DONATELLA D’IMPORZANO, NULLA E’ PIU’ SICURO DI CASA PROPRIA—un racconto pigramente/ dolcemente divertente: a voi non pare?

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Nulla è più sicuro di casa propria.   Donatella d’Imporzano  (2009, forse…)

 

Questa è un’epoca in cui tutti vogliono viaggiare. Non si concepiscono ferie se non andando in posti  lontanissimi. Momentaneamente va molto di moda l’Australia, non so per quale motivo. E’ vero che ci sono i koala e i canguri, tenerissimi animali, ma ci sono anche i terribili e disgustosi coccodrilli. A me personalmente non piacerebbe per niente incontrare uno di quei rettili, anche se fossi al sicuro dietro una parete di vetro. Niente di personale, s’intende, ma se si fossero estinti durante l’evoluzione non ne proverei un grosso dispiacere. Non è per fare il bastian contrario, ma a me tutti questi luoghi esotici dove la gente vuole andare in vacanza non attirano per niente: penso al volo, che dura ore ed ore e ti riduce come una sardina, ammesso che tutto vada bene; poi ci sono i bagagli che nove volte su dieci non arrivano con te; il caldo asfissiante di certi posti, la scarsa igiene, la diarrea che ti colpisce e termina  giusto quando ritorni a casa, gli alberghi pieni di formiche ed altri animaletti, il cibo, che non sai mai cosa sia con precisione. Quest’anno ho deciso che le vacanze le passerò a casa. Manderò in vacanza  mia moglie e i figli e finalmente sarò solo, con l’aria condizionata, il frigorifero pieno dei cibi che più mi piacciono, davanti al televisore a guardarmi le trasmissioni preferite. Sono impaziente di cominciare questo periodo di riposo che mi gioverà sicuramente. E’ anni ormai che non riesco a rilassarmi come vorrei. Questa è la grande occasione.

Tutti sono partiti: era ora. Ho fatto un giro per la casa, silenziosa e deliziosamente fresca. Poi sono andato a sdraiarmi sul divano, davanti alla televisione e ho girato un po’ tra i vari canali. Non è che all’estate facciano un granché di programmi, ma in fondo è meglio così. La tv mi serve per poltrire e  mi accompagna lentamente in un dolce torpore. Mentre sto quasi per immergermi nel sopore attaccaticcio  dell’estate
( era dall’infanzia che non provavo quel soffice annullamento), sento nell’appartamento vicino al mio dei lavori in corso. Credo che stiano rifacendo il bagno e il rumore del trapano e del martello è davvero fastidioso. Pazienza, tanto non è che domani devo andare a lavorare. Però penso fermamente che dovrebbero proibire di fare lavori rumorosi nel mese di agosto.

Oggi non sento più le martellate dal vicino: avranno finito, finalmente! Suonano alla porta con insistenza, vado ad aprire di malavoglia e gli operai mi dicono che si è rotta una tubatura comune del condominio mentre rifacevano il bagno. Morale: saremo tutto il giorno senz’acqua, perché hanno dovuto chiudere il rubinetto centrale. Sono un po’ abbattuto: non potrò farmi la doccia, non potrò adoperare i servizi, insomma, una bella seccatura. Spero ardentemente che riescano a riparare il danno in giornata.

Il guasto è riparato. Sono stupidamente euforico dalla felicità. E’ incredibile quanto siamo contenti di riappropriarci di qualcosa di cui siamo stati privati, per piccola e insignificante che sia. Mi piace anche filosofeggiare un po’ su questa considerazione, mentre mi faccio una doccia grandiosa. Suonano alla porta e mi affretto tutto bagnato e  gocciolante ad andare ad aprire. E’ la portinaia, la quale sta  avvertendo i condomini rimasti a casa che nei dintorni del palazzo si aggirano degli zingari: bisogna chiudere bene porte e finestre, perché si sa che rubano. La ringrazio mentre considero che, se non avesse suonato,  la porta sarebbe rimasta ben chiusa.

 Ormai la paura dei furti mi è entrata dentro. Alla sera controllo meticolosamente porte e finestre; durante il giorno mi faccio vedere alla finestra, in modo che si sappia che ci sono. Pomeriggio è  venuta la signora che sta dirimpetto a me : dato che mi aveva visto  affacciato al balcone, mi ha chiesto gentilmente se potevo accompagnarla  all’ospedale: è sola, i parenti sono tutti via, prendere i mezzi con questo caldo può risultare mortale, probabilmente non vuole o non può prendere un taxi. Naturalmente ho detto di sì, anche perché non potevo dire che avevo qualcosa da fare. Ho dovuto aspettare che facesse gli esami che le erano stati prescritti, per poterla riportare a casa. Mi ha chiesto debolmente  di pagare la benzina, ma io  con decisa gentilezza ho rifiutato. Mi ha detto che questo esame non era che il primo di una serie molta lunga. Ho fatto finta di non sentire.

Hanno rubato nell’appartamento sotto al mio. Ho ispezionato tutta  casa mia per vedere se le finestre e soprattutto le serrande sono chiuse completamente. Mi spiace perché in questo modo rimango al buio tutto il giorno e devo tenere la luce accesa. Mi do dello stupido per non avere fatto mettere il sistema d’allarme, come quasi tutti i condomini. Però, a pensarci bene, l’appartamento dove hanno rubato era fornito di sistema di sicurezza. Che strano! Che i ladri siano gli stessi installatori? Questo pensiero non mi abbandona e mi fa sentire più insicuro. Guardo sull’agenda accanto al telefono i numeri della Polizia, dei Carabinieri, dei Pompieri. Ci sono tutti ed io li sottolineo con la matita rossa, in modo da averli immediatamente sott’occhio in caso di bisogno. Certo che avere un’arma, anche una semplice scacciacani, non mi spiacerebbe. Io sono sempre stato contro le armi, però per difendersi, soprattutto se uno è da solo, qualcosa che faccia paura ci andrebbe. Nei film americani usano la mazza da baseball, io ho scovato in cucina il mattarello che usa mia moglie per fare la pasta. Me lo tengo sempre vicino, pronto per l’uso, anche se mi auguro di non doverlo usare.

 

Questa notte ho dormito male: ho tenuto la luce accesa e la cosa non mi ha permesso di riposare davvero. Mi sembrava che i mobili facessero degli strani rumori. Ho aperto tutti gli armadi per tranquillizzarmi che dentro non ci fosse nascosto nessuno. Ho fatto diverse volte il giro dell’appartamento, mettendo l’orecchio sui muri per capire cosa stesse avvenendo dall’altra parte. Dallo spioncino della porta d’ingresso ho controllato a lungo che non ci fosse nessuno sulla scala. Dalla strada non  proveniva nessun rumore, tranne qualche sirena della polizia ogni tanto. Quel suono, che altre volte avevo sentito con fastidio, mi è parso quanto di più rassicurante ed umano si possa udire. Quando poi verso le due di notte mi sono addormentato ho fatto degli incubi orribili: mi pareva che la casa fosse piena di esseri patibolari, che mi punzecchiavano con degli spilli e mi rubavano tutto. Io non avevo nemmeno la forza di alzare il telefono perché era come se fossi impastoiato: vedevo tutto, ma non potevo in nessun modo reagire. Mi sono svegliato che stavo urlando. Mi sarebbe  piaciuto avere qualcuno con cui parlare. Ho acceso il televisore, dove stavano dando un horror. Dopo alcune scene raccapriccianti ho spento e sono andato a controllare dietro i mobili.

La portinaia stamane ha suonato alla mia porta: ho guardato bene dallo spioncino e ho visto la sua figura , ma deforme e mostruosa. Se non la conoscessi bene non le avrei mai aperto, comunque non è stato piacevole.  Ha accresciuto ulteriormente la mia ansia, perché mi ha riferito che hanno svaligiato due appartamenti nel palazzo vicino al nostro. I ladri hanno rubato tutto, anche i mobili e gli elettrodomestici, senza che si sentisse alcun rumore. Questa sera metterò dei mobili dietro alle porte e sotto le finestre,  in modo che se qualcuno vorrà entrare dovrà fare rumore. Io starò di guardia tutta la notte, tanto non riuscirei a dormire .

 

I miei hanno telefonato che stanno bene e si divertono. Ho detto che potevano farsi vivi anche un po’ prima. Forse sono stato un po’ brusco, ma sono talmente teso… A loro non ho detto niente perché non voglio che mi prendano per pauroso o peggio ancora per maniaco.  Ho messo dei pezzi di carta nelle fessure delle porte e delle finestre, come ho visto fare nei film, per capire se qualcuno è entrato. Sento degli strani rumori sotto il parquet. Ho cominciato a svellere un tassello, per vedere se sotto c’è qualcosa. Non riesco più a fermarmi, ormai ho divelto tutto il pavimento della sala, è un bel danno, ma almeno sono tranquillo che sotto non c’è niente, tranne il cemento. Devo fare anche quello della camera da letto e  della camera dei ragazzi, perché mi pare che i rumori si siano trasferiti lì.

Penso che i rumori che sentivo fossero dovuti ai tarli: ne ho trovato due e sono davvero mostruosi. Volevo ucciderli, ma poi mi è venuto il sospetto che siano degli spiriti maligni e vendicativi. Così ho aperto una fessura nella finestra e li ho gettati nel giardino, dopo aver detto loro che non portavo il minimo rancore per i buchi nel parquet. Mi è parso che mi abbiano detto qualcosa, forse un’insolenza, ma non sono voluto andare per il sottile. Temo che questa notte mi vengano a visitare perché sicuramente non hanno capito il mio spirito umanitario nei loro confronti. Intanto ho richiuso la finestra e l’ho sigillata con lo scotch.

Ho passato una notte infernale. Per maggiore sicurezza ho chiuso tutte le porte con la chiave e ho sigillato anche il water. E’ un po’ scomodo perché quando mi sposto da una stanza all’altra devo aprire e subito richiudere e non vi dico per il water. Ma per la sicurezza questo ed altro…Ho trovato uno stetoscopio che mi aveva regalato un mio amico medico e passo tutta la notte ad auscultare i muri. E’ incredibile quante storie riescono a raccontare. Mi hanno promesso che la notte prossima me ne racconteranno altre, anche più divertenti, perché con tutti gli inquilini che si sono avvicendati ne hanno un sacco.

Non so quanti giorni e quante notti siano passate. Io sono sempre attaccato ai muri per ascoltarli. Sono contento di avere trovato degli amici e credo che non mi staccherò più da qui. Sento bussare con insistenza alla porta, suona il telefono in continuazione, ma io ho deciso da che parte stare: starò con i muri. In questo momento sento la porta che si sta spaccando sotto i colpi di qualcuno, ma io non mi dò per vinto: ho trovato finalmente un po’ di pace.

 

 

 

 

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1 risposta a DONATELLA D’IMPORZANO, NULLA E’ PIU’ SICURO DI CASA PROPRIA—un racconto pigramente/ dolcemente divertente: a voi non pare?

  1. Roberto scrive:

    come arrivare , dalla noia alla follia.
    Si, divertente e, come al solito, arguto.

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