22:31 CHIARA AVREBBE VOLUTO CANTARVI “LE STREGHE E GLI STREGHI ” SONO TORNATI SONO TORNATI E VI MANGIANO VI MANGIANO! MA NON HO LA PIU’ PICCOLA ALLEGRIA IN CUORE PER CANTARE

 

A proposito di cantare vi racconto una storiella di chiarella, a cui nessuno pretende voi crediate anche se è avvenuta proprio così.

 

Ho sempre cantato dall’asilo e anche ballato…poi mia nonna voleva tanto i miei spettacolini …poi ho cantato in una fiera di beneficenza, credo,  in un teatro accanto a San Siro, che è la nostra cattedrale romanica piu’ bella.  Poi una volta in una specie di night in Svizzera, c’era un complessivo, mia mamma che mi mandava sempre avanti, mi ha detto perché non vai a cantare qualcosa, naturalmente con tutto il successo sperabile per una bimba che in più va lei ad offrirsi. Lo stesso si ripeteva in Germana in incontri annuali tra produttori ed esportatori/importatori che sempre finivano in un enorme festa con orchestra…tutte quelle luci e anche molta voglia di divertirsi: sarà stato tra il 55 e il 56. Il bello per era osservare che a fare casino cominciavano i tedeschi del sud e prosit  e prosit e giù a bere! Quelli del nord, anche a ballare, erano seri impettiti sguardi cupi in giro per la sala…  Loro anche bevevamo, ma avevano bisogno di molto più alcol per rilassarsi: poi nell’ultima parte della festa, era impossibile distinguere il sud e il  nord: tutti caciaravano uguali! Finalmente un alcol unificatore! Insomma, in queste grandi feste tutte uguali, nelle quali mi sono un po’ desgurdita, osservavo come stava la gente a tavola…i mangiari, ecco mi ricordo che il pranzo cominciava quasi sempre con un brodo “in tazza”, naturalmente mai visto, il brodo quando c’era si mangiava con la pastina e nelle feste grandi con i famosi cappelletti di mia nonna. In questa tazza (in francese “en tasse”, mi pare) ci mettevano il brodo di tartaruga. Una delizia perché era il Giappone o la Cina, un cosa salatissima che credo sia passato di moda. Anche qui cantavo, la canzone richiesta era mi pare quasi sempre “Arrivederci Roma” ed io cantavo, ho due foto, si vede che sono una bambina, quasi, cui nessuno pensava di dire cosa vestire e i capelli…portavo sempre una coda tutta tirata davanti che pareva che i capelli da un momento all’altro si strappassero tutti…un’aria un po’ da scema, da poveretta, se volete infierire…ma ragazzi, se qui c’è qualcuno,  un mezzo ragazzo o un decimo, bimbi belli, va sempre bene, io racconto a voi per raccontare a me, dobbiamo ricordare cosa erano gli anni cinquanta in Italia e forse ancor più in Germania. Mi portavano i fiori, un pacco col celophan…una signora spagnola mi sorrideva così bene ogni volta contenta di rivedermi, era bellissima una bruna bella ben fatta con un marito che la faceva contenta ed aveva sulla pelle appena dorata un rossetto rosso, rosso squillante di baci! Non dovrei perdermi, ma avevo un fidanzatino che stava in una città dello Schleswig Holstein, pazienza. Lui, non credo di aver saputo mai saputo il suo nome, era alto bello con un naso dantesco alla gancio…ballava parecchio (erano grandi ballerini ) con sua sorella, senz’altro avevano fatto una scuola. Poi veniva a cercare me, e finivamo insieme la serata. Verso le cinque della mattina andava da mio papà che non vedeva l’ora di andarsene, odiava tutti i tedeschi e la loro lingua, e domandava “ancora un ballo…”. Ho ancora una foto che mi ha scattato e mandato  : sono vestita di giallo pulcino ed io sembro davvero, tra la coda di cavallo e il mio sorriso buono, appena accennato,  un pulcino bagnato anch’io, come il vestito.

 

Sono a buon punto: ma vi assicuro che il finale merita perché non mi crederete!

 

L’insegnante di ginnastica mi ha fatto conoscere un’amica che insegnava canto lirico e che aveva un gran bisogno di lezioni per sopravvivere, lei e la madre. Poi ho ripreso a Milano, con un’insegnante severissima: mi metteva in mano un autore del Sei-Settento, tutti spartiti scritti a mano da lei… lei faceva qualche nota di accompagnamento ed aveva la pretesa che io cantassi le notte leggendole . Con la mia attitudine così forte ad “accordarmi” agli altri, cantavo. Non so  come. Pazienza, non lo sapremo mai. Poi ci  sono stati ” i canti” soprattutto politici, c’era la Do che è una celebrità in materia, la Gabriella che cantava bene e poi tutti gli altri. Poi i cori del campeggio a Realdo, qui nell’entroterra, e Don Alberto che ci dirigeva tutti, ma era stonato, non tanto,  ma un  po’. Solo che cantava con enorme passione.

 

Sono praticamente alla fine.

 

—In questo momento, però, mi sono arrivati in mano quattro denti (curati durante otto anni assidui) della parte bassa, di sopra, direi un mese fa, non di più, me ne sono caduti 6, di cui quattro inghiottiti nella notte fonda. Mi sono anche fatta fare una fotografia che se trovo, vi metterò. Ma aspetto a rifarla con i quattro di basso spariti di stasera…Di sopra mi hanno fatto una mezza dentiera (2.500) che uso per uscire. Oggi che stavo correndo per andare a togliere l’holter, me la ero dimenticata! Tanto era uguale.

 

Tornando con 4 denti in meno a questo racconto così appassionato (è che stasera sono proprio “svaccata”, non racconto, spargo m. perché dentro non ce la faccio più a tenerla: non è mancanza di autodisciplina, potrei raccontarvi una cosa schifosissima come prova, ma sorvoliamo, non vorrei scendere ancora più in basso. E’ proprio che lei, la mierda, si anima da sola, le prende una vita furente, una furia di secoli di autoingoiamento , e non vuole più freni né ragionevolezze: è come dicesse ” è ora o mai più”.

 

Sposata, qui a Sanremo, trasbordati da Milano/ lasciata gentilmente la casa a nostra figlia e ragazzo, praticamente una casa occupata in cui i padroni, se vanno, si fa capire…ecc.

Bene, presa insieme l’abitudine di fare una lunga passeggiata al mattino, i due consorti si avviano, anche mano e piede …uno, il ragazzo, ama tantissimo cantare, di norma canta anche tutto il giorno…Quando lo sentiva, mia madre, fin da subito : ” Ma non c’è qualcosa di bello alla radio”, tanto ingenuamente che lui non si offendeva. Ricordo che in queste mattine o quelle, che fossero, cantava spesso, quasi tutte le volte per un certo tempo quella della regina Elena che è andata in aereoplano…che ad un certo ha un ritmo che amavo con passione. un tapùn tapùn.  Appena cantavo, lui smetteva- Per un po’ resisto, poi non cantavo più più. A volte, dopo anni accennavo qualcosa con la Donatella…ma ero diventata stonata. Questa cosa mi sembrava proprio un colpo goppo (vi ricordate che si diceva?) , “come proprio a me illustre cantante dell’asilo”…la stella delle suore di San Pietro!…

 

Bene, un anno, pochi anni fa, ho anche le foto, decidiamo di andare a trovare in montagna Don Alberto, che soffriva da molti anni di Parkinson. Da questa nostra visita di una settimana, poi lui è durato un anno circa.  Era diventato quasi impossibile capirlo e aveva una voglia di parlare con noi, di comunicarsi specie con me che mi aveva conosciuto ragazzina tra i 13 e i 14, e poi seguita come fosse una mamma e un papà, anche sapendo bene che non credevo più dai 15 anni né andavo in chiesa. In verità, posso dire “che ci seguivano l’un l’altro liberamente, ognuno con la competenza che aveva”.

 

Siamo allora in questa montagna so-assai …ecco, l’Abetone, ospiti come lui in una pensione famiglia… una sera decide di intonare una delle tantissime canzoni del repertorio: io, con molto stupore, rispondo con totalità e canto con la mia voce forte con lui varie canzoni. Poi la cosa si è ripetuta altre sere. Insomma, “con lui e solo con lui” ero ritornata intonata. E, come disse, “con una bella voce, di sempre”.

E la ragione, era: primo, evidentemente passeggiavo con una persona che amava cantare da sola—fino alla crudeltà —dico con coscienza —tanto da soffocare un altro.  C’è tanta gente che non sa dividere, né con-dividere. Sono lupi solitari che prendono tutta la scena. Inoltre, da Don Alberto, io mi sentivo ” accettata” per dritto e rovescio…ancor più, forse, che da mia mamma quando si era “ridestata”.

 

Adesso non canto più, ci mancherebbe ancora che facessi questa, da anni mi alleno a tacere, mai abbastanza, però. Sono in continuo “esercizio spirituale”. Oggi mi hanno dato il risultato dell’holter della pressione : per fare una buona vita sia chiara che gli altri, dovrei avere un ictus intelligente (come quei cosi che mandano su quei poveretti) che mi lasciasse tel quel–ci sto, “nonostante”—ma mi tagliasse via la lingua. Potrei sempre parlare scrivendo, parlando da sola, come sto facendo in questo momento in cui non sento al mondo un essere umano a me vicino, vicino “con simpatia”.

ciao, sono chiara. E tu?

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