IL SOLE 24 ORE DEL 31 DICEMBRE 2020
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LA CONFERENZA STAMPA DI FINE ANNO
Conte: «Ai primi di gennaio recovery plan in Cdm, sintesi urgente. Farei subito il vaccino, no all’obbligo»
Il premier annuncia che il documento sarà pronto entro metà febbraio e ventila la possibilità di chiedere la fiducia in Parlamento al termine della verifica di maggioranza: «Ognuno si assumerà la sua responsabilità, non possiamo galleggiare». Sul vaccino assicura: «Lo farei subito ma aspetterò il mio turno». E sul superbonus: «Cerchiamo risorse per proroga oltre il 2022»
di Mariolina Sesto
(ANSA)
«Ora è urgente fare sintesi politica, vorrei portare il recovery plan in consiglio dei ministri nei primi giorni di gennaio. Entro metà febbraio penso alla presentazione finale del documento» Così il premier Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa di fine anno a Palazzo Chigi, ha dettato il cronoprogramma sul recovery plan. Il presidente del Consiglio ha voluto subito sottolineare che il governo ha «una prospettiva di fine legislatura: «Dobbiamo avere una prospettiva di legislatura nel quadro dell’occasione storica dei 209 miliardi del Recovery plan. Ma non possiamo permetterci di galleggiare».
Il cronoprogramma sul recovery fund
Sul Recovery Plan «dobbiamo fare una sintesi politica, è urgente: lo dico molto francamente, va fatta nei prossimi giorni e non valgono i giorni di festa», ha incalzato Conte nel corso della conferenza stampa di fine anno. Il premier ha indicato di voler portare il Recovery Plan in Consiglio dei ministri «ai primi di gennaio». Poi si aprirà il confronto con le parti sociali e il documento sarà inviato al Parlamento. L’obiettivo è approvare «per metà febbraio il progetto definitivo».
Fiducia in Parlamento, «ognuno si assumerà responsabilità»
«Se verrà meno la fiducia di un partito vado in parlamento». Così il premier ha chiarito la sua volontà di parlamentarizzare un’enventuale crisi di governo.
«Il premier non sfida nessuno – ha messo in chiaro Conte -, ha la responsabilità di una sintesi politica e di un programma di governo. Per rafforzare la fiducia e la credibilità del governo e della classe politica bisogna agire con trasparenza e confrontarsi in modo franco. Il passaggio parlamentare è fondamentale. Finché ci sarò io ci saranno sempre passaggi chiari, franchi, dove tutti i cittadini potranno partecipare e i protagonisti si assumeranno le rispettive responsabilità».
Conte mette poi in guardia sulla necessità di un’azione di governo efficace: «Dobbiamo continuare in questo confronto, a rafforzare le nostre priorità: abbiamo pochi giorni davanti, non possiamo permetterci di galleggiare, di procedere in questo clima di azione sospesa. Non possiamo chiuderci in discorsi astratti, dobbiamo confrontarci nel merito e ci confronteremo sulle priorità da qui alla fine della legislatura».
Evidente poi il messaggio diretto a Matteo Renzi: «Gli ultimatum non sono ammissibili, per il dialogo».
«Campagna elettorale non mi appartiene»
Conte sembra inoltre rispondere a chi ipotizza che lui stesso possa scendere in campo, magari con un suo partito, in una campagna elettorale se il governo dovesse cadere: «Non farò una campagna elettorale» taglia corto. «Un’altra cosa non mi appartiene oltre agli ultimatum. Noi stiamo lavorando al futuro del Paese – spiega -, stiamo lavorando per il Recovery Plan, abbiamo fatto una manovra espansiva di 40 miliardi, lavoriamo al Bilancio europeo, sono qui per programmare il futuro. Non potrei distogliermi da questi impegni per impegnarmi in una campagna elettorale».
«Rimpasto? Se il problema verrà posto lo affronteremo»
«Io lavoro con le forze di maggioranza, non ho mai pensato di far squadra da solo. E così sarà. Se verrà posto il problema se ne discuterà per cercare risposte funzionali che aiutino l’interesse nazionale. Io sono disponibile nel perimetro di soluzioni che aiutino l’interesse nazionale». Cosi’ ha risposto Conte alla domanda su un eventuale rimpasto di governo.
«Farei subito il vaccino per dare il buon esempio, no all’obbligo»
«Io stesso per dare il buon esempio lo farei subito ma è giusto rispettare le priorità approvate dalle Camere» dice Conte a proposito dell’inoculazione del vaccino anti Covid.
E sulla campagna vaccinale aggiunge: «Quando inizieremo ad avere un impatto significativo potremo dire di aver concluso la fase uno (del piano vaccinale ndr), quando saranno vaccinate 10-15 milioni di persone, non credo prima di aprile». Una cosa però Conte si sente di escludere: la vaccinazione obbligatoria. Anche se confida che quella anti Covid possa essere una vaccinazione di massa.
«Cerchiamo risorse per prorogare il superbonus oltre il 2022»
«Il Superbonus al 110% sta dando un valore aggiunto: stiamo cercando ulteriori risorse a prolungarlo nel tempo, ora fino al 2022 poi vediamo se riusciremo, come vogliamo, a estenderlo oltre». Così Conte conferma la volontà del governo di prorogare ulteriormente il superbonus 110%.
«Preoccupa fine stop licenziamenti, scenario critico dopo marzo»
Il premier non ha poi fatto mistero di essere preoccupato per il dopo marzo, quando cadrà lo stop al divieto di licenziamenti: «La ministra con i sindacati e le forze sociali sta già lavorando allo scenario che dovremo affrontare dopo marzo con la fine del blocco dei licenziamenti».
Ed ha riconosciuto: «È uno scenario molto preoccupante. Abbiamo costruito una cintura di protezione sociale che più o meno sta funzionando, ha scongiurato il licenziamento per 600mila persone.
Ma dobbiamo lavorare alla riforma e riordino degli ammortizzatori sociali e rendere più incisive le politiche attive del lavoro. Dovremo lavorare per non farci trovare impreparati. Il mercato del lavoro si preannuncia molto critico dopo marzo».
«I servizi? La legge attribuisce la responsabilità al premier»
Conte resiste a chi (Renzi ma non solo) gli chiede di cedere la delega sui Servizi di intelligence. «Chi chiede al premier che deve abbandonare la delega sui servizi deve lui spiegare perché: è una prerogativa del premier. Altrimenti dobbiamo cambiare la legge» argomenta Conte.
Stato di emergenza finché necessario
Lo stato di emergenza per il Covid sarà prorogato «sino a quando sarà necessario per mantenere i presidi di protezione civile e tutti i presidi che ci consentono di gestire l’emergenza, dando poteri ai soggetti attuatori» chiarisce il premier. «Non significa che facciamo saltare l’assetto costituzionale ma applichiamo questa norma necessaria per eventi una tantum come sismi e alluvioni. Questo evento è imprevedibile, mutevole, che si dipana continuamente. Dovremo accompagnarlo con la proroga dello stato di emergenza» aggiunge.
Quanto alla potenziale terza ondata a gennaio «l’affronteremo con le nostre misure. Dobbiamo solo capire se le varianti, come quella inglese, che hanno un tasso di contagiosità più elevato, ci richiederanno o meno l’aggiornamento delle nostre misure. Altrimenti il sistema per fasce col monitoraggio è assolutamente adeguato anche per la terza ondata» assicura Conte.
Mes, decide il Parlamento ma pesa capacità spesa e nuovo debito
Sul capitolo Mes, rivendicato da Renzi e Pd, Conte rinvia ancora una volta al Parlamento: «a un tavolo di maggioranza e con i ministri si può discutere di tutto, fermo restando che, come abbiamo detto in tutte le varianti, sarà sempre il Parlamento a decidere se attivarlo o no. Ma non possiamo non tener conto che se utilizzassimo tutti questi investimenti in opere nuove da realizzare, avremmo vari inconvenienti: uno che se mettiamo insieme tutti i fondi di coesione, strutturali, le nuove risorse europee del Recovery, ci ritroveremmo a realizzare qualcosa di impossibile nell’arco di qualche anno, se pensiamo che nel 2020 non siamo riusciti a spendere il 60% di queste risorse e abbiamo dovuto riprogrammarle, quindi c’è un limite di capacitò di spesa; d’altra parte per tenere in ordine la finanza pubblica dovremmo operare tagli di spesa o ci sarebbe nuovo deficit e il debito salirebbe. I mercati ci stanno dando grande credibilità perché sta crescendo il debito, abbiamo fatto già diversi scostamenti, ma c’è un limite e dobbiamo offrire una curva di sostenibilità del debito in un arco definito di tempo che non può essere di 30-50 anni, sarebbe un fardello che affosserebbe le prossime generazioni».
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Sembra un discorso di buonsenso.