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COATESA SUL LARIO, blog di Paolo Ferrario
Perché non posso non dirmi comunista. Una grande utopia che non può morire
Autore: Mario Alighiero Manacorda
EDITORI RIUNITI, 2014
Prefazione di Donatello Santarone.
Tardivamente, dopo anni dalla prima edizione di questo libro, uscito nel 1997 presso gli Editori Riuniti col titolo al plurale Perché non possiamo non dirci comunisti, debbo chiarire che non è nato come un libro politico, e tanto meno partitico. Per la prima parte è uno sfogo personale, lo sfogo poetico di un animo sventurato ma tuttavia ribelle. Per la seconda parte è l’invito a una lettura, che io chiamo umanistica, di due grandi del pensiero socialista (o, piuttosto, comunista), Marx e Gramsci, per mostrarne lo spessore culturale e l’alta carica umana. Per la terza parte, presente solo in questa edizione col titolo al singolare Perché non posso non dirmi comunista, questa volta sfiorando la politica, è una spiegazione del come e perché nel corso di un secolo e mezzo, dopo il 1848, dopo il 1917, dopo il 1945, una parte sempre crescente dell’umanità decise di dichiararsi socialista, o piuttosto (dato che ormai la scissione tra i due nomi era cosa fatta) comunista, con una finale riflessione sullo stato del mondo all’inizio di questo cosiddetto terzo millennio.
(Mario Alighiero Manacorda, 2003)
Attraverso una rilettura critica e originale di Marx e Gramsci, l’autore elenca le ragioni per le quali il comunismo prima o poi si ripresenterà magari con un altro nome – sulla ribalta della storia. Il fallimento dei socialismi reali, con le loro aberrazioni, non è riconducibile alle formulazioni del “Manifesto” o dei “Quaderni”: è quanto sostiene Manacorda, appassionato e sincero assertore della propria fede comunista, nella quale intravede, senza demagogia o calcoli di bottega, la via del riscatto economico, morale e spirituale del mondo.
Mario Alighiero Manacorda (Roma, 9 dicembre 1914 – Roma, 17 febbraio 2013) è stato docente e storico dell’educazione. Alunno della Scuola Normale Superiore di Pisa, nella seconda metà del Novecento ha ricoperto prestigiosi incarichi nel mondo accademico italiano e nell’area politico-culturale che ruotava attorno al Partito Comunista Italiano. È stato organizzatore e preside del Convitto-Scuola per Partigiani e Reduci presso l’Anpi di Roma, direttore delle Edizioni Rinascita, responsabile della Commissione Scuola presso la Direzione del Pci e della Sezione Educazione dell’Istituto Gramsci, direttore della rivista «Riforma della Scuola», mem- bro del Comitato direttivo della FISE (Fédération internationale des Syndicats de l’Enseignement), professore ordinario di Storia dell’educazione nelle Università degli Studi di Firenze e Università di Roma La Sapienza; è stato Membro del Collegio dei Garanti della Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni.
Ha collaborato a molti quotidiani e riviste, e alla Rai con cicli di trasmissioni televisive di argomento pedagogico. Ha curato traduzioni: Novalis, Cristianità o Europa (Einaudi, 1942); Hugo von Hofmannsthal, La donna senz’ombra (Guanda, 1946, 1976); K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 (Einaudi, 1948); Marx-Engels, Carteggio, Lettere gennaio 1852 – dicembre 1864, 3 voll. (Editori Riuniti, 1972-1973), e le tre antologie: Il marxismo e l’educazione, Testi e documenti (tre voll., Armando, 1964-1966); Ugo Foscolo, Storia della letteratura italiana per saggi (Einaudi, 1979).
Ha pubblicato, oltre a numerosi contributi in volumi collettanei, Marx e la pedagogia moderna (Editori Riuniti, 1966); Il principio educativo in Gramsci (Armando, 1970); Momenti di storia dell’educazione, (Loescher, 1977); Storia dell’educazione dall’antichità a oggi (Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, 1983); Storia illustrata dell’educazione (Giunti, 1992); Le ombre di Wojtyla (con G. Franzoni, Editori Riuniti, 1999); Cristianità o Europa? Come il cristianesimo salì al potere, (Editori Riuniti, 2003); Marx e l’educazione (Armando, 2008); Quel vecchio liberale del comunista Karl Marx (Aliberti 2012); Lettura laica della Bibbia, (Editori Riuniti university press, 2012), ha curato inoltre l’antologia Antonio Gramsci, L’alternativa pedagogica, (Editori Riuniti university press, 2012).
Manacorda, Mario Alighiero
di Mauro Laeng – Enciclopedia Italiana – Treccani -VI Appendice (2000)
Pedagogista e storico della cultura e dell’educazione, nato a Roma il 9 dicembre 1914; figlio dello storico della scuola Giuseppe (1876-1920), è stato esponente di spicco della pedagogia laica di indirizzo marxista.
Laureatosi in lettere nel 1936 alla Scuola normale superiore di Pisa, si è perfezionato in letteratura tedesca a Francoforte sul Meno. Nel 1946 ha organizzato a Roma il Convitto-scuola della Rinascita per partigiani e reduci e, dal 1948 al 1954, ha curato l’edizione degli scritti di K. Marx, F. Engels e F. Mehring. Ha quindi diretto le edizioni Rinascita e le riviste Voce della scuola democratica (1957-60) e Riforma della scuola (1964-84), insieme a D. Bertoni Jovine e a L. Lombardo Radice. Dal 1967 docente di pedagogia e storia della pedagogia, ha insegnato presso le università di Cagliari, Viterbo, Siena, Firenze e Roma. Ha svolto anche un’intensa attività politica come responsabile della sezione scuola del Partito comunista italiano, come membro del direttivo di associazioni di difesa laica (ADSN, Associazione per la Difesa della Scuola Nazionale, e ADESSPI, Associazione per la Difesa e lo Sviluppo della Scuola Pubblica Italiana) e come direttore della sezione educativa dell’Istituto Gramsci.
Fondamentali per l’interpretazione del suo pensiero sono i tre volumi di documenti su I classici del marxismo, La scuola sovietica e La scuola nei paesi socialisti (1946-66) e un lavoro di sintesi su Marx e la pedagogia moderna (1966). Completa la rassegna dei classici marxisti Il principio educativo in Gramsci: americanismo e conformismo (1970). Ha pubblicato in seguito vari saggi storici, in cui manifesta anche interessi letterari, come La paideia di Achille (1971), Momenti di storia della pedagogia (1977) e Storia dell’educazione dall’antichità a oggi (1983). Lasciato l’insegnamento universitario nel 1978, è tornato agli studi letterari con un’antologia sistematica di scritti di U. Foscolo, che integra la Storia della letteratura italiana per saggi (1979). Interessante anche Lettura laica della Bibbia (1989), in cui viene presentato il patrimonio culturale di un popolo che, privato della patria terrena, ne trova una ideale nel libro delle sue tradizioni. Infine, in un’opera volontariamente e amabilmente provocatoria, Perché non possiamo non dirci comunisti (1997), l’autore ripercorre le ragioni di una supposta ‘egemonia culturale comunista’ nella cultura italiana tra il 1945 e il 1989.
Il pensiero pedagogico di M. si fonda sull’affermazione che, combattendo l’alienazione capitalistica, Marx mirava a una ‘educazione onnilaterale’, nella quale cultura e lavoro tendevano alla loro piena emancipazione. Questo ideale secondo l’autore è in contrasto con le impostazioni educative di matrice ecclesiastica, ma non è affatto in conflitto con l’educazione umanistica e razionalistica, anzi ne continua l’ispirazione di fondo, liberandola dai condizionamenti sociali di classe che hanno limitato l’efficacia della cultura borghese.
Che guaio che la scuola pubblica sia così trascurata!