ROBERTO MATTA (SANTIAGO DEL CILE, 1911- TARQUINIA 2002)—BIOGRAFIA (WIKI) E TRE VIDEO SULLA SUA OPERA ESPOSTA NEI MAGGIORI MUSEI

 

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Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren (Santiago del Cile, 11 novembre 1911Civitavecchia, 23 novembre 2002) è stato un architetto e pittore cileno.

Matta nacque a Santiago del Cile l’11 novembre del 1911 da una famiglia di origini spagnole, basche e francesi[1]. Dopo gli studi in architettura, nel 1934 si trasferisce a Parigi, dove lavora con Le Corbusier ed entra in contatto con intellettuali come Rafael Alberti e Federico García Lorca. Conosce André Breton e Salvador Dalí e aderisce al surrealismo, elaborando una pittura incentrata su morfologie psicologiche. Di lui nel 1944 Breton scrive: «Matta è colui che maggiormente tien fede alla propria stella, che è forse sulla strada migliore per arrivare al segreto supremo: il controllo del fuoco».[2] È costantemente in movimento, dalla Scandinavia, dove conosce Alvar Aalto, a Londra, dove incontra Henry Moore, Roland Penrose e René Magritte. A Venezia conosce De Chirico.[3]

All’inizio della Seconda guerra mondiale fugge a New York assieme a molti altri artisti d’avanguardia. Qui esercita una decisiva influenza su alcuni giovani artisti come Jackson Pollock e Arshile Gorky. Viene allontanato dal gruppo surrealista (in cui però fu successivamente riammesso), accusato di aver indirettamente provocato il suicidio di Gorky a causa della sua relazione con la moglie del pittore armeno. Trasferitosi a Roma nel 1949 diventerà un importante punto di raccordo tra l’espressionismo astratto e il nascente astrattismo italiano. Lasciata Roma nel 1954, si trasferisce a Parigi, mantenendo uno stretto legame con l’Italia. Dagli anni sessanta elegge Tarquinia come sua residenza parallela, stabilendosi in un ex convento dei frati Passionisti, dove è tuttora tumulato.

Tra il 1973 e il 1976 progetta e costruisce, con il pittore e scultore Bruno Elisei, l’Autoapocalipse, una casa edificata riciclando vecchie automobili, come provocazione contro il consumismo. I primi due moduli vengono esposti per la prima volta a Tarquinia (Chiesa di S. Maria in Castello) ed a Napoli (Campi Flegrei), poi ultimata (tre moduli) viene esposta a Bologna (Galleria d’arte moderna), Terni (piazza del Comune), La Spezia (centro Allende), Firenze (rampe di San Niccolò-Forte Belvedere).[4] Nel 1985 il Centre Georges Pompidou di Parigi gli dedica una grande retrospettiva, e nello stesso anno Chris Marker gli dedica un documentario, Matta ’85.

Nei primi anni novanta Matta progetta una serie di cinque obelischi-totem-antenne, alti 10 metri e realizzati in metallo, che chiamò Cosmo-Now[5], con l’intento di essere installati in ciascuno dei continenti quale simbolo di concordia e di pace planetaria; la locazione scelta per l’Europa era la località italiana di Gubbio, legata a Francesco d’Assisi. Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo (Londra, New York, Venezia, Chicago, Roma, Washington, Parigi, Tokyo).

 

tre video sulle opere:

 

 

 

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