MARCO PATUCCHI, REP. 25 FEBBRAIO 2018 ::: PASSAGGIO DELLA AEX AFERPI (EX LUCCHINI) DALL’ALGERINO ISSAD REBRAB (CHE HA GIA’ FIRMATO) ALL’INDIANO JINDAL, CHE DEVE ANCORA FIRMARE::: TUTTI MODERATAMENTE SPERANZOSI…

 

 

 

L’acciaio

Piombino con il fiato sospeso ma il piano di Jindal è pronto

 

Altoforno, 4 laminatoi, 400 milioni di investimenti e 1800 posti. Giorni decisivi

marco patucchi,

roma

 

Nei prossimi giorni arriveranno gli emissari con potere di firma per siglare l’accordo. Poi, la settimana successiva, dovrebbe essere in Italia lo stesso Sajjam Jindal. Ai piani alti del ministero dello Sviluppo Economico si ostenta tranquillità: il passaggio della Aferpi (la ex Lucchini di Piombino) dal tycoon algerino Issad Rebrab al colosso siderurgico indiano, non viene considerata a rischio, nonostante il rinvio in extremis dell’intesa. «La parte economica dell’operazione è risolta e, quanto alla bonifica, si tratta di qualcosa che fa capo all’amministrazione straordinaria e, dunque, non ha alcun riflesso sulla compravendita », spiegano fonti vicine al dossier ridimensionando varie chiavi di lettura emerse dopo lo slittamento della firma da parte di Jindal (Rebrab ha già siglato il memorandum). Mancherebbero solo i passaggi formali nel board del gruppo indiano quotato in Borsa.

Comunque è destino che i 2200 caschi gialli della fabbrica di Piombino, debbano sudarsi fino all’ultimo la riconquista di un futuro di lavoro e dignità. « Qui si respira la speranza di liberarsi da un enorme bluff – racconta Graziano Martinelli della Rsu e operaio da una vita -. A Piombino viene data una seconda opportunità, e non è cosa da poco di questi tempi ». E anche Jonathan Ghignoli, della Fiom, non nasconde la trepidazione: «Quella con Jindal sarà una vera trattativa, come quella di ArcelorMittal per l’Ilva. Niente a che vedere con quanto accadde con l’arrivo di Rebrab». L’imprenditore algerino si presentò nel 2014 con un progetto addirittura da un miliardo di euro che prevedeva il rilancio dell’acciaieria e la diversificazione nella logistica e nell’agroalimentare. Promesse mai mantenute e un’avventura finita con la minaccia di insolvenza e la trattativa con Jindal che dovrebbe fruttare a Rebrab circa 60 milioni di euro.

Le linee guida del progetto di Jindal (che punta a fare di Piombino la propria base in Europa) tracciano un investimento di circa 400 milioni, la riaccensione dell’altoforno, quattro laminatoi ( i tre attuali che producono rotaie, barre e vergelle, più uno nuovo per i prodotti piani), l’impiego di 1800 addetti e tre milioni di tonnellate di acciaio all’anno. In base alla tabella di marcia, dopo la firma del memorandum anche da parte di Jindal, scatterebbe una due diligence che potrebbe durare tre settimane, arrivando così alla cessione vera e propria entro la fine di marzo. In quella fase gli uomini del gruppo indiano avranno modo di analizzare i conti di Aferpi e, soprattutto, lo stato di salute degli impianti: un passaggio importante anche per le questioni ambientali che allarmano la città almeno quanto il destino dei posti di lavoro: i convertitori sono a ridosso del centro di Piombino e proprio la prevedibile necessità di interventi di smantellamento e ristrutturazione, può rappresentare l’occasione per un allontanamento degli impianti dal centro abitato (e un avvicinamento all’altoforno). Ricollocazione che comporterebbe anche evidenti vantaggi logistici per l’acquirente.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *