RAIMONDO BULTRINI, REP. 26-04-2018 pp. 36-7 ::: IL TRENO COLOR DEL CIELO DOVE L’INDIA CURA ANCHE LA POVERTA’

 

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https://widerimage.reuters.com/story/hospital-on-wheels-brings-hope-to-indian-villages

 

 

Il treno color cielo dove l’India cura anche la povertà, articolo di raimondo bultrini

 

i pazienti si iscrivono…

 

due volontari dell’esercito aspettano che i pazienti terminino per riportarli a casa…

 

sul treno di ritorno…

 

una chirurgia

 

un’altra…

 

aspettando di parlare con il medico…

quattro donne anziane aspettano di operarsi…

lo studio del medico

 

Il treno color cielo dove l’India cura anche la povertà

FOTOGRAFIE DI DANISH SIDDIQUI/ REUTERS

Si chiama “Lifeline Express” e ha sette carrozze ospedale dove 20 medici, con l’aiuto di centinaia di volontari, operano e curano malati indigenti in tutta l’India. Dal 16 luglio 1991, quando partì per la prima vota da Mumbai, in quei vagoni sono salite un milione e duecentomila persone. In un paese che spende soltanto l’uno per cento del suo Pil per la sanità pubblica

BANGKOK

La locomotiva con le sette carrozze colore del cielo e dalle fiancate dipinte di arbobaleni e fiori si chiama in India Jeevan Rekha, ma da 27 anni è celebre anche fuori dal paese come Lifeline Express, il treno espresso salvavita. Fu il primo ospedale su ferrovia al mondo e oggi ne sono nati altri in Cina, Bangladesh, Cambogia e Sudafrica, ma quello indiano resta ancora il più fornito di attrezzature e medici, venti fissi a bordo e altre centinaia inclusi i volontari che offrono i loro servizi in ogni località dove l’espresso salvavita fa scalo, tra accoglienze festose e resse per farsi visitare. Da quando partì la prima volta dalla storica stazione di Victoria Terminus a Mumbai il 16 luglio 1991, dentro i suoi vagoni sono state curate, operate, spesso strappate alla morte o a un’infermità permanente, un milione e 200 mila persone, in gran parte residenti di aree rurali servite da nient’altro che dalla ramificata rete ferroviaria estesa per 121mila chilometri attraverso il Continente.

Alle prime tre carrozze, nel tempo se ne sono aggiunte altre quattro e due anni fa venne effettuata in uno degli scali nel Maharastra la prima operazione chirurgica al cancro di un uomo che si era dato per spacciato non potendo pagare i costi di un ospedale. Da allora le tre sale operatorie principali e le due di emergenza funzionano quasi a tempo pieno durante le tre-cinque settimane di media che il Lifeline Express passa in ciascuna stazione a turno.

Durante questo tempo salgono a bordo quasi 5.000 persone e serve sia un servizio d’ordine per evitare le risse dell’attesa che un apparato di assistenza alle famiglie venute a farsi visitare da aree remote e senza un posto dove dormire, né dove lavarsi e pulire i panni. A tutto questo provvede l’intera comunità attorno alla stazione per sdebitarsi del servizio gratuito offerto.

Gli interventi vanno dall’ortopedia alle deformità congenite come piedi malformi, labbra leporine e altre conseguenze comuni dove c’è denutrizione, l’abitudine di matrimoni tra consanguinei, scarsa igiene e niente servizi. Nel campo sanitario, e non solo, sono molte le aree di confine tra civiltà e preistoria in un Paese dove si spende solo l’1 per cento del Pil per curare la gente e molto è affidato a Ong e Fondazioni come quella che ha messo in marcia il treno. Ora la Impact Foundation India ha ottenuto sostegno da donatori di tutto il mondo e dalle stesse ferrovie nazionali che hanno messo a disposizione le ultime carrozze-ospedale. Gli interventi alla cataratta e la distribuzione di occhiali a bordo hanno ridato la vista a molti anziani che erano ormai emarginati da anni dalla vita sociale, così come a migliaia hanno ritrovato l’udito dopo le operazioni ai timpani sul treno azzurro cielo. Per i casi più complicati i medici possono perfino comunicare grazie in wifi con gli specialisti e avere una diagnosi online.

A bordo c’è anche un ufficio dove i medici del Lifeline incontrano le autorità sanitarie locali per migliorare i servizi e addestrare i loro infermieri e dottori su come seguire i pazienti trattati, o adottare misure preventive come le immunizzazioni, creare servizi nutrizionali per bambini e madri. Durante la permanenza in stazione spesso i medici si recano anche nelle zone rurali e semi-urbane più trascurate e parlano con la gente locale per far capire l’importanza di alcune norme di igiene e di controllo della salute. Ma sono fin dall’inizio consapevoli che la malattia più grave in certe aree è la povertà e l’ignoranza delle procedure.

Il successo dell’iniziativa, come tante operazioni simili per sopperire alle carenze pubbliche di un paese da un miliardo e 200 milioni di abitanti, ha convinto il governo del Maharastra dove era partito il primo treno a creare un Lifeline Express solo per il suo Stato. Se l’ospedale viaggiante resta la classica goccia dell’oceano, quantomeno nelle file formate davanti ai suoi predellini aspettano sullo stesso piano persone d’alta casta e intoccabili dalit, uniti dagli stessi acciacchi.

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