Pubblichiamo quest’articolo dell’Huffington post SULL’ALZHEIMER perché ci sono arrivate due lettere con richiesta di chiarimenti in merito al centro del Prof. Sensi– CI SEMBRA CHE QUI SI DICANO ALCUNE COSE CHIARE, ANCHE SE E’ DEL 2015…

 

huffington post  –27 ottobre 2015

https://www.huffingtonpost.it/2015/10/27/alzheimer-san-raffaele-milano-nuova-terapia_n_8398386.html

 

 

NOTIZIE

28/10/2015 17:32 CET | Aggiornato 13/11/2015 15:57 CET

Alzheimer, al San Raffele di Milano al via la terapia con le “cellule spazzino” del cervello. Il dottor Sandro Iannaccone: “Agiamo sulla causa della malattia”

 

ADELE SARNO

Una terapia contro l’Alzheimer che agisca stimolando l’azione delle cellule “spazzino” del cervello contro le placche cerebrali all’origine della malattia. Il 27 ottobre 2015 è partita all’Ospedale San Raffaele di Milano la sperimentazione di una cura contro questa forma di demenza senile che mira a colpire direttamente una delle cause della patologia: la presenza a livello cerebrale di depositi anomali di proteine che, aggregandosi tra loro, alterano le comunicazioni tra le sinapsi provocando la morte dei neuroni.

L’idea di fondo è ridurre o eliminare tali ammassi proteici potenziando il sistema di smaltimento dei rifiuti del cervello. Il nuovo trattamento si propone infatti di ricreare, tramite la somministrazione di un anticorpo (l’ADUCANUMAB), una situazione di “pericolo” che solleciti l’intervento delle cellule immunitarie (microglia) per rimuovere gli intrusi e mantenere “pulite” le strutture cerebrali.

L’Alzheimer è una patologia degenerativa del sistema nervoso che conduce al progressivo annullamento della sfera cognitiva, della memoria, dell’orientamento, fino a interessare anche la sfera motoria. In Italia sono circa 800.000 le persone affette da questa patologia invalidante, un numero destinato ad aumentare con all’allungamento della vita media. Si tratta infatti di una malattia legata all’età, che ha il suo picco di incidenza intorno ai 65 anni e per cui “allo stato attuale esistono solo trattamenti in grado di alleviare i sintomi e rallentare la progressione della patologia, ma non di guarire” ha detto ad Huffington Post il dottor Sandro Iannaccone, primario di Riabilitazione Specialistica – Disturbi Neurologici, Cognitivi e Motori al San Raffaele di Milano. Che ha anche spiegato come funzionerà il nuovo trial terapeutico internazionale condiviso da Canada, Nord America, Australia, e che in Italia coinvolge i centri ospedalieri di Roma e Milano.

In cosa consiste il nuovo trial clinico sull’Alzheimer partito all’Ospedale San Raffaele?

Si tratta di una terapia farmacologica rivolta ai malati di Alzheimer in stadio non avanzato che punta a colpire le placche di proteine tossiche presenti sul cervello con la somministrazione di un anticorpo monoclonale, l’ADUCANUMAB.

In che modo agisce l’anticorpo?

L’ADUCANUMAB raggiunge la proteina tossica dell’amiloide presente sul cervello e si unisce a essa. Questo legame di antigene-anticorpo genera una situazione di pericolo. È a questo punto che intervengono i “difensori naturali” del cervello – le cellule della “microglia”, in grado di digerire i detriti presenti a livello cerebrale – che aggrediscono tale legame e lo eliminano.

Come sarà effettuata la sperimentazione?

Il trial verrà sperimentato su un campione di pazienti volontari che continueranno a sottoporsi, in parallelo, anche alle terapie correnti contro l’Alzheimer. Il 50% di loro riceverà il farmaco, l’altra metà un placebo. Dopo un anno e mezzo di terapia si riconoscerà chi ha effettivamente assunto il farmaco e chi no, fino a giungere, alla fine del trial a una copertura totale dei pazienti coinvolti con il farmaco. I risultati si avranno dopo due anni.

Quali sono le terapie attualmente utilizzate nella cura dell’Alzheimer?

Si tratta di terapie che agiscono sui sintomi (e non sulle cause, come il nuovo trial) e apportano un miglioramento soprattutto nella fase iniziale della malattia, salvo poi andare inevitabilmente incontro a peggioramento. Esistono farmaci che aumentano i livelli di memoria, ma hanno efficacia limitata a un periodo che va dai sei mesi ai due anni; in alternativa, esistono cure non farmacologiche come la riabilitazione cognitiva: esercizi che cercano di allenare le parti del cervello non ancora interessate dalla malattia migliorandone le performance. Una terapia sperimentale è la neurostimolazione cerebrale che avviene attraverso la microstimolazione elettrica o magnetica.

Esiste un esame specifico per la diagnosi della malattia?

L’Alzheimer può essere diagnosticato attraverso un insieme di esami: risonanza magnetica, PET, valutazione neurologica, neuropsicologica e valutazione del liquor cerebrospinale.

Come è possibile prevenire l’Alzheimer?

La prevenzione migliore è caratterizzata dall’allenamento del cervello: è provato che chi esercita abitualmente le capacità intellettuali nel corso della vita è più resistente alla malattia; dall’alimentazione mediterranea, che abbassa i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari che possono concorrere all’Alzheimer; dall’attività fisica. Basterebbe camminare un’ora tutti i giorni.

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