ELISABETTA INTINI :: Sui capodogli forse Melville aveva ragione –FOCUS.IT  — 7 APRILE 2016 ++ trama di

 

 

Herman Melville - IMDb

Herman Melville  ( New York, 1º agosto 1819 – New York, 28 settembre 1891 )

 

 

 

FOCUS.IT  — 7 APRILE 2016

https://www.focus.it/ambiente/animali/sulla-testa-dei-capodogli-forse-melville-aveva-ragione

 

 

 Elisabetta Intini

 

Sui capodogli forse Melville aveva ragione

L’enorme testa bulbosa di Moby Dick potrebbe davvero giocare un ruolo importante negli speronamenti tra maschi e con le navi: sembra studiata apposta per attutire i colpi.

 

 

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A tu per tu con il “testone” del capodoglio (Physeter macrocephalus). | FRANCO BANFI/NATURE PICTURE LIBRARY/CONTRASTO

 

 

 

La grossa testa del capodoglio potrebbe essere stata selezionata dall’evoluzione anche in relazione al comportamento aggressivo tra maschi: quei rari speronamenti tra rivali che hanno ispirato un intero filone letterario (non ultimo Moby Dick di Herman Melville).

 

A dare nuovo credito a un’ipotesi proposta per la prima volta nell’Ottocento, ma non largamente accettata dalla comunità scientifica, è uno studio condotto tra Australia, Inghilterra, Stati Uniti e Giappone.

 

«Sappiamo che la testa del capodoglio è importante nell’ecolocalizzazione e ci sono molte altre ipotesi sul suo ruolo nella comunicazione e nel galleggiamento. Ma nessuna spiega come possa essere potenzialmente capace di affondare navi di 4-5 volte la massa del cetaceo» dice David Carrier, tra gli autori.

 

La caccia del capodoglio di William Page (1835) |

 

ANTISHOCK. I ricercatori hanno elaborato un modello computerizzato per studiare l’impatto meccanico dello speronamento tra maschi o con una nave sullo scheletro dell’animale. Hanno così scoperto che le strutture connettive presenti nella giunca, una struttura che si trova davanti alla testa del capodoglio, sopra alla mascella superiore e sotto alla cassa che contiene lo spermaceti (la sostanza cerosa per cui il capodoglio è stato a lungo cacciato), serve ad attutire i colpi violenti e a prevenire eventuali fratture del cranio.

 

 

VIZIO DI FAMIGLIA. Anche se i maschi di capodoglio non si speronano spesso, è un comportamento tipico degli artiodattili, i mammiferi ungulati (come gli ippopotamidi) con cui i cetacei sono imparentati. La struttura del loro cranio potrebbe essere il risultato di tratti acquisiti, legati al comportamento aggressivo maschile.

 

 

 

Moby Dick o la balena - Herman Melville - copertina

Moby Dick o la balena

 Herman Melville

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente

Traduttore: Cesare Pavese

Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi
Edizione: 11
Anno edizione: 1994
Formato: Tascabile
In commercio dal: 12 ottobre 1994
Pagine: 588 p., Brossura
14 EURO, PREZZO PIENO

 

 

 

Moby Dick o La balena (Moby-Dick; or, The Whale) è un romanzo del 1851 scritto da Herman Melville.

 

Trama

 

Il narratore, Ismaele, è un marinaio in procinto di partire da Manhattan. Nonostante «sia oramai piuttosto vecchio del mestiere» per le esperienze vissute nella marina mercantile, questa volta ha deciso che per il suo prossimo viaggio s’imbarcherà su una baleniera. In una notte di dicembre giunge così alla Locanda dello Sfiatatoio, presso New Bedford (Massachusetts), accettando di dividere un letto con uno sconosciuto al momento assente. Quando il suo compagno di branda, un tatuatissimo ramponiere polinesiano chiamato Queequeg, fa ritorno a ora tarda e scopre Ismaele sotto le sue coperte, i due uomini si spaventano reciprocamente. Diventati presto amici, i due decideranno di imbarcarsi assieme dall’isola di Nantucket sulla Pequod un «…bastimento vecchio e inusitato… una nave della vecchia scuola, piuttosto piccola… Stagionata e tinta dalle intemperie di tutti e quattro gli oceani. Un veliero cannibale, che si ornava delle ossa cesellate dei suoi nemici» con le quali è stata adornata. La nave è equipaggiata da 30 marinai di ogni razza e provenienti da ogni angolo del pianeta.

É comandata da un inflessibile capitano quacchero, chiamato Achab, che sembra non essere sulla nave, descritto da uno degli armatori come «un grand’uomo, senza religione, simile a un dio», il quale «è stato all’università e insieme ai cannibali». Poco dopo sul molo i due amici s’imbattono in un misterioso uomo dal nome biblico di Elia che allude a future disgrazie che colpiranno Achab. Il clima di mistero cresce la mattina di Natale quando Ismaele vede delle oscure figure nella nebbia vicine al Pequod, che proprio quel giorno spiega le vele.

 

 

Moby Dick

All’inizio sono gli ufficiali della nave a dirigere la rotta, mentre Achab se ne sta rinchiuso nella sua cabina. Il primo ufficiale è Starbuck, un Quacchero serio e sincero che si dimostra anche un abile comandante; in seconda c’è Stubb, spensierato e allegro, sempre con la sua pipa in bocca; il terzo ufficiale è Flask, tozzo e di bassa statura e del tutto affidabile. Ciascun ufficiale è responsabile di una lancia con il proprio ramponiere.

Una mattina, qualche tempo dopo la partenza, finalmente Achab compare sul cassero della nave. La sua è una figura imponente e impressionante con una gamba che gli manca dal ginocchio in giù, rimpiazzata da una protesi realizzata con la mascella di un capodoglio. Achab svela all’equipaggio che il vero obiettivo della caccia è Moby Dick, un vecchio ed enorme capodoglio, dalla pelle chiazzata e con una gobba pallida come la neve, che lo ha menomato durante il suo ultimo viaggio a caccia di balene. Egli non si fermerà davanti a niente nel suo tentativo di uccidere la balena bianca. Il primo ufficiale Starbuck che vorrebbe invece cacciare le balene e ritornarsene tranquillamente a casa rifuggendo dall’odio e dalla vendetta alla fine obbedirà al suo capitano.

Durante la prima calata della lance per inseguire un gruppo di balene Ismaele riconosce gli uomini intravisti nella foschia prima che il Pequod salpasse. Achab aveva in segreto portato con sé il proprio equipaggio, incluso un ramponiere chiamato Fedallah (a cui si fa anche riferimento come ‘il Parsi’), un enigmatico personaggio che esercita una sinistra influenza su Achab al quale profeterà che la morte li colpirà assieme.

Il romanzo descrive numerosi “gam”, incontri fra due navi in mare aperto[12] durante i quali per Achab c’è un’unica domanda che sempre pone all’equipaggio delle altre navi: «Avete visto la Balena Bianca?»

Queequeg

 

Quando il Pequod entra nell’Oceano Pacifico Queequeg si ammala mortalmente e chiede al carpentiere della nave che gli venga costruita una bara che non gli servirà poiché alla fine deciderà di continuare a vivere. La bara diviene così la sua cassa portaoggetti che poi verrà calafatata e adattata per rimpiazzare il gavitello del Pequod.

 

Achab rampona Moby Dick

Da equipaggi di altre baleniere giungono notizie su Moby Dick. Il capitano Boomer del Samuel Enderby, che ha perso un braccio proprio a causa della balena, si stupisce di fronte al bruciante bisogno di vendetta di Achab. Dalla nave Rachele arriva una richiesta di aiuto per ricercare il figlio più giovane del capitano andato disperso assieme alla sua barca durante un recente scontro con la balena bianca. Ma il Pequod adesso è davvero vicino a Moby Dick e Achab non si fermerà di certo per soccorrerli. Infine viene incrociata la Letizia mentre il suo capitano sta facendo gettare a mare un marinaio ucciso da Moby Dick. Starbuck, sentendo vicino il disastro, implora vanamente Achab per l’ultima volta di riconsiderare la sua sete di vendetta.

Il giorno dopo, il Pequod avvista Moby Dick. Per due giorni l’equipaggio insegue la balena, che infligge loro numerosi danni, compresa la scomparsa in mare del ramponiere Fedallah che al terzo giorno Moby Dick, riemergendo, mostra ormai morto avviluppato dalle corde dei ramponi. Il capodoglio che nuota lontano dal Pequod non cerca la morte dei balenieri mentre Achab vuole la sua vendetta. Starbuck esorta un’ultima volta Achab a desistere, osservando che:

«Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu che insensato cerchi lei!»

(Moby Dick, Cap. 135)

 

Achab ignora per l’ennesima volta la voce della ragione e continua con la sua caccia sventurata. Poiché Moby Dick aveva danneggiato due delle tre lance che erano salpate per cacciarlo, l’imbarcazione di Achab è l’unica rimasta intatta. Achab rampona la balena, ma la corda del rampone si rompe. Moby Dick si scaglia allora contro il Pequod stesso, il quale, danneggiato gravemente, comincia ad affondare. Il capitano Achab rampona nuovamente la balena ma questa volta il cavo gli si impiglia al collo e viene trascinato negli abissi oceanici dall’immersione di Moby Dick. Anche in punto di morte egli inveisce contro Moby Dick: «in nome dell’odio che provo, sputo su di te il mio ultimo respiro». La lancia viene quindi inghiottita dal vortice generato dall’affondamento della nave, nel quale quasi tutti i membri dell’equipaggio trovano la morte. Soltanto Ismaele riesce a salvarsi, aggrappandosi alla bara-gavitello di Queequeg, e dopo un intero giorno e un’intera notte viene fortunosamente recuperato dalla Rachele.

 

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