COSA E’ EDDIBURG FONDATA EDOARDO SALZANO
( Napoli, 1930 -Venezia, 2019 ), ingeniere e urbanista italiano
http://www.eddyburg.it/2017/03/alfredo-reichlin.html
L’ultimo articolo di Alfredo e ricordi di Valentino Parlato, Eugenio Scalfari, Beppe Vacca, Paolo Franchi.
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DA:
il manifesto, la Repubblica, Huffington post, Corriere della Sera, 22 e 23 marzo 2017-–
L’UNITA’, 14 marzo
UN LUNGO SILENZIO A SINISTRA
di Alfredo Reichlin
L’ultimo articolo, quando finalmente scrive: Matteo, ora basta
Sono afflitto da mesi da una malattia che mi rende faticoso perfino scrivere queste righe. Mi sento di dover dire che è necessario un vero e proprio cambio di passo per la sinistra e per l’intero campo democratico. Se non lo faremo non saremo credibili nell’indicare una strada nuova al paese. Non ci sono più rendite di posizione da sfruttare in una politica così screditata la quale si rivela impotente quando deve affrontare non i giochi di potere ma la cruda realtà delle ingiustizie sociali, quando deve garantire diritti, quando deve vigilare sul mercato affinché non prevalga la legge del più forte. Stiamo spazzando via una intera generazione.
Sono quindi arrivato alla conclusione che è arrivato il momento di ripensare gli equilibri fondamentali del paese, la sua architettura dopo l’unità, quando l’Italia non era una nazione. Fare in sostanza ciò che bene o male fece la destra storica e fece l’antifascismo con le grandi riforme come quella agraria o lo “statuto dei lavoratori”. Dedicammo metà della nostra vita al Mezzogiorno. Non bastarono le cosiddette riforme economiche. E’ l’Italia nel mondo con tutta la sua civiltà che va ripensata. Noi non facemmo questo al Lingotto. Con un magnifico discorso ci allineammo al liberismo allora imperante senza prevedere la grande crisi catastrofica mondiale cominciata solo qualche mese dopo.
Anch’io avverto il rischio di Weimar. Ma non dò la colpa alla legge elettorale né cerco la soluzione nell’ennesima ingegneria istituzionale: è ora di liberarsi dalle gabbie ideologiche della cosiddetta seconda Repubblica. Crisi sociale e crisi democratica si alimentano a vicenda e sono le fratture profonde nella società italiana a delegittimare le istituzioni rappresentative. Per spezzare questa spirale perversa occorre generare un nuovo equilibrio tra costituzione e popolo, tra etica ed economia, tra capacità diffuse e competitività del sistema. Non sarà una logica oligarchica a salvare l’Italia. E’ il popolo che dirà la parola decisiva. Questa è la riforma delle riforme che Renzi non sa fare.
La sinistra rischia di restare sotto le macerie. Non possiamo consentirlo. Non si tratta di un interesse di parte ma della tenuta del sistema democratico e della possibilità che questo resti aperto, agibile dalle nuove generazioni.
Quando parlai del Pd come di un “Partito della nazione” intendevo proprio questo, ma le mie parole sono state piegate nel loro contrario: il “Partito della nazione” è diventato uno strumento per l’occupazione del potere, un ombrello per trasformismi di ogni genere. Derubato del significato di ciò che dicevo, ho preferito tacere. Tuttavia oggi mi pare ancora più evidente il nesso tra la ricostruzione di un’idea di comunità e di paese e la costruzione di una soggettività politica in grado di accogliere, di organizzare la partecipazione popolare e insieme di dialogare, di comporre alleanze, di lottare per obiettivi concreti e ideali, rafforzando il patto costituzionale, quello cioè di una Repubblica fondata sul lavoro.
Sono convinto che questi sentimenti, questa cultura siano ancora vivi nel popolo del centro sinistra e mi pare che questi sentimenti non sono negati dal percorso nuovo avviato da chi ha invece deciso di uscire dal Pd. Costoro devono difendere le loro ragioni che sono grandi (la giustizia sociale) ma devono farlo in un percorso aperto intento ricostruttivo e in uno spirito inclusivo. Solo a questa condizione i miei vecchi compagni hanno come sempre la mia solidarietà.
ALCUNI BRANI DAL LIBRO DI ALFREDO REICHLIN, ” IL MIDOLLO DEL LEONE “- LATERZA 2010
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“Noi non possiamo parlare solo di denaro. Gli economisti fanno, dopotutto, il loro mestiere. Ciò che mi stupisce è che tanta parte della sinistra politica e intellettuale non senta il bisogno di aprire una discussione sul cumulo immenso di sofferenze che sta dietro questo sconvolgimento di tutte le regole e di tutte le frontiere all’interno delle quali si sono svolte le vite umane. E’ terribile lo strazio che si esprime attraverso le migrazioni disperate, la separazione dai luoghi e dalle persone care, la perdita di ogni identità e perfino dignità umana. E ciò vale non solo per chi viene da lontano, ma anche per chi vive l’arrivo tra le sue vecchie case e gli antichi luoghi del ” vicinato” di esseri umani totalmente sconosciuti. Insomma il dolore della rottura delle radici, il collasso della propria storia, la perdita di ogni visione condivisa del futuro. Sono lacerazioni non meno dolorose delle vecchie ingiustizie. Che cosa è la sinistra europea se non si rende conto di cose come queste e non si misura con le conseguenze ( anche positive, anche tragiche, ma comunque enormi ) indotte da questa sorte di rimescolamento dei popoli e della fine della secolare ” Occidentalizzazione del mondo”? “(pp. 95-96)
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” In ogni caso a me sembra necessario che la sinistra esca dal silenzio in cui è piombata da alcuni decenni, dopo la crisi di quelli che erano stati i suoi ” problemi radicali”. Se non ora, quando la sinistra deve ricominciare a pensare? ” (pp. 98-99)
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” Non erano inevitabili la delegittimazione dei partiti e la riduzione della partecipazione democratica al ” sì ” o ” no” a un quesito referendario. Non era obbligatorio che le campagne elettorali si riducessero ad una gara tra chi compra più spot pubblicitari. Non è stata solo colpa della destra se l’asse della politica si è spostato verso una sorta di neoindividualismo rampante e di presidenzialismo carismatico.
La mia valutazione è che di fatto il nostro ” riformismo ” ( al di là delle sue diverse declinazioni ) sia stato sostanzialmente subalterno rispetto alla grande svolta liberista e mercatista in forza della quale una ristretta oligarchia ha guidato in modo piratesco il processo di globalizzazione dell’economia mondiale. ” (p.93)
CHIARA: è un libro, secondo me, imperdibile per la sua bellezza e per il nostro interesse. Non basatevi sulle poche citazioni che sono riuscita a ricopiare. Devo restituire il libro alla Biblioteca: in libreria non si trova più a meno che il distributore non lo abbia nelle giacenze.