grazie a DONATELLA ! ” IO CAPITANO ” DI MATTEO GARRONE ( Roma, 1968 ) ++ vari siti e vari link —

 

nota di chiara : più che le varie recensioni vi consiglio il magnifico commento di Donatella nei commenti. Lei parla e sente come noi..

 

 

 

 

 

clip, 1.29 — ” Uno è caduto “

 

IO CAPITANO racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.

 

 

clip, 1.27 — La danza

 

 

 

 

video, 2.43 — Colonna Sonora, ANDREA FARRI 
(feat. Seydou Sarr and Moustapha Fall)

 

 

 

 

 

RECENSIONE 

 

IL FATTO QUOTIDIANO — 6 SETTEMBRE 2023
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/06/festival-di-venezia-matteo-garrone-vuol-vincere-il-leone-doro-io-capitano-e-un-film-potentissimo/7283317/

 

CINEMA

Festival di Venezia, Matteo Garrone vuol vincere il Leone d’Oro. Io Capitano è un film potentissimo

 

Festival di Venezia, Matteo Garrone vuol vincere il Leone d’Oro. Io Capitano è un film potentissimo

 

Stavolta Matteo Garrone vuol vincere il Leone d’Oro. Dopo il Comandante (Favino-Todaro), il Commendatore (Ferrari) ecco il Capitano. Anzi, Io Capitano, film in Concorso a Venezia 80 ma anche urlo spropositato e trascinante che il sedicenne senegalese Seydou caccia al cielo giunto a poche miglia marine dalla Sicilia. Garrone (prima volta assoluta con un suo film a Venezia) si cimenta in una sorta di cinema d’avventura, euforico e disperante allo stesso tempo, sul viaggio epico degli adolescenti Seydou e Moussa (Moustapha Fall) da Dakar alle coste italiane, passando per il Malì, Agadez in Niger, il deserto libico e infine i campi di tortura e la battigia di Tripoli. Non c’è nulla di retoricamente accigliato e caritatevole nel racconto garroniano (qui allo script con Massimo Ceccherini e Massimo Gaudioso) anche perché per i due ragazzini l’Europa, anzi l’Italia, più che la fuga da una guerra o da una carestia, è uno scontato desiderio adolescenziale, terra dove poter cantare e diventare ricchi.

Seydou e Moussa non sono affatto indigenti, vivono “una povertà dignitosa” e soprattutto organizzano il viaggio di nascosto dai genitori, fingendo di giocare a pallone quando invece si spaccano la schiena come muratori per risparmiare soldi, andando pure contro ai consigli degli anziani e dello stregone del quartiere. La fuga inizia canonicamente in corriera con il sorriso sulla bocca, continua tesa tra doganieri corrotti e bagarini di formule all inclusive (hanno pure le foto di jeep e barche nuove di zecca) per attraversare migliaia di chilometri di deserto, e si conclude nella violenza e nel terrore tra sanguinari predoni e carcerieri.

Chiaro, il rimando strutturale immediato è all’Odissea omerica, ma in Io Capitano c’è tanto lucido sadismo collodiano (garroniano?) di Pinocchio, come eccentriche nuance alla Grimm di Hansel e Gretel. In fondo è un ritorno alle origini del Garrone prima maniera – Primo amore e L’imbalsamatore – dove realtà e personaggi giunti all’estremo delle proprie azioni vengono/venivano sublimati in contorni e silhouette tendenti al fiabesco. Vedi anche la fragile e molle innocenza dei due protagonisti senza difesa alcuna, impossibilitati ad essere comunità solidale tra disperati come in una pagina qualunque di Dickens.

Intendiamoci, l’aspetto migratorio è realistico fino al parossismo, ma la messa in scena ha sempre qualche punto di fuga per non farci stare dentro agli interni di Hostel o de Il figlio di Saul.
Vedi quella catasta di cadaveri senza facce nelle carceri delle torture, la sagoma lontana di un essere umano che cade all’improvviso dalla jeep in corsa, il tentativo magico di un cadavere che vola o quell’insistita ordalia di corpi indecifrabili sulla nave della speranza che sembra un’esasperata e teatralizzata danza africana. Infine Garrone si supera nel momento in cui si affaccia e si tuffa in esterni che brulicano di comparse e si allargano a perdita d’occhio (scusate, ma sembrano i campi lunghissimi di molti film di Leone). Un lavoro sullo sfondo e sulla scena ancor più epico del viaggio in sé con sequenze notturne che lasciano senza fiato. Un film potentissimo, di diverse spanne sopra tutto il resto del Concorso veneziano.

 

 

ANSA.IT — 9 SETTEMBRE 2023

Venezia 80: Garrone-Mamadou, Leone d’argento a migranti che non ce la fanno

‘Serve un canale di ingresso regolare’. Un pensiero al Marocco

Garrone - RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Parla Matteo Garrone, il regista e  Kouassi Pli Adama Mamadou, il protagonista principale che  è attivista del Centro sociale ex Canapificio e del Movimento migranti e rifugiati di Caserta, alla cui storia si è ispirato.

 l’articolo nel link :

https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/venezia_cinema/2023/09/09/venezia-80-garrone-mamadou-leone-a-migranti-che-non-ce-la-fanno_97279d97-6b37-47bd-930e-7494d38b73e4.html

 

 

 

se vuoi dare un’occhiata metto il link di due recensioni del Manifesto

 

I.

CRISTINA PICCINO, «Io Capitano», inseguendo la vita oltre il mare.

 

VENEZIA 80. Presentato in gara e da oggi in sala «Io Capitano» di Matteo Garrone, i sogni giovani di migrazione. L’ avventura di due adolescenti, il desiderio di scoprire il mondo, la rotta mediterranea tra violenza e ricatti

 

«Io Capitano», inseguendo la vita oltre il mare

 

IL MANIFESTO -.- 7 SETTEMBRE 2023

https://ilmanifesto.it/io-capitano-inseguendo-la-vita-oltre-il-mare

 

 

 

II.

 

Lucrezia Ercolani, VENEZIA

Matteo Garrone: «Ho ascoltato le storie di chi lascia l’Africa e ho messo la mia visione al loro servizio»

 

 

Garrone, 'i migranti sono portatori di un'epica contemporanea' | ANSA.it

 

MATTEO GARRONE — FOTO ANSA.IT

 

VENEZIA 80. Incontro col regista in concorso con «Io capitano», definito da lui stesso un lavoro collettivo. La scelta di raccontare la migrazione dei giovani e non di chi fugge dalla guerra

 

IL MANIFESTO — 7 SETTEMBRE 2023

https://ilmanifesto.it/matteo-garrone-ho-ascoltato-le-storie-di-chi-lascia-lafrica-e-ho-messo-la-mia-visione-al-loro-servizio

 

*** 

ANSA.IT — 9 SETTEMBRE 2023 – 21.56

https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2023/09/09/garrone-i-migranti-sono-portatori-di-unepica-contemporanea_e379fd9c-509c-40ff-97ff-069266239cda.html

 

Garrone, ‘i migranti sono portatori di un’epica contemporanea’

Il regista di Io Capitano: “Devo dire grazie a Seydou”

 

- RIPRODUZIONE RISERVATA

 

“È un film che racconta fondamentalmente di un’ingiustizia che fa sì che questi ragazzi siano costretti a rischiare la vita per viaggiare.
È una violazione dei diritti umani.

Mi interessava poi raccontare il viaggio dal loro punto di vista, un viaggio epico perché questi ragazzi sono gli unici portatori di un’epica contemporanea”.

Così Matteo Garrone alla conferenza stampa dei vincitori al Lido racconta il suo Io capitano, con cui ha ricevuto il Leone d’argento – premio per la migliore regia.
Cosa si aspetta da questo film? “Spero dia una prospettiva diversa con questo viaggio visto dall’interno e questo grazie all’interpretazione cristallina di Seydou (Sarr, ndr) che va diritta al cuore”.
   

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1 risposta a grazie a DONATELLA ! ” IO CAPITANO ” DI MATTEO GARRONE ( Roma, 1968 ) ++ vari siti e vari link —

  1. DONATELLA scrive:

    Questo film, bello anche dal punto di vista estetico, ha il grandissimo pregio di far vedere cosa voglia dire concretamente il viaggio dei migranti africani verso una utopica Europa.
    E’ un vero e proprio viaggio all’inferno, dove l’umanità appare nei suoi aspetti più cinici, feroci. Per andare dal Senegal, il Paese di origine dei due adolescenti, alle spiagge di Tripoli, si passa attraverso una serie di feroci mafie locali, il cui unico scopo è spolpare i pochi averi dei migranti e il loro corpo stesso, attraverso il lavoro schiavistico. Le mafie locali, tra di loro collegate, non la polizia dei vari Stati attraversati dai migranti, sono le vere forze dello schiavismo. La villa faraonica che si fa costruire un potente di Tripoli col lavoro gratuito dei migranti è il punto d’arrivo di questa eccezionale e lunga catena criminale. Poi, usciti da questa crudele e inesorabile macchina di sfruttamento, c’è per i due ragazzi, di cui uno gravemente ferito ad una gamba e in pericolo di vita, l’altro e più terrorizzante ostacolo: guidare, senza la minima esperienza, un barcone con centinaia di profughi attraverso il mare verso l’Italia, la meta ingenuamente sognata. Il barcone in mezzo al mare di Sicilia non riesce ad avere soccorso dalle varie capitanerie di porto, che pure avrebbero il dovere di intervenire. L’arrivo di un elicottero, forse della Guardia costiera italiana, finalmente segnala la presenza di questa barca della morte, che riesce ad arrivare in porto. La gioia immediata dei naufraghi ( ” Io capitano”, grida con felice orgoglio il giovanissimo ” capitano”) ci fa pensare a quali altre prove saranno sottoposti i rifugiati, trattati come oggetti da sfruttare in una umanità dove esiste solo il profitto, la rapina, l’indifferenza, l’egoismo dei singoli e degli stati-mafia regnano sovrani. Le uniche forme di solidarietà le vediamo emergere tra i derelitti, come fiori nel deserto (l’aiuto che il giovane protagonista vorrebbe dare a chi non ce la fa più a camminare, la protezione con cui il più anziano emigrante salva il giovane, l’amicizia indissolubile tra i due ragazzi). Credo che dopo la visione di questo film, che dovrebbe essere visto da tutti per la maggior potenza delle immagini sulle parole, nessuno potrebbe più immaginarsi in astratto il migrante, gli scafisti, i barconi, ecc. allo stesso modo di prima. Un’opera di verità che, personalmente, mi fa ringraziare il regista e tutti quelli che hanno lavorato con lui per renderci più consapevoli della terribile realtà in cui siamo immersi.

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