Medium Aevum– 5 marzo 2019
«IL MEDIOEVO NON ESISTE SE NON COME INVENZIONE MODERNA» (M. MONTANARI )
Il Carnevale nel Medioevo e il mondo alla rovescia secondo Bachtin
di BACHTIN M.M., L’opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinascimentale, Torino 1995, pp. 7-14 passim.
I divertimenti di tipo carnevalesco e le azioni o i riti comici a essi collegati, avevano un ruolo enorme nella vita dell’uomo del Medioevo. Oltre al carnevale propriamente detto, con tutte le sue azioni e processioni complicate che occupavano per giorni interi le piazze e le strade, si celebravano la «festa dei folli» (festa stultorum) e la «festa dell’asino»; ed esisteva anche uno speciale «riso pasquale» (risus paschalis) libero, consacrato dalla tradizione. Inoltre, quasi tutte le feste religiose avevano un loro aspetto comico, pubblico e popolare, anch’esso consacrato dalla tradizione. Questo era il caso, per esempio, delle «feste del tempio», accompagnate di solito da fiere, con il loro apparato ricco e vario di divertimenti pubblici (vi si esibivano giganti, nani, mostri, bestie «sapienti»). L’atmosfera carnevalesca dominava anche la rappresentazione dei misteri e delle soties. E regnava egualmente in alcune feste agricole, come la vendemmia (vendange), che era celebrata anche in città. Il riso accompagnava anche le cerimonie e i riti civili della vita di ogni giorno: buffoni e stolti vi partecipavano sempre e parodiavano tutti i diversi momenti del cerimoniale serio (proclamazione dei nomi dei vincitori di un torneo, cerimonie per la concessione di diritti feudali, vestizione di cavalieri, ecc.). E nessuna festa aveva luogo senza che vi mancassero elementi dell’organizzazione comica come, per esempio, l’elezione, per il periodo della festa, di re e regine «per burla» (roi puor rire).
Tutte queste forme di riti e spettacoli organizzati in modo comico erano molto diffuse in tutti i paesi dell’Europa medievale, ma si distinguevano per la loro ricchezza e la loro complessità nei paesi di cultura romanza, e in particolare in Francia […].
Tutte queste forme, organizzate sul principio del riso, presentavano una differenza estremamente netta, di principio si potrebbe dire, rispetto alle forme di culto e alle cerimonie ufficiali serie della chiesa e dello stato feudale. Esse rivelavano un aspetto completamente diverso del mondo, dell’uomo e dei rapporti umani, marcatamente non ufficiale, esterno alla Chiesa e allo Stato;
sembravano aver edificato accanto al mondo ufficiale un secondo mondo e una seconda vita, di cui erano partecipi, in misura più o meno grande, tutti gli uomini del Medioevo, e in cui essi vivevano in corrispondenza con alcune date particolari.
Tutto ciò aveva creato un particolaredualismo del mondo, e non sarebbe possibile comprendere né la coscienza culturale del Medioevo, né la cultura del Rinascimento senza tenere in considerazione questo dualismo. L’ignorare o il sottovalutare il riso popolare del Medioevo porta a snaturare il quadro di tutta l’evoluzione storica della cultura europea nei secoli seguenti […].
Il carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente, l’abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù. Era l’autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Si opponeva a ogni perpetuazione, a ogni carattere definitivo e a ogni fine. Volgeva il suo sguardo all’avvenire incompiuto.
Un significato del tutto particolare aveva l’abolizione di tutti i rapporti gerarchici.
In effetti, durante le feste ufficiali le differenze gerarchiche erano mostrate in modo evidente: in esse bisognava apparire con tutte le insegne del proprio titolo, grado e stato, e occupare il posto assegnato al proprio rango. La festa consacrava l’ineguaglianza. Al contrario, nel carnevale tutti erano considerati uguali, e nella piazza carnevalesca regnava la forma particolare del contatto familiare e libero fra le persone, separate nella vita normale – non carnevalesca – dalle barriere insormontabili della loro condizione, dei loro beni, del loro lavoro, della loro età e della loro situazione familiare.
MASSIMO MONTANARI-
foto: en.wikipedia.org
MASSIMO MONTANARI-( Imola, 1949 ) – insegna Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna, dove ha fondato il Master “Storia e cultura dell’alimentazione”. È ritenuto, a livello internazionale, uno dei maggiori specialisti di storia dell’alimentazione.
scritto in coll. con G. Albertoni, T. Lazzari e G. Milani
pp. 312
Laterza, 2022
nota 2 — MICHAIL BACHTIN
L’opera di Rabelais e la cultura popolare
Einaudi, 2001
La visione carnevalesca del mondo in Rabelais, là dove parla la «lingua originale e complessa del popolo che ride».
In questo studio pionieristico e profondamente innovativo l’interpretazione dell’opera di Rabelais consente a Bachtin di far luce sulle fonti e sull’evoluzione della cultura popolare: Gargantua et Pantagruel diventa «la chiave per esplorare gli splendidi santuari dell’arte comica popolare» del Medioevo e del Rinascimento. Obiettivo primario di quest’indagine è di comprendere la lingua delle forme e dei simboli carnevaleschi, quella appunto di cui si serve Rabelais. Definendo «realismo grottesco» il sistema di immagini della cultura comica popolare, Bachtin nota come in esso l’ elemento « basso», materiale e corporeo, costituisca un principio profondamente positivo. Egli mette cosí a confronto il canone grottesco e quello classico di rappresentazione del corpo, soffermandosi sul primo non per sostenerne la priorità, ma perché essa ha determinato la concezione figurativa della cultura comica e popolare.
FOTO —HOMOLAICUS.COM
MICHAIL BACHTIN – ( Orël, 17 novembre 1895 – Mosca, 7 marzo 1975) è stato un filosofo e critico letterario russo. E’ Bachtin è considerato uno dei più significativi pensatori del ventesimo secolo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Michail_Michajlovi%C4%8D_Bachtin
NEL LINK SOTTO, SI PARLA DI BACHTIN IN MODO PIU’ APPROFONDITO:
https://www.homolaicus.com/letteratura/bachtin.htm
chiara: di nuovo mi scuso per l’impaginazione, ma la forza che conduce non è mia.
Sarebbe bello avere il riso carnascialesco, ridere e sorridere anche su se stessi, decisamente un punto d’arrivo!