REPUBBLICA.IT–25 NOVEMBRE 2020
Così stupisce l’architettura biomimetica
a cura di Marco Angelillo
25 Novembre 2020

Padiglione costruito nei laboratori sperimentali dell’Università di Stoccarda ispirato a un insetto, la dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata), scelta per la struttura rigida che riveste e protegge le ali, con morfologie assimilabili a esagoni irregolari. © ICD/ITKE Universität Stuttgart
SOPRA : DORIFORA DELLA PATATA
Padiglione costruito nei laboratori sperimentali dell’Università di Stoccarda ispirato a un insetto, la dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata), scelta per la struttura rigida che riveste e protegge le ali, con morfologie assimilabili a esagoni irregolari. © ICD/ITKE Universität Stuttgart
HOMARUS AMERICANO, CLORAZIONE BLU
ROSSO
Un altro padiglione realizzato dai ricercatori dello stesso Ateneo tedesco. La progettazione parte dallo studio di un’aragosta, più precisamente dell’esoscheletro dell’Homarus americanus composto da due differenti strati, uno rigido e uno morbido. © ICD/ITKE Universität Stuttgart
Un altro padiglione realizzato dai ricercatori dello stesso Ateneo tedesco. La progettazione parte dallo studio di un’aragosta, più precisamente dell’esoscheletro dell’Homarus americanus composto da due differenti strati, uno rigido e uno morbido. © ICD/ITKE Universität Stuttgart
L’installazione Super Tree, dello studio londinese ecoLogic, esposta a Parigi. Una grande scultura vivente con alghe integrate che puliscono l’acqua e producono ossigeno, un organismo che non ha mai fine perché le alghe, a fine vita, possono diventare cibo. © NAARO
HORTUS XL, un’altra installazione biomimetica dello studio di Londra. ©ecoLogic studio
24 AGOSTO 2015

Achim Menges e il padiglione sperimentale di Stoccarda
Fabrizio Gallanti
Nei laboratori dell’Institute for Computational Design diretti di Stoccarda si esplorano nuove tecniche costruttive ispirate alla natura. Come il padiglione che replica il nido del ragno acquatico
Nel land del Baden Württenberg, uno dei più ricchi della Germania, si stanno ponendo discretamente le basi dell’industria del futuro. L’università di Stoccarda collabora con numerose aziende locali, che fanno parte della rete produttiva cresciuta intorno a Bosch, Daimler Benz e Porsche, i colossi della regione, per sviluppare nuove tecnologie ecologiche. Tra i vari campi esplorati, quello della costruzione ha un ruolo importante.
Achim Menges, uno dei talenti più innovativi nel campo dell’applicazione delle tecniche digitali all’architettura, dirige l’Institute for Computational Design, che dal 2010 si è alleato con l’Institute of Building Structures and Structural Design per realizzare ogni anno un padiglione sperimentale. Il concetto di “sperimentale” in questo caso va preso alla lettera: non si tratta infatti di una “folie” architettonica dalle forme più o meno stravaganti, ma di un vero e proprio esperimento dove si studiano le applicazioni del computer e di altre tecnologie digitali alla progettazione, ma soprattutto l’integrazione di tecniche di manifattura avanzata e di nuovi materiali costruttivi. Il padiglione è quindi il risultato finale di un processo, spesso molto sofisticato, che serve per verificare la validità delle ipotesi di ricerca. La sequenza di azioni è affascinante: viene identificata una struttura esistente in natura (per esempio il guscio dei ricci di mare o le ali dei coleotteri) e attraverso scanner, risonanze magnetiche, microscopi atomici e infinite simulazioni digitali si capisce come funzioni, ossia come resista agli agenti esterni, come si sostenga, di quali elementi sia costruito (osservando cellule e molecole). Una volta decifrato il sistema, se ne imitano le qualità con altri materiali, dove è importante che anche il processo finale di costruzione sia controllato dai computer. Dal 2012 le fibre composite sono al centro della ricerca: grandi computer industriali si muovono in maniera aggraziata, tessendo complesse reti di fibra di carbonio che, una volta indurite, permettono di realizzare scocche estremamente resistenti.
Il padiglione 2015, installato nel parco dell’università, appare come una bolla traslucida, infatti deriva dall’analisi del nido subacqueo del ragno acquatico, che tesse la propria tela intorno a una bollicina d’aria. In questo caso un braccio meccanico semovente è stato installato sul sito all’interno di un volume pneumatico di ETFE, mantenuto in tensione grazie a una pompa. Il braccio meccanico è stato adattato con una serie di sensori in modo che il robot potesse riconoscere la superficie interna della bolla e tracciare linee di forza in fibra di carbonio, rinforzando progressivamente il volume. Il risultato finale è un piccolo edificio globulare, dove l’utilizzazione di materiali è stata ridotta al minimo: la pelle esterna ha funzionato da cassaforma e le fibre sono solamente quelle necessarie alla resistenza strutturale.
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