KENADSA si trova vicino alla città di BECHAR, alla frontiera con il Marocco. ( si trova nella provincia di Béchar).
Le ksar de Kenadsa
– Opera propria
nota :
Lo ksar (arabo: قصر qṣar), plurale ksour ( قصور qṣūr), è un tipico villaggio fortificato berbero diffuso nel Maghreb.
La parola ksar deriva dalla parola araba qasr (“castello”, ovvero “villaggio fortificato”), la quale deriva a sua volta dal latino castrum.
La parola berbera equivalente è aghrem (singolare) o ighrem (plurale).
Da ksar derivano a sua volta altre parole in altre lingue:
- Alcázar in spagnolo;
- alcácer in portoghese;
- cassero in italiano;
- diversi toponimi, come El Kseur (Algeria) o Luxor (Egitto).
È composto generalmente da granai ed abitazioni cinti da un muro con quattro torri e una sola entrata che porta alla via principale centrale normalmente coperta. Il muro di cinta risulta di terra nella parte inferiore e di mattoni nella parte superiore, dove finestre strette e lunghe consentono nel contempo l’ingresso della luce e una buona difesa da potenziali nemici. I Ksar si trovano su colline o punti sopraelevati vicino ad oasi o corsi d’acqua al fine di poter essere meglio protetti da attacchi da parte di tribù nomadi.
Alla base della costruzione dello ksar c’è un modulo abitativo detto Ghorfa (camera in arabo), che serve per immagazzinare le derrate alimentari in previsione dei periodi di siccità.
Le Ksar, un espace regroupant les éléments sociales, anthropologiques voire architecturales des populations locales du Sahara algérien.
– Opera propria
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Le ksar de Kenadsa
– Opera propria
Construit au XIe siècle, le vieux Ksar de la palmeraie de Taghit (situé non loin de Bechar) reste, malgré le poids des années, le témoin d’une histoire plusieurs fois millénaire. Les historiens attribuent la construction de cet édifice ancien à au moins deux Saints de la région, Sid Slimane et Merabet Sid Ahmed, de la tribu des Amara, tous d’eux venus de l’oued du Sahel et de Séguia El Hamra. Le vieux Ksar qui domine toujours la cité de Taghit est bâti sur un plateau rocheux regardant la grande dune à l’Est et trônant sur le flanc droit de l’oued Zousfana et sa palmeraie, en contreba Source :vitaminedz
– Opera propria
ALGERIA
cartina da : https://www.viaggiatori.net/turismoestero/Algeria/mappa/
CARTINA E NOTIZIE DAL FACEBOOK:
Les Gueules Noires- 3 aprile 2019
dallo stesso link -.
Kénadsa se trouve à la fontière avec le Maroc, près de Béchar (anciennement Colomb-Béchar)-
immagini che seguono da :
La tradizione racconta che prima di chiamarsi Kenadsa, la cittadina portava il nome di El Aouina (o El Aouinat), che significa “piccola sorgente”, o Mouillah, che significa “sorgente salata”, in riferimento alla sorgente che attraversava lo ksar.
Musée de Kenadsa– Direction de la culture de Bechar
IL TESTO CHE SEGUE E’ DEL LINK SOTTO :
Situata a ovest della città di Béchar, nel sud-ovest dell’Algeria, la città di Kenadsa è una delle più importanti città del Sahara, conosciuta per la sua storia secolare, la bellezza del suo paesaggio, il suo patrimonio e le sue caratteristiche religiose, culturali e turistiche. Monumenti, ma anche le sue personalità letterarie e intellettuali, testimoniano la sua particolarità e originalità. Con più di otto secoli di età, l’antico Ksar di Kenadsa, simbolo immutabile della città, è uno dei ksour (palazzi) più maestosi di Béchar e Saoura in termini di bellezza architettonica e ricchezza del patrimonio storico, anche se la maggior parte dei suoi edifici sono cadute in rovina, ad eccezione del vicolo centrale noto come “Casbah” con le sue due moschee, un cimitero e i suoi innumerevoli sentieri angusti. Questo maestoso Ksar, costruito con un impasto di terra, dove si mescolano argilla e foglie di palma, ospita la zaouïa ziyaniya che conta discepoli provenienti dalla città maliana di Timbuktu, dal Sahel e dall’Algeria, oltre alla cosiddetta “biblioteca”, fondata da un figlio dello ksar e contenente molti rari manoscritti sulla religione, il sufismo, la letteratura e la storia della regione. La storia di Kenadsa risale a migliaia di anni fa… Il suo museo municipale espone una serie di strumenti di pietra utilizzati dai primi abitanti, come raschietti, lance, frecce e pestelli di pietra, oltre a numerose incisioni rupestri. Sono esposti anche numerosi animali imbalsamati per ricordarci la diversità della fauna della regione di Saoura, come uccelli, serpenti, lucertole, lontre e stambecchi, che vivono nei pressi della diga “Djorf Torba” (a 30 km da Kenadsa), oltre a fossili risalenti a milioni di anni fa. Saoura è apprezzata per la sua affascinante bellezza naturale, le montagne rocciose, le dune e una pittoresca oasi accanto alla quale fu costruito l’antico ksar. Kenadsa è, inoltre, conosciuta per il suo ricco patrimonio immateriale come “El Ferda”, una musica tradizionale antica basata sul Melhoun dove spiritualità, sufismo, invocazioni (tawassoul), madih e poesie d’amore si fondono armoniosamente (achaki).
Questa diversità musicale ha generato una varietà di danze popolari specifiche della regione, come il “berkaïcho” eseguito nell’ambito di un festival annuale in cui i ballerini si travestono da animali e seguono il loro leader “berkaïcho” sopraffatti dal ritmo del kerkabou. Dalla città di Kenadsa provengono numerose personalità intellettuali e letterati, i più noti dei quali sono il romanziere Mohamed Moulesshoul, conosciuto con il nome di Yasmina Khadra e la scrittrice Malika Mokadem.
La città è nota anche per aver dato i natali al maestro liutaio, il prodigio Abdelaziz Abdellah, detto “Alla El Bechari”. Cantautore di fama mondiale, Alla ha un suo stile “fondou”, una musica morbida e improvvisata attraverso la quale fonde le due dimensioni algerino-sahariana e africana.
video intero, 9 min. ca — aspetta la 2a musica..
video, 26 min. + un commento, + altri sotto in francese
un commento leggibile ( non in arabo.. )
SEMPRE DA EL MOUDJAHID :::
KENADSA —
Miniere di carbone: storia di una tragedia
La scoperta del carbone nella regione di Kenadza risale agli inizi del XX secolo, prima che diventasse un’importante industria negli anni ’30/’40. Le miniere e la città europea testimoniano un’epoca in cui gli abitanti di Kenadza si guadagnavano il pane lavorando nelle attività minerarie insieme ai lavoratori europei. All’ingresso del paese è esposto un vecchio treno merci che un tempo trasportava carbone con un cartello su cui è scritto “città delle miniere” oltre a cumuli di residui di carbone visibili qua e là nel tessuto urbano. Questa industria è ormai “una triste eredità” per la memoria dei Kenadsa, dice Ibrahim, uno dei suoi abitanti, il quale aggiunge che i francesi “sfruttarono i proprietari dei terreni con i mezzi più abominevoli e li esponerono alla morte in oscuri cunicoli… Molti di loro persero addirittura la vita o subirono amputazioni di arti, senza dimenticare le malattie respiratorie croniche, tra cui la “silicosi” e altre allergie.
Il Museo Civico del patrimonio presenta una panoramica della miniera e della sua storia attraverso attrezzi da scavo, elmetti, asce, batterie, lampade, strumenti speciali per l’accensione del fuoco e carri per il trasporto del carbone, oltre a numerosi documenti esposti che evidenziano gli incidenti sul lavoro avvenuti in quel periodo e giornali che documentano alcuni disastri che hanno colpito i minatori (la maggior parte dei quali algerini). Consulente museale, Amina Belhafiane.
DA :
Bellissima e affascinante questa musica, che ha in se’, forse, il superamento del dolore e un invito gentile ad apprezzare lo scorrere della vita, per quanto possibile.