” Plaisir d’amour ne dure qu’un moment, chagrin d’amour dure toute la vie ” (Padre Martini)
” Questo racconto fa parte di una serie di 5 racconti (mi pare), dovrebbero essere di più e soprattutto avere un prologo per maggior comprensione, ma poi mi stanco: io li conosco già. Comunque, ecco il primo “:
Il topo
Saranno state le due di notte e passavamo per piazza S. Cosimato diretti a casa, quando Veronica lancia un urletto deliziato e dice: “Guardate, un topo!”
E’ vero.
Sul piazzale centrale, dove normalmente di giorno fanno il mercato di frutta e verdura, c’era un topo:
stava rosicchiando con gusto qualcosa che era per terra. Eravamo stati al bar fino ad allora, a chiacchierare e a bere birra e stavamo giusto dicendo che Trastevere è invasa dai topi, che i topi non hanno più alcun pudore o paura, passeggiano indisturbati per le strade, né più né meno di noi.
A Veronica i topi piacciono. E’ una delle rare donne che quando ne vedono uno non saltano sulle sedie strillando e chiedendo aiuto. A Veronica piacciono anche i gatti, mentre non ama i cani. Ha cominciato ad apprezzarli, ma con umore alterno, solo da quando sta con me.
Mi vede come un grosso cane un po’ balordo, pasticcione e rumoroso.
Una specie di riflesso.
Distinguo i suoi umori anche da questo: se li tratta con rabbia e disgusto vuol dire che anche per me, per qualche suo motivo che non sempre sono pronto a capire, prova qualcosa di simile : mi ha appena giudicato o peggio, ha preso una decisione nei miei confronti.
Non è che io lasci fare, è che non so cosa fare.
Al contrario, quando li guarda ridendo, si vede che ride bene, e li accetta anche nelle loro comuni porcherie, come cercare di leccarti in viso col loro linguone ruvido e sbavante, allora vuol dire che quel giorno mi sta accettando come mi vede lei, che non è come mi sento io, perché io mi sento poco e non bado più di tanto a me, che mi tollera, perché non ne può fare a meno.
“Anche i cani si amano senza sapere perché, dice lei, si amano anche se si sa che sono sporchi, pasticcioni, invadenti e fondamentalmente stupidi. “
Che è come dire : anche te ti amo senza sapere perché, anzi, contro la mia volontà.
Me l’ha detto più volte:” Mi sembri un grosso cane randagio in cerca di una casa. Devi farti coccolare. Sei un vecchio cane bastardo. Cerchi un rifugio ma sei sempre pronto ad andartene.”
Ed anche se mi parla con tenerezza, forse anche con amore, io sento che nel dire “bastardo” ha un momento di tensione: anche se finge di non crederci, lei lo pensa.
Quella notte c’era il topo. Era un topo vecchio, grasso e tozzo.
Vecchio, l’avevamo deciso noi. Stefano dice che i topi hanno oramai invaso il mondo. Ce ne sono anche sulla luna, anche su Marte: dove va l’uomo, si porta dietro un topo e loro proliferano in qualunque ambiente. Antonia, la donna di Stefano, rilancia dicendo di aver letto da qualche parte che ci sono almeno cento topi per ogni essere umano. Io cerco di fare un rapido calcolo ad alta voce: ci sono qualche miliardo di esseri più o meno umani sulla terra…Allora…..
La moltiplicazione per cento mi spaventa prima di completarla: qualche centinaio di miliardi di topi!
“Sono resistenti a tutto, sentenzio, sanno come sopravvivere loro. Sono odiati da tutti, così hanno sviluppato un’intelligenza o un istinto che permette loro di salvarsi anche dalle trappole più sofisticate. Non abbiamo armi contro i topi, sono loro che fra poco erediteranno il pianeta. Glielo stiamo preparando a loro misura. A misura di topo. La terra sarà dei topi e degli scarafaggi.” Profetizzo. Gli scarafaggi li ho aggiunti sul momento, perché mi sembrano adeguati ai topi. Mi piace la visione orrenda che ne può scaturire. E’ Veronica, l’amica dei gatti che dice:” Guardate quel gatto, ha visto il topastro. Vediamo cosa succede.” E si accuccia sulle gambe per vedere il mondo al loro livello. Veronica è amica dei gatti e dei topi. Non si capisce bene come possa, visto che gatti e topi non sono mai stati amici tra di loro. Ma lei è fatta di contraddizioni lampanti che si nasconde, e di puro istinto. Penso che sia perché entrambi sono selvaggi, indipendenti e con un forte spirito di sopravvivenza. Come Veronica, anche lei è così. O meglio, è così quando è sola, quando non ha un uomo, perché quando ha un uomo e’ insicura e spesso rabbiosa per questa sua insicurezza.
Ritengo stimi più i topi degli uomini. E’ una sua scelta, una sua difesa. Si difende come può dalla sua solitudine. A volte, quando è fuori di testa, dice che vorrebbe allevare un topo in casa sua, quando sta meglio parla di un gatto.
Veramente, quando è proprio fuori del tutto, dice che vuole un figlio.
Così stiamo tutti e quattro a guardare cosa farà quel gatto con quel topo. Ci aspettiamo una breve rissa con conseguente fuga del topo. Il gatto si avvicina silenzioso e guardingo, si appiattisce sotto una macchina a circa un metro dal topo. Sembra nella classica posizione pronto a spiccare il balzo decisivo.
Noi siamo in attesa. Ci immaginiamo il topo già sbranato. A me dispiace e lo dico. Veronica mi guarda e sorride, è uno di quei sorrisi che vedo ambigui e che non capisco. Il topo dal canto suo pare non essersi accorto di nulla e continua a rosicare quello che c’è per terra.
Io dico:” Un povero vecchio topo rincoglionito. Non c’è lotta. Non è giusto. Bisognerebbe avvertirlo. L’hanno cacciato via dal branco perché è vecchio e malato. Credo sia una legge dei topi. Una legge genetica, quella di sacrificare i vecchi ormai inutili per la sopravvivenza del branco.”
Anche il gatto sembra perplesso. Perde la rigidezza del balzo e si avvicina al topo che non lo vede e forse non lo sente, perché girato dall’altra parte, sempre intento al suo pasto. Ci chiediamo dove sia finito il suo istinto, possibile che non si sia accorto del gatto?
Siamo in ansia anche noi, siamo in attesa di avvenimenti che non riusciamo a prevedere.
Il gatto adesso è proprio dietro al topo, si direbbe che gli stia annusando il culo, mentre il topo continua a non badargli e a rosicchiare il suo cibo, che, evidentemente, ritiene più importante del gatto, perché ormai è impossibile che non si sia accorto della sua presenza.
Il gatto è dietro al topo e pare che non sappia cosa fare. Io me lo vedo a pensare: “ Sono qui per uno scopo preciso. Dovrei fare qualcosa ma non mi ricordo cosa.”
Azzardo, e lo spiego agli altri, che probabilmente si tratta di un gatto giovane, appena svezzato, e quella è la prima volta che si trova alle prese con un topo. Non lo conosce ed è solo l’istinto che gli suggerisce cosa dovrebbe fare : lui agisce di conseguenza ma non ne è convinto. In realtà del topo non gliene frega niente e preferirebbe giocare con un gomitolo di lana.
Il gatto da una zampata leggera al topo come per avvertirlo della sua presenza e, quindi, di comportarsi secondo le regole, ma il topo volta appena la testa, lo guarda per un attimo e riprende a mangiare senza più badargli.
Incredibile. Io dichiaro ufficialmente che ci siamo imbattuti in un raro esemplare di topo filosofo. E’ uno che ha capito tutto. Lo ammiro. Veronica è affascinata dalla scena. Lo siamo tutti. Mai vista una cosa simile. Scuote la nostra fiducia nel mondo.
Anche il gatto ci appare sconvolto dall’atteggiamento del topo, pare aver perso ogni certezza. Antonia che è in analisi, si azzarda a dire che il gatto, da quel momento, sarà incerto sulla propria identità e dice che non se la sente di scommettere sul suo futuro da gatto.
Io ribatto che è normale, e quella non è altro che una riprova: tutto al mondo ormai ha perso le sue caratteristiche peculiari. Non c’è più certezza in niente. Il topo che gioca col gatto e non viceversa, fa parte delle perversioni del mondo moderno.
Veronica mi guarda strano, capisco che vorrebbe dire qualcosa ma si trattiene. Non mi piace quando fa così, mi mette in ansia perché non la capisco, o meglio, credo di intuire quello che le passa per la testa ma mi piace talmente poco che preferisco pensare di non capire, perché mi sento inerme.
Il gatto intanto è tornato indietro, si è nuovamente acquattato sotto la macchina, nella stessa posizione di prima, pronto a spiccare il balzo definitivo. Insomma, pare ci voglia riprovare ma noi non ci crediamo più.
Mentre il gatto guata il topo e il topo continua a rosicchiare e noi ci chiediamo cos’avrà da rosicchiare di così gustoso, si avvicina un altro gatto, uno di quelli seri, pensiamo noi, grosso, grigio e randagio. “Uno di quelli che non scherzano.” Mormora Veronica fra lo speranzoso e il turbato. Siamo nuovamente in attesa. Adesso certamente ci sarà un’azione cruenta: è arrivato l’imprevisto che ristabilirà l’ordine delle cose.
Invece no: il gattaccio guarda il gatto e il topo, pare avere un momento di perplessità, poi continua per la sua strada.
La situazione non è cambiata, quando il nostro gatto ci riprova. Capiamo che è il solo istinto a spingerlo, l’istinto prevale sulle sue decisioni ma lui continua a non essere convinto. Spicca un balzo veloce ed è alle spalle del topo, gli dà una nasata da dietro tanto da spingerlo in avanti. “Finalmente!” Penso io.“ Se lo incula!” dice Veronica col suo linguaggio fiorito di quando è eccitata. Il topo si gira di scatto ma senza scomporsi, se lo scuote via e riprende il suo pasto.
Non riusciamo a crederci, perché non solo il topo si è ribellato con fastidio, ma il gatto è ritornato sotto la macchina e si è rimesso a guardare il topo. E’ chiaramente sbalordito anche lui.
“E’ proprio un cretino!” Urla Veronica, che comincia a perdere la sua fiducia nei felini. Io dico che no, è soltanto un gatto giovane che si è imbattuto in un vecchio topo saggio. Potrebbe ricavarne una lezione di vita se ne fosse capace. Un topo che ne ha viste tante ed ha dei valori che non coincidono più con quelli della sua razza ed in generale con quelli che lo circondano. Un topo che non gli importa niente di quel che succederà di lì a un momento, pensa solo al suo piacere e si riempie la pancia. E’ un topo psicologo che ha capito subito che da quello spicciolo di gatto non ha nulla da temere. Veronica pensierosa dice che mi sto identificando un po’ troppo nel topo. Io ribatto che vedo le cose per quello che sono, tutto lì.
Siamo in un momento di stallo e noi cominciamo a stancarci della ripetitività dell’azione. Allora, visto che nessuno dei due attori prende un’iniziativa risolutoria, decido di essere il “deus ex machina” e, raccolta una lattina vuota di birra, la butto tra i due.
L’azione ha un epilogo immediato: il topo scappa dignitosamente in un tombino mentre il gatto fa un balzo indietro e fugge rinculando. Mentre scappa abbiamo conferma che si tratta di un topo vecchio, perché zoppica. Io malignamente dichiaro che abbiamo fatto un grosso favore al gatto perché l’abbiamo sollevato da quella grave incombenza del fato che l’obbliga a continuare a fare cose da gatto.
Stefano pare sconsolato, quando dice che ormai non ci sono più certezze, se perfino i topi non badano più ai gatti. Mi pare sia stato già detto, ma è giusto in quel momento ribadirlo. Ci avviciniamo per vedere cosa stava rosicchiando il topo di così buono e importante da non badare al gatto, ma per noi non c’è niente da vedere.
A casa Veronica è pensierosa. Si spoglia in silenzio. Mi guarda come soppesandomi. E’ qualche giorno che è così. So che mi crede un vecchio cane bastardo. Ha paura di soffrire, quindi ha deciso di lasciarmi, anche se ancora non è certa. Pensa che deve distaccarsi da me in fretta per ridurre la sua sofferenza perché è convinta d’amarmi. Lei fa così, la conosco da troppo tempo per non saperlo, perché prima eravamo solamente amici. La sua violenta insicurezza. Io lo so ma non riesco a reagire. So anche che mi sta usando a questo scopo. Pensava di fare come il gatto col topo, ma adesso non lo sa più.
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caspita che racconto carino! E che bella impaginazione!
Conosci l’autore?
🙂
carina carina… L’autore, non lo conosciamo biblicamente né ch. né la Do… Non vuoi porci rimedio a questo abissale ignoranza delle tue fans ?
guarda che ho lavorato giorno e notte per almeno 10 giorni e quindi, tra breve ti mando il “malloppo” un pochino sistemato…ma proprio copo tale è il casino!
NINI BELLO, MANDAMELO COM’E’ E POI DORMI UN PO’ E RIPOSATI ! ASPETTO !
Bellissimo racconto e bellissima storiella!
Buongiorno!
Ma a me sembra una nuova impaginazione – tra l’altro molto bella: quel gattino arricciato non lo ricordavo! – ed anche quella scenetta della famiglia topa nella sua normalità! Ad esempio, non sapevo amassero le arance, al massimo le bucce dì arancio un po’ ammuffite…….
Un abbraccio alle mie due fans e …grazie!
lui.
felice, ma felice-felice di vederti qui, caro Roberto ! anzi, carissimo. chiara per il blog tutto.
un bellissimo abbraccio!
Tra una settimana compio qualche anno, se ci arrivo!
Quattro anni ( mi pare) ho rischiato di non arrivarci. Lo stavo spiegando a una giovane dottoressa prima dell’intervento e ancora un po’ si metteva a piangere. So essere perfido quando voglio 🙂
Poi ho detto al primario quant’erano bravi i suoi chirurghi e mi ha redarguito dicendomi che non erano chirurghi ma non mi ha mai detto cos’erano.
Poi ci siamo scambiati un po’ di libri 🙂
Si, comunque è vero, probabilmente il 22 compio qualche anno mentre il diciasette li compie la mia nipotina ( si fa per dire. 174 cm) , ma molti molti di meno. Lei dice 16. E’ un buon motivo per passare un altro anno o due. ciao!