ATTENZIONE: DOPO GLI APPLAUSI —-MINUTI 0,43—SALTARE SUBITO AL 2,10 , UN SIGNORE FA UN DISCORSO IN PORTOGHESE—POI RIPRENDE LA SERATA ORIGINALE DEL 1967
A CHI INTERESSA, CAETANO è DEL ’42, PER CUI NEL ’67, SE è GIUSTO, Ha 25 anni
https://www.youtube.com/watch?v=H44xLqXNQ2Y
[1967]
Parole e musica di Caetano Veloso
Singolo poi incluso nell’album “Caetano Veloso”
Una passeggiata in una giornata di sole nel Brasile in piena dittatura, in piena libertà e senza documenti, senza fucile, senza niente in tasca o nelle mani… Perché no?
Una canzone che divenne l’inno del 1967, un inno di protesta, e l’esordio del movimento “tropicalista
Traduzione italiana di Raffaella Fuso (non verificata con il testo che è sotto)
ALLEGRIA ALLEGRIA
Camminando contro vento,
a testa scoperta e senza documenti
Nel sole di quasi dicembre
Io vado…
Tra i volti di presidenti
Tra grandi baci di amore
Tra denti, gambe, bandiere
Bomba e Brigitte Bardot
il sole sulle riviste nelle edicole
Mi riempe di allegria e pigrizia
Chi legge tante notizie?
Io vado
tra fotografie e nomi
Gli occhi pieni di colori
Il petto pieno di amori vani
Io vado
Perchè no? Perchè no?
Lei pensa al matrimonio
E io non sono più andato a scuola
A testa scoperta e senza documenti
Io vado
Io prendo una Coca Cola
Lei pensa al matrimonio
Una canzone mi consola
Io vado
Tra foto e nomi
Senza libro e senza fucile
Senza fame, senza telefono
Nel cuore del Brasile
Lei neppure sa che ho pensato
di cantare in televisione
Il sole è così bello
Io vado
Senza copricapo, senza documenti
Niente in borsa o in mano
Io voglio continuare a vivere
Amore
Io vado
Perchè no, perchè no?
i
Caminhando contra o vento
Sem lenço, sem documento
No sol de quase dezembro
Eu vou
O sol se reparte em crimes,
Espaçonaves, guerrilhas
Em Cardinales bonitas
Eu vou
Em caras de presidentes
Em grandes beijos de amor
Em dentes, pernas, bandeiras
Bomba e Brigite Bardot
O sol nas bancas de revista
Me enche de alegria e preguiça
Quem lê tanta notícia
Eu vou Por entre fotos e nomes
Os olhos cheios de cores
O peito cheio de amores vãos
Eu vou
Por que não, por que não
Ela pensa em casamento
E eu nunca mais fui escola
Sem lenço, sem documento, u vou
Eu tomo uma coca-cola
Ela pensa em casamento
E uma canção me consola
Eu vou
Por entre fotos e nomes
Sem livros e sem fuzil
Sem fome sem telefone
No coração do Brasil
Ela nem sabe até pensei
Em cantar na televisão
O sol é tão bonito
Eu sou sem lenço, sem documento
Nada no bolso ou nas mãos
Eu quero seguir vivendo, amor
Eu vou
Por que não, por que não…
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chiara si scusa per la sua mania anche in musica dei ” documenti storici”, poi tutto, come qui, diventa complicato…Chi volesse, lì vede un’atmosfera di giovani autori soffocati dalla dittatura…per cui dire
” c’è il sole, non ho niente in mano, men che meno documenti, io vado, lei parla di matrimonio, io vado, io voglio vivere, io vado: perché no? “… può diventare un inno ” di liberazione giovanile”. ciao
Sì, sembra davvero un inno dei giovani che hanno bisogno di volare da soli, la cui forza sta proprio in quella selvaggio, crudele, primitivo istinto di cercare la propria vita.
Omaggio alla sardinara.
E’ stato il primo segno di festa che ho visto in casa mia. Quando c’era un compleanno, un onomastico la mamma faceva la sardinara, ” a lùna” come diceva il mio zio giocherellone indicando il testo di rame rotondo in cui cuoceva. Tra di loro i miei la chiamavano ” sardenaira” in dialetto, per noi figli che dovevamo parlare italiano era ” sardinara”. Quando vedevamo mia mamma che impastava, poi copriva con amore la pasta che doveva lievitare senza essere disturbata da spifferi, sapevamo che una piccola festa ci sarebbe stata. Nei primi anni dopo la guerra, condita a dovere, sempre affettuosamente coperta da un telo, mio papà la portava al forno vicino a casa, da ” Silvano”, che la faceva riposare un po’ e poi la infornava. Meraviglioso e un po’ pauroso era lo spettacolo del nostro cibo inghiottito, tramite una pala, nell’antro del forno. Quando poi ci fu il forno per cuocerla in casa, furono nostri tutti i profumi che emanava cuocendo, come se volesse dichiarare a chi ansiosamente l’attendeva gli ingredienti di cui era fatta: farina,olio,pomodoro, aglio, alici, olive e, sovrana su tutti, ” a curnioera”, il regale origano, il profumo che per me risveglia immediatamente la Liguria, come se potessi per un momento sorvolare la mia terra d’origine e coglierne, rimanendone trafitta, la bellezza più profonda e intima. Insomma, un cibo per lo stomaco e per il cuore, come dovrebbe essere un vero cibo. Sotto il cielo di Lombardia provo sovente a riprodurre quell’ antica emozione: certo, non c’è la luce pura e tagliente della mio paese, occorre fare attenzione all’umidità del clima, ma la sardinara arriva anche lì puntualmente come una festa, fatta dalle mie mani che sono riuscite a ripercorrere i gesti sapienti di mia mamma. E’ proprio lei, la mamma, la sardinara, i profumi che rendono possibile la convivenza serena di tante parti di me.
Bello il ricordo famigliare e sanremasco di Donatella.