di speranza. Certo il suo è un progetto che va al di là dell’immediato e bene ha fatto a non mettersi in concorrenza in questa fase. Non sarà facile coagulare tutti quelli che nel PD attuale non sono soddisfatti di quello che sta succedendo. Paradossalmente, secondo me, gli iscritti rispondono ancora ad una specie di lealtà verso la dirigenza, che leale verso di loro non lo è per niente. Ho sentito dopo l’intervista a Grillo: su tante cose non si può che essere d’accordo, soprattutto se non sono distorte dalla stampa. La cosa che non mi convince per niente è il tipo di democrazia ( non- democrazia) che ha in testa, che sa molto di dittatura, al di là di quello che lui dice.