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Grecia, Merkel: “Se fallisce l’euro, fallisce l’Europa”. L’Europarlamento chiede summit straordinario

Grecia, Merkel: "Se fallisce l'euro, fallisce l'Europa". L'Europarlamento chiede summit straordinario

 

 

(ap)Il presidente Juncker si rivolge direttamente ai cittadini greci, attaccando il comportamento del governo ateniese: “Hanno vinto i tatticismi e i populismi, ma l’Eurozona non è una partita a poker”. La Cancelliera apre a “trattative dopo il referendum”.

La Casa Bianca chiede di rinegoziare il debito:


” QUESTA E’LA PROPOSTA DEL

GOVERNO GRECO ” (blog)


di GIULIANO BALESTRERI e RAFFAELE RICCIARDI

 

MILANO – Dopo il caos, gli appelli perché la crisi greca si risolva senza la rottura dell’Eurozona. Da Berlino e Bruxelles arrivano chiare voci nella direzione dell’unità della moneta europea, anche se non mancano le accuse al governo di Atene, responsabile – a detta dei creditori – dell’attuale situazione disperata. “Se l’euro fallisce, l’Europa fallisce”, rilancia oggi la cancelliera tedesca Angela Merkel, che auspica “un compromesso” tra il governo ellenico e i partner internazionali. “La prospettiva resta quella di un’Eurozona a 19 membri”, fa eco il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, rigettando quindi l’idea di un ritorno alla dracma per l’economia greca. Anche i parlamentari europei si attivano e la conferenza dei capigruppo Ue approva a larghissima maggioranza la richiesta avanzata da Gianni Pittella a Jean Claude Juncker, di tenere nelle prossime ore un Eurosummit straordinario. Proposta “non convincente”, per Angela Merkel. Anche Alexis Tsipras si muove per chiedere una proroga del programma di aiuti fino al referendum del 5 luglio, dopo il quale riprendere le trattative in base alla volontà del popolo greco.  

Grecia, Juncker: “Non è una partita di poker, qui vinciamo o perdiamo tutti”

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“Sono molto rattristato dallo spettacolo che ha dato l’Europa sabato scorso“, quando è saltato il tavolo di trattative tra Grecia e creditori e il premier ellenico, Alexis Tsipras, ha indetto la consultazione popolare sul pacchetto predisposto dai creditori: “Egoismi e giochi tattici e populisti hanno avuto la meglio”. E’ uno dei passaggi della conferenza stampa che lo stesso Juncker ha tenuto per raccontare la sua versione dell’avvitamento della crisi, in risposta al discorso che Tsipras ha tenuto ai suoi cittadini, annunciando il voto. “Voglio che l’Eurozona resti a 19 membri”, ha aggiunto Juncker, “e che sia chiaro che nell’Eurozona non ci sono una democrazia contro 18 o 18 contro una”. Ma Juncker non ha lesinato le critiche dirette al governo greco, reo di “aver rotto unilateralmente le trattative, spezzandole con una richiesta di referendum e spendendosi perché il popolo greco dica no” alla proposta di accordo.

Il presidente della Commissione ha voluto difendere il lavoro suo e del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, dicendo che le critiche rivolte loro sono immeritate. “L’Eurozona non è una partita di poker, si perde o vince tutti quanti”. Juncker ha elencato le concessioni – di metodo (ad esempio l’abbandono della Troika in favore del Brussels group) e merito (l’assenza di tagli a retribuzioni o pensioni nel pacchetto dei creditori) – fatte ad Alexis Tsipras, che però non le ha colte. “Abbiamo lavorato a un pacchetto socialmente più equo e mi aspettavo che anche il governo greco lavorasse in questa direzione”, ha rinfacciato ancora a Syriza, ricordando poi che “loro stessi potrebbero presentare altre misure, purché i conti tornino”. Rivolgendosi direttamente al popolo greco, ha ribadito che “nel nostro piano non c’era stupida austerità”. I greci “devono sapere che la porta è ancora aperta, devono sapere la verità”, ha spiegato invitando i “leader greci a prendersi le proprie responsabilità, come hanno fatto quelli irlandesi o portoghesi”. Da parte dei creditori, “non ci saranno altre proposte, le abbiamo già fatte”, ha aggiunto ancora svelando che – in caso di intesa – i partner erano pronti “a discutere misure sul debito e nuovi aiuti dall’autunno”. Infine, l’appello a “votare sì” al referendum del prossimo 5 luglio: “Un ‘no’ al referendum, sarebbe un ‘no all’Europa’”. Concetto ribadito via Twitter dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che prospetta un “derby tra euro e dracma” alle urne, e non tra “Juncker e Tsipras”.

In Germania, Merkel ha convocato tutti i capi di partito per fare il punto della situazione. “Il cancelliere continua a essere disponibile a colloqui con il premier greco, se questi lo desidera”, ha spiegato il portavoce Steffen Seibert aggiungendo che Berlino “rispetterà l’esito del referendum” indetto dal Parlamento ateniese. La stessa Merkel ha poi sottolineato che “l’euro è più che una valuta” e che per la sua difesa ci vuole “solidarietà e responsabilità”. Ancora, “l’Europa deve essere in grado di trovare un compromesso di fronte ad ogni sfida”, ha spiegato dalla celebrazione dei 70 anni della Cdu. La leader tedesca ha ricordato che “la Grecia ha ricevuto un’offerta generosa”, ma ad Atene “non c’era la volontà di un compromesso”; restano comunque aperte le porte per “trattative dopo il referendum”. In Spagna, il ministro dell’Economia, Luis de Guindos, ha ribadito che il Paese è “blindato contro i rischi di contagio”. Il presidente francese, Francois Hollande, invece, ha attaccato Tsipras: “Deploro la scelta di Atene e eravamo vicini a un accordo”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche i socialdemocratici tedeschi, secondo cui la scelta di tenere un referendum “è inaccettabile”.

Anche il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, si è appellato al “popolo greco perché voti ‘sì’ al referendum. Due ore fa mi ha chiamato Tsipras e ha detto che sottoporrà a quesito il documento proposto all’Eurogruppo del 25 giugno. Spero che il popolo voti a favore”, ha detto. Il numero uno dell’Europarlamento ha chiesto di “fermare gli orologi” fra il momento in cui scade il programma di aiuti alla Grecia, domani sera, e il referendum di domenica prossima. Dal canto suo, il premier greco ha domandato una proroga di un mese al programma di aiuti “per poter svolgere il referendum in un clima calmo e positivo che consenta al popolo greco di prendere questa cruciale decisione senza pressioni esterne. I negoziati riprenderanno il 6 luglio, con l’obiettivo di raggiungere subito un accordo in linea con la decisione del popolo greco”.

Le dichiarazioni dei massimi esponenti dell’Unione seguono una mattinata che si era tinta di giallo, in quel di Bruxelles. Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, in un primo momento aveva annunciato che il presidente Juncker – che ieri ha pubblicato il piano proposto alla Grecia dai creditori internazionali – avrebbe fatto “alcune nuove proposte”. A stretto giro, però, è arrivata la smentita ufficiale, poi confermata in conferenza stampa. Una dimostrazione del fatto che in Europa convivono due anime profondamente diverse: tra un lato le colombe, dall’altro i falchi del rigore, al lavoro – secondo diversi rumor – per far cadere il premier greco.

La speranza di fondo è che le parti si avvicinino il più possibile prima di domenica, ma nel frattempo i mercati crollano. “Siamo a pochi centimetri dall’intesa – ha detto ancora Moscovici – mi auguro che il governo sostenga il sì al referendum di domenica”. Un’ipotesi che al momento pare irrealistica. Il premier Tsipras ha chiesto ai cittadini di affossare il piano dei creditori e ieri, dopo un duro attacco alla Bce che ha deciso di non aumentare la liquidità di emergenza alla banche greche, ha deciso di chiudere gli sportelli per 6 giorni e fermare le contrattazioni alla Borsa di Atene.

In campo è tornata direttamente anche la Casa Bianca: il segretario di Stato degli Usa, Jack Lew, ha chiesto di valutare con attenzione la ristrutturazione del debito greco, a patto che Atene prosegua sulla strada delle riforme. Un messaggio colto al volo dal Commissario Ue agli Affari economici, Moscovici, che gioca il ruolo della colomba: “Bisogna trovare un compromesso. La porta per il negoziato è aperta. Io sono per una Grecia riformata nell’Eurozona, senza austerità”. Anche il presidente Usa, Barack Obama, è intervenuto telefonicamente con Hollande invitando la ripresa del dialogo.

La situazione nel Paese è drammatica. Con il via ai controlli sui capitali e un tetto di 60 euro sui prelievi ai bancomat (ma nessuna soglia per le carte emesse da banche straniere), la Grecia è in ginocchia e rischia di affossare l’intera Eurozona. Il ministro delle Finanza, Yanis Varoufakis si appella così ai governi “perché scongiurino il disastro”, ma i partner europei non sembrano troppo preoccupati. In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan mostra tranquillità: “Non siamo nel 2011, le istituzioni hanno armi per combattere la speculazione. Non c’è nessun rischio per il debito italiano”.

RepTv News, Livini: Juncker a sorpresa contro Tsipras “traditore”, la Grecia è sola

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29 giugno 2015

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