Lettera a D. Storia di un amore
André Gorz
ANDRE’ GORZ E DORINE ( Doreen Keir )
Sinossi
Gérard Horst, questo il suo vero nome, viennese, incontra Dorine, giovane attrice inglese, nel 1947 in Svizzera dove lui si era rifugiato e dove lei faceva teatro. Da quel momento non si sono più lasciati. Cinquantotto anni dopo ripercorre gli anni della giovinezza e della militanza, dai primi incerti inizi parigini dove Gorz inizia la carriera di traduttore, di giornalista, poi di filosofo. È una confessione senza veli, in cui il Gorz ammette di non aver sempre tenuto la moglie nella giusta considerazione, salvo poi riconoscere come l’intera sua opera porta il segno della presenza di Dorine, del suo sostegno, del dialogo sempre vivo tra loro. André e Dorine Gorz hanno attraversato insieme la seconda metà del Novecento, vivendo da comprimari le idee, le battaglie, le sfide sociali e personali di quest’ultima metà del secolo. Un racconto che è la storia di una vita, dell’impegno politico e intellettuale, ma anche il ritratto di un’epoca, dalla fine della guerra ai giorni nostri, di incontri con uomini straordinari, da Sartre a Marcuse.
ANDRE’ GORZ DA BAMBINO A VIENNA
FOTO DA : https://andregorz.fr/it/andre-gorz-it/
MARITO E MOGLIE –FOTO DALLO STESSO LINK SOPRA
Lettera a D. Storia di un amore si conclude con questa frase: “Vorremmo non sopravvivere l’uno alla morte dell’altro. Ci siamo detti che se, per assurdo, dovessimo vivere una seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme”
Gorz ha messo fine ai suoi giorni, insieme a sua moglie Dorine afflitta da una grave malattia, il 25 settembre 2007.
ANDRE’ GORZ ( Vienna, 9 febbraio 1923 – Vosnon, 22 settembre 2007 ) è stato un filosofo e giornalista francese, fondatore dell’ecologia politica. Ha fondato nel 1964 Le Nouvel Observateur, con lo pseudonimo Michel Bosquet, insieme con Jean Daniel.
Nato a Vienna il 9 febbraio del 1923, con il nome di Gerhart Hirsch, André Gorz è figlio di un industriale ebreo (Robert Hirsch) e di una impiegata cattolica (Maria Starka). Se i suoi genitori non esprimono un gran sentimento nazionale o religioso, Gorz è allevato in un contesto antisemita che induce il padre a cambiare il cognome (che lo fa diventare Gerhart Horst) nel 1930 e poi a farsi battezzare nel cattolicesimo.
Nel 1939, sua madre lo invia in una scuola privata della Svizzera tedesca per evitargli il reclutamento nell’esercito tedesco. Nel 1945, esce dall’École d’ingénieurs dell’Università di Losanna con il diploma in ingegneria chimica. Partecipa, in questo periodo, agli incontri della società studentesca «Belles-Lettres». Dimostra un grande interesse per la fenomenologia di Husserl e per l’opera di Sartre. Il suo incontro con Sartre, l’anno successivo, segna la sua formazione intellettuale.
SEGUE NEL LINK :
https://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Gorz
BELLISSIMI MENTRE BALLANO—
Recensione
” Non voglio più, secondo la formula di Georges Bataille, “rimandare l’esistenza a più tardi”. Sono attento alla tua presenza come ai nostri inizi e mi piacerebbe fartelo sentire. Mi hai dato tutta la tua vita e tutto di te; vorrei poterti dare tutto di me durante il tempo che ci resta.
Hai appena compiuto ottantadue anni. Sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Recentemente mi sono innamorato di te un’altra volta e porto di nuovo in me un vuoto divorante che solo il tuo corpo stretto contro il mio riempie
La notte vedo talvolta il profilo di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un feretro. Quest’uomo sono io. Il feretro ti porta via. Non voglio assistere alla tua cremazione: non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri… Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. A ognuno di noi due piacerebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una seconda vita, vorremmo passarla insieme. “
Un libro che racconta con infinita dolcezza un amore struggente ed appassionato, un amore che racchiude in sé il potere di oltrepassare i confini del tempo e dello spazio, che abbatte i limiti terreni ed è capace di andare oltre.
In questa Lettera a D. Storia di un amore Gorz, senza sentimentalismo alcuno ma soltanto con la consapevolezza di un legame inscindibile, rende un emozionante omaggio alla donna che per quasi sessant’anni lo ha amato, sostenuto, incoraggiato condividendone gli ideali, la casa, il letto, il cuore e l’anima.
Un incipit ed una conclusione meravigliosi fanno da degna cornice ad una vita costruita piano piano, tra l’indigenza e le difficoltà sofferte all’inizio del loro rapporto, seguite dall’affermazione di Gorz nel giornalismo e nell’editoria; e poi i viaggi, l’amicizia con Sartre, l’esistenzialismo, i saggi dati alle stampe…Parola dopo parola, pagina dopo pagina, ecco emergere la potenza di un legame unico, così forte da superare tutte le barriere, anche la malattia degenerativa, durata molti anni, che colpirà Dorine, che porrà delle limitazioni nella loro quotidianità ma rafforzerà, se possibile, il loro amore.
“La nostra storia è cominciata meravigliosamente, quasi come un colpo di fulmine. Il giorno del nostro incontro, tu eri circondata da tre uomini che cercavano di farti giocare a poker. Avevi una folta capigliatura rossobruna, la pelle madreperlacea e la voce acuta delle inglesi. Eri sbarcata di fresco dall’Inghilterra, e ciascuno dei tre uomini tentava, in un inglese rudimentale, di catturare la tua attenzione. Eri sovrana, intraducibilmente witty, bella come un sogno. Quando i nostri sguardi si sono incrociati, ho pensato: -Con lei non ho nessuna possibilità-.(…)Ti ho incrociata un mese dopo, per strada, affascinato dalla tua andatura di danzatrice. Poi una sera, per caso, ti ho vista da lontano che uscivi dal lavoro e ti incamminavi per strada. Ti ho rincorsa per raggiungerti. Camminavi veloce. Era nevicato. L’acquerugiola faceva arricciare i tuoi capelli. Senza crederci troppo, ti ho proposto di andare a ballare.Hai detto in inglese -why not-, semplicemente. Era il 23 ottobre 1947.”
Losanna fu testimone inconsapevole del loro primo incontro: lui, ebreo austriaco, come amava definirsi (il vero nome era Gerhard Horst), viveva in ristrettezze economiche con l’unico bisogno quasi ossessivo di scrivere, dato che questa attività gli procurava la tranquillizzante percezione di non esistere, proprio perché il trasferire la realtà su carta gli permetteva di estraniarsi da tutto, di vivere in una bolla circondato dai suoi dubbi, dalle sue incertezze, dai suoi timori; lei, una bella ragazza inglese, con la pelle diafana ed i capelli rossi, ironica e sorridente, con l’innata capacità di ammaliare chiunque incontrasse.
Questo trovarsi coincise con la loro effettiva nascita: un vero e proprio inizio per due persone che fino ad allora non sentivano di avere il loro posto nel mondo; due anime sperdute, senza radici, ma che adesso acquisivano un nuovo senso di appartenenza: l’uno era parte dell’altra, ed insieme formavano un tutto.
Lettera a D. Storia di un amore non è però soltanto una struggente dichiarazione d’amore fatta durante il tramonto della loro vita terrena, è anche e soprattutto la sofferta richiesta di perdono da parte di un uomo che è conscio di dover colmare una grave lacuna e rimediare al torto arrecato a Dorine, quello cioè di non averle riconosciuto agli occhi del mondo l’effettivo valore.
Nel libro autobiografico Il traditore, pubblicato nel 1958, Gorz aveva descritto Dorine in modo tale che ne aveva compresso l’effettivo spessore, rimpicciolendo il suo essere, non rendendo merito a tutto ciò che la moglie aveva rappresentato per Gorz: l’essenza stessa della sua vita e della sua ritrovata identità
.Un testamento letterario di notevole caratura e quasi profetico, alla luce anche del tragico epilogo di questa storia, che li vedrà suicidarsi insieme il 22 settembre 2007.
Inseparabili nella vita, uniti nella morte ed anche dopo, pronti ad affrontare un nuovo e misterioso cammino. Mano nella mano…
La strada del paradiso: “Lavorare meno per vivere meglio”, utilizzare il tempo libero per la produzione creativa e autonoma di valori d’uso, sono obiettivi non più utopici: il realismo per le forze del cambiamento non può essere la gestione dell’esistente, ma la previsione e la pratica coraggiosa delle trasformazioni che i mutamenti già in atto rendono possibili. A differenza della disoccupazione, necessariamente vissuta con il dolore della miseria e dell’emarginazione, la “liberazione dal lavoro” ammette forme di vita ben più libere e felici: non solo una maggiore agiatezza diffusa, ma anche una maggiore autodeterminazione dei compiti, un’attività intellettuale più ricca di contenuti, maggiore importanza data all’estetica, alla qualità della vita, all’autorealizzazione.
“Che noi si sia dominati dal nostro lavoro è un’evidenza da centosettanta anni. Ma non lo è il fatto che noi siamo dominati nei nostri bisogni e desideri, nei nostri pensieri e nell’immagine che abbiamo di noi stessi. Questo tema appare già ne “II traditore” (1958) ed è sviluppato in quasi tutti i miei testi posteriori. È grazie a questo, grazie alla critica del modello di consumo opulento, che sono diventato un ecologista ante litteram. Il mio punto di partenza è stato un articolo apparso in un settimanale americano nel 1954. Esso spiegava che la valorizzazione delle capacità di produzione americane esigeva che il consumo crescesse almeno del 50% negli otto anni a seguire, ma che la gente era del tutto incapace di definire di che cosa si sarebbe composto il 50% di consumo supplementare. Spettava agli esperti di pubblicità e di marketing suscitare bisogni, desideri, caricare le merci, perfino le più triviali, di simboli che avrebbero aumentato la domanda. Il capitalismo aveva bisogno che la gente avesse bisogni maggiori. Ancora meglio: esso doveva poter manipolare questi bisogni nel modo più redditizio per se stesso, incorporando un massimo di superfluo nel necessario, accelerando l’obsolescenza dei prodotti, eliminando i consumi e i servizi collettivi per sostituirli con consumi individuali. Partendo dalla critica del capitalismo, si arriva dunque all’ecologia politica, che, con la sua teoria critica dei bisogni, conduce ad approfondire e a radicalizzare ancora la critica del capitalismo.”
L’immateriale. Conoscenza, valore e capitale: Stiamo attraversando un periodo in cui al capitalismo moderno, centrato sulla valorizzazione di grandi masse di capitale fisso materiale, si sostituisce sempre più rapidamente un capitalismo postmoderno centrato sulla valorizzazione di capitale immateriale, o “capitale umano”, come si dice. Questa mutazione nel senso di un “capitalismo cognitivo” e di una “società della conoscenza”, accuratamente indagata dall’autore nei primi due capitoli del libro, si accompagna a nuove metamorfosi del lavoro di cui gli ultimi due capitoli esplorano le prospettive: verso una società dell’intelligenza o verso una civiltà postumana?
La fine della società del lavoro e la centralità della questione ecologica sono i due temi attorno ai quali si è snodata la riflessione di André Gorz, uno degli intellettuali più vivaci e originali della sinistra del Novecento. In questo volume, scritto dopo il crollo del socialismo reale dell’Est europeo, Gorz enuncia tutte le questioni centrali della riflessione che lo hanno impegnato per decenni: come ripensare le forme di vita in una società dove si è persa la centralità del lavoro retribuito a tempo pieno? Come ridefinire lo sviluppo di fronte ai problemi ambientali che si fanno sempre più drammatici? Quali nuove forme di relazione sociale e comunitaria possono raccogliere e dare una prospettiva all’eredità della sinistra? Postfazione di Otto Kallscheuer.
In questo importante saggio dei tardi anni Novanta il più originale teorico della fine della società del lavoro propone una rottura netta con i modi di vivere e di pensare che finora hanno ispirato le società occidentali e che l’attuale crisi economica globale ha rimesso radicalmente in discussione. Bisogna osare l’esodo – sostiene Gorz – da un sistema che perpetua come obbligo, norma, fondamento insostituibile dei diritti e della dignità dei cittadini quel medesimo “lavoro” di cui ha reso scarsa la disponibilità, restaurando le peggiori forme di dominio, asservimento e sfruttamento. Al contrario, numerose possibilità irrealizzate di più umane e ricche condizioni di vita sono contenute e occultate nelle pieghe del nostro presente. I disastri ormai generalmente riconosciuti del neoliberismo e della crescita a tutti i costi ripropongono l’attualità delle tesi di Gorz, la sua attenzione ai problemi dell’ecologia e dell’autorganizzazione sociale, nonché la sua visione realisticamente utopica di un possibile futuro.
A dieci anni dalla morte di André Gorz (Vosnon, settembre 2007), un volume per ricordare il prezioso lavoro teorico del filosofo fondatore dell’ecologia politica. Tre interviste (1990, 2003, 2005) e un saggio inedito risalente al 2004 attraversano gli assi principali del pensiero di Gorz – questione ambientale, trasformazioni del lavoro, tendenze dello sviluppo capitalistico – e anticipano alcuni temi di stretta attualità, come quello del reddito di base. Un’opera che riscopre la concezione innovativa di uno degli ultimi maître à penser della politica e del giornalismo francese, che con i suoi libri aperti a teorizzazioni antiautoritarie ed ecologiste ha influenzato in modo significativo l’esperienza della sinistra europea.
“Ecologia e libertà” è un libro straordinariamente anticipatore. In esso la crisi della natura non si pone come esterna all’economia, alla società, alla politica; ne è semmai il volto estremo, il sintomo inaggirabile, l’ingiunzione cui non ci si può sottrarre procrastinando. André Gorz è tra i primi a chiederci di pensare la questione ambientale nella sua non-autosufficienza, nella sua impossibilità a spiegarsi da sé: essa dischiude infatti una crisi del produttivismo occidentale e del capitalismo industriale che possiede un’origine storica e che richiede una soluzione politica. Tale soluzione, peraltro, non fornisce alcuna garanzia sulla desiderabilità o meno del suo esito: il testo torna a più riprese sul rischio concreto di una deriva tecnofascista, cioè di una risposta autoritaria alle sfide ecologiche. Il degrado degli equilibri biosferici schiude infatti uno scenario fortemente polarizzato: alla tentazione dispotica deve far fronte un progetto sociale complessivo capace di coniugare la sostenibilità ambientale e l’autonomia individuale e collettiva. Il nesso tra ecologia e libertà, dunque, non si dà in natura – non sta nelle cose: bisogna produrlo, curarlo, difenderlo.
Capitalismo, socialismo, ecologia. Orientamenti-disorientamenti
autore:
André Gorz
Manifestolibri, 1992
” L’ECOSOCIALISMO “