REPUBBLICA DEL 28 NOVEMBRE 2020
https://rep.repubblica.it/pwa/rubrica/2020/11/28/news/la_bomba_buona_e_quella_cattiva-276255514/
Rubrica
L’amaca
La bomba buona e quella cattiva
L’uccisione di un ingegnere nucleare non è – sempre – un crimine terrorista?
DI MICHELE SERRA
Domanda non retorica: se un ingegnere nucleare americano o israeliano (ma anche francese, inglese, russo) venisse assassinato da un commando armato nel territorio del proprio Paese, quanto alta e unanime sarebbe la condanna per il crimine terrorista? E soprattutto, quale dubbio potrebbe sussistere sul fatto che di un crimine terrorista si tratta, tanto più grave se a condurlo o ispirarlo fosse il governo di uno Stato democratico, teoricamente ben più vincolato alle regole del diritto internazionale rispetto a Stati dispotici? Precede questa domanda, da molti anni, un’altra molto simile: al netto di ogni analisi geopolitica, ci si rende conto che il veto sul nucleare iraniano, se imposto da Stati che hanno in tasca la bomba atomica e in un caso (Usa) l’hanno anche usata, suona tragicamente debole non solo secondo etica, ma perfino secondo logica? Che fai, spieghi al mondo che solo la tua bomba è buona, e quella altrui cattiva? I persiani sono più di ottanta milioni, con una storia di tremila anni. Popolo di antica civiltà, in larga parte povero. Il loro ordinamento statale è teocratico (Repubblica islamica), ma non meno di quanto lo sia la monarchia saudita, che però è ottima amica e partner di affari degli Stati Uniti. Nelle città persiane l’insofferenza popolare nei confronti del regime è altissima. L’assassinio, per mano straniera, dello scienziato che guida la nuclearizzazione del Paese, non può che rinfocolare il nazionalismo, dare argomenti al regime, alimentare l’odio per l’America e per Israele, levare voce e spazio all’opposizione democratica interna. La violenza non è solo orribile, spesso è anche cretina. E non è meno orribile, o meno cretina, a seconda dei suoi mandanti.
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