ore 22:37 MIEI BAMBINI E PRODI, E LE PRODESSE POI!,…MA FUOR DI RETORICA, VI PRESENTO UN RACCONTO “FELICE”.

 

 

 

 

Punti e virgole  di    donatella d’Imporzano

 

 

 

 

Silvia era una bella bambina di sei anni, amava giocare ma le piaceva anche andare a scuola.  Il primo giorno era stato divertente, con tutti quei cartelli con le figure alle pareti e la maestra che faceva pronunciare ai bambini le lettere dell’alfabeto. Quando però si era cominciato a scrivere, erano venute per lei le difficoltà. Le piacevano le vocali, praticamente tutte. Era felice quando la maestra dava da fare  pagine e pagine di  piccole gambe per le a e per le e. Anche il minuscolo braccio della o non le dispiaceva e quando ne aveva fatto qualche pagina, se la guardava tutta contenta, come un pittore ammira la propria opera. La o era la sua lettera preferita perché le ricordava suo zio  materno, grasso e simpatico, con un buffo ciuffo sulla fronte. Invece non amava le consonanti e non riusciva a capire perché ci fosse bisogno di quelle antipatiche, soprattutto quando ce n’era più di una insieme. Odiava gli gnomi, gli gnocchi, i soqquadri e i taccuini, per non parlare delle zampogne  e dei ragni.  Ma la vera tragedia  scoppiò quando sopraggiunsero nella sua faticosa formazione i punti e le virgole. I punti non volevano fissarsi alla carta e scappavano da tutte le parti. Alla sera, quando andava a dormire, finivano nel suo letto e la tormentavano come punte di spilli. Si girava e si rigirava, cercando di addormentarsi, ma non c’era verso. Sua madre aveva comprato una grossa calamita, come quelle che usano le sarte  e tutte le sere le ripassava il letto, ma non c’era nulla da fare: quei maledetti punti si infilavano nella trama delle lenzuola, perfino nelle coperte. Quelli nascosti nel cuscino le pungevano gli occhi e lei si svegliava piangendo. Le virgole, da parte loro, non erano meno perfide: apparentemente più docili dei punti, stavano per un attimo sulla carta, ma poi svolazzavano tutt’intorno e le finivano, come tanti piccoli uncini, nei capelli. La mamma la pettinava con un pettine fittissimo, come quello che si usa per i pidocchi, ma a tirarle via erano dolori.

Con l’aiuto della maestra, a cui non era mai capitato un caso così difficile, Silvia scrisse pagine e pagine di punti e di virgole, prima separatamente, poi insieme come due punti e punto e virgola. Dallo sforzo e dalla tensione le scoppiò il morbillo e la varicella in un sol colpo. Finalmente con quegli strani segni sulla pelle, Silvia sembrò quietarsi un poco. Adesso i puntini erano diventati qualcosa di suo, le si erano disegnati su tutto il corpo, le davano un po’ di prurito, ma non era niente rispetto alle punture di prima. Stette a letto due settimane, coccolata dal papà e dalla mamma. Appena si fu ripresa volle riprendere in mano il sillabario e scoprì che esistevano anche i punti interrogativi e quelli esclamativi. La piccola barra del punto esclamativo teneva fermo il puntino maligno; il ricciolo ad uncino del punto interrogativo riusciva ad accalappiare quella malvagia nullità. Per le virgole non trovò un rimedio vero e proprio, semplicemente le evitava. Quando tornò a scuola era completamente guarita. La maestra pensò che la cura massiccia di pagine e pagine di puntini e di virgole le avesse fatto un gran bene . Quando  fece fare dei pensierini in classe rimase stupita dalla fluidità dello scrivere di Silvia: le parole scivolavano con un giusto ritmo una dietro l’altra, senza essere interrotte da inutili virgole.  Le esclamazioni e le interrogazioni rendevano estremamente  divertenti delle frasi in genere  insulse. Silvia si appassionò talmente alla scrittura che non smise più. Da grande fece la scrittrice, ebbe un grande successo e tutti i giovani scrittori imitarono il suo stile.

 

 

 

non vi pare che sentire le tante chiacchiere degli strumenti, che ci sono anche in questa versione per flauto //originalissima anche perché suona solo l’inizio…, sia il miglior commento a questa “fabula” dolce-amara-dolce?

https://www.youtube.com/watch?v=8r4xEKGMIss

 

 

 

magari qualcuno avrà voglia di sentirsi intero il primo tempo (l’Allegro) di questo brano che con suprema modestia Mozart ha chiamato “Serenata. Una piccola musica notturna”.

Sul quartetto che la suona, sono indecisa sui quattro o cinque fiocchi…mi direte voi! Grazie, chiara.

https://www.youtube.com/watch?v=CDNENgxTJuM

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