Siria e Medio Oriente, per Obama e Putin è l’ora della verità
di Alberto Negri con un articolo di Antonella Scott Cronologia articolo
28 settembre 2015 Commenti (3)

L’incontro Obama-Putin è forse il più drammatico degli ultimi anni tra Est e Ovest: la sfida è globale ma Siria e Medio Oriente sono la questione più bruciante. Siamo al momento della verità anche per gli Usa e l’Occidente per tentare di contenere, se non fermare, la destabilizzazione più pericolosa e insidiosa per l’Europa dai tempi della seconda guerra mondiale. L’Unione europea di fronte all’emergenza profughi perde i pezzi e si domanda se ha un futuro ma anche gli Stati Uniti, nonostante l’entrata in campo dei francesi, lasciano i loro alleati tramortiti sul campo: l’Iraq, di fronte all’avanzata del Califfato, sta cooperando con Russia e Siria, oltre che con l’Iran, un risultato assai negativo per chi aveva occupato il Paese nel 2003.
Ma l’evoluzione era fatale: il Califfato è nato in Iraq, non in Siria, e gli Usa non hanno fatto quasi nulla per sloggiare l’Isis da città importanti come Mosul e da un terzo del Paese. E hanno fatto poco anche per sostenere i curdi che sono scesi in guerra contro i jihadisti, anzi li hanno quasi abbandonati al loro destino. È chiaro che chi vuole sopravvivere nella regione si rivolga ad altri.
Gli Usa accusano Putin di voler distrarre l’attenzione dall’Ucraina e dall’annessione della Crimea ma Mosca ha fatto un passo avanti con il recente accordo tra Kiev e Mosca sul gas. Un problema comunque non elimina l’altro e quello più urgente è il Medio Oriente.
Gli Usa hanno una responsabilità diretta. Se non ci fossero state le guerre insensate di Bush junior in Iraq ed Afghanistan, oggi non ci sarebbe l’Isis e se Israele avesse fatto realmente passi concreti verso i palestinesi, oggi avremmo un focolaio di crisi in meno.
Non c’è solo la guerra in Siria, Iraq e Libia, accompagnata dal dramma dei profughi, ma la metastasi di una regione che rischia di travolgere Turchia, Libano, Egitto, Giordania, mescolando terrorismi, guerre civili e il collasso di interi stati. Una destabilizzazione che si aggiunge a quella della penisola arabica, con la guerra in Yemen, e a quella africana, dal Corno d’Africa al Golfo di Guinea.
Questa volta il pungente commento del presidente del Consiglio Matteo Renzi sull’intervento francese in Siria e il pericolo di una “Libia bis” ha colto nel segno: la crisi di credibilità occidentale è generalizzata. E i bombardamenti aerei, come abbiamo già visto, non bastano a risolvere il problema e forse l’aggravano. Serve un’ intesa internazionale con l’egida dell’Onu, dopo avere messo d’accordo gli attori regionali, e una missione militare sul terreno affidata a un comando sovranazionale che non dia l’impressione di essere il solito intervento di stampo coloniale o dettato da interessi particolari. Saranno capaci questi due leader di trovare l’inizio di una soluzione?