UNA DELLE QUATTRO OPERE DAL TITOLO : LE ORE DEL GIORNO
Edita Walterowna zur-Muehlen
fonte: http://www.russinitalia.it/dettaglio.php?id=614
Autore: Edita Broglio
Titolo: Autoritratto, 1925
Dimensioni: cm. 22,6×26,3
Tecnica: matita su carta
Collezione: Collezione privata
da :
SCUOLA ROMANA
http://www.scuolaromana.it/opere/ope025.htm
Edita Walterowna von Zur Muehlen il 26 novembre 1886 nella città di Smiltene , a nord-est di Riga.
Dal 1908 al 1910 studiò all’Accademia d’arte di Konigsberg nella Prussia orientale.
Broglio lasciò la Lettonia nel 1910, stabilendosi a Roma.
Sposò Mario Broglio, e insieme fondarono la rivista d’arte italiana Valori plastici.
Morì a Roma nel 1977.
da ::
https://en.wikipedia.org/wiki/Edita_Broglio
SMILTENE, in Lettonia, appartenente alla regione storica della Livonia, si trova a nord-est di Riga, la capitale, è quasi al confine con l’Estonia.
SMILTENE
tre foto da:
https://lv.wikipedia.org/wiki/Smiltene
STUDIO DI EDITA
DA : Il Giardino di Irene ( pdf )
Proviene da una nobile famiglia baltica (il padre Walter era un proprietario terriero, discendente dai Cavalieri dell’Ordine Teutonico, la madre Blanchine Sivers apparteneva ad una famiglia di commercianti francesi insediatasi a Riga), nasce a Smiltene nella Lettonia orientale che allora si chiamava Livonia e insieme alla Curlandia (Lettonia occidentale) era una provincia dell’impero russo. Dopo la morte della madre, vive a Tartu presso lo zio paterno, il barone Raimund von Zur-Muehlen (1855–1931), celebre cantante che si esibiva alla corte dello zar e dell’imperatore prussiano; lo zio le ispira sentimenti libertari, stimola in lei l’amore per il disegno, ne sollecita lo studio e le letture: è lui a regalarle il primo libro italiano, Cuore di De Amicis. All’inizio del XX secolo Edita mostra simpatie per il movimento rivoluzionario russo e, spinta da sentimenti umanitari, a diciotto anni presta servizio come crocerossina a Riga; dopo la rivoluzione del 1905 per salvare il padre fugge con lui a Könisberg. Quando la situazione politica si placa e il padre torna in Livonia, nel 1908 Edita ventiduenne sceglie di restare a Könisberg, la città di Kant, dove studia all’Accademia di Belle Arti fino al 1910. Dal 1910 si insedia a Parigi, qui frequenta gli ateliers degli artisti e realizza il suo sogno di vivere nella capitale dell’arte.Nel 1911 viene per la prima volta in Italia, soggiorna per breve tempo a Firenze e a Roma, forse attratta dall’Esposizione Universale organizzata per il Cinquantenario dell’unità d’Italia. Nel 1912 si stabilisce definitivamente a Roma: abita dapprima all’Albergo Internazionale in via Sistina e dipinge in uno studio preso in affitto in via Flaminia 122, vicino a piazza del Popolo e a pochi passi da Villa Strohl-Fern, particolare concentrato di studi d’artisti d’avanguardia. Comincia allora quello che lei stessa definisce il suo periodo “incandescente” e “visionario”; scrive Savinio: “si sentì come abbacinata dalla dorata suntuosità dell’ambiente, onde le opere di questo periodo appaiono come i frutti di uno stato di ebbrietà quasi sonnambulica”. Del contatto con l’Italia ricorderà più tardi “le cose investite dalla luce scintillante, rese evanescenti sono ad esserne divorate”.
A Roma entra in contatto con Olga Resnevič Signorelli che la introduce nel suo salotto internazionale, frequentato da Roberto Melli, Armando Spadini, Ferruccio Ferrazzi, Angelo Zanelli (marito della pittrice lettone Elizaveta Kaehlbrandt) e dallo scultore jugoslavo Ivan Meštrović, che tanto successo aveva riscosso all’Esposizione Universale del 1911. Melli e Meštrović sono molti attivi nella promozione della Secessione romana ed è appunto alla I Esposizione internazionale d’Arte della Secessione nel 1913 che Edita esordisce con alcune opere (Mezzodì, Via Sistina, Fiori) ispirate dalla luce di Roma e da un testo di Gide, scoperto negli anni parigini Nourritures terrestres.Nel 1914 muore il barone Walter von Zur Muehlen; Edita si reca a Smiltene in Lettonia per sistemare la tomba di famiglia. Non vi farà mai più ritorno e l’Italia diventerà la sua nuova patria.In questi anni frequenta anche assiduamente Ottorino Respighi, al quale fa conoscere il dramma di Gerard Hauptmann Der Versunkene Glocke, da cui il musicista trarrà l’opera La campana sommersa.Nel 1914 espone alla II Esposizione internazionale d’Arte della Secessione. Allo scoppio della Prima guerra mondiale iniziano le sue traversie economiche: lascia l’albergo e va a vivere nello studio, poi si trasferisce per tutti gli anni di guerra ad Anticoli Corrado, il ‘paese degli artisti’ sopra la valle dell’Aniene. Dipinge una serie di opere ispirate al paesaggio brullo del luogo, formalmente ispirate da Cézanne. Come ricorderà nel 1976, “con la guerra ero proprio crollata, ero ammalata, sfrattata, avevo perso tutti i miei lavori” (Edita Walterowna Broglio 1991, p. 195).
Alla ricerca di un’occupazione si avvicina a Anton Giulio Bragaglia che aveva la galleria d’arte e il negozio di fotografo a Via Condotti, stava girando Thais su sceneggiatura di Enrico Prampolini e preparava Il mio cadavere e Perfido inganno per la casa cinematografica Novissima, i cui studi erano a Piazzale Flaminio. Il provino (per un ruolo di ladra) rivela a tutti un’innata capacità di recitare dell’artista. È presente Mario Broglio (Pavia, 2.8.1891 – Lucca, 22.12.1948), pallido, magrissimo, dal collo lungo, colui che diventerà suo compagno nella vita e nella pittura (lo sposerà nel 1927):
Broglio era un impresario nato, con eguale entusiasmo s’improvvisa editore, agricoltore, mercante; ogni nuovo mestiere lo attraeva; solo della sua pittura parlava raramente; il suo studio era sempre chiuso a chiave e i suoi quadri voltati al muro. Di umore mutevole, soffriva di crisi che combatteva dedicandosi alla gastronomia e invitando amici e conoscenti (A. Banti, Una pittrice del nord, «Corriere della sera», 3 luglio 1981).
Accanto a Broglio, Edita matura le ricerche e gli interrogativi artistici che porteranno la coppia all’elaborazione della rivista «Valori Plastici»; come scrive Clavel nel primo numero “la strettoia cubista, con le forme ridotte a concetti, creava per reazione una diffusa nostalgia per lo sconfinato”; Mario Broglio è convinto che occorra promuovere un vasto dibattito internazionale sull’intreccio tra avanguardie e ricomposizione plastica, riscoprire le forme plastiche. Edita lo sostiene ed entra in quella che poi nello scritto autobiografico Riassumo del 1969 definirà la seconda fase della sua pittura:
“Così la seconda fase è informata alla necessità di saper distinguere tra parvenza e realtà, rendermi conto come il temperamento, l’estro, la bravura costituiscono elementi ostili, vieti all’arte, la quale esige disciplina, moderazione, ubbidienza, ove conoscere i limiti della materia – per natura ribelle – renderla duttile e canora, perché risponda assoggettata, senza peraltro sacrificare il volume, la tridimensionalità delle cose. Argomenti assillanti, i quali mi hanno insegnato che solo la forma è capace di dare vita al contenuto.”
Edita ha un ruolo importante nella rivista e ancor più nell’attività editoriale; le sue opere degli anni ‘20, pubblicate in «Valori plastici» sono collegate all’avanzare della riflessione teorica. I dipinti ad olio (Tramontana, Costa Sole, Montagna) purtroppo non si sono conservati e possiamo immaginarli solo attraverso il commento di Savinio al ‘rigore francescano’ delle tele. Con il gruppo di “Valori Plastici” espone alla Fiorentina primaverile (1922), presentata da Savinio, accanto a Bucci, Carrà, Chini, Conti, De Chirico, De Grada, Dudreville, Francalancia, Martini, Melli, Morandi, Semeghini, Viani: la sua pittura è ricca di suggestioni internazionali, dalla cultura dell’avanguardia russa (soprattutto l’acmeismo) al Blaue Reiter, al primitivismo. Più tardi compie una decisa svolta aderendo alla corrente del “Realismo magico”.
Edita era una donna strana ed enigmatica. Ricordo che una notte, io con Broglio ed alcuni nostri amici eravamo andati a passeggiare dalle parti di Valle Giulia. Era tardi forse mezzanotte. Broglio ci aveva detto che aveva lasciato Edita a casa. Ad un certo momento abbiamo sentito un canto misterioso che veniva da un albero vicino a noi, ci approssimammo e vedemmo Edita a cavallo su un grosso ramo che cantava una aria strana con gli occhi che guardavano le stelle. Ora io mi domando come si può stare a casa e allo stesso tempo su un albero che distava parecchi chilometri dalla casa di Edita (Giorgio de Chirico, 1973).
Negli anni Trenta l’attività espositiva dell’artista non è molto intensa. La ‘poetica del frammento’ e la ‘ricerca dell’unità’ – come nota Mario Quesada (1991) – la isolano nel panorama dell’arte italiana del Novecento (due soli artisti, Morandi e Martini possono esserle affiancati); l’antico sogno di carpire i segreti valori della luce e le sue proprietà fenomeniche si spinge ora verso forme costruttive. L’artista si dedica ad un lavoro di studio delle norme della pittura degli antichi (Giotto, Piero della Francesca, i trecentisti, ecc.).
Dopo il ’35 Edita apre un atelier insieme al marito, la ricerca pittorica dei due artisti si fonde, il loro lavoro è a quattro mani. È presente alla III Quadriennale (1939) con lo pseudonimo di “Rocco Canea” e anche nel dopoguerra prosegue la sua ricerca con coerenza, firmando i lavori con lo stesso pseudonimo.Quando Mario Broglio muore il 22 dicembre 1948, Edita trascorre il periodo della vedovanza a San Michele di Moriano in provincia di Lucca, riappropriandosi delle sue ricerche espressive; vi dipinge la serie delle Ore del giorno e nature morte in tonalità musicale. Rivisita in questi anni l’esperienza russa dell’esordio, le vicende degli artisti legati al “Mondo dell’arte” (in particolare Mstislav Dobužinskij, Ivan Bilibin e Leon Bakst), le sonate di Michail Čurlionis, l’immaginario simbolista e la tavolozza suntuosa di Michail Vrubel’, la ricerca verso l’astrattismo di Vasilij Kandinskij; riprende anche le letture giovanili (Blok, Mandel’štam, Dostoevskij). A San Michele, luogo di meditazione profonda e di feconda produttività, rimane fino al 1955, anno in cui si trasferisce a Roma, dove mantiene in vita per qualche tempo le edizioni di Valori Plastici.Nel 1959 è presente alla Quadriennale romana; nel 1967 espone a Firenze alla mostra “Arte italiana, 1915-1935”, curata da Carlo Ludovico Ragghianti.Nel 1974 (quasi novantenne) si lascia persuadere a mettere ordine nell’archivio di Valori Plastici, e collabora con il poeta e pittore Georges de Canino.Muore a Roma il 19 gennaio 1977, giorno di San Mario, ed è sepolta nel cimitero acattolico di Testaccio.
Edita Broglio, A ciel coperto (1952).
Edita Broglio, La matassa (1947).
Edita Broglio, Gomitoli (1927-29).
TESTO E IMMAGINI DA:
RUSSI IN ITALIA
http://www.russinitalia.it/dettaglio.php?id=614
Edita Broglio, Testa su fondo di tarsia (1938).
Fuggita dalla rivoluzione russa del 1905, riparata in Germania, dove si iscrive all’Accademia di Könisberg, si stabilisce a Parigi nel 1910. Nella città lumière si trova in piena avanguardia: postimpressionisti, cubisti, futuristi, fauves e altro ancora. Passa intere giornate al Louvre a copiare dipinti quattrocenteschi e disegnare foglie, frutti, teschi, volti.
Nel 1912 si stabilisce definitivamente in Italia, a Roma, dove prende uno studio vicino a piazza del Popolo, frequentato da artisti italiani e stranieri con cui fa amicizia, grazie alla mediazione dell’amica russa Olga Resnevic Signorelli. Tra loro, Melli, Spadini e Ferrazzi della Scuola Romana.
Gli esordi pittorici sono all’insegna di scoppi di colore alla Kandinskij e plasticismo alla Cézanne, Paese incandescente, Montagna incandescente, Paesaggio in salita: visioni, emozioni, studi della luce. Edita partecipa alle due esposizioni della Secessione romana del 1913 e 1914, che riunivano artisti di varia estrazione e varie tendenze in opposizione all’accademia.
Il “periodo incandescente”, come lo definiva lei stessa, dura sino al 1916. Ma non era quella la sua vera strada. Lei sognava la grande pittura italiana del Tre e Quattrocento, le forme tonde e lucide di Piero della Francesca, la prospettiva piatta di Giotto, il ritorno al mestiere.
La svolta avviene, dopo la guerra, con la conoscenza nel 1917 del pittore Mario Broglio, piacentino (1891-San Michele di Moriano, Lucca, 1948), con cui stringe un intenso sodalizio sentimentale e artistico. Broglio crea Valori Plastici, la rivista del “ritorno all’ordine”. Edita aderisce, con Carrà, Savinio, De Chirico, Morandi. E crea negli anni Venti le prime opere della nuova poetica: Le scarpe, Pane e acqua, Carciofi, Gomitoli, Bottiglie, Uova fresche. Tornano gli oggetti, con la loro realtà fisica e visiva, torna la grande tradizione: basta guardare le uova e ritroviamo immediatamente quelle delle pale di Piero della Francesca.
Bottiglie del 1927, cinque boccette trasparenti e una piccola scatola tonda poggiate su un tavolino da toilette, richiamano Giorgio Morandi, uno dei pochi pittori con cui Edita ha affinità. Ma la materia pittorica di Morandi è densa, quella di Edita fluida e trasparente.
Edita raffigura infatti gli oggetti con delicatezza e timidezza, colori slavati, come se riaffiorassero da lontano, concreti, ma fuori del tempo. La riconquista del reale è la strada giusta per la pittrice, che giunge al “realismo magico” degli anni successivi, in cui immagini straordinarie (Testa su fondo di tarsia, 1938, Pomodori, 1948, Cereali, 1948, La spogliatura del gelso, 1961 e tanti altri), vivono la loro perfezione formale in un’atmosfera magica, straniante, sospesa. Curate in ogni minimo dettaglio come quelle dei fiamminghi o dei ferraresi di Schifanoia, sono rivissute e ricreate secoli dopo. E questa è Arte.
Edita Broglio, Progetto per “Le villeggianti”, olio su tavola, 36×44,7 cm, fonte: farsettiarte.it
Edita Broglio, Le scarpe, 1920 ca. olio su tela, 44×52 cm, Collezione privata
Edita Broglio, Il pane, 1928, olio su tela, 35,5×42 cm, Collezione privata
Edita Broglio, Valori Plastici, 1920 n. II, fonte: scuolaromana.it
TESTO E IMMAGINI DA :
IL GIORNALE OFF
Maurizia Tazartes
28/02/2018
Edita Broglio, la pittrice del “realismo magico” degli oggetti
edita-broglio-le-melarance-1955-1956-ca_small
da :
1955. ARANCE DURANTE IL PROCESSO DI PULITURA
Edita Broglio. Un piccolo lavoro, un grande movimento artistico. Le arance , il ritratto malinconico di Edita Broglio, sono diventate ‘figlio manifesto per la mostra di 3 mesi ”Oltre i Confini” ospitata al Museo del Novecento di Firenze in Piazza Santa Maria Novella per commemorare il 50° anniversario dell’alluvione dell’Arno (2016). Restaurato in precedenza dell’esposizione, è ora in deposito nella Collezione dei Musei Civici di Firenze. Il dipinto è stato originariamente presentato il 5 febbraio 1967, appena tre mesi dopo l’alluvione. Il curatore Carlo Ludovico Ragghianti ha presentato 192 opere in quella mostra intitolata “Artisti per Firenze” a Palazzo Vecchio. Plasmare un museo “degno di Firenze” e trascinare la città nei tempi moderni è stato il fascino di Ragghianti, ed Edita Broglio ha regalato Arance per sostenere i suoi sogni di fondare un museo d’arte contemporanea che rivaleggiasse con gli Uffizi. Restaurato da AWA nel 2016.
testo e immagine da :
http://advancingwomenartists.org/art-in-need/what-can-i-help-restore-now/oranges
Scoglio, 1959
da :
FARSETTI ARTE.IT
https://www.farsettiarte.it/it/asta-0161-2/edita-broglio-scogli.asp#images
Edita Broglio ( Smiltene 1886 – Roma 1977 )
“Dove sei?”
1954
olio su tavola,
cm 20×24
Esposizioni “Edita Walterowna Broglio”
Palazzo Ricci,
Macerata 15 giugno – 29 settembre 1991,
cat. n. 53 ill. a colori
L’opera è lo studio per il dipinto “Dove sei?” 1955-1956
illustrato al n. 60 nel catalogo della mostra Antologica tenutasi a Palazzo Ricci, Macerata 1991
https://www.ponteonline.com/it/lot-details/auction/334/lot/208#todescription
“Sinfonia cosmica andante ”
DA:
https://www.valutazionearte.it/artisti/edita-broglio/
Broglio, Edita, Cavallino di cartapesta –
UOVA FRESCHE
EDITA BROGLIO NEL 1940 / AUTORITRATTO, 1965 -1970
SINFONIA COSMICA ANDANTE, 1952-57
SOPRA, LA SFOGLIATURA DEL GELSO- GALL. NAZ. D’ARTE MODERNA, ROMA
L’ALBERO, 1913/ 14 — MONTAGNA INCANDESCENTE, 1913
GOMITOLI, 1927 // FIORI, 1930
CEREALI, 1948
CRISTO E LA CORRIERA, 1955
A CIEL SERENO, 1958
FOGLIE SECCHE, 1958
EDITA BROGLIO E ANTONELLO TROMBADORI, 1973- FOTOGRAFIA DI SERGIO CECCOTTI
LE OPERE PUBBLICATE A DUE A DUE, E’ MEGLIO RIGUARDARLE NEL LINK:
RAGGHIANTI COLLOBI.BLOGSPOT.COM – SETTEMBRE 2018
http://ragghianticollobi.blogspot.com/2018/09/larte-moderna-in-italia-19151935-9.html
ALTRE OPERE
da :
Edita Broglio
Cristo e la corriera , 1952/53
olio su tavola
52×66 cm
Edita Broglio
Il taglio d’abito , 1959
olio a bordo
La pittura
51,5×63 cm
Edita Broglio
In Memoriam , 1961
Olio a bordo
La pittura
24x31cm
Edita Broglio
La nuda natura , 1957
olio a bordo
La pittura
44,5×33,5 cm
Edita Broglio
I GUARDIANI DELLA VILLA , 1954
Olio su tavola
La pittura
21 x 31,5 cm
Edita Broglio
PAESE INCANDESCENTE , 1913
Olio su compensato
La pittura
cm. 20,5×28,3 cm
TUTTI I QUADRI SONO PRESI DA:
MUTUAL ART
https://www.mutualart.com/Artwork/In-Memoriam/FAB01458D88B4DD9
LUCCA DI GIORNO, 1960
CAMPETTO DI CAVOLFIORI
FOTO DA :
http://www.artnet.com/artists/edita-broglio/lucca-di-giorno-EniqJUuiiKe-cC5ewomPGg2
Che belli questi quadri: gli oggetti e le persone sembrano nascondere segreti.