ROBERTO RODODENDRO, LA CITTA’ A ORIENTE + José Carreras canta tre melodie amorose

 

roberto rododendro *sanremo, 1943/// 3  figli egregiamente portati, una moglie che gli sorride con simpatia * e lui a lei*/giovane poeta come fosse al primo schiudersi…di bianca schiuma, da una cara amica che di nome fa chiara

 

la città ad oriente

 

(e il Signore Iddio piantò un giardino ad Oriente
in Eden, e laggiù pose l’uomo che aveva creato
e Caino si allontanò dalla presenza del Signore
e abitò nella terra di Nod, a Oriente di Eden)
Genesi

 

A un mercato delle pulci
di una città orientale
così ad oriente orientata
che non si raggiunge mai

che solo esiste all’alba
e per raggiungerla bisogna
invertire l’ordine del tempo
così che al giorno si sussegua il giorno

perché cammina cammina
incontro al sole
con le piaghe ai piedi
la gola riarsa il cervello un fuoco

ma sempre torna la notte

A quel suck
di quella città tanto orientale
che non sempre esiste
perche il sole non nasce tutti i giorni

stanco incarognito sporco debilitato
così rattristato sporco disorientato
che ormai nasce solo al tramonto
giusto per morire

Era un mercato come tanti
visto da vicino
con donne che vendono pane
bambini fatti storpi che bevono vino
ladretti che frugano le tasche
con dita leggere
e i morti lasciati nella polvere
un po’ disfatti un po’ risorti

Io ci sono stato e c’era
un negozietto sporco sporco
con perline all’ingresso tintinnanti
per le mosche che cozzano contro
tenaci organizzate come legioni

c’era un vecchio d’età indefinita
da poter essere bambino
o donna col fiore negli anni
occhi verdi e vuoti
uno sguardo vivace e limpido
un po’ turpe che guardava oltre me

oltre la porta tintinnante oltre la vita
oltre tutto se qualcosa ancora c’è
oltre nulla se più nulla avanza

con orbite vuote
come una casa da sempre disabitata
o mai costruita

Ma era lì e lì entrai
per un caso o una maledizione
come un miracolo che beatifica
o un delitto oltre l’ignobile
ma non si sa mai

in quel bazaar io rovistai da solo
perchè io solo c’ero e non sapevo
quel che volevo
o non volevo trovare mai

col vecchio cieco gli occhi limpidi
forse un bambino dagli occhi vecchi
o una ragazza dagli occhi vuoti
colmi di tutto
che mi picchiava con il bastone
nodoso e antico come un albero secolare
che mi picchiava sulla testa e sulle mani
su tutto il corpo

che bestemmiava oscenità
come un angelo seduto a un crocevia
che sputava preghiere sublimi

ed in ginocchio mi supplicava
la testa nella polvere

In quel tugurio della città orientale
cosi ad oriente da non esistere mai
fatta di polvere e di sterchi
e da niente d’altro che nuguli di mosche
picchianti all’impazzata sulle perline
creando un suono un suono multiplo
sembrava un organo di chiesa

trovai due specchi concavi
di pietra dura levigata e lucida
sotto strati di polvere e di tempo

perchè quel giorno nacque un’alba
ed una sola dopo tanti anni
limpida e luminosa sulle pietre concave

D’incanto o d’incubo
mentre il bambino dagli occhi opachi
piangeva urlando
o il vecchio il capo nella polvere
mi percuoteva col bastone nodoso e millenario
o la fanciulla coi pochi giorni in fiore
rideva sguaiata
le vesti alzando sui fianchi stanchi
e le mosche entravano sciamando

come due specchi essendo
le pietre concave levigate e lucide
come in un occhio in un volto antico
mi vidi dentro da cima a fondo fin dall’inizio

dal primo giorno di tutti noi
o l’ultimo che fosse dei miei

e neanche un angolo buio
neanche un angolo
e nemmeno uno spiraglio di luce

Scappai urlando verso occidente
cosi a occidente tanto era lontano
che non raggiunsi mai il buio che cercavo

E sono ancora là
dove sono sempre stato
dove sono nato
bambino e vecchio gli occhi bianchi
e donna con gli anni in un fiore racchiusi
che percuote col nodoso bastone e duro
alla cieca le mosche
che mi scorticano l’anima nidificando
inviolata restando soltanto la memoria.

 

 

attenzione! sono due grandissimi ( Tosti e Carreras )… sempre che piacciano!

durata > 9 min circa> A VOLUME MODERATO GUADAGNA —

https://www.youtube.com/watch?v=i-feDkk7WzE

 

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2. Malia
3. L’alba separa dalla luce l’ombra

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3 risposte a ROBERTO RODODENDRO, LA CITTA’ A ORIENTE + José Carreras canta tre melodie amorose

  1. DONATELLA scrive:

    Queste melodie mi stringono il cuore come uno straccetto, un misto di nostalgia e di pace. Le cantava mia mamma e mi sono rimaste nel cuore e nella mente.

  2. DONATELLA scrive:

    “La città a oriente”: mi vengono in mente “Le città invisibili” di Calvino, città sublimi e spietate del nostro immaginario più profondo.

  3. roberto rododendro scrive:

    solo tre figli e non quattro e grazie anche a Donatella che se le vengono in mente “le città invisibili” anche solo e molto lontanamente, mi fa un grandissimo complimento!
    E so che le melodie sono splendide come Carreras, d’altronde.

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