VENEZIA – Sabato 11 luglio la Casa dei Tre Oci di Venezia ha riaperto i battenti, dopo la chiusura dovuta all’emergenza sanitaria, con la mostra “L’invenzione della felicità”, la più ampia retrospettiva mai realizzata in Italia, dedicata al pittore e fotografo francese Jacques Henri Lartigue, poeta della felicità e della gioia.
La mostra resterà aperta fino al 10 gennaio 2021.
Jacques Henri Lartigue, Madeleine Messager dite Bibi lors de son voyage de noces avec Jacques Lartigue, Hôtel des Alpes, Chamonix, 1920
Jacques Henri Lartigue, Grand Prix de l’Automobile Club de France dite aussi “L’automobile déformée”, 1913 mais datée et diffusée par Lartigue de 1912
JACQUES HENRI LARTIGUE
L’invenzione della felicità.
FotografieCasa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle, 43,
Giudecca, Venezia 11.07.2020 > 10.01.2021
Info treoci.orgtel. +39 041 24 12 332;
booktreoci@gmail.com
Esterni della Casa dei Tre Oci, photo Luca Zanon
La Casa dei Tre Oci
IL SOLE 24 ORE 9 APRILE 2020
Coco, Deauville, 1938
FOTOGRAFIA
Jacques Henri Lartigue, il fotografo che visse due volte
L’enfant prodige della fotografia, che divenne famoso a quesi settant’anni, celebrato alla Casa dei Tre Oci a Venezia
di Silva Menetto
Dani Lartigue, Aix e les Bains, 1925
Il Novecento è marchiato a fuoco nella storia, è il secolo delle grandi guerre e dell’orrore inaudito eppure quel secolo breve era iniziato sotto i migliori auspici,
con una gioiosa esplosione di vitalità racchiusa in quella manciata di anni che fu definita la Belle époque, segnata da una innata voglia di vivere, dall’eccitazione del progresso e benessere; anni veloci e folli, eleganti e voluttuosi come una novella età dell’oro.
Anna la Pradvina, detta anche ” la signora delle volpi “, Avenue du Bois, Parigi, 1911
Jacques Henri Lartigue (Courbevoie, 13 giugno 1894 – Nizza, 12 settembre 1986) è stato un fotografo e pittore francese.
https://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Henri_Lartigue
In quell’inizio di secolo si affacciava sul mondo, armato di una macchina fotografica, un bambino di appena sette anni, Jacques Henri Lartigue, rampollo di una facoltosa famiglia parigina.
La Baule, 1979
Con quella stessa arma nelle mani Lartigue ha attraversato novant’anni di vita ritraendo il mondo che lo circondava, alla continua ricerca della felicità, di quello che valeva la pena di essere vissuto, dell’attimo fuggente.
Richard Avedon, New York, 1966
Le foto che Lartigue ha infaticabilmente scattato da fotografo amatoriale si sono accumulate negli anni, raccolte meticolosamente in centinaia di album fotografici personali, accompagnate da disegni, didascalie, annotazioni e altri materiali che servivano a raccontare la storia di una vita. Ma se Lartigue è stato l’enfant prodige della fotografia, la vita gli ha riservato l’opportunità unica di vivere due vite.
Foto Allestimento, Zanon
Prima Sala della Mostra, photo Zanon
Dopo una carriera da pittore (sempre con la macchina fotografica al collo però), il successo come fotografo lo sorprende all’età di 68 anni, quando il Moma di New York, nel 1963, espone i suoi scatti della Belle époque.
La mostra è un trionfo e grazie al successo di pubblico Lartigue inizia nuove collaborazioni nel campo della moda e del cinema, stringe amicizia con Richard Avedon e Hiro e negli anni Settanta e Ottanta ottiene quel pubblico riconoscimento che fino ad allora non aveva avuto, partecipando anche ai Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles dove diventa un punto di riferimento per i giovani fotografi: il fotografo insomma diventa il soggetto fotografato.
Maurice Lartigue, le frère de l’artiste, surnommé Zissou, dans le vent de l’hélice d’Amerigo, Buc, 1911
Nel 1970 pubblica anche il suo libro Diary of a Century, con l’aiuto di Bea Feitler, di Harper’s Bazaar, e Richard Avedon: una rilettura della storia attraverso le foto scattate nell’arco di tutta una vita, pescando dall’album familiare e personale e mescolando testo, immagini e impaginazione. Ne esce un’opera d’arte che consacra Lartigue agli occhi del pubblico e della critica.
André Haguet, un cugino di Lartigue, Foresta di Rambouillet, 1938
La vicenda umana di questo singolarissimo maestro della fotografia è stata caratterizzata dalla lievità: per Lartigue la vita è una continua ricerca della felicità.
Il suo esser considerato un eterno principiante nel settore della fotografia, un “non professionista”, gli ha consentito di mettere nei suoi scatti solo il bello che il suo occhio e il suo cuore cercavano: un mondo perfetto, fatto di bellezza, di eleganza e di intimità,
selezionato accuratamente per non fare entrare nel cerchio magico dell’obiettivo nulla che potesse disturbare l’equilibrio perfetto della composizione. Eppure non si tratta affatto di immagini stucchevoli ma ben vive.
Gli istanti che Lartigue blocca sulla pellicola sono momenti rubati alla vita di tutti i giorni, pillole di felicità, attimi di pura gioia in cui spesso bambini e adulti saltano, si slanciano nell’aria, le belle donne passeggiano, la borghesia elegante trascorre le vacanze in località alla moda, va alle corse, pratica sport e ama la velocità.
Florette, 1943
Una bellissima ragazza classe 1921 ha portato il nome di Piozzo fino a Parigi e ora, attraverso le fotografie immortali che le scattò suo marito Jacques Henri Lartigue, durante le vacanze estive trascorse nella casa di famiglia dietro la chiesa del Battuti Bianchi, Florette Ormea fa da ponte tra il paese del Cuneese e la grande mostra che Venezia dedica all’artista.
«Jacques Henri Lartigue, l’invenzione della felicità»
Comune di Piozzo, nel Cunese
Come un eterno fanciullo, Lartigue ha cercato con testarda passione di fermare con la sua macchina fotografica “l’istante fuggitivo della vita”, di “mettere in conserva” un po’ dell’immensa felicità del vivere, come ebbe modo di spiegare all’amico Ferdinando Scianna. Una felicità che gli è appartenuta fino in fondo, come quel piccolo sole che ha continuato a disegnare alla fine della propria firma.
Federico Fellini lors du tournage de La Città delle Donne, Cinecittà, Rome, 1979
A riscoprire la figura di Jacques Henri Lartigue ha contribuito, recentemente, anche una mostra ideata da Denis Curti, Marion Perceval e Charles-Antoine Revol a Venezia, alla Casa dei Tre Oci. A corredo dell’esposizione “Jacques Henri Lartigue: l’invenzione della felicità”, il catalogo edito da Marsilio che include, tra l’altro, una personale testimonianza del fotografo Ferdinando Scianna sull’amico Lartigue.
Condividi
Che bella l’idea di fotografare la felicità!