bardelli
LE PERLE DI NEMO E UNA BELLA PIANTA DA METTERE SUL VOSTRO TERRAZZO COSI’ SOLEGGIATO…questa non ha bisogno di cure…
INTERVISTA AL PREMIER EDI RAMA AL TG LA 7 DI IERI SERA, ALLE 20,00–3,09 minuti
REPUBBLICA DEL 30 MARZO 2020 –pag. 29
Lezione albanese
La favola bella del premier Rama
di Francesco Merlo
IL PREMIER DELL’ALBANIA, EDI RAMA–
Edvin Kristaq Rama (Tirana, 4 luglio 1964) è un politico, pittore ed ex cestista albanese, attuale primo ministro dell’Albania in carica dal 15 settembre 2013.
Nel mondo sottosopra, l’Albania aiuta l’Italia e manda “un carico” di albanesi che finalmente non accogliamo spaventati dall’invasione straniera.
Sono infatti medici e infermieri che il premier di Tirana, Edi Rama, chiama, in un video esemplare per educazione civica, “i nostri soldati in tuta bianca”.
E dice su di noi delle belle cose che probabilmente non ci meritiamo. Parla di riconoscenza e di gratitudine, senza rancori storici per le nostre violenze da colonizzatori.
Ricorda solo che li abbiamo accolti ma non che li abbiamo maltrattati, arrivando persino a speronare una loro nave con 120 profughi (28 marzo 1997, governo Prodi): 81 morti e 27 dispersi. E per anni li abbiamo “schifati”, come fossero ladri e papponi, tenendoli fuori dai locali e dalle case: “Non si affitta agli albanesi”.
Sembra dunque un apologo contro il razzismo questo dono d’amore che ci arriva dall’Albania di Meta, che ha trionfato a Sanremo nel 2018, e di Hysaj, il terzino del Napoli dei miracoli, arrivato anche lui su uno di quei barconi che mezzo Parlamento italiano avrebbe voluto affondare (se lo ricorda onorevole Pier Ferdinando Casini, quando diceva “si faccia ma non si annunci”?).
Dunque tra le poche cose positive di questi terribili giorni c’è la fine di un nostro sciocco complesso di superiorità o se volete di sufficienza verso un Paese che si fa moderno ma buono, ricco senza cinismo, “sano” con umiltà, un Paese che sino a venti anni fa ci guardava come fossimo “Lamerica”, che è il titolo del film di Amelio sull’umiliazione di un popolo fiero e indurito, sui migranti che sbarcavano a Brindisi come se sbarcassero a New York. E adesso invece ci aiutano come fossero loro i nostri americani.
L’Albania che oggi ci tende una mano è un Paese dove tanti italiani stanno lavorando benissimo, nelle università, nelle imprese, in televisione, e pure nell’architettura pubblica: il piano regolatore di Tirana è di Stefano Boeri, lo stadio di calcio è stato realizzato dallo studio Arche di Firenze, l’allenatore della nazionale Edoardo Reja è nato in Italia, e il suo predecessore era Panucci … E a capo di tutto c’è lui, Edi Rama, un imponente signore pacioso, con un bella barba bianca curata ma non leziosa, un artista di formazione, colto, solido e saggio. È il vicino di casa che non ti aspetti, un poliglotta che parla un italiano da fare invidia a molti nostri deputati e senatori e anche a qualche ministro. Sa infatti mettere i congiuntivi al loro posto e il suo accento è straniero ma al tempo stesso italianismo.
È stato il sindaco che ha rifatto Tirana, demolendo le case abusive sui letti dei fiumi, ricolorando con tinte vivaci le periferie grigie del comunismo rurale, edificando opere pubbliche e alla fine sconfiggendo Berisha (lo ricordate?) uno dei terribili amici di Berlusconi.
Edi Rama è uno di quegli uomini che si identificano con la riqualificazione, quella vera, di una città: dal degrado, dalla malavita, dalla ghettizzazione. Come il nostro Orlando a Palermo e prima di lui Bassolino a Napoli, come Sergio Fajardo, il sindaco di Medellin in Colombia che era la città più pericolosa del Pianeta e ora è la più studiata nelle università di tutto il mondo.
Non ti dimenticheremo, Edi Rama, che ci aiuti quando non ci aiutano più gli americani e ci aiuta poco anche l’Europa.
Diciamola tutta: dietro gli aiuti della Cina si potrebbe vedere, con un po’ di malizia, il senso di colpa e forse anche una generosità “geopolitica”.
E gli aiuti di Putin hanno il sapore non dell’esibizione ma del paternalismo della Grande Russia che tende una mano all’Europa che le è ostile. Poi c’è la meraviglia di Cuba che è irriducibile anche nella solidarietà, è il paradosso dell’allegria comunista, della dittatura piccola piccola fatta di orgoglio e di identità, con una scienza medica che fa invidia a tutto il mondo.
E però solo l’Albania è una favola davvero sorprendete con questo suo premier che ci ringrazia e ci mette in imbarazzo: il suo piccolo grande aiuto è un miracolo di Dio.
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