IL GOVERNO ALLA PROVA
Ue, braccio di ferro Renzi-Juncker
Il premier italiano non indicherà il nome del commissario entro il 31 luglio. Spunta D’Alema, colloquio a Palazzo Chigi Il capo del governo convoca il ministro dell’Economia Padoan. Tensione sulla gestione dei decreti e sulle prossime misure
LAVINIA RIVARA
ROMA .
Renzi non ha cambiato idea e fa sapere che non ufficializzerà il nostro candidato alla Commissione europea «senza garanzie che mister Pesc sia socialista e italiano». E infatti dall’entourage del presidente della futura Commissione, Jean Claude Juncker, trapela una certa irritazione. La maggioranza dei 28 paesi membri – si fa sapere ha designato i propri rappresentanti, l’Italia manca all’appello, nonostante l’invito a farlo entro il 31 luglio. In altre parole è braccio di ferro tra il premier e i vertici Ue e la strada per Federica Mogherini si fa più in salita.
Lo stesso Juncker, in una intervista al giornale lussemburghese Le Quotidien, non nasconde le sue intenzioni: una delle due cariche da decidere al consiglio europeo del 30 agosto, cioè Alto rappresentante e presidente del Consiglio Ue, deve andare ai paesi dell’Est Europa. E su Mogherini è sibillino: «L’Italia è sempre stata molto vicina alla Russia — osserva ricordando l’asse Berlusconi-Putin — che si rimproveri una tendenza diplomatica che viene dalla storia non è un argomento valido contro Mogherini», ma bisogna tener conto «del trauma che, dopo gli eventi in Ucraina, esiste nei paesi dell’Est Europa». Il presidente, secondo fonti lussemburghesi, avrebbe chiesto all’Italia “un piano B”, un nome alternativo. Ma non ha avuto risposta.
Se però alla fine Renzi non dovesse spuntarla e la carica di mister Pesc dovesse andare ad altri, il nome in campo resta quello di Massimo D’Alema, che ieri ha fatto una visita di più di un’ora al premier. I due hanno parlato di riforme, della crisi in Medio Oriente, e Renzi si è soffermato soprattutto sulla sua preoccupazione per la situazione in Libia. Poi hanno fatto il punto sulle nomine Ue. Un chiarimento che viene definito da palazzo Chigi «molto cordiale » dopo l’incontro che l’ex premier aveva avuto con lo stesso Juncker la settimana scorsa, e dopo il sarcastico sms che D’Alema aveva mandato al leader del Pd settimane fa: «Vedo che in Europa mi usi come uomo nero, o meglio rosso, per far passare la tua amica Mogherini». L’uomo nero comunque sembra in partita, come conferma il capogruppo dei socialisti a Strasburgo Gianni Pittella: il nostro candidato è la Mogherini, altrimenti c’è la candidatura di D’Alema, ma «l’unica cosa che non può subire l’Italia — avverte Pittella — è un veto sulla politica estera». In realtà di “piani B” ce ne sono anche altri. Il nome di Enrico Letta era stato fatto da alcune cancellerie europee, e non è tramontato. E per una eventuale commissione Agricoltura il candidato naturale sarebbe l’ex ministro Paolo De Castro.
Ma le tensioni non riguardano solo la Ue o le riforme. Ieri il premier ha incontrato anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Un colloquio di routine, dicono a palazzo Chigi, ma in realtà il capo del governo ha avuto da ridire su un emendamento al decreto competitività che il dicastero ha fatto passare senza avvertire la presidenza del Consiglio. Anche per questo Padoan ha accolto tutto sommato con sollievo la nomina di un team di economisti (tra cui Guido Tabellini) a palazzo Chigi. Gli consentirà di condividere con altri la pesante responsabilità della politica economica.
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