FOTO ABEBOOKS
GALLINA
DA: https://wikioo.org/it/paintings.php?refarticle=ARC8ZV&titlepainting=Hen&artistname=Saul%20Steinberg
foto da :
Facebook : The Saul Steinberg Foundation
link:
https://www.facebook.com/saulsteinbergfoundation/photos/500807773407882
cartina : http://www.renatocapparotto.it/romania.html
Ramnicu Sarat dista ca 36 km da Buzau– è in quella zona
Saul Steinberg nel 1952 (Archivi Scala) -foto Repubblica, IL VENERDI’, 13-10-2021
Saul Steinberg (Râmnicu Sărat, 15 giugno 1914 – New York, 12 maggio 1999) è stato un disegnatore e illustratore rumeno naturalizzato statunitense. tra i più importanti disegnatori del XX secolo.
Cresciuto in una famiglia della media borghesia ebraica, Saul Steinberg passò la giovinezza in Romania, che ricordò sempre come “un paese in maschera”. Trasferitosi con la famiglia nella capitale, frequentò il liceo Matei Basarab di Bucarest in un clima pesantemente antisemita e poi si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia; nel 1933 decise di optare per Architettura, ma non venne ammesso perché la facoltà prevedeva un limite per gli studenti ebrei. Nel 1933 partì per Milano, dove si iscrisse alla facoltà di Architettura del Politecnico.
Qui l’accademismo del corpo docente (Pietro Portaluppi, Gaetano Moretti, Ambrogio Annoni) convive tranquillamente con l’entusiasmo degli studenti per il modernismo di Le Corbusier e di Gropius. Steinberg ebbe comunque modo di frequentare i corsi anche del più innovativo Gio Ponti. Propostosi come vignettista al settimanale satirico Bertoldo, venne favorevolmente accolto dal caporedattore Giovanni Guareschi e divenne un regolare collaboratore a partire dal 1936. All’epoca risiedeva in un alloggio sopra il bar del Grillo in zona Città Studi, bar che divenne presto il suo ritrovo preferito. Nel 1938, dopo due anni e più di 200 tra disegni e collage, abbandonato il Bertoldo, cominciò a lavorare per Settebello, rivista diretta da Cesare Zavattini e Achille Campanile, ma proprio in quell’anno vennero promulgate le leggi razziali: gli ebrei stranieri dovevano essere espulsi.
Aiutato da Luigi Fontana, titolare della FontanaArte che gli commissionò paralumi, paraventi e ante di mobili, e da alcuni amici quali Vito Latis, che gli fece ottenere la decorazione di un mobile destinata a una villa in Liguria, e Luciano Pozzo, presso il cui studio fu ospitato (e nascosto) per alcuni mesi, il 4 marzo 1940 riuscì comunque a completare gli studi di architettura laureandosi al Politecnico. In una riflessione di molti anni dopo (1985) ebbe a scrivere:
«Questo Diploma del 1940 è soprattutto un Diploma di discriminazione e pregiudizio (di “razza ebraica” ha questa funzione). Ora: Sua Maestà è sparita quattro anni dopo e morì nel ‘47 in esilio, in Egitto. Il Regno d’Italia? Finito. E d’Albania? Che scherzo! Imperatore d’Etiopia? Che tempo crudele e imbecille. Tutto sparito. (…) Il mio diploma stesso, stampato in finto Bodoni su pergamena finta si sta disintegrando e presto sparirà. Il titolo di dottore in architettura non l’ho mai usato e sono stato fortunato a non dover praticare l’architettura che per me è un supplizio. Il Dottore in Architettura è sparito. È rimasto solo Saul, figlio di Morits, di razza ebraica. Infatti questo è un diploma di Ebreo.»
SAN VALENTINO
DA :
https://www.illustrazioniseriali.it/
Il periodo italiano lasciò un segno importante nella vita di Steinberg, che per tutta la vita mantenne contatti con artisti e intellettuali italiani (in primo luogo Aldo Buzzi), tornando più volte a lavorare in Italia. Nel 1940 fu detenuto per alcuni giorni nel carcere di San Vittore a causa delle leggi razziali e successivamente trasferito in Abruzzo nel campo di internamento di Tortoreto; infine fu costretto a lasciare l’Italia imbarcandosi per il Nordamerica. Arrivato a Ellis Island, dovette ripiegare su Ciudad Trujillo (oggi Santo Domingo) in attesa del visto di ingresso negli Stati Uniti. A New York arrivò il 1º luglio 1942 e un mese dopo ottenne la cittadinanza statunitense. Qui cominciò a lavorare per il New Yorker. Fu l’inizio di un sodalizio fruttuoso (642 illustrazioni e 85 copertine), durato per quasi sessant’anni.
continua :
https://it.wikipedia.org/wiki/Saul_Steinberg
dal facebook
dal facebook
TRIENNALE.ORG
https://triennale.org/eventi/saul-steinberg
Saul Steinberg (1914-1999
La mostra, a cura di Italo Lupi e Marco Belpoliti con Francesca Pellicciari e realizzata insieme alla casa editrice Electa, presenta Saul Steinberg: artista e illustratore di fama mondiale che nella sua carriera ha collaborato con i principali periodici statunitensi, tra cui “Life, “Time”, “New Yorker” e “Harper’s Bazaar”.
Un omaggio che Milano doveva al grande artista, che ha dedicato molte delle sue opere di tagliente intelligenza alla città in cui ha soggiornato negli anni di formazione.
DALLA MOSTRA AL POLITECNICO DI MILANO, 2015-
Un’esposizione ricca di disegni a matita, a penna, a pastello; opere realizzate con timbri e ad acquerello, maschere di carta, oggetti/sculture, stoffe, collages, a documentare la intensa e multiforme attività artistica di Steinberg.
Ad accompagnare le opere, un’ampia selezione di apparati documentali e fotografici, utili per una più attenta comprensione della vita dell’artista, nonché una scelta accurata di riviste e libri originali, che – a partire dalle famose copertine del “The New Yorker” – hanno accolto alcuni dei contributi più significativi di Steinberg.
MILANO, MY ROOM, BAR DEL GRILLO, 1937 –THE SAUL STEINBERG FOUNDATION, ARS, NY
L’allestimento al primo piano di Triennale nella Curva, punto privilegiato del Palazzo delle Arti, è disegnato da Italo Lupi, Ico Migliore, Mara Servetto in dialogo sensibile con l’architettura.
350 prestiti circa, provenienti da importanti istituzioni, quali la Saul Steinberg Foundation, il Jewish Museum e la Hedda Sterne Foundation di New York, il Museum of Fine Arts di Boston, nonché da collezionisti e amici di Steinberg, in Italia e all’estero.
VIA PASCOLI, 1936, FROM MEMORY 1970- THE NEW YORKER, 7,1974
THE SAUL STEINBERG FOUNDATION, ARS, NY
In questa occasione, verrà inoltre mostrata in anteprima parte dell’importante donazione di opere dell’artista che la Biblioteca Nazionale Braidense ha recentemente ricevuto dalla Saul Steinberg Foundation.
Milano Via Pascoli in 1936 from Memory, 1970 – Originally published in The New Yorker, October 7, 1974 – © The Saul Steinberg Foundation-ARS, NY
PUBBLICATA DA ARTRIBUNE, 26 MAGGIO 2015
Ad accompagnare la mostra un libro organizzato come una ‘enciclopedia’ contemporanea in circa 100 lemmi firmati da studiosi, storici dell’arte, critici, giornalisti.
Saul Steinberg a Milano – veduta della mostra al Politecnico di Milano, 2015 – photo Gerardo Semprebon
Un volume a cura di Marco Belpoliti che analizzerà l’opera di Saul Steinberg nei suoi molteplici aspetti, dall’architettura al disegno, dal rapporto con Milano a quello con New York, alle mappe, all’epistolario con Aldo Buzzi, agli artisti che gli furono amici e compagni come Costantino Nivola e Alexander Calder, ma anche Alberto Giacometti e Le Corbusier.
INFORMAZIONI:
more info www.triennale.org
DA ARTSFILE :
MANIFESTO FESTIVAL DI SPOLETO 1969
CAMOUFLAGES / IL NASO, Saul Steinberg, Manifesto per Festival di Spoleto, 1969, pastello, matita, inchiostro e timbro di gomma su carta da pacchi tagliata e strappata, applicata su carta. Collezione privata, Ph. Michele Sereni, Pesaro© The Saul Steinberg Foundation/Artists Rights Society (ARS) New York
SPOLETO 1969
VIAGGIO IN ITALIA – MILANO, Saul Steinberg, Galleria di Milano, 1951, Inchiostro, matita grassa e acquerello su carta. Collezione privata © The Saul Steinberg Foundation/Artists Rights Society (ARS) New York
GEOGRAFIE E ARCHITETTURE / MAPPE, Saul Steinberg, Senza titolo, 1965, inchiostro e matita su carta. The Saul Steinberg Foundation, New York © The Saul Steinberg Foundation/Artists Rights Society (ARS) New York
SOUVENIRS / CARTOLINE DA MILANO, Saul Steinberg, Via Ampere 1936, 1970, matita e matite colorate su carta. Pubblicato in origine su The New Yorker, 7 ottobre 1974. Su gentile concessione MIC – Biblioteca Nazionale Braidense, Milano © The Saul Steinberg Foundation/Artists Rights Society (ARS) New York
Saul Steinberg. Milano New York in Triennale prende spunto proprio dagli anni di formazione dell’artista a Milano (1933-1941) per fornire una prima testimonianza del suo rapporto con l’Italia in generale oltre che con Milano in particolare. Senza però tralasciare anche altre città – reali, come Venezia o Carpi, oppure immaginarie, frutto di straordinari pastiches di paesaggi urbani composti da cupole romane e fantasie architettoniche, non riconducibili ad una città specifica ma dal sapore tutto italiano.
Nucleo centrale della mostra saranno i 4 leporelli creati dall’artista per Milano, per il Labirinto dei ragazzi, realizzato dallo studio di Architettura BBPR nel Parco Sempione nel 1954 in occasione della 10ª Triennale. Queste strisce di disegni, parte della donazione alla Biblioteca Braidense, contengono molti dei temi e dei segni artistici che Steinberg svilupperà lungo tutto l’arco della sua carriera.
Negli anni Settanta, Steinberg dedica a Milano altri disegni di straordinaria intelligenza, raffigurando la città come il suo ricordo gli suggerisce. Ecco quindi le architetture solennemente novecentesche del Regime, ancora immerse in scenari di grottesca quotidianità fascista, i luoghi della sua vita milanese nei dintorni del Politecnico, e altre cartoline dalla sua vita passata: “L’aria di Milano era ottima, allora, e la luce bellissima, e vedevo una cosa che non avevo mai visto, lo svegliarsi tranquillo e silenzioso di una città: gente a piedi, gente in bicicletta, tram, operai”.
di Fabio Tallone
Milano secondo Saul Steinberg: 350 opere per la mostra in Triennale
REPUBBLICA.IT — 21 OTTOBRE 2021
La Milano di Saul Steinberg in mostra alla Triennale
di Manuela Mimosa Ravasio
Domestic Animals, matita, matite colorate e inchiostro su carta piegata a metà, un disegno di Saul Steinberg del 1983
“C’è un termine latino, ductus, che letteralmente indica la specificità del segno di un autore, e che si può utilizzare per definire il segno di Saul Steinberg, la sua riconoscibilità. Dipende dal fatto che si tratta di un segno di inchiostro, una linea che si sviluppa in modo continuo, come un filo che si srotola da un gomitolo. Essendo qualcosa di unico e artistico insieme, chi si trova davanti a un suo disegno lo riconosce immediatamente, anche senza saperne indicare l’autore”.
Saul Steinberg (1914-1999) con le sue maschere di carta nel 1959 (Inge Morath/ Magnum/ Photos/ Contrasto)
Marco Belpoliti spiega così l’originalità dell’opera del disegnatore rumeno, poi naturalizzato statunitense, a cui la Triennale di Milano dedica una mostra (dal 15 ottobre al 13 marzo 2022) curata dallo stesso Belpoliti con Italo Lupi e Francesca Pellicciari.
Belpoliti cura anche un volume di 550 pagine edito da Electa, che analizza l’opera di Steinberg attraverso un centinaio di voci firmate da vari specialisti…
La copertina del New Yorker del marzo 1976
DA REP.IL VENERDI’, 13-10-2021
“La figura di Steinberg è inclassificabile”, continua Belpoliti. “Insieme è illustratore, studioso della percezione, scrittore, artista, e persino critico sociale. Il suo amore per l’architettura e gli interni si deve alla sua formazione (si laurea in Architettura al Politecnico di Milano), ma anche al fatto che era un grande osservatore di ciò che succedeva nelle tante case che lui frequentava”.
Sphinx II, 1966
DA
REP. IL VENDERDI’, 13-10-2021
Shigeru Ban: “Voglio lavorare per chi ha perso la casa”
di Elisa Poli0

Sigrid and Buzzi, matite colorate e matita su carta, 1980, di Saul Steibnerg, in mostra alla Triennale
In una lettera del 1950 scritta all’amico Aldo Buzzi di ritorno da Las Vegas Steinberg commentava: “Ogni casa è un casinò o un casino o entrambi”. Ma è forse leggendo la voce Architettura-Interni scritta da Claudio Franzoni per il libro di Electa che capiamo meglio il suo rapporto con gli arredi.
Arredi che Steinberg richiama nei dettagli quasi fossero più importanti dello spazio stesso, e che ci dicono qualcosa sia sul rapporto con tempo e memoria (e l’eccessivo entusiasmo verso la modernità), che sulla personalità di chi li abita. In tutto questo, Milano ha un ruolo centrale, e non solo perché è in una delle vignette per Bertoldo, la rivista umoristica per cui lavorò da studente e che lo avvicinò a personalità come Cesare Zavattini e Giovannino Guareschi, che arredi e interni domestici cominciano a essere uno dei temi centrali dei suoi lavori, ma perché è nel capoluogo lombardo che Steinberg entra in contatto con l’avanguardia architettonica.
“Negli anni Trenta, al Politecnico di Milano c’erano professori come Gio Ponti, che avevano respirato l’aria del Modernismo. Di quell’ambiente intellettuale facevano parte anche un giovane Bruno Munari, Alberto Lattuada e naturalmente Aldo Buzzi”.
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di Aurelio Magistà
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Senza titolo, un disegno in inchiostro su carta di Saul Steinberg
Alle amicizie è dedicata una sezione della mostra milanese. “In uno scritto inedito Steinberg rivela di aver conosciuto la maggior parte delle celebrità del tempo, dallo scultore Alberto Giacometti alla scrittrice Simone de Beauvoir, ma gli amici più stretti rimanevano tre, oltre a Buzzi, gli artisti Costantino Nivola e Alexander Calder”.
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È invece l’architetto Ernesto Nathan Rogers dello studio Bbpr a chiamarlo a Milano a disegnare i graffiti per il Labirinto per ragazzi in occasione della X Triennale del 1954. I quattro leporetti realizzati costituiscono il nucleo centrale della mostra. Lunghe strisce di disegni che rappresentano una summa dei temi e dei segni artistici che l’illustratore aveva sviluppato e svilupperà.
«Il tema dei riflessi, per esempio, è uno di questi. Lo ritroviamo nel gondoliere che si specchia nelle acque di Venezia, nei palazzi che si raddoppiano nell’acqua, un gioco di sopra e sotto, dritto e rovescio… Ma ci sono anche le strutture di ferro sottili, i ponti e le metropolitane e il tema del labirinto e del ghirigoro”. L’esule Steinberg nutriva d’altra parte i suoi disegni dei viaggi che aveva compiuto in giro per il mondo. “Da ufficiale della marina militare americana era stato in Cina, India, nord Africa, aveva visto le città italiane da studente, l’Europa nel 1946…”, conclude Belpoliti.
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Milano. Particolare dell’atrio di Villa Mayer realizzata su progetto dello studio di architetti BBPR, decorato con un graffito di da Saul Steinberg. Foto di Paolo Monti
UN’INTERVISTA INTERESSANTE A ITALO LUPI, UNO DEI CURATORI DELLA MOSTRA ALLA TRIENNALE
Saul Steinberg, poesia in linea
di Alba Solaro
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Steinberg è stato un disegnatore notevole e importante. Più di una generazione di disegnatori si sono “ispirati” a lui. Nei casi in cui si trattò di autentico furto, dell’idea più che del suo segno, Steinberg si arrabbiava e faceva causa al malfattore . E vinceva.
La qualifica di illustratore, anche se di raffinatissime copertine del New Yorker, gli va un po’ stretta. Con tutto il rispetto per gli illustratori. Del resto anche Gustavo Dorè e tanti altri hanno fatto illustrazione.
Se ci riesco vorrei includere qui un mio disegnino ” alla maniera di Steinberg “.
Non ci sono riuscito. Chiederò a Chiara se me lo lascia pubblicare come post.