ore 21:55 —MGP— UN RACCONTO-CHE RIDUTTIVAMENTE SECONDO NOI—–HA VOLUTO CHIAMARE : ” CITAZIONI “

mariobardelli, paesaggi umani, olio su tela—anni 80-90

 

 

[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2014/09/Boy-George-and-Culture-Club-DO-YOU-REALLY-WANT-TO-HURT-ME.mp3|titles=Boy George and Culture Club – DO YOU REALLY WANT TO HURT ME]

 

CITAZIONI   di MGP

 

 

VI PARLERO’ DELLA VERITA’ “ annunciò dall’alto con la voce potente dell’oratore.

“ LA VERITA’, QUELLA LUNGA NETTA CHIARA SEMPLICE INFLESSIBILE INDISCUTIBILE LINEA RETTA, SU UN LATO DELLA QUALE IL NERO E’ IL NERO E SULL’ALTRO IL BIANCO E’ BIANCO.” Arricciò le labbra in avanti, con soddisfazione e fece un piccolo schiocco, come un bacio.
Qualcuno lo chiamava il nuovo filosofo, altri il sapiente, l’imbonitore, il sofista, il parlatore, nessuno sapeva bene chi fosse. Era un maestro di retorica. L’arte del discorrere era per lui un esercizio naturale come per un musicista suonare il suo strumento o per un acrobata camminare sul filo davanti agli spettatori immobili, pieni di gratitudine.

Era l’avvocato del diavolo, così lo chiamavano da ragazzo e se ne vantava. Ogni disputa era una gara, l’unica prova per stabilire chi aveva ragione e chi torto. E non c’era alcun dubbio, era lui il vincitore. Poteva servirsi di premesse false, poteva esagerare le affermazioni dell’avversario o rovesciarle pur di difendere le proprie; poteva usare ogni gioco dialettico, ma doveva vincere. E ancora avrebbe voluto combattere e colpire e parare colpi come in una vera lotta, ma quelli erano là e volevano credere, sapeva bene quanto “ognuno preferisca credere che giudicare”.

 

Guardava con lo sguardo fermo la folla raccolta in fondo alla piazza, muta fra il posteggio e i giardini, in parte sotto i portici o affacciata ai balconi, non vedeva che teste una sopra l’altra. Rispondevano in coro ai suoi richiami, un altro “oh oh” accompagnava l’ennesima citazione.

NON SIAMO CHE NANI ISSATI SULLE SPALLE DI GIGANTI. TUTTO E’ GIA’ STATO SCRITTO. A NOI UOMINI MODERNI NON RESTA CHE TRADURRE, RIPETERE, CONFERMARE CIO’ CHE I GRANDI HANNO GIA’ DETTOAncora spinse le labbra in avanti poi raccolse i liquidi all’interno della bocca e deglutì vistosamente.NON C’E’ DA ESITARE, NON CI SONO DIGRESSIONI DA FARE,  L’UOMO DEVE TIRAR DIRITTO PER LA SUA STRADA COME UN MULATTIERE NEL CONDURRE IL SUO MULO, TUTTO DI UN FIATO, SENZA MAI VOLGERE IL CAPO, O VOLTARE A DESTRA O A SINISTRA (…) EVITARE DI ACCOMPAGNARSI A QUESTO O A QUELLO LUNGO IL CAMMINO E DI FARE CINQUANTA DEVIAZIONI.  NON CI SONO VERSIONI DA CONCILIARE, ISCRIZIONI DA DECIFRARE, PANEGIRICI  DA  ATTACCARE A QUESTA PORTA, PASQUINATE  DA ATTACCARE ALL’ALTRA. LA VERITA’ E’ COLEI CHE NON E’ NASCOSTA, E’ IL CUORE CHE NON TREMA.”

 

Aletheia, la dea, la sola in grado di distinguere il vero dal falso, aveva scelto lui fra i molti. Per questo il suo cuore non tremava più da molto tempo e la stagione in cui si danno convegno tutte le possibilità della vita, se pur c’era stata, non aveva lasciato segni visibili. Non un tratto di incertezza, né più alcun bisogno di rassicurazione, né richieste da fare, non c’erano che affermazioni da proclamare ad alta voce. Parole ben scandite una dopo l’altra, lunghe frasi resistenti come elastici che si allungavano all’esterno con l’illusione di cercare fuori una risposta che in realtà era già pronta e di ritorno diventavano lacci robusti per le braccia e le gambe. Una vera camicia di forza dalla testa ai piedi. Una collezione di no cresciuti sotto il sigillo dei principi. I progetti inghiottiti da verità fondamentali e i sogni?. . . . mutilati come cadaveri, spazzati via da modelli eterni, una costruzione alta come la torre di Babele nella quale egli abitava protetto da un vero esercito di prodi costretti a difendere a loro insaputa i basamenti della fortezza dagli assalti nemici.

LA DISUBBIDIENZA ALLA LEGGE, NON PUO’ ESSERE IMPEDITA DA NESSUNA LEGGE. E’ UNA PIANTA CATTIVA DA SRADICARE. Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. “ si accaniva a ripetere e mentre parlava, tirava la bocca ai lati e riuniva poi le labbra lunghe e sottili schiacciandole l’una contro l’altra.

Non gli era rimasta memoria di disubbidienze o di eccessi,  l’esistenza si consumava lì in quel suo ostinato ripetere. E anche il dolore, raccolto dalle parole, si esauriva nelle risonanze di un’altra citazione.

LA VERITA’ STA IN UN PICCOLO E DELIMITATO AMBITO, MA L’ERRORE E’ IMMENSO. Immenso e insopportabile come la colpa, come il vizio. Eppure era stato avvertito, quando era ancora un bambino, proprio all’inizio, e già non ascoltava. Era insopportabile il sapore amaro del dubbio, insidiosa l’ombra di malinconia che vedeva passare velocemente da una stanza all’altra, immenso il labirinto della conoscenza e la paura di essere trascinato là dentro.

Era stato avvertito e il segnale è dato una volta sola.

Giungeva come un ordine dalle pagine del libro “dovrai sperimentare tutto… non hai sempre voluto sperimentare tutto in tutti i modi?” Ed ecco che già accettava elogi e incarichi. – Un’intelligenza non comune – dicevano – e che memoria! Diventerà un centauro filosofico – E poi il discorso di fine anno e il primo articolo sul giornale, è fatta, era ormai troppo debole l’ammonimento della Dea “Avresti dovuto tener conto delle apparenze”. L’inganno genera inganno, la storia procede e chi potrà più trovare i granelli di verità sepolti sotto quei mucchi di parole?
Era troppo pericoloso quel cercare sempre, avrebbe potuto perdersi; erano troppi i dubbi, gli inganni, troppe le verità, ne voleva una sola, una finzione risolutiva.
Un errore? La colpa di aver trovato un rimedio definitivo là dove non c’è?

L’ERRORE E’ COSA BUONA FIN QUANDO SI E’ GIOVANI, MA GUAI A TRASCINARSELO DIETRO NELLA VECCHIAIA sentenziò per l’ultima volta.

 

Un’acclamazione di riconoscenza salì dalla folla, molte braccia si agitarono in alto e ì drappi al vento. Rispose con un gesto della mano e un cenno del capo mentre con la lingua cercava di raccogliere la saliva distesa su una linea bianca di schiuma in un bordo da un lato all’altro lato della bocca.

 

 

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