che smania di vivere ho—quando una ” mamma ” sa anche cantare…GIACOMO SFERLAZZO / FABRIZIO DES DORIDES —nov. 2013

 

 

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Che smania di vivere ho

29 novembre 2013 – Giacomo Sferlazzo
Fonte: Mamma! n.11

Illustrazione di Fabrizio Des Dorides

Aveva un cappello di paglia, una maglia di lana colore corallo ed una farfalla tatuata nel collo, parlava come un pappagallo, radeva  di rado  la barba  fischiando, una volta faceva il maestro di ballo.

La notte si ubriacava di brutto, giocava a carambola con la sua bambola fino a che un bel giorno lei lo lasciò.

Adesso viveva da solo, beveva di meno e cercava un lavoro e sulla sua strada un uomo trovò, gli disse “Vieni puoi stare nel circo ci serve un balletto vestito da pollo sarà un grande show”

Ma che smania  che smania  che smania di vivere ho.

Li conobbe la donna sui trampoli alti tremetri e sessanta, sembrava una santa  e gli elefanti stringevano i denti quando in mezzo al fuoco dovevano andare, si girava il mondo ridendo e scherzando fino a che un bel giorno si stanco del circo sali su una moto e accelerò.

Vicino a una spiaggia un fuoco e un violino risate sguaiate di zingari urlanti curioso si avvicinò, il vecchio con i denti d’oro gli disse “Balla che il mondo è una palla di mille colori che gira nel vuoto senza timori”.

Cosi comincio la sua danza e  una strana fraganza, una dolce presenza, una donna gitana lo catturò “Ti porto in un mondo di meraviglie, facciamo faville, beviamo  scintille, ma il vento se lo portò”

Ma che smania  che smania  che smania di vivere ho.

Salì sopra un bianco cavallo che non era mai stanco e vestito di panno con mille penne il cielo scarabbocchiò e fu cosi che la luna gli chiese di rifargli i contorni che era da tempo che specchiandosi in mare li vedeva tremare, e lui rispose “Io voglio volare, facciamo un bel patto, ti riscrivo i fianchi ma tu dammi le ali che voglio vedere la terra dall’alto”

e fu un miracolo si sollevò.

Ma che smania  che smania  che smania di vivere ho.

Come dei puntini vedeva i bambini fare il girotondo mentre i loro padri facevano guerre tremende, le loro madri coltivavano fiori, che profumavano i cuori dei dolci giardini circondati da pini, che senza cuscini dormivano, e il cuore gli si rattristò e allora scese e uno specchio si prese e davanti se lo piazzo, si fece i capelli di schiuma e senza fatica un motivo cantò:

Ma che smania  che smania  che smania di vivere ho.

E mentre cosi cantava per strada gioiva, un tram lo investiva e la morte se lo chiamò, ma lui rispose deciso “Vi siete sbagliati ho cose da fare non potete lasciarmi ancora del tempo vi prego ve lo ridarò”.

La morte sorrise e lo prese per braccio e dentro una bara si ritrovò,

ed al suo funerale: grilli e cicale, leoni e formiche e donne a lutto che piangevano tutto ricordavano i baci che lui regalò.

Ma si sentì un grosso tonfo il legno squassato e lui rilassato si alzo senza fiato ed un motivo intonò:

Ma che smania  che smania  che smania di vivere ho.

Allora i presenti ballaron contenti e tutti facevano grandi commenti “Quest’uomo è speciale”.  La morte si senti offesa con grande pretesa da parte se lo portò “Ma insomma che dobbiamo fare, dovresti venire non puoi ritardare, anche io ho tante cose da fare e non posso restare a scherzare con te” e lui  rispose “Dammi qualche minuto devo fare un saluto e la sua faccia piena d’amore si illuminò”.

La morte se lo guardò “Hai degli occhi stupendi se facciamo l’amore  del tempo ti posso lasciare”. Tra vecchie tombe di pescatori e pieni di ormoni si unirono in cori di grande passion, ed alla fine si alzarono si ribaciarono e la morte cosi si congedo:

Ma che smania  che smania  che smania di vivere ho.

Ma che smania  che smania  che smania di vivere ho.

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