“QUEL CHE RESTA DELL’ITALIA”
CHIARA: non ho letto niente del numero, come potete immaginare, ma da tempo sono piu’ attratta da chi mostra le cose buone che abbiamo. Queste non significa non vedere “i disastri ambientali, morali, costituzionali, dello Statuto dei lavoratori ecc ecc.” , ma se non puntiamo sul positivo che c’è e che, stranamente rimane molto nascosto, pochissimo giornali ne fanno un riferimento preciso…Moralmente sono convinta che per lottare dobbiamo trovare dei dati di fatto, che possono anche riguardare parzialità del nostro paese, ma per riuscire ad estenderle, per prima cosa dobbiamo ritrovare una nostra, pur parziale che sia “dignità”. Sapere che possiamo contare qualcosa, magari in un giardinetto piccolo come fanno in tanti, di cui un poco ho cercato di darvi notizia: “un poco”, ma tutto quello che ho trovato ve l’ho reso noto, si capisce a chi interessa e magari legge qualcosina di quello che pubblichiamo–
“Il problema della rappresentivita’” è certamente il maggiore problema della nostra democrazia. Non a caso da anni è la bandiera sollevata da Maurizio Landini. A mio, non modesto, ma modestissimo parere è un problema che riguarda non l’Italia in quanto noi e basta, ma prima di tutto l’intera Europa e forse il mondo se pensiamo alla funzione del Fondo Monetario Internazionale con i suoi alleati che in questo momento. La Grecia quale rappresentatività ha avuto? Temo che abbia ancora la cosiddetta troika insediata sul suo territorio a dire al governo: “questo sì, questo no”. E per sprofondare nel nulla che non conosco: “che rappresentatività avra’ avuto e avra’ la comunità negra, nella famosa democrazia americana da tutti riconosciuta!, se con tranquillità un poliziotto spara su un ragazzo e non è neanche inquisito.- Saprete anche del video trasmesso non so dove, in cui si vede un ragazzino che ha una pistola giocattolo, il poliziotto gli intima di alzare le mani, il ragazzino non lo fa ossia non ubbidisce ad un’autorità, e il poliziotto lo uccide—
adesso:
Vi riporto due commenti degli ultimi giorni di Donatella D’Imporzano:
1. Il calo dei votanti penso che si poteva prevedere con molta facilità. Perché si dovrebbe andare a votare quando ti hanno dato la certezza che non conti nulla e te la ribadiscono ad ogni istante? Forse solo davanti ad un’avanzata della destra ( che tra l’altro sta avvenendo ) le persone politicamente oneste andrebbero a votare per il male minore. D’altra parte , con l’Italicum, non interessa a nessuno che le persone esprimano il loro parere: abbasseranno ancora di più la soglia per potere entrare al Parlamento e quindi, chi se ne importa se chi non è d’accordo non va a votare. Meglio così, un ostacolo in meno verso il potere, nella sua forma più antica e assoluta, alla faccia del nuovo che avanza!
2. Il problema di fondo della politica italiana è la mancanza di rappresentatività della stragrande maggioranza dei cittadini, che si sentono esclusi e vedono lontanissimi da loro i “politici” che magari hanno votato alle precedenti elezioni. Quelli dello ” zoccolo duro” della sinistra, che finora hanno in qualche modo fatto da scudo all’avanzata della destra, andando sempre disciplinatamente a votare, anche senza entusiasmo e che hanno permesso a Renzi di declamare in continuazione il mantra del 41%, totalmente falso, probabilmente si sono stufati di essere presi a calci sui denti e preso atto dell’indegnità del quadro politico che dovrebbe rappresentarli, come estrema forma di protesta hanno deciso di non votare nessuno.
Spetterebbe ora ai politici e alle persone che considerano la politica una tra le più degne attività dell’uomo farsi avanti e spezzare questo baratro in cui stiamo affondando.
QUEL CHE RESTA DELL’ITALIA
QUI TROVATE IL PROGRAMMA E GLI ARTICOLI DELLA RIVISTA NONCHE’ UNA “QUALIFICAZIONE ” DEL LAVORO DI LIMES DAL 1993
Quarta di copertina
Limes dedica il penultimo volume dell’anno alla crisi politica, istituzionale e morale – oltre che economica – in cui versa il nostro paese, la cui natura appare ormai strutturale.Il numero si apre con una lunga intervista a Romano Prodi, in cui l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea analizza gli errori nel processo di costruzione della moneta unica, evidenziando altresì le ragioni dell’attuale isolamento italiano in Europa.La prima parte del numero, “Noi nel mondo senza ormeggi”, ripercorre poi la progressiva perdita dei tradizionali riferimenti della politica estera italiana e sottolinea il conseguente smarrimento strategico del paese, stante l’incapacità di creare nuove alleanze altrettanto solide. Si segnalano qui gli articoli di Dario Fabbri (“Amiamo tanto l’America da non accorgerci che le siamo indifferenti”), Heribert Dieter (“Quale Italia vuole la Germania”) e Rosario Aitala (“Le cause del male, le sfide del rilancio”), oltre a un’intervista a Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla sicurezza della Repubblica (“Dalla Libia allo Stato Islamico, la storia ci presenta il conto”).L’ampia seconda parte, “Il cavallo non beve, le mafie sì”, si sofferma su alcune proposte per rilanciare l’Italia e sul crescente ruolo delle organizzazioni criminali, la cui infiltrazione nel tessuto economico, istituzionale e sociale italiano ha superato il livello di guardia, minando così le chance di riscatto del paese. Segnaliamo qui i contributi di Brunello Rosa e Raffaele Cantone (“Per crescere serve abbattere la corruzione”), Alessandro Pansa (“All’Italia serve una politica industriale per non fare la fine dei Buddenbrook”), Isaia Sales (“La mafia come metodo e modello”) e Simona Melorio (“Politici e imprenditori: radiografia della camorra casalese”).La terza e ultima parte, “Italia e Svizzera: una barriera alpina?”, si concentra sul rapporto con la vicina Confederazione elvetica, al momento caratterizzato da gravi difficoltà, ma anche da notevoli opportunità di sviluppo. In questa sede si evidenziano i saggi di Remigio Ratti (“2016: la rivoluzione di Alptransit”) e Mauro Guerra (“Non più spalloni: il futuro delle banche ticinesi è nei servizi”).Nella sezione “Storie di Limes”, un articolo di Antonio Pennacchi (“Ajmone Finestra e il piano regolatore di Latina”) e un racconto storico di Roberto Festorazzi (“Il Duce non deve morire!”).Chiudono il numero le carte storiche selezionate e commentate da Edoardo Boria.Limes, rivista italiana di geopolitica, diretta da Lucio Caracciolo, è stata fondata nel 1993 e si è ormai affermata come uno dei più influenti e autorevoli luoghi di riflessione geopolitica in Europa.A differenza di altre riviste di geopolitica, Limes si basa sull’incrocio di competenze e approcci molto diversi. Ad essa collaborano infatti studiosi (storici, geografi, sociologi, politologi, giuristi, antropologi eccetera) ma anche decisori (politici, diplomatici, militari, imprenditori, manager eccetera), in uno scambio aperto di opinioni e in una feconda contaminazione di approcci. Salvo le opinioni apertamente razziste, in quanto tali avverse a un dibattito aperto e paritario, tutte le idee politiche e geopolitiche hanno pieno accesso alla rivista.Essa si fonda infatti sul confronto contrastivo di rappresentazioni e progetti geopolitici diversi o anche opposti. L’essenziale è che essi siano riconducibili a conflitti di potere nello spazio (terrestre, marittimo, aereo), e che siano quindi cartografabili.L’uso di cartine geopolitiche è quindi essenziale per sviluppare il confronto, e su Limes infatti la cartografia abbonda.
I discorsi e le discussioni sulle cause della crisi politica interna italiana (ed europea) mi danno l’immagine di una folla che si affanna a rimestare una zuppa cambiando di volta in volta gli ingredienti ma non si accorge che sotto il pentolone il fuoco è spento.
L’hanno spento il potere finanziario e coloro che, anche in Italia, hanno contribuito e contribuiscono a rafforzarlo:
https://www.youtube.com/watch?v=ocjAb_V4pgM&feature=youtu.be
Romano Prodi è stato consulente finanziario (insieme a Mario Draghi e Mario Monti) della Goldman Sachs.
http://it.wikipedia.org/wiki/Goldman_Sachs
Cioè quella che tra le più importanti banche di investimenti è stata responsabile (insieme ad altre banche poi lasciate fallire, come Lehman Brother) della crisi finanziaria del 2008. Una di quelle banche definite troppo grandi all’interno delle rispettive economie perché possano fallire e che quindi devono necessariamente essere salvate con l’intervento pubblico (= soldi dei contribuenti).
http://www.intermediachannel.it/il-salvataggio-di-aig-o-quello-di-goldman-sachs/
http://www.economy2050.it/goldman-sachs-mf-global-nessun-reato-vertici-finanza-americana/
Romano Prodi, insieme a Mario Draghi e Mario Monti, ha fatto parte di quella fitta schiera di economisti neoliberisti che sono passati da responsabilità pubbliche a ruoli di vario genere all’interno delle banche d’affari influendo poi sulle scelte politiche dei loro paesi. E’ il noto fenomeno delle “porte girevoli”.
Non si parla più di separazione dei settori bancari e le banche possono continuare indisturbate la loro corsa alla speculazione finanziaria, che è certo più redditizia della concessione di credito alle imprese o alle famiglie.
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-11-21/le-banche-perdono-pelo-ma-non-vizio-064016.shtml?uuid=
Recentemente i governi europei hanno approvato il “ESM” (European Stability Mechanism, MES Meccanismo Europeo di Stabilità), un programma di finanziamento permanente di salvataggio delle banche, che rappresenta un ulteriore ‘cappio’ che lega gli Stati alle esigenze del settore bancario.
http://www.leggioggi.it/allegati/testo-del-trattato-mes-meccanismo-europeo-di-stabilita/
http://www.catenaumana.it/cosa-e-il-mes-e-come-funziona-leggi-questo-articolo-per-capirlo/
Senz’ altro tutto vero e denso di ‘ombre’ e poche luci …. ma che fare ? La rivoluzione mondiale, forse qualcuno suggerirà (dopo quella personale, naturalmente ….. aggiungerei io ). Ma, in questo caso, la penso come ebbe a dire De Gaulle : ” Vaste programme … “.
scritto due repliche saltate, ciao a te e a Marisella, chiara