VINCENZO IURILLO::: “ A casa Vassallo una strana visita dei carabinieri ”, ERANO IN BORGHESE E NON C’E’ VERBALE AGLI ATTI DEI PM– SONO RIMASTI SOLI E HANNO PERQUISITO LO STUDIO PRIVATO DI ANGELO VASSALLO, IL SINDACO DI POLLICA APPENA UCCISO

 

IL FATTO QUOITIDIANO DEL 28-12-2018

https://shop.ilfattoquotidiano.it/2018/12/28/a-casa-vassallo-una-strana-visita-dei-carabinieri/

 

Risultati immagini per ANGELO VASSALLO UCCISO...

5 SETTEMBRE 2010–IL SINDACO DI POLLICA

 

 

“A casa Vassallo una strana visita dei carabinieri”

Il sindaco ucciso – Il figlio e il fratello del primo cittadino di Pollica ricordano una misteriosa perquisizione subito dopo il delitto

Una misteriosa visita dei carabinieri a casa Vassallo, di cui i pm erano all’oscuro, nei giorni immediatamente successivi all’omicidio.Una perquisizione compiuta senza consegnare un verbale. Lo studio privato del sindaco di Pollica (Salerno) messo sottosopra mentre nessuno dei familiari era presente. Il dubbio che sia scomparso qualcosa dai tiretti o dagli archivi.

Riparte da qui, dalle informazioni contenute in due nuove testimonianze del fratello e del figlio, l’indagine della Procura di Salerno sull’omicidio di Angelo Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010. Riparte dall’ennesimo enigma di una inchiesta che da otto anni si attorciglia su se stessa senza approdare a nulla. Al momento, l’unico indagato per concorso in omicidio con l’aggravante camorristica è un carabiniere del nucleo investigativo di Castello di Cisterna (Napoli), Lazzaro Cioffi, che ha lasciato l’Arma dopo essere finito in carcere, ma per altre accuse di traffico di droga e di collusioni con il clan camorristico di Caivano, mosse dalla Procura antimafia di Napoli. Nelle scorse settimane, riferisce il Mattino, la Procura di Salerno gli ha sequestrato la corrispondenza dal carcere per analizzarla. Cioffi però lavorava in un reparto anche geograficamente lontano dal Cilento, e non competente su quel territorio, anche se un testimone lo collocherebbe de relato a Pollica nei giorni del delitto (non ci sono però al momento riscontri). Mentre i familiari di Vassallo ritengono – ma vanno a memoria – che gli uomini in borghese qualificatisi come carabinieri a casa loro provenissero da Vallo della Lucania.

Secondo i ricordi di Antonio Vassallo, che dice di averlo appreso dalla sorella, pochissimi giorni dopo l’assassinio del padre alcuni carabinieri in abiti civili entrarono in casa del sindaco di Pollica e frugarono nei faldoni, nei cassetti, nell’armadietto dello studio. Cercavano documenti. Lo studio si trova al piano di sopra dell’abitazione e la figlia di Vassallo preferì non salire quei gradini, e lasciò i carabinieri soli e senza occhi addosso. Di quella visita, o perquisizione, o chissà, non c’è un verbale agli atti dei pm. Né risulta che i militari avessero esibito una delega della Procura di Vallo della Lucania, che nei primi giorni fu titolare del fascicolo prima che venisse trasferito alla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Salerno. Qualche tempo dopo, ai familiari vennero restituiti degli appunti a mano di Vassallo e altri effetti personali. Antonio Vassallo però non è in grado di stabilire se quegli appunti e quegli oggetti furono ritrovati nello studio o nell’automobile. E se tra i cimeli del papà custoditi a casa ci sia ancora l’agenda personale, di colore marrone, del 2010. L’ultima agenda, quella dell’anno del suo omicidio.

Il racconto è stato ricostruito unendo i pezzi di un interrogatorio di Dario Vassallo, il fratello del sindaco, coi verbali investigativi dell’avvocato Antonio Ingroia, che ora assiste i familiari Vassallo quale persona offesa. “Se fosse davvero così, come pare – commenta l’ex pm di Palermo della Trattativa Stato-mafia – non mi è mai capitato nella mia esperienza né di pm né di avvocato. È successo solo nei casi in cui strane ‘manine’ hanno fatto sparire documenti: rovistati i cassetti della redazione de L’Ora di Mauro De Mauro e spariti i suoi appunti, una strana perquisizione mai verbalizzata a casa di Peppino Impastato, spariti i diari di Dalla Chiesa dalla sua cassaforte in Prefettura, sparito un video “segreto” di Mauro Rostagno dalla redazione della sua tv, l’agenda rossa di Borsellino, per citarne solo alcuni”. Ma a Pollica siamo ancora nel campo delle ipotesi da riscontrare.

L’avvocato Ingroia, a metà dicembre, ha interrogato Antonio Vassallo e Gerardo Spira, l’82enne ex segretario comunale di Pollica, che conserva di Angelo Vassallo un ricordo denso di stima e di affetto e partecipa da anni alle iniziative della Fondazione intitolata al sindaco scomparso. Spira a novembre avrebbe raccolto da un consigliere comunale di un piccolo comune salernitano la memoria del suo ultimo colloquio con Vassallo. Avvenuto una decina di giorni prima della sua morte. Il consigliere comunale gli ha detto che quel colloquio lo lasciò molto impressionato, perché Vassallo, a suo dire, era molto preoccupato per una situazione di Acciaroli nella quale diceva che era coinvolto un personaggio locale.

L’indagine continua. Tra settembre e fine novembre il pm della Dda di Salerno, Leonardo Colamonici, ha sentito due volte Dario Vassallo. Tra le domande rivolte, ce ne sono state alcune su un’intervista dei primi di settembre a Repubblica-Napoli in cui ha dichiarato che ad ammazzare Angelo Vassallo “furono almeno in tre”.

 

 

Immagine correlata

Vincenzo Iurillo

Giornalista

Sono nato nel 1970 e ci misi un po’ per capire che il giornalismo era la mia strada. Iniziai a farlo sul serio a 26 anni: tanta gavetta, pezzi di cronaca locale, bianca, giudiziaria, un contratto che non arrivava mai e arrivò quando mi stavo disamorando del mestiere, piccoli scoop, un’intervista del 1997 a due pm della Procura di Torre Annunziata sulla riforma dell’articolo 513 del codice di procedura penale di cui sono fiero ancora oggi: era bellissima e anticipò di due anni le nefaste conseguenze che la modifica normativa ebbe sul processo alla Tangentopoli sorrentina.

Già. Vivo in costiera sorrentina e non ho mai voluto lasciare il mio paesello. La mia casa è qui e nulla mi strapperà a questo destino. Nel 2009 ho scritto con Bruno De Stefano un libro, “La Casta della Monnezza” (Newton Compton), col quale abbiamo fatto il pelo e il contropelo alle nefandezze della classe politica campana, una delle più inette e compromesse del mondo. Collaboro al Fatto Quotidiano e a ilfattoquotidiano.it  sin dall’inizio.

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *