per i nostri DONATELLI nel mondo ::: MANUELA MOSCHIN:: Desmon Morris e il tema della gestualità nelle opere d’arte ( immagini dal libro senza autore ) — — LIBRARTE .. 31 GENNAIO 2020 ++ molte immagini dopo il testo + Desmond Morris

 

 

In posa. L'arte e il linguaggio del corpo - Desmond Morris - copertina

In posa. L’arte e il linguaggio del corpo

Johan & Levi, 2020

pp. 320

 

Con le sue magistrali intuizioni, Morris ci racconta come gli artisti sono riusciti a dare forma nelle loro opere ai mutamenti che, nel corso dei secoli, hanno interessato gli usi e le convenzioni sociali.

«Desmond Morris compone una raccolta di gesti ricavati dai capolavori dell’arte. Un album dedicato al linguaggio del corpo» – Gregorio Botta, Robinson

Tutte le volte che un artista si appresta a realizzare un ritratto non può fare a meno di interrogarsi sulla posa da dare al soggetto. Lo raffigurerà in piedi, seduto oppure disteso? Quale sentimento trasparirà dall’espressione del suo volto? Le mani saranno incrociate sul petto o intente a compiere qualche rito apotropaico? Certo, un dipinto ci cattura in primo luogo per la qualità della pittura e per l’identità del protagonista, ma ogni gesto, espressione o postura del corpo è in realtà la chiave di uno scrigno all’interno del quale si possono scovare tracce dei costumi di un particolare periodo storico e retaggi di culture lontane nel tempo e nello spazio. E chi meglio di Desmond Morris poteva raccogliere la sfida di raccontare una storia del linguaggio del corpo che fosse anche una delizia per la curiosità del lettore? Coniugando le sue due anime di etologo e di artista surrealista, l’autore ci guida in un singolare percorso attraverso le pose che per secoli – dalla statuaria romana fino alla cultura pop – hanno solleticato l’attenzione degli appassionati d’arte. Scopriremo così perché Napoleone aveva sempre la mano destra infilata nel panciotto e perché i sovrani erano spesso ritratti con un piede rivolto verso lo spettatore. Se poi è vero che alcuni gesti come il pugno agitato in aria hanno valore universale, una linguaccia può essere interpretata come manifestazione di una natura demoniaca o come semplice insolenza infantile a seconda dell’epoca in cui compare. Con le sue magistrali intuizioni, Morris ci racconta come gli artisti sono riusciti a dare forma nelle loro opere ai mutamenti che, nel corso dei secoli, hanno interessato gli usi e le convenzioni sociali. Nel farlo, incappa in sorprendenti somiglianze ed eterni ritorni riscoprendo gesti da tempo dimenticati e inondando di nuova luce anche i capolavori che ci sembravano più familiari.

 

 

 

Desmond Morris – Fellini Magazine

 

Desmond John Morris (Purton24 gennaio 1928) è uno zoologoetologoillustratoredivulgatore scientifico e conduttore televisivo britannico, autore di libri sulla sociobiologia umana. Iniziò a lavorare per la Società Zoologica di Londra come curatore dei mammiferi dello Zoo di Londra, ma nel 1966 lascia l’incarico dopo contrasti interni. Nel 1967 con la pubblicazione del saggio La scimmia nuda. Studio zoologico sull’animale uomo che continua ad essere un best seller. Morris è anche un artista appartenente alla tradizione surrealista, contribuendo significativamente al movimento surrealista britannico. La sua prima mostra personale risale al 1948 e nel febbraio del 1950 espone 18 sue opere insieme a quelle di Joan Miró in una mostra alla London Gallery organizzata dal surrealista belga E.L.T. Mesen. Si trattava di creature inventate, di flora e fauna generate dalla sua mente e totalmente originali. La peculiarità di questi strani esseri era quella di sembrare assoggettati alle vere leggi naturali. Morris li considerava esseri potenzialmenti reali e per loro coniò il termine di forme biomorfiche.

Nel 1957 curò una mostra di dipinti e disegni fatti da scimpanzé all’Institute of Contemporary Arts di Londra; tra questi ve ne erano alcuni di un giovane scimpanzé chiamato Congo. Pablo Picasso mostrò apprezzamento per Morris e la scimmia ha morso un reporter che gli aveva espresso un’opinione per cui l’opera della scimmia non era arte. Si racconta che Picasso abbia acquistato un dipinto di Congo.

Morris ha inoltre disegnato le copertine delle prime edizioni dei libri di Richard Dawkins Il gene egoista e L’orologiaio cieco.

Morris ha supervisionato la creazione del linguaggio del corpo e gestuale per i personaggi del film La guerra del fuoco del 1981, ambientato nel Paleolitico.

 

Opere  ( link )

 

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un’opera di Congo
Chimpanzee Congo – http://www.focus.it/artisti_bestiali281311_1644_C9.aspx 

 

 

video, 1.17 — Mostra a Londra delle opere di Congo, il Picasso degli scimpanzé, dopo la sua morte- Desmond Morris spiega come si è accorto delle doti del suo protetto

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librarte-Finale.png

https://www.librarte.eu/post/desmon-morris-e-il-tema-della-gestualit%C3%A0-nelle-opere-d-arte

 

 

Manuela Moschin

gen 31 2020

Desmon Morris e il tema della gestualità nelle opere d’arte

 

 

 

A cura di Paolo Beretti

 

 

Desmond Morris è uno dei miei eroi. Biologo e pittore surrealista, ha scritto saggi dedicati ad argomenti (in apparenza) disparati, in realtá sempre gravitanti intorno alle sue due sfere di interesse: le scienze naturali e la creativitá (umana e non solo). È notevole rimarcare che questi argomenti – compresi quelli in seguito riproposti da tanti altri autori – furono affrontati da lui per la prima volta, ripeto prima volta in assoluto;

 

ed essi sono: l’etologia applicata all’essere umano, il rapporto tra noi e gli altri animali, il linguaggio dei gesti (ora più noto come CNV, comunicazione non verbale), la sociologia del calcio, la pittura degli scimpanzè, la statuaria preistorica di Cipro, l’analisi degli amuleti, l’interpretazione del comportamento del cane e del gatto (e del cavallo), la spiegazione della funzione antropologica delle parti del nostro corpo, l’analisi delle strutture antropologiche dell’arte…

Oggi, a 92 anni, appena dopo aver trattato l’etologia della civetta e le vite dei surrealisti, affronta ancora, insieme, i temi a lui cari, in un libro da poco uscito in inglese e non ancora tradotto in italiano: ‘Postures. Body Language in Art’ Thames & Hudson, London-New York, 2019.

Intendiamoci: oggi il tema della gestualitá nelle opere d’arte è ormai parte di una lettura visiva tradizionale, inserito anche nei manuali che elencano le simbologie artistiche. Come esempio posso consigliare, in italiano, ‘Il gesto nell’arte’ di Veronica La Porta, Logart Press, Roma, 2006.

 

Ma rimane impagabile leggere esempi di interpretazione delle linguacce o dei pugni alzati da parte di colui che ha inaugurato questi studi; girando documentari tra Napoli e il Vaticano per indagare il significato della gestualitá mediterranea e suscitando anche l’ira della camorra. In Italia scoprí persino il confine geografico che distingueva i gesti che derivavano dai Longobardi, rispetto a quelli eredi dei Bizantini. Il suo metodo conduce sempre a delle classificazioni, cosí in questo ultimo saggio inserisce le posture in precise categorie: saluti, benedizioni, status, insulti, minacce, afflizioni, auto-protezione, erotismo, in riposo. La propensione di Morris nell’indagare temi insoliti gli causarono critiche e censure, fin dal best-seller ‘La scimmia nuda (The Naked Ape)’ del 1967.

 

Ancora ricordo quando la mia maestra elementare criticava negli anni ’70 chi esponeva i disegni imbrattati da una scimmia, e oggi so bene che si trattava del suo scimpanzé Congo e che Picasso volle possedere uno dei suoi dipinti. Cosí non mi stupisce leggere un capitolo dedicato al gesto delle corna (si scorge nella mano di Dio in un mosaico in San Vitale e deriva dalla carica del toro che allontana le scongiure). O della postura che mostra il sedere (e trova la spiegazione di un Dio di Michelangelo in questa posa nella volta della Sistina, in quanto nell’Esodo si legge che Jahvé aveva proibito a Mosè di guardarlo in volto).

 

 

 

Leggere Desmond Morris per me è sempre come assaporare una fresca brezza, anche e soprattutto quando affronta temi ormai noti (che rischiano di stagnare, come accaldati da una visione consuetudinaria). Lui stesso ritiene che la gestualitá nei ritratti sia ignorata, cosí come non ci soffermiamo ad analizzare i gesti delle persone con cui dialoghiamo: dedicarsi a questo studio apre invece la via ad una nuova lettura di opere note. Scorriamo alcuni esempi che mi hanno colpito: La famosa mano di Napoleone tenuta nel panciotto è la riproposizione degli oratori greci, cui era consigliato di non gesticolare in modo smaccato. La mano benedicente della chiesa ortodossa indica le iniziali greche di Gesú. Mentre più difficile è interpretare la posizione delle dita in tanti ritratti, da El Greco al manierismo: è probabile trattarsi dell’imitazione del gesto della Madonna durante l’allattamento, quindi un gesto protettivo.

Prima di chiudere, non riesco a trattenermi dal citare alcune righe tratte dall’introduzione di questo nuovo volume, perché riguardano un suo interessante ricordo di Francis Bacon.

 

Morris ricorda che il grande pittore inglese era molto interessato ai suoi studi sull’espressivitá e la gestualitá. Se ne accorse quando commentarono insieme un dipinto di Picasso che rappresentava una donna piangente. In seguito Bacon chiese un suo parere riguardo un dipinto con un babbuino dalla bocca spalancata: voleva esser sicuro di aver colto l’autentico urlo della scimmia. Morris lo rassicuró, nascondendogli invece che quell’espressione era tipica di un babbuino che stava sbadigliando… Sapeva bene come Bacon fosse solito distruggere i propri dipinti quando non ne era pienamente convinto e l’etologo pensó di evitare in questo modo la distruzione di quella tela. Alla morte del pittore, si accorse poi che nel famoso studio colmo di confusione erano conservate due copie del saggio ‘Manwatching’ di Morris, una integra e l’altra piena di commenti: evidentemente Bacon le utilizzava per studiare la struggente espressivitá dei suoi ritratti deformati.

 

 

 

 

 

 

 

 

Salterio Gorleston
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