p. 22:31 ” …Questa fiera di colori organizzata da loro e festa e maschere e pitture sul viso…” —solita chiara/ solito “libro che non c’è”/ solito pezzetto dal cap. 10 che, temo, mai finirà! ciao notte

 

 

 

10.  1

Ora avevo davanti il Professore che si comportava differentemente dalla mia Judith  (analista in Brasile)

 


Questa è la ricostruzione del lavoro dei miei due analisti

che faccio oggi,

nel periodo mentale ed

emotivo della mia vita attuale, anche in funzione dei problemi che mi toccano,

tesa ad utilizzare al massimo gli aiuti del Professore

per trovare una sia pur parziale soluzione.


Una volta trovata una breccia, poi, sempre continuando l’impegno della ” buona volontà”, le soluzioni camminano da sé aprendosi ogni volta più brecce.

 

 

Se si tratta di

problemi profondi come questo che mi ha fatto tornare in terapia con il Professore

(lo accenno appena: imparare a difendermi con efficacia trasformativa dell’ambiente, quel tanto necessario ad una sopravvivenza buona alla salute),

 

 

emozioni inconsce e consce che mescolano basso basso,


le figure di mio papà e mio mamma si muovono dall’equilibrio raggiunto,

in un certo qual modo si rimescolano tra loro

e con altre figure presenti nel mio cuore,

fino a rendersi irriconoscibili rispetto a come si presentavano prima,

anche se li intuisco dai sentimenti che provo.


Sembrano voler inaugurare un carnevale a cui invitano tutte le caselle occupate della mia mente

e si organizzano per un superamento delle leggi che regolano il mondo interno,

senza per questo mai spezzarle,

(un carnevale) che sembra di una certa durata.

 


Ho comunicato subito ai miei genitori che avrei tirato fuori dall’oblio,

questa mattina,

la figura di Judith e del Professore

per dire cosa avevo capito del loro lavorare con gli psicotici.


I miei genitori sanno ormai da tempo che se lavoro le loro figure perché mi sono arrivare improvvise illuminazioni, magari da un niente, anche gli analisti ne patiranno una conseguenza nel ritratto che emerge di loro stessi, sempre custodito laggìù nel basso fondo mare del nostro cervello.

 

Questa fiera di colori organizzata da loro

e festa e maschere e pitture sul viso

è una protesta allegra gentile che non vuole comunicare alcun senso di colpa


perché non c’è niente di più bello di un gruppo di persone che insieme si trovano uno spazio e un tempo per ridere insieme

di tante sciocchezze casuali che accadono in questo nostro mondo

così straordinariamente divertente.


— Se riuscissimo a vivere in prima fila di un immenso teatro e vedessimo tutto l’accadere della realtà umana sul palco

compreso, naturalmente, tutto quello che succede a noi.

 

Per mettersi in questo stato d’animo bisogna star bene, non avere dolori né grandi preoccupazioni, voler osservare e saper osservare noi stessi e i nostri simili fino alla filigrana.

 


Lì comodi in una poltrona di velluto rosso di un vecchio cinema-teatro, scopriremo cos’è veramente la comicità e come mai i comici così intellettualizzati e così colti

non ci fanno più piangere e singhiozzare da perdere il fiato dalle risa.

 

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1 risposta a p. 22:31 ” …Questa fiera di colori organizzata da loro e festa e maschere e pitture sul viso…” —solita chiara/ solito “libro che non c’è”/ solito pezzetto dal cap. 10 che, temo, mai finirà! ciao notte

  1. DONATELLA scrive:

    Un grande teatro, quello di tutti i giorni, di cui ognuno di noi è contemporaneamente spettatore e attore. Però si sta a teatro quando ci si sente abbastanza bene.

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