www. federalismi.it–gazzetta ufficiale dell’Unione Europea—testo completo
Il ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e nella promozione di una società inclusiva in Europa
Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa (Mercoledì 20 ottobre 2010)
—
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.3.2012
ESTRATTO —sufficiente a convincere chi legge che l’elaborazione del reddito minimo della rete dei numeri pari è completamente in linea con le norme europee del 2010 (chiara)
Il Parlamento europeo
…
1. sottolinea la necessità di misure concrete che sradichino la povertà e l’esclusione sociale, esplorando
strategie di ritorno all’occupazione, favorendo un’equa ridistribuzione del reddito e della ricchezza, garan
tendo regimi di reddito minimo e, dunque, dando un senso e un contenuto autentici all’Anno europeo della
lotta alla povertà e assicurando altresì un potente retaggio politico alla realizzazione degli obiettivi del
millennio per lo sviluppo, compresa la garanzia di sistemi di reddito minimo atti a prevenire la povertà e a
favorire l’inclusione sociale sulla base delle varie prassi nazionali, delle convenzioni collettive o della legi
slazione nazionale in tutta l’Unione europea, nonché lavorando attivamente alla promozione di regimi
adeguati di reddito e di protezione sociale; invita gli Stati membri a rivedere le loro politiche intese a
garantire un reddito adeguato, consapevole che la lotta alla povertà presuppone la creazione di posti di
lavoro dignitosi e durevoli per le categorie sociali svantaggiate sul mercato del lavoro; ritiene che tutti i
lavoratori abbiano diritto ad un’esistenza dignitosa; considera che una politica sociale nazionale presup
ponga altresì una politica attiva in materia di mercato del lavoro;
2. richiama l’attenzione sul fatto che il recente rallentamento economico, l’aumento del tasso di disoc
cupazione e la diminuzione delle opportunità di lavoro, espone molte persone al rischio di povertà e di
esclusione sociale, come dimostrano in particolare taluni Stati membri in cui si registrano tassi di disoccu
pazione o di inattività di lungo termine;
3. chiede che si compiano progressi reali nell’ambito dell’adeguatezza dei regimi di reddito minimo,
affinché essi siano in grado di sottrarre ogni bambino, adulto e anziano alla povertà e garantire loro il
diritto a una vita dignitosa;
4. sottolinea le differenze nei vari settori (salute, alloggi, istruzione, reddito e occupazione) tra i gruppi
sociali che vivono in povertà e invita la Commissione e gli Stati membri a tenere conto di tali differenze
nelle rispettive misure mirate; sottolinea che il modo più efficace per ridurre la povertà è rendere il mercato
del lavoro accessibile a tutti;
5. sottolinea l’esigenza di valorizzare i programmi di apprendimento permanente quali strumenti di base
con cui combattere la povertà e l’esclusione sociale attraverso l’incremento dell’occupabilità e l’accesso alle
conoscenze e al mercato del lavoro; ritiene necessario incentivare una maggiore partecipazione all’appren
dimento permanente da parte dei lavoratori, dei disoccupati e di tutti i gruppi sociali vulnerabili e intra
prendere azioni efficaci per contrastare i fattori che portano all’abbandono scolastico, nonché migliorare il
livello delle qualifiche professionali e l’acquisizione di nuove competenze, al fine di favorire una più rapida
reintegrazione nel mercato del lavoro, aumentare la produttività e aiutare le persone a trovare un lavoro
migliore;
6. sottolinea la necessità che gli Stati membri intervengano concretamente per definire una soglia di
reddito minimo, in base a indicatori pertinenti, che garantiscano la coesione socioeconomica, ridurre il
rischio di livelli di remunerazione differenti per la medesima attività, ridurre il rischio di una popolazione
povera in tutta l’Unione europea e chiede raccomandazioni più risolute da parte dell’Unione europea in
merito a questi tipi di azioni;
7. sottolinea che l’occupazione deve essere percepita come la protezione più efficace contro la povertà, e
che quindi occorre adottare misure che incentivino l’occupazione femminile, fissando obbiettivi qualitativi per i posti di lavoro offerti;
8. sottolinea l’esigenza di intervenire sia a livello europeo che nazionale per tutelare cittadini e consu
matori da clausole abusive sul rimborso dei prestiti e delle carte di credito e per stabilire le condizioni per
disciplinare l’accesso ai prestiti ed evitare che le famiglie contraggano debiti eccessivi che le spingono nella
povertà e l’esclusione sociale;
9. sottolinea la natura multidimensionale della povertà e dell’esclusione sociale ed insiste sulla necessità di
garantire l’integrazione degli obiettivi sociali nonché sull’importanza della dimensione e della sostenibilità
sociale delle politiche macroeconomiche; ritiene che gli obiettivi sociali debbano fare parte integrante della
strategia di uscita dalla crisi nonché della strategia Europa 2020 e della coesione economica, sociale e
territoriale, cosa che implica un orientamento sociale convergente e l’effettiva valutazione dell’impatto
sociale che assicuri la ridefinizione delle priorità e delle politiche, in particolare delle politiche monetarie,
delle politiche dell’occupazione, delle politiche sociali macroeconomiche, compreso il patto di stabilità e di
crescita, delle politiche di concorrenza, del mercato interno e delle politiche di bilancio e fiscali; ritiene che
tali politiche non debbano ostacolare la coesione sociale e debbano garantire l’attuazione delle misure
interessate e la promozione della parità di opportunità onde consentire la definitiva uscita dalla crisi, il
ritorno alla solidità di bilancio e l’avvio delle riforme necessarie all’economia per ritrovare la via della crescita
e della creazione di posti di lavoro; chiede l’attuazione di politiche di sostegno concreto a favore degli Stati
che ne hanno maggiormente bisogno attraverso meccanismi adeguati;
10. ritiene che la creazione di posti di lavoro debba essere una priorità per la Commissione e i governi
degli Stati membri, quale primo passo verso la riduzione della povertà;
11. ritiene che i regimi di reddito minimo debbano essere integrati in un approccio strategico orientato
all’integrazione sociale, che preveda sia misure generali sia politiche mirate relative ad alloggi, assistenza
sanitaria, istruzione e formazione e servizi sociali, al fine di aiutare le persone a uscire dalla povertà e ad
adoperarsi per l’inclusione sociale e l’accesso al mercato del lavoro; ritiene che il reale obiettivo dei regimi di
reddito minimo non sia semplicemente assistere, ma soprattutto sostenere i beneficiari a passare da situa
zioni di esclusione sociale a una vita attiva;
12. insiste sulla necessità di tenere conto delle persone a carico nella definizione delle soglie di reddito
minimo, in particolare dei bambini, per infrangere il circolo vizioso della povertà infantile; ritiene inoltre che
la Commissione dovrebbe elaborare una relazione annuale sullo stato di avanzamento della lotta contro la povertà infantile.
13. insiste sulla necessità di modificare le politiche di austerità imposte in alcuni paesi nell’ambito della
lotta alla crisi e sottolinea l’importanza di misure concrete di solidarietà che comprendano il rafforzamento,
la mobilità, l’anticipazione dei trasferimenti e la diminuzione del co-finanziamento delle risorse di bilancio
per la creazione di posti di lavoro dignitosi, il sostegno ai settori produttivi, la lotta alla povertà e
all’esclusione sociale, la prevenzione di nuove dipendenze e l’aumento del debito;
14. ritiene che l’introduzione in tutti gli Stati membri dell’UE di regimi di reddito minimo, costituiti da
misure specifiche di sostegno alle persone con un reddito insufficiente attraverso una prestazione economica
e l’accesso agevolato ai servizi, sia uno dei modi più efficaci per contrastare la povertà, garantire una qualità
di vita adeguata e promuovere l’integrazione sociale;
15. ritiene che i sistemi di redditi minimi adeguati debbano stabilirsi almeno al 60 % del reddito mediano
dello Stato membro interessato;
16. insiste sulla necessità di una valutazione della politica di inclusione sociale, di applicazione del
metodo di coordinamento aperto, di conseguimento degli obiettivi comuni dei piani d’azione nazionali
visto l’aumento della povertà, per un’azione più incisiva a livello europeo e nazionale e una lotta alla povertà
mediante politiche più complete, coerenti e meglio articolate volte all’eliminazione della povertà assoluta e
della povertà infantile entro il 2015 e alla riduzione sostanziale della povertà relativa;
17. ribadisce che, benché importanti, i regimi di reddito minimo debbano essere accompagnati da una
strategia coordinata a livello nazionale e di Unione europea, incentrata su azioni di ampia portata, oltre che
da misure specifiche, tra cui politiche attive per il mercato del lavoro rivolte ai gruppi più distanti da tale
mercato, istruzione e formazione per le persone meno qualificate, retribuzioni minime, politiche di edilizia
popolare e fornitura di servizi pubblici accessibili, di qualità e a prezzi accessibili;
18. insiste sulla promozione dell’integrazione e dell’inclusione sociale al fine di garantire una tutela
efficace dei diritti umani fondamentali e sull’assunzione di impegni chiari in relazione all’elaborazione delle
politiche nazionali e dell’Unione europea per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale; ritiene necessario
garantire un migliore accesso ai servizi pubblici essenziali relativi alla salute, all’istruzione e alla formazione
(dalla formazione prescolastica al primo ciclo di studi universitari), alla formazione professionale, agli alloggi
popolari, alla fornitura di energia e alla protezione sociale; ritiene che i posti di lavoro devono essere
accessibili e di qualità e con tutela dei diritti; che i salari devono essere dignitosi e le pensioni di vecchiaia
devono permettere ai pensionati che hanno lavorato tutta la vita di percepire un importo decente; ricorda
che i regimi di reddito minimo adeguato per tutti devono prevenire il rischio di povertà e garantire
l’inclusione sociale, culturale e politica nel rispetto delle prassi nazionali, degli accordi collettivi e della
legislazione degli Stati membri; osserva inoltre che a lungo termine, più gli Stati membri investiranno in
queste politiche, meno sarà necessario il ricorso al sistema del reddito sufficiente per famiglia; ricorda che
tali misure devono essere adottate nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà degli Stati membri e delle
varie prassi, degli accordi collettivi e delle legislazioni nazionali; ritiene che solo in tal modo può essere
rispettato il diritto di ciascuno alla partecipazione alla vita sociale, politica e culturale;
19. richiama nuovamente l’attenzione sui bisogni dei giovani che incontrano difficoltà specifiche per
quanto riguarda l’integrazione economica e sociale, correndo il rischio di abbandonare l’istruzione in
giovane età; invita gli Stati membri a garantire che la lotta alla disoccupazione giovanile sia un obiettivo
specifico, con priorità proprie, attraverso misure di azione specifica e formazione professionale, il sostegno
ai programmi europei (LifeLongLearning, Erasmus, Mundus) e l’incoraggiamento di iniziative imprenditoriali;
20. ricorda che l’abbandono scolastico e l’accesso limitato all’istruzione superiore e universitaria sono
fattori alla base di un tasso elevato di disoccupazione di lunga durata che minano gravemente la coesione
sociale; ritiene che questi due punti figurino tra i grandi obiettivi indicati dalla Commissione nella strategia
Europa 2020, per cui sarà necessario prestare un’attenzione particolare alla messa a punto di azioni e
politiche specifiche per l’accesso dei giovani all’istruzione attraverso borse di studio, sovvenzioni e prestiti
per studenti e iniziative che rendano l’istruzione maggiormente dinamica;
21. ritiene che la Commissione debba studiare l’impatto che una sua iniziativa legislativa relativa alla
definizione di un salario minimo a livello europeo avrebbe in ogni Stato membro; suggerisce, in particolare,
che la differenza tra il reddito minimo adeguato e il salario minimo nello Stato membro considerato e le
relative conseguenze sull’ingresso nel mercato del lavoro formino oggetto di tale studio;
22. insiste sull’importanza di adottare norme relative all’indennità di disoccupazione che consentano agli
interessati di evitare la povertà, di incoraggiare gli Stati membri ad adottare misure che agevolino il ritorno
dell’occupazione in settori in difficoltà, anche agevolando la mobilità in seno all’Unione europea;
23. sottolinea che gli investimenti nei regimi di reddito minimo costituiscono un elemento fondamentale
nella prevenzione e riduzione della povertà, che anche in periodi di crisi, i regimi di reddito minimo non
andrebbero considerati un fattore di costo, bensì un elemento centrale della lotta alla crisi, che investimenti
tempestivi per contrastare la povertà apportano un contributo importante alla riduzione dei costi di lungo
periodo per la società;
24. insiste sul ruolo della protezione sociale, in particolare per quanto riguarda la malattia, gli assegni
familiari, la pensione e la disabilità e chiede agli Stati membri di prestare particolare attenzione alle persone
più vulnerabili, garantendo loro un minimo di diritti anche in assenza di occupazione;
25. sottolinea il diritto fondamentale della persona a disporre di risorse e prestazioni sufficienti per vivere
conformemente alla dignità umana, nel contesto di un dispositivo globale e coerente di lotta contro
l’esclusione sociale; nel quadro di una strategia attiva di inclusione sociale invita gli Stati membri ad adottare
politiche nazionali utili all’integrazione economica e sociale delle persone interessate;
26. richiama l’attenzione sul numero crescente di lavoratori poveri e la necessità di affrontare questa
nuova sfida attraverso la combinazione di strumenti diversi; chiede che il salario di sussistenza sia sempre
superiore alla soglia di povertà; che i lavoratori che, per varie ragioni, restano al di sotto della soglia di
povertà ricevano integrazioni non soggette a condizioni e facilmente fruibili; rammenta le esperienze
positive negli Stati Uniti riguardo all’imposta negativa sul reddito per portare i lavoratori a bassa retribu
zione al di sopra della soglia di povertà;
27. nota che, nella sua comunicazione dal titolo «Europa 2020 – Una strategia per una crescita intel
ligente, sostenibile e inclusiva», la Commissione propone di assegnare all’UE cinque grandi obiettivi, tra cui
quello di ridurre di 20 milioni il numero di persone minacciate di povertà; rammenta che tale obiettivo è
inferiore alle ambizioni iniziali della strategia di Lisbona, che purtroppo non hanno potuto essere realizzate
(superamento della povertà); ritiene che la povertà e l’esclusione sociale debbano essere debellate attraverso
misure credibili, concrete e vincolanti; ritiene che tale obiettivo non sia abbastanza ambizioso e che non si
possa rinunciare all’obiettivo di un’Europa senza povertà; ritiene che a tal fine sia opportuno adottare misure
appropriate e che a tale obiettivo definito in termini di valore assoluto si dovrà aggiungere un obiettivo di
riduzione della povertà in ogni Stato membro onde stimolare tutti a partecipare al suo conseguimento,
rendendolo credibile attraverso l’adozione di misure idonee, in particolare per quanto riguarda le politiche di
sostegno alle persone dipendenti; ritiene che tale obiettivo dovrà essere raggiunto mediante misure idonee e
concrete, in particolare con l’introduzione di regimi di reddito minimo in tutti gli Stati membri;
28. considera prioritaria la lotta alle disuguaglianze sociali, in particolare alle disuguaglianze economiche,
nella ripartizione del reddito e della ricchezza, alle disuguaglianze nel mercato del lavoro, caratterizzato dalla
precarietà sociale, alle disuguaglianze nell’accesso alle funzioni sociali dello Stato, quali la sicurezza sociale,
la sanità, l’educazione, la giustizia e così via;
29. invita il Consiglio e gli Stati membri dell’UE a fondare l’obiettivo principale della strategia «Europa
2020», onde affrontare la povertà, sull’indicatore di povertà relativa (60 % della soglia di reddito mediano),
come approvato dal Consiglio europeo di Laeken nel dicembre 2001, dato che tale indicatore colloca la
realtà della povertà nel contesto di ciascuno Stato membro, in quanto riflette una visione della povertà quale
condizione relativa;
30. invita gli Stati membri a tradurre l’obiettivo principale dell’Unione europea sulla povertà in obiettivi
nazionali concreti e raggiungibili relativamente ai temi prioritari della strategia di inclusione sociale dell’UE,
quali la soluzione del problema dei senzatetto entro il 2015, conformemente alla dichiarazione scritta
n. 0111/2007;
31. ritiene che la situazione dei senzatetto necessiti di particolare attenzione e richieda ulteriori misure,
sia da parte degli Stati membri sia da parte della Commissione europea, al fine della loro completa
integrazione sociale entro il 2015, cosa che richiede la raccolta di dati comparabili e statistiche affidabili
a livello di Unione europea, la loro pubblicazione annuale corredata dai progressi registrati e dagli obiettivi
definiti nelle rispettive strategie nazionali e a livello di Unione europea per la lotta alla povertà e all’esclu
sione sociale;
32. ritiene che ogni Stato membro abbia il dovere di adottare tutte le misure possibili per prevenire la
precarietà finanziaria dei suoi cittadini evitando un loro eccessivo indebitamento, in particolare in caso di
ricorso a prestiti bancari, e prevedendo la tassazione delle banche e degli istituti finanziari che accettano di
concedere prestiti a persone non solvibili;
33. ritiene che gli Stati membri debbano assumersi un impegno esplicito per l’attuazione dell’inclusione
attiva: ridurre la condizionalità, investire nell’attivazione del sostegno, difendere un reddito minimo adeguato
e preservare gli standard sociali vietando i tagli ai servizi pubblici essenziali, affinché non siano i poveri a
dover pagare per la crisi;
34. ritiene che le diverse esperienze in materia di redditi minimi e di reddito di base incondizionato per
tutti, accompagnati da misure supplementari di integrazione e di protezione sociale, dimostrano come questi
siano strumenti efficaci di lotta alla povertà e all’esclusione sociale nonché capaci di garantire una vita
dignitosa per tutti; chiede pertanto alla Commissione di adottare un’iniziativa per sostenere altre esperienze
negli Stati membri che tengano conto delle migliori prassi e li incoraggino, come pure che permettano di
garantire individualmente vari modelli di reddito minimo adeguato e di reddito di base per prevenire la
povertà quale misura di lotta per debellare la povertà e garantire la giustizia sociale e la parità di opportunità
per tutti i cittadini, la cui indigenza è da comprovare secondo i rispettivi criteri regionali, nel rispetto del
principio di sussidiarietà e senza rimettere in questione le specificità di ciascuno Stato membro; ritiene che la
predetta iniziativa della Commissione dovrebbe sfociare nell’elaborazione di un piano d’azione destinato ad
accompagnare l’attuazione di un’iniziativa europea sul reddito minimo negli Stati membri, nel rispetto delle
varie prassi nazionali, degli accordi collettivi e delle legislazioni nazionali onde conseguire gli obiettivi
seguenti:
— definire standard e indicatori comuni sulle condizioni di ammissibilità e accessibilità dei regimi di reddito
minimo,
— adottare criteri per valutare quali livelli istituzionali e territoriali, compreso il coinvolgimento delle parti
sociali e dei pertinenti soggetti interessati, risulterebbero più adatti ad attuare le misure relative ai regimi
di reddito minimo,
— definire indicatori e parametri comuni per la valutazione dei risultati, degli esiti e dell’efficacia della
politica contro la povertà,
— garantire il monitoraggio e lo scambio efficace di migliori prassi;
35. sottolinea che un reddito minimo adeguato è un elemento imprescindibile per una vita dignitosa e
che il reddito minimo e la partecipazione sociale rappresentano i presupposti necessari affinché le persone
possano sviluppare appieno il proprio potenziale e contribuire a un’organizzazione democratica della
società;
36. ritiene che nell’iniziativa della Commissione europea sul reddito minimo garantito si tenga conto
della raccomandazione 92/441/CEE, la quale riconosce «il diritto fondamentale della persona a risorse e a
prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana», insistendo affinché l’obiettivo centrale
dei regimi di sostegno del reddito debba essere quello di far uscire le persone dalla povertà, consentendo
loro di vivere dignitosamente, comprese le pensioni di invalidità e di anzianità dignitose; in tale ottica, al
fine di raggiungere tale obiettivo, raccomanda alla Commissione di prevedere la creazione di un metodo
comune di calcolo del minimo vitale e del costo della vita (paniere di beni e servizi) onde disporre di unità
di misura comparabili dei livelli di povertà e definire metodi di intervento sociale;
37. invita gli Stati membri ad adottare azioni urgenti per migliorare la fruizione dei benefici, monitorare i
livelli di mancata fruizione e le loro cause (che secondo l’OCSE sono pari al 20-40 % dei benefici) attraverso
una maggiore trasparenza, informazioni e strutture di consulenza più efficaci, la semplificazione delle
procedure e l’attuazione di misure e politiche per combattere la stigmatizzazione e la discriminazione
associate ai beneficiari del reddito minimo;
38. sottolinea l’importanza dell’esistenza di un sussidio di disoccupazione che garantisca un tenore di vita
dignitoso ai beneficiari, nonché la necessità di ridurre la durata del periodo di assenza dal lavoro, rendendo
inoltre più efficienti i servizi per l’impiego nazionali;
39. sottolinea l’esigenza di adottare regole in materia di assicurazione, al fine di istituire un collegamento
tra la pensione minima versata in ciascuno Stato membro e la corrispondente soglia di povertà;
40. critica gli Stati membri in cui i regimi di reddito minimo non raggiungono la soglia di povertà
relativa; ribadisce la propria richiesta agli Stati membri affinché pongano rimedio a tale situazione quanto
prima; chiede che la Commissione prenda in considerazione le buone e le cattive prassi in fase di valuta
zione dei piani d’azione nazionali;
41. sottolinea l’importante discriminazione fondata sull’età riguardante i regimi di reddito minimo, per
esempio stabilire il reddito minimo per i minori al di sotto della soglia di povertà oppure escludere i giovani,
che non versano i contributi previdenziali, dai regimi di reddito minimo; sottolinea che ciò mette a
repentaglio l’incondizionalità e la correttezza dei regimi di reddito minimo;
42. sottolinea l’urgenza di elaborare e adottare indicatori economico-sociali adeguati nei diversi settori,
quali salute, abitazione, fornitura di energia, inclusione sociale e culturale, mobilità, educazione, reddito
(quale il coefficiente di Gini che misura l’evoluzione dei divari di reddito), la privazione materiale, l’occu
pazione e i servizi di aiuto sociale che consentano di controllare e misurare i progressi compiuti nella lotta
alla povertà e all’esclusione sociale, da presentare con cadenza annuale in occasione della Giornata inter
nazionale di lotta contro la povertà (17 ottobre), con particolare attenzione al suo andamento e in
considerazione del genere, della fascia d’età, del nucleo familiare, delle condizioni di disabilità, immigrazione,
malattia cronica e dei diversi livelli di reddito (60 % del reddito mediano, 50 % del reddito mediano; 40 %
del reddito mediano) al fine di prendere in considerazione la povertà relativa, la povertà estrema e i gruppi
più vulnerabili; sottolinea la necessità urgente di disporre di dati statistici europei, che vadano oltre gli
indicatori monetari, sulle situazioni di estrema povertà, come quelle dei senzatetto, attualmente non incluse
nell’EU-SIL; chiede che tali indicatori economico-sociali sono trasmessi con cadenza annuale in una rela
zione agli Stati membri e al Parlamento europeo, affinché questi ne discutano e definiscano altre possibilità
concrete di azione;
43. insiste sulla necessità di sussidi aggiuntivi mirati a favore delle fasce più svantaggiate (quali persone
con disabilità o malattie croniche, famiglie monoparentali o numerose) che coprano le spese extra originate
dalla loro condizione mediante, tra l’altro, l’assistenza personale e l’uso di strutture specifiche e cure mediche
e sociali;
44. invita la Commissione e gli Stati membri dell’UE a esaminare in che modo i diversi modelli di redditi
di base non condizionali e preclusivi della povertà per tutti possano contribuire all’inclusione sociale,
culturale e politica, tenuto conto in particolare del loro carattere non stigmatizzante e della loro capacità
di prevenire casi di povertà nascosta;
45. ritiene che per le politiche di riduzione della povertà che accompagnano la definizione di un reddito
minimo adeguato negli Stati membri, il metodo di coordinamento aperto dovrebbe essere trasformato per
consentire un vero e proprio scambio delle migliori prassi tra gli Stati;
46. osserva che il reddito minimo conseguirà il proprio obiettivo di combattere la povertà soltanto se
sarà esentato da imposte e raccomanda di valutare la possibilità di ancorare il livello del reddito minimo alle
fluttuazioni dei costi dei servizi di utilità generale;
47. ricorda che il rischio di trovarsi in una situazione di povertà estrema è superiore per le donne
rispetto agli uomini, a causa delle carenze dei sistemi di protezione sociale e delle discriminazioni che
permangono, in particolare nel mercato del lavoro, cosa che richiede risposte politiche specifiche e artico
late, in funzione del genere e della situazione concreta;
48. ritiene che la povertà che colpisce le persone che hanno un lavoro riflette condizioni di lavoro inique
e invita a concentrare gli sforzi per modificare tale situazione, affinché la retribuzione in generale e i salari
minimi in particolare possano garantire un livello di vita dignitoso, indipendentemente dal fatto che siano
stabiliti per legge o mediante accordi collettivi;
finisce al n. 58 circa nel link
Condividi